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Teatro 
          Fraschini di Pavia Stagione 2010/20119
 
    La conferenza stampa di presentazione della stagione al pubblico si terrà 
    mercoledì 8 settembre alle ore 21 al Teatro Fraschini. 
ACQUISTO ON LINEwww.teatrofraschini.org
 Call center Vivaticket by Charta 899.666.805
 Call center 89.24.24 Pronto PagineGialle
 
I biglietti sono in vendita al Teatro Fraschini
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da 
lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214
 
 Sabato 9 ottobre 2010, ore 21Project
 TEO TEOCOLI e MARIO LAVEZZIUNPLUGGED
   
Primo appuntamento della RASSEGNA IL TEATRO CHE RIDE, promossa dal Fraschini in 
collaborazione con la Provincia di Pavia. Il comico milanese porta in scena 
UNPLUGGED, nuova formula alla one men show con l’accompagnamento musicale dal 
vivo di MARIO LAVEZZI. In Unplugged Teo Teocoli si trasforma in narratore di sé, 
ma soprattutto del mondo che il comico ha vissuto e respirato in 40 anni di 
brillante carriera artistica. Comicità e quotidiano si mescolano in una rete che lo vede destreggiarsi tra 
assoli, duetti, ricordi del passato, incontri “celebri”, e dialoghi con alcune 
delle sue insuperate imitazioni.
 Ad accompagnare Teocoli in questo viaggio ideale c’è un artista di razza, Mario 
Lavezzi, amico fin dai tempi dell’adolescenza, tra i più noti cantautori e 
produttori musicali, che durante lo spettacolo attraversa musicalmente la vita 
di Teo.
 
 Teo Teocoli nasce a Taranto il 25 Febbraio 1945. Cantante negli anni ’60 
nel gruppo “I Quelli” (poi diventati “PFM”); artista del Clan di Adriano 
Celentano; tra i protagonisti del musical “Hair” (con Renato Zero e Loredana 
Bertè). Cabarettista al “Derby Club”, mitico locale milanese che ha visto 
nascere tutti i più famosi comici e cabarettisti italiani, affina il mestiere ed 
incontra Massimo Boldi, con il quale farà coppia per anni, e Armando Celso. Con 
loro debutta nelle prime televisioni locali nel cuore degli anni ’70, e la tv lo 
rende immediatamente popolarissimo. Tra i celebri personaggi proposti nelle 
trasmissioni televisive ricordiamo Felice Caccamo, Peo Pericoli, Adriano 
Galliani, l’Avvocato Prisco, Max Pezzali, Adriano Celentano e il Presidente 
Moratti. Si è aggiudicato il Telegatto e l’Oscar Tv nel 1999 come personaggio 
televisivo dell’anno. Ma è diventato anche opinionista sportivo, di recente 
direttore artistico del “Progetto Derby”, firmando la sua prima regia con 
“Caveman – L’Uomo delle Caverne”.
 
 Mario Lavezzi produttore, compositore, arrangiatore, talent-scout, 
chitarrista, cantante, in una sola parola uno dei più raffinati “music maker” 
italiani. Mario Lavezzi nasce l'8 maggio 1948 a Milano e, fin da giovanissimo, 
dimostra un’incontenibile passione per la chitarra, che studia prima da 
autodidatta e, successivamente, presso la Scuola Civica di Milano. Nel 1963 fa 
parte del gruppo “I Trappers”, viene chiamato dai “Camaleonti” nel 1966, e 
inizia il sodalizio artistico con Mogol nel 1968. Sarà autore e produttore di 
molti cantanti italiani (da Loredana Bertè ad Ornella Vanoni) fino ad incidere 
un disco tutto suo con “Voci” primo di una serie di tre album in cui compaiono i 
più rappresentativi artisti del nostro panorama musicale. E’ direttore artistico 
per la parte musicale del “Progetto Derby”. Quest’anno festeggia i 40 anni dalla 
sua prima canzone, “Il primo giorno di primavera”.
 
 Venerdì 15 ottobre 2010, ore 20.30 Domenica 17 ottobre 2010, ore 15.30
 MEDEA
 Opera tragica in tre atti
 di Luigi Cherubini
 su libretto di François-Benoît Hoffmann
 
 regia Carmelo Rificidirettore Antonio Pirolli
 orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
 coro Circuito Lirico Lombardo
 
 Venerdì 22 ottobre 2010, ore 21.00 (Turno A)
 Sabato 23 ottobre 2010, ore 21.00 (Turno B)
 Domenica 24 ottobre 2010, ore 16.00 (Turno C)
 
Venerdì 15 ore 20.30, la Stagione Lirica al Teatro Fraschini propone il primo 
titolo in programma “Medea” di Luigi Cherubini (1760-1842). Cherubini si muove 
nei suoi primi anni compostivi sul terreno stabile dei sacri testi da Metastasio 
ad Apostolo Zeno, sino a quando appena 25enne parte per Londra dove prosegue la 
sua attività con grandi successi per poi trasferirsi a Parigi dove nel 1797 vede 
la luce la sua “Medee”. Cosa sia Medea lo dovrebbero sapere tutti coloro che 
l’hanno sicuramente incontrata nel loro percorso di studio già nelle medie. La 
storia della maga-madre che aiutò Giasone nella sua conquista del Vello d’oro 
arriva a diventare opera lirica attraverso le mediazioni della versione di 
Euripide prima e di P.Corneille dopo. Mentre l’originale è in francese la 
versione scelta dal Circuito Lirico Lombardo, che l’ha coprodotta con diversi 
teatri lombardi, è quella Viennese tradotta in italiano. La stessa versione 
portata al successo trionfale da una certa Maria Callas che dette una 
interpretazione portentosa della madre tradita ed abbandonata che arriva ad 
uccidere i figli per punire il padre traditore. Il ruolo di Medea sarà sostenuto 
da Maria Billeri, già interprete di Norma nella scorsa stagione, Giasone sarà 
Lorenzo Decaro, nel cast anche Luca Tittolo, Alessandra Palomba, Eleonora 
Buratto e Arianna Ballotta. La direzione è affidata a Antonio Pirolli, mentre la 
regia a Carmelo Rifici. 
Il ruolo di Medea è stato affidato a Maria Billeri diplomata in canto al 
Conservatorio Frescobaldi di Ferrara e all’Istituto Mascagni di Livorno, che 
oltre al repertorio operistico ha una intensa attività concertistica che spazia 
dal Barocco alla musica contemporanea.
 Carmelo Rifici, regista dell’allestimento, diplomatosi alla Scuola del 
Teatro Stabile di Torino, assistente di Luca Ronconi, ha ottenuto importanti 
riconoscimenti critici (nel 2005 come regista emergente, nel 2009 il Premio 
Olimpici del Teatro come miglior regista dell’anno).
 Antonio Pirolli, diplomato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ha 
ottenuto il terzo premio al Concorso Arturo Toscanini, è stato direttore 
musicale al Teatro dell’ Opera di Ankara e di Istanbul.
 
 TRAMA
 
 L’azione si svolge a Corinto, all’epoca del mito. (Atto primo) Glauce alla 
vigilia delle nozze con Giasone è turbata, perché teme la vendetta di Medea, 
prima sposa del conquistatore. Creonte e Giasone cercano di placare le ansie 
della donna. Il capo delle guardie annuncia l’arrivo di una donna velata, Medea, 
che viene respinta. Medea pronuncia una orribile vendetta.
 (Atto secondo) Creonte concede a Medea di restare in città ancora per un giorno, 
Giasone acconsente di lasciare i figli in balia della madre Medea. All’ancella 
Neris Medea ordina di portare un diadema e un peplo magici come dono di nozze a 
Glauce.
 (Atto terzo) Medea è combattuta tra l’amore e il desiderio di vendetta. Dalla 
reggia irrompe Giasone: Glauce è morta, uccisa dai doni di Medea. Quest’ultima, 
rifugiatasi nel tempio, riappare brandendo il pugnale insanguinato con il quale 
ha ucciso i figli e si dissolve avvolta da una grande vampata di fiamme.
 
