Tosca

Teatro Lirico di Magenta

Sabato 12 marzo 2011 ore 21,00

In collaborazione con As.Li.Co organizzazione Ass.Totem - Magenta, Comune di Magenta
Giacomo Puccini
Tosca
Melodramma eroi-comico in 3 atti
Libretto di V. Sardou, L. Illica, G. Giacosa

La produzione di Tosca è di AsLiCo.
Orchestra “1813”
diretta da Bruno Vicoli
Adattamento musicale di Enrico Minaglia
Scene e costumi dello spettacolo sono stati realizzati dall’Accademia di Belle Arti di Brera
Regia di Federica Santambrogio


Seguono alcune immagini della serata.....

Personaggi:

Floria Tosca, nota cantante (soprano) - Loredana Arcuri
Mario Cavaradossi, pittore (tenore) - Max Jota
Il barone Scarpia, capo della polizia (baritono) - Alessio Potestio
Cesare Angelotti, prigioniero politico evaso (basso) - Pasquale Amato
Il Sagrestano (basso) - Mirko Quarello
Spoletta, un agente di polizia (tenore) - Saverio Pugliese
Sciarrone, un altro agente (basso) - Marco Piretta
Un carceriere (basso) - Marco Piretta
Un pastore (voce bianca)
Un Cardinale - Il Giudice del Fisco - Roberti, esecutore di Giustizia - Uno Scrivano - Un Ufficiale - Un Sergente.
Soldati, Birri, Dame, Nobili, Borghesi, Popolo, ecc
Mimi - Michela Costa, Carlo Decio, Valerio Napoli.
Epoca: Giugno 1800.
Luogo: Roma.

Tosca è la prima delle due opere proposte in stagione nell’ambito della collaborazione, attiva da alcuni anni, con il circuito Pocket Opera. La seconda, in programmazione il 2 di aprile, è Le nozze di Figaro”.
La produzione di Tosca è di AsLiCo. L’esecuzione musicale è affidata all’Orchestra “1813” diretta da Bruno Vicoli. L’adattamento musicale è di Enrico Minaglia e i cantanti sono di AsLiCo. Scene e costumi dello spettacolo, diretto da Federica Santambrogio, sono realizzati dall’Accademia di Belle Arti di Brera. Tosca è considerata l'opera più drammatica di Puccini, ricca com'è di colpi di scena e di trovate che tengono lo spettatore in costante tensione. Il discorso musicale si evolve in modo altrettanto rapido, caratterizzato da incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti. La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre celebri romanze, una per atto ("Recondita armonia", "Vissi d'arte", "E lucevan le stelle"), che rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda. L'acme drammatico è costituito dal secondo atto, che vede come protagonista il sadico barone Scarpia.
TRAMA 
La vicenda di Tosca è nota: un dramma in cui amore e passione trascinano i personaggi verso un epilogo tragico. La prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900. Il libretto deriva da La Tosca di Victorien Sardou, il dramma rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo fu legato soprattutto all'interpretazione di Sarah Bernhardt nei panni della protagonista.
Note di Regia 
La regista Federica Santambrogio presenta così la propria messa in scena dell’opera pucciniana: “Tosca è una dramma di carne e passione. Passione d’amore, politica, erotica. Chi tiene le fila di questo livello così carnale è Scarpia. Nel finale del primo atto c’è la sua più autentica presentazione «Ah, di quegli occhi vittoriosi veder la fiamma illanguidir con spasimo d’amor, fra le mie braccia illanguidir d’amor. L’uno al capestro, l’altra fra le mie braccia.» Tutto mentre la chiesa si riempie del canto del Te Deum e Scarpia si lascia trasportare dalla forza e dalla potenza dell’inno religioso per un eccitamento che di spirituale non ha nulla. Tant’è che all’apice della forza e dell’eccitazione quasi grida «Tosca, mi fai dimenticare Iddio!» 

La nostra Tosca parte da qui. 

Nel primo atto abbiamo rappresentato una Chiesa ricca, ma punitiva e violenta, archetipicamente maschile. La processione del Te Deum è rappresentata da dei manichini sfarzosamente ricoperti con mantelli e mitrie, ma visibilmente nudi e finti, a rappresentare una potenza politica che di spirituale non ha più nulla. 

Le uniche presenze femminili in questa Chiesa-padrona sono la Madonna e la Maddalena. 

La prima rappresentazione del femminino, la dea madre accogliente e materna, e la seconda rappresentazione dell’amore carnale, ma comunque viva e generatrice di vita. 

La Madonna sarà infatti interpretata da un mimo, quindi da un persona in carne ed ossa, ma che in questo contesto viene ricoperta da un telo di plastica, come accade per le statue che devono essere restaurate, a mostrare che l’unico afflato vitale rischia di morire soffocato. 

