Atto SECONDO
Scena I
Galleria.
I servi del Barone
CORO I:
Ma le nozze non si fanno?
CORO II:
Tutto in fuom s'è disciolto.
CORO I:
Chi fu causa del malanno?
CORO II:
Perchè tutti han mesto il volto?
TUTTI:
Sempre questo fu lo stile
Del gran mondo signorile;
Come cambiano di veste
Così cambiano d'umor.
Noi felice, noi contenti,
Benchè rozzi servitor!
Non facciamo complimenti
Nelle nozze e negli amori:
Niun segreto è in noi rinchiuso,
Parla sempre aperto il muso;
Siam ne' giorni della festa
Pari ai giorni di lavor.
Atto SECONDO
Scena II
Edoardo e Detti
EDOARDO:
Buoni amici! . . . Voi sapete
Come fu crudel mio fato.
CORO:
Ma, signore, che volete?
Tale il mondo ognora è stato.
Non virtudi, ma denari
Comperare or ponno amor.
EDOARDO:
Dunque tutto, amici cari,
Dunque tutto non sapete?
Io v'apro il cor.
Pietoso al lungo pianto
Alfin m'arride amore;
Quella che m'arde il core
Mia sposa alfin sarà.
Avrò per sempre accanto
Il ben che già perdea!
Questa amorosa idea
Scordare il duol mi fa!
CORO:
Finì la sorte rea? . . .
Godiamo in verità.
EDOARDO:
Deh, lasciate a un'alma amante
Di speranza un solo istante,
Sì, che al gaudio un sol momento
S'abbandoni il mesto cor!
Ah! Se il debile contento
A noi manca della spene
Non è meta d'ogni bene,
È uno spasimo l'amor.
CORO:
Ah sì, del contento
Ritornano i giorni,
E ancora ritorni
La pace del cor.
(Il Coro s'allontana)
Atto SECONDO
Scena III
Entrano il Cavaliere, Giulietta ed il Tesoriere
CAVALIERE:
Bene, scudiero, vi ritrovo in tempo.
Qui Baronessa, e voi ministro! . . . Dite:
Perchè nega il Baron con tal fermezza
Sposar la figlia ad Edoardo?
GIULIETTA:
Ah Sire!
Perché ei non ha fortuna,
E il Tesorier nuota nel denaro.
CAVALIERE:
Se la cosa è così, v'è il suo riparo.
EDOARDO:
Sire, in qual modo?
CAVALIERE:
Il Tesorier vi cede
Un suo castello, e cinque mila scudi
Di rendita per anno . . .
TESORIERE:
Un piccolo riflesso . . .
CAVALIERE:
Eh! Non è tempo adesso
Di perdersi in rifletterre; convien
Decider su due piè.
TESORIERE:
Sire . . . va bene.
(Partono, tranne il Tesoriere)
Atto SECONDO
Scena IV
Tesoriere, indi il Barone
TESORIERE:
Un mio castello! Cinque mila scudi! . . .
E il ministero? . . . Ahimè, veggo il Barone!
Egli è sdegnato ancora.
(Entra il Barone)
BARONE:
Ebben, signore!
Siam soli e vo' raggione
Di tanta villania.
TESORIERE:
(Corragio!) Ella vuol guerra . . . e guerra sia.
BARONE:
Tutte l'armi si può prendere
De' due mondi e vecchio e nuovo,
Me lo bevo come un ovo,
Me lo voglio digerir.
TESORIERE:
Ciarle, ciarle: pria di scendere
Al fatal combattimento
Lasci detto in testamento
Dove s'abbia a seppellir.
BARONE:
Seppellirmi?
TESORIERE:
È inevitabile.
BARONE:
Morir io?
TESORIERE:
Non c'è da dir.
BARONE:
(Del suo colpo ei par sicuro,
Se la passa da spaccone;
Non credea in quel buffone
Tal fermezza e tanto ardir)
TESORIERE:
(Un boccone molto duro
Par la morte anche al Barone:
Ci vuol corte da leone
Se si tratta di morir)
BARONE:
Via, si spieghi finalmente,
Di qual arme pensa usar?
