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Sabato 18 luglio 2009
Giacomo Puccini
Turandot
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri
Libretto: Giuseppe Adami e Renato Simoni da Carlo Gozzi
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 25 aprile 1926
Date:
Sabato 18- Sabato 25 - Venerdì 31 luglio 2009
Venerdì 7 - Sabato 22 agosto 2009
Cast:
Principessa Turandot:
Elena Popovskaya (18, 25, 31 Luglio);
Giovanna Casolla (7, 22 Agosto)
Calaf :
Francesco Hong (18, 31 Luglio) ;
Sung Kyu Park (7, 22 Agosto)
Liù :
Donata D’Annunzio Lombardi (18, 25 Luglio);
Mimma Briganti (31, 7, 22 Agosto)
Timur: Alfredo Zanazzo
Ping: Leo An
Pong:Leonardo Caimi
Pang: Mauro Buffoli
Altoum:Orfeo Zanetti
Un mandarino: Dario Benini
Regia: Maurizio Scaparro
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Assistente regista: Susanna Attendoli
Direttore:
Valerio Galli (18, 25, 31 Luglio)
Mauro Roveri (7, 22 Agosto)
Orchestra e Coro del Festival Puccini Stefano Visconti
Coro Voci Bianche del Festival Puccini Maestro del Coro Susanna Altemura
Organizzazione
a cura del
Corpo Musicale San Giorgio Casorezzo
Programma
Atto I - intervallo -
Atto II - intervallo -
Atto III
Note introduttive
L‘ultima opera …(Principessa di gelo)
Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 –
Bruxelles, 29 novembre 1924) è l’erede di un famiglia di diverse
generazioni di musicisti. La sua arte, come ebbe a dire di se stesso
doveva essere tutta per il palcoscenico anche se in gioventù ebbe
l’opportunità di fare qualche esperimento in campo sinfonico e in
quello della musica sacra. In quasi 40anni di attività compositiva
diede alla luce "solo 12 opere", un po pochino rispetto ad un autore
dell’800 come ad esempio Donizetti che ne scrisse una 70ina. Ma i
tempi erano cambiati e non si scriveva più un’opera in una o due
settimane, occorrevano anni per la ricerca del libretto e la
composizione si era fatta sempre più complicata dovendosi
confrontare con le diverse nuove esperienze musicali europee. Tra
l’altro dei suoi lavori sono rimasti in repertorio solo Boheme,
Butterfly, Tosca e Turandot, la sua opera incompiuta dove l'ultimo
duetto ed il finale dell'opera sono stati completati, basandosi
sugli appunti lasciati, da Franco Alfano dopo la morte di Puccini e
su precisa richiesta di Arturo Toscanini che l’avrebbe diretta alla
Scala di Milano.
Mario Mainino
Mario Mainino, introduzione all‘ascolto
Giornalista, promotore culturale e
titolare del sito
www.concertodautunno.it, noNchè presidente della omonima
Ass.Culturale di Vigevano, si occupa da anni di divulgazione della
cultura musicale. Ha tenuto conferenze in varie sedi di Ass.
culturali, enti e biblioteche nonché corsi di storia della musica,
tra gli altri per il Comune di Milano nell‘anno 2008. Presenta
concerti ed organizza eventi musicali come consulente artistico. Dal
2008 ha affrontato l‘esperienza di regista di opere liriche. E‘
stato invitato in diversi Festival come a Valverde Lirica, Villa
Litta di Arconate, Armonie sul Lago a Pella, Bellano Lirica.
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Giacomo Puccini, l’autore
Puccini è morto prima di decidere il finale di
quest'opera: Alfano/Toscanini prima, Berio dopo e recentissimamente
il giovane cinese Hao Weiya hanno proposto delle loro soluzioni per
il finale.
E’ come se il finale fosse diventato il quarto enigma: come la
facciamo finire??
E’ un favola, anche se piuttosto cruenta visto il
sangue che scorre a fiumi, e come ogni favola che si rispetti
dobbiamo finire con il classico "E vissero felici e contenti": la
bellissima Turandot con il principe tartaro Calaf. Il vecchio re
spodestato Timur forse se lo prenderà in casa la futura nuora
Turandot, ma la dolcissima Liù, la schiava che con il suo sacrificio
turba la coscienza della principessa di gelo, invece poverina "ci
lascia le penne" come dono di nozze.
Carlo Gozzi, l’originario soggetto
Nel ‘700 il Gozzi scrisse diverse commedie di cui
almeno tre divennero importanti opere liriche: la Donna serpente di
Alfredo Casella, l’Amore delle tre melarance con la musica di
Serghej Prokofiev e la Turandot che fu musicata prima ancora che da
Puccini da Ferruccio Busoni nel 1917 con uno stile teoricamente
molto più "avanzato" rispetto al melodico Puccini. Purtroppo proprio
la modernità del lavoro di Busoni fece si che la sua versione fosse
superata nel gradimento del grande pubblico dalla versione che vide
la luce nel 1926, due anni circa dopo la morte di Puccini. La
commedia originaria del Gozzi venne rappresentata per la prima volta
il 22-1-1762 al Teatro S. Samuele di Venezia e pubblicata a Venezia
nel 1762. La storia sembra la stessa ma ci sono profonde differenze,
in primis molti più personaggi, mentre Puccini riduce le donne a due
sole, i tre ministri di Turandot sono Tartaglia, Brighella e
Truffaldino e diventeranno Ping, Pang e Pong e c’è persino un
Pantalone come segretario dell’Imperatore Altoum che per fortuna
sparisce pure lui dal libretto.