 
 IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo il regista Carmelo Rifici
 
 La prima difficile scelta è stata quella di decidere dove ambientare la vicenda 
della sanguinaria eroina. La Corinto del Cherubini mi sembrava non prestarsi né 
ad interpretazioni di un classica “grecizzazione” dello spazio, né, a mio 
avviso, ad una totale “contemporaneizzazione” di un’opera musicalmente ancora 
molto ancorata al 700. Ho deciso quindi di lasciare l’opera lì dove il Maestro 
l’aveva composta: nella Parigi di quel fine secolo sconvolta da una Rivoluzione 
che stava spostando l’asse sociale mondiale e si apprestava ad affrontare il 
periodo di Terrore e, subito dopo, di Restaurazione, tra i più duri e impietosi 
della storia dell’umanità. In quel clima di incertezza e di caos politico si 
pone Medea.
 Ma il 700 è anche il secolo della Ragione e del recupero delle leggi della 
classicità.
 La Fin de siècle europea, dall’arte e dalla letteratura alla moda, era 
freneticamente alla ricerca di un legame con il proprio glorioso passato: lo 
stile imperiale degli abiti ricalcava un certo gusto “alla greca”, la 
letteratura e la musica si rifacevano alle antiche vicende mitologiche, 
l’architettura e la scultura recuperavano i modelli delle civiltà che avevano 
originato il moderno Occidente, riaprivano i musei, impazzava la passione per 
l’archeologia e per i viaggi alla scoperta dei resti degli amati Antichi.
 Ecco allora che, nel nostro allestimento, il palazzo di Creonte a Corinto si 
trasforma in una stanza di uno strano museo, forse quella del David al Louvre; e 
mentre un coro di visitatori si muove inquieto tra le sue stanze, nei quadri, 
fra sculture e in sinistre Wunderkammer riprendono vita i protagonisti del Mito, 
quasi trasportati, come pezzi da museo, dalla Colchide alla Francia post 
rivoluzione.
 In un generico periodo napoleonico, la gente di Corinto, con a capo Creonte, 
Giasone e la sua Glauce tentano di ristabilire delle regole, leggi e una morale 
che taglino i ponti con l’ instabilità, il caos sociale e l’anarchia portati 
dalla Rivoluzione francese. (…)Ahimè questo mondo non ha fatto i conti con 
Medea; la cellula impazzita, Medea, la maga, l’essere sconosciuto e terribile 
impedisce a questo mondo di ricostruirsi, lo getta nuovamente in un periodo di 
oscura incertezza. Medea era e resta una regina, perdere il suo ruolo 
significherebbe perdere se stessa, chiede ed ottiene da inquiete presenze divine 
di strappare in lei la donna e la madre per assurgere al Mito come la grande 
Vendicatrice delle civiltà annullate dai nuovi mondi. Ma anche Medea, come gli 
altri personaggi, deve fare i conti con la Storia che tutto riesce a spiegare, e 
se l’uccisione dei figli di Giasone resta il grande mistero dell’impossibilità 
di annullamento dei movimenti più oscuri dell’animo umano, essa stessa non può 
sottrarsi dall’essere “ricomposta e riassorbita” dall’arte e dalla storia, 
attraverso un saggio, un quadro, una statua e dalla gelida e inconciliabile 
musica del Cherubini.
 È condannata all’eterno esilio, all’eterna partenza, come le opere che la 
rappresentano sono condannate a spostarsi per sempre di museo in museo, di 
teatro in teatro.
 
 
Venerdì 22 ottobre 2010, alle ore 21. Si replica sabato 23 ottobre sempre alle 21 e domenica 24 alle ore 16.
 
ARIA PRECARIAdi e con Ale e Franz (Alessandro Besentini e Francesco Villa)
 scritto con Martino Clericetti, Antonio De Santis, Rocco Tanica, Fabrizio 
Testini
 
  
Aria precaria riporta la coppia di comici su un palco teatrale: lo fanno con il 
loro inconfondibile stile di sempre, attraverso dieci quadri che mettono in 
scena la vita imprevedibile di due personaggi. Si passa da due anime in attesa 
di scoprire in cosa si reincarneranno, ai due futuri padri che aspettano il 
primo nascituro, due arzilli vecchietti e l’immancabile coppia della panchina. I 
luoghi sono gli stessi del vivere quotidiano, in cui l’aria che si respira è a 
tratti dolce, qualche volta pungente: la strada, la panchina, la sala d’aspetto 
e l’asettico luogo di lavoro e quello vitale dedicato al tempo libero. La regia 
di Leo Muscato ha il compito di infondere un ritmo fluente al susseguirsi degli 
sketch e a legarli attraverso una scenografia essenziale e simbolica con bianco 
schermo che si trasforma in “cangiante” a seconda delle scene. Gli episodi, come 
nella migliore tradizione dei due attori, alternano situazioni reali a momenti 
grotteschi e stralunati. Ritroviamo così una costruzione scenica che valorizza 
l’elemento fondante dello spettacolo: l’affiatamento e l’abilità dei due 
interpreti, l’equilibrio di coppia, lo scambio di ruoli, le acrobazie delle loro 
battute folgoranti. Alessandro Besentini e Francesco Villa si conoscono nel 1994 
e dopo aver frequentato il Centro Teatro Attivo di Milano danno inizio alla loro 
carriera con lo spettacolo Ale Franz dalla A alla Z. Inizia la gavetta dei due 
comici in giro per locali, finché non si presenta l’opportunità del provino a 
Zelig e la prima apparizione televisiva in Facciamo Cabaret (1996). Partecipano 
al Pippo Chennedy Show di Serena Dandini(1997), a Mai dire gol con Claudio Bisio 
(1998), e iniziano la fortunata avventura di Zelig (dal 1999 al 2007) fino a 
Buona la prima!. In teatro debuttano nel 2001 con Due e venti, in cinema 
iniziano ad apparire con Teocoli e la Gialappa’s, scrivono il primo film nel 
2005 (La terza stella), e nel 2006 Mi fido di te. 
 
Giovedì 28 ottobre 2010, alle ore 21Ciclo di concerti dedicati a Franz Joseph Haydn (1732-1809)
 I Solisti di Pavia
 Enrico Dindo, direttore e solista
 Programma
 Sinfonia n.6 in Re maggiore (il mattino)
 Concerto per violoncello in Re maggiore
 la Sinfonia n.102 in Si bemolle Maggiore
 
Anche quest’anno l’Orchestra torna ad esibirsi in un luogo estremamente 
suggestivo, la splendida Basilica romanica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, 
che custodisce i resti mortali di S. Agostino e del filosofo Severino Boezio.
La Sinfonia n. 6, anche conosciuta come Le matin, apre il ciclo di tre sinfonie 
dedicate ad altrettante parti del giorno e soddisfa una richiesta specifica nel 
1761, avanzata dal principe Paul Anton Esterhàzy.
 Il Concerto per violoncello in Re maggiore riguarda un periodo più tardo: il 
1783, quando Haydn era già celebre in tutta Europa. Fu composto secondo la 
tradizione per Anton Kraft, il primo dei due violoncellisti che lavoravano per 
gli Esterhàzy.
 Con la Sinfonia n.102 Haydn rivela invece un impegno compositivo considerevole, 
con elementi innovativi e nuove sonorità.
 
   Venerdì 29 ottobre 2010, ore 20.30 Domenica 31 ottobre 2010, ore 15.30
 LA SONNAMBULA
 Melodramma in due atti
 di Vincenzo Bellini
 su libretto di Felice Romani
 personaggi, interpreti
 Il Conte Rodolfo Alexej Yakirnov
 Teresa Nadiya Petrenko
 Amina Jessica Pratt, Marina Bucciarelli (vincitrice del concorso Aslico)
 Elvino Enea Scala, Fabrizio Paesano
 Lisa Marina Bucciarelli, Elide De Matteis Larivera
 Alessio Mihail Dogotari (vincitore Concorso Aslico)
 Un notaro Luca Granziera
 orchestra lirica I Pomeriggi Musicali coro Circuito Lirico Lombardo
 direttore MASSIMO LAMBERTINI
 regia STEFANO VIZIOLI
   
 
Fotografia-di-Elisabetta-Molteni   
   
      Jessica 
      Pratt, soprano inglese che ha studiato in Europa ed Australia 
      dedicandosi al repertorio sacro e lirico.Stefano Vizioli, regista d’opera, vanta all’attivo più di cinquanta 
      allestimenti.
 Massimo Lambertini, direttore musicale della Latvian Philarmonic 
      Chamber Orchestra di Riga e dell’Alpen Adria Kammerphilarmonie (Austria), 
      maestro preparatore dell’Orchestra Cherubini.
   Quando dopo 
      oltre due ore di spettacolo il pubblico esplode con un boato di applausi e 
      con vive acclamazione, e quando tutta la serata è stata interrotta da 
      fragorosi applausi a scena aperta, che non lasciavano il tempo alla 
      orchestra di chiudere la coda delle varie arie, allora forse viene da dire 
      che quello che è andato in scena ha fatto veramente centro. E’ successo 
      venerdì 29 al Teatro Fraschini con uno degli spettacoli più “belli” delle 
      ultime stagioni “La sonnambula” di Vincenzo Bellini che è nel cartellone 
      del Circuito Lirico Lombardo. Finalmente uno spettacolo che soddisfa il 
      “pubblico” ovvero la maggior parte di coloro che vogliono sentire ben 
      cantare, ben suonare e anche magari vedere qualcosa che si adegui alla 
      storia che viene raccontata. Le scenografie, se pur con un certo sentore 
      di “déjà vu”, erano molto belle con colori pastello e costumi 
      popolareschi, ampio respiro di spazi, e movimenti corali molto funzionali 
      e realistici grazie alla regia finalmente “tradizionale” di Stefano 
      Vizioli. Il M° Massimo Lambertini ha diretto una orchestra molto pulita ed 
      attenta con momenti distesi ma anche con opportune e precise accensioni 
      ritmiche, attentissimo a quello che succedeva sul palcoscenico, 
      privilegiando una lettura vigorosa e giovanile ben supportata dalla 
      veemente interpretazione di Enea Scala che ha sfoggiato i suoi acuti senza 
      ombra di preoccupazione come ottima è stata la prova della protagonista, 
      Jessica Pratt, anche se la “rivale”, Marina Bucciarelli, ha retto il 
      confronto in una battaglia tra prime donne.   
      IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo il regista Stefano Vizioli
 Perché oggi, nel 2010, mettere in scena La sonnambula, un’opera – almeno 
      apparentemente – così lontana dalla nostra epoca e dai nostri modelli di 
      femminilità?
 Credo che un regista debba non solo saper raccontare una favola a chi 
      viene a teatro per la prima volta, ma anche e soprattutto individuare quei 
      nodi drammaturgici che possano risultare attuali ancora oggi. Il recupero 
      del passato, dell’’antico’, non deve avvenire tramite un approccio 
      storicistico o filologico o peggio ancora archeologico, bensì 
      appoggiandosi al nostro DNA di spettatori di tutti i tempi. Se noi non 
      siamo più il pubblico di allora, siamo nondimeno capaci di partecipare, 
      sentire e vivere le stesse emozioni di allora. In fondo assistiamo sempre 
      alla stessa celebrazione del rito, partecipiamo ad un mistero che si 
      rinnova, ma compito del regista è quello di proporre soluzioni che 
      risultino meno prevedibili e siano di stimolo alla riflessione.
 