TESORIERE:
Vuol saperlo?
BARONE:
Certamente.
TESORIERE:
Mi stia dunque ad ascoltar.
Si figuri un barilone
Pien di polve da cannone,
Ella ed io così bel bello
A cavallo andiam di quello;
Fieri al par di due Romani
Colla miccia fra le mani,
Ci auguriam la buona notte,
Diamo fuoco alla gran botte . . .
Bum! si salta . . . qua la testa,
Là le gambe, un braccio qua . . .
Mio signor, la strada è questa
Per cui voglio andar di là.
BARONE:
Eh! Che miccie? Che barili?
Son pretesti indegni e vili.
Un suo pari vada e trotti
A cavallo delle botti;
A lei solo, ad un villano
Starà ben la miccia in mano.
Un guerrier qual io valente
Sol la spada ha da trattar:
E con questa immantinente
Noi ci abbiam da misurar.
TESORIERE:
La mia moda è assai più spiccia:
Quella io voglio . . .
BARONE: (sbuffando)
Puf . . . che bile!
Venga meco.
TESORIERE:
Colla miccia . . .
BARONE:
Colla spada . . .
TESORIERE:
Col barile . . .
BARONE:
Va, codardo: più coll'armi
Non vo' teco cimentarmi;
Ti farò con un bastone
Da' miei servi castigar.
TESORIERE:
Al servizio ho anch'io persone
Che san bene bastonar.
BARONE:
(Sudo, avvampo, smanio, fremo,
Il mio petto è un Mongibello . . .
Se più resto, il mio cervello
Incomincia a rivoltar)
TESORIERE:
(Per uscir dal passo estremo
Il rimedio è stato bello.
Dilettanti del duello,
Che ne dite, che vi par?)
(Partono)
Atto SECONDO
Scena V
Atrio terreno chiuso da invetriate che mette nel giardino.
La Marchesa, il Cavaliere in disparte
MARCHESA:
(Ch'io non posso il ver comprendere?
Ch'io mi lasci corbellar?
Cavaliere, non lo pretendere,
Vo' ridurti a confessar)
CAVALIERE: (in disparte)
(La Marchesa è molto in collera,
Tenta invan di simular;
Cavaliere, sta fermo e tollera,
Bada ben di non cascar)
(avanzandosi)
Così sola, o Marchesina?
MARCHESA: (salutando, con indifferenza)
Sire . . . io sto co' miei pensier.
CAVALIERE: (con disinvoltura)
Facilmente s'indovina,
Voi pensate al Cavalier.
MARCHESA:
Sì, pensava alla maniera
Di punir quell'incostante.
CAVALIERE:
Nol farete; è passeggiera
L'ira in cor di donna amante.
MARCHESA:
Anzi, o Sire, ho stabilito
Non volerlo per marito.
CAVALIERE:
Non lo credo.
MARCHESA:
Perdonate:
Risoluta mi trovate.
CAVALIERE:
(Ella finge . . . Eh! Ti conosco)
MARCHESA:
(A cascar vicino egli è)
MARCHESA e CAVALIERE:
Fin dove giunga;
Ma la so lunga
Al par di te)
CAVALIERE:
Dunque voi siete? . . .
MARCHESA:
Decisa sono.
CAVALIERE:
Perdonerete?
MARCHESA:
Non v'è perdono.
CAVALIERE:
(La scaltra simula)
MARCHESA:
(Parla fra sè)
MARCHESA e CAVALIERE
(Io so l'astuzia
Fin dove giunga;
Ma la so lunga
Al par di te)
Atto SECONDO
Scena VI
(Entra il Barone)
BARONE: (frettoloso)
Nipote, in quest'istante
Mi scrive il comandante:
Egli stesso fra poco
Al castello verrà.
(Parte premurosamente)
MARCHESA:
Son grata al Conte!
M'ama davvero, ed oggi io vo' sposarlo.
CAVALIERE:
E il Cavaliere?
