ATTO TERZO
SCENA I
La gran sala del Castello. A destra un vasto peristilio a colonne.
ARALDO:
La vedetta del porto ha segnalato
la veneta galea che a Cipro adduce
gli ambasciatori.
JAGO:
Qui trarrò Cassio e con astute inchieste
lo adescherò a ciarlar. (indicando il vano del verone) Voi là nascosto
scrutate i modi suoi, le sue parole,
i lazzi, i gesti.
Paziente siate
o la prova vi sfugge. Ecco Desdemona.
Finger conviene. . .io vado.
DESDEMONA:
Dio ti giocondi, o sposo dell'alma mia sovrano.
OTELLO: (andando incontro a Desdemona)
Grazie, madonna, datemi la vostra eburnea mano.
OTELLO: (con eleganza)
Eppur qui annida il demone gentil del mal consiglio,
che il vago avorio allumina del piccioletto artiglio.
Mollemente alla prece s'atteggiae al pio fervore.
DESDEMONA:
Eppur con questa mano io v'ho donato il core. . .
Ma riparlar vi debbo di Cassio.
OTELLO:
Ancor l'ambascia
del mio morbo m'assale; tu la fronte mi fascia.
OTELLO:
Desdemona, guai se lo perdi! guai!
DESDEMONA:
Mi fai paura!
DESDEMONA:
Gran Dio! nella tua voce v'è un grido di minaccia!
DESDEMONA:
Atroce idea!
OTELLO:
Giura!
Giura e ti danna. . .
DESDEMONA:
Otello fedel mi crede.
OTELLO:
Corri alla tua condanna,
di' che sei casta.
OTELLO:
Giura e ti danna!
OTELLO:
Che? non sei forse una vil cortigiana?
OTELLO:
Dio! mi potevi scagliar tutti i mali
della miseria, della vergogna,
far de' miei baldi trofei trionfali
una maceria, una menzogna. . .
E avrei portàto la croce crudel
d'angoscie e d'onte
con calma fronte
e rassegnato al volere del ciel.
Ma, o pianto, o duol! m'han rapito il mirraggio
dov'io, giulivo, l'anima acqueto.
Spento è quel sol, quel sorriso, quel raggio
che mi fa vivo, che mi fa lieto!
Tu alfin, Clemenza, pio genio immortal
dal roseo riso,
copri il tuo viso
santo coll'orrida larva infernal!
JAGO: (a Cassio)
Vieni, l'aula è deserta.
T'inoltra, o Capitano.
JAGO: (gaiamente)
E intanto, giacchè non si stanca
mai la tua lingua nelle fole gaie,
narrami un po' di lei che t'innamora.
JAGO:
Essa t'avvince coi vaghi rai.
CASSIO:
Rider mi fai.
JAGO:
Ride chi vince.
JAGO:
(prendendo il fazzoletto, mettendo le mani dietro la schiena perchè Otello possa osservare il fazzoletto)
nel vostro ostello perdono gli angeli l'aureola e il vel.
OTELLO: (avvicinandosi assai al fazzoletto, dietro le spalle di Jago e nascosta dalla
prima colonna)
(è quello! è quello!)
Ruina e morte! Tutto è spento! Amore e duol.
L'alma mia nessun più smuova
JAGO: (a Cassio indicando il fazzoletto)
Questa è una ragna
dove il tuo cuor
casca, si lagna,
s'impiglia e muor.
CASSIO:
Miracolo vago. . .
Più bianco, più leve
che fiocco di neve,
che nube tessuta
dalla'aure del ciel.
Miracol, miracolo vago!
OTELLO:
(Tradimento!)
JAGO:
Bada! Bada!
(Trombe interne in Do; ben lontano. Rispondono dal Castello)
Quest'è il segnale che annuncia
l'approdo della trireme veneziana.
JAGO:
Mio Duce, grazie vi rendo.
Ecco gli Ambasciatori.
Li accogliete. Ma ad evitar sospetti,
Desdemona si mostri a quei Messeri.
OTELLO:
Si, qui l'adduci.
LODOVICO:
(tenendo una pergamena avvoltolata in mano)
Il Doge ed il Senato
salutano l'eroe trionfatore
di Cipro. Io reco nelle vostre mani
il messaggio dogale.
OTELLO: (prendendo il messaggio e baciando il suggello)
Io bacio il segno della Sovrana Maestà.
LODOVICO: (avvicinandosi a Desdemona)
Madonna,
v'abbia il ciel in sua guardia.
DESDEMONA:
E il ciel v'ascolti.
LODOVICO: ma in mezzo a voi
non trovo Cassio.
DESDEMONA:
Credo che in grazia tornerà.
JAGO:
Con lui crucciato è Otello.
LODOVICO:
La mente mia non osa
pensar ch'io vidi il vero.
OTELLO: (sempre in atto di leggere, ma febbrilmente a Desdemona, sottovoce)
Frenate dunque le labbra loquaci. . .
DESDEMONA:
Perdonate, signor. . .
LODOVICO: (si avvicina a Jago e gli dice a parte)
Quest'è dunque l'eroe? quest'è il guerriero
dai sublimi ardimenti?
OTELLO: (che avrà sempre fissato la porta)
Messeri! Il Doge. . .
(a parte a Desdemona) (ben tu fingi il pianto)
(ad alta voce a tutti). . .mi richiama a Venezia. . .
. . .e in Cipro elegge
mio successor colui che stava accanto
al mio vessillo, Cassio.
OTELLO: (sottovoce a Desdemona) Continua i tuoi
singulti. .
OTELLO: (afferra Desdemona furiosamente)
(a Desdemona) A terra!. . .e piangi!
DESDEMONA:
A terra!. . .sì. . .nel livido
fango. . .percossa. . .io giacio. . .
piango. .
A terra. . .nel fango. . .
percossa. . .io giacio. . .
m'agghiaccia il brivido
dell'anima che muor. . .
OTELLO: (terribile a Desdemona)
Anima mia, ti maledico!
JAGO:
Chi può vietar che questa fronte prema
Col mio tallone?
JAGO:
(ritto e con gesto d'orrendo trionfo, indicando il corpo inerte d'Otello)
Ecco il Leone! |