 Questa è la sua quarta produzione di Sonnambula. Cosa ha ritrovato o 
      scoperto nell’opera di Bellini?
 La bellezza di capolavori come Sonnambula non finisce mai di stupire e di 
      rinnovarsi. Mi piace ritornare sul luogo del delitto forte delle 
      esperienze precedenti, ma mi pongo nei confronti del testo come se non lo 
      avessi mai affrontato prima. L’esperienza, l’età, le intuizioni scaturite 
      dal continuo fermento musicologico e da nuove proposte di lettura mi 
      spronano a prendere la materia conosciuta e a scomporla, ricomporla, 
      plasmarla e riscoprirla. Alcuni miei spettacoli – tipo Butterfly, Don 
      Pasquale o Barbiere di Siviglia – vengono richiesti a distanza di anni e 
      ogni volta li studio come progetti nuovi, li modifico: credo che mi 
      annoierei molto a inserire il pilota automatico, tarpando così possibili 
      nuove sollecitazioni alla creatività.
 
 Quanto influisce la conoscenza del testo di Scribe sulla sua regia e in 
      che relazione si pone con il libretto di Romani?
 I due testi di Scribe hanno influenzato alcune scelte, soprattutto il 
      copione del balletto rivela un umorismo e una leggerezza che mi hanno 
      stimolato a trovare soluzioni di lettura diverse. Se non fosse per la 
      musica di Bellini alcuni aspetti del testo avrebbero un sapore da commedia 
      erotica e piccante. In particolare, la scena della camera del conte 
      potrebbe tranquillamente ritrovarsi in una pièce di Feydeau.
 
 Sonnambula è un’opera dicotomica: osteria e mulino, Elvino/Amina vs. 
      Rodolfo/Lisa, nobiltà vs. contadini, modernità ‘scientifica’ contro 
      antiche credenze… Come risolve e sfrutta queste polarità drammatiche?
 Sottili nevrosi sottendono tutta l’opera: le gelosie, le piccole ripicche 
      meschine, la coquetterie della protagonista, l’autonomia economica di 
      Lisa, personaggio più complesso del previsto («costretta a simular»), 
      l’ambiguità – non risolta dallo stesso Romani – del conte Rodolfo, bon 
      vivant un po’ dongiovannesco nel testo di Scribe, uomo di mondo dotato di 
      fascino misterioso, ma anche pedantemente illuminista nella sua spocchia 
      di spiegare ai villici cosa sia il sonnambulismo e vittima della propria 
      alterigia dovuta al ruolo che ricopre socialmente («un par suo non può 
      mentir»), per non parlare della possibile agnizione e profumo di incesto, 
      proposta da Romani e fortunatamente cassata da Bellini. Ma non 
      dimentichiamo le insicurezze emotive di Elvino, o la bontà solidale e 
      frustrata di Alessio.
 E poi abbiamo la malattia nervosa della protagonista… il rischio di 
      Sonnambula è che la protagonista risulti una bella addormentata anche 
      quando è sveglia, mentre per me è una bella ragazzotta felice e pepata, 
      che conosce la gelosia del fidanzato e sa come addolcirlo, ma sicuramente 
      non è insensibile ai complimenti di giovani eleganti signori forestieri, e 
      con il suo Elvino magari fa l’amore in qualche fienile, lontano da occhi 
      indiscreti o da pruderie paesane. E poi abbiamo il suo sogno della prima 
      notte di nozze, ovviamente plausibile e giustificabile solo dopo il 
      santificato giuro di fronte alle sacre tede.
 Non voglio con questo assolutamente svilire un testo così poetico, 
      rapinoso, come quello di Sonnambula a una commediola pecoreccia anni ‘70, 
      ma mi attirano i contrasti, le contraddizioni, le incoerenze, le ambiguità 
      del testo.
 
 In quest’opera, il belcanto si manifesta ai vertici della maestria 
      compositiva di Bellini. In che modo ‘disturba’ o aiuta le sue intenzioni 
      registiche?
 L’opera fu scritta per due grandi star del belcanto ed è logico che 
      Bellini si adoperasse al massimo per esaltare i valori e le potenzialità 
      di una Pasta e di un Rubini. Detto questo, io amo il belcanto e mi piace 
      godermi tutte le possibili espressioni della voce e l’ampia gamma delle 
      sue tecniche, ma non prescindo mai dal cercare un valore anche drammatico 
      al canto: se il canto è espressione di bonheur interiore, di esplosione di 
      felicità dell’anima, esso non può limitarsi ad un esercizio di tecnica, ma 
      deve trasformarsi in espressione dell’anima. Per questo chiedo ai cantanti 
      di dirmi cosa significhi per loro eseguire quel determinato vocalizzo, 
      quel trillo o quella roulade e, mentre si slanciano nell’empireo della 
      tessitura, cosa mi vogliono raccontare con gli occhi, la postura delle 
      mani e del corpo. Anche per questo motivo con la scenografa Susanna Rossi 
      Jost ho preferito spazi aperti, meno costretti o soffocati da montagne, 
      picchi innevati, laghi, chiusure ‘verticali’ del segno scenico, per far 
      volar meglio le note verso l’alto, in cieli più ampi, sconfinati: da qui 
      la scelta verso uno spazio più assolato, italiano, da pianura padana, con 
      colori che rimandano alla pittura dei macchiaioli.
 
 In un mondo bombardato da messaggi mediatici, effetti speciali e roboanti 
      comizi, qual è il senso e la necessità di fare teatro? E che tipo di 
      teatro ha urgenza di fare?
 Fare teatro è un dovere morale ed etico, saper raccontare favole è 
      importante. E venire a teatro fa bene all’anima e smuove i neuroni 
      lobotomizzati dall’invasione mediatica e omicida di certa televisione.
 
 
      
      Mercoledì 
17 novembre 2010_11_17 alle ore 21Basilica romanica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia
 Ciclo di concerti dedicati a Franz Joseph Haydn (1732-1809)
 I Solisti di Pavia
 Marco Rogliano, violino solista
 Enrico Dindo, direttore
 Programma
 Sinfonia n.7 in Do maggiore (il pomeriggio)
 Concerto per violino in Do maggiore
 Sinfonia n.103 in Mi bemolle Maggiore
 
Joseph Haydn è stato tra i pochi musicisti ad aver conquistato, vivente, fama e 
ammirazione in tutta Europa. La Haydn-renaissance, con le celebrazioni nel 2009 
per i 200 anni dalla morte, viene evidenziata dai Solisti di Pavia accostando le 
tre sinfonie Le matin, Le midi, Le soir, scritte tra il 1761 e il 1765.
 La Sinfonia n. 7, conosciuta come Le midi, fu scritta su una richiesta specifica 
nel 1761, avanzata dal suo datore di lavoro, il principe Paul Anton Esterhàzy. 
Il Concerto per violino è il quarto destinato a questo strumento solista e si 
colloca negli anni precedenti il 1769.
 La Sinfonia n.103 fu eseguita la prima volta nel marzo 1795.
 
