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          Gabinetto nel casino di Don Ramiro.
           Scena VIII       Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 Dandini entrando con Clorinda e Tisbe sotto il 
            braccio; Don Magnifico e Don Ramiro.
 
 DANDINI Ma bravo, bravo, bravo!
 
 Caro il mio Don Magnifico! Di vigne,
 Di vendemmie e di vino
 M'avete fatto una disertazione,
 Lodo il vostro talento
 Si vede che ha studiato.
 (a Don Ramiro)
 Si porti sul momento
 Dove sta il nostro vino conservato
 E se sta saldo e intrepido
 Al trigesimo assaggio
 Lo promovo all'onor di cantiniero
 Io distinguo i talenti e premio il saggio.
 
 DON MAGNIFICO Prence! L'Altezza Vostra
 E un pozzo di bontà. Più se ne cava,
 Più ne resta a cavar.
 
 (piano alle figlie)
 (Figlie! Vedete?
 Non regge al vostro merto;
 N'è la mia promozion indizio certo.)
 (forte)
 Clorinduccia, Tisbina,
 Tenete allegro il Re. Vado in cantina.
 
 (parte)
 
  RAMIRO (piano a Dandini)
 (Esamina, disvela, e fedelmente
 Tutto mi narrerai. Anch'io fra poco
 Il cor ne tenterò. Del volto i vezzi
 Svaniscon con l'età. Ma il core...)
 
  DANDINI (Il core
 Credo che sia un melon tagliato a fette,
 Un timballo l'ingegno,
 E il cervello una casa spigionata.)
 (forte, come seguendo il discorso fatto sottovoce)
 Il mio voler ha forza d'un editto.
 Eseguite trottando il cenno mio.
 Udiste?
 
 RAMIRO Udii.
 
 DANDINI Fido vassallo, addio.
 
 (Parte Don Ramiro.)
 
 
 
 Scena IX      Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 DANDINI, CLORINDA e TISBE.
 
 
 DANDINI (alle donne)
 Ora sono da voi. Scommetterei
 Che siete fatte al torno
 E che il guercetto amore
 È stato il tornitore.
 
 CLORINDA (tirando a sé Dandin)
 Con permesso:
 (La maggiore son io, onde la prego
 Darmi la preferenza.)
 
 TISBE (come sopra)
 Con sua buona licenza
 (La minore son io.
 M'invecchierò più tardi.)
 
  CLORINDA Scusi. (Quella è fanciulla.
 Proprio non sa di nulla.)
 
 TISBE Permetta. (Quella è un'acqua senza sale,
 Non fa né ben né male.)
 
  CLORINDA Di grazia. (I dritti miei
 La prego bilanciar.)
 
 TISBE Perdoni. (Veda,
 Io non tengo rossetto.)
 
 CLORINDA Ascolti. (Quel suo bianco è di bianchetto.)
 
 TISBE Senta...
 
 CLORINDA Mi favorisca...
 
 DANDINI (sbarazzandosi con un poco di collera)
 Anime belle!
 Mi volete spaccar? Non dubitate.
 Ho due occhi reali
 E non adopro occhiali
 (a Tisbe)
 Fidati pur di me,
 Mio caro oggetto.
 (a Clorinda)
 Per te sola mi batte il core in petto.
 
 (parte)
 
 TISBE M'inchino a Vostr'Altezza.
 
  CLORINDA Anzi all'Altezza Vostra.
 
 (Ironicamente fra loro.)
 
 TISBE Verrò a portarle qualche memoriale.
 
 CLORINDA Lectum.
 
 TISBE Ce la vedremo.
 
 CLORINDA Forse sì, forse no.
 
 TISBE Poter del mondo!
 
 CLORINDA Le faccio riverenza!
 
 TISBE Oh! mi sprofondo!
 
 (Partono da parti opposte.)
 
 
 
            Deliziosa nel Casino del Principe Don Ramiro.
            
 Scena X      Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 Don Magnifico a cui i cavalieri pongono un 
            mantello color ponsò
 con ricami in argento di grappoli d'uva,
 e gli saltano intorno battendo i piedi in tempo di musica.
 Tavolini con recapito da scrivere.
 
