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        | LA SITUAZIONE: Qualche perplessità dai genitori 
        "sarà davvero la scelta miglior La cosa più urgente è aggiornare uno 
        Statuto superato |  
        | In questi giorni è venuta in redazione una 
        rappresentanza dei genitori degli allievi dell’Istituto musicale Costa 
        per esprimere le loro preoccupazioni sul destino della civica 
        istituzione. Qualche tempo fa il nostro giornale, in una intervista 
        all’assessore alla Cultura Antonio Prati, raccolse la volontà politica 
        sua e dell’amministrazione per il mantenimento dello stesso Costa per la 
        piena continuità dell’attività didattica e musicale, sia pure con 
        qualche aggiustamento di carattere tecnico ed organizzativo. Ed è proprio su questo aspetto che i genitori manifestano più di un 
        dubbio, su come sarà possibili continuare di fronte ad un passivo che si 
        aggira attorno ai 200 mila euro annuali. Messi a confronto costi e 
        benefici, ricavi e sacrifici la prima volontà espressa dal Comune è il 
        cambiamento di sede per approdare all’Istituto Roncalli. Con questa 
        scelta si pensa di risparmiare un affitto di 30 mila euro anno. La rappresentanza dei genitori esprime un proprio parere contrario 
        sul trasferimento di questa sede. Nonostante le spese da sostenere per 
        l’adeguamento delle aule (in numero inferiore alle 12 offerte oggi 
        dall’Istituto Negrone), e alle spese di insonorizzazione delle pareti, 
        nei mesi primaverili, quando si terranno necessariamente le finestre 
        aperte per il caldo dell’aria, le lezioni di strumenti a percussione 
        invaderanno parte della via del Popolo e della via Boldrini recando 
        disturbo agli abitanti. A meno che non si provveda anche all’impianto di 
        condizionamento dell’aria. C’è anche dell’altro, dicono i genitori: ad esempio lo statuto, che 
        risale al 1952 e che in tanti punti è completamente superato da norme e 
        leggi vigenti, e dai programmi di studio previsti dallo Stato. E, ancora 
        ad esempio, la Commissione di Vigilanza che non è più stata rinnovata 
        dall’amministrazione comunale dall’anno 2000. All’articolo 13 dello statuto vi è un elenco di corsi inferiore e 
        quello che si è consolidato con il tempo. Infatti è stata istituita la 
        sezione di musica moderna che comprende i corsi di canto moderno e jazz, 
        chitarra elettrica, basso elettrico, saxofono e musica d’assieme jazz, 
        tastiera elettronica, batteria e percussioni. Questi corsi sono 
        frequentati da 57 allievi. È attiva una band composta da insegnanti, 
        allievi, ex allievi che esegue concerti un po’ in tutta Italia. È 
        inoltre stato istituito un corso propedeutico alla musica per bambini di 
        5-6 anni. Gli articoli 14 e 15 riguardanti i rapporti di lavoro fra Comune e 
        docenti sono superati dalle leggi dello stato attualmente in vigore. 
