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  Concertodautunno | 
 
    La conferenza stampa di presentazione della stagione al pubblico si terrà 
    mercoledì 8 settembre alle ore 21 al Teatro Fraschini.
 
ACQUISTO ON LINEwww.teatrofraschini.org
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 Call center 89.24.24 Pronto PagineGialle
 
I biglietti sono in vendita al Teatro Fraschini
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da 
lunedì a sabato).
 Telefono: 0382/371214
 
  
  
    
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        Giovedì 8 settembre 2011 al Teatro Fraschini si è 
        tenuta la serata di presentazione al pubblico della Stagione 2011-2012 
        che era stata presentata al mattino alla Stampa. La sala del teatro si è 
        lentamente riempita dei molti appassionati che attendono ogni anno di 
        conoscere le nuove posposte e che non vengono mai delusi, come anche 
        quest'anno con tanti e fitti spettacoli per ogni genere musicale e 
        teatrale. Spettacoli tanto fitti da coprire intere settimane senza 
        interruzioni.  
         Una stagione che sarà dedicata al ricordo di un 
        giornalista scomparso recentemente, Franco Cornara (nella foto), 
        che ha sempre seguito il mondo della cultura con passione e profonda 
        conoscenza.  
 Nato a Pavia nel 1947 e ivi deceduto nel maggio 2011, 
        Francesco Cornara si è laureato in Giurisprudenza nell’anno accademico 
        1971/1972 presso l'Università di Pavia discutendo la tesi “Problemi 
        processuali penali in tema di diritto cinematografico”. Già nel 1968 aveva iniziato la collaborazione come pubblicista nel 1968 
        con “Il Giornale di Pavia” e con “Il Ticino”, rivelando fin d’allora nei 
        suoi scritti l'intensa passione per le arti dello spettacolo che ha poi 
        coltivato costantemente.
 Negli ultimi trent'anni ha collaborato assiduamente e fino all’ultimo 
        con il quotidiano “La Provincia Pavese”.
 Intensa è stata anche la collaborazione con il Teatro Fraschini di Pavia 
        per la redazione dei programmi di sala in tema di danza e prosa.
 Ha curato inoltre numerose rassegne cinematografiche promosse 
        dall’Assessorato alla cultura sia del Comune che della Provincia di 
        Pavia e ha insegnato per qualche anno Storia della danza all’Università 
        della Terza età.
 Come si è espresso “La Provincia Pavese” in un commosso ricordo a lui 
        dedicato all’indomani della sua prematura scomparsa, il suo è stato “un 
        richiamo fatto di incanto del teatro, di fascino del cinema, della 
        bellezza della danza, dell’emozione di una musica”.
 La moglie Raffaela Andreatta, di origini trentine, e la figlia Stefania 
        hanno voluto donare le pubblicazioni della sua biblioteca personale alla 
        Biblioteca comunale di Trento, le cui collezioni si sono così 
        ulteriormente e significativamente arricchite in questi settori.
 
 La parte dedicata alla Lirica in collaborazione con il Circuito 
        Lirico Lombardo presenta RIGOLETTO di G.Verdi il 13 e 15/10, I PURITANI 
        di V.Bellini il 28 e 30/10, IL BARBIERE DI SIVIGLIA di G.Rossini il 24 e 
        26/11, IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE di Nino Rota il 9 e 10/12 e 
        ROMÉO ET JULIETTE di C.Gounod il 20 e 22/01. Titoli famosi e altri al 
        margine del repertorio ma di grande bellezza come I Puritani poco 
        rappresentato in quanto richiede artisti di altissimo livello o Cappello 
        di Paglia che è in omaggio al centenario della nascita di N.Rota. 
        L’allestimento prodotto a Pavia sarà il Barbiere che “promette di essere 
        innovativo”. La stagione di prosa vuole essere “leggera ma facendo 
        riflettere”; vi troveremo diversi nomi importanti della scena 
        contemporanea Silvio Orlando in IL NIPOTE DI RAMEAU (21 e 33/10), Marco 
        Paolini in ITIS GALILEO (13,14,15/01), Luca De Filippo in LE BUGIE CON 
        LE GAMBE LUNGHE di Eduardo De Filippo (14,15,16/02), Paolo Bonacelli in 
        IL MALATO IMMAGINARIO di Molière (28,19/02,1/03), Laura Marinoni in UN 
        TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (30,31/03 e 1/04); RACCONTO D’INVERNO di 
        Shakespeare con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani (31/01 1,2/02). 
        Michael Frayn, autore di Rumori fuori scena con DUE DI NOI (9,10,11/03) 
        accanto a testi che faranno riflettere come MIA FIGLIA VUOLE 
        PORTARE IL VELO di Sabina Negri e ART di Yasmina Reza, PER NON MORIRE DI 
        MAFIA di Pietro Grasso.
 Troveremo l’affascinante Stefano Accorsi il 17/03 con una originale 
        versione di ORLANDO FURIOSO.
 Lo spettacolo di capodanno sarà ALADIN il musical, protagonisti 
        Flavio Montrucchio e Stefano Masciarelli 31/12 e 1/01.
 La danza vedrà la presenza del BALLETTO NAZIONALE DELLA GEORGIA 
        “SUKHISHVILI” 15/12; ANTONIO GADES 21/02; BALLETTO DELL’OPERA DI RIGA 
        22/03; RUDRA BÉJART LAUSANNE 18/04 e EIFMAN BALLET THEATRE di San 
        Pietroburgo 8/05.
 Niente più convenzione con Vigevano per la Musica Sinfonica ma 
        per chi autonomamente ci vorrebbe fare un salto al Fraschini sono in 
        arrivo ORCHESTRE DES CHAMPS-ELYSEES con Philippe Herreweghe 24/10; 
        SOWETO GOSPEL CHOIR 14/12; SOLISTI DI PAVIA 21/12; VIRTUOSI DI PRAGA 
        30/01; POMERIGGI MUSICALI 17/02 e 2/05; URI CAINE 14/03; VIKTORIA 
        MULLOVA 20/03 e WIENER KAMMER ENSEMBLE 16/04.
 Il progetto giovani della Scuola del Teatro si concretizza con 
        RISVEGLIO DI PRIMAVERA di Frank Wedekind in scena il 10/01.
 Calendario di vendita on line sul sito del www.teatrofraschini.org a 
        partire dal 10/10 per nuovi abbonamenti, prezzi invariati.
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      Venerdì 23 settembre 2011, ore 21.00GLI OTTONI DELL’ENSEMBLE 
      DEMETRIO
 Direttore Maurizio Schiavo
 L’ensemble di fiati ripropone le arie celebri tratte dalle cinque opere in 
      cartellone quest’anno al Teatro Fraschini.
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      | FAI IL PIENO DI CULTURA Domenica 25 settembre 2011, ore 21.00
 SENTIERI SELVAGGI
 GRANDE SUITE 
      dall'opera "Garibaldi en Sicile",
 per ensemble e voce recitante
 in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia
 testi di Marcello Panni da Luigi Mercantini, Victor Hugo, Georges Sand, 
      Alexandre Dumas
 padre, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi.
 Ensemble Sentieri selvaggi
 Carlo Boccadoro direzione
 voce recitante Elio De Capitani
 Programma :
 Aux Armes!
 Chanson d'adieu
 Ricercare nocturne
 Fanfare
 Couplets entrecoupés
 Ode à la Liberté
 Marche des Chemises Rouges
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Giovedì 13 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno A)Sabato 15 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno B)
 RIGOLETTO
 Opera in tre atti
 Musica di Giuseppe Verdi
 su libretto di Francesco Maria Piave
 dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
 Prima rappresentazione Venezia, Teatro La Fenice, 11 marzo 1851
 
  Personaggi ed interpreti
 Duca di Mantova Piero Pretti
 Rigoletto Ivan Inverardi
 Gilda Irina Dubrovskaya
 Sparafucile Eugeniy Stanimirov Iossifov
 Maddalena Alessandra Palomba
 Giovanna Veronica Senserini
 Il Conte di Monterone Pasquale Amato
 Marullo Mirko Quarello
 Matteo Borsa Saverio Pugliese
 Il Conte di Ceprano Marian Reste
 La Contessa di Ceprano Miriam Artiaco
 Paggio Bianca Tognocchi
 direttore Marco Guidarini
 regia Massimo Gasparon
 scene, costumi e light designer Massimo Gasparon
 Maestro del coro Antonio Greco
 Coro Circuito Lirico Lombardo
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 Nuovo allestimento
 Opera rappresentata con sovratitoli
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co. Fondazione Pergolesi Spontini di 
Jesi, Teatro dell’Aquila di Fermo
 
  
  
    | Con il primo titolo della Stagione lirica si apre, 
    giovedì 13 ottobre, replica sabato 15 ore 20.30, il cartellone del Teatro 
    Fraschini di Pavia ed il titolo scelto è una delle opere più popolari di 
    G.Verdi “Rigoletto”. Giunto a popolarità ancora maggiore vista le recente 
    impresa realizzata girandolo “nelle ore e nei luoghi” con un Rigoletto come 
    Placido Domingo in un ruolo baritonale e trasmesso in tutto il mondo via 
    etere. Ma se vogliano entrare un po’ più in contatto con le verità dello 
    spettacolo lirico ce lo dobbiamo vedere ed ascoltare in teatro dove dal vivo 
    si possono cogliere tutte le sfumature di una orchestrazione che Verdi 
    sfoggia in quest’opera, con effetti sonori di per se scenografici come 
    l’orchestra in retropalco per il primo atto o con l’incredibile idea di 
    affidare alle voci del coro la creazione dell’effetto della tempesta 
    nell’ultimo atto. Storia di potere e licenziosità, sembra amaramente 
    ricordare i nostri giorni. Il potente Duca di Mantova si porta a letto 
    figlie e mogli dei suoi cortigiani, con assoluto disprezzo di queste e non 
    pago sfoga nottetempo i suoi pruriti sessuali con le prostitute. Ma 
    attenzione siamo a metà ‘800 quando Verdi musica questa storia. “Questa o 
    quella per me pari sono”, “Caro nome”, “Cortigiani vil razza dannata”, 
    “Parmi vedere le lacrime” e “Si vendetta” o “La donna è mobile” sono alcune 
    delle sue arie più famose. |  
    | NOTE A CURA DI MARIATERESA DELLABORRA
 Affascinato dal soggetto di Le roi s’amuse di Victor Hugo, fulminato quasi 
    dal carattere del protagonista Triboulet, Verdi nel 1850 intrattenne 
    sull’argomento una fitta corrispondenza col librettista di fiducia Piave, 
    esaltando i pregi di questo titolo che, grazie al «soggetto grande, immenso» 
    si sarebbe imposto, secondo la sua opinione, come una delle più grandi 
    creazioni del teatro di tutti i paesi e le epoche. Il suo entusiasmo fu però 
    mitigato dalla censura di Venezia, piazza alla quale l’opera era 
    predestinata, che intervenne drasticamente e proibì per «ributtante 
    immoralità e oscena trivialità» la storia del brutto e gobbo Triboletto e 
    della sua maledizione. Piave si fece carico di trattare con la Polizia e, 
    dopo una laboriosa trattativa, riuscì a strapparne il consenso, promettendo 
    di «variare luogo ed epoca all’azione», ma conservando al libretto «le tinte 
    e i caratteri originali». E così si riuscì a siglare l’accordo «per 
    l’infernale Rigoletto» e Verdi si mise al lavoro chiedendo a Piave continue 
    modifiche di versi e riservandosi di strumentare la partitura solo negli 
    ultimi giorni prima del debutto.
 
