ATTO SECONDO
SCENA I
Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno.Introduzione



ALFREDO: Lunge da lei per me non v'ha diletto!

Volaron già tre lune Dacché la mia Violetta Agi per me lasciò,
dovizie, onori, E le pompose feste ..

Qui presso a lei Io rinascer mi sento, E dal soffio d'amor
rigenerato Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.

De' miei bollenti spiriti Il giovanile ardore Ella temprò col
placido Sorriso dell'amore!

Dal dì che disse: vivere Io voglio a te fedel, Dell'universo
immemore Io vivo quasi in ciel.

ALFREDO: Annina, donde vieni?
ANNINA: Da Parigi.
ALFREDO: Chi tel commise?
ANNINA: Fu la mia signora.

ANNINA: Per alienar cavalli, cocchi, E quanto ancor possiede.
ALFREDO: Che mai sento!

ALFREDO: Or vanne andrò a Parigi. Questo colloquio ignori la
signora.

Il tutto valgo a riparare ancora.

ALFREDO: O mio rimorso!...Oh infamia!...

E vissi in tale errore!... Ma il turpe sonno a frangere Il ver mi
balenò.

Beata ingenuità di Alfredo...

VIOLETTA: Alfredo?
ANNINA: Per Parigi or or partiva.
VIOLETTA: E tornerà?...
ANNINA: Pria che tramonti il giorno... Dirvel m'impose...

GIUSEPPE: (le presenta la lettera) Per voi...
VIOLETTA: (prende la lettera) Stà bene... In breve Giungerà un uom
d'affari, entri all'istante.

VIOLETTA: (leggendo la lettera) Ah, ah, scopriva Flora il mio
ritiro! E m'invita a danzar per questa sera! Invan m'aspetterà (Getta
il foglio sul tavolino e siede)

GERMONT: Madamigella Valéry?
VIOLETTA: Son io.

GERMONT: D'Alfredo il padre in me vedete!

GERMONT:Sì, dell'incauto, che a ruina corre, Ammaliato da voi.

VIOLETTA: (risentita) Donna son io, signore, ed in mia casa; Ch'io
vi lasci assentite, Più per voi che per me.

VIOLETTA: Tratto in error voi foste. A tutti è mistero quest'atto A voi nol
sia. (Gli dà le carte)

GERMONT: (dopo averle scorse coll'occhio) Ciel! che discopro!
D'ogni vostro avere Or volete spogliarvi?

GERMONT: Ah, il passato perché, perché v'accusa?

VIOLETTA: (con entusiasmo) Più non esiste or amo Alfredo, e Dio Lo
cancellò col pentimento mio.

GERMONT: D'Alfredo il padre La sorte, l'avvenir domanda or qui De'
suoi due figli.
Pura siccome un angelo Iddio mi die' una figlia ..

VIOLETTA: Ah, comprendo dovrò per alcun tempo Da Alfredo
allontanarmi... doloroso Fora per me... pur...

Volete che per sempre a lui rinunzi?

VIOLETTA: Ah, no giammai!

Non sapete quale affetto Vivo, immenso m'arda in petto?

GERMONT: È grave il sacrifizio, Ma pur tranquilla udite Bella voi
siete e giovane... Col tempo...

GERMONT: Un dì, quando le veneri Il tempo avrà fugate, Fia presto
il tedio a sorgere
Che sarà allor? pensate ..

GERMONT: Siate di mia famiglia L'angiol consolatore!

VIOLETTA: (con estremo dolore)
(Così alla misera - ch'è un dì caduta, Di più risorgere - speranza è
muta!
Se pur beneficio - le indulga Iddio, L'uomo implacabile - per lei sarà)

GERMONT: Sì, piangi, o misera - supremo, il veggo, È il sacrificio
- ch'ora io ti chieggo.

VIOLETTA: Qual figlia m'abbracciate forte Così sarò.

GERMONT: Generosa! e per voi che far poss'io?

VIOLETTA: (tornando a lui) Morrò! la mia memoria Non fia ch'ei
maledica
Se le mie pene orribili Vi sia chi almen gli dica.

VIOLETTA: Conosca il sacrifizio Ch'io consumai d'amor Che sarà suo
fin l'ultimo Sospiro del mio cor.

GERMONT: No, generosa, vivere, E lieta voi dovrete, Merce' di
queste lagrime Dal cielo un giorno avrete.

VIOLETTA: Non ci vedrem più forse.
A DUE: Siate felice Addio! (Germont
esce)

VIOLETTA: Dammi tu forza, o cielo!

VIOLETTA: Sì, reca tu stessa Questo foglio
ANNINA: (ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa)
VIOLETTA: Silenzio và all'istante

ALFREDO: (entrando) Che fai? Scrivevi? A chi scrivevi?

VIOLETTA: A te.
ALFREDO: Dammi quel foglio.
VIOLETTA: No, per ora

ALFREDO: Giunse mio padre, severo scritto mi lasciava Però
l'attendo, t'amerà in vederti.
VIOLETTA: (molto agitata) Ch'ei qui non mi sorprenda Lascia che
m'allontani... tu lo calma

VIOLETTA: Di lagrime avea d'uopo or son tranquilla (sforzandosi)
Lo vedi? ti sorrido Sarò là, tra quei fior presso a te sempre.

Amami, Alfredo, quant'io t'amo Addio.

ALFREDO: Ah, vive sol quel core all'amor mio!
GIUSEPPE: (entrando frettoloso) La signora è partita L'attendeva un
calesse, e sulla via
Già corre di Parigi. Annina pure Prima di lei
spariva.
ALFREDO: Il so, ti calma.

ALFREDO: Di Violetta! Perché son io commosso!
A raggiungerla forse ella m'invita Io tremo! Oh ciel! Coraggio! (Apre
e legge)
"Alfredo, al giungervi di questo foglio" (come fulminato grida)

GERMONT: Mio figlio! Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto
Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto

GERMONT: Di Provenza il mar, il suol - chi dal cor ti cancello?

Al natio fulgente sol - qual destino ti furò?

Oh, rammenta pur nel duol - ch'ivi gioia a te brillò; E che pace
colà sol - su te splendere ancor può.

Dio mi guidò!

GERMONT: M'ascolti tu?
ALFREDO: No. Ah! ell'è alla festa!

Volisi L'offesa a vendicar
FINE ATTO SECONDO - parte prima |