        L’articolo 21 non può più essere tenuto in considerazione perché 
        superato dai programmi vigenti nei Licei Musicali statali e nei 
        Conservatori. E infine l’articolo 27, dove si elenca la durata dei 
        corsi: questa non corrisponde più a quella dei Conservatori. La rappresentanza dei genitori degli allievi dell’Istituto Costa, è 
        un occhio attento e vigile in modo spontaneo sulla conduzione di questa 
        antica scuola e rappresenta la passione per questa arte. Sono 
        soddisfatti degli insegnanti, delle tecniche di insegnamento e dei corsi 
        che coprono l’intera area della formazione culturale musicale. |  
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        | "Il Costa non chiude" 19 gennaio 2006 |  
        | "i tagli ci saranno ed anche pesanti, ma questa ed 
        altre istituzioni non si toccano" Prati: "i tagli ci saranno ed anche 
        pesanti, ma questa ed altre istituzioni non si toccano" Istituto Costa (ed altre istituzioni culturali cittadine in genere), 
        anno zero. La Legge finanziaria per il 2006 - definitivamente approvata 
        nel dicembre scorso dal Parlamento - ha scaricato sulle amministrazioni 
        locali un bel fardello, tagliando drasticamente le risorse in molti 
        settori. E la cultura rischia di fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di 
        ferro (intendendo i settori più vitali, neppure essi per la verità al 
        riparo da rischi). Già nelle settimane a ridosso delle festività natalizie - e alla luce 
        delle linee della Finanziaria - in città erano iniziate a circolare le 
        voci più pessimistiche, compresa anche quella di una cessazione 
        dell’attività, dopo quasi 130 anni, dello stesso Istituto Costa. In questi giorni la giunta sta mettedo a punto il bilancio per il 
        2006, ed in Municipio si susseguono le riunioni tecniche e politiche per 
        far quadrare le cifre. Quali sono, dunque, le intenzioni e gli 
        orientamenti? L’Informatore lo ha chiesto alla fonte più direttamente 
        interessata, l’assessore alla Cultura. - Assessore Prati, circolano voci sull’Istituto Civico Musicale 
        "Luigi Costa" piuttosto pesanti. Si dice che a seguito dell’applicazione 
        della finanziaria 2006 ci saranno delle vere ghigliottinate alla sezione 
        Cultura. C’è chi pensa a tagli e ridimensionamenti e chi addirittura 
        alla soppressione della stessa Istituzione. Tra gli insegnanti serpeggia 
        una certa inquietudine e incertezza sul futuro. Cosa ci può dire al 
        riguardo? "Personalmente non ho mai dato corpo alle voci, perché lasciano il 
        tempo che trovano. Una decisione della soppressione dell’Istituto deve 
        avvenire con una decisione della giunta su indicazione del sottoscritto; 
        lei sta parlando con il diretto responsabile, e mi auguro - mentre 
        confermo che il Costa non cesserà l’attività e non chiude, anzi andrà 
        avanti nella sua missione culturale - che le voci siano smentite". - Prendiamo atto della sua affermazione e possiamo testimoniare, come 
        giornale, che la sua volontà è quella di mantenere in vita 
        l’istituzione. Ma attorno ai tagli? "Sappiamo che i tagli ci saranno, anche pesanti, ma Istituto Costa e 
        Teatro Cagnoni sono due strutture di cui la città non può privarsi e 
        delle quali l’assessore alla Cultura non vuol privare la città. Penso di 
        esser stato chiaro al proposito. Se poi si renderanno necessari alcuni 
        ritocchi questi verranno visti e valutati". – Per esempio? Che tipo di ritocchi si possono fare al Costa? "Se alcuni corsi hanno pochissimi allievi e altri ne hanno di più, 
        allora bisognerà verificare questo stato dell’arte e potenziare alcuni 
        corsi rispetto ad altri". – E per il corpo insegnanti ? "Il problema non è mio, in quanto io sovrintendo l’Istituto, constato 
        cosa va e cosa non va e intervengo su quello che non va Quindi smentisco 
        che il Costa verrà chiuso e continuerà la sua attività. Aggiungo che 
        stiamo tentando di incrementarla, per rendere il Costa più attuale, più 
        vicino ad un insegnamento aggiornato con l’adeguamento degli strumenti 
        Se per cento anni l’insegnamento al Costa è rimasto tradizionale, oggi 
        le cose sono mutate Prevedo una riorganizzazione, questa sì, perché da 
        50 anni a sta parte i mutamenti sono avvenuti anche nella musicologia e 
        non possiamo rimanere fermi". – Ha previsto, assieme all’aggiornamento artistico, anche una diversa 
        sede dell’Istituto ? "Stiamo esaminando la possibilità di trovare assieme all’indirizzo di 
        studi anche un posto adeguato per l’Istituto. Io ho un sogno nel 
        cassetto. La possibilità di trasferire il Costa all’Istituto Roncalli. 