La Maddalena verrà rappresentata partoriente per enfatizzare la presenza così forte dell’elemento carnale. 

E da questo immaginario che spiccano le personalità dei protagonisti e le loro non semplici relazioni. 

Ed è con questo torbido e cupo immaginario che si può affrontare ilsecondo atto. Visivamente freddo, luogo di tortura fisica, ma soprattutto psicologica. 

Il luogo del potere castrante della Chiesa è ancora una volta luogo di morte e terrore. 

E nel terzo atto si respira. E questo respiro è fondamentale, è il canto del pastorello, è l’alba di Roma, è il momento del dolce ricordo malinconico e poi della speranza. Ed è solo attraverso questo momento di abbandono che la tragedia di Tosca diventa implacabile e il suo suicidio ci appare tragico e liberatorio insieme”. Note della regista

http://concertodautunno.blogspot.com/2011/03/20110212-tosca-al-lirico-di-magenta.html

Atto I -- Atto II -- Atto III

Atto primo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9


La Chiesa di Sant'Andrea della Valle. 
A destra la Cappella Attavanti. A sinistra un impalcato; su di esso un gran quadro coperto da tela. Attrezzi vari da pittore. Un paniere. 


 

SCENA 1.

Angelotti 
(vestito da prigioniero, lacero, sfatto, tremante dalla paura, entra ansante, quasi correndo. Dà una rapida occhiata intorno.) 


Ah! Finalmente! 
Nel terror mio stolto 
Vedea ceffi di birro in ogni volto. 
(torna a guardare attentamente intorno a sé con più calma a riconoscere il luogo. Dà un sospiro di sollievo vedendo la colonna con la pila dell'acqua santa e la Madonna) 


La pila... la colonna... 


"A piè della Madonna" 
mi scrisse mia sorella... 
(vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave) 
Ecco la chiave!... ed ecco la Cappella! 
(addita la Cappella Attavanti, febbrilmente introduce la chiave nella serratura, apre la cancellata, penetra nella Cappella, richiude... e scompare). 
 

SCENA 2.

Sagrestano 
(appare dal fondo: va da destra a sinistra, accudendo al governo della chiesa: avrà in mano un mazzo di pennelli) 


E sempre lava!... Ogni pennello è sozzo 
peggio d'un collarin d'uno scagnozzo. 
Signor pittore... Tò!... 


(guarda verso l'impalcato dove sta il quadro, e vedendolo deserto, esclama sorpreso:) 
Nessuno! - Avrei giurato 
che fosse ritornato 
il Cavalier Cavaradossi. 
(depone i pennelli, sale sull'impalcato, guarda dentro il paniere, e dice:) 


No, sbaglio. - Il paniere è intatto. 
(scende dall'impalcato. Suona l'Angelus. Il Sagrestano si inginocchia e prega sommesso:) 
Angelus Domini nuntiavit Mariae, 
Et concepit de Spiritu Sancto. 
Ecce ancilla Domini, 
Fiat mihi secundum verbum tuum. 
Et Verbum caro factum est, 
Et habitavit in nobis... 
 

SCENA 3.


Cavaradossi - Sagrestano.

Cavaradossi 
(dalla porta laterale, vedendo il Sagrestano in ginocchio) 
Che fai?

Sagrestano (alzandosi) 
Recito l'Angelus. 
(Cavaradossi sale sull' impalcato e scopre il quadro. È una Maria Maddalena a grandi occhi azzurri con una gran pioggia di capelli dorati. Il pittore vi sta dinanzi muto attentamente osservando.) 


(Il Sagrestano, volgendosi verso Cavaradossi e per dirigergli la parola, vede il quadro scoperto e dà un grido di meraviglia) 
Sante ampolle! Il suo ritratto!

Cavaradossi (volgendosi al Sagrestano) 
Di chi?

Sagrestano 
Di quell'ignota 
che i dì passati a pregar qui venìa... 
(con untuosa attitudine accennando verso la Madonna dalla quale Angelotti trasse la chiave) 
Tutta devota - e pia.

Cavaradossi (sorridendo) 
È vero. E tanto ell'era 
infervorata nella sua preghiera 
ch'io ne pinsi, non visto, il bel sembiante.

Sagrestano (scandalizzato) 
(Fuori, Satana, fuori!)

Cavaradossi (al Sagrestano) 
Dammi i colori! 
(Il Sagrestano eseguisce. Cavaradossi dipinge con rapidità e si sofferma spesso a riguardare il proprio lavoro: il Sagrestano va e viene, portando una catinella entro la quale continua a lavare i pennelli.) 
(A un tratto Cavaradossi si ristà di dipingere; leva di tasca un medaglione contenente una miniatura e gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro). 


