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Auditorium di Milano
Fondazione Cariplo
Milano - largo Mahler
Organizzato da
LaVerdi Milano
UN’ESTATE CON LA MUSICA 2014
Giovedì 21 agosto 2014 ore 20:30
Historia de tango n.2
Il tango, dai classici a oggi
Rubén Peloni e
Annamaria Castelli, voci
Luis Bacalov , pianoforte
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari
apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3,
www.laverdi.org , biglietti euro 15,00/12,50/9,00).
Un secolo di musica: nuovo, affascinante affresco di un
genere musicale sempreverde “raccontato”
al pianoforte da Luis Bacalov con le voci di Ruben Peloni e Annamaria
Castelli
Rubén Peloni e
Annamaria Castelli, voci
Luis Bacalov , pianoforte
LaVerdi
UN’ESTATE CON LA MUSICA 2014
programma completo
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Programma:
Carlos Gardel "Mi Buenos Aires querido" (Mia amata
Buenos Aires) Rubén Peloni
Juan Viladomat Masanas "Fumanfo espero" Anna Maria Castelli
Juan Carlos Cobian "Nostalgico"
Astor Piazzolla "Jacinto Chiclana" Rubén Peloni
Sebastian Piana "Milonga sentimental"
Carlos Gardel "El día que me quiera" (Il giorno che tu mi vuoi) Rubén
Peloni
Julio Cesar Sanders "Adios muchachos" Rubén Peloni
Enrique Santos Discepolo "Cambalache"
Juan Josè Castro "Tangos"
Angel Gregorio Villoldo "El Choclo"
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Atahualpa Yupanqui "Los ejes de mi carreta" (Gli assi del mio
carretto) Rubén Peloni
Carlos Gardel "Volver" Rubén Peloni
Carlos Gardel "Mano a mano" Anna Maria Castelli
Edgardo Donato "A media luz" Anna Maria Castelli
Juan de Dios Filiberto "Caminito" Rubén Peloni
Enrique Santos Discepolo "Yira Yira"
Astor Piazzolla "Yo Soy Maria" Anna Maria Castelli
Astor Piazzolla "Balada para un loco" Anna Maria Castelli, Rubén
Peloni
Il Tango come racconto musicale. Dopo il primo
“affondo” nella storia di un genere sempreverde, a Ferragosto, con l’Orquesta
Típica Alfredo Marcucci, sarà il pianoforte di Luis Bacalov a guidarci
nel “viaggio di ritorno” attraverso l’affascinante avventura del
Tango, lunga oltre un secolo.
Il nuovo appuntamento con Festival Tango, è per giovedì 21 agosto (ore
20.30) all’Auditorium di Milano: il Premio Oscar e coordinatore
dell’inedita rassegna per laVerdi, eseguirà undici brani di otto
autori diversi – comprese due proprie composizioni - che guideranno lo
spettatore attraverso l’evoluzione del Tango in musica, dalle origini
ai giorni nostri. Sul palco di largo Mahler, insieme con il
compositore-direttore argentino, qui in veste di pianista, ci saranno
le voci di Rubén Peloni e Annamaria Castelli.
Ecco il programma completo della serata: Ignazio Cervantes Kawanagh (3
Danze), Isaac Albéniz (Tango), Carlos Gardel (El día que me quieta, Mi
Buenos Aires querido), Atahualpa Yupanqui (Los ejes de mi carreta),
Astor Piazzolla (Decarisimo, Invierno Porteño), Juan José Castro (Due
Tanghi), Vicente Greco (Rodriguez Peña), Luis Bacalov (Ricercare
Baires 2, Porteña 1).
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari
apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3,
www.laverdi.org, biglietti euro 15,00/12,50/9,00).
Seguono immagini della serata:
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Nella foto Mario Mainino con
RUBEN PELONI.
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Note al Programma
Ignazio Cervantes Kawanagh (L’Avana, 1847 – 1905)
3 Danze
Ancora poco noto fuori dal continente americano, se non appunto per
qualcuna delle Danze (il suo capolavoro) talvolta eseguite in concerto o
per qualche incisione, Cervantes fu al suo tempo una figura di primo
piano. Musicalmente ebbe soprattutto l’importanza di avviare la
cosiddetta creolizzazione della successiva musica cubana, la ricerca di
una fusione di stili capace di valorizzare il patrimonio locale pur con
influenze esterne, in una ricerca che oggi definiamo identitaria.
