il concerto del beato  

 

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Vigevano seconda domenica di ottobre, o
la domenica seguente la festa del Beato

18° Concerto del Beato Matteo Carreri


Domenica 21 Ottobre 2018 ore 16:00
Chiesa S.Pietro Martire Vigevano PV
18° Concerto dei Beato Matteo Carreri
ARS CANTUS - Varese
Voci Bianche, Coro e Orchestra Sinfonici 
Direttore Giovanni Tenti
INGRESSO A OFFERTA
a favore del restauro del Crocefisso del Beato Matteo


Gioacchino Rossini (1792-1868)
Stabat Mater per Soli, Coro e Orchestra - 1832-1841
Soprano: Chiara Tenti
Mezzosoprano: Laura Tenti
Tenore: Marco Davanzo
Basso: Lorenzo Alzati
ARS CANTUS - Varese
Voci Bianche - Coro Sinfonico - Orchestra Sinfonica
Direttore: Giovanni Tenti



Gioacchino Rossini (1792-1868)
Stabat Mater per Soli, Coro e Orchestra - 1832-1841

I. Stabat Mater dolorosa -Andantino moderato - Soli e Coro
II. Cujus animam gementem - Allegretto maestoso - Tenore solo
III. Quis est homo qui non fleret - Largo - Soprano e Mezzosoprano soli
IV. Pro peccatis suae gentis - Allegretto maestoso - Basso solo
V. Eja Mater, fons amoris - Andante mosso - Basso e Coro, a cappella
VI. Sancta Mater, istud agas - Allegretto moderato - Quartetto dei Soli
VII. Fac ut portem Christi mortem -Andante grazioso- Mezzosoprano solo
Vili. Inflammatus et accensus -Andante maestoso - Soprano e Coro
IX. Quando corpus morietur - Andante - Quartetto dei Soli, a cappella
X. Amen. In sempiterna saecula - Allegro - Coro insieme coi Soli


Omaggio nel 150° anniversario della morte di G.Rossini
Anche quest'anno il tradizionale concerto in occasione della festa del Beato Matteo vedrà protagonisti il coro e l'orchestra Ars Cantus che, in un crescendo, eseguiranno per la cittadinanza di Vigevano lo Stabat Metter di Rossini, una delle pagine sacre più belle che la musica sacra abbia conosciuto e che l'autore di Pesare abbia composto. Invero, non si può non ricordare che tutti i più grandi compositori si sono confrontati con la sequenza dedicata all'Addolorata, offrendo alla letteratura musicale delle composizioni sublimi, così che il mistero della Vergine ai piedi della croce potesse, attraverso la musica, muovere gli affetti più intimi di ogni uomo: da Pergolesi a Vivaldi, da Boccherini a Schubert a Verdi, tutti hanno saputo, ciascuno secondo il proprio stile, interpretare le parole della sequenza elevando l'animo degli ascoltatori.
La genesi dell'opera da parte di Rossini affonda le sue radici alla volontà del prelato spagnolo don Manuel Fernàndez Varela di possedere un manoscritto autografo del compositore, pregò il musicista pesarese di volerlo accontentare e di dedicagli uno stabat mater. Rossini, che ben conosceva la versione dello Stabat Mater di Pergolesi, fino a quel momento non volle mai cimentarsi nella composizione di una versione propria della sequenza, per non subre eventuali critiche, ma non volendo deludere padre Varela, cedette alle sue insistenze e incominciò la stesura. La curiosità sta nel fatto che non è mai stato ritrovato un atto di vendita comprovante l'acquisto dell'opera, dato che lo stesso Rossini, con l'assenso del Varela, stabilì che la partitura non sarebbe mai stata pubblicata, essendo un dono personale del compositore al prelato.
Venne eseguito per la prima volta nel 1833, ed a quattro anni di distanza dalla sua prima rappresentazione, la partitura dello Stabat Mater venne ritrovata dall'editore musicale francese Aulagnier che domandò a Rossini il permesso di poterla dare alle stampe, ma il musicista si oppose vietandone anche l'esecuzione. Alla fine Rossini completò la stesura dell'opera e la diede alle stampe con l'editore Troupenas.
L'opera è molto ricca nell'inventiva e nella struttura armonica: Si articola in dieci sezioni che culminano con un "Amen, in sempiterna" in stile fugato. In tutta l'opera si vede, sempre accompagnati dall'orchestra, l'alternarsi di coro e solisti (sprano, mezzo soprano, tenore e basso). L'introduzione ed il finale sono affidati al coro, mentre le parti centrali vedono i solisti destreggiarsi in arie, duetti, ed addirittura il quartetto del quando corpus morietur. Il brano, caratterizzato dallo stile rossiniano del crescendo è una delle pagine più intense della musica che, benché non scritta per essere eseguita in una Chiesa, è capace di muovere gli affetti più profondi.
Don Paolo Lobiati Direttore Cappella Musicale del Duomo di Vigevano


