MEFISTOFELE

AUDITORIUM CARIPLO
Foyer della Balconata - Largo Mahler -Milano
Giovedì 24 maggio 2018 – ore 18,00
INIZIATIVE CULTURALI de 
laVerdi
Faust o Mefisto
... dipende dal punto di vista!
Arrigo Boito - Mefistofele, prologo

Analisi e ricerca di Mario Mainino

COLLOCAZIONE TEMPORALE NEL CORSO DELLA STORIA DELLA MUSICA LIRICA
ARRIGO BOTIO, COMPOSITORE E LIBRETTISTA
DIPENDE DAL PUNTO DI VISTA FAUST, MARGARETHEo MEFISTOFELE
ANALISI DEL PROLOGO DELL'OPERA
DICONO DI ARRIGO BOITO

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Sembra strano discutere del titolo dato ad un'opera. ma  non lo è. Parlare del "titolo" che viene dato alle diverse composizioni musicali che sono nate sopra l'opera letteraria di Goethe ne illumina il punto di vista verso l'argomento.

Se per le più famose versioni dal "Faus" di Gounod alla "Dannazione di Faust" di Berlioz nel titolo troviamo il protagonista "umano" della vicenda, nella versione del francese Gounod il finale si concentra sulla apoteosi di Margerita, ed ecco infatti che si va a testimoniare la diversa centralità della figura femminile, che ignara viene corrotta dall'amore di Faust, ma che raggiunge il perdono divino nella apoteosi che l'accompagna al patibolo e la assolve; ed ecco allora che in ambito tedesco l'opera perde il titolo di Faust e diviene "Margarethe".
Ma con Boito cosa succede?
Mefistofele diventa il "ruolo del titolo", il demonio, il diavolo, lo spirito che nega tutto e sempre diventa il protagonista che apre l'opera con un imponente prologo dialogando con Dio in persona.

 

Ma come rappresentare la voce di DIO? Già al tempo delle cantate del grande J.S.Bach Dio parla attraverso il coro.

 

Dio è il vento, Dio è il respiro, Dio è il canto corale.

 

Il respiro di Dio e dell’uomo: salmo 104 - Teologia e Filosofia

Nel salmo 104 la dottrina sulla creazione che Israele leggeva nei primi due capitoli del libro di Genesi diventa un vero e proprio inno

Centrale nella composizione è la contemplazione della natura che porta inevitabilmente ad approfondire anche la creazione dell’uomo con la sua dimensione biologica e spirituale.
Egli sa di essere fatto a "immagine" e "somiglianza" di Dio e di aver ricevuto da Lui l’alito vivificante.
Per questa ragione l’uomo è l’unico essere capace di elevare il proprio sguardo alla sfera del trascendente; è di fatto la sola creatura capace di contemplazione e di lode.
Questo salmo possiede molte correlazioni con il primo capitolo della Genesi; i due testi sono comparabili.
Il salmista inizia chiedendo alla propria anima di benedire Dio costatandone la grandezza attraverso la creazione:
«Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande!» (v. 1).
Quest’azione di lode coinvolge l’orante a livello fisico. "Nefesh" è utilizzato qui in senso totalizzante e corporizzato.
Da notare come in alcuni salmi, come questo, "nefesh" assuma una connotazione molto vicina al nostro concetto di “io psicologico”, di “coscienza di sé”, qualcosa che racchiude tutta la persona e che allo stesso tempo si distingue da tutto ciò che è la fisicità dell’uomo.
Nei vv. 3 e 4 l’altro vocabolo fondamentale è utilizzato col significato primario di “vento”:
«costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento [rûaḥ]; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri».
Anche se non troviamo in questa parte riferimenti all’anima e allo spirito dell’uomo, il senso semantico espresso in questi punti è pregnante; forte è infatti il richiamo al primo capitolo di Genesi, dove il vento che imperversa sulla terra è lo "spirito" di Dio.

La correlazione tra il vento che soffia e il "respiro di Dio" diventa palese nei versetti successivi.

La parte centrale del salmo è dedicata all’elencazione degli splendori che Dio ha creato e mantiene attraverso la Sua azione generativa sempre attuale:
«Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni. Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il "respiro", muoiono e ritornano alla polvere. Mandi il tuo "spirito", sono creati, e rinnovi la faccia della terra» (vv. 27-30).
Tutto viene alla vita per volere di Dio e tutto è poi da lui conservato. Il Suo "soffio" vivifica e, se lo ritira, la creatura torna alla polvere. In questo contesto "ruah" è utilizzato col significato di "respiro" di Dio e respiro dell’uomo.

I due respiri tuttavia non sono identici in quanto quello della creatura è dato e tolto da Dio.

La vita biologica è un flusso che ininterrottamente agisce all’interno della creazione. Questo soffio è solo prestato all’uomo per tutto il tempo della sua vita biologica (cfr. anche Sal 90).
Ogni vita nella creazione è legata a Dio, e in particolare, è intimamente legata al "Ruah" divino.

Bibliografia:

A. BROMBIN, "Il respiro dell’anima. Distinzione teologico-filosofica tra anima e spirito", Aracne Editrice, Roma 2014.
A. DEISSLER, "Salmi esegesi e spiritualità", Città Nuova Editrice, Roma 1986.
G. RAVASI, "Il libro dei Salmi", III, Edizioni Dehoniane, Bologna 2008.