        Perché lo chiamo sogno? Perché non so se sarà realizzabile e se sarà 
        realizzabile in tempi brevi. Perché ho pensato al Roncalli? Per prima 
        cosa l’accostamento di due tradizioni vigevanesi: Costa e Roncalli. e 
        seconda cosa la vicinanza al Castello". – Senta assessore. Tra le voci abbiamo sentito che il Costa potrebbe 
        trovare sede anche nella vecchia area del Macello, assieme a qualche 
        altra attività museale ? "No. Non abbiamo preso in considerazione questa area. Stiamo pensando 
        al Roncalli, sede prestigiosa e vicina al Castello, con tutto quanto può 
        offrire questo centro storico sotto il profilo museale, Ma di questo parleremo più avanti. Per ora limitiamoci a confermare: 
        il Costa va avanti". |  
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        | Costa, un concerto di polemiche 21 luglio 2006 
        Mozione urgente dell’Ulivo che contesta il trasferimento a Palazzo 
        Roncalli: state confinando l’istituto in una sede che disporrà del 50% 
        dello spazio attuale |  
        | Non s’ha da fare. Così sul trasferimento 
        dell’istituto musicale "Costa" al Roncalli, si scatena un vero e proprio 
        concerto di polemiche. Con le forze di centrosinistra che nei giorni 
        scorsi hanno presentato una mozione urgente - firmata da Carlo Pizzi, 
        Valerio Bonecchi e Lucia Rossi - da discutere nel prossimo consiglio 
        comunale. Con tutta probabilità nella serata di giovedì della prossima 
        settimana. Il Costa resta quindi la nota dolente, con la bufera 
        politica pronta a scatenarsi sulla scelta di traslocare lo storico 
        istituto musicale cittadino, dall’attuale sede all’interno del Negrone 
        in corso Milano, a Palazzo Roncalli. Una decisione, sostengono i 
        firmatari della mozione "che ci sembra il frutto di un esercizio poco 
        democratico del potere", supportata per giunta "da dati tecnici 
        risibili" e che "assume contorni assurdi, al limite del surreale, per 
        ciò che riguarda le motivazioni addotte a sostegno del progetto". 
        Secondo l’Ulivo, "al di là delle specifiche competenze dei singoli 
        organi istituzionali, appare sicuramente poco democratico che una 
        decisione che riguarda un Istituto a cui da molti decenni è stato 
        affidato l’onere di divulgare la cultura musicale nella nostra città 
        (attività peraltro svolta con professionalità e passione, comprovate 
        dall’ottenimento di risultati concreti, nonostante le sempre più scarse 
        risorse finanziarie disponibili), venga presa da un organo esecutivo 
        come la giunta, senza sentire il bisogno di allargare il dibattito al 
        consesso che rappresenta tutte le istanze della città, vale a dire il 
        Consiglio comunale". E il caso finirà in aula, come abbiamo visto. Con una serie di 
        contestazioni che i firmatari della mozione muovono alla maggioranza, 
        perché "sul piano tecnico-localizzativo" delle delibere assunte, 
        unitamente "alle interviste rilasciate dai responsabili del progetto ai 
        giornali, si è arrivati ad affermare l’inverosimile in modo veramente 
        imbarazzante". Come? "Oltre a praticare un illusionismo poco divertente 
        sul numero e sulla tipologia delle aule che verranno reperite nella 
        nuova sede, si nega il fatto che con il trasferimento si passerebbe da 
        una superficie attualmente disponibile di oltre 800 mq., ad una di 400 
        mq. reperita negli stabili di via Boldrini". Senza dimenticare 
        "l’inadeguatezza di alcuni spazi didattici ricavati nel sottotetto e la 
        ridotta dimensione della sala delle manifestazioni". A questi fattori, per l’Ulivo, occorre aggiungere "le difficoltà 
        viabilistiche di accesso alla nuova sede, unite all’assenza di parcheggi 
        idonei in loco. A questo proposito è preoccupante che la giunta non 
        abbia tenuto conto del fatto che la maggior parte dei frequentatori 
        dell’istituto è rappresentato da bambini o ragazzi in età scolare che 
        vengono portati a lezione in auto dai genitori", con conseguenze quindi 
        di appesantimento del traffico esistente in quella zona. Ultima 
        questione le spese di gestione "e il peggioramento rispetto alla 
