ATTO QUARTO
SCENA I
La Camera di Desdemona. Letto, inginocchiatoio, tavolo, specchio,
sedie. Una lampada arde appesa davanti all'immagine della Madonna che
sta al disopra dell'inginocchiatoio. Porta a destra. Un lume acceso
sul tavolo. È notte.
Desdemona ed Emilia
EMILIA:
Era più calmo?
DESDEMONA:
Mi parea. M'ingiunse
di coricarmi e d'attenderlo. Emilia,
te ne prego, distendi sul mio letto
la mia candida veste nuziale.
(Emilia eseguisce)
Senti. Se pria di te morir dovessi
mi seppellisci con un di quei veli.
EMILIA:
Scacciate queste idee.
DESDEMONA: (sedendo macchinalmente davanti allo specchio)
Son mesta, tanto, tanto.
Mia madre aveva una povera ancella,
innamorata e bella.
Era il suo nome
Barbara. Amava
un uom che poi l'abbandonò; cantava
un canzone: la canzon del Salice.
(Ad Emilia)
Mi disciogli le chiome. . .
Io questa sera ho la memoria piena
di quella cantilena. . .
Piangea cantando
nell'erma landa,
piangea la mesta. . .
O Salce! Salce! Salce!
Sedea chinando
sul sen la testa!
Salce! Salce! Salce!
Cantiamo! Cantiamo! il Salce funebre
sarà la mia ghirlanda.
(ad Emilia) Affrettati; fra poco giunge Otello.
Scorreano i rivi fra le zolle in fior,
gemea quel core affranto,
e dalle ciglia le sgorgava il cor
l'amara onda del pianto.
Salce! Salce! Salce!
Cantiamo! Cantiamo! Il Salce funebre
sarà la mia ghirlanda.
Scendean 'augelli a vol dai rami cupi
verso quel dolce canto.
E gli occhi suoi piangean tanto, tanto,
da impietosir le rupi.
(a Emilia, levandosi un anello dal dito) Riponi quest'anello.
(alzandosi) Povera Barbara! Solea la storia
con questo semplice suono finir:
Egli era nato per la sua gloria,
io per amar. . .
(ad Emilia) Ascolta.
(Emilia fa qualche passo) Odo un lamento.
Taci. Chi batte a quella porta?
EMILIA:
È il vento.
DESDEMONA:
Io per amarlo e per morir. . .
Cantiamo! Cantiamo!
Salce! Salce! Salce!
Emilia, addio. Come m'ardon le ciglia!
è presagio di pianto. Buona notte.
(Emilia si volge per partire)
Ah! Emilia, Emilia,
(Emilia ritorna e Desdemona l'abbraccia)
Addio, Emilia, addio!
(Emilia esce)
ATTO QUARTO
SCENA II
Desdemona sola.
DESDEMONA: (va all'inginocchiatoio)
Ave Maria, piena di grazia, eletta
fra le spose e le vergini sei tu,
sia benedetto il frutto, o benedetta,
di tue materne viscere, Gesù.
Prega per chi adorando a te si prostra,
prega nel peccator, per l'innocente,
e pel debole oppresso e pel possente,
misero anch'esso, tua pietà dimostra.
Prega per chi sotto l'oltraggio piega
la fronte e sotto la malvagia sorte;
per noi, per noi tu prega, prega
sempre e nell'ora della morte nostra,
prega per noi, prega per noi, prega.
(Resta ancora inginocchiata e appoggiando la fronte sull'inginocchiato
io ripete mentalmente l'orazione di cui non s'odono che le prime e le
ultime parole)
Ave Maria. . .
nell'ora della morte.
Ave!. . .Amen!
(Si alza e va a coricasi)
ATTO QUARTO
SCENA III
Desdemona e Otello.
Otello entra da una porta segreta, depone una scimitarra sul tavolo,
s'arresta davanti alla face, titubante se spegnerla o no. Guarda
Desdemona. Spegne la face. La scena resta rischiarata dal solo lume
dell'inginocchiatoio. Otello, spinto da un impeto di furore,
s'avvicina al letto, ma là s'arresta. Contempla Desdemona che dorme.
la bacia tre volte. All'ultimo bacio Desdemona si desta).
DESDEMONA: (si alza)
Chi è là? Otello?
OTELLO:
Sì! Diceste questa sera le vostre preci?
DESDEMONA:
Orai. . .
OTELLO:
Se vi sovviene
di qualche colpa commessa che attenda
grazia dal ciel, imploratela tosto.
DESDEMONA:
Perché?
OTELLO:
T'affretta. Uccidere non voglio
l'anima tua.
DESDEMONA:
D'uccider parli?
OTELLO:
Sì.
DESDEMONA:
Pietà di me, mio Dio!
OTELLO:
Amen.
DESDEMONA:
E abbiate pietà voi pure.
OTELLO:
Pensa ai tuoi peccati.
DESDEMONA:
Mio peccato è l'amor.
OTELLO:
Perciò tu muori.
DESDEMONA:
E perché t'amo m'uccidi?
OTELLO:
Ami Cassio.
DESDEMONA:
No! sull'anima mia!
OTELLO:
Quel fazzoletto ch'io ti donai gli desti.
DESDEMONA:
Non è vero.
OTELLO:
Nella sua man lo vidi.
DESDEMONA:
Io rea non sono!
OTELLO:
Confessa!
DESDEMONA:
Giuro!
OTELLO:
Bada allo spergiuro. . .
Pensa che sei sul tuo letto di morte.