 CORO
 
 Conciosiacosaché
 Trenta botti già gustò!
 E bevuto ha già per tre
 E finor non barcollò!
 E piaciuto a Sua Maestà
 Nominarlo cantinier.
 Intendente dei bicchier
 Con estesa autorità.
 Presidente al vendemmiar.
 Direttor dell'evoè;
 Onde tutti intorno a te
 S'affolliamo qui a saltar.
 
  DON MAGNIFICO Intendente! Direttor!
 Presidente! Cantinier!
 Grazie, grazie; che piacer!
 Che girandola ho nel cor.
 Si venga a scrivere
 Quel che dettiamo.
 (Pongonsi intorno ai tavolini, e scrivono.)
 Sei mila copie
 Poi ne vogliamo.
 
 CORO Già pronti a scrivere
 Tutti siam qui.
 
 DON MAGNIFICO Noi Don Magnifico...
 (osservando come scrivono)
 Questo in maiuscole.
 Bestie! maiuscole.
 Bravi! così.
 Noi Don Magnifico
 Duca e Barone
 Dell 'antichissimo
 Montefiascone;
 Grand'intendente;
 Gran presidente,
 Con gli altri titoli
 Con venti etcetera,
 Di nostra propria
 Autorità,
 
 Riceva l'ordine
 Chi leggerà,
 Di più non mescere
 Per anni quindici
 Nel vino amabile
 D'acqua una gocciola.
 Alias capietur
 Et stranguletur
 Perché ita etcetera
 Laonde etcetera
 Barone etcetera.
 
 (sottoscrivendosi)
 
 CORO Barone etcetera;
 È fatto già.
 
 DON MAGNIFICO Ora affiggetelo
 Per la città.
 
 CORO Il pranzo in ordine
 Andiamo a mettere.
 Vino a diluvio
 Si beverà.
 
 DON MAGNIFICO Premio bellissimo
 Di piastre sedici
 A chi più Malaga
 Si succhierà.
 
 (Partono saltando attorno a Don Magnifico.)
 
 
            Scena XI 
                 
            Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 Dandini e Don Ramiro correndo sul davanti del palco, osservando 
            per ogni parte.
 
  RAMIRO (sotto voce)
 Zitto zitto, piano piano;
 Senza strepito e rumore:
 
 Delle due qual è l'umore?
 Esattezza e verità.
 
 DANDINI Sotto voce a mezzo tuono;
 In estrema confidenza:
 Sono un misto d'insolenza,
 Di capriccio e vanità.
 
 RAMIRO E Alidoro mi dicea
 Che una figlia del Barone...
 
  DANDINI Eh! il maestro ha un gran testone.
 Oca eguale non si dà.
 (Son due vere banderuole...
 Mi convien dissimular.)
 RAMIRO (Se le sposi pur chi vuole...
 Seguitiamo a recitar.)
 Scena XII
          
 Clorinda, accorrendo da una parte, e Tisbe dall'altra.
 
 
 CLORINDA
 (di dentro)
 Princi dove state?
 
 TISBE
 Princi dove state?
 
 CLORINDA e TISBE
 Ah! perché mi abbandonate?
 Mi farete disperar.
 
 CLORINDA
 Io vi voglio...
 TISBE
 Vi vogl'io...
 
 
 DANDINI
 Ma non diamo in bagattelle.
 Maritarsi a due sorelle
 Tutte insieme non si può!
 Una sposo.
 
 CLORINDA e TISBE
 (con interesse di smania)
 E l'altra?..
 
 DANDINI
 E l'altra...
 (accennando Ramiro)
 All'amico la darò.
 
 CLORINDA e TISBE
 No no no no no,
 Un scudiero! oibò oibò!
 
 
 RAMIRO
 (ponendosi loro in mezzo con dolcezza)
 Sarò docile, amoroso,
 
 Tenerissimo di cuore.
 
 CLORINDA e TISBE
 (guardandolo con disprezzo)
 Un scudiero! No signore.
 Un scudiero! questo no.
 
 CLORINDA
 Con un'anima plebèa!
 
 TISBE
 Con un'aria dozzinale!
 
 CLORINDA e TISBE
 (con affettazione)
 Mi fa male, mi fa male
 Solamente a immaginar.
 
