Le notizie di Cultura e Spettacolo a cura di Mario Mainino su Vigevano net

 
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Teatro Fraschini di Pavia
Stagione 2011/201
2

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2001/02
2000/01


La conferenza stampa di presentazione della stagione al pubblico
si terrà mercoledì 8 settembre alle ore 21 al Teatro Fraschini.

ACQUISTO ON LINE
www.teatrofraschini.org
Call center Vivaticket by Charta 899.666.805
Call center 89.24.24 Pronto PagineGialle

I biglietti sono in vendita al Teatro Fraschini
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato).
Telefono: 0382/371214

Giovedì 8 settembre 2011 al Teatro Fraschini si è tenuta la serata di presentazione al pubblico della Stagione 2011-2012 che era stata presentata al mattino alla Stampa. La sala del teatro si è lentamente riempita dei molti appassionati che attendono ogni anno di conoscere le nuove posposte e che non vengono mai delusi, come anche quest'anno con tanti e fitti spettacoli per ogni genere musicale e teatrale. Spettacoli tanto fitti da coprire intere settimane senza interruzioni.

Una stagione che sarà dedicata al ricordo di un giornalista scomparso recentemente, Franco Cornara (nella foto), che ha sempre seguito il mondo della cultura con passione e profonda conoscenza.


Nato a Pavia nel 1947 e ivi deceduto nel maggio 2011, Francesco Cornara si è laureato in Giurisprudenza nell’anno accademico 1971/1972 presso l'Università di Pavia discutendo la tesi “Problemi processuali penali in tema di diritto cinematografico”.
Già nel 1968 aveva iniziato la collaborazione come pubblicista nel 1968 con “Il Giornale di Pavia” e con “Il Ticino”, rivelando fin d’allora nei suoi scritti l'intensa passione per le arti dello spettacolo che ha poi coltivato costantemente.
Negli ultimi trent'anni ha collaborato assiduamente e fino all’ultimo con il quotidiano “La Provincia Pavese”.
Intensa è stata anche la collaborazione con il Teatro Fraschini di Pavia per la redazione dei programmi di sala in tema di danza e prosa.
Ha curato inoltre numerose rassegne cinematografiche promosse dall’Assessorato alla cultura sia del Comune che della Provincia di Pavia e ha insegnato per qualche anno Storia della danza all’Università della Terza età.
Come si è espresso “La Provincia Pavese” in un commosso ricordo a lui dedicato all’indomani della sua prematura scomparsa, il suo è stato “un richiamo fatto di incanto del teatro, di fascino del cinema, della bellezza della danza, dell’emozione di una musica”.
La moglie Raffaela Andreatta, di origini trentine, e la figlia Stefania hanno voluto donare le pubblicazioni della sua biblioteca personale alla Biblioteca comunale di Trento, le cui collezioni si sono così ulteriormente e significativamente arricchite in questi settori.


La parte dedicata alla Lirica in collaborazione con il Circuito Lirico Lombardo presenta RIGOLETTO di G.Verdi il 13 e 15/10, I PURITANI di V.Bellini il 28 e 30/10, IL BARBIERE DI SIVIGLIA di G.Rossini il 24 e 26/11, IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE di Nino Rota il 9 e 10/12 e ROMÉO ET JULIETTE di C.Gounod il 20 e 22/01. Titoli famosi e altri al margine del repertorio ma di grande bellezza come I Puritani poco rappresentato in quanto richiede artisti di altissimo livello o Cappello di Paglia che è in omaggio al centenario della nascita di N.Rota. L’allestimento prodotto a Pavia sarà il Barbiere che “promette di essere innovativo”.
La stagione di prosa vuole essere “leggera ma facendo riflettere”; vi troveremo diversi nomi importanti della scena contemporanea Silvio Orlando in IL NIPOTE DI RAMEAU (21 e 33/10), Marco Paolini in ITIS GALILEO (13,14,15/01), Luca De Filippo in LE BUGIE CON LE GAMBE LUNGHE di Eduardo De Filippo (14,15,16/02), Paolo Bonacelli in IL MALATO IMMAGINARIO di Molière (28,19/02,1/03), Laura Marinoni in UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (30,31/03 e 1/04); RACCONTO D’INVERNO di Shakespeare con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani (31/01 1,2/02). Michael Frayn, autore di Rumori fuori scena con DUE DI NOI (9,10,11/03) accanto a testi che faranno riflettere come MIA FIGLIA VUOLE PORTARE IL VELO di Sabina Negri e ART di Yasmina Reza, PER NON MORIRE DI MAFIA di Pietro Grasso.
Troveremo l’affascinante Stefano Accorsi il 17/03 con una originale versione di ORLANDO FURIOSO.
Lo spettacolo di capodanno sarà ALADIN il musical, protagonisti Flavio Montrucchio e Stefano Masciarelli 31/12 e 1/01.
La danza vedrà la presenza del BALLETTO NAZIONALE DELLA GEORGIA “SUKHISHVILI” 15/12; ANTONIO GADES 21/02; BALLETTO DELL’OPERA DI RIGA 22/03; RUDRA BÉJART LAUSANNE 18/04 e EIFMAN BALLET THEATRE di San Pietroburgo 8/05.
Niente più convenzione con Vigevano per la Musica Sinfonica ma per chi autonomamente ci vorrebbe fare un salto al Fraschini sono in arrivo ORCHESTRE DES CHAMPS-ELYSEES con Philippe Herreweghe 24/10; SOWETO GOSPEL CHOIR 14/12; SOLISTI DI PAVIA 21/12; VIRTUOSI DI PRAGA 30/01; POMERIGGI MUSICALI 17/02 e 2/05; URI CAINE 14/03; VIKTORIA MULLOVA 20/03 e WIENER KAMMER ENSEMBLE 16/04.
Il progetto giovani della Scuola del Teatro si concretizza con RISVEGLIO DI PRIMAVERA di Frank Wedekind in scena il 10/01.
Calendario di vendita on line sul sito del www.teatrofraschini.org a partire dal 10/10 per nuovi abbonamenti, prezzi invariati.

 

 

Venerdì 23 settembre 2011, ore 21.00
GLI OTTONI DELL’ENSEMBLE DEMETRIO
Direttore Maurizio Schiavo
L’ensemble di fiati ripropone le arie celebri tratte dalle cinque opere in cartellone quest’anno al Teatro Fraschini.

FAI IL PIENO DI CULTURA
Domenica 25 settembre 2011, ore 21.00
SENTIERI SELVAGGI
GRANDE SUITE dall'opera "Garibaldi en Sicile",
per ensemble e voce recitante
in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia
testi di Marcello Panni da Luigi Mercantini, Victor Hugo, Georges Sand, Alexandre Dumas
padre, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi.
Ensemble Sentieri selvaggi
Carlo Boccadoro direzione
voce recitante Elio De Capitani
Programma :
Aux Armes!
Chanson d'adieu
Ricercare nocturne
Fanfare
Couplets entrecoupés
Ode à la Liberté
Marche des Chemises Rouges

Giovedì 13 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno A)
Sabato 15 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno B)
RIGOLETTO
Opera in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Prima rappresentazione Venezia, Teatro La Fenice, 11 marzo 1851

Personaggi ed interpreti
Duca di Mantova Piero Pretti
Rigoletto Ivan Inverardi
Gilda Irina Dubrovskaya
Sparafucile Eugeniy Stanimirov Iossifov
Maddalena Alessandra Palomba
Giovanna Veronica Senserini
Il Conte di Monterone Pasquale Amato
Marullo Mirko Quarello
Matteo Borsa Saverio Pugliese
Il Conte di Ceprano Marian Reste
La Contessa di Ceprano Miriam Artiaco
Paggio Bianca Tognocchi
direttore Marco Guidarini
regia Massimo Gasparon
scene, costumi e light designer Massimo Gasparon
Maestro del coro Antonio Greco
Coro Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Nuovo allestimento
Opera rappresentata con sovratitoli



Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co. Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro dell’Aquila di Fermo

 

Con il primo titolo della Stagione lirica si apre, giovedì 13 ottobre, replica sabato 15 ore 20.30, il cartellone del Teatro Fraschini di Pavia ed il titolo scelto è una delle opere più popolari di G.Verdi “Rigoletto”. Giunto a popolarità ancora maggiore vista le recente impresa realizzata girandolo “nelle ore e nei luoghi” con un Rigoletto come Placido Domingo in un ruolo baritonale e trasmesso in tutto il mondo via etere. Ma se vogliano entrare un po’ più in contatto con le verità dello spettacolo lirico ce lo dobbiamo vedere ed ascoltare in teatro dove dal vivo si possono cogliere tutte le sfumature di una orchestrazione che Verdi sfoggia in quest’opera, con effetti sonori di per se scenografici come l’orchestra in retropalco per il primo atto o con l’incredibile idea di affidare alle voci del coro la creazione dell’effetto della tempesta nell’ultimo atto. Storia di potere e licenziosità, sembra amaramente ricordare i nostri giorni. Il potente Duca di Mantova si porta a letto figlie e mogli dei suoi cortigiani, con assoluto disprezzo di queste e non pago sfoga nottetempo i suoi pruriti sessuali con le prostitute. Ma attenzione siamo a metà ‘800 quando Verdi musica questa storia. “Questa o quella per me pari sono”, “Caro nome”, “Cortigiani vil razza dannata”, “Parmi vedere le lacrime” e “Si vendetta” o “La donna è mobile” sono alcune delle sue arie più famose.

NOTE A CURA DI MARIATERESA DELLABORRA

Affascinato dal soggetto di Le roi s’amuse di Victor Hugo, fulminato quasi dal carattere del protagonista Triboulet, Verdi nel 1850 intrattenne sull’argomento una fitta corrispondenza col librettista di fiducia Piave, esaltando i pregi di questo titolo che, grazie al «soggetto grande, immenso» si sarebbe imposto, secondo la sua opinione, come una delle più grandi creazioni del teatro di tutti i paesi e le epoche. Il suo entusiasmo fu però mitigato dalla censura di Venezia, piazza alla quale l’opera era predestinata, che intervenne drasticamente e proibì per «ributtante immoralità e oscena trivialità» la storia del brutto e gobbo Triboletto e della sua maledizione. Piave si fece carico di trattare con la Polizia e, dopo una laboriosa trattativa, riuscì a strapparne il consenso, promettendo di «variare luogo ed epoca all’azione», ma conservando al libretto «le tinte e i caratteri originali». E così si riuscì a siglare l’accordo «per l’infernale Rigoletto» e Verdi si mise al lavoro chiedendo a Piave continue modifiche di versi e riservandosi di strumentare la partitura solo negli ultimi giorni prima del debutto.

