Le nozze di Figaro - 1

 

Sala Verdi - Conservatorio (Milano)
Domenica 8 maggio 2016 18:00

Wolfgang Amadeus Mozart
LE NOZZE DI FIGARO

recita aperta al pubblico
Nuova produzione del Laboratorio Opera-Studio del Conservatorio di Milano
(Daniele Agiman, Demetrio Colaci, Laura Cosso, Umberto Finazzi, Maria Grazia La Scala)

Personaggi e interpreti:
Il conte d’Almaviva, grande di Spagna Kwanghyun Kim
La contessa Rosina, sua moglie Sara Rossini
Figaro, cameriere del conte Jaime Eduardo Pialli
Susanna, cameriera della contessa Barbara Massaro
Cherubino, paggio Caterina Piva
Bartolo, medico Carlo Andrea Masciadri
Marcellina, governante Claudia Strano
Don Basilio, maestro di cappella Shinichiro Kawasaki
Barbarina, figlia di Antonio Albertina Del Bo
Antonio, giardiniere Iván Darío Lozano Ruge
Don Curzio, giudice Pasquale Conticelli
due giovinette Silvia Ricca, Mariastella Saraceno
Coro e Orchestra del Conservatorio Di Milano
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del coro Maria Grazia Lascala
Al fortepiano Jihye Ha, Miura Mari

Regia Laura Cosso
Aiuto regia Luisa Travaglini
Scene e costumi Elisabeth Bohr
Coreografo Biagio Tambone

Ballerini del Centro di Formazione Aida, diretto da Marisa Caprara
Preparazione musicale: Daniele Agiman, Demetrio Colaci, Umberto Finazzi

Ingresso a pagamento Biglietto unico € 10

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Seguono immagini della serata:

ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
ATTO TERZO
ATTO QUARTO


 

Nozze di Figaro Conservatorio

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Se vuol ballare ...

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Marcellina e Don Bartolo

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Se tutto il codice ...

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Madama brillante ...

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Non so più cosa son ...

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Conte, poi don Basilio ...

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Facea per non sentir quel che potea ..

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Non più andrai farfallone amoroso ...

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ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
ATTO TERZO
ATTO QUARTO

ATTO PRIMO

Camera non affatto ammobiliata, una sedia d'appoggio in mezzo

SCENA I
Figaro con una misura in mano e Susanna allo specchio che si sta mettendo un capellino ornato di fiori

N. 1 Duettino

FIGARO
(misurando)
Cinque... dieci.... venti... trenta... trentasei...quarantatre

SUSANNA
(specchiandosi)
Ora sì ch'io son contenta;
sembra fatto inver per me.
Guarda un po', mio caro Figaro,
guarda adesso il mio cappello.

FIGARO
Sì mio core, or è più bello,
sembra fatto inver per te.

SUSANNA e FIGARO
Ah, il mattino alle nozze vicino
quanto è dolce al mio/tuo tenero sposo
questo bel cappellino vezzoso
che Susanna ella stessa si fe'.

Recitativo

SUSANNA
Cosa stai misurando,
caro il mio Figaretto?

FIGARO
Io guardo se quel letto
che ci destina il Conte
farà buona figura in questo loco.

SUSANNA
E in questa stanza?

FIGARO
Certo: a noi la cede
generoso il padrone.

SUSANNA
Io per me te la dono.

FIGARO
E la ragione?

SUSANNA
(toccandosi la fronte)
La ragione l'ho qui.

FIGARO
(facendo lo stesso)
Perché non puoi
far che passi un po' qui?

SUSANNA
Perché non voglio.
Sei tu mio servo, o no?

FIGARO
Ma non capisco
perché tanto ti spiace
la più comoda stanza del palazzo.

SUSANNA
Perch'io son la Susanna, e tu sei pazzo.

FIGARO
Grazie; non tanti elogi! Guarda un poco
se potriasi star meglio in altro loco.

N. 2 Duettino

FIGARO
Se a caso madama
la notte ti chiama,
din din; in due passi
da quella puoi gir.
Vien poi l'occasione
che vuolmi il padrone,
don, don; in tre salti
lo vado a servir.