        situazione attuale: basta mettere a confronto gli attuali 28 mila euro 
        di affitto annuo che l’Istituto paga, contro i 50 mila euro di affitto 
        che si andrà a versare alla Fondazione per un periodo concordato non 
        inferiore ai 30 anni". Dove sono, secondo l’Ulivo, le condizioni 
        contenute nelle delibera che sancisce il via libera al trasferimento del 
        Costa per dare "all’istituto una sede più idonea di quella attuale", 
        "risparmiare sulle spese di gestione" e "rilanciare l’attività 
        dell’Istituto senza tener conto che proprio in questi anni ha raggiunto 
        il massimo storico delle iscrizioni"? Secondo l’opposizione, con questa 
        scelta della maggioranza, si "confina l’Istituto in una sede nella quale 
        disporrà del 50% in meno dello spazio", si "spende quasi il doppio di 
        affitto" e si affronteranno "spese di gestione ingentissime di 
        adeguamento dell’immobile, soprattutto per quanto concerne i lavori di 
        insonorizzazione". L’Ulivo chiede infine che "vengano sospese le procedure 
        tecnico-amministrative finalizzate al trasferimento dell’Istituto 
        Musicale Costa dalla sede attuale di corso Milano agli stabili della 
        Fondazione Roncalli" e che l’intera questione, "con tutti i suoi 
        risvolti, venga sottoposta alla verifica ed al voto del consiglio 
        comunale". |  
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        | Costa: trasferimento "congelato" 3 agosto 2006 E il direttore Fossati ribadisce: via del Popolo non è la sede adatta, 
        meglio il Besozzi
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        | È stato tra i primi ad arrivare giovedì sera e 
        prendere posto nelle prime file, nella parte della sala riservata al 
        pubblico. Un "viaggio a vuoto" quello del professor Benedetto Fossati 
        nella foto, direttore del Costa, visto che la mozione sul trasloco del 
        civico istituto musicale è slittata a settembre. Un rinvio che non 
        contribuisce certo a fare chiarezza sulla questione, visto che la 
        partita è apertissima e si annuncia uno scontro politico non di poco 
        conto, tra coloro che vorrebbero il Costa a Palazzo Roncalli e chi 
        invece vede in via del Popolo l’ubicazione meno opportuna per il civico 
        istituto musicale E tra questi ultimi c’è pure il professor Fossati. 
        Che mette in evidenza i freddi numeri: al Negrone oggi ci sono 850 metri 
        quadri, contro i 445 del Roncalli. "Occorre tenere presente - afferma il 
        direttore - che oggi l’istituto, con i suoi 195 allievi e un corpo 
        insegnanti di 21 unità, è al massimo della sua espansione. In alcune 
        occasioni, al Negrone, proprio per ragioni di spazio, siamo stati 
        costretti a tenere delle lezioni nel corridoio oppure in Biblioteca". 
        Che succederà quindi al Roncalli? "A metà dicembre dello scorso anno - 
        prosegue - ho avuto un incontro con Ravasi, presidente del Roncalli, 
        proprio allo scopo di far conoscere le esigenze del nostro istituto. In 
        quella occasione feci presente che occorrevano almeno 12-13 aule, oltre 
        ai locali per la direzione, la segreteria e la nostra Biblioteca, senza 
        dubbio una delle più importanti visto che da più parti ci chiedono 
        fotocopie di spartiti". Un incontro prima della fine dell’anno, poi il 
        silenzio. Interrotto da Fossati nel marzo scorso, quando dal Costa partì una 
        missiva firmata dal direttore e indirizzata a sindaco ed assessore alla 
        cultura. Una lettera nella quale Fossati evidenziava la contrarietà al 
        trasferimento al Roncalli, "situato in pieno centro storico e parecchie 
        sue mura sono in comune con abitazioni circostanti. Nessuna 
        insonorizzazione - scriveva Fossati - potrà attenuare la quantità di 
        suono emessa da sei, sette ore continue di saxofono, batteria e jazz 
        band. Già ora, quando nella sala ‘800 del Roncalli si prova per qualche 
        concerto, i suoni sono percepiti in via del Popolo, via Boldrini e corso 
        Repubblica: figuriamoci se poi 195 allievi frequentanti più di una volta 
        la settimana, fanno lezione tutti i pomeriggi e spesso sino alle 23".
