I Quattro pezzi sacri sono quattro composizioni 
            per coro di Giuseppe Verdi pubblicate assieme nel 1898. Benché 
            composti separatamente e pur presentando organici differenti, sono 
            spesso eseguiti come un ciclo di composizioni.
            La prima esecuzione ebbe luogo prima della pubblicazione, il 7 
            aprile 1898 all'Opéra di Parigi, con il titolo di Tre pezzi sacri, 
            in quanto l'Ave Maria fu aggiunta successivamente.
            I pezzi sono:
            Ave Maria, per coro a cappella, in latino, composta nel 1889 e 
            riveduta nel decennio successivo (8 battute furono pubblicate nel 
            1895 sulla «Gazzetta musicale di Milano»).
            Stabat Mater, per coro e orchestra, in latino, su versi di Jacopone 
            da Todi, composto tra il 1896 e il 1897.
            Laudi alla Vergine Maria, per coro di soprani e contralti a 
            cappella, in italiano, su versi tratti dal Canto XXXIII del Paradiso 
            di Dante, composte intorno al 1890.
            Te Deum, per doppio coro e orchestra, in latino, composto tra il 
            1895 e il 1896.
            L'Ave Maria è basata sulla scala enigmatica.
            Tratto da 
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            Quattro pezzi sacri
            Caratteristiche:
            Quattro pezzi di musica sacra di Giuseppe Verdi. Il testo dell'Ave 
            Maria è di Arrigo Boito.
            Prima: Parigi, Teatro dell'Opéra, 7 aprile 1898
            
            Storia:
            Concepiti e composti da Verdi ciascuno in modo autonomo rispetto 
            agli altri nell'arco di dieci anni, i Quattro Pezzi Sacri vengono 
            pubblicati da Ricordi nel 1898, pochi anni prima della morte del 
            Mestro (1901).
            In un primo momento non vengono destinati alla diffusione, ma per 
            volere dello stesso Verdi, gli ultimi tre, vale a dire Laudi alla 
            Vergine Maria, Te Deum e Stabat Mater (1895-96), hanno visto una 
            prima esecuzione pubblica il 7 aprile 1898 al Grand Opéra di Parigi. 
            Ma Verdi non vi presenzia: due anni prima era morta Giuseppina 
            Strepponi e l'ormai vecchio Maestro di Busseto non si sente in grado 
            di affrontare il lungo viaggio e la grande fatica dell'esecuzione e 
            direzione. E' Arrigo Boito che si cura della preparazione del 
            concerto e fa le veci di Verdi.
            L'unico dei Quattro Pezzi Sacri che non viene eseguito alla prima 
            parigina è l'Ave Maria 
            Per la sua origine ha ben poche cose in comune con gli altri pezzi, 
            eccezion fatta per il testo sacro. La composizione di questa viene 
            prodotta da Verdi come puro esercizio di contrappunto, stimolato da 
            un invito pubblicato sulla Gazzetta musicale di Milano, che 
            proponeva ai suoi lettori di comporre una propria armonizzazione di 
            una scala enigmatica comparsa sullo stesso giornale. Verdi accetta 
            la sfida e Boito si occupa del testo.
            L'ubicazione dell'autografo dei Quattro Pezzi Sacri è a tutt'oggi 
            sconosciuta.
            
            
            Tratto da (vedi)
            Stabat Mater (per coro misto con 
            accompagnamento orchestrale)
            ci troviamo di fronte al dolore di Maria ai piedi della Croce: 
            Stabat Mater dolorosa. Il grande Operista italiano, come 
            aveva indagato ed espresso il dramma di tanti personaggi nelle sue 
            opere, qui tratteggia quello della Vergine che guarda 
            al Figlio sulla Croce. La musica 
            si fa 
            essenziale, quasi si «afferra» alle parole per esprimerne 
            nel modo più intenso possibile il contenuto, in una grande gamma di 
            sentimenti. Basta pensare al dolente senso di «pietà» con cui ha 
            inizio la Sequenza, al drammatico «Pro peccatis suae gentis», al 
            sussurrato «dum emisit spiritum», alle invocazioni corali cariche di 
            emozione, ma anche di serenità, rivolte a Maria «fons amoris», 
            perché possiamo partecipare al suo dolore materno e far ardere il 
            nostro cuore di amore a Cristo, fino alla strofa finale, supplica 
            intensa e potente a Dio che all’anima sia data la gloria del 
            Paradiso, aspirazione ultima dell’umanità.
            
            
            Te Deum (per doppio coro di voci miste con accompagnamento 
            orchestrale)
            Anche il Te Deum è un
            
            susseguirsi di contrasti, ma l’attenzione di Verdi al testo 
            sacro è minuziosa, così da offrirne una lettura diversa dalla 
            tradizione. Egli non vede tanto il canto delle vittorie o delle 
            incoronazioni, ma, come scrive, un susseguirsi di situazioni: 
            l’esultanza iniziale - «Te Deum», «Sanctus» -, la contemplazione del 
            Cristo incarnato, che libera e apre il Regno dei Cieli, 
            l’invocazione all’«Judex venturus», perché abbia misericordia, e 
            infine il grido 
            ripetuto dal soprano e dal coro «In te, 
            Domine 
            speravi» con cui si chiude il brano, quasi una 
            richiesta dello stesso Verdi di avere speranza e luce nell’ultimo 
            tratto della vita.
            Sono gli ultimi due pezzi scritti dal 
            Compositore, non destinati alla pubblicazione, ma scritti solo per 
            sé; anzi, egli avrebbe voluto essere sepolto con la partitura del Te 
            Deum.
            Tratto 
            da (vedi)