Gioachino Rossini
Almaviva, ossia L'inutile precauzione
conosciuto come
Il barbiere di Siviglia
Melodramma buffo in due atti
Librettista Cesare Sterbini
Da Le Barbier de Séville, dramma di Pierre Augustin Caron de
Beaumarchais
Prima rappresentazione Teatro Argentina, Roma, 20 Febbraio 1816
Sinfonia
Antefatto
Atto Primo
SCENA PRIMA
Pianoforte - Eleonora Barlassina
CONTE (sottovoce)
Fiorello Ola'
FIORELLO
Signor son qua.
Fiorello, Ufficiale - Jamie Pialli
CONTE
Bravi, bravissimi,
fate silenzio;
piano, pianissimo,
senza parlar.
CONTE
Ecco, ridente in cielo
spunta la bella aurora,
e tu non sorgi ancora
e puoi dormir cosi'?
Sorgi, mia dolce speme,
vieni, bell'idol mio;
rendi men crudo, oh Dio,
lo stral che mi feri'.
Oh sorte! gia' veggo
quel caro sembiante;
quest'anima amante
ottenne pieta'.
Oh istante d'amore!
Oh dolce contento!
Conte di Almaviva - Carlo Giacchetta
CORO
Mille grazie mio signore
del favore dell'onore
Ah, di tanta cortesia obbligati in verita'.
(Oh, che incontro fortunato!
E' un signor di qualita'.)
Figaro - Gabriele Nani
FIGARO
Largo al factotum
della citta'.
Presto a bottega,
che' l'alba e' gia'.
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!
Ah, bravo Figaro!
Bravo, bravissimo;
fortunatissimo
per verita'!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno,
in giro sta.
Miglior cuccagna
per un barbiere,
vita piu' nobile,
no, non si da'.
Rasori e pettini,
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.
V'e' la risorsa,
poi, del mestiere
colla donnetta
col cavaliere
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!
Tutti mi chiedono,
tutti mi vogliono,
donne, ragazzi,
vecchi, fanciulle:
Qua la parrucca
Presto la barba
Qua la sanguigna
Presto il biglietto
Figaro Figaro
Son qua, son qua.
Figaro Figaro.
Eccomi qua.
Ahime', che furia!
Ahime', che folla!
Uno alla volta,
per carita'!
Pronto prontissimo
son come il fulmine:
sono il factotum
della citta'.
Ah, bravo Figaro!
bravo, bravissimo;
a te fortuna
non manchera'
FIGARO - CONTE
CONTE
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d'un certo medico barbogio
che qua da pochi di' s'e' stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qua la notte e il giorno
passo girando a que' balconi intorno.
FIGARO
A que' balconi? un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato;
sui maccheroni il cacio v'e' cascato.
FIGARO
Certo. La' dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo
botanico, spezial, veterinario,
i1 faccendier di casa.
CONTE
Se i1 mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.
Io son Lindoro
che fido v'adoro,
che sposa vi bramo,
che a nome vi chiamo,
di voi sempre parlando cosi'
dall'aurora al tramonto del di'.
FIGARO
Dunque, oro a discrezione?
CONTE
Oro a bizzeffe.
Animo, via.
FIGARO
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che, ad appagare il mio signor Lindoro,
produce in me la dolce idea dell'oro.
All'idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
incomincia a diventar.
CONTE
Su, vediam di quel metallo
qualche effetto sorprendente
del vulcan della tua mente
qualche mostro singolar.
FIGARO
Voi dovreste travestirvi,
per esempio da soldato. ecc. ecc.
FIGARO
La bottega? Non si sbaglia;
guardi bene; eccola la'.
(additando fra le quinte)
Numero quindici a mano manca
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina
sopra un cartello "Pomata fina",
mostra in azzurro alla moderna,
v'e' per insegna una lanterna
La' senza fallo mi trovera'.
ROSINA Una voce poco fà..
Rosina - Camilla Antonini
ROSINA
Una voce poco fa
qui nel cor mi risuono';
il mio cor ferito e' gia',
e Lindor fu che il piago'.
Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.
Il tutor ricusera',
io l'ingegno aguzzero'.