     Dalla corte francese di Francesco I, la 
    vicenda si ambientò a Mantova, dove un non meglio precisato duca 
    spadroneggiava, ma la figura chiave del gobbo buffone rimase. E su questi il 
    musicista si concentrò, esaltato dalla dualità del ruolo, in cui deformità e 
    volgarità esteriore contrastavano con passioni delicate e animo sensibile. 
    Il risultato musicale fu di estrema novità da un lato grazie al valore 
    programmatico dei preludi strumentali in grado di suggerire una situazione 
    drammatica senza definirla e agli effetti inediti creati dall’orchestra 
    interna, dall’altro attraverso le figure di Rigoletto, del duca e di Gilda. 
    Rigoletto non è un oppresso o un umiliato, ma un infelice e un frustrato. 
    Musicalmente manifesta tali stati d’animo forzando i limiti delle forme 
    tradizionali e intonando quasi in modo recitato alcuni passaggi fortemente 
    drammatici nei quali si innestano parentesi emotive di intenso abbandono 
    sentimentale.La personalità del duca è quasi equivoca: il suo fascino consiste 
    soprattutto nell’estraneità che riesce a mantenere durante l’evolversi della 
    storia. È coerente con se stesso, è impermeabile alla commozione, anche nei 
    momenti che sembrerebbero più intensi pateticamente. Gilda rimane dietro le 
    quinte per tutta l’opera, mantenendo un atteggiamento un po’ infantile e 
    insicuro, finché nel terzo atto prende l’iniziativa e si rende responsabile 
    della tragedia. La sua vocalità di soprano leggero dapprima appare un poco 
    leziosa e solo alla fine, nel quartetto del terzo atto, si definisce e si 
    precisa in uno specifico carattere. Gli altri personaggi vivono in funzione 
    dei tre principali da Sparafucile, a Maddalena a Monterone.
 
     La rappresentazione veneziana (l’11 marzo 1851) fu accolta da un successo 
    irrefrenabile che ebbe conferma nella ripresa scaligera del gennaio 1853. 
    Non soltanto il pubblico, ma anche la critica fu concorde nell’evidenziare 
    la novità dell’opera legata sia alla stranezza del soggetto (il grottesco 
    come fonte di bellezza) sia alla modernità della musica, dello stile e della 
    stessa forma dei pezzi. Si parlò di uno stupendo lavoro di strumentazione - 
    «quell’orchestra ti parla, ti piange, ti trasforma la passione» - e si 
    comprese come lo stile di canto si discostasse da quello usato sino a quel 
    momento perché mancava dei grandiosi pezzi d’assieme, fatta eccezione per il 
    quartetto dell’ultimo atto, vertice di realismo drammatico. Lo stesso Victor 
    Hugo, in generale ostile a Rigoletto, ne rimase profondamente colpito e 
    affermò che se gli fosse stato possibile esprimere i vari sentimenti dei 
    singoli personaggi con la stessa simultaneità concessa alla musica, sarebbe 
    stato anch’egli capace di produrre un simile passo di alta drammaticità. In 
    realtà Verdi oltre alla concomitanza di sentimenti, riesce a manifestare qui 
    con assoluta precisione l’attimo in cui nella coscienza si accavallano 
    sensazioni, turbamenti e conflitti di sentimenti e ricordi.Con Rigoletto il compositore bussetano concluse il primo periodo compositivo, 
    coincidente con i terribili «anni di galera», e avviò una seconda fase 
    stilistica creando autentici «drammi per musica» pur mantenendo ancora 
    strutture tradizionali e conservando il carattere del melodramma nazionale 
    fondato sulla vocalità.
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      | Venerdì 21 ottobre 2011, ore 21.00 (turno 
      A) Sabato 22 ottobre 2011, ore 21.00 (turno B)
 Domenica 23 ottobre 2011, ore 16.00 (turno C)
 IL NIPOTE DI 
      RAMEAU
 Teatro Eliseo
 di Denis Diderot
 adattamento Silvio Orlando
 regia Silvio Orlando
 con Silvio Orlando, Giacomo Piperno, Marialaura Rondanini
 
 
  
    | La conversazione di Denis Diderot fu scritta a cavallo 
    tra il 1761 e il 1777, ma vide le stampe solo molto tempo dopo, nel 
    1823. A nulla era valso che Goethe ne avesse fatto traduzione nel 1805 
    quando l’opera era ancora un manoscritto inedito: Diderot fu considerato uno 
    spirito ribelle e molto del suo operato letterario fu reso pubblico molto 
    tempo dopo la sua morte. A lungo infatti la traduzione tedesca fu il punto 
    di riferimento per le altre edizioni, finché venne alla luce un manoscritto 
    originale (1891). Denis Diderot, filosofo francese, critico d’arte 
    dell’epoca dei lumi, classe 1713, come “pensatore libero”, scrisse molte 
    opere, alcune delle quali gli causarono non pochi problemi con la giustizia, 
    e fu addirittura costretto a scontare alcuni mesi di prigione. Insieme a 
    Jean le Rond d’Alambert si dedicò alla compilazione dell’Encyclopédie, 
    anch’essa messa sotto processo e vietata. Scrisse tre commedie (E’ buono? E’ 
    cattivo? Il figlio naturale (1757), Il padre di famiglia (1758) ma la sua 
    più importante attività letteraria fu quella rivolta alla produzione 
    teorica. In quest’ottica si collocano i trattati Conversazioni sul figlio 
    naturale (1757), Della poesia drammatica (1758), e Il paradosso dell’attore 
    (1778). Con i primi due in particolare, sulla scia della diffusione in 
    Francia della pièce larmoyante, Diderot auspica la nascita di un genere 
    teatrale in cui il dramma sia mescolato al comico, in nome della rigorosa 
    aderenza alla realtà. Con Il paradosso innesca una celebre riflessione 
    estendendo questa esigenza “di piena aderenza alla realtà” alla recitazione, 
    misurata e quotidiana, frutto di un distacco emotivo e critico 
    dell’interprete, spunto significativo per la futura poetica brechtiana. Il
    nipote di Rameau immagina un ipotetico dialogo tra l’autore, Denis 
    Diderot, e Jean-François Rameau, nipote di Jean-Philippe Rameau, eccellente 
    compositore musicale, organista ed autore drammatico. Una breve 
    conversazione che si immagina al Café de la Régence. Rameau si presenta al 
    filosofo come un vero adulatore, non fa mistero della propria immoralità e 
    della pratica come “parassita del potere”. Si parla di musica, dello zio, 
    (geniale musicista ma avaro e pessimo in famiglia), e dell’ambiente di 
    contorno al teatro, fatto di donne mantenute da ricchi spregiudicati. La 
    composizione prende la forma del genere satirico, tratteggiando un ambiente 
    parigino d’epoca, delineando, in modo pungente, caratteristiche individuali 
    e comuni di una società nel suo insieme. Il nipote di Rameau crea da subito 
    delle perplessità: è un genio eccentrico e spregiudicato, oppure un 
    impostore che riesce a ribaltare il pensiero etico dell’autore con grande 
    abilità? Il personaggio in questione, per esempio, impartisce lezioni di 
    pianoforte in tutta tranquillità, senza saperlo veramente suonare, oppure 
    cerca di educare il figlio alla conquista del denaro e del profitto. Diderot, 
    che sostiene una condotta etica ineccepibile, è affascinato dalla capacità 
    sfrontata di quest’uomo, abile armeggiatore senza alcun senso di pudore, in 
    grado di dare sfogo ad impulsi meschini e nel contempo smascherare con 
    lucidità la corruzione della società. |      |  
      | Lunedì 24 ottobre 2011, ore 21.00 ORCHESTRE DES 
      CHAMPS-ELYSEES
 Philippe Herreweghe, direttore
 Programma
 L. v. Beethoven, V e VII sinfonia
 
 
        
        
          
            | Philippe Herreweghe è nato a Gand. Nella 
            sua città natale ha unito gli studi universitari (medicina e 
            psichiatria) alla formazione musicale al Conservatorio, sotto la 
            guida di Marcel Gazelle. Nello stesso periodo ha cominciato a 
            dirigere e nel 1970 ha fondato il Collegium Vocale Gent. Nikolaus 
            Harnoncourt e Gustav Leonhardt hanno notato il suo straordinario 
            approccio alla musica e lo hanno inviato, insieme al Collegium 
            Vocale Gent, a partecipare all’incisione della prima edizione 
            completa delle Cantate di Bach. Progressivamente, l’approccio vivido 
            e autentico di Herreweghe alla musica barocca è stato riconosciuto e 
            lodato ovunque; nel 1977 Herreweghe ha fondato un altro ensemble a 
            Parigi: La Chapelle Royale. Da quel momento in poi, Philippe 
            Herreweghe ha fondato svariati gruppi ed ensemble con i quali è 
            riuscito a dare un’adeguata lettura di un repertorio che va dalla 
            musica Rinascimentale passando per la moderna fino alla musica 
            contemporanea. Su invito dell’Accademia Chigiana di Siena, Philippe 
            Herreweghe sta sviluppando dal 2009 con il Collegium Vocale Gent un 
            imponente coro sinfonico a livello europeo.La sua continua ricerca 
            di nuove sfide musicali lo ha portato, negli ultimi anni, ad 
            affrontare svariati autori del repertorio sinfonico, da Schumann 
            fino a Mahler. Philippe Herreweghe è frequentemente invitato come 
            direttore ospite dalle più importanti orchestre europee quali la 
            Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, l’Orchestra Gewandhaus di 
            Lipsia e l’Orchestra da Camera “Mahler”. Dal 1997 è direttore della 
            Royal Flanders Philharmonic Orchestra e, a partire dalla stagione 
            2008/2009, è direttore ospite permanente dell’Orchestra Filarmonica 
            da Camera della Radio Olandese. Nel 1993 Philippe Herreweghe, con il 
            Collegium Vocale Gent, è stato nominato “Ambasciatore Culturale 
            delle Fiandre”. L’anno successivo gli è stato assegnato il 
            riconoscimento di “Ufficiale delle Arti e delle Lettere” e, nel 
            1997, Philippe Herreweghe è divenuto Doctor Honoris Causa presso 
            l’Università Cattolica di Louvain. Nel 2003 è stato nominato 
            Cavaliere della “Légion d'Honneur” di Francia. L’Orchestre des Champs-Élysées incentra la 
            propria attività sulla musica composta tra la metà del XVIII e gli 
            inizi del XX secolo. I suoi componenti si esibiscono su strumenti 
            d’epoca. Per diversi anni è stata orchestra in residence presso il 
            Théâtre des Champs-Elysées di Parigi e il Palazzo delle Belle Arti 
            di Bruxelles e si è esibita in quasi tutte le più prestigiose sale 
            da concerto, tra cui il Musikverein (Vienna), il Concertgebouw 
            (Amsterdam), il Barbican Center (Londra), l’Alter Oper 
            (Francoforte), le sale delle Filarmoniche di Berlino e Monaco, la 
            Gewandhaus (Lipsia), il Lincoln Center (New York), il Parco della 
            Musica (Roma) e gli Auditorium di Digione e Lucerna. Inoltre, 
            l’Orchestra è stata in tournée in Giappone, Corea, Cina e Australia. 
            “Direttore artistico” e “Direttore principale” dell’Orchestre des 
            Champs-Élysées è Philippe Herreweghe, sebbene le esibizioni 
            prevedano anche l’alternarsi di vari direttori ospiti tra cui Daniel 
            Harding, Christian Zacharias, Louis Langrée, Hans Holliger, 
            Christophe Coin e René Jacobs. |  
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      | Venerdì 28 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno 
      A) Domenica 30 ottobre 2011, ore 15.30 (Turno B)
 I PURITANI
 Melodramma serio in tre parti di Vincenzo Bellini
 su libretto di Carlo Pepoli dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers 
      di Jacques-François-Polycarpe d’Ancelot e Joseph Xavier Boniface
 