SUSANNA
Così se il mattino
il caro Contino,
din din; e ti manda
tre miglia lontan,
don don; a mia porta
il diavol lo porta,
ed ecco in tre salti ...

FIGARO
Susanna, pian, pian.

SUSANNA
Ascolta ...

FIGARO
Fa presto ...

SUSANNA
Se udir brami il resto,
discaccia i sospetti
che torto mi fan.

FIGARO
Udir bramo il resto,
i dubbi, i sospetti
gelare mi fan.

Recitativo

SUSANNA
Or bene; ascolta, e taci!

FIGARO
Parla: che c'è di nuovo?

SUSANNA
Il signor Conte,
stanco di andar cacciando le straniere
bellezze forestiere,
vuole ancor nel castello
ritentar la sua sorte,
né già di sua consorte, bada bene,
appetito gli viene ...

FIGARO
E di chi dunque?

SUSANNA
Della tua Susanetta

FIGARO
Di te?

SUSANNA
Di me medesma; ed ha speranza,
che al nobil suo progetto
utilissima sia tal vicinanza.

FIGARO
Bravo! Tiriamo avanti.

SUSANNA
Queste le grazie son, questa la cura
ch'egli prende di te, della tua sposa.

FIGARO
Oh, guarda un po', che carità pelosa!

SUSANNA
Chetati, or viene il meglio: Don Basilio,
mio maestro di canto, e suo mezzano,
nel darmi la lezione
mi ripete ogni dì questa canzone.

FIGARO
Chi? Basilio? Oh birbante!

SUSANNA
E tu credevi
che fosse la mia dote
merto del tuo bel muso!

FIGARO
Me n'ero lusingato.

SUSANNA
Ei la destina
per ottener da me certe mezz'ore...
che il diritto feudale...

FIGARO
Come? Ne' feudi suoi
non l'ha il Conte abolito?

SUSANNA
Ebben; ora è pentito, e par che tenti
Riscattarlo da me.

FIGARO
Bravo! Mi piace:
Che caro signor Conte!
Ci vogliam divertir: trovato avete...
(Si sente suonare un campanello)
Chi suona? La Contessa.

SUSANNA
Addio, addio, Figaro bello ...

FIGARO
Coraggio, mio tesoro.

SUSANNA
E tu, cervello.
(parte)


SCENA II
Figaro solo

FIGARO
Bravo,signor padrone! Ora incomincio
a capir il mistero... e a veder schietto
tutto il vostro progetto: a Londra è vero?
Voi ministro, io corriero, e la Susanna ...
secreta ambasciatrice.
Non sarà, non sarà. Figaro il dice.

N. 3 Cavatina

FIGARO
Se vuol ballare
Signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
Se vuol venire
nella mia scuola
la capriola
le insegnerò.
Saprò... ma piano,
meglio ogni arcano
dissimulando
scoprir potrò!
L'arte schermendo,
l'arte adoprando,
di qua pungendo,
di là scherzando,
tutte le macchine
rovescerò.
Se vuol ballare
Signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
(parte)

SCENA III
Bartolo e Marcellina con un contratto in mano

Recitativo

BARTOLO
Ed aspettaste il giorno
fissato a le sue nozze
per parlarmi di questo?

MARCELLINA
Io non mi perdo,
dottor mio, di coraggio:
per romper de' sponsali
più avanzati di questo
bastò spesso un pretesto, ed egli ha meco,
oltre questo contratto, certi impegni...
so io...basta...convien
la Susanna atterrir. Convien con arte
impuntigliarli a rifiutar il Conte.
Egli per vendicarsi
prenderà il mio partito,
e Figaro così fia mio marito.

BARTOLO
(prende il contratto dalle mani di Marcellina)
Bene, io tutto farò: senza riserve
tutto a me palesate.
(Avrei pur gusto
di dar per moglie la mia serva antica
a chi mi fece un dì rapir l'amica.)