Dalla corte francese di Francesco I, la vicenda si ambientò a Mantova, dove un non meglio precisato duca spadroneggiava, ma la figura chiave del gobbo buffone rimase. E su questi il musicista si concentrò, esaltato dalla dualità del ruolo, in cui deformità e volgarità esteriore contrastavano con passioni delicate e animo sensibile. Il risultato musicale fu di estrema novità da un lato grazie al valore programmatico dei preludi strumentali in grado di suggerire una situazione drammatica senza definirla e agli effetti inediti creati dall’orchestra interna, dall’altro attraverso le figure di Rigoletto, del duca e di Gilda. Rigoletto non è un oppresso o un umiliato, ma un infelice e un frustrato. Musicalmente manifesta tali stati d’animo forzando i limiti delle forme tradizionali e intonando quasi in modo recitato alcuni passaggi fortemente drammatici nei quali si innestano parentesi emotive di intenso abbandono sentimentale.
La personalità del duca è quasi equivoca: il suo fascino consiste soprattutto nell’estraneità che riesce a mantenere durante l’evolversi della storia. È coerente con se stesso, è impermeabile alla commozione, anche nei momenti che sembrerebbero più intensi pateticamente. Gilda rimane dietro le quinte per tutta l’opera, mantenendo un atteggiamento un po’ infantile e insicuro, finché nel terzo atto prende l’iniziativa e si rende responsabile della tragedia. La sua vocalità di soprano leggero dapprima appare un poco leziosa e solo alla fine, nel quartetto del terzo atto, si definisce e si precisa in uno specifico carattere. Gli altri personaggi vivono in funzione dei tre principali da Sparafucile, a Maddalena a Monterone.

La rappresentazione veneziana (l’11 marzo 1851) fu accolta da un successo irrefrenabile che ebbe conferma nella ripresa scaligera del gennaio 1853. Non soltanto il pubblico, ma anche la critica fu concorde nell’evidenziare la novità dell’opera legata sia alla stranezza del soggetto (il grottesco come fonte di bellezza) sia alla modernità della musica, dello stile e della stessa forma dei pezzi. Si parlò di uno stupendo lavoro di strumentazione - «quell’orchestra ti parla, ti piange, ti trasforma la passione» - e si comprese come lo stile di canto si discostasse da quello usato sino a quel momento perché mancava dei grandiosi pezzi d’assieme, fatta eccezione per il quartetto dell’ultimo atto, vertice di realismo drammatico. Lo stesso Victor Hugo, in generale ostile a Rigoletto, ne rimase profondamente colpito e affermò che se gli fosse stato possibile esprimere i vari sentimenti dei singoli personaggi con la stessa simultaneità concessa alla musica, sarebbe stato anch’egli capace di produrre un simile passo di alta drammaticità. In realtà Verdi oltre alla concomitanza di sentimenti, riesce a manifestare qui con assoluta precisione l’attimo in cui nella coscienza si accavallano sensazioni, turbamenti e conflitti di sentimenti e ricordi.
Con Rigoletto il compositore bussetano concluse il primo periodo compositivo, coincidente con i terribili «anni di galera», e avviò una seconda fase stilistica creando autentici «drammi per musica» pur mantenendo ancora strutture tradizionali e conservando il carattere del melodramma nazionale fondato sulla vocalità.

 

 

Venerdì 21 ottobre 2011, ore 21.00 (turno A)
Sabato 22 ottobre 2011, ore 21.00 (turno B)
Domenica 23 ottobre 2011, ore 16.00 (turno C)
IL NIPOTE DI RAMEAU
Teatro Eliseo
di Denis Diderot
adattamento Silvio Orlando
regia Silvio Orlando
con Silvio Orlando, Giacomo Piperno, Marialaura Rondanini
 

La conversazione di Denis Diderot fu scritta a cavallo tra il 1761 e il 1777, ma vide le stampe solo molto tempo dopo, nel 1823. A nulla era valso che Goethe ne avesse fatto traduzione nel 1805 quando l’opera era ancora un manoscritto inedito: Diderot fu considerato uno spirito ribelle e molto del suo operato letterario fu reso pubblico molto tempo dopo la sua morte. A lungo infatti la traduzione tedesca fu il punto di riferimento per le altre edizioni, finché venne alla luce un manoscritto originale (1891). Denis Diderot, filosofo francese, critico d’arte dell’epoca dei lumi, classe 1713, come “pensatore libero”, scrisse molte opere, alcune delle quali gli causarono non pochi problemi con la giustizia, e fu addirittura costretto a scontare alcuni mesi di prigione. Insieme a Jean le Rond d’Alambert si dedicò alla compilazione dell’Encyclopédie, anch’essa messa sotto processo e vietata. Scrisse tre commedie (E’ buono? E’ cattivo? Il figlio naturale (1757), Il padre di famiglia (1758) ma la sua più importante attività letteraria fu quella rivolta alla produzione teorica. In quest’ottica si collocano i trattati Conversazioni sul figlio naturale (1757), Della poesia drammatica (1758), e Il paradosso dell’attore (1778). Con i primi due in particolare, sulla scia della diffusione in Francia della pièce larmoyante, Diderot auspica la nascita di un genere teatrale in cui il dramma sia mescolato al comico, in nome della rigorosa aderenza alla realtà. Con Il paradosso innesca una celebre riflessione estendendo questa esigenza “di piena aderenza alla realtà” alla recitazione, misurata e quotidiana, frutto di un distacco emotivo e critico dell’interprete, spunto significativo per la futura poetica brechtiana. Il nipote di Rameau immagina un ipotetico dialogo tra l’autore, Denis Diderot, e Jean-François Rameau, nipote di Jean-Philippe Rameau, eccellente compositore musicale, organista ed autore drammatico. Una breve conversazione che si immagina al Café de la Régence. Rameau si presenta al filosofo come un vero adulatore, non fa mistero della propria immoralità e della pratica come “parassita del potere”. Si parla di musica, dello zio, (geniale musicista ma avaro e pessimo in famiglia), e dell’ambiente di contorno al teatro, fatto di donne mantenute da ricchi spregiudicati. La composizione prende la forma del genere satirico, tratteggiando un ambiente parigino d’epoca, delineando, in modo pungente, caratteristiche individuali e comuni di una società nel suo insieme. Il nipote di Rameau crea da subito delle perplessità: è un genio eccentrico e spregiudicato, oppure un impostore che riesce a ribaltare il pensiero etico dell’autore con grande abilità? Il personaggio in questione, per esempio, impartisce lezioni di pianoforte in tutta tranquillità, senza saperlo veramente suonare, oppure cerca di educare il figlio alla conquista del denaro e del profitto. Diderot, che sostiene una condotta etica ineccepibile, è affascinato dalla capacità sfrontata di quest’uomo, abile armeggiatore senza alcun senso di pudore, in grado di dare sfogo ad impulsi meschini e nel contempo smascherare con lucidità la corruzione della società.

 

 

Lunedì 24 ottobre 2011, ore 21.00
ORCHESTRE DES CHAMPS-ELYSEES
Philippe Herreweghe, direttore
Programma
L. v. Beethoven, V e VII sinfonia
 

Philippe Herreweghe è nato a Gand. Nella sua città natale ha unito gli studi universitari (medicina e psichiatria) alla formazione musicale al Conservatorio, sotto la guida di Marcel Gazelle. Nello stesso periodo ha cominciato a dirigere e nel 1970 ha fondato il Collegium Vocale Gent. Nikolaus Harnoncourt e Gustav Leonhardt hanno notato il suo straordinario approccio alla musica e lo hanno inviato, insieme al Collegium Vocale Gent, a partecipare all’incisione della prima edizione completa delle Cantate di Bach. Progressivamente, l’approccio vivido e autentico di Herreweghe alla musica barocca è stato riconosciuto e lodato ovunque; nel 1977 Herreweghe ha fondato un altro ensemble a Parigi: La Chapelle Royale. Da quel momento in poi, Philippe Herreweghe ha fondato svariati gruppi ed ensemble con i quali è riuscito a dare un’adeguata lettura di un repertorio che va dalla musica Rinascimentale passando per la moderna fino alla musica contemporanea. Su invito dell’Accademia Chigiana di Siena, Philippe Herreweghe sta sviluppando dal 2009 con il Collegium Vocale Gent un imponente coro sinfonico a livello europeo.La sua continua ricerca di nuove sfide musicali lo ha portato, negli ultimi anni, ad affrontare svariati autori del repertorio sinfonico, da Schumann fino a Mahler. Philippe Herreweghe è frequentemente invitato come direttore ospite dalle più importanti orchestre europee quali la Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, l’Orchestra Gewandhaus di Lipsia e l’Orchestra da Camera “Mahler”. Dal 1997 è direttore della Royal Flanders Philharmonic Orchestra e, a partire dalla stagione 2008/2009, è direttore ospite permanente dell’Orchestra Filarmonica da Camera della Radio Olandese. Nel 1993 Philippe Herreweghe, con il Collegium Vocale Gent, è stato nominato “Ambasciatore Culturale delle Fiandre”. L’anno successivo gli è stato assegnato il riconoscimento di “Ufficiale delle Arti e delle Lettere” e, nel 1997, Philippe Herreweghe è divenuto Doctor Honoris Causa presso l’Università Cattolica di Louvain. Nel 2003 è stato nominato Cavaliere della “Légion d'Honneur” di Francia.