MARCHESA:
Il Cavalier si prese
Di me giuoco abbastanza; egli mi lascia
In preda al suo rival.
CAVALIERE:
No: lo vedrete
Venir a disputar la vostra mano
A quanti conti ha la Bertagna intera.
MARCHESA:
Perchè dunque non vien? Che fa? Che spera?
Si mostri a chi l'adora,
Implori il mio perdono.
Parli, se irata or sono,
Posso placarmi ancor.
(Se non si scopre addesso,
Se vinto ancor non è,
Risorse del bel sesso,
Siete impotenti, affè)
Ma voi tacete, o Sire?
Dite . . .
CAVALIERE: (fingendo)
Non so che dire.
MARCHESA:
Ah, dunque al Conte io dono
La mia mano, la mia fe'.
Atto SECONDO
Scena VII
Coro di servi del Barone e Detti
CORO:
Presto, presto il Conte arriva,
Il suo seguito si appressa.
CAVALIERE:
(Forte, o core!)
MARCHESA:
Vado io stessa
Il mio sposo ad incontrar.
Sì, scordar saprò l'infido,
Così fredda indifferenza
Cara assai gli costerà.
(Scaltro ingegno del bel sesso,
M'hai servito come va)
CAVALIERE:
(Ora sì che son perplesso:
Or davver tremar mi fa)
CORO:
Presto andiamo: Il Conte è presso,
Incontrarlo converrà.
(La Marchesa parte coi servi, il Cavaliere pel lato opposto)
Atto SECONDO
Scena VIII
Giulietta indi Edoardo
GIULIETTA:
Oh me felice appieno! . . .
Oh Re pietoso! . . . Per te solo il padre
Concede ch'io mi sposi ad Edoardo . . .
(Entra Edoardo)
EDOARDO: (affannato)
Ah, mia Giulietta . . . Il Re fra pochi istanti
Parte di qua.
GIULIETTA:
Lascia ch'ei parta.
EDOARDO:
Ed io
Deggio partir con lui.
GIULIETTA:
Partir con lui?
Sei matto?
EDOARDO:
Ei lo comanda.
GIULIETTA:
Ed io comanda
Che tu resti con me.
EDOARDO:
L'onore, o cara,
Esige il sacrifizio;
Scudier del Re son io.
GIULIETTA:
Che scudiere, che Re, sei sposo mio!
EDOARDO:
Giurai seguirlo in campo,
Pugnar per lui giurai;
Né tu, ben mio, vorrai
Farmi scordar l'onor.
GIULIETTA:
Io nulla so di campo,
Io non m'intendo d'armi . . .
So che tu dÍi sposarmi,
So che mi devi amor!
EDOARDO:
Rifletti almen . . .
GIULIETTA:
Riflettere?
Io non rifletto mai.
EDOARDO:
Vuoi che il miglior de' Principi . . .
GIULIETTA:
Io son migliore assai.
EDOARDO:
Dunque, che far degg'io?
GIULIETTA:
Soltanto a modo mio.
EDOARDO:
Cara, non è possibile.
GIULIETTA:
Oh, possibile sarà.
Corro al Re: saprò difendere
I miei dritti incontro a'suoi;
Ei m'udrà; vedremo poi
Se involarti a me potrà.
EDOARDO:
Altro in testa ha il Re che intender
Le tue ciance, i dritti tuoi.
Credi a me, cambiar non puoi
La sua regia volontà.
GIULIETTA:
Ei m'udrà; vedremo poi
Se involarti a me potrà.
Spera almen . . .
EDOARDO:
Sperar dovrei?
GIULIETTA:
Lascia far: tentar conviene;
EDOARDO:
L'onor mio... rifletti bene...
GIULIETTA:
L'onor tuo non soffrirà.
A 2:
GIULIETTA:
Ah! non sia, mio ben fallace
La speranza del tuo core:
Sarò lieta se l'amore
Col dover combinerà.
A sì dolce e fido ardore
Sorte amica arriderà.
EDOARDO:
Non sarà, mio ben fallace
La speranza del mio core:
Ti prometto che l'amore
Col dover combinerà.