N. 4 Aria

BARTOLO
La vendetta, oh, la vendetta!
È un piacer serbato ai saggi.
L'obliar l'onte e gli oltraggi
è bassezza, è ognor viltà.
Con l'astuzia...coll'arguzia...
col giudizio...col criterio...
si potrebbe...il fatto è serio...
ma credete si farà.
Se tutto il codice
dovessi volgere,
se tutto l'indice
dovessi leggere,
con un equivoco,
con un sinonimo
qualche garbuglio
si troverà.
Tutta Siviglia
conosce Bartolo:
il birbo Figaro
vostro sarà.
(parte)

SCENA IV
Marcellina, poi Susanna con cuffia da donna, un nastro e un abito da donna

Recitativo

MARCELLINA
Tutto ancor non ho perso:
mi resta la speranza.
Ma Susanna si avanza:
io vo' provarmi...
Fingiam di non vederla.
E quella buona perla
la vorrebbe sposar!

SUSANNA
(resta indietro)
(Di me favella)

MARCELLINA
Ma da Figaro alfine
non può meglio sperarsi: argent fait tout.

SUSANNA
(Che lingua! Manco male
ch'ognun sa quanto vale.)

MARCELLINA
Brava! Questo è giudizio!
Con quegli occhi modesti,
con quell'aria pietosa,
e poi...

SUSANNA
Meglio è partir.

MARCELLINA
Che cara sposa!
(Vanno tutte due per partire e s'incontrano alla porta.)

N. 5 Duettino

MARCELLINA
(facendo una riverenza)
Via resti servita,
Madama brillante.

SUSANNA
(facendo una riverenza)
Non sono sì ardita,
madama piccante.

MARCELLINA
(riverenza)
No, prima a lei tocca.

SUSANNA
(riverenza)
No, no, tocca a lei.

SUSANNA e MARCELLINA
(riverenze)
Io so i dover miei,
non fo inciviltà.

MARCELLINA
(riverenza)
La sposa novella!

SUSANNA
(riverenza)
La dama d'onore!

MARCELLINA
(riverenza)
Del Conte la bella!

SUSANNA
(riverenza)
Di Spagna l'amore!

MARCELLINA
I meriti!

SUSANNA
L'abito!

MARCELLINA
Il posto!

SUSANNA
L'età!

MARCELLINA
Per Bacco, precipito,
se ancor resto qua.

SUSANNA
Sibilla decrepita,
da rider mi fa.
(Marcellina parte)


SCENA V
Susanna e poi Cherubino

Recitativo

SUSANNA
Va' là, vecchia pedante,
dottoressa arrogante,
perché hai letti due libri
e seccata madama in gioventù...

CHERUBINO
(esce in fretta)
Susanetta, sei tu?

SUSANNA
Son io, cosa volete?

CHERUBINO
Ah, cor mio, che accidente!

SUSANNA
Cor vostro! Cosa avvenne?

CHERUBINO
Il Conte ieri
perché trovommi sol con Barbarina,
il congedo mi diede;
e se la Contessina,
la mia bella comare,
grazia non m'intercede, io vado via,
io non ti vedo più, Susanna mia!

SUSANNA
Non vedete più me! Bravo! Ma dunque
non più per la Contessa
secretamente il vostro cor sospira?

CHERUBINO
Ah, che troppo rispetto ella m'ispira!
Felice te, che puoi
vederla quando vuoi,
che la vesti il mattino,
che la sera la spogli, che le metti
gli spilloni, i merletti...
Ah, se in tuo loco...
Cos'hai lì?- Dimmi un poco...

SUSANNA
Ah, il vago nastro della notturna cuffia
di comare sì bella.

CHERUBINO
(toglie il nastro di mano a Susanna)
Deh, dammelo sorella,
dammelo per pietà!

SUSANNA
(vuol riprenderglielo)
Presto quel nastro!

CHERUBINO
(si mette a girare intorno la sedia)
O caro, o bello, o fortunato nastro!
Io non te'l renderò che colla vita!

SUSANNA
(seguita a corrergli dietro, ma poi s'arresta come fosse stanca)
Cos'è quest'insolenza?

CHERUBINO
Eh via, sta cheta!
In ricompensa poi
questa mia canzonetta io ti vo' dare.