         Senza contare poi il disagio per i genitori che accompagnano i 
        ragazzi a lezione. "Abbiamo corsi con bambini di 5-6 anni di età o 
        allievi con strumenti ingombranti: dove parcheggia chi li accompagna, 
        come possono i genitori accompagnarli all’istituto quando non sanno dove 
        parcheggiare?". Fossati poneva poi dubbi sul risparmio per il Comune di 
        Vigevano: 50 mila euro annui al Roncalli contro i 28 attualmente pagati 
        al Negrone. "Nel progetto preliminare in nostro possesso e che abbiamo anche 
        faticato per ottenere - prosegue il direttore del Costa - sono previste 
        10 aule. Al piano terra direzione e segreteria, tre aule al primo piano 
        e sette al secondo". Ma in consiglio si è parlato anche dell’utilizzo 
        dei locali del sottotetto. "Ma quello spazio, con travi a vista, 
        potrebbe andare bene per l’atelier di un pittore... Quelle non sono 
        aule, al punto che nello stesso progetto preliminare quello spazio viene 
        indicato come "deposito" o "ripostiglio". E le restanti aule, tranne un 
        paio, sono decisamente piccole: dove faremo le prove con quintetti e 
        sestetti? E l’orchestra jazz dove proverà? Ci serve una sala da almeno 
        80 mq. Certo, ci dicono che al Roncalli c’è la Sala dell’Ottocento, ma 
        potrà "portare" più di cento persone? La soluzione - conclude Fossati - 
        potrebbe essere rappresentata dal Besozzi, una volta trasferita la media 
        nella nuova sede di viale dei Mille: lì non esistono problemi di 
        parcheggio, ci sono ampi spazi a disposizione e soprattutto non creeremo 
        alcun tipo di disturbo ai vicini. E siamo in una proprietà comunale". |  
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        | Fondazione Roncalli, conti in rosso 3 agosto 2006 
        Si parla di un deficit "ereditato" che ammonterebbe a decine di migliaia 
        di euro, Il presidente conferma lo stato di sofferenza: "al momento 
        opportuno dirò tutto" |  
        | Conti in rosso. E con un saldo negativo decisamente 
        allarmante che ammonterebbe - qualcuno ipotizza poco meno di mezzo 
        miliardo delle vecchie lire - a diverse decine di migliaia di euro. Una 
        situazione che l’attuale consiglio di amministrazione della Fondazione 
        Roncalli avrebbe ereditato dalla precedente gestione, quindi addirittura 
        sei anni fa. E che si sarebbe trascinata sino ai nostri giorni, frutto 
        - così si apprende, anche se nessuno ha molta voglia di parlare di 
        queste vicende - di dimenticanze in termini di versamenti di contributi 
        per i dipendenti in carico al Roncalli e per tasse mai pagate. Si dice 
        che nei cassetti ci sarebbe pure una cartella esattoriale che 
        supererebbe da sola i 100 mila euro per Ici non versata al Comune. Conti in rosso e futuro incerto. Al punto che oggi la "grana" 
        Roncalli sembra sul punto di esplodere, legata a doppio nodo con la 
        scelta dell’amministrazione di "congelare" il trasferimento all’interno 
        del complesso di via del Popolo del civico istituto musicale "Costa", 
        soluzione che avrebbe consentito alla Fondazione di incamerare 50 mila 
        euro annui di affitto. Una risorsa importante per fare in modo di 
        ripianare il deficit della Fondazione entro pochi anni. I conti non tornano, la bomba - e non solo sotto il profilo politico 
        - è sul punto di esplodere, ma al momento il presidente della 
        Fondazione, Giancarlo Ravasi, esponente di Forza Italia, preferisce 
        evitare i taccuini. "Diciamo che tutto ruota intorno al Costa: quella 
        soluzione ci consentirebbe di ottenere le risorse per avviare la 
        ristrutturazione del Palazzo e incamerare un affitto necessario per 
        proseguire nella gestione". Quindi significa che sono vere le voci che 
        parlano di un deficit di almeno 200-250 mila euro. "Non confermo alcuna 