 
 RAMIRO e DANDINI
 (fra loro ridono)
 
 La scenetta è originale
 Veramente da contar.
 
 
            Scena XIII       Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 Coro di cavalieri dentro le scene, indi Alidoro.
 
  CORO Venga, inoltri, avanzi il piè.
 Anticamera non v'è.
 
 RAMIRO e DANDINI Sapientissimo Alidoro,
 Questo strepito cos'è?
 
 ALIDORO Dama incognita qua vien.
 Sopra il volto un velo tien.
 
  CLORINDA e TISBE Una dama!
 
 ALIDORO Signor sì .
 
 CLORINDA, TISBE, RAMIRO e DANDINI Ma chi è?
 
 ALIDORO Nol palesò.
 
 CLORINDA e TISBE Sarà bella?
 
 ALIDORO Sì e no.
 
 RAMIRO e DANDINI Chi sarà?
 
 ALIDORO Ma non si sa.
 
 CLORINDA Non parlò?
 
 ALIDORO Signora no.
 
 TISBE E qui vien?
 
 ALIDORO Chi sa perché?
 
 TUTTIChi sarà? chi è? perché?
 Non si sa. Si vedrà.
 
 (Momento di silenzio.)
 CLORINDA e TISBE (Gelosia già già mi lacera,
 Già il cervel più in me non è.)
 
 ALIDORO (Gelosia già già le rosica,
 Più il cervello in lor non è.)
 
 RAMIRO (Un ignoto arcano palpito
 Ora m'agita, perché?)
 
 DANDINI (Diventato son di zucchero:
 Quante mosche intorno a me.)
 
 (Dandini fa cenno ad Alidoro d'introdurre la dama.)
 
 
 
            Scena 
            XIV   Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 
  Cavalieri che precedono e schieransi in doppia 
            fila per ricevere Cenerentola, che, in abito ricco ed elegante, avanzasi velata.
 
 CORO Ah! se velata ancor
 Dal seno il cor ci ha tolto,
 Se svelerai quel volto
 Che sarà?
 
 CENERENTOLA Sprezzo quei don che versa
 Fortuna capricciosa.
 M'offra chi mi vuol sposa,
 Rispetto, amor, bontà.
 
  RAMIRO (Di quella voce il suono
 Ignoto al cor non scende;
 Perché la speme accende?
 Di me maggior mi fa.)
 
  DANDINI Begli occhi che dal velo
 
 Vibrate un raggio acuto,
 Svelatevi un minuto
 
 Almen per civiltà.
 
 CLORINDA e TISBE (Vedremo il gran miracolo
 Di questa rarità.)
 
 (Cenerentola svelasi. Momento di sorpresa, di riconoscimento, 
            d'incertezza.)
 
  TUTTI(eccetto Cenerentola)
 Ah!
 
  (Ciascuno da sé guardando Cenerentola, e Cenerentola 
            sogguardando Ramiro.)
 
 
            TUTTI(tranne Alidoro)
 (Parlar - pensar - vorrei.
 Parlar - pensar - non so.
 Questo è un inganno, o dei!
 Quel volto mi atterrò.)
 
  ALIDORO (Parlar - pensar - vorrebbe
 Parlar - pensar - non può.
 Amar già la dovrebbe,
 Il colpo non sbagliò.)
 
 
            Scena XV 
                 
            Scene
            
            1,
            
            2,
            
            3,
            
            4,
            
            5,
            
            6,
            
            7,
            
            8,
            
            9,
            
            10,
            
            11,
            
            12,
            
            13,
            
            14,
            
            15        (ATTO I )
 Don Magnifico accorrendo, e detti.
 
  DON MAGNIFICO Signora Altezza, in tavola
 Che... co... chi... sì... che bestia!
 
 Quando si dice i simili!
 Non sembra Cenerentola?
 
 CLORINDA e TISBE Pareva ancora a noi,
 Ma a riguardarla poi...
 La nostra è goffa e attratta,
 Questa è un po' più ben fatta;
 Ma poi non è una Venere
 Da farci spaventar.
 
 DON MAGNIFICO Quella sta nella cenere;
 Ha stracci sol per abiti.
 
 CENERENTOLA e ALIDORO (Il vecchio guarda e dubita.)
 