SUSANNA
E che ne debbo fare?

CHERUBINO
Leggila alla padrona,
leggila tu medesma;
leggila a Barbarina, a Marcellina;
leggila ad ogni donna del palazzo!

SUSANNA
Povero Cherubin, siete voi pazzo!

N. 6 Aria

CHERUBINO
Non so più cosa son, cosa faccio,
or di foco, ora sono di ghiaccio,
ogni donna cangiar di colore,
ogni donna mi fa palpitar.
Solo ai nomi d'amor, di diletto,
mi si turba, mi s'altera il petto
e a parlare mi sforza d'amore
un desio ch'io non posso spiegar.
Parlo d'amor vegliando,
parlo d'amor sognando,
all'acque, all'ombre, ai monti,
ai fiori, all'erbe, ai fonti,
all'eco, all'aria, ai venti,
che il suon de' vani accenti
portano via con sé.
E se non ho chi mi oda,
parlo d'amor con me.

SCENA VI
Cherubino, Susanna e poi il Conte

Recitativo

CHERUBINO
(vedendo il Conte da lontano, torna indietro impaurito e si nasconde dietro la sedia)
Ah, son perduto!

SUSANNA
(cerca di mascherar Cherubino)
Che timor! - Il Conte! - Misera me!

IL CONTE
Susanna, mi sembri
agitata e confusa.

SUSANNA
Signor ... io chiedo scusa ...
ma ... se mai ... qui sorpresa ...
per carità! Partite.

IL CONTE
(si mette a sedere sulla sedia, prende Susanna per la mano)
Un momento, e ti lascio,
odi.

SUSANNA
Non odo nulla.

IL CONTE
Due parole. Tu sai
che ambasciatore a Londra
il re mi dichiarò; di condur meco
Figaro destinai.

SUSANNA
Signor, se osassi ...

IL CONTE
(sorge)
Parla, parla, mia cara, e con quell dritto
ch'oggi prendi su me finché tu vivi
chiedi, imponi, prescrivi.

SUSANNA
Lasciatemi signor; dritti non prendo,
non ne vo',
non ne intendo ... oh me infelice!

IL CONTE
Ah no, Susanna, io ti vo' far felice!
Tu ben sai quanto io t'amo: a te Basilio
tutto già disse. Or senti,
se per pochi momenti
meco in giardin sull'imbrunir del giorno ...
ah, per questo favore io pagherei ...

BASILIO
(dentro la scena)
È uscito poco fa.

IL CONTE
Chi parla?

SUSANNA
Oh Dei!

IL CONTE
Esci, e alcun non entri.

SUSANNA
Ch'io vi lasci qui solo?

BASILIO
(dentro)
Da madama ei sarà, vado a cercarlo.

IL CONTE
(addita la sedia)
Qui dietro mi porrò.

SUSANNA
Non vi celate.

IL CONTE
Taci, e cerca ch'ei parta.

SUSANNA
Oimè! Che fate?

(Il Conte vuol nascondersi dietro il sedile: Susanna si frappone tra il paggio e lui: il Conte la spinge dolcemente. Ella rincula, intanto il paggio passa al davanti del sedile, si mette dentro in piedi, Susanna il ricopre colla vestaglia.)

SCENA VII
I suddetti e Basilio

BASILIO
Susanna, il ciel vi salvi. Avreste a caso veduto il Conte?

SUSANNA
E cosa
deve far meco il Conte? - Animo, uscite.

BASILIO
Aspettate, sentite,
Figaro di lui cerca.

SUSANNA
(Oh cielo!) Ei cerca
chi dopo voi più l'odia.

IL CONTE
(Veggiam come mi serve.)

BASILIO
Io non ho mai nella moral sentito
ch'uno ch'ami la moglie odi il marito.
Per dir che il Conte v'ama ...

SUSANNA
Sortite, vil ministro
dell'altrui sfrenatezza: Io non ho d'uopo
della vostra morale,
del Conte, del suo amor ...