A sì dolce e fido ardore
Sorte amica arriderà.
(Partono)
Atto SECONDO
Scena IX
Galleria
Il Conte Ivrea, il Barone, la Marchesa
BARONE:
Sì, caro Conte! la Marchesa istessa
Ve l'assicura: ell'è cambiata affatto;
Più non pensa a quel matto
L'odia quanto l'amava.
MARCHESA:
Io son disposta
A sposarvi, o signor, ma con un patto
Che richiede la mia delicatezza . . .
CONTE:
Comandate, signora . . .
MARCHESA:
Quando non torni il Cavaliere fra un'ora.
Atto SECONDO
Scena X
Il Cavaliere, Edoardo e Detti
CAVALIERE:
Signori!
CONTE: (inchinandosi)
Maestà!
BARONE:
Sire!
CAVALIERE:
Barone,
Importante cagione
Impon la mia partenza.
MARCHESA:
Vicina ad esser moglie
Del Conte Ivrea, sperai che alle mie nozze
Vi sareste degnato esser presente.
CAVALIERE:
Madama, alta cagion non lo consente.
MARCHESA:
Delle nozze il contratto
Dunque tosto s'estenda.
CAVALIERE:
Assai men duole.
Ma un ordine della Corte impone al Conte
Che per segreta missïon di stato
Accompagnar mi debba.
MARCHESA: (mortificata)
Egli!
BARONE:
Peccato!
(Sopresa generale)
MARCHESA:
(A tal colpo preparata
Io non era, o Cavaliere;
Sì confonde il mio pensiere,
Ripiegarci, oh Dio! Non sa)
CAVALIERE:
Ella è appien mortificata,
Ciò non giunse a prevedere;
Questa poi la vo'godere,
Gliel'ho fatta come va)
CONTE, BARONE, GIULIETTA, TESORIERE, EDOARDO:
(L'incombenza è capitata
Veramente a far spiacere:
Io non posso (Non può il Conte) ritenere
Il dispetto che mi (gli) fa.
Atto SECONDO
Scena ULTIMA
Delmonte e Detti
DELMONTE:
Sire, venne in quest'istante
Un corriere della Corte:
D'una lettera importante
Ei si dice messaggier.
CAVALIERE:
Porgi, porgi . . .
(leggendo)
(Oh lieta sorte!
Tu coroni il mio pensier)
(agli altri)
Lieta novella arrivami,
Or or dirò l'arcano;
Ma prima doni Giulia
All'ufficial la mano;
Faran da testimone
Il Tesoriere e il Re.
EDOARDO e GIULIETTA:
Del nostro ben cagione,
Nostro sostegno egl'è.
BARONE:
Che dir poss'io? Sposatevi . . .
Lo vuol, l'impone il Re.
TUTTI:
Vivan gli sposi! . . .
CAVALIERE:
Uditemi,
Questo si scrive a me.
(Apre la lettera e legge:)
"Finalmente in Varsavia
È giunto Stanislao. S'è dichiarata
In suo favor la Dieta, e voi potete
La corona abdicar quando volete.
La perdita d'un trono
Non v'incresca però, perché vi acquista
Di maresciallo il titolo e l'onore."
BARONE:
E voi chi siete?
CAVALIERE:
Il cavalier Belfior . . .
TUTTI GLI ALTRI:
Belfior?
MARCHESA:
Ah sì!
CAVALIERE: (abbracciando la Marchesa)
Fedele al primo amore!
TESORIERE:
Conte!
CONTE:
Barone!
BARONE:
Fui stolido;
Ed or come si fa?
CONTE, TESORIERE, BARONE:
Facciamo l'uom di spirito . . .
Tacere converrà.
TUTTI:
Eh! Facciamo da buoni amici,
Non si memori il passato!
Viva, viva il Re salvato,
Sacro a lui fia questo dì.
Due sponsali assai felici
Oggi compiansi frattanto;
A sparmiar sospiri e pianto
Forse il gioco riuscì.
FINE
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