DESDEMONA:
Non per morir.
OTELLO:
Per morir tosto.
DESDEMONA:
Aita!
Cassio non amo. . .ch'ei qui venga. . .ei parli.
OTELLO:
Muto è per sempre.
DESDEMONA:
Cielo! Morto?
OTELLO: (freddo)
Morto.
DESDEMONA:
Son perduta! ei tradito!
OTELLO: (con forza)
E pianger l'osi?
DESDEMONA:
Otello. . .non uccidermi. . .
OTELLO:
Tu invano ti difendi.
DESDEMONA:
Ch'io viva ancor. . .ch'io viva ancor. . .
ch'io viva ancor. . .
OTELLO:
Giù! cadi, giù, cadi, prostituta. . .
DESDEMONA:
Pietà!
OTELLO:
Muori!!
DESDEMONA:
Ch'io viva questa notte. . .
OTELLO:
No!
DESDEMONA:
Un'ora. . .
OTELLO:
No!
DESDEMONA:
Un istante. . .
OTELLO:
No!
DESDEMONA:
Sol ch'io dica un'Ave.
OTELLO:
È tardi!
(La soffoca. un grido di Desdemona. S'ode bussare alla porta)
OTELLO: (contemplando il corpo di Desdemona inerte)
Calma come la tomba.
EMILIA: (picchia di nuovo)
Aprite! Aprite!
OTELLO: (trabalzando)
Chi è là? Chi batte?
EMILIA:
Signor mio. . .ven prego, lasciate
ch'io vi parli. . .Aprite!
OTELLO: (aprendo)
Emilia! che avvenne?
EMILIA:
(entrando)
Un gran delitto! Cassio uccise Roderigo.
OTELLO:
E Cassio?
EMILIA:
Vive.
OTELLO:
Cassio vive!
DESDEMONA: (dal letto)
Ingiustamente. . .uccisa ingiustamente. . .
EMILIA: (accorrendo al letto)
Chi geme là?. . .Orror!
DESDEMONA:
Muoio innocente. . .
EMILIA:
Gran Dio!. . .Chi fu? chi fu?
DESDEMONA:
Nessuno. . .io stessa. . .Al mio
Signor mi raccomanda. . .muoio innocente. . .
Addio.
(muore)
OTELLO:
O mentitrice! io l'uccisi.
EMILIA:
Assassino!
OTELLO:
Fu di Cassio la druda. A Jago il chiedi.
EMILIA:
A Jago?
OTELLO:
A Jago.
EMILIA:
Stolto!! E tu il credesti?
OTELLO: (fa per avventarsi contro Emilia)
Negarlo ardisci?
EMILIA:
Non ti temo.
OTELLO: (la afferra)
Bada!
EMILIA:
Olà! Soccorso! Aiuto!
(si svincola e corre verso la porta, gridando disperatamente)
Otello uccise Desdemona!
ATTO QUARTO
SCENA IV
Otello, Emilia, Lodovico, Cassio e Jago, più tardi Montano con gente
armata
CASSIO, JAGO, LODOVICO: (vedendo Desdemona)
Quai grida!
Orrore! Orror!
EMILIA: (a Jago)
Jago, smentisci quel vile assassino.
Hai tu creduto Desdemona infida?
Parla!
JAGO:
Tal la credea.
OTELLO:
Quel fazzoletto che un dì le diedi,
a Cassio essa donava.
EMILIA:
O potenza divina!
JAGO: (ad Emilia)
Taci!
EMILIA:
No, tutto rivelo!
JAGO:
Taci!
EMILIA:
No! Costui
dalla mia man quel fazzoletto svelse
a viva forza.
CASSIO:
E nella mia dimora
trovai quel vel.
MONTANO: (Entrando ed indicando Jago)
Rodrigo morente mi svelò di quest'uom l'arti nefande.
OTELLO: (a Jago)
Ah! discolpati!
JAGO: (fuggendo)
No!
LODOVICO:
Ferma!
MONTANO:
S'insegua.
CASSIO, LODOVICO:
Afferratelo!
(alcuni escono inseguendo Jago)
OTELLO: (slanciandosi per afferrar la spada)
E il ciel non ha più fulmini?
LODOVICO:
La spada a me!
OTELLO:
Tant'osi?. . .
Niun mi tema
s'anco armato mi vede. Ecco la fine
del mio camin. . .Oh! Gloria! Otello fu.
(Lascia cadere la spada. Va presso al letto, contemplando Desdemona)
E tu. . .come sei pallida! e stanca, e muta, e bella,
pia creatura nata sotto maligna stella.
Fredda come la casta tua vita. . .
e in cielo assorta.
Desdemona! Desdemona!. . .Ah. . .morta! morta! morta!. . .
(estraendo furtivamente dalle vesti un pugnale)
Ho un'arma ancor! (si ferisce)
CASSIO:
Ah! ferma!
LODOVICO, MONTANO:
Sciagurato!
OTELLO:
Pria d'ucciderti. . .sposa. . .ti baciai.
Or morendo. . .nell'ombra. . .
in cui mi giacio. . .
Un bacio. . .un bacio ancora. . .ah!. . .un altro bacio. . .
(muore)
FINE
Coro Lirico Simon Mayr diretto da Salvo Sgrò
Roderigo - Roberto Natale
Montano - Gianluca Lentini
Emilia - Maria Miccoli
Cassio - Marco Ferrari
Jago - Carlo Maria Cantoni
Desdemona - Daniela Stigliano
Otello - Mauro Pagano
Direttore Aldo Salvagno