BASILIO
Non c'è alcun male.
Ha ciascun i suoi gusti: io mi credea
che preferir dovreste per amante,
come fan tutte quante,
un signor liberal, prudente, e saggio,
a un giovinastro, a un paggio ...

SUSANNA
A Cherubino!

BASILIO
A Cherubino! A Cherubin d'amore
ch'oggi sul far del giorno
passeggiava qui d'intorno,
per entrar ...

SUSANNA
Uom maligno,
un impostura è questa.

BASILIO
È un maligno con voi chi ha gli occhi in testa.
E quella canzonetta?
Ditemi in confidenza; io sono amico,
ed altrui nulla dico;
è per voi, per madama ...

SUSANNA
(Chi diavol gliel'ha detto?)

BASILIO
A proposito, figlia,
instruitelo meglio;egli la guarda
a tavola sì spesso,
e con tale immodestia,
che se il Conte s'accorge ... che su tal punto,
sapete, egli è una bestia.

SUSANNA
Scellerato!
E perché andate voi
tai menzogne spargendo?

BASILIO
Io! Che ingiustizia! Quel che compro io vendo.
A quel che tutti dicono
io non aggiungo un pelo.

IL CONTE
(sortendo)
Come, che dicon tutii!

BASILIO
Oh bella!

SUSANNA
Oh cielo!

N. 7 Terzetto

IL CONTE
(a Basilio)
Cosa sento! Tosto andate,
e scacciate il seduttor.

BASILIO
In mal punto son qui giunto,
perdonate, oh mio signor.

SUSANNA
Che ruina, me meschina,
(quasi svenuta)
son oppressa dal dolor.

BASILIO ed IL CONTE
(sostenendola)
Ah già svien la poverina!
Come, oh Dio, le batte il cor!

BASILIO
(approssimandosi al sedile in atto di farla sedere)
Pian pianin su questo seggio.

SUSANNA
Dove sono!
(rinviene)
Cosa veggio!
(staccandosi da tutti due)
Che insolenza, andate fuor.

BASILIO
Siamo qui per aiutarvi,
è sicuro il vostro onor.

IL CONTE
Siamo qui per aiutarti,
non turbarti, oh mio tesor.

BASILIO
(al Conte)
Ah, del paggio quel che ho detto
era solo un mio sospetto.

SUSANNA
È un'insidia, una perfidia,
non credete all'impostor.

IL CONTE
Parta, parta il damerino!

SUSANNA e BASILIO
Poverino!

IL CONTE
Poverino!
Ma da me sorpreso ancor.

SUSANNA e BASILIO
Come! Che!

IL CONTE
Da tua cugina
l'uscio ier trovai rinchiuso;
picchio, m'apre Barbarina
paurosa fuor dell'uso.
Io dal muso insospettito,
guardo, cerco in ogni sito,
ed alzando pian pianino
il tappetto al tavolino
vedo il paggio ...
(imita il gesto colla vestaglia e scopre il paggio)
Ah! cosa veggio!

SUSANNA
Ah! crude stelle!

BASILIO
Ah! meglio ancora!

IL CONTE
Onestissima signora!
Or capisco come va!

SUSANNA
Accader non può di peggio,
giusti Dei! Che mai sarà!

BASILIO
Così fan tutte le belle;
non c'è alcuna novità!

Recitativo

IL CONTE
Basilio, in traccia tosto
di Figaro volate:
(addita Cherubino che non si muove di loco)
io vo' ch'ei veda ...

SUSANNA
Ed io che senta; andate!

IL CONTE
Restate: che baldanza! E quale scusa
se la colpa è evidente?

SUSANNA
Non ha d'uopo di scusa un'innocente.

IL CONTE
Ma costui quando venne?

SUSANNA
Egli era meco
quando voi qui giungeste, e mi chiedea
d'impegnar la padrona
a intercedergli grazia. Il vostro arrivo
in scompiglio lo pose,
ed allor in quel loco si nascose.

IL CONTE
Ma s'io stesso m'assisi
quando in camera entrai!

CHERUBINO
Ed allor di dietro io mi celai.

IL CONTE
E quando io là mi posi?

