LAURA, CONTADINE:
Come in un giorno solo,
come ha potuto il duolo
stampar su quella fronte
così funeste impronte?
Sembra mietuto giglio
da vomere crudel . . .
LAURA:Ahimè!
O dolce amica, e ristorar non vuoi
di qualche cibo le affralite membra?
LAURA: La novella signoria con pompa sacra
inaugura il Conte.
Ah! l'infelice ignori quale rito nuzial s'appresta,
e qual esser lo sposo debbe!
A sì crudele annunzio ella morrebbe!
MILLER:
(Quella calma è funesta!
Il cor mi serra non so qual rio presagio!)
(prende in mano il foglio)
Che foglio è questo?
LUISA:
Al suo destin prometti,
se m'ami, o padre, che recato ei fia.
(Miller apre il foglio e legge)
MILLER:
"Orribil tradimento ne disgiunse, o Rodolfo;
un giuramento più dir mi toglie;
havvi dimora, in cui né inganno può,
né giuro aver possanza alcuna;
ivi t'aspetto; come di mezzanotte
udrai la squilla, vieni . . ."
(Gli cade il foglio di mano)
Sotto al mio piè il suol vacilla!
(Resta un momento ambasciato e silenzioso, indi volgesi a Luisa con voce
tremula)
Quella dimora . . .
Mancarmi sento!
Quella dimora saria? . .
LUISA:
La tomba è un letto sparso di fiori,
in cui del giusto la spoglia dorme;
sol pei colpevoli, tremanti cori
veste la morte orride forme;
ma per due candide alme fedeli
la sua presenza non ha terror . . .
è dessa un angelo che schiude i cieli,
ove in eterno sorride amor.
MILLER:
Cessa, deh! cessa!
Di rughe il volto, mira, ho solcato,
il crin m'imbianca l'età più greve.
L'amor che un padre ha seminato
ne' suoi tardi anni raccoglier deve.
Ed apprestarmi, crudel, tu puoi
messe di pianto e di dolor?
Ah! nella tomba che schiuder vuoi
fia primo a scendere il genitor!
LUISA:
Quanto colpevole, ahimè! son io.
Ah! no, ti calma, o padre mio.
Non pianger . . . m'odi!
(facendo in pezzi il foglio)
Il foglio lacero, annullo.
MILLER, LUISA:
Andrem, raminghi e poveri,
ove il destin ci porta.
Un pan chiedendo agli uomini
andrem di porta in porta.
Forse talor le ciglia
noi bagnerem di pianto,
ma sempre al padre accanto
la figlia sua starà.
Quel padre e quella figlia
Iddio benedirà!
Al nuovo albore noi partirem.
Come s'appressi la nuova aurora noi partirem.
LUISA:
Ah! l'ultima preghiera
in questo caro suolo
dove felice trassi la vita!
E dove "T'amo" ei mi disse!
RODOLFO: (al servo)
Riedi al castello, e sappia il padre mio
che, presto il rito,
io qui l'attendo.
Rodolfo Prega! Ben di pregare è tempo!
(Si trae dal seno un'ampolla, e ne versa il liquore in una tazza.
Luisa sorge, e vistosi Rodolfo dinanzi trusalisce.
Rodolfo le spiega sott'occhio la lettera scritta a Wurm.
Hai tu vergato questo foglio?
Ebbene? L'hai tu vergato?
RODOLFO:
M'ardon le vene, le fauci, orrido fuoco.
Una bevanda . . .
Rodolfo beve - Amaro è questo nappo.
LUISA: Amaro?
RODOLFO: Bevi. (Luisa beve)
(Tutto è compiuto!)
RODOLFO:
Fuggir tu devi.
Altr'uomo t'attende per seguirti;
attende per seguirmi agli altari altra donna.
RODOLFO:
Invano attendon essi!
(Si strappa la sciarpa e la spada, e le getta lungi da sé)
Addio spada su cui difender l'innocente
e l'oppresso giurai!
