Teatro Mastroianni
Via Piemonte - San Martino Siccomario (PV)
Sabato 29 gennaio 2011 ore 20:45
Organizzato dal Circolo PAVIALIRICA in collaborazione
con gli Amici della Musica di Magenta L'elisir d'amore
Melodramma giocoso in due atti musica di
Gaetano Donizetti
libretto di Felice Romani
Ideazione scenica e regia di Mario Mainino
Personaggi e Interpreti
Adina , soprano - Natalia Lemercier
Nemorino, tenore - Tiziano Barbafiera
Dottore Dulcamara, basso - Dong Il Park
Belcore, baritono - Paride Huh
Giannetta, soprano - Dorela Cela
Maestro accompagnatore al pianoforte Sachiko Yanagibashi Coro San Gregorio Magno di Trecate
diretto da Mauro Trombetta - Mauro Rolfi
Ideazione scenografica e regia di Mario Mainino
INGRESSO 20 € (soci Pavia Lirica 15 €)
Nel corso della serata verrà consegnata la "targa di fedeltà a Pavia
Lirica"
al M° Sachiko Yanagibashi ed al baritono Dong Il Park
SERATA A FAVORE DEL GRUPPO FEMMINILE DELLA CROCE ROSSA PAVESE
Paesani, che vanno e vengono occupati in vane faccende.
Odesi un suono di tromba: escono dalle case le donne con
curiosità: vengono quindi gli uomini, ecc. ecc.
Donne Che vuol dire codesta sonata?
Uomini La gran nuova venite a vedere.
Donne Che è stato?
Uomini In carrozza dorata
è arrivato un signor forestiere.
Se vedeste che nobil sembiante!
Che vestito! Che treno brillante!
Tutti Certo, certo egli è un gran personaggio...
Un barone, un marchese in viaggio...
Qualche grande che corre la posta...
Forse un prence... fors'anche di più.
Osservate... si avvanza... si accosta:
giù i berretti, i cappelli giù giù.
Il dottore Dulcamara in piedi sopra un carro dorato, avendo
in mano carte e bottiglie. Dietro ad esso un servitore, che suona
la tromba. Tutti i paesani lo circondano.
Dulcamara Udite, udite, o rustici
attenti non fiatate.
Io già suppongo e immagino
che al par di me sappiate
ch'io sono quel gran medico,
dottore enciclopedico
chiamato Dulcamara,
la cui virtù preclara
e i portenti infiniti
son noti in tutto il mondo... e in altri siti.
Benefattor degli uomini,
riparator dei mali,
in pochi giorni io sgombero
io spazzo gli spedali,
e la salute a vendere
per tutto il mondo io vo.
Compratela, compratela,
per poco io ve la do.
È questo l'odontalgico
mirabile liquore,
dei topi e delle cimici
possente distruttore,
i cui certificati
autentici, bollati
toccar vedere e leggere
a ciaschedun farò.
Per questo mio specifico,
simpatico mirifico,
un uom, settuagenario
e valetudinario,
nonno di dieci bamboli
ancora diventò.
Per questo Tocca e sana in breve settimana
più d'un afflitto giovine
di piangere cessò.
O voi, matrone rigide,
ringiovanir bramate?
Le vostre rughe incomode
con esso cancellate.
Volete voi, donzelle,
ben liscia aver la pelle?
Voi, giovani galanti,
per sempre avere amanti?
Comprate il mio specifico,
per poco io ve lo do.
Ei move i paralitici,
spedisce gli apopletici,
gli asmatici, gli asfitici,
gl'isterici, i diabetici,
guarisce timpanitidi,
e scrofole e rachitidi,
e fino il mal di fegato,
che in moda diventò.
Comprate il mio specifico,
per poco io ve lo do.
L'ho portato per la posta
da lontano mille miglia
mi direte: quanto costa?
quanto vale la bottiglia?
Cento scudi?... Trenta?... Venti?
No... nessuno si sgomenti.
Per provarvi il mio contento
di sì amico accoglimento,
io vi voglio, o buona gente,
uno scudo regalar.
Coro Uno scudo! Veramente?
Più brav'uom non si può dar.
Dulcamara Ecco qua: così stupendo,
sì balsamico elisire
tutta Europa sa ch'io vendo
niente men di dieci lire:
ma siccome è pur palese
ch'io son nato nel paese,
per tre lire a voi lo cedo,
sol tre lire a voi richiedo:
così chiaro è come il sole,
che a ciascuno, che lo vuole,
uno scudo bello e netto
in saccoccia io faccio entrar.
Ah! di patria il dolce affetto
gran miracoli può far.
Coro È verissimo: porgete.
Oh! il brav'uom, dottor, che siete!
Noi ci abbiam del vostro arrivo
lungamente a ricordar.
Nemorino (Ardir. Ha forse il cielo
mandato espressamente per mio bene
quest'uom miracoloso nel villaggio.
Della scienza sua voglio far saggio.)
Dottore... perdonate...
È ver che possediate
segreti portentosi?...
Dulcamara Sorprendenti.
La mia saccoccia è di Pandora il vaso.
Nemorino Avreste voi... per caso...
la bevanda amorosa
della regina Isotta?
Dulcamara Ah!... Che?... Che cosa?