Incoraggiato dal compositore americano Louis Moreau Gottschalk a
studiare al Conservatorio di Parigi, si diplomò brillantemente in
composizione e armonia. La sua carriera di concertista e virtuoso (che
lo vide fra l’altro suonare con Adelina Patti) lo condusse in molti
Paesi, anche allo scopo di raccogliere fondi per la causa della guerra
d’indipendenza dalla Spagna nel 1868.
Isaac Albéniz (Camprodon, Spagna, 1860 – Cambo les Bains, Francia, 1909)
Tango
Composto come parte della celebre suite España, è un lento pezzo
romantico giocato nella tonalità di Re maggiore. Il suo virtuosismo gli
ha conquistato la definizione di “più famoso tango per musica da
concerto”. Ha avuto numerose trascrizioni per chitarra classica fra cui
quella del celebre Miguel Llobet (1878-1938), entrando nel repertorio
classico dello strumento. Una versione per duetto di chitarre è stata in
seguito creata dal chitarrista jazz brasiliano Laurindo Almeida.
Carlos Gardel (Tolosa, Francia, 1890 – Medellín, Colombia, 1935)
El día que me quiera (Il giorno che mi amerai)
Con la morte precoce e tragica per un disastro all’aeroporto di Medellin,
in Colombia, Gardel entrava nel mito: non solo nell’immaginario
argentino ma per chiunque nel mondo ami il tango. È tanto poco
un’espressione di circostanza che nel 2003 l’Unesco ha dichiarato la sua
voce Patrimonio culturale dell’Umanità.
Uno dei tratti del mito è proprio El dia que me quieras che Gardel aveva
composto pochi mesi prima su versi di Alfredo Le Pera (morto con lui,
come altri due musicisti), subito riconosciuta un capolavoro. E nel 1935
aveva interpretato il film che John Reinhardt ne aveva tratto. Altra
“coincidenza” era che il protagonista, Julio, fosse un cantante di tango
e che la storia si concludesse con la sua ascesa alla fama. A segnare la
singolare vicenda è infine la piccola apparizione nel film di un
giovanissimo Piazzolla, che cinquant’anni dopo avrebbe scritto le
musiche del film di Fernando Solana, Tangos. El exilio de Gardel, girato
a Parigi dove si trovavano esiliati a causa della dittatura militare.
Atahualpa Yupanqui (Pergamino, 1908 – Nimes, 1992)
Los ejes de mi carreta (Gli assi del mio carretto)
Atahualpa Yupanqui è lo psudonimo in lingua Quechua di Héctor Roberto
Chavero Aramburo. Quechua è un insieme di gruppi etnici del Perù,
Bolivia, Ecuador e lui stesso ne spiegò il significato di “venire da
terre lontane per raccontare qualcosa“. Cantautore, chitarrista e
scrittore, è considerato il più importante rappresentante della musica
folclorica argentina. Attraversò un lungo periodo di impegno politico
come oppositore del peronismo e militante comunista, subendo censure e
persecuzioni, fra cui la frattura della mano destra per colpi infertigli
con le pistole da un gruppo militare estremista. Venne quindi costretto
all’esilio a Parigi, dove cantò con Edith Piaf e incise per la
prestigiosa etichetta “La Chant du Monde“.
Le sue composizioni sono state interpretate da cantanti e musicisti come
Mercedes Sosa, Horacio Guarany, Víctor Jara, Ángel Parra, Chavela Vargas,
Marie Laforêt e gli Inti Illimani, e restano nel repertorio di molti
artisti argentini e internazionali.
Nel 1981 Paolo Conte si è ispirato alla sua musica e figura per la
canzone Alle prese con una verde milonga nell‘album Paris milonga,
presentandolo come l’”ultimo grande interprete della danza pampera
chiamata milonga“.
Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1821 – Buenos Aires, 1992)
Decarisimo
Astor Piazzolla può essere considerato un rivoluzionario del tango. Dopo
gli studi compiuti in Argentina - per composizione fu allievo di
Ginastera - nel 1954 si trasferisce a Parigi, dove studia con un’allieva
di Ravel, che lo spronerà a comporre tanghi: è nella capitale francese
che compone e incide molti dei suoi capolavori. Con il ritorno in
Argentina comincia una febbrile attività: fonda diversi gruppi musicali,
il più importante dei quali è l’Octeto Buenos Aires, tenendo concerti in
America Latina, negli Stati Uniti e in Europa, esportando anche
Oltreoceano la sua nuova concezione di tango.
Se, infatti, fino alla metà degli anni Cinquanta il tango era sempre
strettamente legato alla danza, Piazzolla stacca la musica dal
movimento, donandole una nuova autonomia. Dalle sale da ballo eleva il
tango alla “grande musica”, stravolge la tradizione di Buenos Aires e di
tutta l’Argentina: per questo motivo non sarà accettato da tutti e i
tradizionalisti, tuttora, non approvano e non amano le sue innovazioni.