CHERUBINO
Allor io pian mi volsi, e qui m'ascosi.

IL CONTE
(a Susanna)
Oh ciel, dunque ha sentito
tutto quello ch'io ti dicea!

CHERUBINO
Feci per non sentir quanto potea.

IL CONTE
Ah perfidia!

BASILIO
Frenatevi: vien gente!

IL CONTE
(tira Cherubino giù dalla sedia)
E voi restate qui, picciol serpente!

SCENA VIII
Figaro, contadine e contadini, i suddetti

(Figaro con bianca veste in mano. Coro di contadine e di contadini vestiti di bianco che spargono fiori, raccolti in piccioli panieri, davanti al Conte e cantano il seguente)

N. 8 Coro

CORO
Giovani liete,
fiori spargete
davanti al nobile
nostro signor.
Il suo gran core
vi serba intatto
d'un più bel fiore
l'almo candor.

Recitativo

IL CONTE
(a Figaro)
Cos'è questa commedia?

FIGARO
(piano a Susanna)
Eccoci in danza:
secondami cor mio.

SUSANNA
(Non ci ho speranza.)

FIGARO
Signor, non isdegnate
questo del nostro affetto
meritato tributo: or che aboliste
un diritto sì ingrato a chi ben ama ...

IL CONTE
Quel diritto or non v'è più; cosa si brama?

FIGARO
Della vostra saggezza il primo frutto
oggi noi coglierem: le nostre nozze
si son già stabilite. Or a voi tocca
costei che un vostro dono
illibata serbò, coprir di questa,
simbolo d'onestà, candida vesta.

IL CONTE
(Diabolica astuzia!
Ma fingere convien.)
Son grato, amici,
ad un senso sì onesto!
Ma non merto per questo
né tributi, né lodi; e un dritto ingiusto
ne' miei feudi abolendo,
a natura, al dover lor dritti io rendo.

TUTTI
Evviva, evviva, evviva!

SUSANNA
Che virtù!

FIGARO
Che giustizia!

IL CONTE
(a Figaro e Susanna)
A voi prometto
compier la ceremonia:
chiedo sol breve indugio; io voglio in faccia
de' miei più fidi, e con più ricca pompa
rendervi appien felici.
(Marcellina si trovi.) Andate, amici.

N. 9 Coro

CORO
Giovani liete,
fiori spargete
davanti al nobile
nostro signor.
Il suo gran core
vi serba intatto
d'un più bel fiore
l'almo candor.
(partono)

Recitativo

FIGARO, SUSANNA e BASILIO
Evviva!

FIGARO
(a Cherubino)
E voi non applaudite?

SUSANNA
È afflitto poveretto!
Perché il padron lo scaccia dal castello!

FIGARO
Ah, in un giorno sì bello!

SUSANNA
In un giorno di nozze!

FIGARO
Quando ognun v'ammira!

CHERUBINO
(s'inginocchia)
Perdono, mio signor ...

IL CONTE
Nol meritate.

SUSANNA
Egli è ancora fanciullo!

IL CONTE
Men di quel che tu credi.

CHERUBINO
È ver, mancai; ma dal mio labbro alfine ...

IL CONTE
(lo alza)
Ben ben; io vi perdono.
Anzi farò di più; vacante è un posto
d'uffizial nel reggimento mio;
io scelgo voi; partite tosto: addio.
(Il Conte vuol partire, Susanna e Figaro l'arrestano.)

SUSANNA e FIGARO
Ah, fin domani sol ...

IL CONTE
No, parta tosto.

CHERUBINO
A ubbidirvi, signor, son già disposto.

IL CONTE
Via, per l'ultima volta
la Susanna abbracciate.
(Inaspettato è il colpo.)

FIGARO
Ehi, capitano,
a me pure la mano;
(piano a Cherubino)
io vo' parlarti
pria che tu parta. Addio,
picciolo Cherubino;
come cangia in un punto il tuo destino.

