Otello (1)

Teatro Cenacolo di Lecco

Sabato 13 marzo 2010 ore 21.00.

Teatro Cenacolo Francescano
Piazza Cappuccini - Lecco
Otello

Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Arrigo Boito
Interpreti
tenore Mauro Pagano (Otello)
soprano Daniela Stigliano (Desdemona)
Carlo Maria Cantoni (Jago)

Cassio - Marco Ferrari
Montano -
Gianluca Lentini
Emilia - Maria Miccoli
Roderigo - Roberto Natale

Orchestra Sinfonica di Lecco


Direttore da Aldo Salvagno
Coro lirico Simon Mayr
diretto da Salvo Sgrò
Regia di Daniele Rubboli

Ingresso prima platea 20 euro, seconda platea e galleria 15 euro..


ATTO I --- ATTO II --- ATTO III --- ATTO IV


Alcune immagini della serata:

 

Introduzione del regista Daniele Rubboli

ATTO PRIMO
SCENA I

L'esterno del Castello.
Una taverna con pergolato. Gli spaldi nel fondo e il mare. È sera. Lampi, tuoni, uragano.

Jago, Roderigo, Cassio, Montano, più tardi Otello. Ciprioti e Soldati veneti.

CIPRIOTI:
Una vela! Una vela! Un vessillo! Un vessillo!
(Lampi e tuoni)



MONTANO:
È l'alato Leon!

CASSIO: (Entro le scene lontano)
Or la folgor lo svela.

ALTRI CHE SOPRAGGIUNGONO:
Uno squillo!
(Colpo di cannone)

TUTTI:
Ha tuonato il cannon!

CASSIO:
È la nave del Duce.

MONTANO:
Or s'affonda or s'inciela. . .



CASSIO:
Erge il rostro dall'onda.

ALCUNI CIPRIOTTI: (continui lampi)
Nelle nubi si cela e nel mar,
e alla luce dei lampi ne appar.

TUTTI: (Lampi, un Tuono)
Lampi! tuoni! gorghi! turbi tempestosi e fulmini! (un fulmine)
Treman l'onde! treman l'aure! treman basi e culmini.
(entrano dal fondo molte donne del popolo)
Fende l'etra un torvo e cieco spirto di vertigine.
Iddio scuote il cielo bieco, come un tetro vel.
Tutto è fumo! tutto è fuoco! l'orrida caligine
si fa incendio, poi si spegne più funesta.
Spasima l'universo, accorre a valchi l'aquilon fantasima,
i titanici oricalchi squillano nel ciel.
(con gesti dipavento e di supplicazione e rivolti verso lo spaldo)
(Fulmini, lampi, e tuoni continui)
Dio, fulgor della bufera!
Dio, sorriso della duna!
Salva l'arca e la bandiera
della veneta fortuna!
Tu, che reggi gli astri e il Fato!
Tu, che imperi al mondo e al ciel!
Fa che in fondo al mar placato
posi l'àncora fedel.

JAGO: (Un lampo)
È infranto l'artimon!



RODERIGO: (Altro lampo)
Il rostro piomba su quello scoglio!

CORO:
Aita! Aita!

JAGO: (a Roderigo) (ancora un lampo)
(L'alvo frenetico del mar sia la sua tomba!)

CIPRIOTI:
È salvo! è salvo!

VOCI INTERNE:
Gittate i palischermi!
(Tuono lontano Un lampo)
Mano alle funi! Fermi!

CIPRIOTI: (Tuono lontano)
Forza ai remi! Alla riva!
(scendono la scala dello spaldo)

VOCI INTERNE:
All'approdo! allo sbarco!

CIPRIOTI:
Evviva! Evviva! Evviva!

OTELLO :
(dalla scala della spiaggia salendo sullo spaldo con seguito di marinai e soldati)


Esultate! L'orgoglio musulmano
sepolto è in mar; nostra e del ciel è gloria!
Dopo l'armi lo vinse l'uragano.

CIPRIOTI:
Evviva Otello! Evviva! evviva! evviva!
Vittoria! Vittoria! Vittoria!
Stermino, dispersi, distrutti, sepolti nell'orrido
Tumulto piombâr
Avranno per requie la sferza dei flutti,
la ridda dei turbini,
l'abisso del mar.
Si calma la bufera.

JAGO: (in disparte a Roderigo)
Roderigo, ebben, che pensi?



RODERIGO:
D'affogarmi.

JAGO:
Stolto è chi s'affoga per amor di donna.
(Alcuni del popolo formano da un lato una castasta di legna: la folla s'accalca intorno turbolenta e curiosa)

RODERIGO:
Vincer nol so.