Alla fin s'acchetera'
e contenta io restero'
Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.
Io sono docile, son rispettosa,
sono obbediente, dolce, amorosa;
mi lascio reggere, mi fo guidar.
Ma se mi toccano dov'e' il mio debole
saro' una vipera e cento trappole
prima di cedere faro' giocar.
Si' si', la vincero'. Potessi almeno
mandargli questa lettera. Ma come?
Di nessun qui mi fido;
il tutore ha cent'occhi basta, basta;
sigilliamola intanto.
SCENA DECIMA
Figaro e detta.
FIGARO
Oh diavolo! Possibile!
Un ragazza bella e spiritosa
ROSINA
Ah, ah, mi fate ridere!
Che mi serve lo spirito
che giova la bellezza
se chiusa io sempre sto fra quattro mura
che mi par d'esser proprio in sepoltura?
SCENA UNDICESIMA
Bartolo, Rosina
BARTOLO
Signorina, il barbiere
lo vedeste?
ROSINA
Ebben, ve lo diro'. Si', I'ho veduto,
gli ho parlato, mi piace, m'e' simpatico
il suo discorso, il suo gioviale aspetto
(Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)
Don Bartolo - Giovanni Tiralongo
BARTOLO
Vedete che grazietta!
Piu' l'amo, e piu' mi sprezza la briccona.
Certo, certo e' il barbiere
che la mette in malizia.
SCENA DODICESIMA
Bartolo, indi don Basilio
BARTOLO
Ah! Barbiere d'inferno
Tu me la pagherai Qua, Don Basilio;
giungete a tempo! Oh!
BASILIO
Certo; ma alla sordina.
BASILIO
Ma segretezza! E' giunto il Conte d'Almaviva.
BASILIO
Cosi', con buona grazia
bisogna principiare
a inventar qualche favola
che al pubblico lo metta in mala vista,
che comparir lo faccia
un uomo infame, un'anima perduta
Io, io vi serviro': fra quattro giorni,
credete a me, Basilio ve lo giura,
noi lo farem sloggiar da queste mura.
BASILIO
Ah, dunque
la calunnia cos'e' voi non sapete?
Don Basilio - Fabio Midolo
BASILIO
No? Uditemi e tacete.
La calunnia e' un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola gia' di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.
Ah! che ne dite?
SCENA TREDICESIMA
Figaro uscendo con precauzione, indi Rosina.
ROSINA (entrando)
Ebbene, signor Figaro.
FIGARO
Gran cose, signorina.
ROSINA
Si', davvero?
FIGARO
Mangerem dei confetti.
ROSINA
Si'? oh, l'ha sbagliata affe'!
Povero sciocco! L'avra' a far con me.
Ma dite, signor Figaro,
voi poco fa sotto le mie finestre
parlavate a un signore
FIGARO
Ah, un mio cugino,
un bravo giovinotto; buona testa,
ottimo cuor; qui venne
i suoi studi a compire
e il poverin cerca di far fortuna.
FIGARO
Oh, bella assai!
Eccovi il suo ritratto in due parole:
grassotta, genialotta,
capello nero, guancia porporina,
occhio che parla, mano che innamora
FIGARO
Di Lindoro il vago oggetto
siete voi, bella Rosina.
(Oh, che volpe sopraffina,
ma l'avra' da far con me.
ROSINA
Dunque io son tu non m'inganni?
Dunque io son la fortunata!
(Gia' me l'ero immaginata:
lo sapeva pria di te.
FIGARO
Egli attende qualche segno,
poverin, del vostro affetto;
sol due righe di biglietto
gli mandate, e qui verra'.
Che ne dite?
ROSINA
Non vorrei
ROSINA
(Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glielo da'.)
Un biglietto? eccolo qua
FIGARO (attonito)
Gia' era scritto? Ve', che bestia!
Il maestro faccio a lei!
ROSINA
Fortunati affetti miei!
Io comincio a respirar.
Ah, tu solo, amor, tu sei
che mi devi consolar!
FIGARO
Ah, che in cattedra costei
di malizia puo' dettar.
Donne, donne, eterni Dei,
chi vi arriva a indovinar?