Premessa
È il tempo delle favole. A Pechino la Principessa
Turandot ha fatto il sacro voto di sposare solo il pretendente che
saprà sciogliere i tre enigmi da lei proposti; chi sbaglierà pagherà
con la vita. La sua crudeltà deriva della tragica fine di una sua
antenata Lou Ling, violentata e uccisa da un re barbaro di cui lei
si crede la reincarnazione. Per vendicarla, Turandot ha giurato che
non apparterrà mai a nessun uomo.
Atto I: L’incantesimo
Un Mandarino annuncia il decreto: La legge
è questa: Turandot la Pura sposa sarà di chi, di sangue regio,
spieghi i tre enigmi ch'ella proporrà. Tra la folla accorsa
per vedere la decapitazione del Principino di Persia un vecchio
cieco, accompagnato dalla schiava Liù, viene travolto Il mio
vecchio è caduto chi m’aiuta. Lo soccorre Calaf, principe in
esilio dato per morto, che riconosce in lui il proprio padre, Timur.
Quanto la principessa si affaccia per confermare la condanna, alla
vista di Turandot, Calaf se ne innamora perdutamente O divina
bellezza! O meraviglia! O sogno! Non senti? Il suo profumo è
nell'aria! È nell'anima! e decide di tentare la prova. Timur,
Liù e i tre ministri dell'Imperatore, Ping, Pong e Pang, tentano
invano di dissuaderlo, Calaf è irremovibile. Il vecchio Timur invita
a schiava a dissuaderlo Liù parlagli tu. e Liù
racconta Signore ascolta tutti i suoi sacrifici per
aiutare e salvare il vecchio re, e tutto solo Perché un dì
nella reggia m'hai sorriso. Invano ha parlato Liù, Calaf non
intende ragioni Non piangere Liù e per lo stesso
sentimento d‘amore che è nato in lui improvviso per la gelida
Turandot getterà la sua vita e lancia la sfida.
Atto II: La sfida
L’atto si apre con una pagina "difficile" ma
musicalmente molto bella: il terzetto di Ping, Pang e Pong che
sognano la fine di questo truce periodo, sognano una Casetta
nell’Honan dove potersi ritirare in pace dopo le nozze di
Turandot ma per ora Già stridon le infinite ciabatte di Pekino
ed inizia la scena degli enigmi. Turandot racconta la storia della
sua ava In questa reggia or son mill‘anni e mille e
propone i tre enigmi a Calaf che egli svela.
-
"Nella cupa notte vola un fantasma iridescente.
Sale e spiega l'ale sulla nera infinita umanità. Tutto il mondo
l'invoca e tutto il mondo l'implora. Ma il fantasma sparisce coll'aurora
per rinascere nel cuore. Ed ogni notte nasce ed ogni giorno
muore!"
-
"Guizza al pari di fiamma, e non è fiamma. È
talvolta delirio. È febbre d'impeto e ardore! L'inerzia lo tramuta
in un languore. Se ti perdi o trapassi, si raffredda. Se sogni la
conquista, avvampa, avvampa! Ha una voce che trepido tu ascolti, e
del tramonto il vivido baglior!"
-
"Gelo che ti dà foco e dal tuo foco più gelo
prende! Candida ed oscura! Se libero ti vuol ti fa più servo. Se
per servo t'accetta, ti fa Re!
La soluzione potete provare a metterla voi e poi
controllerete con i grandi Saggi se sarà quella esatta. Calaf ci
riesce e vince in premio la mano di Turandot che, disperata,
supplica il padre di non darla allo straniero Cosa umana non
sono. Calaf non vuole un moglie schiava e quindi le propone
a sua volta un solo enigma: se Turandot riuscirà a scoprire il suo
nome prima dell'alba, lui morirà; altrimenti dovrà accettarlo come
sposo.
Atto III: La conquista
Il terzo atto si apre con la famosa romanza
Nessun dorma in Pekino. Calaf guarda le stelle e pensa
alla sua principessa, ma in Pekino il popolo trema. Le guardie
bussano ad ogni porta Il nome o il sangue. Che questa
notte passi in fretta tramonta o notte, tramontate stelle,
all’alba vincerò. Invano i tre ministri gli offrono tesori e
donne per farlo recedere dalla sfida, e quando vengono rintracciati
e imprigionati Timur e Liù, che sono stati visti parlare con Calaf,
vengono messi alla tortura. Turandot stessa li interroga, ma Liù a
Turandot Tu che di gel sei cinta dice Io so il
suo nome… M'è suprema delizia tenerlo segreto e possederlo io sola!
pur di non rivelarlo si uccide.
Alla prima Toscanini si fermò qui, ma già la sera
dopo utilizzò uno dei due finali completati da Franco Alfano. Il
sacrificio della giovane schiava turba Turandot, nel cui cuore si è
insinuato uno strano sentimento che forse è un principio d'amore per
lo straniero. Così, quando Calaf le rivela il suo nome, e la bacia
Dal tuo tragico cielo scendi giù sulla terra! Turandot
si rivela Vinta, più che dall'alta prova, da questa febbre che
mi vien da te! e annuncia al padre che il nome dello
straniero è "Amore", tra il giubilo della folla.. Amor! O
sole! Vita! Eternità! Luce del mondo e amore! Ride e canta nel sole
l'infinità nostra felicità! Gloria a te! Gloria
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Programma
Atto I - intervallo -
Atto II - intervallo -
Atto III
Note introduttive |
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