 Prima rappresentazione Parigi, Théâtre-Italien, 24 gennaio 1835
 
  
      Jessica Pratt (Elvira) e Gianluca Terranova (Arturo). foto zovadelli 
       Angela Nicoli (Enrichetta) e Jessica Pratt(Elvira). foto zovadelli Personaggi ed interpretiLord Gualtiero Valton Luciano Leoni
 Sir Giorgio Luca Tittoto
 Lord Arturo Talbo Gianluca Terranova
 Sir Riccardo Forth Alessio Arduini
 Enrichetta di Francia Angela Nicoli
 Elvira Jessica Pratt
 Sir Bruno Robertson Marco Voleri
 
 direttore Antonio Pirolli
 regia Carmelo Rifici
 scene Guido Buganza
 costumi Margherita Baldoni
 Light designer Fiammetta Baldiserri
 Maestro del coro Antonio Greco
 Coro Circuito Lirico Lombardo
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 nuovo allestimento
 Opera rappresentata con sovratitoli
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
      Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.
 
  
  
        
          | NOTE A CURA DI MARIATERESA DELLABORRA
 Le trattative per l’allestimento dei Puritani si collocano in un 
          periodo piuttosto travagliato da un punto di vista sentimentale e 
          umano nella vita di Bellini. Nel 1833 di ritorno da Londra, dove aveva 
          fatto rappresentare con notevole successo Pirata, Norma, I Capuleti e 
          soprattutto La sonnambula con Maria Malibran, il compositore preferì 
          fermarsi a Parigi, allora capitale europea dell’opera in musica e, 
          contornato dai successi dei vari allestimenti di altri suoi titoli, 
          intraprese le trattative per un nuovo titolo sia con il Théâtre de 
          l’Opéra che con il Théâtre Italien. Queste si conclusero agli inizi 
          del 1834 e lo indussero alla ricerca di un argomento interessante che 
          iniziò a discutere con il nuovo librettista conte Carlo Pepoli, allora 
          esule a Parigi, avendo litigato furiosamente con il fidato Felice 
          Romani a seguito dell’insuccesso di Beatrice di Tenda. Il soggetto, 
          definito dopo un certo travaglio e derivato dal dramma Têtes rondes et 
          cavaliers di Ancelot e Xavier rappresentato a Parigi per la prima 
          volta nel 1833, liberamente tratto a sua volta da I Puritani di Scozia 
          di Walter Scott, fu descritto minuziosamente e con un certo entusiasmo 
          da Bellini in una lettera alla famiglia e, dopo un anno di inattività, 
          il musicista riprese la composizione. Molti in corso d’opera furono i 
          ripensamenti, i cambiamenti apportati al testo e ancora a pochi giorni 
          dalla prima, fissata per il 24 gennaio 1835 al Théâtre des Italiens, 
          Bellini nutriva dubbi su alcune questioni drammaturgiche. Era ben 
          consapevole che l’esito della rappresentazione dipendeva 
          prevalentemente dalla musica («ho scritto musica per due opere») in 
          quanto il libretto era solo «un eccellente pasticcio»: presentava una 
          serie di situazioni staccate tra loro e mancava di uno svolgimento 
          drammaticamente attendibile. Se voleva che il dramma per musica 
          riuscisse a «far piangere inorridire, morire cantando» il musicista 
          avrebbe dovuto creare unità nella vicenda allineando una successione 
          di pezzi chiusi. Nei Puritani, dove manca l’azione, vivono i 
          personaggi-chiave, i ruoli ben noti del melodramma italiano: la donna 
          che impazzisce per un evento inaspettato; l’amato appassionato e 
          valoroso; il deluso che deve rassegnarsi; la figura paterna del 
          consigliere. Tuttavia il colore, l’atmosfera in cui essi agiscono, 
          sono del tutto nuovi. Lo stesso Bellini lo precisa: «posso dire il 
          fondo essere del genere come La sonnambula e la Nina di Paisiello, 
          aggiunto a del militare robusto ed a qualche cosa di severo puritano». 
          Forse con quest’ultimo termine l’autore si riferisce 
          all’orchestrazione decisamente ampliata in cui sono usati strumenti 
          (corni, trombe, tamburi) specifici, atti a conferire una veste 
          marziale.
 
 Già l’introduzione assai articolata, la più complessa che il Catanese 
          abbia scritto, presenta diversi cambiamenti di metro e di atmosfera, 
          ma il materiale tematico ha una sua unità. A completamento 
          dell’introduzione si succedono un primo coro, il quartetto da dietro 
          le quinte e un festante coro conclusivo. A questo punto i singoli 
          personaggi intervengono sulla scena in modo ben differenziato: 
          Riccardo con una delicata cavatina; Elvira e Giorgio in un ampio 
          duetto in cui l’uomo ha modo di raccontarsi attraverso un cantabile; 
          Arturo atteso da un coro festante, che occupa il terzo quadro, con una 
          cavatina amorosa, «di grande effetto, strumentata con gran gusto» 
          secondo il commento entusiastico di Rossini. Proseguono quindi Arturo 
          e Enrichetta in duetto interrotti dall’intervento solistico 
          vaneggiante, aereo di Elvira, e Riccardo si aggiunge poco dopo per 
          accentuare la concitazione drammatica. Da qui prende avvio il finale 
          primo dapprima con un terzetto e il coro dietro le quinte (che 
          riespone il materiale dell’introduzione) e quindi con una lunga e 
          complessa pagina piena di modulazioni e di slanci drammatici su cui si 
          staglia, senza dubbio, la stupenda melodia «Oh vieni al tempio» che 
          prelude al coro di anatema finale. Delineati così i ruoli dei singoli 
          personaggi, il secondo atto serve dapprima per precisare i contorni 
          della follia di Elvira attraverso il racconto di Giorgio (la famosa 
          “aria della tortora”) con il commento lugubre del coro e quindi per 
          assistere alla vera scena della pazzia «quando ella si crede andare a 
          nozze e al ballo». A questa dolorosa visione succede il duetto tra 
          baritono e basso, uno dei brani più famosi dell’intera opera, che 
          suscita un effetto grandioso, plateale, subito inteso dal pubblico 
          dell’epoca come emblema delle nascenti istanze patriottiche. Il terzo 
          atto attraverso un’ammirevole opera di sintesi e di alleggerimenti, 
          realizzati soprattutto in itinere e dopo le prime rappresentazioni, 
          porta a lieta conclusione la dolorosa vicenda. L’uragano con cui si 
          apre esplicita il drammatico ritorno in scena di Arturo braccato dai 
          soldati di Valton. Quindi l’uomo, cavaliere e partigiano degli Stuart, 
          intona la sua romanza inframmezzata dagli interventi del coro che 
          ricordano motivi già esposti nel primo atto e Elvira si unisce a lui 
          in un duetto molto variato. In un clima lugubre in tempo Andante 
          Elvira riacquista gradatamente la ragione e il clima diviene 
          progressivamente sereno sino al lieto fine in un tempo di Largo 
          maestoso dove sono richiamati i temi dell’introduzione dell’opera.
 Il melodramma ebbe esito trionfale e lo stesso Bellini ne diede un 
          rendiconto entusiastico alla famiglia e a Florimo, suo futuro 
          biografo, «mi trovo all’apice del contento! Sabato sera è stata la 
          prima rappresentazione dei Puritani: ha fatto furore, che ancora ne 
          sono io stesso sbalordito. Il gaio, il tristo, il robusto dei pezzi, 
          tutto è stato marcato di applausi, e che applausi, e che applausi!» 
          Anche la critica lodò l’opera e fu concorde nel riconoscerne il 
          progresso all’interno del catalogo belliniano. Il compositore, 
          nominato cavaliere della Legion d’onore dal re Luigi Filippo, si mise 
          subito all’opera per adattare la nuova creazione alle scene di 
          Palermo, dove avrebbe dovuto farla rappresentare con la Malibran 
          protagonista. La prima scaligera ebbe invece luogo il 26 dicembre 
          dello stesso 1835. Bellini era morto pochi mesi prima, il 24 
          settembre.
 
 Note di regia di Carmelo Rifici
 L’ultima 
          partitura del catanese Bellini è considerata da molti un’opera di 
          transizione, un ultimo tentativo dell’artista di muoversi fuori dal 
          suo stile, prima della sua prematura scomparsa.Il musicista, che esprimeva al meglio il suo talento lirico quando 
          puntava al dramma intimo dei personaggi, si trova, in Puritani, a 
          musicare più avvenimenti insieme (quasi tutti posti nel primo atto), 
          ad animare una pittura musicale vasta e movimentata.
 All’interno di questa grande complessità melodica, il libretto di 
          Carlo Pepoli mostra la sua fragilità. La fuga di Arturo e il suo 
          veloce ritorno, la follia di Elvira e la sua immediata guarigione, ci 
          lascerebbero alquanto perplessi se tutto non si risolvesse nella 
          capacità di Bellini di modellare e manovrare tale materiale. La novità 
          dell’opera sta nell’estremo romanticismo e nella passionalità della 
          drammaturgia musicale, che esplode, misteriosamente, nel trascinante 
          duetto nell’esordio del primo finale, tra Arturo e la Regina 
          Enrichetta, personaggio che a prima lettura appare alquanto marginale. 
          Mi sono chiesto come possa un regista rendere credibile la repentina 
          trasformazione di Arturo, da amante fedele di Elvira a traditore dei 
          suoi stessi prossimi parenti: la ragion di stato, strada spesso 
          battuta nelle messe in scena di Puritani, mi è sempre parsa non 
          bastare.
 
 Durante la fase di studio dell’opera ho ripensato alla Maria Stuarda 
          di Schiller (data la mia provenienza dalla prosa) perché anche in quel 
          testo si descrivono due religioni a confronto, anche là si assiste a 
          veloci e inaspettati tradimenti, giustificati solo dal contrasto tra 
          la corruzione e il permissivismo della chiesa cattolica, associato al 
          culto della bellezza e dell’arte e la severa rigidità e austerità 
          della morale della religione protestante. Esattamente ciò che succede 
          in Puritani.
 