Recondita armonia 
di bellezze diverse!... 


È bruna Floria, 
l'ardente amante mia...

Sagrestano 
(a mezza voce, come brontolando) 
Scherza coi fanti e lascia stare i santi! 
(s'allontana per prendere l'acqua onde pulire i pennelli)

Cavaradossi 
E te, beltade ignota, 
cinta di chiome bionde! 
Tu azzurro hai l'occhio, 
Tosca ha l'occhio nero!

Sagrestano 
(ritornando dal fondo e sempre scandalizzato:) 
Scherza coi fanti e lascia stare i santi! 
(riprende a lavare i pennelli)

Cavaradossi 
L'arte nel suo mistero 
le diverse bellezze insiem confonde; 
ma nel ritrar costei 
il mio solo pensiero, Tosca, sei tu! 
(continua a dipingere)

Sagrestano 
Queste diverse gonne 
che fanno concorrenza alle Madonne 
mandan tanfo d'Inferno. 
(asciuga i pennelli lavati, non senza continuare a borbottare) 


Scherza coi fanti e lascia stare i santi! 
Ma con quei cani di volterriani 
nemici del santissimo governo 
non s'ha da metter voce!... 
(pone la catinella sotto l'impalcato ed i pennelli li colloca in un vaso, presso al pittore) 
Scherza coi fanti e lascia stare i santi! 
(accennando a Cavaradossi) 
Già sono impenitenti tutti quanti! 
Facciam piuttosto il segno della croce. 
(eseguisce) 
(a Cavaradossi) 
Eccellenza, vado?

Cavaradossi 
Fa il tuo piacere! 
(continua a dipingere)

Sagrestano (indicando il cesto) 
Pieno è il paniere... 
Fa penitenza?

Cavaradossi 
Fame non ho.

Sagrestano 
(con ironia, stropicciandosi le mani) 
Ah!... Mi rincresce!... 
(ma non può trattenere un gesto di gioia e uno sguardo di avidità verso il cesto che prende ponendolo un po' in disparte) 
(fiuta due prese di tabacco) 
Badi, quand'esce chiuda.

Cavaradossi (dipingendo) 
Va!...

Sagrestano 
Vo! 
(s'allontana per il fondo) 
(Cavaradossi, volgendo le spalle alla Cappella, lavora. Angelotti, credendo deserta la chiesa, appare dietro la cancellata e introduce la chiave per aprire). 
 

SCENA 4.


Cavaradossi - Angelotti.

Cavaradossi 
(al cigolio della serratura si volta) 


Gente là dentro!!... 
(al movimento fatto da Cavaradossi, Angelotti, atterrito, si arresta come per rifugiarsi ancora nella Cappella - ma - alzati gli occhi, un grido di gioia, che egli soffoca tosto timoroso, erompe dal suo petto. Egli ha riconosciuto il pittore e gli stende le braccia come ad un aiuto insperato)

Angelotti 
Voi? Cavaradossi! 
Vi manda Iddio! 
(Cavaradossi non riconosce Angelotti e rimane attonito sull'impalcato) 
(Angelotti si avvicina di più onde farsi riconoscere) 
Non mi ravvisate? 
(con tristezza) 
Il carcere m'ha dunque assai mutato!

Cavaradossi 
(riconoscendolo, depone rapido tavolozza e pennelli e scende dall'impalcato verso Angelotti, guardandosi cauto intorno) 
Angelotti! Il Console 
della spenta repubblica romana! 
(corre a chiudere la porta a destra)

Angelotti (con mistero) 
(andando incontro a Cavaradossi) 
Fuggii pur ora da Castel Sant'Angelo!...

Cavaradossi (generosamente) 
Disponete di me!

voce di Tosca 
Mario! 
(alla voce di Tosca, Cavaradossi fa un rapido cenno ad Angelotti di tacere)

Cavaradossi 
Celatevi! 
È una donna... gelosa. 
Un breve istante e la rimando.

voce di Tosca 
Mario!

Cavaradossi 
(verso la porta da dove viene la voce di Tosca) 
Eccomi!

Angelotti 
(colto da un accesso di debolezza si appoggia all'impalcato e dice dolorosamente:) 
Sono stremo di forze, 
più non reggo...

Cavaradossi 
(rapidissimo, sale sull'impalcato, ne discende col paniere e lo dà ad Angelotti) 
In questo panier v'è cibo e vino!

Angelotti 
Grazie!

Cavaradossi 
(incoraggiando Angelotti, lo spinge verso la Cappella) 
Presto! 
(Angelotti entra nella Cappella.) 
 

SCENA 5.


Cavaradossi - Tosca.

voce di Tosca 
(chiamando ripetutamente stizzita) 
Mario!

