Don Giovanni

Grandate - Sala ARTSANA

Opera a Grandate 2010

Domenica 4 luglio 2010 ore 21.00

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Don Giovanni
o l'empio punito

(il dissoluto punito)
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte (1749-1838)
Prima Rappresentazione: Praga, National Theater, 29 ottobre 1787

Cast:

Don Giovanni, Gianluca Alfano
Leporello, Giampaolo Vessella
Donna Anna, Halla Margret Arnadottir
Commendatore, Ottavio Aondio
Don Ottavio, Leonardo Cocon
Donna Elvira, Ilaria Taroni
Zerlina, Daria del Fiore
Masetto, Paolo Capelli
Coro Lirico Calauce
Maestro al pianoforte Francesco Miotti
Maestro suggeritore Luigi Ripamonti
Trucco Jali Jalisco


Opera a Grandate 2010 - Opera a Grandate 2009 - Opera a Grandate 2008

Seguono immagini della serata:

 


Voglio far il gentiluomo
E non voglio più servir...

Ma mi par che venga gente;
Non mi voglio far sentir.

Non sperar, se non m'uccidi,
Ch'io ti lasci fuggir mai!

Donna folle! indarno gridi,
Chi son io tu non saprai!

IL COMMENDATORE:
(con spada )
Lasciala, indegno!

Va, non mi degno
Di pugnar teco.

Ah, già cade il sciagurato,
Affannoso e agonizzante,
Già dal seno palpitante
Veggo l'anima partir.

ma qual mai s'offre, o Dei,
spettacolo funesto agli occhi miei!
II padre!... padre mio!...mio caro padre!...

Ah, l'assassino mel trucidò.
Quel sangue - quella piaga - quel volto,

padre mio!... caro padre!... padre amato!...

io manco... io moro.

Celate, allontanate agli occhi suoi
quell'oggetto d'orrore.

Senti, cor mio, deh! senti;
Guardami un solo istante!

Tu sei!... perdon, mio bene -
L'affanno mio, le pene...
Ah! il padre mio dov'è?

LEPORELLO:
Dunque quando è così,
caro signor padrone,
la vita che menate
(all'orecchio, ma forte)
è da briccone.

DON GIOVANNI:
Temeraio, in tal guisa...

LEPORELLO:
E il giuramento?

DON GIOVANNI:
Non so di giuramento. Taci, o chi'io...

DONNA ELVIRA:
Ah, chi mi dice mai
Quel barbaro dov'è,
Che per mio scorno amai,
Che mi mancò di fe?

DON GIOVANNI:
Signorina...

DONNA ELVIRA:
Chi è là?

DON GIOVANNI:
Stelle! che vedo!

DONNA ELVIRA:
Don Giovanni!...
Sei qui, mostro, fellon, nido d'inganni!

LEPORELLO:
(Che titoli cruscanti! Manco male
che lo conosce bene!)

LEPORELLO:
È vero. E che ragioni forti!

Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt'io;
Osservate, leggete con me.

In Italia seicento e quaranta;
In Almagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.

Delle vecchie fa conquista
Pel piacer di porle in lista

Sua passion predominante
È la giovin principiante.

Non si picca - se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.


Giovinette che fate all'amore,
Non lasciate che passi l'età!

Giovinetti leggeri di testa,
Mon andate girando di là.

DON GIOVANNI:
Presto, va con costor; nel mio palazzo
conducili sul fatto. Ordina ch'abbiano
cioccolatta, caffè, vini, prosciutti:
cerca divertir tutti

DON GIOVANNI:
Oh, la Zerlina
è in man d'un cavalier. Va pur, fra poco
ella meco verrà.

MASETTO:
Ho capito, signor sì!
Chino il capo e me ne vo.
Giacchè piace a voi così,
Altre repliche non fo.

Resta, resta.
È una cosa molto onesta!
Faccia il nostro cavaliere
cavaliera ancora te.


Voi non siete fatta
per essere paesana; un altra sorte
vi procuran quegli occhi bricconcelli,
quei labretti sì belli,
quelle dituccie candide e odorose,
parmi toccar giuncata e fiutar rose.