JAGO:
Suvvia, fa senno, aspetta
l'opra del tempo. A Desdemona bella,
che nel segreto de' tuoi sogni adori,
presto in uggia verranno i foschi baci
di quel selvaggio dalle gonfie labbra.
Buon Roderigo, amico tuo sincero
mi ti professo, nè in più forte ambascia
soccorrerti potrei. Se un fragil voto
di femmina non è tropp'arduo nodo
pel genio mio nè per l'inferno, giuro
che quella donna sarà tua. M'ascolta -
benchè finga d'amarlo, odio quel Moro.
(Entra Cassio: poi s'unisce a un crocchio di soldati)

JAGO: (sempre in disparte a Roderigo)
E una cagion dell'ira, eccola, guarda.


(Indicando Cassio)
Quell'azzimato capitano usurpa
(continua il passaggio della bassa ciurma nel fondo)
il grado mio, il grado mio che in cento
ben pugnate battaglie ho meritato;
tal fu il voler d'Otello, ed io rimango
di sua Moresca Signoria. . .l'alfiere!
(dalla catasta incominciano ad alzarsi dei globi di fumo sempre più)
Ma, come è ver che tu Roderigo sei,
cosi è pur vero che se il Moro io fossi
vedermi non vorrei d'attorno un Jago.
Se tu m'ascolti...

(Il fuoco divampa. I tavernieri illuminano a festa il pergolato)

CORO:
Fuoco di gioia, l'ilare vampa
fuga la notte col suo splendor.
Guizza, sfavilla, crepita, avvampa
fulgido incendio che invade il cor.
Dal raggio attratti vaghi sembianti
movono intorno mutando stuol,
e son fanciulle dai lieti canti,
e son farfalle dall'igneo vol.
Arde la palma col sicomoro,
canta la sposa col suo fedel;
sull'aurea fiamma, sul lieto coro
soffia l'ardente spiro del ciel.
Fuoco di gioia, rapido brilla!
Rapido passa, fuoco d'amor!
Splende, s'oscura, palpita, oscilla,
l'ultimo guizzo, lampeggia e muor.
(il fuoco si spegne a poco a poco: la bufera è cessata)

(Jago, Roderigo, Cassio e parecchi altri uomini d'arme intorno a un tavolo dove c'è del vino: parte in piedi, parte seduti)

JAGO:
Roderigo, beviam! Qua la tazza, Capitano.

CASSIO: Non bevo più.

JAGO: (avvicinando il boccale alla tazza di Cassio)
Ingoia questo sorso.

CASSIO: (Ritirando il bicchiere)
No.

JAGO:
Guarda! Oggi impazza tutta Cipro!
È una notte di gioia, dunque. . .

CASSIO:
Cessa. Già m'arde il cervello
per un nappo vuotato.

JAGO:
Sì, ancora bever devi.
Alle nozze d'Otello e Desdemona!



CIPRIOTI: Evviva!

CASSIO: (alzando il bicchiere e bevendo un poco)
Essa infiora questo lido.

JAGO: (sottovoce a Roderigo)
(Lo ascolta)

CASSIO:
Col vago suo raggiar chiama i cuori a raccolta.

RODERIGO:
Pur modesta essa è tanto.

CASSIO:
Tu, Jago, canterai le sue lodi!

JAGO: (piano a Roderigo)
(Lo ascolta)
(Forte a Cassio)
Io non sono che un critico.

CASSIO:
Ed ella d'ogni lode è più bella.

JAGO: (come sopra, a Roderigo, a parte)
(Ti guarda da quel Cassio)

RODERIGO:
Che temi?

JAGO: (ancora a piano a Roderigo)
(Ei favella
già con troppo bollor, la gagliarda
giovinezza lo sprona, è un astuto
seduttor che t'ingombra il cammino.
Bada. . )

RODERIGO:
Ebben?

JAGO: (ancora a piano a Roderigo)
(S'ei inebria è perduto!
Fallo ber)
(ai tavernieri) Qua, ragazzi, del vino!


(Jago riempie tre bicchieri: un per sé, uno per Roderigo, uno per Cassio. I tavernieri circolano colle anfore).
(a Cassio, col bicchiere in mano: la folla gli si avvicina e lo guarda curiosamente)
Inaffia l'ugola!
Trinca, tracanna!
Prima che svampino
canto e bicchier.

CASSIO: (a Jago, col bicchiere in mano)
Questa del pampino
verace manna
di vaghe annugola
nebbie il pensier.