L’Orchestre des Champs-Élysées incentra la propria attività sulla musica composta tra la metà del XVIII e gli inizi del XX secolo. I suoi componenti si esibiscono su strumenti d’epoca. Per diversi anni è stata orchestra in residence presso il Théâtre des Champs-Elysées di Parigi e il Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles e si è esibita in quasi tutte le più prestigiose sale da concerto, tra cui il Musikverein (Vienna), il Concertgebouw (Amsterdam), il Barbican Center (Londra), l’Alter Oper (Francoforte), le sale delle Filarmoniche di Berlino e Monaco, la Gewandhaus (Lipsia), il Lincoln Center (New York), il Parco della Musica (Roma) e gli Auditorium di Digione e Lucerna. Inoltre, l’Orchestra è stata in tournée in Giappone, Corea, Cina e Australia. “Direttore artistico” e “Direttore principale” dell’Orchestre des Champs-Élysées è Philippe Herreweghe, sebbene le esibizioni prevedano anche l’alternarsi di vari direttori ospiti tra cui Daniel Harding, Christian Zacharias, Louis Langrée, Hans Holliger, Christophe Coin e René Jacobs.

 

 

Venerdì 28 ottobre 2011, ore 20.30 (Turno A)
Domenica 30 ottobre 2011, ore 15.30 (Turno B)
I PURITANI
Melodramma serio in tre parti di Vincenzo Bellini
su libretto di Carlo Pepoli dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François-Polycarpe d’Ancelot e Joseph Xavier Boniface

Prima rappresentazione Parigi, Théâtre-Italien, 24 gennaio 1835

Jessica Pratt (Elvira) e Gianluca Terranova (Arturo). foto zovadelli

Angela Nicoli (Enrichetta) e Jessica Pratt(Elvira). foto zovadelli

Personaggi ed interpreti
Lord Gualtiero Valton Luciano Leoni
Sir Giorgio Luca Tittoto
Lord Arturo Talbo Gianluca Terranova
Sir Riccardo Forth Alessio Arduini
Enrichetta di Francia Angela Nicoli
Elvira Jessica Pratt
Sir Bruno Robertson Marco Voleri

direttore Antonio Pirolli
regia Carmelo Rifici
scene Guido Buganza
costumi Margherita Baldoni
Light designer Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Antonio Greco
Coro Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

nuovo allestimento
Opera rappresentata con sovratitoli

Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.

 

 

NOTE A CURA DI MARIATERESA DELLABORRA

Le trattative per l’allestimento dei Puritani si collocano in un periodo piuttosto travagliato da un punto di vista sentimentale e umano nella vita di Bellini. Nel 1833 di ritorno da Londra, dove aveva fatto rappresentare con notevole successo Pirata, Norma, I Capuleti e soprattutto La sonnambula con Maria Malibran, il compositore preferì fermarsi a Parigi, allora capitale europea dell’opera in musica e, contornato dai successi dei vari allestimenti di altri suoi titoli, intraprese le trattative per un nuovo titolo sia con il Théâtre de l’Opéra che con il Théâtre Italien. Queste si conclusero agli inizi del 1834 e lo indussero alla ricerca di un argomento interessante che iniziò a discutere con il nuovo librettista conte Carlo Pepoli, allora esule a Parigi, avendo litigato furiosamente con il fidato Felice Romani a seguito dell’insuccesso di Beatrice di Tenda. Il soggetto, definito dopo un certo travaglio e derivato dal dramma Têtes rondes et cavaliers di Ancelot e Xavier rappresentato a Parigi per la prima volta nel 1833, liberamente tratto a sua volta da I Puritani di Scozia di Walter Scott, fu descritto minuziosamente e con un certo entusiasmo da Bellini in una lettera alla famiglia e, dopo un anno di inattività, il musicista riprese la composizione. Molti in corso d’opera furono i ripensamenti, i cambiamenti apportati al testo e ancora a pochi giorni dalla prima, fissata per il 24 gennaio 1835 al Théâtre des Italiens, Bellini nutriva dubbi su alcune questioni drammaturgiche. Era ben consapevole che l’esito della rappresentazione dipendeva prevalentemente dalla musica («ho scritto musica per due opere») in quanto il libretto era solo «un eccellente pasticcio»: presentava una serie di situazioni staccate tra loro e mancava di uno svolgimento drammaticamente attendibile. Se voleva che il dramma per musica riuscisse a «far piangere inorridire, morire cantando» il musicista avrebbe dovuto creare unità nella vicenda allineando una successione di pezzi chiusi. Nei Puritani, dove manca l’azione, vivono i personaggi-chiave, i ruoli ben noti del melodramma italiano: la donna che impazzisce per un evento inaspettato; l’amato appassionato e valoroso; il deluso che deve rassegnarsi; la figura paterna del consigliere. Tuttavia il colore, l’atmosfera in cui essi agiscono, sono del tutto nuovi. Lo stesso Bellini lo precisa: «posso dire il fondo essere del genere come La sonnambula e la Nina di Paisiello, aggiunto a del militare robusto ed a qualche cosa di severo puritano». Forse con quest’ultimo termine l’autore si riferisce all’orchestrazione decisamente ampliata in cui sono usati strumenti (corni, trombe, tamburi) specifici, atti a conferire una veste marziale.

Già l’introduzione assai articolata, la più complessa che il Catanese abbia scritto, presenta diversi cambiamenti di metro e di atmosfera, ma il materiale tematico ha una sua unità. A completamento dell’introduzione si succedono un primo coro, il quartetto da dietro le quinte e un festante coro conclusivo. A questo punto i singoli personaggi intervengono sulla scena in modo ben differenziato: Riccardo con una delicata cavatina; Elvira e Giorgio in un ampio duetto in cui l’uomo ha modo di raccontarsi attraverso un cantabile; Arturo atteso da un coro festante, che occupa il terzo quadro, con una cavatina amorosa, «di grande effetto, strumentata con gran gusto» secondo il commento entusiastico di Rossini. Proseguono quindi Arturo e Enrichetta in duetto interrotti dall’intervento solistico vaneggiante, aereo di Elvira, e Riccardo si aggiunge poco dopo per accentuare la concitazione drammatica. Da qui prende avvio il finale primo dapprima con un terzetto e il coro dietro le quinte (che riespone il materiale dell’introduzione) e quindi con una lunga e complessa pagina piena di modulazioni e di slanci drammatici su cui si staglia, senza dubbio, la stupenda melodia «Oh vieni al tempio» che prelude al coro di anatema finale. Delineati così i ruoli dei singoli personaggi, il secondo atto serve dapprima per precisare i contorni della follia di Elvira attraverso il racconto di Giorgio (la famosa “aria della tortora”) con il commento lugubre del coro e quindi per assistere alla vera scena della pazzia «quando ella si crede andare a nozze e al ballo». A questa dolorosa visione succede il duetto tra baritono e basso, uno dei brani più famosi dell’intera opera, che suscita un effetto grandioso, plateale, subito inteso dal pubblico dell’epoca come emblema delle nascenti istanze patriottiche. Il terzo atto attraverso un’ammirevole opera di sintesi e di alleggerimenti, realizzati soprattutto in itinere e dopo le prime rappresentazioni, porta a lieta conclusione la dolorosa vicenda. L’uragano con cui si apre esplicita il drammatico ritorno in scena di Arturo braccato dai soldati di Valton. Quindi l’uomo, cavaliere e partigiano degli Stuart, intona la sua romanza inframmezzata dagli interventi del coro che ricordano motivi già esposti nel primo atto e Elvira si unisce a lui in un duetto molto variato. In un clima lugubre in tempo Andante Elvira riacquista gradatamente la ragione e il clima diviene progressivamente sereno sino al lieto fine in un tempo di Largo maestoso dove sono richiamati i temi dell’introduzione dell’opera.
Il melodramma ebbe esito trionfale e lo stesso Bellini ne diede un rendiconto entusiastico alla famiglia e a Florimo, suo futuro biografo, «mi trovo all’apice del contento! Sabato sera è stata la prima rappresentazione dei Puritani: ha fatto furore, che ancora ne sono io stesso sbalordito. Il gaio, il tristo, il robusto dei pezzi, tutto è stato marcato di applausi, e che applausi, e che applausi!» Anche la critica lodò l’opera e fu concorde nel riconoscerne il progresso all’interno del catalogo belliniano. Il compositore, nominato cavaliere della Legion d’onore dal re Luigi Filippo, si mise subito all’opera per adattare la nuova creazione alle scene di Palermo, dove avrebbe dovuto farla rappresentare con la Malibran protagonista. La prima scaligera ebbe invece luogo il 26 dicembre dello stesso 1835. Bellini era morto pochi mesi prima, il 24 settembre.

Note di regia di Carmelo Rifici

L’ultima partitura del catanese Bellini è considerata da molti un’opera di transizione, un ultimo tentativo dell’artista di muoversi fuori dal suo stile, prima della sua prematura scomparsa.
Il musicista, che esprimeva al meglio il suo talento lirico quando puntava al dramma intimo dei personaggi, si trova, in Puritani, a musicare più avvenimenti insieme (quasi tutti posti nel primo atto), ad animare una pittura musicale vasta e movimentata.
All’interno di questa grande complessità melodica, il libretto di Carlo Pepoli mostra la sua fragilità. La fuga di Arturo e il suo veloce ritorno, la follia di Elvira e la sua immediata guarigione, ci lascerebbero alquanto perplessi se tutto non si risolvesse nella capacità di Bellini di modellare e manovrare tale materiale. La novità dell’opera sta nell’estremo romanticismo e nella passionalità della drammaturgia musicale, che esplode, misteriosamente, nel trascinante duetto nell’esordio del primo finale, tra Arturo e la Regina Enrichetta, personaggio che a prima lettura appare alquanto marginale. Mi sono chiesto come possa un regista rendere credibile la repentina trasformazione di Arturo, da amante fedele di Elvira a traditore dei suoi stessi prossimi parenti: la ragion di stato, strada spesso battuta nelle messe in scena di Puritani, mi è sempre parsa non bastare.

Durante la fase di studio dell’opera ho ripensato alla Maria Stuarda di Schiller (data la mia provenienza dalla prosa) perché anche in quel testo si descrivono due religioni a confronto, anche là si assiste a veloci e inaspettati tradimenti, giustificati solo dal contrasto tra la corruzione e il permissivismo della chiesa cattolica, associato al culto della bellezza e dell’arte e la severa rigidità e austerità della morale della religione protestante. Esattamente ciò che succede in Puritani.