 RAMIRO (Mi guarda, e par che palpiti.)
 
 DANDINI Ma non facciam le statue.
 Patisce l'individuo:
 Andiamo presto in tavola.
 Poi balleremo il Taice,
 E quindi la bellissima...
 Con me s'ha da sposar.
 
 TUTTI(meno Dandini)
 Andiamo, andiamo a tavola.
 Si voli a giubilar.
 
 DANDINI Oggi che fo da Principe
 Per quattro io vuo' mangiar.
 
  TUTTIMi par d'essere sognando
 Fra giardini e fra boschetti;
 I ruscelli sussurrando,
 Gorgheggiando gli augelletti,
 In un mare di delizie
 Fanno l'anima nuotar.
 Ma ho timor che sotto terra
 Piano piano a poco a poco
 Si sviluppi un certo foco.
 E improvviso a tutti ignoto
 Balzi fuori un terremoto,
 Che crollando, strepitando
 Fracassando, sconquassando
 Poi mi venga a risvegliar.
 E ho paura che il mio sogno
 Vada in fumo a dileguar.
 
 
 Appendice
 
 Scena scritta da Ferretti e musicata da Rossini
 per il basso Gioacchino Moncada nel 1821 (Teatro Argentina, Roma).
 Rimpiazza la scena 7 originale, musicata da Luca Agolini.
 
 Scena VII
 
 
 Dopo qualche momento di silenzio entra Alidoro, in abito da 
            pellegrino,
 con gli abiti da filosofo sotto; indi Cenerentola.
 
 ALIDORO Sì, tutto cangerà. Quel folle orgoglio
 Poca polve sarà, gioco del vento;
 E al tenero lamento
 Succederà il sorriso.
 (chiama verso la camera di Cenerentola)
 Figlia... Figlia...
 
 CENERENTOLA (esce e rimane sorpresa)
 Figlia voi mi chiamate? Oh questa è bella!
 Il padrigno Barone
 Non vuole essermi padre; e voi... Peraltro
 Guardando i stracci vostri e i stracci miei,
 Degna d'un padre tal figlia sarei.
 
 ALIDORO Taci, figlia, e vien meco.
 
 CENERENTOLA Teco, e dove?
 
 ALIDORO Del Principe al festino.
 
 CENERENTOLA Ma dimmi, pellegrino:
 Perché t'ho data poca colazione,
 Tu mi vieni a burlar? Va' via... va' via!
 Voglio serrar la porta...
 Possono entrar de' ladri, e allora... e allora...
 Starei fresca davvero.
 
 ALIDORO No! Sublima il pensiero!
 Tutto cangiò per te!
 Calpesterai men che fango i tesori,
 Rapirai tutti i cuori.
 Vien meco e non temer: per te dall'Alto
 M'ispira un Nume a cui non crolla il trono.
 E se dubiti ancor, mira chi sono!
 (Nel momento che si volge, Alidoro getta il manto.)
 Là del ciel nell'arcano profondo,
 Del poter sull'altissimo Trono
 Veglia un Nume, signore del mondo,
 Al cui piè basso mormora il tuono.
 Tutto sa, tutto vede, e non lascia
 Nell'ambascia perir la bontà.
 Fra la cenere, il pianto, l'affanno,
 Ei ti vede, o fanciulla innocente,
 E cangiando il tuo stato tiranno,
 Fra l'orror vibra un lampo innocente.
 Non temer, si è cambiata la scena:
 La tua pena cangiando già va.
 (S'ode avvicinarsi una carrozza.)
 Un crescente mormorio
 Non ti sembra d'ascoltar?..
 Ah sta' lieta: è il cocchio mio
 Su cui voli a trionfar.
 Tu mi guardi, ti confondi...
 Ehi ragazza, non rispondi?!
 Sconcertata è la tua testa
 E rimbalza qua e là,
 Come nave in gran tempesta
 Che di sotto in su sen va.
 Ma già il nembo è terminato,
 Scintillò serenità.
 Il destino s'è cangiato,
 L'innocenza brillerà.
 
  (Aprono la porta; vedesi una carrozza.
 Cenerentola vi monta,
 Alidoro chiude la porta e sentesi la partenza della carrozza.)
 (Prosegui con la scena ottava.)
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