JAGO: (a tutti)
Chi all'esca ha morso
del ditirambo
spavaldo e strambo
beva con me! beva con me,
beva, beva, beva con me!

TUTTI:
Chi all'esca ha morso
del ditirambo
spavaldo e strambo
Beve con te.

JAGO: (a Roderigo indicando Cassio)
(Un altro sorso è brillo egli è)

RODERIGO: (a Jago)
(Un altro sorso è brillo egli è)

JAGO:
Il mondo palpita quand'io son brillo!
Sfido l'ironico Nume e il destin!

CASSIO: (bevendo ancora)
Come un armonico
liuto oscillo;
La gioia scalpita
sul mio cammin!

JAGO: Chi all'esca ha morso, etc. . .

TUTTI: Chi all'esca ha morso, etc. . .

JAGO: (a Roderigo)
Un altro sorso e brillo egli è!

RODERIGO: (a Jago)
Un altro sorso e brillo egli è!

JAGO: (a tutti)
Fuggan dal vivido nappo i codardi. . .

CASSIO: (interrompendo)
In fondo all'anima ciascun mi guardi!
(beve)

JAGO:
. . . che in cor nascondono frodi.

CASSIO:
Non temo, non temo il ver.

JAGO: Chi all'esca ha. . .
. . .morso del ditirambo. . .

CASSIO: (barcollando)
non temo il ver, . . .
. . .non temo il ver.

JAGO:
. . .bevi con me. . .

CASSIO:
non temo il ver. . .

JAGO:
bevi, bevi con me.

CASSIO:
e bevo e bevo e bevo. . .

CIPRIOTI: (La metà del Coro. Ridendo)
Ah! Ah Ah! Ah ah! Ah ah!. . .
. . .Ah ah! Ah ah! Ah ah!

CASSIO: (vorrebbe ripetere il primo motivo, ma non si sovviene)
Del calice. . .

JAGO: (a Roderigo)
(Egli è briaco fradicio)

CASSIO:
del calice. . .
. . .gli orli. . .

JAGO:
(Ti scuoti.
Lo trascina a contesa.
è pronto all'ira)

CIPRIOTI: (gli altri ridono di Cassio)
Ah ah! Ah ah!


JAGO:
(t'offenderà. . .ne seguirà tumulto!)

CASSIO: (ripiglia, ma con voce soffocata)
del calice. . .gli orli. . .

JAGO:
(Pensa che puoi così del lieto Otello
turbar la prima vigilia d'amor!)

RODERIGO: (risoluto)
(Ed è ciò che mi spinge)

CASSIO:
. . .s'impor. . .s'impor. . .s'imporporino.

CIPRIOTI:
Ah! Ah ah! Ah ah!

RODERIGO, JAGO, CASSIO, CIPRIOTI:
Bevi, bevi con me, bevi con me.
(Tutti bevono)

MONTANO: (venendo dal Castello, si rivolge a Cassio)
Capitano,
v'attende la fazione ai baluardi.



CASSIO: (barcollando)
Andiamo.

MONTANO:
Che vedo?

JAGO: (a Montano)
(Ogni notte in tal guisa
Cassio preludia al sonno)

MONTANO: (a Jago)
(Otello il sappia)

CASSIO:
Andiamo ai baluardi.

RODERIGO e CIPRIOTI:
Ah, ah! Ah, ah!

CASSIO:
Chi ride?

RODERIGO: (provocandolo)
Rido d'un ebro. . .

CASSIO: (scagliandosi contro Roderigo)
Bada alle tue spalle! Furfante!

RODERIGO: (difendendosi)
Briaco ribaldo!

CASSIO:
Marrano! Nessun più ti salva!

MONTANO: (separandoli a forza e dirigendosi a Cassio)
Frenate la mano, Signor, ve ne prego.

CASSIO: (a Montano)
Ti spacco il cerebro se qui t'interponi.

MONTANO: Parole d'un ebro. . .
(sguainando la spada. Montano s'arma anch'esso. Assalto furibondo. La folla si ritrae)

CASSIO: D'un ebro?!

JAGO: (a parte a Roderigo)
(Va al porto, con quanta più possa
ti resta, gridando: sommossa! sommossa!
Va! spargi il tumulto, l'orror. Le campane
risuonino a stormo)

(Roderigo esce correndo. Jago si rivolge rapidamente ai due combattenti)

JAGO:
Fratelli! l'immane conflitto cessate!

DONNE CIPRIOTI: (fuggendo)
Fuggiam!

JAGO:
Ciel! già gronda di sangue Montano!
Tenzon furibonda!

DONNE:
Fuggiam, fuggiam!