L’opera si apre su due grandi eventi: la guerra tra Cromwell e gli Stuart e il prossimo matrimonio tra Arturo ed Elvira, appartenenti alle due differenti fazioni, entrambi gli eventi vivono sotto il segno della religione e della volontà di Dio. Anche se la musica spinge a mostrare soldati, castellani e castellani in euforica concitazione, l’ossessiva ripetizione delle parole Patria, Onore, Santità, ci svelano al contrario una società guidata dalla possente mano di un Dio cupo e vendicatore, una società basata sulla privazione dei sensi, dove l’amore può solo essere divino e mai umano.

La stessa Elvira ci tiene particolarmente a sottolineare la sua verginità e il suo casto amore nei confronti di Arturo, pare quasi una bambina a cui manca totalmente malizia e sessualità.

Arturo l’ama, vuole sposarla, anche se appartiene al partito nemico, anche se lui è cattolico.

Arturo è innamorato proprio di questa totale mancanza di sessualità di Elvira. Quando però in scena appare Enrichetta, egli non può non guardarla con una certa aria di smarrimento, la prigioniera sotto falso nome gli fa perdere il senno, dimentica Elvira e fugge con la lei, dopo aver scoperto che ella è regina di Francia. La decisione di Arturo di abbandonare Elvira potrebbe anche essere giustificata con la Ragion di stato, ma a ben leggere ed ascoltare l’opera, potremmo anche escludere la ragione e ipotizzare una strana e inconsapevole fuga d’amore.

Arturo, secondo la mia visione, ritrova in Enrichetta le maniere della sua stessa società, la sua cultura, inoltre ella è spia, è donna d’azione, non è vergine (lo ammette Enrichetta stessa), è appassionata e passionale, ha insomma tutte le doti che mancano alla glaciale ed eterea Elvira, che sarebbe invece sposa perfetta per il romantico e casto Riccardo.

Se ne accorge la stessa Elvira, tanto che durante la polacca “son vergine vezzosa” pone il suo velo da sposa sul capo di Enrichetta, come se, inconsciamente, obbligasse Arturo ad una scelta: lei o l’altra. Ed Arturo sceglie Enrichetta, a questo punto Elvira impazzisce. Impazzisce non perché lasciata, ma perché esplode in lei tutta la passionalità finora assopita di donna innamorata e tradita, esplode la vita in un mondo di repressione, impazzisce perché inizia a vivere ferocemente il conflitto tra il desiderio dell’uomo e il senso di colpa inculcato dalla società puritana.

Nel secondo atto, durante la grande scena della follia, queste strane affinità elettive sembrano trovare quasi una giusta collocazione, mentre Elvira crede Arturo ed Enrichetta sensualmente accoppiati, si accosta a Riccardo, gli chiede se egli abbia mai amato, lui risponde con chiare metafore. Sotto questo dolente delirio si nasconde un’allusiva seduzione, frenata dalla stessa Elvira che sfugge alla possibile relazione con Riccardo. Il secondo atto finisce con la cabaletta, semplice e ostinata di Giorgio e Riccardo. Anche qui l’allegra cantabilità della marziale melodia nasconde un’unica atroce soluzione all’amore mancato: la guerra. I protagonisti usano la guerra come surrogato dell’amore umano e del sesso. L’opera è pervasa da quest’atmosfera di religione e di morte.

Il ritorno di Arturo nel terzo atto avalla maggiormente l’ipotesi. Arturo è uomo d’onore, come Elvira non riesce a corrispondere al sentimento di Riccardo perché fedele alla promessa di matrimonio, così Arturo torna per mantenere la parola data. Durante il fatidico incontro però si ritrova accanto ad un’Elvira trasformata, impaurita sicuramente, a tratti raggiante, ma anche furiosa nel chiedere all’amato un atto di sottomissione. Quando, verso la fine, Elvira sente avvicinarsi le voci dei puritani che cercano Arturo, riconosce nella loro la sua stessa tremenda voce.

Affinché la ragione possa ritornare, Elvira rinuncia ad una vita di passioni e chiede il medesimo sacrificio ad Arturo, il quale inconsapevolmente accetta, mentre cerca di difendere se stesso ed Elvira dalla furia vendicatrice dei puritani. Quando alla fine una lettera avverte i protagonisti della sconfitta degli Stuart (quindi anche di Arturo) egli si trova amaramente a festeggiare la guerra persa e il matrimonio raggiunto. Ora è anch’egli è diventato uno di loro. Elvira può di nuovo gioire.

Ho deciso di ambientare la vicenda in un palazzo dall’architettura sobria ed austera.

Potrebbe trattarsi di una chiesa, ma anche di un cimitero o di un obitorio. Un palazzo nella neve, dove vivono raggelati i sentimenti dei protagonisti. La scena ha un doppio piano, come doppie sono le vite di chi la abita: la vita reale e quella del desiderio, nascosta nell’animo del quartetto (Elvira, Arturo, Enrichetta, Riccardo), e concretizzata sul palcoscenico con l’uso di attori che doppiano i protagonisti. Fantasmi che si muovono sul piano del sogno (la parola sogno ritorna moltissime volte nell’opera) e che chiariscono al pubblico la dinamica del desiderio represso. I costumi sono invece progettati su una rivisitazione dell’epoca, costruiti con materiali plastici che accentuano la natura “costrittiva” del puritanesimo.

 

Lunedì 28 novembre 2011, ore 21.00
PER NON MORIRE DI MAFIA
Sicilia Teatro
di Pietro Grasso
regia Alessio Pizzech
versione scenica Nicola Fano
adattamento drammaturgico Margherita Rubino
scene Giacomo Trincali
costumi Cristina Da Rold
musiche Dario Arcidiacono
luci Gigi Ascione


 

 

 

 

Giovedì 24 novembre 2011, ore 20.30 (Turno A)
Sabato 26 novembre 2011, ore 20.30 (Turno B)
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Opera buffa in due atti
di Gioachino Rossini
su libretto di Cesare Sterbini
dalla commedia Le Barbier de Séville di Pierre Augustin Beaumarchais
Prima rappresentazione Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816


(nella foto Omar Montanari che sarà Bartolo)

Personaggi ed interpreti
Il conte d’Almaviva Edgardo Rocha
Bartolo Omar Montanari
Rosina Concetta D’Alessandro
Figaro Marcello Rosiello
Don Basilio Roberto Lorenzi
Fiorello Andrea Bonsignore
Berta Loredana Arcuri
Ambrogio Valerio Napoli

direttore Matteo Beltrami
regia Federico Grazzini
scene Andrea Belli
costumi Valeria Bettella
Light designer Federico Grazzini
Maestro del coro Antonio Greco
Coro Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Nuovo allestimento
Opera rappresentata con sovratitoli

Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.


 

 

 

 

Mercoledì 30 novembre 2011, ore 21.00 (turno A)
Giovedì 1 dicembre 2011, ore 21.00 (turno B)
Venerdì 2 dicembre 2011, ore 21.00 (turno C)
MIA FIGLIA VUOLE PORTARE IL VELO
Fondazione Fraschini e Teatro Out Off
di Sabina Negri
regia Lorenzo Loris
musiche Didier de Cottignies
scena Daniela Gardinazzi
costumi Nicoletta Ceccolini
progetto visivo Dimitris Statiris
con Caterina Vertova, Alice Torriani
apparizione in video Alessandro Haber


 

 

 

 

Venerdì 9 dicembre 2011, ore 20.30 (Turno A)
Sabato 10 dicembre 2011, ore 20.30 (Turno B)
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE
Farsa musicale in quattro atti
di Nino Rota
su libretto di Nino Rota e Ernesta Rinaldi
dalla commedia Le Châpeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel

Prima rappresentazione Palermo, Teatro Massimo, 21 aprile 1955

Personaggi ed interpreti
Fadinard Leonardo Cortellazzi (9), Fabrizio Paesano (10)
Nonancourt Domenico Colajanni
La baronessa di Champigny Marianna Vinci
Elena Anna Maria Sarra(9),Manuela Cucuccio(10)
Beaupertuis Filippo Fontana
Emilio Simone Alberti
Lo zio Vezinet Raoul D’Eramo
La modista Silvia Giannetti
Felice Roberto Covatta
La guardia Alessandro Mundula
Un caporale delle guardie Jozef Carotti

direttore Giovanni Di Stefano
regia Elena Barbalich
scene e costumi Tommaso Lagattolla
light designer Michele Vittoriano

Maestro del coro Antonio Greco
Altro Maestro del coro
Diego Maccagnola
Coro Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Allestimento Fondazione Sinfonica Lirica Petruzzelli e Teatri di Bari
Opera rappresentata con sovratitoli

Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co., Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Teatro Sociale di Rovigo

La regista veneziana Elena Bàrbalich ha saputo creare uno dei migliori allestimenti del Circuito Lirico di quest'anno. Una macchina scenica elegante e funzionale per adeguarsi alle scorribande parigine dei poveri invitati a nozze costretti a seguire lo sposo Fadinard e la sfinita consorte Elena, nella spericolata ricerca di un cappello di finissima paglia di Firenze. Il direttore d’orchestra Giovanni Di Stefano è direttore Artistico del Teatro di tradizione dell’Opera Giocosa di Savona e catalogatore delle musiche di Nino Rota. L'opera è un omaggio al centenario di nascita del compositore, che tutti conoscono solo come autore di colonne sonore per il cinema d’autore italiano, come quelle realizzate per i film di Federico Fellini. Scritta nel 1945, è basata sulla farsa di Labiche e Marc Michel del 1851 e sembra una raccolta di citazioni rossiniane, dalla sinfonia, al temporale alle arie e concertati.

Synopsys de Il cappello di paglia di Firenze

Atto primo
E’ un divertente vaudeville che si svolge in un'unica giornata: quella La scena si apre sul racconto di Fadinard, nel giorno delle sue nozze, allo zio sordo: mentre era a spasso in calesse, il suo cavallo ha mangiato il cappello di paglia di Firenze di una signora. Costei, Anaide, arriva poco dopo col suo amante Emilio a reclamare un cappello uguale: senza non può tornare al suo gelosissimo marito.

Atto secondo
Fadinard, per evitare scandali, si mette alla ricerca di un cappello identico: va dalla modista, che lo indirizza dalla baronessa di Champigny. La baronessa attende degli invitati, insieme ai quali deve ascoltare il violinista Minardi, e scambia Fadinard per il musicista. Mentre gli invitati alle nozze seguono Fadinard e mangiano al buffet della baronessa, la confusione aumenta con l’arrivo di Minardi. Fadinard spiega il suo problema, ma la baronessa ha dato il cappello alla nipote: la signora Beaupertuis.

