The trumpet shall sound

Aula Magna del Collegio Ghislieri

Lunedì 23 maggio 2011 ore 21,00
Pavia Barocca 2011
Ghislieri Musica
Stagione 2011
The trumpet shall sound

Gabriele Cassone, tromba naturale
Brixia Musicalis
Elena Citterio, violino e direzione

 


Programma

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
(Halle, 1685 – Londra, 1759)
Suite in Re maggiore per tromba, archi e continuo

ANTONIO VIVALDI
(Venezia, 1678 – Vienna, 1741)
Concerto in Do maggiore RV 117 per archi e continuo

ARCANGELO CORELLI
(Fusignano, 1653 – Roma, 1713)
Sonata a tre in Re maggiore per tromba, due violini e continuo

ARCANGELO CORELLI
(Fusignano, 1653 – Roma, 1713)
Concerto Grosso Op. 6 N. 1 in Re maggiore per archi e basso continuo

ANTONIO VIVALDI
(Venezia, 1678 – Vienna, 1741)
Concerto in Sol minore RV 157 per archi e continuo

GIUSEPPE TORELLI
(Verona, 1658 – Bologna, 1709)
Sonata in Re maggiore G1 per tromba, archi e continuo

Bis
Due brani dalla Sinfonia del Parcheggio (pardon!) del Barcheggio
di A.Stradella

Questa sera il concerto ha sommato due eccellenze, lo straordinario Gabriele Cassone con l'ottetto della Brixia Musicalis per ottenere una straordinaria esecuzione di alcune belle pagine del repertorio barocco.


Seguono alcune immagini della serata.....


 

 

 

 

 

vedi anche
http://concertodautunno.blogspot.com/2011/05/20110523-trumpet-shall-sound-pavia.html

 

Note da. programma di sala:

Sonate, Suites, Concerti per archi: le forme strumentali per antonomasia, al centro del programma che Brixia Musicalis proprone questa sera. Vi compaiono i nomi di alcuni tra i maggiori compositori d’epoca barocca, di formazione ed origine italiana e tedesca.
Innanzitutto Georg Friedrich Haendel (1685-1750), le cui Suites per strumento solo o per grandi gruppi strumentali, destinate in alcuni casi all’esecuzione all’aperto (si vedano la Musica sull’acqua, come la Musica per i fuochi d’artificio), superando i limiti imposti dalle forme di danza (la Suite è seguito di forme di danza, almeno in origine), diviene a sua volta modello di un genere simbolo del barocco musicale.
Quindi gli italiani Giuseppe Torelli (1658-1709) e Arcangelo Corelli (1653-1713), rispettivamente icone della scuola musicale bolognese e romana, entrambi prolifici “creatori” di pagine strumentali, in particolare Sonate e Concerti, destinate a diventare modello per le generazioni successive.
Straordinario violinista, da sempre attento al colore strumentale, non solo del suo strumento d’elezione, ma di tutti gli strumenti utilizzati, sia con ruolo solistico che non, Torelli licenzia una serie importante di pagine, molte delle quali ancor oggi manoscritte, destinate ai grandi complessi orchestrali di San Petronio, pervase di quell’interesse, tutto suo, per i brillanti contrasti spaziali, dinamici e timbrici. Sono questi i lavori, in cui Torelli, secondo i canoni, e soprattutto il gusto della scuola bolognese fin dai tempi di Cazzati, sperimenta l’uso dei fiati, della tromba in particolare, quali strumenti concertanti.
Non solo le forme concertanti, ma anche la Sonata a tre (per due violini e basso continuo), punto di raccordo, congiunzione fra la polifonia antica e l’emergente stile monodico accompagnato, è forma d’uso presso i compositori della scuola bolognese già dalle origini.
Corelli quindi, con le celebri quattro raccolte di Sonate pubblicate tra il 1681 e il 1695, non inventa nulla, semplicemente porta a compimento, corona il percorso evolutivo di una forma “tradizionale”. E i suoi lavori nel genere si presentano come modelli perfetti, quanto a tecnica violinistica sempre equilibrata, a scelta delle tonalità – preferite quelle che permettono l’uso delle corde vuote –, a scelta dei suoni, soprattutto del registro medio che permettono di ottenere il miglior rendimento fonico dallo strumento, capace, proprio in quel registro, di imitare senza sforzo la voce umana.
Veniamo così ai Concerti ripieni di Antonio Vivaldi (1678-1741), pagine di registro medio, che, pur non raggiungendo l’elevatezza di tono, tipica delle composizioni vivaldiane esplicitamente segnate dalla scrittura contrappuntistica, non discendono mai al tono lieve di pagine davvero disimpegnate.
Specificamente RV 117 si apre con un Allegro, alla francese, di tono in certa misura austero. Se il Largo seguente ha una configurazione contrappuntistica, l’Allegro finale, in forma binaria, è improntato al modello di movimento della Sinfonia d’opera.
RV 157 appartiene al novero dei Concerti parigini, assemblati da Vivaldi nel corso di vent’anni; lavori che, nell’insieme, offrono una varietà straordinaria di atteggiamenti espressivi e, a più riprese, rendono omaggio alla predilezione, propria della tradizione transalpina, per le variazioni su basso ostinato di Ciaccona. Non un caso quindi che anche l’Allegro iniziale di RV 157 sia costituito da una serie di venti variazioni del genere.


 


 

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