        cifra. Dico solo che esiste una situazione di sofferenza, di difficoltà 
        economica creata dalla precedente gestione che ci siamo trovati in 
        eredità da gestire. Al momento opportuno parlerò in modo dettagliato di 
        tutta la situazione". E il momento opportuno potrebbe essere il prossimo 
        settembre, quando si avrà il quadro della vicenda-Costa, se il civico 
        istituto musicale si trasferirà in via del Popolo oppure no. Nel 
        frattempo le voci si rincorrono e le difficoltà della Fondazione stanno 
        diventando di dominio pubblico. "Non voglio sollevare alcun polverone - 
        continua Ravasi - di certo, se non arriverà il Costa, occorrerà trovare 
        una soluzione alternativa che ci permetta di incamerare un affitto di 
        50-60 mila euro annui necessario per ripianare i debiti che si 
        chiuderanno entro il 2010. Se non ci sarà nulla - conclude il presidente 
        della Fondazione - tutti, maggioranza e opposizione, dovranno essere 
        consapevoli di fare arrivare al Roncalli 60 mila euro all’anno sino al 
        2010. Di più, al momento, non aggiungo. Se non che l’intero consiglio di 
        amministrazione, presidente compreso, ha già firmato in bianco la 
        lettera di dimissioni perché non vuole essere responsabile di atti 
        compiuti da altri in passato". |  
        | Articoli 
        su La Barriera |  |  
        | Il Costa, dopo centoventotto anni di storia, 
        rischia di chiudere i battenti? Forse. E forse il punto interrogativo è solo un 
        espediente grammaticale per impedire il ricorso al titolo “gridato”: il 
        Costa chiude. E, a quel che si sussurra nei corridoi delle stanze che 
        ospitano (in modo inadeguato, ma questa è un’altra storia che vedremo 
        dopo) il civico istituto musicale ducale, il rischio di chiusura non è 
        connesso soltanto a problemi finanziari. Fosse così potrebbe bastare un 
        colpo di reni dell’amministrazione cittadina per sanare un bilancio per 
        sua natura, come spesso accade nel campo culturale, deficitario.
        Il rischio di chiusura è legato 
        ad un istituto che si trova dopo tanti anni alla ricerca di un suo 
        ruolo. Ed è la difficoltà di tale ricerca a segnalare il rischio 
        di chiusura. L’istituto vigevanese, nel tentativo di trovare una strada per 
        continuare la sua storia ultracentenaria, trova davanti a sé un masso 
        che si chiama “Vittadini”: l’istituto musicale pavese cinque volte più 
        grande che ha chiesto ed ottenuto la parificazione.
        Il Costa, invece, nato per 
        promuovere la cultura musicale nelle classi popolari, non ha più un suo 
        ruolo. O, per lo meno, non lo ha più in una
        dimensione sovraterritoriale. 
        E si trova perciò alla ricerca di un modello da seguire che, però, non 
        può essere rappresentato né dal Vittadini né dal liceo musicale di 
        Varese, tanto per fare due esempi. Il Costa, inutile cercare di 
        nasconderlo, è un istituto in difficoltà, non ha più un ruolo in città, 
        non ha un numero sufficiente di allievi, costa troppo con le spese al di 
        sopra del disponibile. Si corre il rischio che quello in corso sia 
        l’ultimo anno e che a settembre non sia più necessario trovare una sede 
        più idonea (e soprattutto meno cara) ad una scuola che non ci sarà più.
 Dopo 128 anni! Una vera tragedia.
 Ma non del tutto inaspettata. Nel recente passato al calo degli allievi 
        si è cercato di fare fronte prendendo come punto di riferimento un 
        calcolo pluriennale che teneva conto anche degli anni a più elevata 
        frequenza. Si riusciva così a narcotizzare un calo di studenti che 
        minava alla base i bilanci. A 
        questo si aggiunga la scelta di avere pochi insegnanti di ruolo e molti 
        contrattisti. In più molti di questi arrivavano da fuori città. E 
        non si muovevano per poche ore. 