Cavaradossi 
(fingendosi calmo apre a Tosca) 
Son qui!

Tosca 
(entra con una specie di violenza, allontana bruscamente Mario che vuole abbracciarla e guarda sospettosa intorno a sé) 
Perché chiuso?

Cavaradossi 
(con simulata indifferenza) 
Lo vuole il Sagrestano...

Tosca 
A chi parlavi?

Cavaradossi 
A te!

Tosca 
Altre parole bisbigliavi. Ov'è?...

Cavaradossi 
Chi?

Tosca 
Colei!... Quella donna!... 
Ho udito i lesti 
passi ed un fruscio di vesti...

Cavaradossi 
Sogni!

Tosca 
Lo neghi?

Cavaradossi 
Lo nego e t'amo! 
(fa per baciarla)

Tosca (con dolce rimprovero) 
Oh! Innanzi alla Madonna... 
No, Mario mio, 
lascia pria che la preghi, che l'infiori... 
(si avvicina lentamente alla Madonna, dispone con arte, intorno ad essa, i fiori che ha portato con sé, si inginocchia e prega con molta devozione, segnandosi, poi s'alza) 
(a Cavaradossi, che intanto si è avviato per riprendere il lavoro) 
Ora stammi a sentir - stasera canto, 
ma è spettacolo breve. - Tu m'aspetti 
sull'uscio della scena 
e alla tua villa andiam soli, soletti.

Cavaradossi (che fu sempre soprapensieri) 
Stasera!

Tosca 
È luna piena 
e il notturno effluvio floreal 
inebria il cor! - Non sei contento? 
(si siede sulla gradinata presso a Cavaradossi)

Cavaradossi 
(ancora un po' distratto e peritoso) 
Tanto!

Tosca (colpita da quell'accento) 
Tornalo a dir!

Cavaradossi 
Tanto!

Tosca (stizzita) 
Lo dici male: 


Non la sospiri la nostra casetta 
che tutta ascosa nel verde ci aspetta? 
Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter, 
pien d'amore e di mister? 
Al tuo fianco sentire 
per le silenziose 
stellate ombre, salir 
le voci delle cose!... 


Dai boschi e dai roveti, 
dall'arse erbe, dall'imo 
dei franti sepolcreti 
odorosi di timo, 
la notte escon bisbigli 
di minuscoli amori 
e perfidi consigli 
che ammolliscono i cuori. 
Fiorite, o campi immensi, palpitate 
aure marine nel lunare albor, 
piovete voluttà, volte stellate! 
Arde a Tosca folle amor! 
(reclinando la testa sulla spalla di Cavaradossi)

Cavaradossi (vinto, ma vigilante) 
Mi avvinci nei tuoi lacci 
mia sirena, mia sirena, verrò! 
(guarda verso la parte d'onde uscì Angelotti) 
Or lasciami al lavoro.

Tosca (sorpresa) 
Mi discacci?

Cavaradossi 
Urge l'opra, lo sai!

Tosca (stizzita, alzandosi) 
Vado! Vado! 
(s'allontana un poco da Cavaradossi, poi voltandosi per guardarlo, vede il quadro, ed agitatissima ritorna verso Cavaradossi) 


Chi è quella 
donna bionda lassù?

Cavaradossi (calmo) 
La Maddalena. 
Ti piace?

Tosca 
È troppo bella!

Cavaradossi 
(ridendo ed inchinandosi) 
Prezioso elogio!

Tosca (sospettosa) 
Ridi? 
Quegli occhi cilestrini già li vidi...

Cavaradossi (con indifferenza) 
Ce n'è tanti pel mondo!...

Tosca (cercando di ricordare) 
Aspetta... Aspetta... 
(sale sull'impalcato) 
(trionfante) 
E l'Attavanti!...

Cavaradossi (ridendo) 
Brava!...

Tosca (vinta dalla gelosia) 
La vedi? T'ama? 
(piangendo) 
Tu l'ami?...

Cavaradossi 
(procura di calmarla) 
Fu puro caso...

Tosca 
(non ascoltandolo, con ira gelosa) 
Quei passi e quel bisbiglio... 
Ah! Qui stava pur ora!

Cavaradossi 
Vien via!

Tosca 
Ah, la civetta! 
(minacciosa) 
A me, a me!

Cavaradossi (serio) 
La vidi ieri, ma fu puro caso... 
A pregar qui venne... 
Non visto la ritrassi.

Tosca 
Giura!

Cavaradossi (serio) 
Giuro!

Tosca 
(sempre con gli occhi rivolti al quadro) 
Come mi guarda fiso!

Cavaradossi 
(la spinge dolcemente a scendere dalla gradinata. Essa discende all'indietro tenendo alto le sue mani in quelle di Cavaradossi. Tosca scendendo ha sempre la faccia verso il quadro cui Mario dà le spalle) 
Vien via!