Atto terzo
Beaupertuis si insospettisce per l’assenza della moglie; intanto arriva Fadinard a chiedere il cappello (sempre seguito dal suocero e dagli invitati, alticci). Nella confusione Fadinard capisce l’inghippo (Anaide è la moglie di Beaupertuis), mentre il suocero minaccia di mandare a monte le nozze.

Atto quarto
Quando tutto sembra perduto, lo zio sordo presenta il suo regalo per gli sposi: un cappello di paglia di Firenze. Anaide riesce così a ripresentarsi al marito e Fadinard può sposare la sua Elena.

 

 

Martedì 13 dicembre 2011, ore 21.00
LA DONNA CHE SBATTEVA NELLE PORTE
Teatro dell’Archivolto
di Roddy Doyle
regia e drammaturgia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato


con Marina Massironi
 

Roddy Doyle, scrittore cinquantenne irlandese, ha affinato anche l’arte del drammaturgo e dello sceneggiatore. L’esordio è stato con “ I Commitments” (1987), che è diventato film con la regia di Alan Parker, seguito da “Paddy Clarke Ah Ah”, con il quale ha vinto il premio Booker Prize 1993, “The Snapper” (a sua volta portato sul grande schermo con la regia di Stephen Frears).
La sua è una scrittura caratterizzata da uno stile asciutto e pungente, le sue storie sono sempre intrise di realismo ed ironia, caratteristiche che ben si adattano alla messa in scena.
Paula ha trentanove anni, ha sposato Charlo, attratta da quel suo fascino di uomo vissuto, il bello di quartiere che l’aveva inizialmente resa orgogliosa, pur essendo un avanzo di galera. Paula è amata e rispettata, tra i due focosi amanti si sprigiona un’alchimia di felicità.Ben presto si trasforma in un amore perduto, o meglio una storia fatta solo di illusioni. Ma soprattutto una storia di violenza, accesa quando il marito ha perso il lavoro ed è naufragato nell’alcool. Paula viene picchiata fino a spezzarle il cuore. Ma si ostina a non mollare perché ci sono i figli. Prima di trovare la forza di reagire, la donna continua ad inventare bugie per sé e per chi la circonda, inventando incidenti improbabili.
Il racconto si sviluppa attraverso i ricordi dopo che Paula è riuscita a buttare fuori di casa il marito, pur divorata dai sensi di colpa. Tutta la sua angoscia è concentrata davanti ad una porta, perché è da lì che entra Charlo ubriaco, o il professore che racconta gli insuccessi scolastici dei figli.
Lo spettacolo, riadattato da Giorgio Gallione, vede la protagonista su di un prato verdissimo di memoria irlandese (le scene sono di Guido Fiorato) dove potrebbero “nascere speranze”, che assume il significato di “cimitero degli oggetti e delle illusioni”, disseminato di elettrodomestici sbilenchi, resti di bottiglie e fiori. In questo spazio “domestico” Paula si muove scalza, in sottoveste nera e cappotto grigio, non è del tutto lucida.
Un monologo denso, condotto da una Massironi-Paula che alterna riso e pianto, in un percorso rassegnato, volto ad un futuro senza illusioni, e soprattutto destinato a consumare il dramma in totale solitudine, senza che le persone vicine intuiscano nulla.

 

 

Mercoledì 14 dicembre 2011, ore 21.00
SOWETO GOSPEL CHOIR


David Mulovhedzi, direttore del coro

http://concertodautunno-cur.blogspot.com/search?q=Soweto+Gospel+Choir

In programma canti tradizionali, canzoni di Simon e Garfunkel, Miriam Makeba, Bob Marley.

 

Giovedì 15 dicembre 2011, ore 21.00
BALLETTO NAZIONALE DELLA GEORGIA
“SUKHISHVILI”
Direttore Artistico Ilja Sukhishvili
Programma di danze folcloriche caucasiche
su musiche di autori anonimi del X e XII secolo

http://concertodautunno-cur.blogspot.com/2011/12/balletto-nazionale-della-georgia.html

Uno spettacolo che dovrebbe presentare un programma analogo a quello che abbiamo avuto modo di apprezzare al Teatro Cagnoni di Vigevano nella stagione 2010/2011 e che è stato molto apprezzato dal pubblico sia nelle danze di grazia delle donne sia in quelle acrobatiche del corpo di ballo maschile.

 

 

Venerdì 16 dicembre 2011, ore 21.00 (turno A)
Sabato 17 dicembre 2011, ore 21.00 (turno B)
Domenica 18 dicembre 2011, ore 16.00 (turno C)
CENA A SORPRESA
Lux Teatro
da The Dinner Party di Neil Simon
regia Giovanni Lombardo Radice
scene Nicola Rubertelli
musiche Luciano Francisci
con Giuseppe Pambieri, Giancarlo Zanetti, Lia Tanzi, Maria Letizia Gorla, Michele De’ Marchi, Simona Celi
 

The dinner party (Cena a sorpresa), è una ivertente commedia scritta dal drammaturgo statunitense Neil Simon e per la prima volta rappresentata in Italia.
La forza di Neil Simon è nell’ aver scelto, nella sua attività di autore teatrale, televisivo e cinematografico, personaggi rappresentativi di una figura di uomo-medio, insicuro e problematico nei comportamenti, che finisce suo malgrado al centro di intrecci dai risvolti comici. Crea spesso coppie le cui vicende si inseriscono in atmosfere surreali. Ha affrontato i problemi sentimentali di una giovane coppia in A piedi nudi nel parco (1963), la convivenza di due divorziati in La strana coppia (1965), la storia d’amore tra due artisti di Stanno suonando la nostra canzone (1978), i pettegolezzi di coppia in Rumors (1988).
La trama: Gabrielle ha organizzato una cena in un elegante salone di proprietà dell’avvocato divorzista Paul Gerard, nel tentativo di riconquistare Andrè, l’amore perduto. Ma è una cena “al buio” ovvero nessuno degli invitati sa che incontrerà il suo compagno del passato. Le coppie sono formate da Claude, scrittore fallito e Mariette, autrice di successo. Yvonne e Albert. il cui “troppo amore” ha creato il fallimento della storia. La serata si trasforma così in una smagliante “partita a sei”, ricca di momenti esilaranti, ma anche di momenti di riflessione sulle gioie e dolori della vita sentimentale.
La scrittura di Simon innesca un meccanismo perfetto nel quale si muovono gli ingranaggi- personaggi con i loro drammi quotidiani ed un susseguirsi di sentimenti di diversa intensità capaci di provocare nel pubblico sia la risata che la malinconica riflessione. E quando la soluzione finale sembra essere ormai svelata, ecco che l’autore è capace di rimescolare le carte e condurre la storia ad un finale inaspettato.
Lo spettacolo scorre con vivacità e forza espressiva grazie al cast di attori capeggiati dalla coppia Pambieri-Tanzi. Eleganza e guizzi parodistici si svelano all’interno della scena accuratamente ricostruita del ristorante parigino. Gli attori si scambiano battute rapide e pungenti, sono perfettamente a loro agio nell’interpretare i momenti migliori (ma anche i peggiori) della vita coniugale dei protagonisti. La regia di Lombardo Radice si pone da un punto di vista di chi osserva di nascosto una scena privata, un interno familiare denso di emozioni, che oltre a divertire, non manca di far riflettere lo spettatore.

 

 

Martedì 20 dicembre 2011, ore 21.00
OBLIVION
Oblivion show
con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli
regia Gioele Dix
The Blue Apple – Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia


 

Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Cinque irresistibili ed eclettici artisti, già reduci da due stagioni di tournée, consacrati dalla televisione e oggi popolari tra i ragazzi soprattutto per il loro cavallo di battaglia dei “Promessi sposi”. Dietro al successo c’è però la solidità nata dal gusto per una comicità intelligente che attinge a molti generi: cabaret, cafè Chantant, rivista. La loro arte scenica, sostenuta da numi quali il Quartetto Cetra, Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber, è accompagnata dal una tecnica impeccabile, dalla capacità vocale e dalla densità dei contenuti. Proprio sui testi tradiscono la conoscenza di almeno un secolo musicale italiano, e si servono delle canzoni come un alfabeto per intrecciare e deformare con ironia e ritmo scatenato un copione canoro. Si incontrano all’Accademia di Musical di Bologna, accomunati dalla passione per il Musical. Nelle ultime stagioni sono stati infatti protagonisti di importanti produzioni come Tutti insieme appassionatamente, Grease, Rent, Joseph e la strabiliante tunica dei sogni in Technicolor, Company, Jesus Christ Superstar, Jekyll and Hyde. La critica ha già espresso nei loro confronti parere decisamente positivo, sottolineandone la versatilità, la capacità di costruire un meccanismo scenico perfetto e preciso, la capacità di tenere gli spettatori incollati alle poltrone estasiati, divertiti e, a spettacolo concluso, subito pronti a rivederli.

Insomma ne è valsa la pena, non solo di vederlo ma ne andrebbe anche di rivederlo. All'inizio mi chiedevo come avrebbero potuto tirare avanti un'ora e mezza senza parlare e invece ne sono volate quasi due, poi mi dicevo ma si faranno di tutto ma mancherà la danza invece aprono lo spettacolo proprio con una danza tipo "bolliwood". Poi si passa attraverso una innumerevole carrellata di successi famosissimi i cui versi e temi servono per costruire divertenti storie e scenette.