LUISA:
Rodolfo, e puoi scagliar sì rea parola
contro la tua Luisa?
RODOLFO:
Ah! lungi, lungi quel volto lusinghier,
quel'occhi in cui splende
degli astri raggio più vivo e terso.
Fattor dell'universo,
perchè vestir d'angeliche sembianze
un'anima d'inferno?
RODOLFO:
T'arretra . . .
In questi angosciosi momenti
pietade almen d'un infelice, ah! senti.
RODOLFO:
Allo strazio ch'io sopporto
Dio mi lascia, in abbandono.
No, di calma, di conforto
queste lagrime non sono.
LUISA:
Piangi, piangi; il tuo dolore
più dell'ira è giusto, ahi quanto!
Piangi, piangi, o discenda
sul tuo core come balsamo quel pianto.
Ah! Se concesso al prego mio
è d'alzarsi fino a Dio,
otterrò che men funesto
de' tuoi mali sia l'orror.
Son le stille, il gel che piomba
dalla volta d'una tomba!
Goccie son di vivo sangue
che morendo sparge il cor!
(L'oriuolo del castello batte le ore)
Donna, per noi terribile ora squillò suprema!
RODOLFO:
Nel mendacio che non ti colga,
oh, trema! Amasti Wurm?
RODOLFO:
Guai, se mentisci! Guai!
Pria che questa lampada si spenga,
tu starai dinanzi a Dio!
LUISA:
Che! Spiegati . . . parla . .
LUISA:
Rodolfo!
Oh! calmati.
RODOLFO:
Con me bevesti la morte!
Al ciel rivolgiti, Luisa.
RODOLFO: O Dio!
LUISA:
Tu dicesti la morte?
Ah! d'ogni vincolo sciolta per lei son io!
Il ver disvelo . . . apprendilo.
Moro innocente!
LUISA:
Avean mio padre i barbari
avvinto fra ritorte
ed io . . .
Ahi, misera . . .
onde sottrarlo a morte . . .
come quel mostro . . . intendimi . . .
Wurm imponeva a me,
il foglio scrissi.
RODOLFO: O fulmine! Ed io t'uccisi!
RODOLFO
Ah! Maledetto, il dì che nacqui,
il mio sangue, il padre mio!
Fui creato, avverso Iddio,
nel tremendo tuo furor.
LUISA
Per l'istante in cui ti piacqui,
per la morte che s'appressa,
d'oltraggiar l'Eterno, ah! cessa . . .
mi risparmia un tanto orror . . .
MILLER: Quai grida intesi? Chi veggo? O cielo!
RODOLFO: Chi? L'assassino, misero,
vedi del sangue tuo!
RODOLFO:
Ma voglio a' piè colui svenarti . . .
RODOLFO:
Scampo non resta! Un velen bevve!
MILLER:
Figlia! Un velen!
LUISA:
Padre, ricevi l'estremo addio,
mi benedici, o padre mio.
La man, Rodolfo . . . sento mancarmi . . .
più non ti scerno . . . mi cinge un vel . . .
Ah! vieni meco, deh! non lasciarmi,
insieme accogliere ne deve il ciel.
MILLER:
O figlia, o vita del cor paterno!
Ci separiamo dunque in eterno?
Di mia vecchiezza promesso incanto,
sogno tu fosti, sogno crudel!
No, non è più mio quest'angel santo,
me lo rapisce invido il ciel!
RODOLFO:
Ah! tu perdona il fallo mio,
e perdonato sarà da Dio,
ambo congiunge un sol destino,
me pure investe di morte il gelo.
Sì vengo teco, spirito divino,
insieme accogliere ne deve il ciel.
(Rodolfo scorge Wurm, ch'è rimasto sulla soglia, afferra
velocemente la spada, e lo trafigge)
A te sia pena, empio, la morte.
WALTER: Spenta!
RODOLFO: (a Walter)
La pena tua mira!
(Cade morto accanto a Luisa)
WALTER: Figlio!
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