MMT CREATIVE LAB presenta un lavoro su musiche di Miles Davis che vede una
forte commistione tra mondi musicali differenti: il jazz nella sua concezione
più ampia e la musica elettronica.
La presentazione di MORE MILES TO GO seguirà di pochi giorni la pubblicazione
discografica curata da Musica Jazz.
EXPERIMENTAL MUSIC COMPANY
MORE MILES TO GO
1. NARDIS (Miles Davis) 7:37
2. IN A SILENT WAY (Joe Zawinul) 9:26
3. NATURE BOY (Eden Ahbez) 13:50
4. IT’S ABOUT THAT TIME (Miles Davis) 11:29
5. SOLAR (Miles Davis) 3:59
registrazione del CD: Milano, Studio Barzan, aprile 2022
tecnico della registrazione Stefano Barzan
post produzione: Walter Prati
mix e mastering: Massimo Mariani e Walter Prati
prodotto da: Walter Prati e Massimo Mariani
produttore esecutivo: Luca Conti
design: Silvano Belloni
MUSICAJAZZ.IT
DALLE NOTE UFFICIALI DI PRESENTAZIONE DEL OMONIMO CD USCITA 2023 CON MUSICA JAZZ
Tratto da : https://www.musicajazz.it/wp-content/uploads/MJCD-1408-libretto.pdf
ENZO BODDI: Dall’ascolto (e dal
titolo stesso) si deduce che «more
miles to go» rappresenta lo sforzo
di spingersi ben oltre le pagine di
Davis. È questo il presupposto
principale del lavoro?
WALTER PRATI: In effetti, «more miles to go» vorrebbe rileggere alcune
pagine davisiane attraverso una metodologia di lavoro che, nel mondo
del jazz, è stata introdotta proprio
da Miles Davis e Teo Macero e che
appartiene, come origine, al mondo
dell’elettronica. La costruzione di un
brano musicale ricomponendo ciò
che è stato tracciato nella registrazione in studio attraverso un accurato
e preciso lavoro di editing, non per
correggere note «sbagliate» bensì per
utilizzare gli spunti musicali migliori,
è una prassi che deve tener conto
di un incrocio di differenti creatività: quella dell’ideatore del progetto,
quella dei musicisti che hanno partecipato alla sessione di registrazione e
le possibili e diverse sensibilità nello
scegliere ed estrapolare le porzioni
di intervento musicale dei singoli
musicisti. Attraverso una scelta interpretativa di uno schema più o meno
articolato e interpretato liberamente,
arriviamo alla proposizione finale
della composizione, in questo caso
più vicino a un arrangiamento dove
all’impasto sonoro dell’orchestra si
sostituisce la componente elettronica. «more miles to go» (tutto in minuscolo) è la volontà di continuare una
strada tracciata con mezzi odierni e
con la libertà che possiamo permetterci grazie all’evoluzione delle musiche nella loro molteplicità. Il mio
lavoro musicale è nato attraversando
territori molto differenti e in ogni regione porto con me esperienze e tecniche «straniere». La musica di Davis
è, nella sua totalità, un elemento che
ha contribuito a costruire il mio universo sonoro, parimenti alla polifonia
di Guillaume de Machaut, a Beethoven con i suoi quartetti, al mondo
immaginifico di Richard Wagner, a
Jimi Hendrix con il suono della sua
chitarra, a György Ligeti con la molteplicità di estetiche che propone, a
John Coltrane con il suo flusso sonoro incontenibile e, ovviamente, molti
altri artefici del passato. Non c’è classifica, c’è solo presenza.
ENZO BODDI: In base a quali criteri sono
stati scelti i brani? Mi riferisco
al fatto che la prima esecuzione
di Nature Boy risale al 1955, Nardis fu composta nel 1954, mentre
It’s about That Time e In a Silent
Way sono tratti dall’album eponimo del 1969, pietra miliare della
svolta elettrica di Davis.
WALTER PRATI: Sono brani nei quali mi sono
specchiato emozionalmente e tecnicamente; hanno lasciato una traccia,
in alcuni casi apparentemente inconsapevole, che è riemersa nel corso
dell’esplorazione. Benché citati quasi tutti integralmente, i temi sono stati
scomposti e riutilizzati in porzioni
differenti e combinati tra i diversi
strumenti. Anche dal punto di vista
armonico ho operato delle sovrapposizioni e degli slittamenti temporali;
per In a Silent Way e It’s about That
Time questa operazione di scomposizione e riassemblaggio è ancora
più marcata. Anche in questa scelta
c’è stata una volontà di rileggere ciò
che è stato e di reinterpretarlo con le
orecchie (mie e non solo) di oggi.
In questo percorso di rilettura, non
solo di Davis, riscopro la necessità
di riflettere su suoni e musiche che
già hanno avuto vita, che hanno già
offerto emozioni e pensieri, che già
hanno avuto un ruolo e un significato
per generazioni differenti di musicisti
e «ascoltatori».
Il suono ha un suo portato importante e assoluto: colpisce per il significato emozionale ma, allo stesso tempo, per l’impatto fisico che trasmette. Nell’antichità la lettura avveniva
ad alta voce, sempre, e il contenuto
veniva trasmesso attraverso la potenza e la coloritura del suono. Pitagora insegnava in modo acusmatico,
solamente attraverso il suono delle
sue parole, l’aspetto visivo della sua
presenza veniva nascosto dall’uso di
una tenda. Nella tradizione buddista
solamente colui che ha la volontà e
la capacità di ascoltare può iniziare
il cammino verso l’illuminazione.
Essere oggi creatori di musica dovrebbe andare di pari passo con la
consapevolezza del passato; non un
passato da riproporre in modo nostalgico, ma dal quale trovare nuovi
percorsi all’interno del nostro pianeta percettivo.