JAGO:
Tregua!

UOMINI:
Tregua!

DONNE:
S'uccidono!

UOMINI:
Pace!

JAGO: (agli astanti)
Nessun più raffrena quel nembo pugnace!
Si gridi l'allarme! Satana gl'invade!!
(Continua il combattimento. Donne fuggendo ed altre entro le scene)

CORO:
All'armi!! All'armi!! Soccorso!! Soccorso!!

(Campane a stormo)


ATTO PRIMO
SCENA II

Otello, Jago, Cassio, Montano, popolo, soldati; più tardi Desdemona.

OTELLO: (Otello seguito da genti con fiaccole)
Abbasso le spade!


(I Combattenti s'arrestano. Le nubi si diradano a poco a poco)
Olà! Che avvien? Son io fra i Saraceni?
O la turchesa rabbia è in voi trasfusa
da sbranarvi l'un l'altro? Onesto Jago,
per quell'amor che tu mi porti, parla.

JAGO:
Non so. . . qui tutti eran cortesi amici,


dianzi, e giocondi. . .ma ad un tratto, come
se un pianeta maligno avesse a quelli
smagato il senno, sguainando l'arme
s'avventano furenti. . .avess'io prima
stroncati i pie' che qui m'addusser!

OTELLO:
Cassio,
come obliasti te stesso a tal segno?



CASSIO:
Grazia. . . perdon. . . parlar non so. . .



OTELLO:
Montano. . .

MONTANO: (sostenuto da un soldato)
Son ferito. . .

OTELLO:
Ferito!. . . pel cielo
Già il sangue mio ribolle. Ah! l'ira volge
l'angelo nostro tutelare in fuga!
(accorrendo a Desdemona)


Che? La mia dolce Desdemona anch'essa
per voi distolta da' suoi sogni?
Cassio, non sei più capitano.
(Cassio lascia cadere la spada che è raccolta da Jago)

(pergendo la spada di Cassio ad un soldato)

JAGO: (a sé stesso)
(Oh, mio trionfo!)

OTELLO:
Jago, tu va nella città sgomenta
con quella squadra a ricompor la pace.
(Jago esce)
Si soccorra Montano. Al proprio tetto
(Montano è accompagnato nel Castello)
Ritorni ognun. Io da qui non mi parto
(a tutti con gesto imperioso)
se pria non vedo deserti gli spaldi.
(La Scena si vuota. Otello fa cenno agli uomini colle fiaccole che lo accompagnano di rientrare nel castello).


ATTO PRIMO
SCENA III

Otello e Desdemona

OTELLO:
Già nella notte densa
s'estingue ogni clamor.


Già il mio cor fremebondo
s'ammansa in quest'amplesso e si rinsensa.
Tuoni la guerra e s'inabissi il mondo
se dopo l'ira immensa
vien quest'immenso amor!
 


DESDEMONA:
Mio superbo guerrier! Quanti tormenti,
quanti mesti sospiri e quanta speme
ci condusse ai soavi abbracciamenti!
Oh! com'è dolce il mormorare insieme:
te ne rammenti!
Quando narravi l'esule tua vita
e i fieri eventi e i lunghi tuoi dolor,
ed io t'udia coll'anima rapita
in quei spaventi e coll'estasi in cor.

OTELLO:


Pingea dell'armi il fremito, la pugna
e il vol gagliardo alla breccia mortal,
l'assalto, orribil edera, coll'ugna
al baluardo e il sibilante stral.

DESDEMONA:
Poi mi guidavi ai fulgidi deserti,
all'arse arene, al tuo materno suol;
narravi allor gli spasimi sofferti
e le catene e dello schiavo il duol.

OTELLO:


Ingentilia di lagrime la storia
il tuo bel viso e il labbro di sospir;
scendean sulle mie tenebre la gloria,
il paradiso e gli astri a benedir.



DESDEMONA:
Ed io vedea fra le tue tempie oscure
splender del genio l'eterea beltà.

OTELLO:
E tu m'amavi per le mie sventure
ed io t'amavo per la tua pietà.

DESDEMONA:
Ed io t'amavo per le tue sventure
e tu m'amavi per la mia pietà.

OTELLO:
E tu m'amavi. . .

DESDEMONA:
E tu m'amavi. . .

OTELLO:
Ed io t'amavo. . .

OTELLO, DESDEMONA:
. . .per la tua, (mia) pietà.