 

Mercoledì 21 dicembre 2011, ore 21.00
ORCHESTRA I SOLISTI DI PAVIA
Enrico Dindo direttore e solista
Programma
W.A.Mozart - Sinfonia n' 10 in Sol maggiore K. 74
J.Haydn - Celloconcerto in Do maggiore
W.A.Mozart - Sinfonia n.29 in la maggiore


 

Così Enrico Dindo per il decennale:
“Nel dicembre 2001 per la prima volta ho visto tutti insieme quella ventina di amici musicisti che avevo radunato per dare vita ad un progetto cameristico che oggi festeggia i suoi primi 10 anni di vita, I Solisti di Pavia. Due giorni dopo, il 21 dicembre, eseguimmo il nostro primo concerto qui al Teatro Fraschini di Pavia. A quell’epoca il mio rapporto con Mstislav Rostropovic era molto stretto, così stretto che qualche tempo prima ebbi il grande privilegio di eseguire il concerto di Dvorak diretto da lui proprio qui a Pavia, a San Francesco, poi lo invitai ad accettare la Presidenza Onoraria dei miei Solisti e lui mi disse: “se pensi che ti possa essere d’aiuto, sarà un onore per me accettare”. Fu per me una spinta entusiasmante. Ancora mi commuovo nel ricordare l’abbraccio tra Slava e il Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Aldo Poli, al termine della conferenza stampa di presentazione. In questi 10 anni abbiamo ricercato un suono, un “modo”,un’estetica di fraseggio musicale che potesse rendere riconoscibile il nostro colore, la nostra voce. Non so se ci siamo già riusciti, intanto noi continuiamo a cercare, sempre,comunque, questa è la nostra missione. Abbiamo condiviso viaggi avventurosi, ore ed ore di convivenza,prove su prove, serate felici ed altre meno, sono nati nuovi amori, nuove musiche, dissapori, abbiamo comunque deciso di dedicare una parte della nostra vita a questo progetto e l’impegno alla fine paga sempre. La nostra Accademia ci ha dato l'opportunità di formare alcuni giovani musicisti ai quali è stata poi data l'opportunità di fare esperienza "sul campo" affiancandoli ai piùe sperti. Tutto questo è stato possibile grazie ad alcune persone che hanno dimostrato ed ancora dimostrano una sensibilità fuori dal comune e che hanno fatto una scelta chiara e decisa, sostenere l’arte. Per questo desidero ringraziare di cuore chi ha creduto in me e nelle mie idee consentendomi di realizzare un sogno: grazie ad Aldo Poli, Andrea Astolfi, Paolo Biscottini, e soprattutto grazie a chi mi ha affiancato con dedizione e rara efficacia nel lavoro organizzativo: grazie a Walter Casali e grazie a tutti i miei ragazzi per il loro apporto musicale sempre ricco di entusiasmo e genuina partecipazione incondizionata. Ora I Solisti di Pavia sono pronti per una serata speciale, che rimarrà nei nostri cuori, per sempre.”

 L’Orchestra da Camera I Solisti di Pavia si è costituita in Fondazione, denominata "Fondazione I Solisti di Pavia", con sede legale in Pavia, Corso Strada Nuova n. 61. La Fondazione, costituita per iniziativa della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, si pone quale Ente strumentale al perseguimento delle finalità statutarie della Fondazione stessa, con l’obiettivo di valorizzare la cultura musicale sul territorio nazionale ed internazionale come strumento formativo ed occasione di crescita, garantendo continuità e prestigio alle proprie proposte artistiche, anche al fine di favorire, in Italia e all’estero, la conoscenza della città di Pavia e delle sue iniziative artistiche e culturali. In particolare, la Fondazione si propone come finalità quella di programmare, organizzare e gestire la produzione musicale e la stagione concertistica dell’ensemble cameristico de I Solisti di Pavia, orchestra di cui la Fondazione Banca del Monte di Lombardia è stata uno dei promotori, nonché le attività della “Pavia Cello Academy”, organismo di promozione e formazione musicale di artisti e cultori del violoncello, ivi inclusi interventi di didattica musicale nelle scuole e altre attività formative.Particolare attenzione, infatti, verrà riservata dalla nuova Fondazione alla formazione dei giovani, promuovendo, in collaborazione con scuole, Teatri, Università, attività di aggiornamento e specializzazione nel settore musicale, anche attraverso attività formative per gli studenti.

Pavia Cello Academy Da Gennaio 2012, l’Accademia Musicale di Pavia subirà una profonda trasformazione diventando Pavia Cello Academy, la prima Accademia del violoncello in Italia. Grazie al sostegno della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, che da 10anni sostiene il progetto de I Solisti di Pavia, la nuova Accademia potrà ospitare una classe di 12 giovani violoncellisti, i quali avranno la possibilità di approfondire il repertorio violoncellistico, sotto la guida del Maestro Enrico Dindo, nonché l’opportunità di poter partecipare nel corso dell’anno accademico a tre Master Class di altrettanti grandi violoncellisti di fama internazionale, che, nel 2012, saranno Antonio Mosca, Frans Helmerson e Giovanni Sollima. L’Accademia si prefigge altresì lo scopo di dotarsi nel tempo di una biblioteca dedicata al repertorio del violoncello e di dedicarsi alla ricerca di testi originali manoscritti.

 

SAN SILVESTRO E CAPODANNO
(fuori abbonamento)
Sabato 31 dicembre 2011, ore 21.30
Domenica 1 gennaio 2012, ore 18.00
ALADIN il musical
Nausicaa
con Flavio Montrucchio e Stefano Masciarelli
musiche dei Pooh
 

 

 

Martedì 10 gennaio 2012, ore 21.00 (fuori abbonamento)
Mercoledì 11 gennaio 2012, ore 21.00
RISVEGLIO DI PRIMAVERA
Fondazione Fraschini
di Frank Wedekind
regia Claudio Augelli
assistente alla regia Maria Parigi
con Brenda Bronfman, Alessandro Carnevale Pellino,
Mauro Eusti, Daniela Frigione, Marcello Mocchi,
Laura Rolandi, Irene Scova, Mattia Stasolla, Antonella Vercesi
 

Risveglio di Primavera è una suite di frammenti relativi alle vite di alcuni giovani impegnati a crescere e a farsi domande all’interno di una società conservatrice e censurante che potrebbe appartenere al nostro passato come a un possibile futuro.
È una storia che parla di riscatto, rivoluzione e di desiderio di reazione a un futuro asfittico che impone soltanto di seguire i dettami di un’istituzione dilagante.
La voglia di scoprire e l’incertezza di doversi inventare regole nuove è il naturale percorso di conoscenza. Percorso che pone a volte un prezzo da pagare. Diventare grandi talvolta è un vero incubo, ma le domande sono le stesse che ci accompagnano tutta la vita.Come dice uno dei personaggi di Risveglio “la vita è una questione di gusto”.Wedekind amava il circo. Un’immagine che lo attraeva molto era quella del funambolo.Al contrario del trapezista, il quale ha il suo punto d’appoggio sospeso sopra di lui, il funambolo poggia sul filo sottostante e tramite la relazione del suo corpo con la corda cerca l’equilibrio necessario per il suo numero. Quest’immagine sintetizza bene l’idea di morale dell’autore: non qualcosa di immutabile sopra di noi, ma qualcosa sotto di noi con cui “entrare in dialogo” è il nostro lavoro con essa che crea l’equilibrio.Questa ricerca è l’argomento del viaggio che porterà Melchior di fronte a una scelta per il suo futuro.  [Claudio Autelli]

 

Venerdì 13 gennaio 2012, ore 21.00 (turno A)
Sabato 14 gennaio 2012, ore 21.00 (turno B)
Domenica 15 gennaio 2012, ore 16.00 (turno C)
ITIS GALILEO
Jolefilm
di Francesco Piccolini, Marco Paolini
consulenza scientifica Stefano Gattei
consulenza storica Giovanni De Martis
con Marco Paolini
 

 

 

Giovedì 19 gennaio 2012, ore 20.30 (Turno A)
Domenica 22 gennaio 2012, ore 15.30 (Turno B)
ROMÉO ET JULIETTE
Opera in cinque atti
di Charles Gounod
su libretto di Jules Barbier e Michel Carré
dalla tragedia Romeo and Juliet di William Shakespeare
Prima rappresentazione Parigi, Théâtre Lyrique, 27 aprile 1867



Personaggi ed interpreti
Juliette Serena Gamberoni
Stéphano Silvia Regazzo
Gertrude Nadiya Petrenko
Roméo Jean-François Borras
Tybalt Carlos Natale
Benvolio Marco Voleri
Mercutio Mihail Dogotari
Frère Laurent Abramo Rosalen
Paris Francesco Musinu
Capulet Park Taihwan
Le Duc de Vérone Carlo Di Cristoforo

direttore Michail Balke
regia e scene Andrea Cigni
costumi Massimo Poli
Light designer Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Antonio Greco
Coro Circuito Lirico Lombardo
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Allestimento di Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Sociale di Rovigo, Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento

Nuovo allestimento
Opera rappresentata in lingua originale
Sovratitoli in italiano

Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo
Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co.
 

NOTE A CURA DI MARIA TERESA DELLABORRA

Nel 1865 durante un soggiorno a Saint Raphäel, nel sud della Francia, Gounod riprese il libretto di Roméo et Juliette del quale era rimasto già colpito qualche tempo prima durante un viaggio in Italia, e nel giro di pochi mesi lo completò. Riuscì tuttavia a farlo rappresentare solo due anni dopo al Théâtre Lyrique Impérial du Châtelet di Parigi e, malgrado qualche critica, conseguì il primo, vero successo incontrastato. Dopo quella data riprese ripetutamente la partitura per modificarne alcune sezioni e nel 1888 ne approntò una nuova versione, introducendo il balletto del corteo nuziale e l'epitalamio nella scena del matrimonio. Di solito in tale veste l’opera viene attualmente rappresentata.

La storia shakespeariana, che aveva già affascinato Bellini e Vaccaj, fu adattata piuttosto fedelmente alle scene francesi dai due librettisti Barbier e Carré (che per Gounod avevano già steso il libretto di Faust) che decisero di includere una «ouverture prologue avec choeur», una parte simbolica per Paris e un assolo (ballade) alla Queen Mab per Mercuzio, dando vita per la prima volta a una tragedie lyrique simile, pur rigorosamente rispettosa della tradizione, in cinque atti e interamente cantata.

Tuttavia, concentrando l’attenzione sugli amanti negli atti II, IV e V e accelerando la successione degli eventi, il testo non permette di cogliere a fondo alcuni passaggi cruciali della storia. Quando, ad esempio, verso la fine, Romeo arriva alla cripta dei Capuleti, non si comprende come e perché; parimenti si ignora che le due famiglie rivali si sono riconciliate; il momento dell’assunzione della pozione da parte di Juliette o del veleno da parte di Roméo non riproduce lo stesso clima tensivo di Shakespeare, eppure la musica riesce a superare queste incongruenze e a rendere comunque logico e comprensibile lo stato d’animo dei protagonisti.