 
      
Venerdì 26 novembre 2010, ore 20.30 Domenica 28 novembre 2010, ore 15.30
 LA TRAVIATA
 Melodramma in tre atti
 di Giuseppe Verdi
 su libretto di Francesco Maria Piave
 
 
 
Violetta - Yolanda Auyanet, soprano spagnoloAlfredo - Jean François Borras, giovane tenore lirico francese
 Germont - Damiano Salerno, baritono italiano
 Marianna Vinci (Flora Bervoix), Mila Pavlova (Annina) Saverio Pugliese 
(Gastone), Mirko Quadrello (Il Barone Douphol), Pasquale Amato (Il Marchese D’Obigny), 
Luciano Leoni (Il Dottor Grenvil),Alessandro Mundula (Giuseppe), Marco Piretta 
(Commissionario).
 Scene Dario Gessati
 Costumi Agnese Rabatti
 Light designer Fiammetta Baldiserri
 Coreografie Giovanni Di Cicco
 Maestro del coro Antonio Greco
 
 Coro del Circuito Lirico Lombardo
 Banda di palcoscenico del Teatro Sociale di Como
 Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
 Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo
 Nuovo allestimento - Opera rappresentata con sovratitoli
 
 Regista Andrea Cigni
 (ha diretto di recente La figlia del Reggimento (Aslico), è laureato al DAMS e 
docente al “Monteverdi” di Cremona)
 Maestro concertatore e direttore Pietro Mianiti (titolare della cattedra 
di viola al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano)
 
DanzatoriDaniela Biava (Morte)
 Davide Francesca
 Riccardo Fusiello
 Alice Guazzotti
 Maria Francesca Guerra
 Barbara Innocenti
 Antonella Marra
 Filippo Serra
 Andrea Valfré
 
Nota: Sono disponibili solo biglietti di loggione. Nella serata di venerdì 
26 e nel pomeriggio del 28 saranno stilate dalla biglietteria liste d’attesa per 
chi vorrà assistere allo spettacolo.Venerdì 26 novembre 2010, alle ore 20.30 si apre il sipario su “La Traviata” 
nuovo allestimento prodotto dal Circuito Lirico Lombardo. Per tutto il mese di 
novembre il Fraschini è stato impegnato nelle prove, nell’allestimento scenico e 
musicale dell’opera, Andrea Cigni, regista, e Pietro Mianiti, direttore, hanno 
creato questa edizione dell’opera verdiana. Replica pomeridiana alle 15.30 
domenica 28 novembre, poi la tournée nei Teatri del Circuito (Brescia, Cremona, 
Como).
 
 Lunedì 29 novembre 2010, ore 21.00IO QUELLA VOLTA LI’
 AVEVO 25 ANNI
 di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
 regia Giorgio Gallione
 con Claudio Bisio
 Musiche eseguite da Carlo Boccadoro
 
 Martedì 30 novembre 2010, ore 21.00 (Turno A)Mercoledì 1 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno B)
 Giovedì 2 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno C)
 Sleuth - L’inganno
 di Anthony Shaffer
 regia Glauco Mauri
 con Glauco Mauri, Roberto Sturno, Bruno Sorretto, Torn Borestour, Steno Burrotto
 
 
      
Giovedì 9 dicembre 2010, ore 20.30Sabato 11 dicembre 2010, ore 20.30
 LA CENERENTOLA
 Melodramma giocoso in due atti
 di Gioachino Rossini
 su libretto di Jacopo Ferretti
 
 orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
 coro Circuito Lirico Lombardo
 
Cenerentola (Angiolina) Chiara Amarù mezzosoprano siciliana (in scena il 9) e 
Carmen Topciu di origine rumena (in scena l’11), vincitrice del Concorso Aslico 
2010.Edgardo Rocha (Don Ramiro)
 Mihail Dogotari (Alidoro)
 Omar Montanari (Don Magnifico)
 Stefania Silvestri (Clorinda)
 Serban Vasile (Dandini)
 Alessia Nadin (Tisbe)
 
 Regia di Rosetta Cucchi
 (pianista dall’età di sei anni e regista da almeno un decennio)
 Maestro concertatore e direttore dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali 
Giacomo Sagripanti.
 
  
IL NUOVO ALLESTIMENTO secondo Rosetta Cucchi
 ..A mille ce n’è .. Una storia per mille fiabe
 Ed è proprio ciò che è Cenerentola, una fiaba antica, la cui origine si 
perde nella notte dei tempi, c’è chi la attribuisce all’antico Egitto, chi alla 
Cina dei piccoli piedi in minuscole scarpette, ma ognuno di noi almeno una volta 
nella vita, da bambino, si è seduto e ha ascoltato. Le bimbe hanno sognato 
quell’abito incantato e hanno pianto con Cenerentola costretta a casa mentre 
fuori il mondo girava a tempo di valzer.
 Ancora oggi nell’era dei computer, dei dvd, degli audio-libri, quando penso ad 
una fiaba, immagino quel libro con la copertina di pelle bordata in foglia d’oro 
che lentamente si apre e cattura l’immaginazione, ed è così che ho voluto 
raccontare questa storia. Una vecchia biblioteca piena di grandi libri, la prima 
cosa che colpisce è l’odore della carta stampata che ingiallisce e scandisce il 
tempo che passa, ma è solo l’involucro che invecchia, le storie sono lì, 
effervescenti, fresche e sempre pronte ad essere rilette. La nostra biblioteca è 
popolata da bizzarre figure che si aggirano tra gli scaffali, custodi del sapere 
e della magia, sempre attente che ogni volume sia al suo posto e nessun lieto 
fine riesca a sfuggire alla propria storia, assomigliano a dei topi e sono 
curiosi come dei topi, il loro capo è un mago, si chiama Alidoro, ed è proprio a 
lui che chiederanno il permesso di aprire il libro di Cenerentola.
 Due sorelle che vincerebbero il primo premio alla fiera delle vanità, un 
padre-patrigno senza scrupoli, cattivo e pronto a tutto per salvarsi dalla 
rovina, un principe con qualche sfumatura di azzurro, un cameriere sopra le 
righe e lei, Angelina, sempre sporca di cenere ma con la forza che le nasce 
dall’onestà e dalla bontà, non confondetela con la debolezza, Cenerentola è una 
signorina con una grande forza di carattere, ..in casa di quel principe 
portatemi a ballar.. mica facile affrontare un padre così!! ma lei ha i suoi 
fidi topini ed il loro comandante che l’aiuteranno ad arrivare in tempo alla 
festa. Una ricetta veramente esplosiva, fatta di personaggi che hanno sogni e 
debolezze, ed è proprio al finale del primo atto che ognuno di loro cantando ..ho 
paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar.. troverà sotto il coperchio di 
un vassoio d’argento l’oggetto dei propri desideri e se ne ciberà come ci si 
ciba della vita stessa.
 Una scarpetta? No uno smaniglio che ai giorni nostri si chiamerebbe bracciale, 
lei se lo toglie e lo lascia al principe, cercami e alla mia destra il compagno 
vedrai, e di nuovo l’oggetto del nostro desiderio si allontana e sparisce dalla 
nostra vista, a quel punto diventa il centro dei nostri pensieri, non si può 
vivere senza, e la caccia ha inizio. Una schiera di topi sulle tracce di una 
ragazzina cenciosa, ma loro sanno dove andare a cercare, girano pagina ed ecco 
quel grande camino, lei è lì, ha ancora in bocca il sapore che si ha il giorno 
dopo avere dato un bacio, centellini le volte in cui ci ripensi, perché ogni 
volta il cuore batte forte e lo stomaco ha un sussulto; lui la trova e a 
dispetto di quelle due arpie e del loro degno padre lui se la sposa.
 Una favola intrigante che Rossini farcisce, come un tournedos, di musica 
indimenticabile, in un meccanismo perfetto che si muove costantemente a quattro 
mani. Poi Rossini si concede un momento che dedica quasi esclusivamente alla 
musica, un divertissement della sua anima giocosa, dove un canone intricatissimo 
si sviluppa e si avviluppa su se stesso.. e allora perché non giocare anche noi, 
saltando fuori dalla storia per un attimo e facendo vedere al pubblico i vizi e 
le virtù di noi poveri artisti, ultimamente un po’ bistrattati ma che speriamo 
sempre nella fatidica frase… e vissero tutti felici e contenti! [Rosetta 
Cucchi] Rosetta Cucchi, che firma la regia, è pianista dall’età di sei anni 
e regista da almeno un decennio.
 
 
 Domenica 12 dicembre 2010, ore 21.00BALLETTO DELL’OPERA DI RIGA
 IL CORSARO
 coreografie Aivars Leimanis
 musiche Adolphe Adam
 Martedì 14 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno A)
 Mercoledì 15 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno B)
 Giovedì 16 dicembre 2010, ore 21.00 (Turno C)
 la bisbetica domata
 di William Shakespeare
 regia Armando Pugliese
 con Vanessa Gravina, Edoardo Siravo
 
 Venerdì 17 dicembre 2010, ore 21ITC 2000
 MAURIZIO CROZZA
 FENOMENI
 testi di Maurizio Crozza, Vittorio Grattarola, Alessandro Ribecchi, Andrea 
Zalone
 musicista di scena Silvano Belfiore
 collaborazione ai testi Federico Taddia
 
 Sabato 18 dicembre 2010, ore 21.00NAVIDAD NUESTRA
 MISA CRIOLLA
 Emir Saul, direttore
 musiche di Ariel Ramírez
 
 
Lunedì 20 dicembre 2010, alle ore 21.Altri Percorsi
 ELIO GERMANO è
 
 THOM PAIN
 Serata dedicata ad un monologo vincitore del Premio Pulitzer 2005.
 