Tosca 
Di me beffarda, ride. 
(sono scesi)

Cavaradossi 
Follia! 
(la tiene presso di sé fissandola in viso) 
Tosca (con dolce rimprovero) 
Ah, quegli occhi!...

Cavaradossi 
Quale occhio al mondo 
può star di paro 
all'ardente occhio tuo nero? 
È qui che l'esser mio s'affisa intero. 
Occhio all'amor soave, all'ira fiero! 
Qual altro al mondo può star di paro 
all'occhio tuo nero!...

Tosca 
(rapita, appoggiando la testa alla spalla di Cavaradossi) 
Oh, come la sai bene 
l'arte di farti amare! 
(maliziosamente) 
Ma... falle gli occhi neri!...

Cavaradossi (teneramente) 
Mia gelosa!

Tosca 
Sì, lo sento... ti tormento 
senza posa.

Cavaradossi 
Mia gelosa!

Tosca 
Certa sono - del perdono 
se tu guardi al mio dolor!

Cavaradossi 
Mia Tosca idolatrata, 
ogni cosa in te mi piace; 
l'ira audace 
e lo spasimo d'amor!

Tosca 
Dilla ancora 
la parola che consola... 
Dilla ancora!

Cavaradossi 
Mia vita, amante inquieta, 
dirò sempre: "Floria, t'amo!" 
Ah ! l'alma acquieta, 
sempre "t'amo!" ti dirò!

Tosca 
(sciogliendosi, paurosa d'esser vinta) 
Dio! quante peccata! 
M'hai tutta spettinata!

Cavaradossi 
Or va, lasciami!

Tosca 
Tu fino a stassera 
stai fermo al lavoro. E mi prometti: 
sia caso o fortuna, 
sia treccia bionda o bruna, 
a pregar non verrà donna nessuna!

Cavaradossi 
Lo giuro, amore!... Va!

Tosca 
Quanto m'affretti!

Cavaradossi 
(con dolce rimprovero vedendo rispuntare la gelosia) 
Ancora?

Tosca 
(cadendo nelle sue braccia e porgendogli la guancia) 
No - perdona!...

Cavaradossi (scherzoso) 
Davanti alla Madonna?

Tosca 
(accennando alla Madonna) 
È tanto buona! 
(si baciano. Avviandosi ad uscire e guardando ancora il quadro, maliziosamente gli dice:) 
Ma falle gli occhi neri!... 
(fugge rapidamente) 
(Cavaradossi rimane commosso e pensieroso) 
 

SCENA 6.


Cavaradossi - Angelotti. 
(Appena uscita Tosca, Cavaradossi sta ascoltandone i passi allontanarsi, poi con precauzione socchiude l'uscio e guarda fuori. Visto tutto tranquillo, corre alla Cappella. Angelotti appare subito dietro la cancellata)

Cavaradossi 
(aprendo la cancellata ad Angelotti, che naturalmente ha dovuto udire il dialogo precedente) 
È buona la mia Tosca, ma credente 
al confessor nulla tiene celato, ond'io mi tacqui. 
È cosa più prudente.

Angelotti 
Siam soli?

Cavaradossi 
Sì. Qual è il vostro disegno?...

Angelotti 
A norma degli eventi, uscir di Stato 
o star celato in Roma... Mia sorella...

Cavaradossi 
L'Attavanti?

Angelotti 
Sì... ascose un muliebre 
abbigliamento là sotto l'altare... 
Vesti, velo, ventaglio... 
(si guarda intorno con paura) 
Appena imbruni 
indosserò quei panni...

Cavaradossi 
Or comprendo! 
Quel fare circospetto 
e il pregante fervore 
in giovin donna e bella 
m'avean messo in sospetto 
di qualche occulto amor! 
Or comprendo! 
Era amor di sorella!

Angelotti 
Tutto ella ha osato 
onde sottrarmi a Scarpia, scellerato!

Cavaradossi 
Scarpia?! Bigotto satiro che affina 
colle devote pratiche 
la foia libertina 
e strumento al lascivo talento 
(con forza crescente) 
fa il confessore e il boia! 
La vita mi costasse, vi salverò! 
Ma indugiar fino a notte è mal sicuro...

Angelotti 
Temo del sole!...

Cavaradossi 
(indicando) 
La cappella mette 
a un orto mal chiuso, poi c'è un canneto 
che va lungi pei campi a una mia villa.

Angelotti 
M'è nota...

Cavaradossi 
Ecco la chiave... - innanzi sera 
io vi raggiungo, - portate con voi 
le vesti femminili...

Angelotti 
(raccoglie in fascio le vestimenta sotto l'altare) 
Ch'io le indossi?