Da un punto di vista formale l’opera è strutturata in modo ortodosso: momenti solistici ben congeniati (valga per tutti il caso della celeberrima ariette di Juliette «Je veux vivre» che ha fatto la fortuna di molte cantanti) e ampi finali d’atto concertati; audace invece è l’ambiente armonico, che riserva affascinanti sorprese soprattutto negli idilli amorosi, come pure il richiamo di intere sezioni musicali, che aiutano a comprendere collegamenti sottili, talora nascosti, tra i vari personaggi. Ad esempio la cavatina di Romeo del II atto rimanda direttamente alla scena del balcone, sapientemente costruita come una serie di dialoghi e di piccoli assoli che culminano in due strofe ripetute ed eseguite insieme dagli amanti, che si scambiano i loro addii attraverso una successione liberamente articolata, conclusa dal solitario commiato di Romeo.

Anche nel V atto molti brani cantati da Roméo e Juliette appaiono reminiscenze musicali o sono accomunati da ricordi simili: «Sois beni» era presente nel III atto; «Non, ce n’est pas le jour», si è ascoltato nel IV atto come anche il tema del bacio che segue il precedente. Il tema degli «Anges du ciel», che inizia e conclude la scena I dell’atto IV, è invece una trasformazione di «Le sommeil de Juliette» all’inizio dell’atto V. Parimenti la scena della morte è un collage di ricordi assemblati con coerenza e perizia e si concretizza senza ampollosità e le consuete prolissità del genere operistico.

Probabilmente risiede in questo aspetto la novità più importante dell’opera di Gounod: l’aver trovato il registro emotivo intimo per presentare in modo diretto, semplice, toccante, emozionante la storia dei due innamorati che, secondo Jules Massenet, danno costantemente l’impressione di cantare solo per se stessi, a tal punto che il pubblico, ascoltandoli, è tentato di ritenersi indiscreto, temendo di sorprendere un’effusione lirica che non lo riguardi.

È quasi intenerito dal lirismo inalterato, dalle delicate sfumature dell’orchestra, dalla sapiente scrittura armonica che forse, come ha sintetizzato il critico-compositore Alfred Bruneau, Gounod riesce a creare fondendo il suo linguaggio leggero con la «pura semplicità di Mozart» e la «poesia tormentata di Schumann». L’appropriazione delle idee di diversi autori - dai due appena citati, ma più ancora da Meyerbeer e da Wagner - genera un prodotto nuovo che ha la forza di contrapporsi – anzi ne sembra quasi la risposta – al wagnerismo dirompente sulla scena francese e afferma con forza la necessità che l’opera dell’artista non necessariamente sia una rappresentazione della realtà, ma sia bella e fecondata da intuizioni che il compositore sente sempre più proprie, auspicabilmente in linea con le opinioni del pubblico.

 

Martedì 24 gennaio 2012, ore 21.00 (turno A)
Mercoledì 25 gennaio 2012, ore 21.00 (turno B)
Giovedì 26 gennaio 2012, ore 21.00 (turno C)
ART
di Yasmina Reza
regia Giampiero Solari
scene e costumi Gianni Carluccio
con
Alessandro Haber,
Alessio Boni,
Gigio Alberti
Nuovo Teatro di Marco Balsamo

Questa commedia provocatoria, scritta nel 1994, sul tema dell’arte contemporanea, Reza agisce di fondo su un tema poco esplorato ma egualmente interessante, l’amicizia maschile, che spesso viene presa in considerazione nei suoi aspetti più superficiali iscrivibili alla semplice goliardia. L’autrice invece osa di più, si spinge oltre, sbirciando nella relazione tra vecchi amici, uomini adulti con una vita alle spalle e tante incertezze nel futuro. Serge acquista un quadro d’arte contemporanea, totalmente bianco. E’ un dermatologo che vive un momento cruciale della propria esistenza, ha all’attivo tre figli ed un divorzio. Vuole entrare nell’ambiente dei “collezionisti d’arte”, e lo fa accaparrandosi, dopo mesi di corteggiamento, un quadro bianco costosissimo, una nuova “conquista” con cui vantarsi davanti agli amici di sempre, ponendosi così, nei loro confronti, su di un piano differente, che rompe gli equilibri di uguaglianza tra pari. Trascura gli affetti per raggiungere una posizione, per dare forza a se stesso, per produrre un cambiamento di prospettiva. Dalla parte opposta c’è Marc, ingegnere aeronautico, pronto a sbatter in faccia la cruda verità al mondo, controcorrente e provocatore, contrario alle mode, “contro” a prescindere. Quando l’amico Serge lo delude con l’acquisto spropositato, gli crolla il mondo addosso. In mezzo a loro c’è Yvan, rappresentante per lavoro, tanto paziente quanto irascibile, votato alla mediazione, paciere e punto di equilibrio del gruppo. Si adatta alla propria vita senza fare delle scelte, le sue relazioni sono “un porto sicuro”, la sua sconfinata bontà lo spinge anche alla commozione. Un quadro bianco è dunque il pretesto per innescare un meccanismo di rapporti sull’amicizia. Lo scontro tra i tre diventa feroce, e non si può tornare indietro: si svelano piccole meschinità ed egoismi ora non più celati. Spiccano i dialoghi vivaci e la limpidezza cristallina nel delineare i risvolti psicologici dei personaggi, conditi con una serie di paradossi che rendono il testo divertente, ironico e dal ritmo incalzante. Giampiero Solari mette in scena un terzetto di attori affiatatissimi, Alessio Boni (Serge) personaggio compassato e snob, Gigio Alberti nella parte di Marc al quale dona cinismo e moralismo, Alessandro Haber (Yvan) dai tempi comici perfetti, e la sua regia fa risaltare le diversità dei tre caratteri in conflitto, entro uno spazio neutro con pannelli scorrevoli che segnano i vari ambienti.

 

Sabato 28 gennaio 2012, ore 21.00
Domenica 29 gennaio 2012, ore 15.30 (Teatro per noi)
CAN CAN
Compagnia Corrado Abbati
musiche Cole Porter
prima edizione originale in italiano
adattamento e regia Corrado Abbati
scene Stefano Maccarini
costumi Artemio Cabassi
coreografie Giada Bardelli
direzione musicale Marco Fiorini


 

Un classico del musical ideato da Cole Porter, genio indiscusso della musica jazz, amato per l’eleganza e la sua originale creatività. Dopo un burrascoso inizio a Broadway nel 1916 con See American first, il compositore si impone nel 1928 con Paris, primo di una lunga serie di spettacoli che annoverano titoli come Anything Goes (1934), Jubilee (1935, Du Barry Was a Lady (1939), Panama Hattie (1942), Kiss Me, Kate (1948), fino a Can Can (1954), col famoso motivo I Love Paris, e che rimase in scena ininterrottamente a Broadway per cinque anni. Proprio Can can diventa film nel 1960 con la regia di Walter Lang e attori già presenti nel firmamento delle stelle di celluloide, Frank Sinatra, Shirley MacLaine, Maurice Chevalier e Luis Jourdan. Parigi 1896. Il can can è considerato peccaminoso e quindi illegale. Nel locale parigino a Montmartre di proprietà dell’affascinante Simone, va comunque in scena regolarmente. La donna è infatti protetta dal suo avvocato e amante che, elargendo del denaro alle forze dell’ordine, garantisce una protezione allo spettacolo proibito. Arriva in città un giudice, giovane e intraprendente, che, essendo a conoscenza del fatto, è determinato a far chiudere il tabarin. L’imprevisto è dietro l’angolo: l’uomo si innamora perdutamente di Simone. Da qui la vicenda, tra equivoci e incontri inaspettati, volge al lieto fine. La maestria scenica di Corrado Abbati ci restituisce uno spettacolo gioioso, che accende la voglia di cantare e ballare le canzoni di Cole Porter, già presenti nella memoria di molti, come l’evergreen Night and day. Questa è la prima edizione in Italia che fa riferimento all’originale musical americano e, a differenza del film che predilige la commedia, ci riporta in primo piano il canto, la danza e la bellissima musica, creando un ritmo indiavolato e trascinante, proprio come l’essenza del “can can” che tanto successo ha avuto nel varieté d’altri tempi.

 

Lunedì 30 gennaio 2012, ore 21.00
I VIRTUOSI DI PRAGA
Alfonso Scarano, direttore
Nikolay Madoyev, violino solista
Programma
W.A. Mozart Sinfonia n.38 in re maggiore K. 504 "Praga"
L. van Beethoven Concerto in re magg. per violino e orchestra op.61
A. Dvorak Ceska Suita (“Suite Ceca) in re magg. op.39
 

 

 

Martedì 31 gennaio 2012, ore 21.00 (turno A)
Mercoledì 1 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
Giovedì 2 febbraio 2012, ore 21.00 (turno C)
IL RACCONTO D’INVERNO
Teatridithalia
di William Shakespeare
regia, traduzione, scene, costumi Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Elena Russo Arman,
Cristina Crippa, Corinna Agustoni, Luca Toracica
 

 

 

Sabato 4 febbraio 2012, ore 21.00
ANTONIO ALBANESE
Personaggi
testi Michele Serra, Antonio Albanese
collaborazione ai testi Piero Guerriera, Enzo Santin, Giampiero Solari
regia Giampiero Solari
 

 

 

Lunedì 6 febbraio 2012, ore 21.00
ERETICI E CORSARI
Teatro dell’Archivolto e Fondazione Giorgio Gaber
da Giorgio Gaber, Sandro Luporini, Pier Paolo Pasolini
regia Giorgio Gallione
con Neri Marcorè e Claudio Gioè
 

 

 

Martedì 14 febbraio 2012, ore 21.00 (turno A)
Mercoledì 15 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
Giovedì 16 febbraio 2012, ore 21.00 (turno C)
LE BUGIE CON LE GAMBE LUNGHE
di Eduardo De Filippo
regia Luca De Filippo
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Silvia Polidori
luci Stefano Stacchini
con Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi
 

 

 

