Scena: Parigi e sue vicinanze, 1850 circa.




Introduzione all'atto primo scena prima
ATTO PRIMO
SCENA I
Salotto in casa di Violetta.

CORO I:
Dell'invito trascorsa è già l'ora
Voi tardaste
CORO II:
Giocammo da Flora.
E giocando quell'ore volar.


VIOLETTA: (andando loro incontro)
Flora, amici, la notte che resta
D'altre gioie qui fate brillar
Fra le tazze è più viva la festa

GASTONE: (entrando con Alfredo)
In Alfredo Germont, o signora,
Ecco un altro che molto vi onora;
Pochi amici a lui simili sono.

VIOLETTA: Mio Visconte, merce' di tal dono.

GASTONE:
Egra foste, e ogni dì con affanno
Qui volò, di voi chiese.

VIOLETTA:
Cessate.
Nulla son io per lui.

VIOLETTA: Voi Barone, feste altrettanto BARONE: Vi conosco da
un anno soltanto.

FLORA: (piano al Barone) Meglio fora se aveste taciuto.
BARONE: (piano a Flora) Mi è increscioso quel giovin

TUTTI: Beviamo.

VIOLETTA: Sarò l'Ebe che versa.

ALFREDO: (con galanteria) E ch'io bramo immortal come quella.

ALFREDO:
Libiam ne' lieti calici Che la bellezza infiora

E la fuggevol ora
S'inebri a voluttà.

VIOLETTA:
Tra voi saprò dividere
Il tempo mio giocondo;
Tutto è follia nel mondo
Ciò che non è piacer.

Godiam, fugace e rapido
È il gaudio dell'amore;
È un fior che nasce e muore,
Né più si può goder.

Godiam c'invita un fervido
Accento lusinghier.

VIOLETTA: (ad Alfredo)
La vita è nel tripudio.
ALFREDO: (a Violetta)
Quando non s'ami ancora.

TUTTI:
Godiam la tazza e il cantico
La notte abbella e il riso;

In questo paradiso
Ne scopra il nuovo dì.

VIOLETTA: Non gradireste ora le danze? Ohimé! TUTTI: Che mai
v'arresta

VIOLETTA: Un tremito che provo. Or là passate Tra poco anch'io sarò

ALFREDO: Cessata è l'ansia Che vi turbò?

VIOLETTA: Sto meglio.
ALFREDO: Ah, in cotal guisa V'ucciderete aver v'è d'uopo cura
Dell'esser vostro

VIOLETTA: E lo potrei?

ALFREDO: Se mia Foste, custode io veglierei pe' vostri Soavi dì.

ALFREDO: Un dì, felice, eterea, Mi balenaste innante.

E da quel dì tremante Vissi d'ignoto amor.

VIOLETTA: Ah, se ciò è ver, fuggitemi Solo amistade io v'offro: Amar
non so, né soffro Un così eroico amor.

Io sono franca, ingenua; Altra cercar dovete; Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.

VIOLETTA: (ad Alfredo) Amor dunque non più Vi garba il patto?
ALFREDO: Io v'obbedisco. Parto

VIOLETTA: Prendete questo fiore.
ALFREDO: Perché?

VIOLETTA: Per riportarlo
ALFREDO: (tornando) Quando?
VIOLETTA: Quando Sarà appassito.

ATTO PRIMO SCENA IV TUTTI: (rientrando in scena prima di andarsene
salutano la padrona di casa)
Si ridesta in ciel l'aurora, E n'è forza di partir; Merce' a voi,
gentil signora, Di sì splendido gioir.



ATTO PRIMO SCENA V

Violetta sola

VIOLETTA: È strano! è strano! in core Scolpiti ho quegli accenti!

Sarìa per me sventura un serio amore? Che risolvi, o turbata anima
mia?

Follie! follie delirio vano è questo!

Che far degg'io! Gioire, Di voluttà nei vortici perire.

Nasca il giorno, o il giorno muoia, Sempre lieta ne' ritrovi A diletti
sempre nuovi Dee volare il mio pensier.
FINE ATTO PRIMO |