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STAGIONE 2009 - 2010 |
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FESTIVAL LIEDERIADI 1
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Note di sala | |||||
A cura di Angela Nisi | |||||
Schwanengesang (opera ultima,
1828) Auf dem Strom (Rellstab, 1828) Lieder di Goethe: Der Musensohn (1822) Rastlose Liebe (1815) Am Flusse (1815) An schwager kronos (1816) |
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Tutto incentrato
sulla figura di Franz Schubert il programma proposto dal duo composto da
Mirko Guadagnini e Paolo Ceccarini, e sicuramente su Lieder tra i più
interessanti e riusciti del grande compositore. Di raro ascolto Schwanengesang (Il canto del cigno) rispetto agli altri cicli di Schubert, Winterreise e Die schöne Müllerin, ma sicuramente non di valore inferiore. Anzi, esso contiene alcuni tra i Lieder più intensi della produzione schubertiana, a testimoniare anche la grande intensità emotiva dell’ultimo anno della sua vita. E’ un ciclo terminato infatti proprio nel 1828, anno della morte e pubblicato postumo dall’editore, con l’aggiunta dell’ultimo Die Taubenpost su testo di Johann Gabriel Seidl. La particolarità rispetto a quello che si può definire a pieno titolo un ciclo è che contiene testi di poeti diversi, in particolare sette su versi di Ludwig Rellstab, sei su versi di Heinrich Heine, oltre all’ultimo, come abbiamo detto. Ma nemmeno raccolta è la parola giusta per definire quest’insieme di composizioni, perché evidente è la loro interconnessione tematica. I testi non sono parti dello stesso discorso, ma ad ogni Lied Schubert ha affidato con chiarezza l’espressione di un sentimento o di una situazione, come fossero dei quadri in successione. Nei testi di Rellstab prevale il tema della nostalgia in relazione soprattutto agli elementi della natura ed al ricordo degli affetti perduti. Il sentimento della nostalgia viene trattato nelle sue caratteristiche più diverse, o come dialogo con elementi della natura, di volta in volta il ruscello, la primavera, il bosco, o come successione di pensieri e ricordi in diverse situazioni. In Kriegers Ahnung i pensieri sono quelli di un guerriero angosciato dalla battaglia imminente che ripensa ai bei momenti d’amore trascorsi con la propria donna, in In der Ferne, è il pensiero della lontana terra natale che rievoca suggestioni e malinconia. In ogni caso, sono gli elementi della natura che sono chiamati a farsi carico di questi sentimenti o che li rievocano, suscitando inquietudine o consolazione, invitando al riposo o offrendo compagnia. I testi di Heine posseggono invece un tono notevolmente più drammatico dovuto alla definitiva perdita dell'amore e dipingono la sofferenza umana nelle sue varie sfaccettature, l’amarezza, la disperazione. Fin dal primo, Der Atlas, ciò è chiaro. In netto contrasto con il Lied precedente, Abschied, in cui l’allontanamento dalla propria terra pare trovare consolazione nella compagnia dei bei ricordi e delle stelle durante il cammino, questo Lied contiene la disperazione del dover sopportare tutto il male del mondo sulle proprie spalle. Apparentemente più tranquillo il successivo, Ihr Bild, quasi un momento di intorpidimento dopo tutta questa disperazione, un momento di abbandono alla propria tristezza, al proprio senso di vuoto, nella coscienza di una sofferenza enorme, quella di aver perso la propria amata per sempre. Essa potrà rivivere solo nei sogni che però appariranno sempre come tali, impossibilitati a donare consolazione ma piuttosto adatti ad aumentare la pena. Segue l’unico momento di serenità in Das Fischermädchen, nell’invito ad una pescatrice a condividere i propri sentimenti teneramente. Dura troppo poco questa sospensione. Il Lied successivo, forse una delle pagine più riuscite del genio austriaco, Die Stadt, è il ritratto della depressione, dell’allontanamento, della perdita di una parte importante di sé insieme al proprio amore. La città dove vive l’amata, ormai abbandonata per sempre appare da lontano come un altro mondo dove continua la vita e splende ancora il sole, da una prospettiva funebre, immersa in nebbie e colori grigi, quasi una marcia verso l’oltretomba. La scrittura pianistica delinea perfettamente questo incedere verso la perdita, verso la separazione e la morte. Am Meer contiene il pianto sommesso e avvelenante dell’amata in un’atmosfera marina che diviene temibile rapidamente con l’avanzare dei flutti e l’innalzarsi della nebbia. Quest’atmosfera è la perfetta anticamera del Lied successivo, l’ultimo sui versi di Heine, Der Doppelgänger, il più intenso del ciclo, il più disperato, il più commovente. Due realtà parallele temporalmente lontane entrano in comunicazione quasi per incanto. Parrebbe che il poeta, ormai morto, ritorni indietro a visitare i luoghi della sua sofferenza, anima vagante e senza risposo, e inorridisca nell’osservare se stesso disperato nella casa in cui ha tanto penato per amore. E’ una lenta marcia funebre il cui incedere è determinato dal susseguirsi degli accordi sotto un testo disperatamente declamato. Completamente distaccato da questa angosciosa atmosfera è l’ultimo aggiunto Lied Die Taubenpost, che parla della nostalgia, della Sehnsucht per meglio dire, come compagna fedele della vita, perfetta messaggera dell’amore per la propria donna. Nell’interpretare questo ciclo splendido, il duo di Mirko
Guadagnini e Paolo Ceccarini coglie pienamente la frattura tra i primi sette
Lieder ed i successivi, ma realizza concretamente fin da subito l’atmosfera
di grande sofferenza presente nell’intero ciclo. Anche nella ricerca delle
situazioni più serene c’è un’agitazione di fondo che trabocca non appena si
presenti un accordo inaspettato o un trascinamento greve e cupo (come ad
esempio in Kriegers Ahnung) che prepara il terreno ai Lieder maggiormente
drammatici. Anche nei Lieder più dolci come il meraviglioso Ständchen i due
interpreti fanno seguire alla prime strofe estremamente cullanti un episodio
di grande passionalità, donando concretezza alla lettura, umanità e vita;
oppure lasciano terminare l’esecuzione trascinata e pesante di In der Ferne
con un finale concitato e straziante. Questa lettura così umana e
profondamente vissuta è evidente in Ihr Bild in cui il sogno diviene
concreto come un’esperienza reale, e ciò si ripercuote ed amplifica negli
ultimi Lieder. |
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Angela Nisi |
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