Dal 1970 si dedicherà anche al jazz, alla musica leggera e alle colonne
sonore per il cinema, ma non abbandonerà mai il tango. La prima volta
che introduce il bandoneon nella musica classica è per un concorso in
Argentina nei primi anni Cinquanta; eccellente suonatore e amante di
questo strumento (nell’organico dell’Octeto ci saranno due bandoneon) lo
inserirà - come del resto vuole buona parte della letteratura di tango
argentina - in quasi tutte le sue composizioni.
Decarisimo venne composto in onore di Francisco Decaro, considerato da
Piazzolla uno dei grandi musicisti di tango. Rappresenta come Libertango
una sorta di sinonimo dell’anima del ballo, indigena quanto musicalmente
cosmopolita, popolare e al tempo stesso poetica nelle sue raffinate
variazioni ritmiche e armoniche.
Juan José Castro (Avellaneda, Argentina, 1895 – Buenos Aires, 1968)
Due Tanghi
Questi brevi, abili e divertenti pezzi anticipano la modernizzazione del
tango compiuta da Piazzolla. Nacquero dall’interesse di Castro per una
musica nazionale che superasse il pittoresco e il localismo dei
compositori argentini, in nome della tendenza che veniva chiamata
universalista. Nato in una famiglia povera in cui però si praticava la
musica, Castro studiò pianoforte, violino e direzione d’orchestra.
Trasferitosi negli anni Venti a Parigi, dove si perfezionò in
composizione con Vincent d’Indy, entrò in rapporti con Stravinskij e con
il gruppo dei “Sei”, assorbendone le esperienze rinnovatrici e
l’impronta neoclassicista. Rientrato in Argentina, fondò quindi con
altri compositori il “Grupo Renovación” per introdurre l’esplorazione
delle nuove tecniche musicali attraverso concerti, dischi e
pubblicazioni. Ciò non significò, tuttavia, l’abbandono del legame e
della rivisitazione del folklore nazionale, che Tangos esemplifica con
vena particolarmente felice. I quattro brani costituiscono delle
vignette di personaggi tipici di Buenos Aires.
In Evocación è citata la popolarissima Cumparsita. Compadrón, il
compare, ritrae un pericoloso gangster che non teme di battersi al
coltello. Milonguero è l’esemplare del ballerino di tango elegante ma di
cattivo gusto. Llorón, il piagnucolone, raffigura un personaggio che si
lamenta ad alta voce e senza mezzi termini delle sue pene d’amore.
Tangos, come la Sinfonia argentina e la cantata Martin Fierro,
anticipava alcuni temi musicali dell’opera Proserpina e lo straniero
(1951), modernizzazione del mito greco nei sobborghi di Buenos Aires ai
giorni nostri. Vincitrice del premio indetto dalla Scala per il
cinquantenario verdiano, Proserpina vi venne rappresentata il 17
febbraio 1952 diretta dall’autore, regia di Giorgio Strehler, traduttore
del libretto Eugenio Montale, fra gli interpreti Giulietta Simionato.
Certo non il tango, ma il suo “mondo” si affacciava così per la prima
volta nel grande teatro dell’opera.
Carlos Gardel (Tolosa, Francia, 1890 – Medellín, Colombia, 1935)
Mi Buenos Aires querido (Mia amata Buenos Aires)
Pseudonimo di Charles-Romuald Gardès, Gardel fu il maggiore interprete
delle forme vocali di tango, raggiungendo un successo straordinario in
tutta l’America e in Europa, specie a Madrid, Barcellona e Parigi, fino
a diventare, nell’immaginazione popolare, una figura quasi leggendaria.
Con altri musicisti promosse la genesi del tango cantabile con caratteri
melodici, ritmici e armonici proprî, inscindibili dal testo, dotato ora
di una dimensione letteraria. Tra le sue composizioni più celebri, nate
anche dalla collaborazione con J. Razzano, E. Cárdenas, ecc., si
ricordano i tanghi Mano a mano, Ave sin rumbo, Melodía de arrabal, Noche
fría, Desdén, Sus ojos se cerraron, Mi Buenos Aires querido. Svolse
un’instancabile attività discografica, incidendo oltre 500 tanghi,
numerosi valzer, foxtrot, paso doble, ma anche canzoni francesi,
napoletane, ecc. Mi Buenos Aires querido fu scritto su testi di Alfredo
Le Pera nel 1934. Nel 1936 Julio Irigoyen ne trasse un film.
Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1821 – Buenos Aires, 1992)
Invierno Porteño
L’Inverno è la quarta delle Stagioni in cui Piazzolla volle raffigurare
e scandire (ancora nei modi del tango tradizionale) la vita e il senso
della vita di Buenos Aires, l’esistenza quotidiana e lo spirito della
sua gente. Appartiene al ciclo delle Cuatro Estaciones Porteñas, omaggio
citazione alle Quattro Stagioni di Vivaldi.
Il brano ha una macro-forma che si può apparentare al rondò anche se
differisce da quest’ultimo per le varianti di tempo e si
contraddistingue per il suo curioso finale che rimanda al periodo
barocco. Inizia con un intenso, triste passaggio, che si sviluppa presto
in un tango veloce per dissolversi in una leggera cadenza del
pianoforte. La languida melodia d’apertura ritorna e di nuovo è
interrotta da un andamento veloce e più incisivo. Il tema e il tono
malinconici hanno poi una più lunga ripresa a completamento. La fase
successiva sarà quella del Nuevo Tango, della piena maturità e
originalità creative di Piazzolla.
Luis Bacalov (Buenos Aires, 1933)
Ricercare Baires 2
Le due composizioni hanno entrambe carattere, e quindi interesse,
particolare, in quanto le “forme” del tango vi sono applicate a due
grandi forme della musica classica.
In 3 Tanghitudes, sono i Preludi per pianoforte, in vista di una
raccolta caratterizzata da sonorità nostalgiche dell’Argentina e
progettata come sviluppo del Triplo Concerto per soprano, bandoneón,
pianoforte e orchestra che aperto questo Festival.
Ricercare Baires 2, scritta per il disco Tango and around, prosegue la
rielaborazione creativa ispirata ai “Ricercari” del barocco italiano,
alla ricerca appunto di un centro, di un tema evocativo basata
sull’improvvisazione. Si tratta dello “spirito” di Buenos Aires, colto
nella sua dimensione notturna e malinconica.
Vicente Greco (Buenos Aires, 1886 – Buenos Aires, 1924)
Rodriguez Peña
Il titolo riprende il nome del salone da ballo di Buenos Aires in cui
Vincente Greco suonava il bandoneón e che esiste tuttora. Greco guidava
un sestetto, formato da un altro bandoneón, due violini, uno dei quali
era il grande Francisco Canaro, un flauto e una chitarra.
Rodriguez Peña venne eseguito per la prima volta nel 1911, con tale
successo che il pubblico sollevò Greco, portandolo sulla strada per
continuare a festeggiarlo. I cronisti dell’epoca lo riconobbero come il
primo tango accettato negli ambienti famigliari, quando il genere
incontrava le censure più rigide.
Vivace, sfavillante energico, il brano conta innumerevoli versioni solo
strumentali, soprattutto quelle di Juan D’Arienzo nel 1938 e di Carlos
di Sarli nel ’56. La versione di Canaro del 1953 è quella più ritmata,
con un incedere festoso quasi da banda cittadina, ma ci sono anche
quelle di gruppi “revisionisti” contemporanei (Los Tubatango, ecc.).
Stranamente Greco non ne ha lasciato alcuna registrazione. Il tango ha
anche avuto tre testi, tutti successivi alla composizione, ma senza
particolare diffusione.
Luis Bacalov (Buenos Aires, 1933)
Porteña 1
“Mi chiedono spesso perché ci sono parecchi dei miei lavori che
attingono alle radici del Tango. Sono nato a Buenos Aires e ho ascoltato
tanghi sempre, ma non solo. Trovo questa “storia musicale” di grande
fascino, carattere e personalità. Una vera e propria radiografia dei
porteños, gli abitanti di quella sterminata città. Si dice che il tango
è vero quando mostra “la roña”, la sporcizia, quando quello che
“racconta” dell’anima della città non abbia sofferto sublimazioni che lo
snaturano portandolo fuori dalla realtà sociale, economica,
sentimentale. Certo, il quadro che viene fuori da queste musiche è
parecchio amaro, desolato, sofferente, ma anche picaresco, furbo, e in
parte quasi innocente. Un bel miscuglio.
Penso che il mio contributo a questa storia artistica urbana del Sud del
mondo sia dominata in parte da un “leitmotiv” extra-musicale: la
consapevolezza della realtà e l’accettazione delle proprie radici, per
desiderare e operare, ognuno nel suo ambito professionale, la
trasformazione ed il cambio, che credo sia necessario, per un sviluppo
culturale verso un superamento degli aspetti negativi della città e del
Paese”.
(L. B).
Note by courtesy Ufficio Stampa LaVerdi
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