        Per tradurla in soldoni non diminuivano le ore di insegnamento, ma gli 
        allievi sì. E ora il giocattolo rischia di rompersi. Negli ultimi 
        anni il Costa non è riuscito a rispondere alle esigenze della città ed 
        ora, con l’entrata in vigore 
        della riforma dei conservatori che non ammettono più la figura degli 
        studenti privatisti, vede annullata la sua vecchia concezione. 
        Per dirla fuori dai denti così com’è il Costa non serve più. Ma prima di 
        buttare dalla finestra più di un secolo di storia c’è da verificare la 
        possibilità di ripensare le scelte del Costa elaborando un progetto che 
        potrebbe nascere dalla collaborazione delle (non moltissime ma in numero 
        sufficiente) persone vigevanesi in possesso delle qualità per farlo.
 Il salvataggio del Costa potrebbe portare anche a quello di un’altra 
        realtà che ha scritto pagine importanti nella storia culturale 
        cittadina:
 
        l’orchestra dell’istituto.  Chi a Vigevano, soprattutto in una fascia d’età 
        adulta, non ha nella propria memoria l’attesa e poi la gioia di 
        assistere al concerto di natale che veniva offerto dall’orchestra alla 
        città nella magnificenza del Cagnoni? Nel corso degli anni si è 
        assistito ad una derubricazione 
        dell’avvenimento. Dal Cagnoni a San Francesco, all’auditorium del 
        Ribecchi. Per finire, quest’anno, con il concerto 
        dell’associazione musicale Ensemble Costa che si è esibita a San Pietro 
        Martire. Ma che nulla ha a che vedere col l’Orchestra (fondamentale la 
        maiuscola) del Costa.  Quest’ultima,
        come ricorda Mario Mainino sul 
        suo sito web, è nata nel 1968 per iniziativa di docenti ed 
        allievi dell'Istituto con la collaborazione di alcuni strumentisti 
        vigevanesi non professionisti ma di buoni studi musicali. Nel corso 
        degli anni ha progressivamente esteso sia il suo repertorio sia la sua 
        attività eseguendo tanti concerti in città della Lombardia e Piemonte, 
        collaborando con numerosi solisti ed avendo come direttori vari maestri.Nel gennaio 1988 è stata invitata dall'Assessorato alla Cultura per il 
        comprensorio di Trento a tenere quattro concerti in Trentino Alto Adige 
        (in quella occasione ha assunto il nome di "Orchestra Città di 
        Vigevano").
 Nel novembre 1989 ha tenuto il concerto inaugurale della stagione 
        concertistica del Museo del Teatro alla Scala di Milano presso il 
        ridotto della Scala.
 L’Orchestra ha poi conosciuto un momento veramente magico mentre a 
        guidare le sorti del Costa c’era 
        Alessandro Sangiorgi. Risale al 2001 la prima esecuzione in tempi 
        moderni dell’opera di Tommaso 
        Traetta “Il cavaliere errante” ospitata dalla Sala Crespi di Cerano 
        con in primo piano i musicisti dell’Orchestra Città di Vigevano.
 Non sarebbe il caso di ripensare a iniziative simili che possono 
        permettere l’inserimento, a costi contenuti ma con pari dignità 
        artistica, di appuntamenti con l’opera nella stagione del Cagnoni?
 Già. Il Cagnoni.
 Là dove con l’emozione del debutto davanti al 
        pubblico i giovani studenti del Costa si esibivano davanti ad amici e 
        parenti nei saggi di fine anno. Una tradizione che non è venuta meno, ma 
        che è stata confinata in una sede assolutamente inadeguata (uno stanzone 
        al Negrone), per giunta con l’accompagnamento (d’estate le finestre non 
        si possono tenere chiuse) delle urla dei giovani calciatori che 
        utilizzano anche loro la struttura di corso Milano. Ma forse tutto questo potrà essere un brutto ricordo, il Costa potrà 
        avere una sede adeguata e ritrovare un ruolo…se non chiuderà i battenti!
 Ezio Sartoris |  
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