 L’opera si apre su due grandi eventi: la guerra tra Cromwell e gli 
          Stuart e il prossimo matrimonio tra Arturo ed Elvira, appartenenti 
          alle due differenti fazioni, entrambi gli eventi vivono sotto il segno 
          della religione e della volontà di Dio. Anche se la musica spinge a 
          mostrare soldati, castellani e castellani in euforica concitazione, 
          l’ossessiva ripetizione delle parole Patria, Onore, Santità, ci 
          svelano al contrario una società guidata dalla possente mano di un Dio 
          cupo e vendicatore, una società basata sulla privazione dei sensi, 
          dove l’amore può solo essere divino e mai umano.
 
 La stessa Elvira ci tiene particolarmente a sottolineare la sua 
          verginità e il suo casto amore nei confronti di Arturo, pare quasi una 
          bambina a cui manca totalmente malizia e sessualità.
 
 Arturo l’ama, vuole sposarla, anche se appartiene al partito nemico, 
          anche se lui è cattolico.
 
 Arturo è innamorato proprio di questa totale mancanza di sessualità di 
          Elvira. Quando però in scena appare Enrichetta, egli non può non 
          guardarla con una certa aria di smarrimento, la prigioniera sotto 
          falso nome gli fa perdere il senno, dimentica Elvira e fugge con la 
          lei, dopo aver scoperto che ella è regina di Francia. La decisione di 
          Arturo di abbandonare Elvira potrebbe anche essere giustificata con la 
          Ragion di stato, ma a ben leggere ed ascoltare l’opera, potremmo anche 
          escludere la ragione e ipotizzare una strana e inconsapevole fuga 
          d’amore.
 
 Arturo, secondo la mia visione, ritrova in Enrichetta le maniere della 
          sua stessa società, la sua cultura, inoltre ella è spia, è donna 
          d’azione, non è vergine (lo ammette Enrichetta stessa), è appassionata 
          e passionale, ha insomma tutte le doti che mancano alla glaciale ed 
          eterea Elvira, che sarebbe invece sposa perfetta per il romantico e 
          casto Riccardo.
 
 Se ne accorge la stessa Elvira, tanto che durante la polacca “son 
          vergine vezzosa” pone il suo velo da sposa sul capo di Enrichetta, 
          come se, inconsciamente, obbligasse Arturo ad una scelta: lei o 
          l’altra. Ed Arturo sceglie Enrichetta, a questo punto Elvira 
          impazzisce. Impazzisce non perché lasciata, ma perché esplode in lei 
          tutta la passionalità finora assopita di donna innamorata e tradita, 
          esplode la vita in un mondo di repressione, impazzisce perché inizia a 
          vivere ferocemente il conflitto tra il desiderio dell’uomo e il senso 
          di colpa inculcato dalla società puritana.
 
 Nel secondo atto, durante la grande scena della follia, queste strane 
          affinità elettive sembrano trovare quasi una giusta collocazione, 
          mentre Elvira crede Arturo ed Enrichetta sensualmente accoppiati, si 
          accosta a Riccardo, gli chiede se egli abbia mai amato, lui risponde 
          con chiare metafore. Sotto questo dolente delirio si nasconde 
          un’allusiva seduzione, frenata dalla stessa Elvira che sfugge alla 
          possibile relazione con Riccardo. Il secondo atto finisce con la 
          cabaletta, semplice e ostinata di Giorgio e Riccardo. Anche qui 
          l’allegra cantabilità della marziale melodia nasconde un’unica atroce 
          soluzione all’amore mancato: la guerra. I protagonisti usano la guerra 
          come surrogato dell’amore umano e del sesso. L’opera è pervasa da 
          quest’atmosfera di religione e di morte.
 
 Il ritorno di Arturo nel terzo atto avalla maggiormente l’ipotesi. 
          Arturo è uomo d’onore, come Elvira non riesce a corrispondere al 
          sentimento di Riccardo perché fedele alla promessa di matrimonio, così 
          Arturo torna per mantenere la parola data. Durante il fatidico 
          incontro però si ritrova accanto ad un’Elvira trasformata, impaurita 
          sicuramente, a tratti raggiante, ma anche furiosa nel chiedere 
          all’amato un atto di sottomissione. Quando, verso la fine, Elvira 
          sente avvicinarsi le voci dei puritani che cercano Arturo, riconosce 
          nella loro la sua stessa tremenda voce.
 
 Affinché la ragione possa ritornare, Elvira rinuncia ad una vita di 
          passioni e chiede il medesimo sacrificio ad Arturo, il quale 
          inconsapevolmente accetta, mentre cerca di difendere se stesso ed 
          Elvira dalla furia vendicatrice dei puritani. Quando alla fine una 
          lettera avverte i protagonisti della sconfitta degli Stuart (quindi 
          anche di Arturo) egli si trova amaramente a festeggiare la guerra 
          persa e il matrimonio raggiunto. Ora è anch’egli è diventato uno di 
          loro. Elvira può di nuovo gioire.
 
 Ho deciso di ambientare la vicenda in un palazzo dall’architettura 
          sobria ed austera.
 
 Potrebbe trattarsi di una chiesa, ma anche di un cimitero o di un 
          obitorio. Un palazzo nella neve, dove vivono raggelati i 
          sentimenti dei protagonisti. La scena ha un doppio piano, come 
          doppie sono le vite di chi la abita: la vita reale e quella del 
          desiderio, nascosta nell’animo del quartetto (Elvira, Arturo, 
          Enrichetta, Riccardo), e concretizzata sul palcoscenico con l’uso di 
          attori che doppiano i protagonisti. Fantasmi che si muovono sul piano 
          del sogno (la parola sogno ritorna moltissime volte nell’opera) e che 
          chiariscono al pubblico la dinamica del desiderio represso. I costumi 
          sono invece progettati su una rivisitazione dell’epoca, costruiti con 
          materiali plastici che accentuano la natura “costrittiva” del 
          puritanesimo.
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      | Lunedì 28 novembre 2011, ore 21.00 PER NON MORIRE DI 
      MAFIA
 Sicilia Teatro
 di Pietro Grasso
 regia Alessio Pizzech
 versione scenica Nicola Fano
 adattamento drammaturgico Margherita Rubino
 scene Giacomo Trincali
 costumi Cristina Da Rold
 musiche Dario Arcidiacono
 luci Gigi Ascione
 
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      | Giovedì 24 novembre 2011, ore 20.30 (Turno 
      A) Sabato 26 novembre 2011, ore 20.30 (Turno B)
 IL BARBIERE DI 
      SIVIGLIA
 Opera buffa in due atti
 di Gioachino Rossini
 su libretto di Cesare Sterbini
 dalla commedia Le Barbier de Séville di Pierre Augustin Beaumarchais
 Prima rappresentazione Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
 
       (nella foto Omar Montanari che sarà Bartolo)
 Personaggi ed interpretiIl conte d’Almaviva Edgardo Rocha
 Bartolo Omar Montanari
 Rosina Concetta D’Alessandro
 Figaro Marcello Rosiello
 Don Basilio Roberto Lorenzi
 Fiorello Andrea Bonsignore
 Berta Loredana Arcuri
 Ambrogio Valerio Napoli
 
 direttore Matteo Beltrami
 regia Federico Grazzini
 scene Andrea Belli
 costumi Valeria Bettella
 Light designer Federico Grazzini
 Maestro del coro Antonio Greco
 Coro Circuito Lirico Lombardo
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 Nuovo allestimento
 Opera rappresentata con sovratitoli
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
      Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.
 
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      | Mercoledì 30 novembre 2011, ore 21.00 
      (turno A) Giovedì 1 dicembre 2011, ore 21.00 (turno B)
 Venerdì 2 dicembre 2011, ore 21.00 (turno C)
 MIA FIGLIA VUOLE 
      PORTARE IL VELO
 Fondazione Fraschini e Teatro Out Off
 di Sabina Negri
 regia Lorenzo Loris
 musiche Didier de Cottignies
 scena Daniela Gardinazzi
 costumi Nicoletta Ceccolini
 progetto visivo Dimitris Statiris
 con Caterina Vertova, Alice Torriani
 apparizione in video Alessandro Haber
 
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      | Venerdì 9 dicembre 2011, ore 20.30 (Turno 
      A) Sabato 10 dicembre 2011, ore 20.30 (Turno B)
 IL CAPPELLO DI 
      PAGLIA DI FIRENZE
 Farsa musicale in quattro atti
 di Nino Rota
 su libretto di Nino Rota e Ernesta Rinaldi
 dalla commedia Le Châpeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc 
      Michel
 
 Prima rappresentazione Palermo, Teatro Massimo, 21 aprile 1955
 
       Personaggi ed interpretiFadinard Leonardo Cortellazzi (9), Fabrizio Paesano (10)
 Nonancourt Domenico Colajanni
 La baronessa di Champigny Marianna Vinci
 Elena Anna Maria Sarra(9),Manuela Cucuccio(10)
 Beaupertuis Filippo Fontana
 Emilio Simone Alberti
 Lo zio Vezinet Raoul D’Eramo
 La modista Silvia Giannetti
 Felice Roberto Covatta
 La guardia Alessandro Mundula
 Un caporale delle guardie Jozef Carotti
 
 direttore Giovanni Di Stefano
 regia Elena Barbalich
 scene e costumi Tommaso Lagattolla
 light designer Michele Vittoriano
 
 Maestro del coro Antonio Greco
 Altro Maestro del coro
 Diego Maccagnola
 Coro Circuito Lirico Lombardo
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 Allestimento Fondazione Sinfonica Lirica Petruzzelli e Teatri di Bari
 Opera rappresentata con sovratitoli
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
      Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co., Teatro dell’Opera Giocosa di 
      Savona, Teatro Sociale di Rovigo
 
  
    | La regista veneziana Elena Bàrbalich ha saputo creare uno 
    dei migliori allestimenti del Circuito Lirico di quest'anno. Una macchina 
    scenica elegante e funzionale per adeguarsi alle scorribande parigine dei 
    poveri invitati a nozze costretti a seguire lo sposo Fadinard e la sfinita 
    consorte Elena, nella spericolata ricerca di un cappello di finissima paglia 
    di Firenze. Il direttore d’orchestra Giovanni Di Stefano è direttore 
    Artistico del Teatro di tradizione dell’Opera Giocosa di Savona e 
    catalogatore delle musiche di Nino Rota. L'opera è un omaggio al centenario 
    di nascita del compositore, che tutti conoscono solo come autore di colonne 
    sonore per il cinema d’autore italiano, come quelle realizzate per i film di 
    Federico Fellini. Scritta nel 1945, è basata sulla farsa di Labiche e Marc 
    Michel del 1851 e sembra una raccolta di citazioni rossiniane, dalla 
    sinfonia, al temporale alle arie e concertati. 
     Synopsys de Il cappello di paglia 
    di Firenze Atto primoE’ un divertente vaudeville che si svolge in un'unica giornata: quella La 
    scena si apre sul racconto di Fadinard, nel giorno delle sue nozze, allo zio 
    sordo: mentre era a spasso in calesse, il suo cavallo ha mangiato il 
    cappello di paglia di Firenze di una signora. Costei, Anaide, arriva poco 
    dopo col suo amante Emilio a reclamare un cappello uguale: senza non può 
    tornare al suo gelosissimo marito.
 