Nemorino Voglio dire... lo stupendo
elisir che desta amore...
Dulcamara Ah! sì sì, capisco, intendo.
Io ne son distillatore.
Nemorino E fia vero.
Dulcamara Se ne fa
gran consumo in questa età.
Nemorino Oh, fortuna!... e ne vendete?
Dulcamara Ogni giorno a tutto il mondo.
Nemorino E qual prezzo ne volete?
Dulcamara Poco... assai... cioè... secondo..
Nemorino Un zecchin... null'altro ho qua...
Dulcamara È la somma che ci va.
Nemorino Ah! prendetelo, dottore.
Dulcamara Ecco il magico liquore.
Nemorino Obbligato, ah sì, obbligato!
Son felice, son rinato.
Elisir di tal bontà!
Benedetto chi ti fa!
Dulcamara (Nel paese che ho girato
più d'un gonzo ho ritrovato,
ma un eguale in verità
non ve n'è, non se ne dà.)
Nemorino Ehi!... dottore... un momentino...
In qual modo usar si puote?
Dulcamara Con riguardo, pian, pianino
la bottiglia un po' si scote...
Poi si stura... ma, si bada
che il vapor non se ne vada.
Quindi al labbro lo avvicini,
e lo bevi a centellini,
e l'effetto sorprendente
non ne tardi a conseguir.
Nemorino Sul momento?
Dulcamara A dire il vero,
necessario è un giorno intero.
(Tanto tempo è sufficiente
per cavarmela e fuggir.)
Nemorino E il sapore?...
Dulcamara Egli è eccellente...
(È bordò, non elisir.)
Nemorino Obbligato, ah sì, obbligato!
Son felice, son rinato.
Elisir di tal bontà!
Benedetto chi ti fa!
Dulcamara (Nel paese che ho girato
più d'un gonzo ho ritrovato,
ma un eguale in verità
non ve n'è, non se ne dà.)
Giovinotto! Ehi, ehi!
Nemorino Signore?
Dulcamara Sovra ciò... silenzio... sai?
Oggidì spacciar l'amore
è un affar geloso assai:
impacciar se ne potria
un tantin l'autorità.
Nemorino Ve ne do la fede mia:
nanche un'anima il saprà.
Dulcamara Va, mortale avventurato;
un tesoro io t'ho donato:
tutto il sesso femminino
te doman sospirerà.
(Ma doman di buon mattino
ben lontan sarò di qua.)
Nemorino
Ah! dottor, vi do parola
ch'io berrò per una sola:
né per altra, e sia pur bella,
né una stilla avanzerà.
Nemorino Caro elisir! Sei mio!
Sì tutto mio... Com'esser dêe possente
la tua virtù se, non bevuto ancora,
di tanta gioia già mi colmi il petto!
Ma perché mai l'effetto
non ne poss'io vedere
prima che un giorno intier non sia trascorso?
Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso.
Oh, qual di vena in vena
dolce calor mi scorre!... Ah! forse anch'essa...
Forse la fiamma stessa
incomincia a sentir... Certo la sente...
Me l'annunzia la gioia e l'appetito
Che in me si risvegliò tutto in un tratto.
(siede sulla panca dell'osteria: si cava di saccoccia pane e frutta:
mangia cantando a gola piena) La ra, la ra, la ra.
Nemorino Adina, credimi, te ne scongiuro...
Non puoi sposarlo... te ne assicuro...
Aspetta ancora... un giorno appena...
un breve giorno... io so perché.
Domani, o cara, ne avresti pena;
te ne dorresti al par di me.
Belcore Il ciel ringrazia, o babbuino,
ché matto, o preso tu sei dal vino.
Ti avrei strozzato, ridotto in brani
se in questo istante tu fossi in te.
In fin ch'io tengo a fren le mani,
va via, buffone, ti ascondi a me.
Adina Lo compatite, egli è un ragazzo:
un malaccorto, un mezzo pazzo:
si è fitto in capo ch'io debba amarlo,
perch'ei delira d'amor per me.
(Vo' vendicarmi, vo' tormentarlo,
vo' che pentito mi cada al piè.)
Giannetta Vedete un poco quel semplicione!
Cori Ha pur la strana presunzione:
ei pensa farla ad un sergente,
a un uom di mondo, cui par non è.
Oh! sì, per Bacco, è veramente
la bella Adina boccon per te!
Adina (con risoluzione) Andiamo, Belcore,
si avverta il notaro.
Giannetta e Cori È matto davvero.
(Me l'hai da pagar.)
A lieto convito,
amici, v'invito.
Belcore Giannetta, ragazze,
vi aspetto a ballar.
Giannetta e Cori Un ballo! Un banchetto!
Chi può ricusar?
Adina, Belcore, Giannetta e Cori Fra lieti concenti gioconda brigata,
vogliamo contenti passar la giornata:
presente alla festa amore verrà.
(Ei perde la testa:
da rider mi fa.)
Nemorino Mi sprezza il sergente, mi burla l'ingrata,
zimbello alla gente mi fa la spietata.
L'oppresso mio core più speme non ha.
Dottore! Dottore!
Soccorso! Pietà.
Adina dà la mano a Belcore e si avvia con esso.
Raddoppiano le smanie di Nemorino; gli astanti lo dileggiano.