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Giovedì 2 aprile 2009
Chiesa Parrocchiale
B.V.Assunta
Organizzatori: Schola Cantorum "San Gregorio Magno"
Gioachino
Rossini
Stabat Mater
Concerto di chiusura delle celebrazioni per il Centenario della
Schola Cantorum "San Gregorio Magno"
Olga Adamovich -
Soprano
Manuela Custer - Mezzosoprano
Jung Tae Sung - Tenore
Carlo Agostini - Basso
Orchestra Sinfonica di Savona
Direttore:
Pietro Borgonovo
Schola Cantorum "San Gregorio Magno"
Maestri del Coro:
Mauro Trombetta - Mauro Rolfi
Drammatizzazione a cura di Gianni Dal Bello
Servizio di Sala svolto dal Gruppo Alpini "A. Geddo " di Trecate
Immagini della serata
Stabat Mater (sequenza di Jacopone da Todi
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem lacrimosa,
Dum pendebat Filius.
Cujus animam gementem,
Contristatam et dolentem,
Pertransivit gladius.
O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Quem maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati paenas inclyti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
In tanto supplicio ?
Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis,
Et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem natum
Moriendo desolatum,
Dum emisit spiritum.
Eia Mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac, ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum,
Ut sibi complaceam.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Tui nati vulnerati,
Tam dignati pro me pati,
Paenas rnecum divide.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere,
Donec ego vixero.
Juxta Crucem tecum stare,
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Virgo virginum praeclara,
Mihi jam non sis amara:
Fac me tecum plangere.
Fac, ut portem Christi mortem
Passionis fac consortum,
Et plagas recolere.
Fac me plagis vulnerari
Fac me cruce inebriari,
Et cruore Filii.
Flammis ne urar succensus
Per te, Virgo, sim defensus
In die judicii.
Christe, cum sit hinc exire,
Da per Matrem me venire,
Ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur,
Fac, ut animae donetur
Paradisi gloria.
Amen.
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Introduzione di
Mauro Trombetta
Drammatizzazione a cura di Gianni Dal Bello
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem lacrimosa,
Dum pendebat Filius.
Cujus animam gementem,
Contristatam et dolentem,
Pertransivit gladius.
O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Quem maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati paenas inclyti.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
In tanto supplicio ?
Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis,
Et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem natum
Moriendo desolatum,
Dum emisit spiritum.
Eia Mater, fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac, ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum,
Ut sibi complaceam.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Tui nati vulnerati,
Tam dignati pro me pati,
Paenas rnecum divide.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere,
Donec ego vixero.
Juxta Crucem tecum stare,
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Virgo virginum praeclara,
Mihi jam non sis amara:
Fac me tecum plangere.
Fac, ut portem Christi mortem
Passionis fac consortum,
Et plagas recolere.
Fac me plagis vulnerari
Fac me cruce inebriari,
Et cruore Filii.
Flammis ne urar succensus
Per te, Virgo, sim defensus
In die judicii.
Christe, cum sit hinc exire,
Da per Matrem me venire,
Ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur,
Fac, ut animae donetur
Paradisi gloria.
Amen
da sinistra Olga Adamovich - Soprano, Carlo Agostini - Basso,
Manuela Custer - Mezzosoprano, Direttore: Pietro Borgonovo, Jung Tae Sung -
Tenore |
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Lo Stabat Mater è una preghiera - più
precisamente una sequenza - del XIII secolo attribuita a Jacopone da
Todi (ma la questione è controversa). Tale preghiera, che inizia con
le parole Stabat Maler dolorosa ("La Madre addolorata stava in lacrime
presso la Croce su cui pendeva il Figlio ") medita sulle sofferenze di
Maria, madre, di Gesti, durante la crocifissione e la Passione di
Cristo. Prima di Rossini fu musicato da svariati compositori, tra i
quali Scarlatti, Vivateli e, soprattutto, Pergolesi; lo stesso Russiti
i. peraltro, meditò a lungo prima di scrivere il suo, perché riteneva
l'opera di Pergolesi sublime ed irraggiungibile.
La creazione dell'opera si deve al prelato spagnolo don Mainiel
Fernàndez Varehi, il quale pregò insistentemente il musicista pesarese
di donargli una sua opera. Rossini, non volendo deludere padre ì'arela,
cedette infine alle sue insistenze e incominciò la stesura, venendo
ricambiato da questi con un dono, stabilendo che la partitura non
sarebbe mai stata pubblicata, essendo anch 'essa un dono personale.
La stesura dello Stabat Maler, però, si fermò a metà
e fu completata dal musicista Giovanni Tadolini. amico di Rossini, il
quale avrebbe ultimato il lavoro a scapito dell'ignaro padre Vureia.
Morto questi nei 1837, la partitura venne ritrovata dall'editore
musicale francese Aulagnier. Egli chiese a Rossini il permesso dì
poterla dare alle stampe, ma il musicista si oppose, vietandone anche
l'esecuzione. Alla fine Kojisini completò la stesura dell 'opera e la
diede alle stampe con l'editore Troiipenas.
La prima parigina del 1842 fu molto favorevole e ne segni a Bologna
la prima italiana, diretta da Castano Donizetti. Nonostante ciò, sin
dalla première, Rossini fu accusalo da alcuni esponenti della critica
di eccessiva teatralità nella composizione, che peccherebbe nella
trasmissione del senso più mistico di religiosità che emana sequenza
dì Jacopone da Todi.
Il linguaggio adottato, seppure in un tono più composto e depurato
delle estremizzazioni sceniche delle sue opere, è di fatto quello
tipicamente rossiniano. Anche tralasciando le sette arie saliste
(ricche di pathos lirico), la grande e straziante introduzione
sinfonico-corale e l'ultima intensissima preghiera (Quando corpus,
affidata a un coro a cappella, a cui segue la fuga finale) pagano un
consistente tributo alle ultime opere francesi del compositore, non
ultima il Guglielmo Teli; lo stesso trattamento dei colori dell'orchestra
e la ricchezza delle risorse ritmiche sono quelle a cui ci ha abituato
il Rossini operistico.
Tuttavia, non era pensabile che il compositore pesarese rinunciasse
al suo linguaggio, attraverso il quale ci ha raccontato la straripante
energia dell'uomo, compiangendone affettuosamente, nel contempo, il
segreto malessere. Chi sostiene che una rappresentazione musicale
dello Stabat Mater, e quindi del dolore umano nella sua essenza, non
sia attuabile con quei mezzi espressivi dimostra di non aver capito la
reale sostanza degli stessi, dì non aver quindi capito che, mentre ci
trascinava irresistibilmente nell'entusiasmo rivoluzionario dei
contadini svizzeri o nelle svergognate furberie di Figaro, Rossini del
dolore umano ci parlava già. |
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