 Atto secondo
 Fadinard, per evitare scandali, si mette alla ricerca di un cappello 
    identico: va dalla modista, che lo indirizza dalla baronessa di Champigny. 
    La baronessa attende degli invitati, insieme ai quali deve ascoltare il 
    violinista Minardi, e scambia Fadinard per il musicista. Mentre gli invitati 
    alle nozze seguono Fadinard e mangiano al buffet della baronessa, la 
    confusione aumenta con l’arrivo di Minardi. Fadinard spiega il suo problema, 
    ma la baronessa ha dato il cappello alla nipote: la signora Beaupertuis.
 
 Atto terzo
 Beaupertuis si insospettisce per l’assenza della moglie; intanto arriva 
    Fadinard a chiedere il cappello (sempre seguito dal suocero e dagli 
    invitati, alticci). Nella confusione Fadinard capisce l’inghippo (Anaide è 
    la moglie di Beaupertuis), mentre il suocero minaccia di mandare a monte le 
    nozze.
 
 Atto quarto
 Quando tutto sembra perduto, lo zio sordo presenta il suo regalo per gli 
    sposi: un cappello di paglia di Firenze. Anaide riesce così a ripresentarsi 
    al marito e Fadinard può sposare la sua Elena.
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      | Martedì 13 dicembre 2011, ore 21.00 LA DONNA CHE 
      SBATTEVA NELLE PORTE
 Teatro dell’Archivolto
 di Roddy Doyle
 regia e drammaturgia Giorgio Gallione
 scene e costumi Guido Fiorato
 
       con Marina Massironi
 
 
  
    | Roddy Doyle, scrittore cinquantenne irlandese, ha 
    affinato anche l’arte del drammaturgo e dello sceneggiatore. L’esordio è 
    stato con “ I Commitments” (1987), che è diventato film con la regia di Alan 
    Parker, seguito da “Paddy Clarke Ah Ah”, con il quale ha vinto il premio 
    Booker Prize 1993, “The Snapper” (a sua volta portato sul grande schermo con 
    la regia di Stephen Frears).La sua è una scrittura caratterizzata da uno stile asciutto e pungente, le 
    sue storie sono sempre intrise di realismo ed ironia, caratteristiche che 
    ben si adattano alla messa in scena.
 Paula ha trentanove anni, ha sposato Charlo, attratta da quel suo fascino di 
    uomo vissuto, il bello di quartiere che l’aveva inizialmente resa 
    orgogliosa, pur essendo un avanzo di galera. Paula è amata e rispettata, tra 
    i due focosi amanti si sprigiona un’alchimia di felicità.Ben presto si 
    trasforma in un amore perduto, o meglio una storia fatta solo di illusioni. 
    Ma soprattutto una storia di violenza, accesa quando il marito ha perso il 
    lavoro ed è naufragato nell’alcool. Paula viene picchiata fino a spezzarle 
    il cuore. Ma si ostina a non mollare perché ci sono i figli. Prima di 
    trovare la forza di reagire, la donna continua ad inventare bugie per sé e 
    per chi la circonda, inventando incidenti improbabili.
 Il racconto si sviluppa attraverso i ricordi dopo che Paula è riuscita a 
    buttare fuori di casa il marito, pur divorata dai sensi di colpa. Tutta la 
    sua angoscia è concentrata davanti ad una porta, perché è da lì che entra 
    Charlo ubriaco, o il professore che racconta gli insuccessi scolastici dei 
    figli.
 Lo spettacolo, riadattato da Giorgio Gallione, vede la protagonista su di un 
    prato verdissimo di memoria irlandese (le scene sono di Guido Fiorato) dove 
    potrebbero “nascere speranze”, che assume il significato di “cimitero degli 
    oggetti e delle illusioni”, disseminato di elettrodomestici sbilenchi, resti 
    di bottiglie e fiori. In questo spazio “domestico” Paula si muove scalza, in 
    sottoveste nera e cappotto grigio, non è del tutto lucida.
 Un monologo denso, condotto da una Massironi-Paula che alterna riso e 
    pianto, in un percorso rassegnato, volto ad un futuro senza illusioni, e 
    soprattutto destinato a consumare il dramma in totale solitudine, senza che 
    le persone vicine intuiscano nulla.
 |      |  
      | Mercoledì 14 dicembre 2011, ore 21.00 SOWETO GOSPEL 
      CHOIR
 
       David Mulovhedzi, direttore del coro
 
      
      http://concertodautunno-cur.blogspot.com/search?q=Soweto+Gospel+Choir 
  
    | In programma canti tradizionali, canzoni di Simon e 
    Garfunkel, Miriam Makeba, Bob Marley. |    |  
      | Giovedì 15 dicembre 2011, ore 21.00 BALLETTO NAZIONALE 
      DELLA GEORGIA
 “SUKHISHVILI”
 Direttore Artistico Ilja Sukhishvili
 Programma di danze folcloriche caucasiche
 su musiche di autori anonimi del 
      X e XII secolo
 
      
      http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/12/balletto-nazionale-della-georgia.html 
  
    | Uno spettacolo che dovrebbe presentare un programma 
    analogo a quello che abbiamo avuto modo di apprezzare al Teatro Cagnoni di 
    Vigevano nella stagione 2010/2011 e che è stato molto apprezzato dal 
    pubblico sia nelle danze di grazia delle donne sia in quelle acrobatiche del 
    corpo di ballo maschile. |      |  
      | Venerdì 16 dicembre 2011, ore 21.00 (turno 
      A) Sabato 17 dicembre 2011, ore 21.00 (turno B)
 Domenica 18 dicembre 2011, ore 16.00 (turno C)
 CENA A SORPRESA
 Lux Teatro
 da The Dinner Party di Neil Simon
 regia Giovanni Lombardo Radice
 scene Nicola Rubertelli
 musiche Luciano Francisci
 con Giuseppe Pambieri, Giancarlo Zanetti, Lia Tanzi, Maria Letizia Gorla, 
      Michele De’ Marchi, Simona Celi
 
 
  
    | The dinner party (Cena a sorpresa), è una ivertente 
    commedia scritta dal drammaturgo statunitense Neil Simon e per la prima 
    volta rappresentata in Italia. La forza di Neil Simon è nell’ aver scelto, nella sua attività di autore 
    teatrale, televisivo e cinematografico, personaggi rappresentativi di una 
    figura di uomo-medio, insicuro e problematico nei comportamenti, che finisce 
    suo malgrado al centro di intrecci dai risvolti comici. Crea spesso coppie 
    le cui vicende si inseriscono in atmosfere surreali. Ha affrontato i 
    problemi sentimentali di una giovane coppia in A piedi nudi nel parco 
    (1963), la convivenza di due divorziati in La strana coppia (1965), la 
    storia d’amore tra due artisti di Stanno suonando la nostra canzone (1978), 
    i pettegolezzi di coppia in Rumors (1988).
 La trama: Gabrielle ha organizzato una cena in un elegante salone di 
    proprietà dell’avvocato divorzista Paul Gerard, nel tentativo di 
    riconquistare Andrè, l’amore perduto. Ma è una cena “al buio” ovvero nessuno 
    degli invitati sa che incontrerà il suo compagno del passato. Le coppie sono 
    formate da Claude, scrittore fallito e Mariette, autrice di successo. Yvonne 
    e Albert. il cui “troppo amore” ha creato il fallimento della storia. La 
    serata si trasforma così in una smagliante “partita a sei”, ricca di momenti 
    esilaranti, ma anche di momenti di riflessione sulle gioie e dolori della 
    vita sentimentale.
 La scrittura di Simon innesca un meccanismo perfetto nel quale si muovono 
    gli ingranaggi- personaggi con i loro drammi quotidiani ed un susseguirsi di 
    sentimenti di diversa intensità capaci di provocare nel pubblico sia la 
    risata che la malinconica riflessione. E quando la soluzione finale sembra 
    essere ormai svelata, ecco che l’autore è capace di rimescolare le carte e 
    condurre la storia ad un finale inaspettato.
 Lo spettacolo scorre con vivacità e forza espressiva grazie al cast di 
    attori capeggiati dalla coppia Pambieri-Tanzi. Eleganza e guizzi parodistici 
    si svelano all’interno della scena accuratamente ricostruita del ristorante 
    parigino. Gli attori si scambiano battute rapide e pungenti, sono 
    perfettamente a loro agio nell’interpretare i momenti migliori (ma anche i 
    peggiori) della vita coniugale dei protagonisti. La regia di Lombardo Radice 
    si pone da un punto di vista di chi osserva di nascosto una scena privata, 
    un interno familiare denso di emozioni, che oltre a divertire, non manca di 
    far riflettere lo spettatore.
 |      |  
      | Martedì 20 dicembre 2011, ore 21.00 OBLIVION
 Oblivion show
 con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda 
      e Fabio Vagnarelli
 regia Gioele Dix
 The Blue Apple – Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
 
        
 
 
  
    | Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, 
    Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Cinque irresistibili ed eclettici artisti, 
    già reduci da due stagioni di tournée, consacrati dalla televisione e oggi 
    popolari tra i ragazzi soprattutto per il loro cavallo di battaglia dei 
    “Promessi sposi”. Dietro al successo c’è però la solidità nata dal gusto per 
    una comicità intelligente che attinge a molti generi: cabaret, cafè 
    Chantant, rivista. La loro arte scenica, sostenuta da numi quali il 
    Quartetto Cetra, Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber, è accompagnata dal una 
    tecnica impeccabile, dalla capacità vocale e dalla densità dei contenuti. 
    Proprio sui testi tradiscono la conoscenza di almeno un secolo musicale 
    italiano, e si servono delle canzoni come un alfabeto per intrecciare e 
    deformare con ironia e ritmo scatenato un copione canoro. Si incontrano 
    all’Accademia di Musical di Bologna, accomunati dalla passione per il 
    Musical. Nelle ultime stagioni sono stati infatti protagonisti di importanti 
    produzioni come Tutti insieme appassionatamente, Grease, Rent, Joseph e la 
    strabiliante tunica dei sogni in Technicolor, Company, Jesus Christ 
    Superstar, Jekyll and Hyde. La critica ha già espresso nei loro confronti 
    parere decisamente positivo, sottolineandone la versatilità, la capacità di 
    costruire un meccanismo scenico perfetto e preciso, la capacità di tenere 
    gli spettatori incollati alle poltrone estasiati, divertiti e, a spettacolo 
    concluso, subito pronti a rivederli. |  
    | Insomma ne è valsa la pena, non solo di vederlo ma ne 
    andrebbe anche di rivederlo. All'inizio mi chiedevo come avrebbero potuto 
    tirare avanti un'ora e mezza senza parlare e invece ne sono volate quasi 
    due, poi mi dicevo ma si faranno di tutto ma mancherà la danza invece aprono 
    lo spettacolo proprio con una danza tipo "bolliwood". Poi si passa 
    attraverso una innumerevole carrellata di successi famosissimi i cui versi e 
    temi servono per costruire divertenti storie e scenette.  |    |  
      | Mercoledì 21 dicembre 2011, ore 21.00 ORCHESTRA I 
      SOLISTI DI PAVIA
 Enrico Dindo direttore e solista
 Programma
 W.A.Mozart - Sinfonia n' 10 in Sol maggiore K. 74
 J.Haydn - Celloconcerto in Do maggiore
 W.A.Mozart - Sinfonia n.29 in la maggiore
 