Venerdì 17 febbraio 2012, ore 21.00
I POMERIGGI MUSICALI DI MILANO
Diego Fasolis, direttore
Maurizio Salerno e Maurizio Croci, clavicembalo
Programma
C. Galante, concerto per due clavicembali e orchestra
J. S. Bach, concerto per due clavicembali e orchestra in Do maggiore
W. A.Mozart, serenata k203
 

 

 

Martedì 21 febbraio 2012, ore 21.00
COMPAGNIA ANTONIO GADES
BODAS DE SANGRE
Balletto in sei scene ispirato al dramma di Federico García Lorca
SUITE FLAMENCA
coreografia Antonio Gades
 

 

 

Mercoledì 22 febbraio 2012, ore 21
GIOBBE COVATTA - ENZO IACCHETTI
Niente progetti per il futuro
La contemporanea
Scritto e diretto da Francesco Brandi
Scene e costumi Nicolas Bovey
Musiche Cesare Picco
Light Designer Christian Zucaro
 

 

 

Venerdì 24 febbraio 2012, ore 21.00
DUE VECCHIETTE DIRETTE A NORD
di Pierre Notte
traduzione Anna D’Elia
suono Alessandro Saviozzi
scenotecnica e luci Giovanni Marocco
basi musicali Guido Sodo
con Angela Malfitano, Francesca Mazza
Tra un atto e l’altro
 

 

 

Lunedì 27 febbraio 2012, ore 21.00
LEONIDAS KAVAKOS
Enrico Pace, pianoforte
Programma
L. v. Beethoven, Sonata op.12 n.2; Sonata op. 12 n.3, Sonata op.96
 

 

 

Martedì 28 febbraio 2012, ore 21.00 (turno A)
Mercoledì 29 febbraio 2012, ore 21.00 (turno B)
Giovedì 1 marzo 2012, ore 21.00 (turno C)
IL MALATO IMMAGINARIO
di Molière
traduzione Angelo Dallagiacoma
regia Marco Bernardi
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
luci Giovancosimo De Vittorio
con Paolo Bonacelli, Patrizia Milani, Carlo Simoni
 

 

 

Martedì 6 marzo 2012, ore 21.00
MOLIERE, A SUA INSAPUTA
Agidi
da Molière
uno spettacolo di Leo Muscato
con Paolo Hendel
 

 

 

Venerdì 9 marzo 2012, ore 21.00 (turno A)
Sabato 10 marzo 2012, ore 21.00 (turno B)
Domenica 11 marzo 2012, ore 21.00 (turno C)
DUE DI NOI
di Michael Frayn
regia Leo Muscato
con Lunetta Savino, Emilio Solfrizzi
ErreTiTeatro30 – LeArt’ 
 

 

 

Mercoledì 14 marzo 2012, ore 21.00
I VIRTUOSI ITALIANI CON URI CAINE
Primo violino concertatore Alberto Martini
Uri Caine, pianoforte
Programma "JAZZ LIGHTNING"
Johann Sebastian Bach - U.Caine: Concerto in fa minore BWV 1056 per pianof. ed archi
U.Caine: Tre movimenti per pianoforte ed orchestra d'archi
U.Caine: "Summer Lightning" per pianoforte ed orchestra d'archi
Johannes Brahms - U.Caine: Variazioni per pianoforte
ed orchestra d'archi su tema di Händel
 

 

 

Venerdì 16 marzo 2012, ore 21.00
IL PAESE DEI CAMPANELLI
Compagnia Corrado Abbati
di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato
regia Corrado Abbati
scene Sergio D’Osmo
costumi Artemio Cabassi
coreografie Stefania Brianzi
direzione musicale Marco Fiorini - Roger Catino
 

 

 

Sabato 17 marzo 2012, ore 21.00
ORLANDO FURIOSO
Nuovo Teatro
di Ludovico Ariosto
adattamento e regia Marco Baliani
scene Bruno Buonincontri
con Stefano Accorsi
 

 

 

Martedì 20 marzo 2012, ore 21.00
ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA
Viktoria Mullova, violino
Programma
L. v. Beethoven - Concerto per violino
W. A. Mozart - Jupiter
 

 

 

Giovedì 22 marzo 2012, ore 21.00
BALLETTO DELL’OPERA DI RIGA
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
musica Felix Mendelssohn-Bartholdy
coreografia Youri Vàmos
 

 

 

Domenica 25 marzo 2012, ore 21.00
TERESA MANNINO
Terrybilmente divagante
regia Marco Rampolli
Bananas
 

 

 

Martedì 27 marzo 2012, ore 21.00
MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA’
di Francesco Piccolo
regia Valerio Aprea
disegno luci Luca Barbati
montaggio video Flavia Amato e Valerio Aprea
 

 

 

Venerdì 30 marzo 2012, ore 21.00 (turno A)
Sabato 31 marzo 2012, ore 21.00 (turno B)
Domenica 1 aprile 2012, ore 21.00 (turno C)
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams
traduzione Masolino D’Amico
regia Antonio Latella
scene Annelisa Zaccheria
costumi Fabio Sonnino
con Laura Marinoni e Vinicio Marchioni
Teatro Stabile di Catania, Emilia Romagna Teatro Fondazione
 

 

 

Martedì 3 aprile 2012, ore 21.00
THE HISTORY BOYS
Teatridithalia
di Alan Bennett
traduzione Salvatore Cabras, Maggie Rose
regia Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
luci Nando Frigerio
con Elio De Capitani, Ida Marinelli, Gabriele Calindri
 

 

 

Sabato 14 aprile 2012, ore 21.00
FLAVIO OREGLIO
Sulle spalle dei giganti
Le radici pagane dell’Europa
Just in Time srl
 

 

 

Lunedì 16 aprile 2012, ore 21.00
WIENER KAMMERENSEMBLE
Programma
Musiche di F. Shubert, J.Strauss
 

 

 

Mercoledì 18 aprile 2012, ore 21.00
RUDRA BÉJART LAUSANNE
Direttore artistico Michel Gascard
 

 

 

Martedì 8 maggio 2012, ore 21.00
COMPAGNIA EIFMAN BALLET THEATRE di San Pietroburgo
RED GISELLE
Balletto in due atti – In tributo a Olga Spessivtseva
musiche Adolphe Adam, Petr Il’ic Cajkovskij, Alfred Schnittke, Georges Bizet
coreografia Boris Eiman
scene e costumi Vjaceslav Okunev
luci Boris Eifman
 

 

 

Mercoledì 2 maggio 2012, ore 21.00
I POMERIGGI MUSICALI DI MILANO
Daniele Rustioni, direttore
Sonig Tchakerian e Davide De Ascaniis, violino
Programma
W. A. Mozart Concerto per violino e orchestra K 216
W. A.Mozart Concertone per due violini e orchestra K 190
F. J. Haydn Sinfonia n. 104
 

 

 

 
 

TEATRO ALLA SCALA DI MILANO
Esclusivamente per gli abbonati alla Stagione Lirica vendita biglietti dal 3 novembre per lo spettacolo
Don Giovanni di Mozart dell’ 8 gennaio 2012, alle ore 15.00

 
 
 

Calendario di biglietteria 2011/2012

STAGIONE LIRICA
dal 12 settembre al 17 settembre
Prelazione abbonamenti Lirica (turni A e B)
dal 20 settembre all’ 1 ottobre
Vendita nuovi abbonamenti Lirica (turni A e B)
dal 10 ottobre
Vendita biglietti per tutte le opere
dall’ 11 ottobre
Vendita abbonamenti Card Lirica
L'abbonato Card Lirica può scegliere spettacoli e posti per tutte le opere a partire dal giorno successivo all'inizio della vendita dei biglietti. L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.
dal 3 novembre
Esclusivamente per gli abbonati della Stagione Lirica
Vendita biglietti per il Teatro alla Scala di Milano:
"Don Giovanni" di Wolfgang Amadeus Mozart (8 gennaio 2012, h 15:00)

STAGIONE TEATRALE
dal 12 settembre al 24 settembre
Prelazione Prosa (turni A-B-C), Danza, Altri Percorsi, Musica e I Pomeriggi Musicali
dal 29 settembre all’ 8 ottobre
Vendita nuovi abbonamenti Prosa (turni A-B-C), Musica e I Pomeriggi Musicali
dal 29 settembre al 22 ottobre
Vendita nuovi abbonamenti Danza e Altri Percorsi
dal 17 ottobre
Vendita biglietti per tutti gli spettacoli di Prosa, Musica e I Pomeriggi Musicali
dal 18 ottobre
Vendita abbonamenti Card Teatro
L'abbonato Card Teatro può scegliere spettacoli e posti per tutte le rappresentazioni di Prosa e Musica (sono esclusi i concerti de I Pomeriggi Musicali di Milano) a partire dal giorno successivo all'inizio della vendita dei biglietti. L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.
dal 7 novembre
Vendita biglietti per tutti gli spettacoli di Danza, Altri Percorsi e Operetta
dall’ 8 novembre
L'abbonato Card Teatro può utilizzare il proprio abbonamento per tutti gli spettacoli di Danza, Altri Percorsi e Operetta a partire dal giorno successivo all'inizio della vendita dei biglietti.
L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.
dal 14 novembre
Vendita biglietti per San Silvestro 2011 e Capodanno 2012

IL TEATRO CHE RIDE
dal 3 ottobre al 22 ottobre
Vendita abbonamenti "Il Teatro che ride"
dal 7 novembre
Vendita biglietti per tutti gli spettacoli
dall’ 8 novembre
L'abbonato Card Teatro può utilizzare il proprio abbonamento per tutti gli spettacoli de “Il teatro che ride” a partire dal giorno successivo all'inizio della vendita dei biglietti.
L'attribuzione delle poltrone è vincolata ai posti disponibili.

ORARI BIGLIETTERIA

Giorni e Orari di apertura:
- dal lunedì al sabato
- dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 19:00
- La biglietteria apre anche un'ora prima di ogni spettacolo per la vendita dei biglietti relativi allo spettacolo stesso.

Aperture straordinarie (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00):
- dal 12 settembre al 3 ottobre
- lunedì 17 ottobre
- lunedì 7 novembre
Chiusure straordinarie:
- lunedì 19 settembre
- lunedì 26 settembre
- martedì 27 settembre
- mercoledì 28 settembre
www.teatrofraschini.org


 

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Realizzazione di :  Mario Mainino Vedi album fotografico con vari artisti