Veste i panni di Thom Pain un Elio Germano ormai molto popolare, balzato agli 
onori della cronaca dopo aver conquistato la Palma d’Oro al Festival di Cannes 
per La nostra vita di Daniele Lucchetti (e Nastro d’argento sempre come miglior 
attore), ma già da tempo avviato ad una carriera cinematografica brillante. Thom 
entra al buio, si siede, saluta il pubblico. Prova a dare un significato a 
“paura” leggendo la definizione del vocabolario. Inforca un paio d’occhiali da 
vista e cerca un contatto con gli spettatori della sala. Da questo momento Thom 
inizia a raccontare storie apparentemente sconnesse, attraverso i suoi pensieri 
si materializzano gli incidenti che hanno plasmato la sua infanzia e hanno 
concorso a creare l’uomo che è diventato. Le storie si intrecciano a domande. Le 
risposte sono per lo più contrastanti e si alternano a riflessioni, invettive, 
sospensioni. Thom non è completamente a suo agio: si sfoga, poi ci ripensa, 
vuole andarsene, scende in platea, alterna gesti decisi a raptus. Man mano che 
il racconto si dipana, parola dopo parola, scopriamo che Thom siamo noi. I suoi 
desideri, le sue esperienze e soprattutto le sue paure sono anche le nostre. E 
se cerchiamo da questo testo risposte certe, ci siamo sbagliati: Thom in fondo 
fa solo domande, domande sempre più scomode e spiazzanti. Versatile a teatro 
come al cinema: Elio Germano ha curato personalmente l’adattamento del testo e 
la regia. Ma innanzitutto Thom Pain è una prova d’attore, una sfida vera e 
propria per calarsi nei panni di una figura borderline, senza artifici, mettendo 
a nudo l’essenza di un uomo recitando un testo sulla naturalezza d’una 
messinscena ma anche sulla messinscena d’una naturalezza, che prevede un ascolto 
dell’attore su più binari, in sovrapposizione continua, la recitazione del testo 
e l’interazione con il pubblico. Innanzitutto Elio scompare, e lascia il posto 
al personaggio, che sotto i nostri occhi si trasforma in una persona vera. E’ un 
uomo solo, che si presenta sul palcoscenico senza alcun orpello teatrale. Per 
tutto lo spettacolo il pubblico ha la sensazione che ciò che sta vedendo sia 
frutto di improvvisazione. E invece l’azione scenica si basa su un testo preciso 
e rigido, la scelta registica è proprio quella di trascinare lo spettatore nel 
vortice delirante di Thom. Perciò la reazione del pubblico, che è ovviamente 
ogni volta differente, influisce sullo spettacolo, fa assumere al lavoro una 
piega differente ogni volta, infondendo, come universalmente noto, forza e 
mistero all’atto scenico. 
 
Martedì 21 dicembre 2010, alle ore 21CICLO DI CONCERTI IN SAN PIETRO IN CIEL D’ORO
 dedicati a
 Franz Joseph Haydn 
(1732-1809)
 TERZO CONCERTO
 Sinfonia n.8 in Sol maggiore (la sera)
 Concerto per violoncello in Do maggiore
 Sinfonia n.104 in Re maggiore “London”.
 I SOLISTI DI PAVIA
 Enrico Dindo, direttore e solista.
 
  
  Note: La Sinfonia n. 8, ultima dedicata alle parti del giorno, Le soir; 
  descrive uno specifico evento naturalistico, la tempesta. Il Concerto per 
  violoncello è dedicato a Joseph Weigl, violoncellista alla corte di Estherázy. 
  La Sinfonia n.104, ultima di quelle composte durante il secondo soggiorno 
  londinese fu eseguita nella stagione 1795. Joseph Haydn è stato tra i pochi 
  musicisti ad aver conquistato, vivente, fama e ammirazione in tutta Europa. La 
  Haydn-renaissance, con le celebrazioni nel 2009 per i 200 anni dalla morte, 
  viene evidenziata dai Solisti di Pavia accostando le tre sinfonie Le matin, Le 
  midi, Le soir, scritte tra il 1761 e il 1765.
 
   TRADIZIONALE APPUNTAMENTO DI FINE ANNO con IL MUSICAL 
Cats, musical (1981)composto da Andrew Lloyd Webber
 su testi di Thomas Stearns Eliot
 (con aggiunte di Trevor Nunn e Richard Stiloge)
 
  
Edizione della Compagnia della Rancia Personaggi e interpreti:
 
 Bombalaurina Azzurra Adinolfi
 Caligola/Gattigre Gianluca Ciatti
 Parsifal Tiziano Edini
 Cassandra Silvana Isolani
 Victoria Roberta Miolla
 Zampalesta Maria Silvia Roli
 Jellilora/Occhibui Loredana Sartori
 Jemima Federica Baldi
 Sghemboexpress Roberto Colombo
 Jennytuttapois Stefania Fratepietro
 Mr. Mistofeles/Quazo Alessandro Lanzillotti
 Gus/Asparagus Fabio Monti
 Ram Tam Taggher Andrea Rossi
 Munkostrap Andrea Verzicco
 Demetra Denise Brambillasca
 Alonzo Simone De Rose
 Macavity/Platone Luca Giacomelli
 Mangojerry Salvatore Marchione
 Deuteronomio/Ciccio Gourmet Alessandro Neri
 Exotica Laura Safina
 Electra Chiara Vinci
 
 e con GIULIA OTTONELLO Grisabella
 
 ORCHESTRA DAL VIVO
 
 Direttore Vincenzo Latorre
 
 Reed Andrea Olivi, Marco Postacchini, Nicola Tapella
 Corni Massimo Marconi, Stefano Lodo
 Trombe Giovanni Abbiati, Fabio Costanzo, Simone Ionizzi, Emanuele Girotto
 Trombone Alessio Nava/Andrea Andreoli
 Violoncello Lorenzo Squarotti
 Chitarra Elvezio Fortunato/Simone Rozza
 Basso Gaetano Puzzutiello/Marilena Montarone
 Batteria Marco Parenti
 Tastiere Mauro Gabbiotti, Marco Zanoni, Gennaro Franco/Antonio Ottaviano
 Percussioni Massimo Mazza
 
  Sono ancora disponibili biglietti (a mercoledì 22 
  dicembre): per il 31 dicembre posti in piedi al quinto ordine (loggione) per 
  il 1 gennaio posti a sedere non numerati al quarto ordine e posti in piedi al 
  quinto ordine (loggione) COSTI 31 DICEMBRE da 55 a 20 euro 1 GENNAIO da 25 a 
  15 euro Come ormai tradizione, il Teatro Fraschini offre al 
  pubblico pavese l’opportunità di trascorrere a teatro, con brindisi finale di 
  mezzanotte, la serata di San Silvestro. Inizio spettacolo previsto per le ore 
  21.30. Quest’anno si festeggia con CATS della Compagna della Rancia, diretta 
  da Saverio Marconi e con le coreografie di Daniel Ezralow. Direttore 
  d’orchestra Vincenzo Latorre. Replica il pomeriggio del primo dell’anno alle 
  ore 18.00 Cats è entrato a pieno titolo nella storia del musical per anni di 
  repliche, numero di spettatori e incassi. Scritto nel 1981 da Andrei Lloyd 
  Webber, si basa sul libro di Thomas Stearns Eliot che raccoglie poesie aventi 
  come protagonisti una carrellata di gatti irresistibili. Webber ha musicato 
  questi scritti, insieme ad altro materiale inedito. Lo spettacolo inglese è 
  andato in scena al New London Theater di Londra fino al 2002 e in tournèe per 
  il mondo. E’ stato tradotto in ben 26 paesi . La versione italiana, con 
  orchestra dal vivo, allieterà il pubblico del Teatro Fraschini in occasione di 
  San Silvestro e Capodanno, dopo aver debuttato al Teatro Sistina, ed è uno 
  degli spettacoli più visti tra il 2009 e il 2010. 
          
 Mercoledì 12 gennaio 2011, ore 20.30 Venerdì 14 gennaio 2011, ore 20.30
 IL FLAUTO MAGICO
 Opera in due atti
 di Wolfgang Amedeus Mozart
 su libretto di Johann Emanuel Schikaneder
 regia Eugenio Monti Colla
 direttore Oliver Gooch
 orchestra lirica I Pomeriggi Musicali
 coro Circuito Lirico Lombardo
 
  
 
Martedì 18 gennaio 2011, ore 21.00
 I VIRTUOSI ITALIANI CON PAOLO FRESU
 Alberto Martini, direttore e violino solista
 Paolo Fresu, tromba
 
Programma della serataJohann Sebastian Bach Contrapunctus 1 da "L'Arte della Fuga" BWV 1080
 Massimo Colombo Corale Pop per tromba e archi
 Richard Galliano Aria per tromba e archi
 Michael Nyman Suite da "Lezioni di piano" per archi
 Astor Piazzola Melodia in la menor per archi, Milonga del Angel per archi, Fuga 
y misterio per archi, Adios Nonino per violoncello e archi
 Daniele Di Bonaventura Sanctus per tromba e archi
 Paolo Fresu Ossi per tromba e archi
 Giuseppe Tartini Largo andante D 96 per violino, tromba e archi
 Jean-Michel Giannelli Dies Irae per tromba e archi
 Uri Caine Memory per tromba e archi
 Georg Friedrich Händel"Lascia ch'io pianga" per tromba e archi
 
L’Orchestra I Virtuosi Italiani, complesso nato nel 1989, ha collaborato con New 
York City Ballet, Opera Comique di Parigi, tutti i principali Teatri italiani, 
con tournèe in Europa, Russia, Stati Uniti e Sud America (2009). La versatilità 
dell’Orchestra è dimostrata dalle collaborazioni per un repertorio di confine, 
con musicisti come Goran Bregovic, Michael Nyman, Ludovico Einaudi, Franco 
Battiato, Giovanni Allevi.
 Paolo Fresu, diplomato al Conservatorio di Cagliari, vincitore del premio Top 
jazz 1990 come migliore jazzisti italiano, nel 1996 premio come miglior 
musicista jazz europeo, ha registrato più di trecentocinquanta dischi. E’ 
ideatore e coordinatore di numerosi progetti multimediali, collaborando con 
attori di teatro, danzatori e registi cinematografici.
 