 
 
  
    | Così Enrico Dindo per il decennale: “Nel dicembre 2001 per la prima volta ho visto tutti insieme quella ventina 
    di amici musicisti che avevo radunato per dare vita ad un progetto 
    cameristico che oggi festeggia i suoi primi 10 anni di vita, I Solisti di 
    Pavia. Due giorni dopo, il 21 dicembre, eseguimmo il nostro primo concerto 
    qui al Teatro Fraschini di Pavia. A quell’epoca il mio rapporto con Mstislav 
    Rostropovic era molto stretto, così stretto che qualche tempo prima ebbi il 
    grande privilegio di eseguire il concerto di Dvorak diretto da lui proprio 
    qui a Pavia, a San Francesco, poi lo invitai ad accettare la Presidenza 
    Onoraria dei miei Solisti e lui mi disse: “se pensi che ti possa essere 
    d’aiuto, sarà un onore per me accettare”. Fu per me una spinta 
    entusiasmante. Ancora mi commuovo nel ricordare l’abbraccio tra Slava e il 
    Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Aldo Poli, al 
    termine della conferenza stampa di presentazione. In questi 10 anni abbiamo 
    ricercato un suono, un “modo”,un’estetica di fraseggio musicale che potesse 
    rendere riconoscibile il nostro colore, la nostra voce. Non so se ci siamo 
    già riusciti, intanto noi continuiamo a cercare, sempre,comunque, questa è 
    la nostra missione. Abbiamo condiviso viaggi avventurosi, ore ed ore di 
    convivenza,prove su prove, serate felici ed altre meno, sono nati nuovi 
    amori, nuove musiche, dissapori, abbiamo comunque deciso di dedicare una 
    parte della nostra vita a questo progetto e l’impegno alla fine paga sempre. 
    La nostra Accademia ci ha dato l'opportunità di formare alcuni giovani 
    musicisti ai quali è stata poi data l'opportunità di fare esperienza "sul 
    campo" affiancandoli ai piùe sperti. Tutto questo è stato possibile grazie 
    ad alcune persone che hanno dimostrato ed ancora dimostrano una sensibilità 
    fuori dal comune e che hanno fatto una scelta chiara e decisa, sostenere 
    l’arte. Per questo desidero ringraziare di cuore chi ha creduto in me e 
    nelle mie idee consentendomi di realizzare un sogno: grazie ad Aldo Poli, 
    Andrea Astolfi, Paolo Biscottini, e soprattutto grazie a chi mi ha 
    affiancato con dedizione e rara efficacia nel lavoro organizzativo: grazie a 
    Walter Casali e grazie a tutti i miei ragazzi per il loro apporto musicale 
    sempre ricco di entusiasmo e genuina partecipazione incondizionata. Ora I 
    Solisti di Pavia sono pronti per una serata speciale, che rimarrà nei nostri 
    cuori, per sempre.”
  L’Orchestra da Camera I 
    Solisti di Pavia si è costituita in Fondazione, denominata "Fondazione I 
    Solisti di Pavia", con sede legale in Pavia, Corso Strada Nuova n. 61. La 
    Fondazione, costituita per iniziativa della Fondazione Banca del Monte di 
    Lombardia, si pone quale Ente strumentale al perseguimento delle finalità 
    statutarie della Fondazione stessa, con l’obiettivo di valorizzare la 
    cultura musicale sul territorio nazionale ed internazionale come strumento 
    formativo ed occasione di crescita, garantendo continuità e prestigio alle 
    proprie proposte artistiche, anche al fine di favorire, in Italia e 
    all’estero, la conoscenza della città di Pavia e delle sue iniziative 
    artistiche e culturali. In particolare, la Fondazione si propone come 
    finalità quella di programmare, organizzare e gestire la produzione musicale 
    e la stagione concertistica dell’ensemble cameristico de I Solisti di Pavia, 
    orchestra di cui la Fondazione Banca del Monte di Lombardia è stata uno dei 
    promotori, nonché le attività della “Pavia Cello Academy”, organismo di 
    promozione e formazione musicale di artisti e cultori del violoncello, ivi 
    inclusi interventi di didattica musicale nelle scuole e altre attività 
    formative.Particolare attenzione, infatti, verrà riservata dalla nuova 
    Fondazione alla formazione dei giovani, promuovendo, in collaborazione con 
    scuole, Teatri, Università, attività di aggiornamento e specializzazione nel 
    settore musicale, anche attraverso attività formative per gli studenti. 
     Pavia Cello Academy Da Gennaio 2012, l’Accademia 
    Musicale di Pavia subirà una profonda trasformazione diventando Pavia Cello 
    Academy, la prima Accademia del violoncello in Italia. Grazie al sostegno 
    della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, che da 10anni sostiene il 
    progetto de I Solisti di Pavia, la nuova Accademia potrà ospitare una classe 
    di 12 giovani violoncellisti, i quali avranno la possibilità di approfondire 
    il repertorio violoncellistico, sotto la guida del Maestro Enrico Dindo, 
    nonché l’opportunità di poter partecipare nel corso dell’anno accademico a 
    tre Master Class di altrettanti grandi violoncellisti di fama 
    internazionale, che, nel 2012, saranno Antonio Mosca, Frans Helmerson e 
    Giovanni Sollima. L’Accademia si prefigge altresì lo scopo di dotarsi nel 
    tempo di una biblioteca dedicata al repertorio del violoncello e di 
    dedicarsi alla ricerca di testi originali manoscritti. |    |  
      | SAN SILVESTRO E CAPODANNO (fuori abbonamento)
 Sabato 31 dicembre 2011, ore 21.30
 Domenica 1 gennaio 2012, ore 18.00
 ALADIN il musical
 Nausicaa
 con Flavio Montrucchio e Stefano Masciarelli
 musiche dei Pooh
 
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      | Martedì 10 gennaio 2012, ore 21.00 (fuori 
      abbonamento) Mercoledì 11 gennaio 2012, ore 21.00
 RISVEGLIO DI 
      PRIMAVERA
 Fondazione Fraschini
 di Frank Wedekind
 regia Claudio Augelli
 assistente alla regia Maria Parigi
 con Brenda Bronfman, Alessandro Carnevale Pellino,
 Mauro Eusti, Daniela 
      Frigione, Marcello Mocchi,
 Laura Rolandi, Irene Scova, Mattia Stasolla, 
      Antonella Vercesi
 
 
  
    | Risveglio di Primavera è una suite di frammenti relativi 
    alle vite di alcuni giovani impegnati a crescere e a farsi domande 
    all’interno di una società conservatrice e censurante che potrebbe 
    appartenere al nostro passato come a un possibile futuro.È una storia che parla di riscatto, rivoluzione e di desiderio di reazione a 
    un futuro asfittico che impone soltanto di seguire i dettami di 
    un’istituzione dilagante.
 La voglia di scoprire e l’incertezza di doversi inventare regole nuove è il 
    naturale percorso di conoscenza. Percorso che pone a volte un prezzo da 
    pagare. Diventare grandi talvolta è un vero incubo, ma le domande sono le 
    stesse che ci accompagnano tutta la vita.Come dice uno dei personaggi di 
    Risveglio “la vita è una questione di gusto”.Wedekind amava il circo. 
    Un’immagine che lo attraeva molto era quella del funambolo.Al contrario del 
    trapezista, il quale ha il suo punto d’appoggio sospeso sopra di lui, il 
    funambolo poggia sul filo sottostante e tramite la relazione del suo corpo 
    con la corda cerca l’equilibrio necessario per il suo numero. Quest’immagine 
    sintetizza bene l’idea di morale dell’autore: non qualcosa di immutabile 
    sopra di noi, ma qualcosa sotto di noi con cui “entrare in dialogo” è il 
    nostro lavoro con essa che crea l’equilibrio.Questa ricerca è l’argomento 
    del viaggio che porterà Melchior di fronte a una scelta per il suo futuro.  
    [Claudio Autelli]
 |    |  
      | Venerdì 13 gennaio 2012, ore 21.00 (turno 
      A) Sabato 14 gennaio 2012, ore 21.00 (turno B)
 Domenica 15 gennaio 2012, ore 16.00 (turno C)
 ITIS GALILEO
 Jolefilm
 di Francesco Piccolini, Marco Paolini
 consulenza scientifica Stefano Gattei
 consulenza storica Giovanni De Martis
 con Marco Paolini
 
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      | Giovedì 19 gennaio 2012, ore 20.30 (Turno 
      A) Domenica 22 gennaio 2012, ore 15.30 (Turno B)
 ROMÉO ET JULIETTE
 Opera in cinque atti
 di Charles Gounod
 su libretto di Jules Barbier e Michel Carré
 dalla tragedia Romeo and Juliet di William Shakespeare
 Prima rappresentazione Parigi, Théâtre Lyrique, 27 aprile 1867
 
       
 Personaggi ed interpreti
 Juliette Serena Gamberoni
 Stéphano Silvia Regazzo
 Gertrude Nadiya Petrenko
 Roméo Jean-François Borras
 Tybalt Carlos Natale
 Benvolio Marco Voleri
 Mercutio Mihail Dogotari
 Frère Laurent Abramo Rosalen
 Paris Francesco Musinu
 Capulet Park Taihwan
 Le Duc de Vérone Carlo Di Cristoforo
 
 direttore Michail Balke
 regia e scene Andrea Cigni
 costumi Massimo Poli
 Light designer Fiammetta Baldiserri
 Maestro del coro Antonio Greco
 Coro Circuito Lirico Lombardo
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 
 Allestimento di Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro 
      Sociale di Rovigo, Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento
 
 Nuovo allestimento
 Opera rappresentata in lingua originale
 Sovratitoli in italiano
 
 Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di 
      Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.
 
 
  