DON GIOVANNI:
Che non vorreste?

ZERLINA:
Alfine
ingannata restar. Io so che raro
colle donne voi altri cavalieri
siete onesti e sinceri.

DON GIOVANNI:
Certo, io.
Quel casinetto è mio: soli saremo
e là, gioiello mio, ci sposeremo.

Là ci darem la mano,
Là mi dirai di sì.

Vorrei e non vorrei,
Mi trema un poco il cor.

Vedi, non è lontano;
Partiam, ben mio, da qui.

Andiam, andiam, mio bene.
a ristorar le pene
D'un innocente amor.


DONNA ELVIRA  Fermati, scellerato!

Io sono a tempo
di salvar questa misera innocente
dal tuo barbaro artiglio.


DONNA ANNA:
Signore, a tempo vi ritroviam: avete
core, avete anima generosa?

DONNA ELVIRA
Non ti fidar, o misera,
Di quel ribaldo cor;
Me già tradì quel barbaro,
te vuol tradir ancor.

DONNA ANNA e DON OTTAVIO:
(Cieli, che aspetto nobile,
Che dolce maestà!
II suo pallor, le lagrime
M'empiono di pietà.)

DONNA ELVIRA:
Restate ancor, restate!


DONNA ANNA:
Don Ottavio, son morta!

DONNA ANNA:
Oh dei! Quegli è il carnefice
del padre mio!

Or sai chi l'onore
Rapire a me volse,
Chi fu il traditore
Che il padre mi tolse.


Dalla sua pace la mia dipende;
Quel che a lei piace vita mi rende,
Quel che le incresce morte mi dà.


DON GIOVANNI:
Oh, Leporello mio! va tutto bene.

LEPORELLO:
Don Giovannino mio! va tutto male.

Finch'han dal vino
Calda la testa
Una gran festa
Fa preparar.

Ah! la mia lista
Doman mattina
D'una decina
Devi aumentar!


ZERLINA:
Vien qui, sfogati, ammazzami, fa tutto
di me quel che ti piace,
ma poi, Masetto mio, ma poi fa pace.

MASETTO:
Guarda un po' come seppe
questa strega sedurmi! Siamo pure
i deboli di testa!

MASETTO:
(Capirò se m'è fedele,
E in qual modo andò l'affar.)


DON GIOVANNI:
Zerlinetta, mia garbata,
T'ho già visto, non scappar!

LEPORELLO
(aprendo la finestra):
Signor, guardate un poco,
Che maschere galanti!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA e DON OTTAVIO:
(Al volto ed alla voce
Si scopre il traditore.)

LEPORELLO:
Venite pur avanti,
Vezzose mascherette!

DON GIOVANNI:
È aperto a tutti quanti,
Viva la libertà!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA e DON OTTAVIO:
Siam grati a tanti segni
Di generosità.

LEPORELLO:
Non balli, poveretto!
Vien quà, Masetto caro,
Facciam quel ch'altri fa.

(fa ballare a forza Masetto)

MASETTO:
No, no, ballar non voglio.

DON GIOVANNI

(Esce colla spada in mano,
conducendo Leporello, )
Ecco il birbo che t'ha offesa!
Ma da me la pena avrà! Mori, iniquo!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA e DON OTTAVIO:
(L'empio crede con tal frode
Di nasconder l'empietà!)

DON GIOVANNI:
È confusa la mia testa,
Non so più quel ch'io mi faccia,
E un orribile tempesta
Minacciando, o Dio, mi va
Ma non manca in me coraggio,
Non mi perdo o mi confondo,
Se cadesse ancora il mondo,.
Nulla mai temer mi fa.

Traditore! Tutto già si sa!
Trema, trema, o scellerato!
Saprà tosto il mondo intero
Il misfatto orrendo e nero
La tua fiera crudeltà!
Odi il tuon della vendetta,
Che ti fischia intorno intorno;
Sul tuo capo in questo giorno
Il suo fulmine cadrà.

 
 
 
 


   
   
 

Servizio fotografico di Fabio Borsani
( o di Mario Mainino)

 

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