   
Giovedì 20 gennaio 2011, ore 21PROGETTI DADAUMPA Srl
 ALESSANDRO BERGONZONI
 di e con Alessandro Bergonzoni
 regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
 
 
        
Venerdì 21 gennaio 2011, ore 21.00 (Turno A)Sabato 22 gennaio 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Domenica 23 gennaio 2011, ore 16.00 (Turno C)
 Un ispettore in casa Birling
 di John Boynton Priestley
 regia Giancarlo Sepe
 con Crescenza Guarnieri, Paolo Ferrari, Andrea Giordana
 
 
Mercoledì 26 gennaio 2011, ore 21.00I SENTIERI DELLA LIBERTA’
 di AAVV
 regia Beppe Soggetti
 con Alessandro Carnevale Pellino, Valentina Ferri, Daniela Frigione e Antonio 
Marfi
 
 Sabato 29 gennaio 2011, ore 21.00ATERBALLETTO
 CERTE NOTTI
 coreografie Mauro Bigonzetti
 musiche Luciano Ligabue
   
  
La 
stagione di Danza del Teatro Fraschini prosegue con il suo secondo appuntamento 
sabato 29 alle ore 21.00. Andrà in scena sul palcoscenico pavese un balletto 
ideato dal coreografo Mauro Bigonzetti “Certe notti” su musica di Ligabue. Mauro 
Bigonzetti, coreografo di fama internazionale (è il stato primo italiano a 
creare per il prestigioso New York City Ballet) con questo balletto con la 
compagnia di Aterballetto realizza un “insolito e curioso incontro” tra la danza 
classico/moderna e la musica di Luciano Ligabue. Bigonzetti si è addentra con 
piena licenza creativa nel mondo “ruvido e coinvolgente” del cantante, dando 
vita ad un viaggio composito, fatto di “momenti intimi di intenso erotismo e 
danze corali in cui la forza vibrante del rock trova nei corpi piena rispondenza 
espressiva”. Alle canzoni si alternano testi poetici, ai danzatori dal vivo si 
sovrappongono in parallelo le immagini di corpi fluttuanti tra dune di ghiaia, 
in un simbolico gioco di congiunzione tra aria e terra, che è dovuto alla video- 
istallazione di Angelo Davoli. Aterballetto è la prima realtà stabile di 
balletto in Italia che è stata diretta da nomi quali Vittorio Biagi e Amedeo 
Amodio. Lo spettacolo sarà poi a Milano al Teatro della Luna - Assago il 12/13 
marzo.  
 
Martedì 1 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)Mercoledì 2 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Giovedì 3 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno C)
 DONNA ROSITA NUBILE
 di Federico García Lorca
 regia Lluís Pasqual
 con Andrea Coppone, Giancarlo Dettori, Pasquale Di Filippo, Martina Galletta, 
Alessandra Gigli, Eleonora Giovanardi, Andrea Jonasson, Giulia Lazzarini, 
Rosalina Neri, Franca Nuti, Stella Piccioni, Sara Zoia, Franco Sangermano
 
 
  
      
Donna Rosita nubile o Il linguaggio dei fiori (Doña Rosita la soltera o el 
lenguaje de las flores) è una commedia scritta da Federico García Lorca nel 
1935 poco prima della sua uccisione, avvenuta nell’agosto dell’anno successivo. 
Fu rappresentata nello stesso anno al Teatro Principal di Barcellona. Ispirato 
alla figura della zia Clotilde García Picossi, racconta la vita di Rosita, 
promessa ad un giovane che, dopo il fidanzamento, abbandona la Spagna per andare 
in guerra. La giovane continua a sperare in un ritorno dell’amato, e aspetta 
fiduciosa, ma trascorrono ben vent’anni. Nel frattempo tutto il mondo giovanile 
che la circonda, quello delle amiche, vive la propria esistenza nel normale 
evolversi della situazione, con matrimoni e figli, Rosita invece appassisce, 
come la rosa mutabilis coltivata dallo zio, in attesa di un uomo che si scoprirà 
aver fatto altre scelte. La vicenda, segnata da un amore sincero soffocato da un 
inganno crudele, si consuma in un piccola città spagnola, Granata, dove la 
protagonista si chiude in un isolamento forse cercato, e non così inconsapevole 
come sembra. 
       
Federico García Lorca affronta la storia con delicatezza e lirismo 
infondendo nelle pagine un senso profondamente nostalgico, ponendo l’accento su 
di una situazione che rappresenta una occasione mancata. Da molti definita “cechoviana”, 
la commedia richiama infatti temi e situazioni simili a quelle del grande autore 
russo: una ambientazione borghese, grande cura e precisione nel delineare i 
personaggi, la consapevolezza che il tempo inesorabile lascia sulla realtà un 
vuoto di desideri mai realizzati, infrangendo molte illusioni. L’anima spagnola 
pervade comunque l’opera, la colora, ne rivela influenze surrealiste e durezze 
inattese. Anche se a tratti rivela ironia, la tragedia umana di Rosita si 
consuma senza pietà, mostrando una società Andalusa votata all’apparente 
perbenismo. L’autore percorre all’interno dei tre atti trent’anni di vita della 
protagonista (dai venti ai cinquant’anni) circondandola di Manole, Aiole, 
zitelle e soprattutto dagli zii, immersi anch’essi in un mondo idilliaco, e la 
governante, che appare, almeno di primo acchito, più consapevole della realtà. 
 Sabato 5 febbraio 2011, ore 21.00Domenica 6 febbraio 2011, ore 15.30 (Teatro per Noi)
 HELLO DOLLY
 Compagnia Corrado Abbati
 di Michael Stewart e Jerry Herman
 
            Con Corrado Abbati 
            Regia Corrado Abbati 
            Produzione Compagnia di 
            Operetta di Corrado Abbati - InScena S.r.l. 
            Operetta  
              Antonella Degasperi 
            nel ruolo della protagonista Dolly Levine
 
               
Sabato 5 ore 21.00, con replica domenica 6 ore 15.30 che sarà riservata come 
ogni anno alla iniziativa Teatro per Noi (ingresso gratuito con ritiro biglietti 
Ufficio Animazione Anziani del Comune di Pavia - tel. 0382 399549), arriva al 
Fraschini il secondo allestimento della stagione in corso per la Compagnia di 
Corrado Abbati “Hello Dolly” di Michael Stewart e Jerry Herman. Il cast 
comprende, oltre ovviamente a Corrado Abbati, come sempre impegnato anche 
nell’adattamento del lavoro, Antonella Degasperi (Dolly), Fabrizio Macciantelli, 
Carlo Monopoli, Raffaella Montini, Francesca Dulio, Alessandro Pini. La storia è 
quella di una affascinante vedova alla ricerca di un nuovo compagno. Fu 
interpretato sul grande schermo da Barbra Streisand e Walter Matthau facendo 
incetta di Oscar in una pellicola nella quale appariva anche la leggendaria 
figura di Louis Amstrong, straordinario trombettista jazz. Questo musical, che 
Corrado Abbati ha inserito nella sua stagione, arriverà anche al Teatro Cagnoni 
il 24 marzo. 
 
Lunedì 7 febbraio 2011, ore 21.00I SOLISTI DI PAVIA
 I lunedì dei Solisti
 Enrico Dindo, direttore
 musiche di Kapustin
 
      
      Lunedì 7 ore 21.00 si passa alla musica con un originale concerto de “I 
      Solisti di Pavia” con Enrico Dindo, direttore che presenta in programma 
      musiche di Nicolai Kapustin, pianista e compositore ucraino. 
 Martedì 8 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)Mercoledì 9 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Giovedì 10 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno C)
 Roman e il suo cucciolo
 di Reinaldo Povod
 regia Alessandro Gassman
 con Alessandro Gassman, Manrico Giammarota, Sergio Meogrossi, Giovanni Anzaldo, 
Matteo Taranto, Natalia Lungu
 
 
 
 Sabato 12 febbraio 2011, ore 21.00
 FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
 Christian Arming, direttore
 Ivo Pogorelic, pianoforte
   
 
        
        |  
      | Venerdì 18 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
 Sabato 19 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Domenica 20 febbraio 2011, ore 16.00 (Turno C)
 Aggiungi un posto a tavola
 di Garinei e Giovannini
 ripresa di Johnny Dorelli
 con Gianluca Guidi, Enzo Garinei, Marisa Laurito
 
 
 Lunedì 21 febbraio 2011, ore 21.00
 IL PITONE - 18 mila giorni
 di Andrea Bajani
 regia Giorgio Gallione
 con Giuseppe Battiston, Gianmaria Testa
 