    | NOTE A CURA DI MARIA TERESA DELLABORRA 
    Nel 1865 durante un soggiorno a Saint Raphäel, nel sud della Francia, Gounod 
    riprese il libretto di Roméo et Juliette del quale era rimasto già colpito 
    qualche tempo prima durante un viaggio in Italia, e nel giro di pochi mesi 
    lo completò. Riuscì tuttavia a farlo rappresentare solo due anni dopo al 
    Théâtre Lyrique Impérial du Châtelet di Parigi e, malgrado qualche critica, 
    conseguì il primo, vero successo incontrastato. Dopo quella data riprese 
    ripetutamente la partitura per modificarne alcune sezioni e nel 1888 ne 
    approntò una nuova versione, introducendo il balletto del corteo nuziale e 
    l'epitalamio nella scena del matrimonio. Di solito in tale veste l’opera 
    viene attualmente rappresentata. 
     La storia shakespeariana, che aveva già affascinato 
    Bellini e Vaccaj, fu adattata piuttosto fedelmente alle scene francesi dai 
    due librettisti Barbier e Carré (che per Gounod avevano già steso il 
    libretto di Faust) che decisero di includere una «ouverture prologue avec 
    choeur», una parte simbolica per Paris e un assolo (ballade) alla Queen Mab 
    per Mercuzio, dando vita per la prima volta a una tragedie lyrique simile, 
    pur rigorosamente rispettosa della tradizione, in cinque atti e interamente 
    cantata. 
     Tuttavia, concentrando l’attenzione sugli amanti negli 
    atti II, IV e V e accelerando la successione degli eventi, il testo non 
    permette di cogliere a fondo alcuni passaggi cruciali della storia. Quando, 
    ad esempio, verso la fine, Romeo arriva alla cripta dei Capuleti, non si 
    comprende come e perché; parimenti si ignora che le due famiglie rivali si 
    sono riconciliate; il momento dell’assunzione della pozione da parte di 
    Juliette o del veleno da parte di Roméo non riproduce lo stesso clima 
    tensivo di Shakespeare, eppure la musica riesce a superare queste 
    incongruenze e a rendere comunque logico e comprensibile lo stato d’animo 
    dei protagonisti. 
     Da un punto di vista formale l’opera è strutturata in 
    modo ortodosso: momenti solistici ben congeniati (valga per tutti il caso 
    della celeberrima ariette di Juliette «Je veux vivre» che ha fatto la 
    fortuna di molte cantanti) e ampi finali d’atto concertati; audace invece è 
    l’ambiente armonico, che riserva affascinanti sorprese soprattutto negli 
    idilli amorosi, come pure il richiamo di intere sezioni musicali, che 
    aiutano a comprendere collegamenti sottili, talora nascosti, tra i vari 
    personaggi. Ad esempio la cavatina di Romeo del II atto rimanda direttamente 
    alla scena del balcone, sapientemente costruita come una serie di dialoghi e 
    di piccoli assoli che culminano in due strofe ripetute ed eseguite insieme 
    dagli amanti, che si scambiano i loro addii attraverso una successione 
    liberamente articolata, conclusa dal solitario commiato di Romeo. 
     Anche nel V atto molti brani cantati da Roméo e Juliette 
    appaiono reminiscenze musicali o sono accomunati da ricordi simili: «Sois 
    beni» era presente nel III atto; «Non, ce n’est pas le jour», si è ascoltato 
    nel IV atto come anche il tema del bacio che segue il precedente. Il tema 
    degli «Anges du ciel», che inizia e conclude la scena I dell’atto IV, è 
    invece una trasformazione di «Le sommeil de Juliette» all’inizio dell’atto 
    V. Parimenti la scena della morte è un collage di ricordi assemblati con 
    coerenza e perizia e si concretizza senza ampollosità e le consuete 
    prolissità del genere operistico. 
     Probabilmente risiede in questo aspetto la novità più 
    importante dell’opera di Gounod: l’aver trovato il registro emotivo intimo 
    per presentare in modo diretto, semplice, toccante, emozionante la storia 
    dei due innamorati che, secondo Jules Massenet, danno costantemente 
    l’impressione di cantare solo per se stessi, a tal punto che il pubblico, 
    ascoltandoli, è tentato di ritenersi indiscreto, temendo di sorprendere 
    un’effusione lirica che non lo riguardi. 
     È quasi intenerito dal lirismo inalterato, dalle delicate 
    sfumature dell’orchestra, dalla sapiente scrittura armonica che forse, come 
    ha sintetizzato il critico-compositore Alfred Bruneau, Gounod riesce a 
    creare fondendo il suo linguaggio leggero con la «pura semplicità di Mozart» 
    e la «poesia tormentata di Schumann». L’appropriazione delle idee di diversi 
    autori - dai due appena citati, ma più ancora da Meyerbeer e da Wagner - 
    genera un prodotto nuovo che ha la forza di contrapporsi – anzi ne sembra 
    quasi la risposta – al wagnerismo dirompente sulla scena francese e afferma 
    con forza la necessità che l’opera dell’artista non necessariamente sia una 
    rappresentazione della realtà, ma sia bella e fecondata da intuizioni che il 
    compositore sente sempre più proprie, auspicabilmente in linea con le 
    opinioni del pubblico. |    |  
      | Martedì 24 gennaio 2012, ore 21.00 (turno 
      A) Mercoledì 25 gennaio 2012, ore 21.00 (turno B)
 Giovedì 26 gennaio 2012, ore 21.00 (turno C)
 ART
 di Yasmina Reza
 regia Giampiero Solari
 scene e costumi Gianni Carluccio
 con
 Alessandro Haber,
 Alessio Boni,
 Gigio Alberti
 Nuovo Teatro di Marco Balsamo
 
       
  
    | Questa commedia provocatoria, scritta nel 1994, sul tema 
    dell’arte contemporanea, Reza agisce di fondo su un tema poco esplorato ma 
    egualmente interessante, l’amicizia maschile, che spesso viene presa in 
    considerazione nei suoi aspetti più superficiali iscrivibili alla semplice 
    goliardia. L’autrice invece osa di più, si spinge oltre, sbirciando nella 
    relazione tra vecchi amici, uomini adulti con una vita alle spalle e tante 
    incertezze nel futuro. Serge acquista un quadro d’arte contemporanea, 
    totalmente bianco. E’ un dermatologo che vive un momento cruciale della 
    propria esistenza, ha all’attivo tre figli ed un divorzio. Vuole entrare 
    nell’ambiente dei “collezionisti d’arte”, e lo fa accaparrandosi, dopo mesi 
    di corteggiamento, un quadro bianco costosissimo, una nuova “conquista” con 
    cui vantarsi davanti agli amici di sempre, ponendosi così, nei loro 
    confronti, su di un piano differente, che rompe gli equilibri di uguaglianza 
    tra pari. Trascura gli affetti per raggiungere una posizione, per dare forza 
    a se stesso, per produrre un cambiamento di prospettiva. Dalla parte opposta 
    c’è Marc, ingegnere aeronautico, pronto a sbatter in faccia la cruda verità 
    al mondo, controcorrente e provocatore, contrario alle mode, “contro” a 
    prescindere. Quando l’amico Serge lo delude con l’acquisto spropositato, gli 
    crolla il mondo addosso. In mezzo a loro c’è Yvan, rappresentante per 
    lavoro, tanto paziente quanto irascibile, votato alla mediazione, paciere e 
    punto di equilibrio del gruppo. Si adatta alla propria vita senza fare delle 
    scelte, le sue relazioni sono “un porto sicuro”, la sua sconfinata bontà lo 
    spinge anche alla commozione. Un quadro bianco è dunque il pretesto per 
    innescare un meccanismo di rapporti sull’amicizia. Lo scontro tra i tre 
    diventa feroce, e non si può tornare indietro: si svelano piccole meschinità 
    ed egoismi ora non più celati. Spiccano i dialoghi vivaci e la limpidezza 
    cristallina nel delineare i risvolti psicologici dei personaggi, conditi con 
    una serie di paradossi che rendono il testo divertente, ironico e dal ritmo 
    incalzante. Giampiero Solari mette in scena un terzetto di attori 
    affiatatissimi, Alessio Boni (Serge) personaggio compassato e snob, Gigio 
    Alberti nella parte di Marc al quale dona cinismo e moralismo, Alessandro 
    Haber (Yvan) dai tempi comici perfetti, e la sua regia fa risaltare le 
    diversità dei tre caratteri in conflitto, entro uno spazio neutro con 
    pannelli scorrevoli che segnano i vari ambienti. |    |  
      | Sabato 28 gennaio 2012, ore 21.00 Domenica 29 gennaio 2012, ore 15.30 (Teatro per noi)
 CAN CAN
 Compagnia Corrado Abbati
 musiche Cole Porter
 prima edizione originale in italiano
 adattamento e regia Corrado Abbati
 scene Stefano Maccarini
 costumi Artemio Cabassi
 coreografie Giada Bardelli
 direzione musicale Marco Fiorini
 
       
 
  
    | Un classico del musical ideato da Cole Porter, genio 
    indiscusso della musica jazz, amato per l’eleganza e la sua originale 
    creatività. Dopo un burrascoso inizio a Broadway nel 1916 con See American 
    first, il compositore si impone nel 1928 con Paris, primo di una lunga serie 
    di spettacoli che annoverano titoli come Anything Goes (1934), Jubilee 
    (1935, Du Barry Was a Lady (1939), Panama Hattie (1942), Kiss Me, Kate 
    (1948), fino a Can Can (1954), col famoso motivo I Love Paris, e che rimase 
    in scena ininterrottamente a Broadway per cinque anni. Proprio Can can 
    diventa film nel 1960 con la regia di Walter Lang e attori già presenti nel 
    firmamento delle stelle di celluloide, Frank Sinatra, Shirley MacLaine, 
    Maurice Chevalier e Luis Jourdan. Parigi 1896. Il can can è considerato 
    peccaminoso e quindi illegale. Nel locale parigino a Montmartre di proprietà 
    dell’affascinante Simone, va comunque in scena regolarmente. La donna è 
    infatti protetta dal suo avvocato e amante che, elargendo del denaro alle 
    forze dell’ordine, garantisce una protezione allo spettacolo proibito. 
    Arriva in città un giudice, giovane e intraprendente, che, essendo a 
    conoscenza del fatto, è determinato a far chiudere il tabarin. L’imprevisto 
    è dietro l’angolo: l’uomo si innamora perdutamente di Simone. Da qui la 
    vicenda, tra equivoci e incontri inaspettati, volge al lieto fine. La 
    maestria scenica di Corrado Abbati ci restituisce uno spettacolo gioioso, 
    che accende la voglia di cantare e ballare le canzoni di Cole Porter, già 
    presenti nella memoria di molti, come l’evergreen Night and day. Questa è la 
    prima edizione in Italia che fa riferimento all’originale musical americano 
    e, a differenza del film che predilige la commedia, ci riporta in primo 
    piano il canto, la danza e la bellissima musica, creando un ritmo 
    indiavolato e trascinante, proprio come l’essenza del “can can” che tanto 
    successo ha avuto nel varieté d’altri tempi.  |    |  
      | Lunedì 30 gennaio 2012, ore 21.00 I VIRTUOSI DI 
      PRAGA
 Alfonso Scarano, direttore
 Nikolay Madoyev, violino solista
 Programma
 W.A. Mozart Sinfonia n.38 in re maggiore K. 504 "Praga"
 L. van Beethoven Concerto in re magg. per violino e orchestra op.61
 A. Dvorak Ceska Suita (“Suite Ceca) in re magg. op.39
 
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      | Martedì 31 gennaio 2012, ore 21.00 (turno 
      A) Mercoledì 1 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
 Giovedì 2 febbraio 2012, ore 21.00 (turno C)
 IL RACCONTO 
      D’INVERNO
 Teatridithalia
 di William Shakespeare
 regia, traduzione, scene, costumi Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
 luci Nando Frigerio
 suono Giuseppe Marzoli
 con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Elena Russo Arman,
 Cristina Crippa, 
      Corinna Agustoni, Luca Toracica
 
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      | Sabato 4 febbraio 2012, ore 21.00 ANTONIO ALBANESE
 Personaggi
 testi Michele Serra, Antonio Albanese
 collaborazione ai testi Piero Guerriera, Enzo Santin, Giampiero Solari
 regia Giampiero Solari
 
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      | Lunedì 6 febbraio 2012, ore 21.00 ERETICI E CORSARI
 Teatro dell’Archivolto e Fondazione Giorgio Gaber
 da Giorgio Gaber, Sandro Luporini, Pier Paolo Pasolini
 regia Giorgio Gallione
 con Neri Marcorè e Claudio Gioè
 
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      | Martedì 14 febbraio 2012, ore 21.00 (turno 
      A) Mercoledì 15 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
 Giovedì 16 febbraio 2012, ore 21.00 (turno C)
 LE BUGIE CON LE 
      GAMBE LUNGHE
 di Eduardo De Filippo
 regia Luca De Filippo
 scene Gianmaurizio Fercioni
 costumi Silvia Polidori
 luci Stefano Stacchini
 con Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi
 