SCENA QUATTORDICESIMA
Rosina, indi Bartolo.
BARTOLO (entrando)
Insomma, colle buone,
potrei sapere dalla mia Rosina
che venne a far colui questa mattina?
BARTOLO
Basta cosi'.
Non piu' tacete.
A un dottor della mia sorte
queste scuse, signorina!
Vi consiglio, mia carina,
un po' meglio a imposturar.
I confetti alla ragazza!
Il ricamo sul tamburo!
Vi scottaste: eh via! eh via!
Ci vuol altro, figlia mia,
per potermi corbellar.
Perche' manca la' quel foglio?
Vo' saper cotesto imbroglio.
Sono inutili le smorfie;
ferma la', non mi toccate!
Figlia mia non lo sperate
ch'io mi iasci infinocchiar.
Via, carina, confessate;
son disposto a perdonar.
Non parlate? Vi ostinate?
So ben io quel che ho da far.
Signorina, un'altra volta
quando Bartolo andra' fuori,
la consegna ai servitori a suo modo far sapra'.
Sono inutili le smorfie;
ferma la', non mi toccate!
Figlia mia non lo sperate
ch'io mi iasci infinocchiar.
Via, carina, confessate;
son disposto a perdonar.
Non parlate? Vi ostinate?
So ben io quel che ho da far.
Signorina, un'altra volta
quando Bartolo andra' fuori,
la consegna ai servitori a suo modo far sapra'.
SCENA SEDICESIMA
Berta, poi il Conte.
Berta - Barbara Massaro
BERTA (ENTRANDO)
Finora i questa camera
mi parve di sentir un mormorio;
sara' stato il tutor, colla pupilla
non ha un'ora di ben Queste ragazze
non la voglion capir.
(Si batte alla porta.)
Battono.
CONTE
Ehi di casa! buona gente!
Ehi di casa! niun mi sente!
CONTE
Siete voi Aspetta un poco
Siete voi dottor Balordo?
CONTE
(E' Rosina; or son contento.)
ROSINA
(Oh ciel! che sento! Ah, giudizio, per pieta'!)
BARTOLO (trattenendolo)
Oh, no, signore,
qui d'alloggio non puo' star.
(Legge.)
"Con la presente il Dottor Bartolo, etcetera. Esentiamo"
CONTE
Zitto la', Dottor somaro.
Il mio alloggio e' qui fissato
e in alloggio qui vo' star.
BARTOLO (prendendo un bastone)
Oh, son stufo, mio padrone;
presto fuori, o un buon bastone
lo fara' di qua sloggiar.
CONTE
(rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera che raccoglie)
Che cos'e'? ah!
BARTOLO (avvedendosene)
Vo'vedere.
CONTE
Si', se fosse nna ricetta!
Ma un biglietto e' mio dovere
Mi dovete perdonar.
(Fa una riverenza a Rosina e le da' il biglietto e il fazzoletto.)
BARTOLO
Grazie un corno!
Qua quel foglio; impertinente!
(a Rosina)
A chi dico? Presto qua.
BARTOLO
Ah, che vedo! ho preso abbaglio!
E' la lista, son di stucco!
Ah, son proprio un mammalucco!
Ah, che gran bestialita'!
ROSINA (piangendo)
Ecco qua! sempre un'istoria;
sempre oppressa e maltrattata;
ah, che vita disperata!
Non la so piu' sopportar.
CONTE (minacciando e afferrandolo per un braccio)
Via qua tu, cosa le hai fatto?
FIGARO
Alto la'!
Che cosa accadde
signori miei?
Che chiasso e' questo?
Un ufficiale con soldati, e detti.
Questo chiasso d'onde e' nato?
La cagione presto qua.
UFFICIALE Ho inteso. (al Conte)
Galantuom, siete in arresto. Fuori presto, via di qua.
CONTE
Io in arresto? Fermi, ola'.
FIGARO (RIDENDO)
Guarda Don Bartolo!
Sembra una statua!
Ah ah! dal ridere
sto per crepar
TUTTI
Mi par d'esser con la testa
in un'orrida fucina,
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l'importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.
E il cervello, poverello,
gia' stordito, sbalordito,
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.
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