Cavaradossi 
Per or non monta, il sentier è deserto...

Angelotti 
(per uscire) 
Addio!

Cavaradossi 
(accorrendo verso Angelotti) 
Se urgesse il periglio, correte 
al pozzo del giardin. L'acqua è nel fondo, 
ma a mezzo della canna, un picciol varco 
guida ad un antro oscuro, 
rifugio impenetrabile e sicuro! 
(un colpo di cannone; i due si guardano agitatissimi)

Angelotti 
Il cannon del castello!...

Cavaradossi 
Fu scoperta la fuga! 
Or Scarpia i suoi sbirri sguinzaglia!

Angelotti 
Addio!

Cavaradossi 
(con subita risoluzione) 
Con voi verrò! Staremo all'erta!

Angelotti 
Odo qualcun!

Cavaradossi (con entusiasmo) 
Se ci assalgon, battaglia! 
(escono rapidamente dalla Cappella.) 
 

SCENA 7.


Sagrestano - Allievi e Cantori della Cappella - Chierici - Confratelli.

Sagrestano 
(entra correndo, tutto scalmanato, gridando:) 
Sommo giubilo, Eccellenza!... 
(guarda verso l'impalcato e rimane sorpreso di non trovarvi neppure questa volta il pittore) 
Non c'è più! Ne son dolente!... 
Chi contrista un miscredente 
si guadagna un'indulgenza! 
(accorrono da ogni parte chierici, confratelli, allievi e cantori della Cappella. Tutti costoro entrano tumultuosamente) 


Tutta qui la cantoria! 
Presto !... 
(altri allievi entrano in ritardo e alla fine si radunano tutti)

Allievi 
(colla massima confusione) 
Dove?

Sagrestano 
(spinge alcuni chierici) 
In sagrestia...

Alcuni 
Ma che avvenne?

Sagrestano 
Nol sapete? 
(affannoso) 
Bonaparte... scellerato... 
Bonaparte...

Altri Allievi 
(si avvicinano al sagrestano e lo attorniano, mentre accorrono altri che si uniscono ai primi) 
Ebben? Che fu?

Sagrestano 
Fu spennato, sfracellato, 
è piombato a Belzebù!

Allievi, Cantori, ecc. 
Chi lo dice? 
- È sogno! 
- È fola!

Sagrestano 
È veridica parola; 
or ne giunse la notizia!

Coro 
Si festeggi la vittoria!

Sagrestano 
E questa sera 
gran fiaccolata 
veglia di gala a Palazzo Farnese, 
ed un'apposita 
nuova cantata 
con Floria Tosca!... 
E nelle chiese 
inni al Signore! 


Or via a vestirvi, 
non più clamor! 
Via... via... in sagrestia!

Tutti 
(ridendo e gridando gioiosamente, senza badare al Sagrestano che inutilmente li spinge a urtoni verso la sagrestia) 
Doppio soldo... Te Deum... Gloria! 
Viva il Re!... Si festeggi la vittoria! 
 

SCENA 8.


Scarpia - Sagrestano - Cantori - Allievi, ecc. 
Spoletta - Birri. 
(Le loro grida e le loro risa sono al colmo, allorché una voce ironica tronca bruscamente quella gazzarra volgare di canti e risa. È Scarpia: dietro a lui Spoletta e alcuni sbirri)

Scarpia 
(con grande autorità) 
Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto!

Sagrestano 
(balbettando impaurito) 
Eccellenza! il gran giubilo...

Scarpia 
Apprestate per il te Deum. 
(tutti s'allontanano mogi; anche il Sagrestano fa per cavarsela, ma Scarpia bruscamente lo trattiene) 
Tu resta!

Sagrestano (impaurito) 
Non mi muovo!

Scarpia (a Spoletta) 
E tu va, fruga ogni angolo, 
raccogli ogni traccia

Spoletta 
Sta bene! 
(fa cenno a due sbirri di seguirlo)

Scarpia 
(ad altri sbirri che eseguiscono) 
Occhio alle porte, 
senza dar sospetti! 
(al Sagrestano) 
Ora a te! Pesa 
le tue risposte. Un prigionier di Stato 
fuggì pur ora da Castel Sant'Angelo... 
(energico) 
S'è rifugiato qui...

Sagrestano 
Misericordia!

Scarpia 
Forse c'è ancora. 
Dov'è la Cappella degli Attavanti?

Sagrestano 
Eccola. 
(va al cancello e lo vede socchiuso) 
Aperta! Arcangeli! 
E un'altra chiave!