 

Prologo in cielo
Nebulosa. Dopo il preludio, echeggiano dietro la nebulosa i cori della prima falange celeste che inneggiano al Signore. Compare Mefistofele  Ave signor, perdona se il gergo, monologo di Mefistofele (prologo), che sfida il creatore, affermando altresì di poter tentare il vecchio Faust. Il Chorus Mysticus acconsente, e Mefistofele è sicurissimo della sua vittoria. Esce successivamente di scena al comparire dei cherubini che, assieme alle penitenti, alle falangi celesti e a tutto il paradiso, rendono una lode finale al Signore, tramite un grandioso inno sinfonico/corale, in Mi maggiore.

Atto I: La domenica di Pasqua
Scena I: Francoforte sul Meno. Durante le celebrazione della domenica della Pasqua, fra parate militari e cori e danze dei popolani, Faust e l'amico/allievo Wagner osservano incuriositi uno strano Frate Grigio.

Scena II: Faust si interroga sull'amore di Dio verso l'uomo Dai campi, dai prati, romanza di Faust (atto primo) e incontra il Frate Grigio, alias Mefistofele Son lo spirito che nega, aria di Mefistofele (atto primo) al quale concede l'anima in cambio della sapienza e della giovinezza. Mefistofele otterrà l'anima di Faust, se quest'ultimo, appagato dalla vita, dirà all'attimo fuggente «Arrestati, sei bello!».

Atto II: Il giardino, La notte del Sabba romantico
Scena I: Faust, sotto il falso nome di Enrico, incontra la giovane Margherita, e i due si innamorano Dimmi se credi, Enrico, duetto tra Margherita e Faust (atto secondo), mentre Mefistofele tenta di sedurre Marta. I due discutono sulla religione e Faust, richiesto da Margherita se crede in Dio, le dà una risposta ambigua: amore, vita ed estasi sono Dio, è solo un modo di definirle con una sola parola. Margherita vorrebbe trascorrere la notte con lui, ma non può perché la madre è in casa, e Mefistofele le dà una boccetta contenente sonnifero (in realtà veleno). Alla fine le due coppie di amanti si rincorrono per il giardino e si abbracciano.

Scena II: Mefistofele porta Faust sul monte Brocken Su, cammina, cammina, e gli mostra il sabba romantico. Gli stregoni e le streghe rendono omaggio a Mefistofele. Dopo l'aria Ecco il mondo, aria di Mefistofele (atto secondo)  in cui scherza sulla generale stupidità del genere umano ma anche sul suo stesso ruolo di Male assoluto e supremo Tentatore, compare l'immagine di Margherita. Faust ne è turbato: sembra sia stata decapitata, e il diavolo ironizza paragonandola a Medusa decapitata da Perseo. Mefistofele fa in modo che l'immagine scompaia, e il sabba riprende.

Atto III: La morte di Margherita
Margherita è condannata a morte per aver avvelenato la madre e affogato il figlio L'altra notte in fondo al mare, romanza di Margherita (atto terzo). Faust giunge con Mefistofele e cerca di convincerla a farla scappare (Lontano, lontano, lontano, duetto tra Faust e Margherita (atto terzo), in cui i consueti ruoli vocali tenore/soprano sembrano invertiti, con lui che canta in un registro alto (quasi falsetto) e lei in quello basso). Ma la donna, riconoscendo in Mefistofele il Diavolo, rifiuta di scappare con Faust, e l'anima della donna ascende al cielo (Enrico, mi fai ribrezzo). Spunta l'aurora pallida, romanza di Margherita

Atto IV: La notte del Sabba classico
Mefistofele mostra a Faust la notte del sabba classico. Le coretidi e le ninfe rendono omaggio alla bella Elèna di Troia, che però ha un'orribile visione della distruzione della città da parte degli Achei Notte cupa, truce, senza fine, funèbre, monologo di Elèna (atto quarto). Faust compare e seduce Elèna (Forma ideal, purissima).

Epilogo: La morte di Faust
Faust, tornato vecchio, è intento alla costruzione di un nuovo mondo, e, affascinato dalla prospettiva della propria opera Giunto sul passo estremo, romanza di Faust (epilogo), non vuole più concedere l'anima a Mefistofele. Compaiono le schiere angeliche che distolgono Faust dal diavolo. Mefistofele cerca di ipnotizzarlo ancora, ma Faust, davanti alle visioni celesti, pronuncia la fatidica frase: «Arrestati, sei bello», rivolta all'attimo fuggente.
Mefistofele ha vinto la scommessa, ma una penitente (che è Margherita) intercede per Faust presso Dio: mentre risuonano i canti delle schiere angeliche che avevano aperto l’opera, l'anima di Faust è salva, Mefistofele sprofonda nella terra, irradiato dalla luce dei cherubini.
All'erta!...Ave, Signor, concertato finale (epilogo)

 

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Copyright © Mario Mainino Vigevano PV Agg.del 23/05/2018
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APPENDICE : LUIGI CHERUBINI