OTELLO:
(sempre dolce)


Venga la morte! e mi colga nell'estasi
di quest'amplesso
il momento supremo!
(Il cielo si sarà tutto rasserenato: si vedranno alcune stelle e sul lembo dell'orizzonte il riflesso ceruleo della nascente luna)
Tale è il gaudio dell'anima che temo,
temo che piu non mi sara concesso
quest'attimo divino
nell'ignoto avvenir del mio destino.

DESDEMONA:
Disperda il ciel gli affanni
e amor non muti col mutar degli anni.

OTELLO:
A questa tua preghiera
"Amen" risponda la celeste schiera.

DESDEMONA:
"Amen" risponda.

OTELLO: (appoggiandosi ad un rialzo degli spaldi)
Ah! la gioia m'innonda
si fieramente. . .che ansante mi giacio. . .
Un bacio. . .

DESDEMONA:
Otello!

OTELLO:
Un bacio. . .ancora un bacio,
(alzandosi e mirando il cielo)
Gia la pleiade ardente al mar discende.

DESDEMONA:
Tarda e la notte.

OTELLO:
Vien. . .Venere splende.

DESDEMONA:
Otello!
(s'avviano abbracciati verso il castello)

Al teatro Cenacolo di Lecco
PAGANO-STIGLIANO-CANTONI TRIO VINCENTE PER "OTELLO"
Tutto esaurito al Teatro Cenacolo di Lecco per "Otello" di Verdi, ultimo titolo della stagione operistica 2009/2010 che si chiderà ufficialmente il 16 aprile con il Concerto dedicato alla storia del Cinema attraverso le piu' belle canzoni da film, diretto da Luigi Ripamonti.
Gli artisti del Laboratorio Lirico Europeo di Daniele Rubboli hanno ancora una volta meritato un trionfo festeggiato da un pubblico che al termine della recita li ha chiamati ripetutamente alla ribalta assieme all'ottimo ed ormai navigatissimo direttore d'orchestra Aldo Salvagno, ed all'eccellente maestro del Coro Mayr di Bergamo, Salvo Sgrò.
Un'altra festa grande della musica firmata dalla direzione artistica di Rubboli in un teatro che, sfidando tutte le crisi, è tra i pochssimi, in tutta la Lombardia, a produrre una intera stagione d'opera e operetta, senza sovvenzioni statali, con la sola attenzione della Cassa di Risparmio e del pubblico che affolla tutti gli appuntamenti.
I meriti di questo successo vanno suddivisi tra la direzione del Teatro nella persona di Angelo Cesana, nella "forza" dell'Orchestra Sinfonica di Lecco creata da Silvio Romeo, e nella qualità delle "voci" che garantiscono a questi cartelloni un livello che non sempre si trova nei grandi teatri, ne' nei "circuiti" che godono le grandi sovvenzioni del denaro pubblico.
Mauro Pagano, che aveva debuttato al Rosetum di Milano con Daniele Rubboli, tre anni fa, il ruolo di Otello, cantato poi in vari altri teatri anche all'estero, ha dimostrato di aver maturato profondamente questo personaggio che sia psicologicamente, sia vocalmente fa di lui, oggi, un interprete invidiabile.
Daniela Stigliano invece debuttava il ruolo assolutamente ideale per la sua attuale pienezza vocale e per la sua intelligenza scenica, assieme ad una bellezza femminile che completa l'armonia della sua Desdemona.
Il baritono Carlo Maria Cantoni, quasi un "veterano" del ruolo di Jago che anche lui ha debuttato tempo fa con Rubboli, al Rosetum, ha avuto momenti altissimi per l'intensità della sua forza espressiva e per il sapiente dosaggio nel chiaroscuro vocale con il quale ha dipinto questo non facile "figlio del male".
Con loro il bel Cassio di Marco Ferrari, l'autorevole Lodovico ( e Montano) del giovanissimo basso Gianluca Lentini artista sardo da alcuni anni trasferitosi a Padova, l'efficace Emilia della bravissima Maria Miccoli, l'altrettanto ammirabili Roderigo di Roberto Natale e il sicuro Araldo di Ubaldo Rottigni.
Orchestra perfettamente affiatata e ben amalgamata grazie anche alle trascrizioni di Salvagno, e Coro di grande efficacia grazie alla direzione di Sgrò.
Scene suggestive create da Angelo Cesana e regia "calda" di Daniele Rubboli che riesce sempre a far leggere i suoi spettacoli al pubblico con appassionata partecipazione.
Molto belli i costumi sia dei solisti, firmati dalla Casa d'Arte Angaroni e Ciapessoni di Gerenzano, sia dalla risorta sartoria teatrale Bianchi di Giorgio Valerio a Milano.
[Recensione di Daniele Rubboli]

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