Scarpia 
Buon indizio... Entriamo. 
(entrano nella Cappella, poi ritornano: Scarpia, assai contrariato, ha fra le mani un ventaglio chiuso che agita nervosamente) 
(fra sé) 
Fu grave sbaglio 
quel colpo di cannone! Il mariolo 
spiccato ha il volo, ma lasciò una preda... 
preziosa... un ventaglio. 
(agitandolo in aria) 
Qual complice il misfatto preparò? 
(resta alquanto pensieroso, poi guarda attentamente il ventaglio; ad un tratto egli vi scorge uno stemma, e vivamente esclama:) 


La marchesa Attavanti!... 
Il suo stemma!... 
(guarda intorno, scrutando ogni angolo della chiesa: i suoi occhi si arrestano sull'impalcato, sugli arnesi del pittore, sul quadro... e il noto viso dell'Attavanti gli appare riprodotto nel volto della santa) 
Il suo ritratto! 
(al sagrestano) 
Chi fe' quelle pitture?

Sagrestano 
(ancor più invaso dalla paura) 
Il cavalier 
Cavaradossi...

Scarpia 
Lui! 
(uno degli sbirri che seguì Scarpia, torna dalla Cappella portando il paniere che Cavaradossi diede ad Angelotti)

Sagrestano 
(vedendolo) 
Numi! Il paniere!

Scarpia 
(seguitando le sue riflessioni) 
Lui! L'amante di Tosca! 
Un uom sospetto! 
Un volterrian!

Sagrestano 
(che avrà esaminato il paniere, con gran sorpresa esclama:) 
Vuoto?... Vuoto!...

Scarpia 
Che hai detto? 
(vede lo sbirro col paniere) 
Che fu?...

Sagrestano 
(prendendo il paniere) 
Si ritrovò nella Cappella 
questo panier.

Scarpia 
Tu lo conosci?

Sagrestano 
Certo! 
(è esitante e pauroso) 
È il cesto del pittor... ma... nondimeno...

Scarpia 
Sputa quello che sai.

Sagrestano 
(sempre più impaurito e quasi piangendo gli mostra il paniere vuoto) 
Io lo lasciai ripieno 
di cibo prelibato... 
Il pranzo del pittor!...

Scarpia 
(attento, inquirente per scoprir terreno) 
Avrà pranzato!

Sagrestano 
Nella Cappella? 
(facendo cenno di no colla mano) 
Non ne avea la chiave 
né contava pranzar... disse egli stesso. 
Onde l'avea già messo... 
al riparo. 
(mostra dove aveva riposto il paniere e ve lo lascia) 
(impressionato dal severo e silente contegno di Scarpia) 
(Libera me Domine!) 
(pausa) 
Scarpia 
(Or tutto è chiaro... 
la provvista - del sacrista 
d'Angelotti fu la preda!) 
(scorgendo Tosca che entra nervosissima) 
Tosca? Che non mi veda. 
(appena vista entrare Tosca, si è abilmente nascosto dietro la colonna ov'è la pila dell'acqua benedetta, facendo imperioso cenno di rimanere al Sagrestano; il quale, tremante, imbarazzato, si reca vicino al palco del pittore) 


(Per ridurre un geloso allo sbaraglio 
Jago ebbe un fazzoletto... ed io un ventaglio!...) 
 

SCENA 9.


Tosca - Scarpia - Sagrestano

Tosca 
(Va dritta all'impalcato, ma non trovandovi Cavaradossi, sempre in grande agitazione va a cercarlo nella navata principale della chiesa) 
Mario?! Mario?!

Sagrestano 
(che si trova ai piedi dell'impalco, avvicinandosi a Tosca) 
Il pittor Cavaradossi? 
Chi sa dove sia? 
Svanì, sgattaiolò 
per sua stregoneria. 
(se la svigna)

Tosca 
Ingannata? No!... no!... 
Tradirmi egli non può! 
(quasi piangendo)

Scarpia 
(ha girato la colonna e si presenta a Tosca, sorpresa del suo subito apparire. Intinge le dita nella pila e le offre l'acqua benedetta; fuori suonano le campane che invitano alla chiesa) 
Tosca gentile la mano mia 
la vostra aspetta, piccola manina, 
non per galanteria 
ma per offrirvi l'acqua benedetta.

Tosca 
(tocca le dita di Scarpia e si fa il segno della croce) 
Grazie, signor!

Scarpia 
Un nobile 
esempio è il vostro. Al cielo 
piena di santo zelo 
attingete dell'arte il magistero 
che la fede ravviva!

Tosca 
(distratta e pensosa) 
Bontà vostra... 
(cominciano ad entrare in chiesa ed a recarsi verso il fondo alcuni popolani)

Scarpia 
Le pie donne son rare... 
Voi calcate la scena... 
(con intenzione) 
E in chiesa ci venite per pregar...

Tosca (sorpresa) 
Che intendete?...