SPOSTATO A MARTEDI' 3 MAGGIO 2011 
 mercoledì 23 febbraio 2011, ore 21
 ITC 2000
 ENRICO BERTOLINO
 PASSATA E’ LA TEMPESTA?
 Nuovi lampi di ovvietà
 regia Massimo Navone
 musiche Teo Ciavarella
 scritto da Enrico Bertolino, Curzio Maltese, Andrea Zalone, Luca Bottura
 scene Elisabetta Gabbioneta
 progetto luci Arnaldo Ruota
 video Piero Passaniti
 
 Venerdì 25 febbraio 2011, ore 21.00
 BALLETTO DI ROMA
 CENERENTOLA
 coreografie Fabrizio Monteverde
 musiche G.F. Haendel
 
 Lunedì 28 febbraio 2011, ore 21.00 (Turno A)
 Martedì 1 marzo 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Mercoledì 2 marzo 2011, ore 21.00 (Turno C)
 DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI
 di Jorge Amado
 regia Emanuela Giordano
 con Caterina Murino, Paolo Calabresi, Daniele Liotti
 
 Venerdì 4 marzo 2011, ore 21.00 (in abbonamento)
 Sabato 5 marzo 2011, ore 21.00 (fuori abbonamento)
 Domenica 6 marzo 2011, ore 16.00 ed ore 21.00 (fuori abbonamento)
 MOMIX – BOTHANICA
 coreografie Moses Pendleton
 musiche AAVV
 
 Lunedì 7 marzo 2011, ore 21.00
 I SOLISTI DI PAVIA
 I lunedì dei Solisti
 Enrico Dindo, direttore
 musiche di E. Elgar,I. Fedele e N. Rota
 Mercoledì 9 marzo 2011, ore 21.00
 L'ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro)
 di Fabrizio Gifuni
 regia Giuseppe Bertolucci
 con Fabrizio Gifuni
 
 Venerdì 11 marzo 2011, ore 21.00
 FESTIVAL STRINGS LUCERNE
 Achim Fiedler, direttore
 Ramin Bahrami, pianoforte
 
 Martedì 15 marzo 2011, ore 21.00 (Turno A)
 Mercoledì 16 marzo 2011, ore 21.00 (Turno B)
 Giovedì 17 marzo 2011, ore 21.00 (Turno C)
 La ciociara
 di Annibale Ruccello
 regia Roberta Torre
 con Donatella Finocchiaro e Daniele Russo
 
 Sabato 19 marzo 2011, ore 21.00
 AMERICAN BALLET THEATRE II
 coreografie George Balanchine, Jerome Robbins, Anthony Tudor e i giovani talenti 
della coreografia americana
 musiche AAVV
 
 Martedì 22 marzo 2011, ore 21.00UN MARITO IDEALE
 di Oscar Wilde
 regia Roberto Valerio
 con Valentina Sperlì, Roberto Valerio
 
 Venerdì 25 marzo 2011, ore 21.00
 LA VEDOVA ALLEGRA
 Comagnia Corrado Abbati
 di Franz Lehár
 
 Lunedì 28 marzo 2011, ore 21.00EMANUEL AX
 pianoforte solista
 
 
Venerdì 1 aprile 2011, ore 21.00LE CONVERSAZIONI DI ANNA K
 di Ugo Chiti
 regia Ugo Chiti
 con Giuliana Lojodice, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo 
Salvianti, Lucia Socci, Alessio Venturini
 
 Sabato 9 aprile 2011, ore 21Bananas
 KATIA e VALERIA
 BASE PER ALTEZZA DIVISO DUE
 di Katiuscia Follesa, Valeria Graci e Fabrizio Testini
 
 
Lunedì 11 aprile 2011, ore 21.00
 I SOLISTI DI PAVIA
 I lunedì dei Solisti
 Concerto di Pasqua
 Enrico Dindo, direttore
 musiche di J.S. Bach
 
Il tradizionale concerto di Pasqua che, come ogni anno, la Fondazione Teatro 
Fraschini offre alla città, sarà un omaggio dei Solisti a Carl Philipp Emanuel 
Bach, con il concerto per violoncello ed archi. Lunedì 11 aprile 2011, alle ore 
21.00 presso la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Ingresso gratuito fino ad 
esaurimento dei posti disponibili.
 Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788), secondogenito del grande Kantor di Lipsia 
Johan Sebastian, dopo aver ricevuto dal padre i primi rudimenti nell'ars 
musicale, si spostò a Berlino dove rimase al servizio di Federico il Grande tra 
il 1740 e il 1767 e quindi ad Amburgo, dove trovò il clima più idoneo al 
perfezionamento del suo linguaggio.
 
 I tre concerti in programma risalgono agli anni ‘50 del 1700, quando Bach 
divideva il servizio tra le varie residenze reali: Rheinsberg, Charlottenburg, 
Potsdam, contribuendo a tener viva l’attività con una pressoché incessante 
invenzione in tutti i generi musicali, ad eccezione dell’opera.
 
Programma della serata:
 Carl Philipp Emanuel Bach
 Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in La minore, Wq 170
 
 Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in Si maggiore, Wq 171
 
 Concerto per Violoncello, Archi e Basso continuo in La maggiore, Wq 172
 
 Direttore e solista
 Enrico Dindo
 
 Violini
 Marco Rogliano **
 Pierantonio Cazzulani*
 Ilaria Cusano
 Renato Donà
 Luca Braga
 Jacopo Bigi
 Filippo Maligno
 Donatella Colombo
 Francesco Lovato
 Luca Torciani
 Lucia Ronchini
 Pietro Bernardin
 
 Viole
 Massimo Piva *
 Adriana Tataru
 Filippo Milani
 Mario Leotta
 
 Violoncelli
 Jacopo Di Tonno*
 Mathias Major
 
 Contrabbasso
 Amerigo Bernardi*
 
 Clavicembalo
 Riccardo Doni*
 
 
 ** violino di spalla
 *prima parte
 
 
 Martedì 12 aprile 2011, ore 21.00EXTREMITIES
 di William Mastrosimone
 regia Bruno Armando
 con Alessandro Averone, Federica Bagnetti, Laura Cleri, Paola De Crescenzo
 
 
Extremities, opera del drammaturgo americano William Mastrosimone. Scritta nel 
1982. William Mastrosimone. Classe 1947, originario del New Jersey, laureato in 
sceneggiatura, ha vinto due premi Emmy e si dedica, oltre che al teatro, al 
cinema. Una delle caratteristiche originali del lavoro di Mastrosimone è la 
capacità di cogliere, attraverso gli incontri di tutti i giorni, a contatto con 
le persone, temi e situazioni da tradurre in pièce teatrale: anche Extremities 
trae spunto proprio da un caso reale, confidato all’autore da una donna che 
realmente subì una violenza e che fu costretta, dopo un processo inconcludente, 
ad abbandonare la città per paura di subire dallo stupratore impunito dalla 
legge, altri soprusi. Nella realtà la vicenda era andata ben diversamente, la 
donna era stata solo una vittima, ma aveva maturato una rabbia tale da 
immaginare di potersi trovare di nuovo faccia a faccia con l’uomo e di potersi 
vendicare. La trama L’opera racconta così il drammatico tentativo di stupro e di 
un ribaltamento dei ruoli di vittima e carnefice: la donna aggredita riesce a 
catturare il suo violentatore e a ribaltare la situazione. Nella finzione 
scenica la situazione prende una piega favorevole alla vittima, quasi a ripagare 
chi ha sofferto in silenzio l’umiliazione e la violenza, oltretutto ferita 
doppiamente da una giustizia sommaria. Ecco allora che nel tentativo di 
rielaborare l’orrore, si è pronti ad agire, sfogando la disperazione. La 
versione originale è stata accolto con successo a Broadway, complice la presenza 
di un’interprete come Susan Sarandon. La fortuna del testo non si è comunque 
fermata, perché è stato prodotto anche un film, dal titolo Oltre ogni limite, 
protagonista Farah Fawcett. Lo spettacolo, tradotto e diretto da Bruno Armando, 
attore di teatro, cinema e televisione, che in passato ha interpretato di questo 
testo il ruolo dello stupratore, si snoda come un dibattito psicologico che fa 
riaffiorare gli aspetti più nascosti dell’animo umano. La scena rappresenta il 
luogo dove si immagina una ferma e coraggiosa presa di coraggio della vittima, 
vendicando l’atto subito. 
 Venerdì 15 aprile 2011, ore 21.00
 ORCHESTRA I POMERIGGI
 MUSICALI DI MILANO
 Musiche di Cole Porter
 
Antonio Ballista, pianoforte, direttore 
Alessandro Lucchetti, pianoforte  solista Il 
programma della serata comprende 
 SOGNI D’AMORE
 In the still of the night
 You do something to me
 Easy to love
 
 ANYTHING GOES
 It’s delovely
 I get a kick out of you
 You’re the top
 Anything goes
 
 COS’ E’ L’AMORE?
 Love for sale
 Night and day
 Everytime we say goodbye
 What is this thing called love?
 Begin the beguine
 