CINQUECENTO ANNI DI "DEVOZIONE POPOLARE"
La pubblicazione, a cura della Società Storica Vigevanese, dell'importante saggio di mons. Stefano Cerri, giunge a commemorare nel modo più opportuno e proficuo i cinquecento anni dalla proclamazione a "Protettore di Vigevano" del Beato Matteo Carreri, morto il 5 ottobre 1470. Era il 27 marzo 1518 quando il "Consiglio Generale" di Vigevano deliberava con tutti i crismi dell'ufficialità del massimo consesso comunale, di conferire questo titolo al frate domenicano morto meno di cinque decenni prima nel convento di San Pietro martire. Don Cerri affronta un tema lineare nell'ininterrotta successione degli eventi ma complessa per l'interagire di diversi livelli. L'alto profilo di studioso di mons. Cerri si rivela proprio nella abilità di spiegare in modo puntuale, pur senza scadere nella pedanteria dei tecnicismi, il legame tra il Beato Matteo e la città che lo venera da secoli come protettore, analizzandolo sotto tutti i punti di vista. Il culto popolare fu spontaneo e immediato, come testimonia la prima "Vita" scritta probabilmente dal priore testimone oculare, edita a cura sempre di mons. Cerri. Dalla concessione del titolo di "beato" avuta con papa Sisto IV ad appena dodici anni dalla morte, alla conferma sotto papa Urbano Vili e soprattutto Benedetto XIV nel 1740, la Chiesa universale e particolare (Vigevano e Mantova), insieme all'Ordine dei Predicatori (cui appartiene il Beato) ha riconosciuto un'affezione tutta particolare di una comunità di fedeli (che ha superato, specie in passato, i confini della nostra città), e l'ha accompagnata nelle corrette forme ecclesiali. Nel libro don Cerri illustra le vicende della beatificazione con precisione e chiarezza, soffermandosi ad esempio sulla appassionata e tenace difesa della città contro l'incomprensione di un certo vescovo circa il culto, chiarita da Roma e nuovamente riaffermata con la "beatificazione equipollente" sanzionata da Benedetto XIV. È da rilevare come il papa canonista abbia presentato il "caso" del Beato Matteo come "esemplare" nella sua celebre opera normativa riguardo le cause di beatificazione e canonizzazione aggiornata solo in tempi recentissimi. La devozione al Beato Matteo, come ben evidenzia la ricostruzione di don Cerri, ha una dimensione pubblica, che riguarda l'intera comunità civile e l'identità condivisa dell'intera città, come dimostra non solo l'atto pubblico del 1518 ma il ruolo della municipalità nei festeggiamenti annuali (salvo la parentesi delle giunte socialiste di inizio novecento) e una serie di eventi collettivi che durano ancora oggi (penso al "Palio delle contrade" ideato dal solito don Cerri).
Don Cesare Silva


Il concerto del Beato 2018

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