Scarpia 
E non fate come certe sfrontate 
che han di Maddalena 
(indica il ritratto) 
viso e costumi... 
(con intenzione marcata) 
e vi trescan d'amore!

Tosca (scatta pronta) 
Che? D'amore? Le prove!

Scarpia (mostrandole il ventaglio) 
È arnese da pittore questo?

Tosca (lo afferra) 
Un ventaglio? Dove stava? 
(entrano alcuni contadini)

Scarpia 
Là su quel palco. Qualcun venne 
certo a sturbar gli amanti 
ed essa nel fuggir perdé le penne!...

Tosca 
(esaminando il ventaglio) 
La corona! Lo stemma! È l'Attavanti! 
Presago sospetto!...

Scarpia 
(Ho sortito l'effetto!)

Tosca 
(con grande sentimento, trattenendo a stento le lagrime, dimentica del luogo e di Scarpia) 


Ed io venivo a lui tutta dogliosa 
per dirgli: invan stassera, 
il ciel s'infosca... 
l'innamorata Tosca 
è prigioniera... dei regali tripudi. 
(entra un gruppo di pastori e ciociare)

Scarpia 
(Già il veleno l'ha rosa!) 
(mellifluo a Tosca) 
O che v'offende, 
dolce signora?... 
Una ribelle 
lagrima scende 
sovra le belle 
guancie e le irrora; 
dolce signora, 
che mai v'accora?

Tosca 
Nulla! 
(vari Nobili Signori accompagnano alcune donne)

Scarpia (con marcata intenzione) 
Darei la vita 
per asciugar quel pianto.

Tosca (non ascoltandolo) 
Io qui mi struggo e intanto 
d'altra in braccio le mie smanie deride!

Scarpia 
(Morde il veleno!) 
(entrano alcuni borghesi alla spicciolata)

Tosca (con grande amarezza) 
Dove son? Potessi 
coglierli, i traditori! 
(sempre più crucciosa) 
Oh qual sospetto! 
Ai doppi amori 
è la villa ricetto! 
(con immenso dolore) 


Traditor! 
Oh mio bel nido insozzato di fango! 
(con pronta risoluzione) 
Vi piomberò inattesa! 
(rivolta al quadro, minacciosa) 


Tu non l'avrai stasera. Giuro!

Scarpia 
(scandalizzato, quasi rimproverandola) 
In chiesa!

Tosca 


Dio mi perdona... Egli vede ch'io piango! 
(piange dirottamente; Scarpia la sorregge accompagnandola all'uscita, fingendo di rassicurarla) 
(appena uscita Tosca, la chiesa poco a poco va sempre più popolandosi. La folla si raggruppa nel fondo, in attesa del Cardinale; alcuni inginocchiati pregano) 
Scarpia 
(dopo aver accompagnato Tosca, ritorna presso la colonna e fa un cenno: subito si presenta Spoletta)

Tre sbirri... Una carrozza... 
Presto!... seguila 
dovunque vada!... non visto!... provvedi!

Spoletta 
Sta bene! Il convegno?

Scarpia 
Palazzo Farnese! 
(Spoletta parte rapidamente con tre sbirri) 
(con un sorriso sardonico) 
Va, Tosca! Nel tuo cuor s'annida Scarpia!... 


È Scarpia che scioglie a volo 
il falco della tua gelosia. 
Quanta promessa nel tuo pronto sospetto! 
(esce il corteggio che accompagna il Cardinale all'altare maggiore: i soldati svizzeri fanno far largo alla folla, che si dispone su due ali) 
(Scarpia s'inchina e prega al passaggio del Cardinale) 
(il Cardinale benedice la folla che reverente s'inchina)

Capitolo 
Adjutorum nostrum in nomine Domini

Folla 
Qui fecit coelum et terram

Capitolo 
Sit nomen Domini benedictum

Folla 
Et hoc nunc et usquem in saeculum.

Scarpia (con ferocia) 
A doppia mira 
tendo il voler, né il capo del ribelle 


è la più preziosa. Ah di quegli occhi 
vittoriosi veder la fiamma 
(con passione erotica) 


illanguidir con spasimo d'amor, 
fra le mie braccia... 


(ferocemente) 
L'uno al capestro, 
l'altra fra le mie braccia... 


(resta immobile guardando nel vuoto) 
(Tutta la folla è rivolta verso l'altare maggiore; alcuni s'inginocchiano)

Folla 
Te Deum laudamus: 
Te Dominum confitemur!

Scarpia 
(riavendosi come da un sogno) 


Tosca, mi fai dimenticare Iddio! 
(s'inginocchia e prega con entusiasmo religioso)

Tutti 
Te aeternum Patrem 
omnis terra veneratur!

 

 
 
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Servizio fotografico di Fabio Borsani
( e/o di Mario Mainino)

 

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