 
 KISS ME KATE
 Another opening, another show
 So in love
 From this moment on
 Why can’t you behave
 Too darn hot
 
 CANCAN
 It’s all right with me
 Just one of those things
 Let’s do it
 I love Paris
 It’s all right with me (ripresa)
 
 ROBA DA MATTI
 Find me a primitive man
 My heart belongs to Daddy
 Kate the great
 Give him the Oo la la
 
 
 Lunedì 18 aprile 2011, ore 21.00
 Martedì 19 aprile 2011, ore 21.00
 Mercoledì 20 aprile 2011, ore 21.00
 La bottega del caffè
 di Carlo Goldoni
 regia Giuseppe Emiliani
 con Marina Bonfigli, Antonio Salines, Virgilio Zernitz, Massimo Loreto
   
 
La 
compagnia del Teatro Carcano rende omaggio a Giulio Borsetti con La Bottega del 
caffè di Carlo Goldoni che è stato uno dei suoi grandi “cavalli di battaglia” di 
una lunga carriera teatrale: attore, regista e direttore artistico, Bosetti ha 
lasciato in eredità alla moglie Marina Bonfigli, sua compagna di vita e di 
palcoscenico per quasi mezzo secolo, lo spirito di un lavoro appassionato e 
rigoroso, pienamente espresso in questo spettacolo.Giulio Bosetti esordì, dopo gli studi teatrali in Accademia, nel 1950 e dopo una 
esperienza al Piccolo di Milano e al fianco di Vittorio Gassman. Iniziò così una 
lunga e fortunata carriera che lo vide direttore dei Teatri Stabili di Trieste e 
del Veneto, regista di prosa e d’opera, fino alla nascita della sua compagnia 
negli anni ottanta del secolo scorso. Giulio Bosetti era stato interprete de La 
bottega nel 1989 al Teatro Romano di Verona, con un allestimento diretto da 
Gianfranco De Bosio.
 
 La trama
 Carnevale 1750. Campiello di Venezia. Protagonista della commedia è don Marzio, 
che tesse le fila della maldicenza seduto al suo tavolo d’angolo di un caffè, 
scrutando gli accadimenti attraverso le lenti dei suoi occhiali. I suoi sono 
occhi insidiosi, le sue lenti deformanti, è il prototipo dei frequentatori 
curiosi, che raccolgono notizie per farsene portavoce, senza curarsi della 
fondatezza, mescolando verità e invenzione. Egli trova particolare godimento nel 
frapporre una serie di ostacoli al desiderio di due donne, Placida e Vittoria, 
di ricondurre sulla retta via i rispettivi mariti, Flaminio e Eugenio. Il primo 
è un giovane torinese che si spaccia per nobile, il secondo è un giovane 
mercante di stoffe che continua a perdere denaro nella bisca di Pandolfo. Don 
Marzio trova anche il modo di istigare i due uomini alla libertà sentimentale, 
spingendo la ballerina Lisaura, ignara del fatto che Flaminio fosse sposato, tra 
le sue braccia. I sotterfugi di don Marzio verranno smascherati dal caffettiere 
Ridolfo e dal suo garzone Trappola: sciolti gli inganni al furbo orchestratore/ 
orditore di trame, non resterà che abbandonare la città.
 
 Carlo Goldoni, oltre a ritrarre un carattere come quello di Don Marzio alla 
perfezione, riesce a infondere piena concretezza all’ambiente circostante, 
attingendo dal reale vissuto veneziano così variegato da emergere come società 
del pettegolezzo e del possesso quale di fatto era: agli spettatori 
settecenteschi la piazzetta in cui si svolge la vicenda, altro non era che il 
prolungamento della città lagunare. Un spazio anche simbolico, quello della 
bottega, osservatorio privilegiato per scoprire come va il mondo e per 
giudicarlo. La realtà si colora di tinte particolari, verità e menzogna si 
mescolano. L’impronta dell’autore è nitida anche oggi perché in questa indagine 
sui comportamenti veneziani che Goldoni conduceva ai suoi tempi, è eternata dai 
temi e situazioni universali, validi per l’umanità di ogni tempo: amori, odi, 
brama di possesso, conquista del potere, lotta per il benessere, ci accompagnano 
senza perdere mai né di importanza né di smalto.
 
 L’allestimento nasce nel segno della sobrietà e della fedeltà al testo e 
all’autore con la firma di Giuseppe Emiliani, seguendo, in modo rigoroso, il 
percorso artistico tracciato da Giulio Borsetti, attore intuitivo, con uno 
spiccato senso per il lavoro corale, nel pieno rispetto dell’opera teatrale. 
E’l’affresco di una società, ma, in termini teatrali ed artistici, è anche un 
eccezionale banco di prova per attori, registi e scenografi. Compaiono attori 
che fanno parte del glorioso assetto teatrale italiano, come Antonio Salines 
(Don Marzio) e Virgilio Zernitz (il caffettieri Ridolfo). In scena Cristina 
Sarti (Placida) Alice Redini (Vittoria).
 Anche in questa edizione l’aspetto scenico è fondamentale per l’efficacia del 
testo: è stata realizzata da Guido Fiorato, allievo prediletto di Emanuele 
Luzzati.
 
 
 
 Venerdì 6 maggio 2011, ore 21.00ORCHESTRA I POMERIGGI
 MUSICALI DI MILANO
 Musiche di F.J.Haydn, P. Hindemith, R.Wagner
 Peter Rundel, direttore
 Nicolas Hodges, pianoforte solista
 
 
SPOSTATO A MARTEDI' 3 MAGGIO 2011 
IL PITONE - 18 mila giornidi Andrea Bajani
 regia Giorgio Gallione
 
  con Giuseppe Battiston, Gianmaria Testa
 
IL 
PITONE.18mila giorni.Lo spettacolo nasce con un titolo-metafora: il pitone prende le misure e poi 
sferra l’attacco finale, diciottomila giorni equivalgono a cinquant’anni.
 
 Ecco dunque la storia di un uomo cinquantenne che perde il lavoro e, di 
conseguenza, viene fatto fuori per sempre. Al suo posto, arriva un collega più 
giovane, più flessibile e al passo coi tempi. L’uomo, dopo l’estromissione, 
ripiega, senza più alcuna certezza, nel suo appartamento, abbandonato dalla 
famiglia: nasce, in questo luogo carico di memorie e sentimenti, una riflessione 
acuta, pungente, a tratti amara, che prende avvio dall’epoca in cui il lavoro 
era considerato fondante la dignità umana fino al precariato di oggi, indegna 
forma di ricatto sociale.
 
 Il testo, scritto da Andrea Bajani, muove dall’urgenza di chi si è sentito, in 
Italia, totalmente tradito e ciò che per molto tempo è stato dato per scontato, 
il lavoro si intende, si è volatilizzato come il più banale e infido dei furti. 
Non solo, ma da “fatto di diritto”, il lavoro si è trasformato in una 
“concessione”, mettendo oggi le persone in allerta, costringendole a farsi la 
guerra gli uni contro gli altri pur di avere la meglio, giocando così al 
massacro.
 
 Intorno allo spettacolo si sono uniti artisti che condividono un certo modo di 
concepire e fare teatro, mai privo di una riflessione o denuncia civile sulla 
nostra contemporaneità: in scena Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa. Il primo, 
attore pluripremiato, si divide tra cinema e teatro portando a segno 
interpretazioni estrose e camaleontiche in tutti i campi, è di norma diretto da 
autori quali Silvio Soldini, Cristina Comencini, Carlo Mazzacurati. Gianmaria 
Testa, cantautore piemontese che ha saputo ritagliarsi uno spazio prestigioso 
nel panorama musicale italiano e d’oltralpe, vincendo il Premio Tenco, 
esibendosi con successo in tutta Europa, è sempre tangente al teatro, oltre che 
per i concerti, per le collaborazioni con Paolo Rossi e Marco Paolini.
 
 Il regista, Alfonso Santagata, è uno dei padri storici della ricerca teatrale 
italiana, regista, autore e attore a sua volta. Per anni in felice simbiosi con 
Claudio Morganti, continua oggi con successo e premi la sua attività all’interno 
dell’ensemble Katzenmacher.
 
 Il testo è firmato da Andrea Bajani, romano, classe 1975. Nel 2002 pubblica il 
suo primo romanzo, Morto un papa, cui fa seguito, l’anno successivo, il breve 
romanzo picaresco Qui non ci sono perdenti. Ma è il terzo Cordiali saluti del 
2005 che viene segnalato dalla critica e che inaugura una stagione di romanzi 
italiani sul tema del lavoro. Nel 2006 esce il reportage Mi spezzo ma non 
m’impiego, viaggio-inchiesta nell’universo dei nuovi lavoratori precari. Del 
2007 è Se consideri le colpe ha vinto i premi Mondello, Recanati e Brancati. 
L’ultima fatica letteraria è Domani niente scuola, un reportage sugli 
adolescenti e la scuola. Per il teatro è coautore dello spettacolo Miserabili di 
Marco Paolini.
 
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      | Le foto delle rappresentazioni sono state 
ricevute direttamente dall'Ufficio Stampa del Teatro che ringraziamo per la gentile collaborazione.
   
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