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      | Venerdì 17 febbraio 2012, ore 21.00 I POMERIGGI 
      MUSICALI DI MILANO
 Diego Fasolis, direttore
 Maurizio Salerno e Maurizio Croci, clavicembalo
 Programma
 C. Galante, concerto per due clavicembali e orchestra
 J. S. Bach, concerto per due clavicembali e orchestra in Do maggiore
 W. A.Mozart, serenata k203
 
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      | Martedì 21 febbraio 2012, ore 21.00 COMPAGNIA ANTONIO 
      GADES
 BODAS DE SANGRE
 Balletto in sei scene ispirato al dramma di Federico García Lorca
 SUITE FLAMENCA
 coreografia Antonio Gades
 
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      | Mercoledì 22 febbraio 2012, ore 21 GIOBBE COVATTA - ENZO IACCHETTI
 Niente progetti per il 
      futuro
 La contemporanea
 Scritto e diretto da Francesco Brandi
 Scene e costumi Nicolas Bovey
 Musiche Cesare Picco
 Light Designer Christian Zucaro
 
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      | Venerdì 24 febbraio 2012, ore 21.00 DUE VECCHIETTE 
      DIRETTE A NORD
 di Pierre Notte
 traduzione Anna D’Elia
 suono Alessandro Saviozzi
 scenotecnica e luci Giovanni Marocco
 basi musicali Guido Sodo
 con Angela Malfitano, Francesca Mazza
 Tra un atto e l’altro
 
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      | Lunedì 27 febbraio 2012, ore 21.00 LEONIDAS KAVAKOS
 Enrico Pace, pianoforte
 Programma
 L. v. Beethoven, Sonata op.12 n.2; Sonata op. 12 n.3, Sonata op.96
 
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      | Martedì 28 febbraio 2012, ore 21.00 (turno 
      A) Mercoledì 29 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
 Giovedì 1 marzo 2012, ore 21.00 (turno C)
 IL MALATO 
      IMMAGINARIO
 di Molière
 traduzione Angelo Dallagiacoma
 regia Marco Bernardi
 scene Gisbert Jaekel
 costumi Roberto Banci
 luci Giovancosimo De Vittorio
 con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani, Carlo Simoni
 
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      | Martedì 6 marzo 2012, ore 21.00 MOLIERE, A SUA 
      INSAPUTA
 Agidi
 da Molière
 uno spettacolo di Leo Muscato
 con Paolo Hendel
 
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      | Venerdì 9 marzo 2012, ore 21.00 (turno A) Sabato 10 marzo 2012, ore 21.00 (turno B)
 Domenica 11 marzo 2012, ore 21.00 (turno C)
 DUE DI NOI
 di Michael Frayn
 regia Leo Muscato
 con Lunetta Savino, Emilio Solfrizzi
 ErreTiTeatro30 – LeArt’
 
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      | Mercoledì 14 marzo 2012, ore 21.00 I VIRTUOSI ITALIANI CON URI CAINE
 Primo violino concertatore Alberto Martini
 Uri Caine, 
      pianoforte
 Programma "JAZZ LIGHTNING"
 Johann Sebastian Bach - U.Caine: Concerto in fa minore BWV 1056 per pianof. 
      ed archi
 U.Caine: Tre movimenti per pianoforte ed orchestra d'archi
 U.Caine: "Summer Lightning" per pianoforte ed orchestra d'archi
 Johannes Brahms - U.Caine: Variazioni per pianoforte
 ed orchestra d'archi 
      su tema di Händel
 
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      | Venerdì 16 marzo 2012, ore 21.00 IL PAESE DEI 
      CAMPANELLI
 Compagnia Corrado Abbati
 di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato
 regia Corrado Abbati
 scene Sergio D’Osmo
 costumi Artemio Cabassi
 coreografie Stefania Brianzi
 direzione musicale Marco Fiorini - Roger Catino
 
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      | Sabato 17 marzo 2012, ore 21.00 ORLANDO FURIOSO
 Nuovo Teatro
 di Ludovico Ariosto
 adattamento e regia Marco Baliani
 scene Bruno Buonincontri
 con Stefano Accorsi
 
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      | Martedì 20 marzo 2012, ore 21.00 ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA
 Viktoria Mullova, 
      violino
 Programma
 L. v. Beethoven - Concerto per violino
 W. A. Mozart - Jupiter
 
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      | Giovedì 22 marzo 2012, ore 21.00 BALLETTO 
      DELL’OPERA DI RIGA
 SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
 musica Felix Mendelssohn-Bartholdy
 coreografia Youri Vàmos
 
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      | Domenica 25 marzo 2012, ore 21.00 TERESA MANNINO
 Terrybilmente divagante
 regia Marco Rampolli
 Bananas
 
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      | Martedì 27 marzo 2012, ore 21.00 MOMENTI DI 
      TRASCURABILE FELICITA’
 di Francesco Piccolo
 regia Valerio Aprea
 disegno luci Luca Barbati
 montaggio video Flavia Amato e Valerio Aprea
 
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      | Venerdì 30 marzo 2012, ore 21.00 (turno A) Sabato 31 marzo 2012, ore 21.00 (turno B)
 Domenica 1 aprile 2012, ore 21.00 (turno C)
 UN TRAM CHE SI 
      CHIAMA DESIDERIO
 di Tennessee Williams
 traduzione Masolino D’Amico
 regia Antonio Latella
 scene Annelisa Zaccheria
 costumi Fabio Sonnino
 con Laura Marinoni e Vinicio Marchioni
 Teatro Stabile di Catania, Emilia Romagna Teatro Fondazione
 
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      | Martedì 3 aprile 2012, ore 21.00 THE HISTORY BOYS
 Teatridithalia
 di Alan Bennett
 traduzione Salvatore Cabras, Maggie Rose
 regia Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
 luci Nando Frigerio
 con Elio De Capitani, Ida Marinelli, Gabriele Calindri
 
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      | Sabato 14 aprile 2012, ore 21.00 FLAVIO OREGLIO
 Sulle spalle dei 
      giganti
 Le radici pagane dell’Europa
 Just in Time srl
 
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      | Lunedì 16 aprile 2012, ore 21.00 WIENER 
      KAMMERENSEMBLE
 Programma
 Musiche di F. Shubert, J.Strauss
 
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      | Mercoledì 18 aprile 2012, ore 21.00 RUDRA BÉJART 
      LAUSANNE
 Direttore artistico Michel Gascard
 
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      | Martedì 8 maggio 2012, ore 21.00 COMPAGNIA EIFMAN 
      BALLET THEATRE di San Pietroburgo
 RED GISELLE
 Balletto in due atti – In tributo a Olga Spessivtseva
 musiche Adolphe Adam, Petr Il’ic Cajkovskij, Alfred Schnittke, Georges 
      Bizet
 coreografia Boris Eiman
 scene e costumi Vjaceslav Okunev
 luci Boris Eifman
 
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      | Mercoledì 2 maggio 2012, ore 21.00 I POMERIGGI 
      MUSICALI DI MILANO
 Daniele Rustioni, direttore
 Sonig Tchakerian e Davide De Ascaniis, violino
 Programma
 W. A. Mozart Concerto per violino e orchestra K 216
 W. A.Mozart Concertone per due violini e orchestra K 190
 F. J. Haydn Sinfonia n. 104
 
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      | TEATRO ALLA SCALA DI MILANOEsclusivamente per gli abbonati alla Stagione Lirica vendita biglietti dal 
      3 novembre per lo spettacolo
 Don Giovanni di Mozart dell’ 8 gennaio 2012, alle ore 15.00
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        Calendario di biglietteria 2011/2012
 STAGIONE LIRICA
 dal 12 settembre al 17 settembre
 Prelazione abbonamenti Lirica (turni A e B)
 dal 20 settembre all’ 1 ottobre
 Vendita nuovi abbonamenti Lirica (turni A e B)
 dal 10 ottobre
 Vendita biglietti per tutte le opere
 dall’ 11 ottobre
 Vendita abbonamenti Card Lirica
 L'abbonato Card Lirica può scegliere spettacoli e posti per tutte le 
        opere a partire dal giorno successivo all'inizio della vendita dei 
        biglietti. L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti 
        disponibili.
 dal 3 novembre
 Esclusivamente per gli abbonati della Stagione Lirica
 Vendita biglietti per il Teatro alla Scala di Milano:
 "Don Giovanni" di Wolfgang Amadeus Mozart (8 gennaio 2012, h 15:00)
 
 STAGIONE TEATRALE
 dal 12 settembre al 24 settembre
 Prelazione Prosa (turni A-B-C), Danza, Altri Percorsi, Musica e I 
        Pomeriggi Musicali
 dal 29 settembre all’ 8 ottobre
 Vendita nuovi abbonamenti Prosa (turni A-B-C), Musica e I Pomeriggi 
        Musicali
 dal 29 settembre al 22 ottobre
 Vendita nuovi abbonamenti Danza e Altri Percorsi
 dal 17 ottobre
 Vendita biglietti per tutti gli spettacoli di Prosa, Musica e I 
        Pomeriggi Musicali
 dal 18 ottobre
 Vendita abbonamenti Card Teatro
 L'abbonato Card Teatro può scegliere spettacoli e posti per tutte le 
        rappresentazioni di Prosa e Musica (sono esclusi i concerti de I 
        Pomeriggi Musicali di Milano) a partire dal giorno successivo all'inizio 
        della vendita dei biglietti. L'attribuzione delle poltrone è vincolata 
        ai posti disponibili.
 dal 7 novembre
 Vendita biglietti per tutti gli spettacoli di Danza, Altri Percorsi e 
        Operetta
 dall’ 8 novembre
 L'abbonato Card Teatro può utilizzare il proprio abbonamento per tutti 
        gli spettacoli di Danza, Altri Percorsi e Operetta a partire dal giorno 
        successivo all'inizio della vendita dei biglietti.
 L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.
 dal 14 novembre
 Vendita biglietti per San Silvestro 2011 e Capodanno 2012
 
 IL TEATRO CHE RIDE
 dal 3 ottobre al 22 ottobre
 Vendita abbonamenti "Il Teatro che ride"
 dal 7 novembre
 Vendita biglietti per tutti gli spettacoli
 dall’ 8 novembre
 L'abbonato Card Teatro può utilizzare il proprio abbonamento per tutti 
        gli spettacoli de “Il teatro che ride” a partire dal giorno successivo 
        all'inizio della vendita dei biglietti.
 L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.
 
 ORARI BIGLIETTERIA
 
 Giorni e Orari di apertura:
 - dal lunedì al sabato
 - dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 19:00
 - La biglietteria apre anche un'ora prima di ogni spettacolo per la 
        vendita dei biglietti relativi allo spettacolo stesso.
 
 Aperture straordinarie (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 
        19:00):
 - dal 12 settembre al 3 ottobre
 - lunedì 17 ottobre
 - lunedì 7 novembre
 Chiusure straordinarie:
 - lunedì 19 settembre
 - lunedì 26 settembre
 - martedì 27 settembre
 - mercoledì 28 settembre
 www.teatrofraschini.org
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