N. 10 Aria

FIGARO
Non più andrai, farfallone amoroso,
notte e giorno d'intorno girando;
delle belle turbando il riposo
Narcisetto, Adoncino d'amor.
Non più avrai questi bei pennacchini,
quel cappello leggero e galante,
quella chioma, quell'aria brillante,
quel vermiglio donnesco color.
Tra guerrieri, poffar Bacco!
Gran mustacchi, stretto sacco.
Schioppo in spalla, sciabla al fianco,
collo dritto, muso franco,
un gran casco, o un gran turbante,
molto onor, poco contante!
Ed invece del fandango,
una marcia per il fango.
Per montagne, per valloni,
con le nevi e i sollioni.
Al concerto di tromboni,
di bombarde, di cannoni,
che le palle in tutti i tuoni
all'orecchio fan fischiar.
Cherubino alla vittoria:
alla gloria militar.
(Partono tutti alla militare.)


ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
ATTO TERZO
ATTO QUARTO

(Dal programma di sala)
Note di regia

Le nozze di Figaro sono una di quelle opere dove l'adesione tra musica e drammaturgia è talmente compiuta che, sotto questo aspetto, alla regia tocca solo assecondare il meccanismo perfetto della commedia. Ciò su cui invece si può intervenire, è il punto di osservazione con cui la si mette in scena e, per parte mia, ho voluto privilegiare due componenti che considero fondamentali.

Una di queste è la dimensione comunitaria della vicenda, perché se è vero che Le nozze incarnano il mito quanto mai settecentesco della ricerca della felicità, poco importa che si ambienti l'opera tra crinoline o tra abiti odierni, quanto che si rispetti il postulato principale di quel mito: la felicità è di tutti o di nessuno, è tale solo se coinvolge l'intera comunità, almeno nell'attimo in cui sembra a portata di mano. Per questo il "Corriam tutti" del Finale deve riguardare ogni personaggio, nessuno escluso: anche la Contessa, per intenderci, e indipendentemente da ciò che farà il Conte il giorno dopo. Ed è sempre per questo che ho voluto tenere in scena il maggior numero possibile di personaggi, presenti in carne ed ossa o anche solo come proiezione di pulsioni altrui, o come fantasmi a cui ci si rivolge.

Del resto, cos'altro è l'Eros che pervade Le nozze di Figaro., l'Eros che in tutte le sue sfumature s'impone come oggetto dell'investigazione mozartiana, cos'altro è, appunto, se non una tensione che rimanda all'altro e chiede di essere recepita? Una simile aspirazione alla felicità s'incontra con quel tema della "lotta di classe" che all'epoca fece passare Beaumarchais per un rivoluzionario e che, sono convinta, trapeli dalla musica mozartiana almeno quanto l'altro tema, forse ancor più inedito, di una possibile solidarietà tutta al femminile.

Lo scontro tra Figaro e il Conte non è solo potente, così come l'irriverenza del servo Figaro, ma fa sì che il lieto fine appaia come il risultato di un processo conflittuale e non il semplice atto di ossequio alle regole della commedia.

Il secondo aspetto su cui mi sono concentrata è quel senso del transitorio che è poi il segreto della modernità mozartiana: la capacità di cogliere la mobilità dei personaggi, il calarsi nel qui ed ora delle psicologie per seguirne un'evoluzione che non vuoi essere definitiva, sapendo che, chiuso il sipario, i personaggi andranno incontro a ulteriori trasformazioni. Ne ho cercato un corrispettivo scenico immaginando la casa—castello del conte durante un trasloco: andirivieni di trasportatori, mobilio che viene imballato per essere portato via, teli semitrasparenti che coprono o discoprono gli ambienti.

C'è qualcosa, in questo gioco del velare e dello svelare, che mi fa pensare al modo con cui Mozart penetra nei personaggi. Specie nel IV atto dove, malgrado il buio e i travestimenti, o in realtà proprio grazie a questi, ciascun protagonista scopre un lato inedito del proprio sé.

Per Figaro sono i preconcetti misogini della sua gelosia, per Susanna la manifestazione di un desiderio amoroso mai prima espresso in modo così esplicito e carnale; e se, grazie alla finzione, può essere che il Conte conosca un lato piccante della consorte, è a quest'ultima che si deve la svolta decisiva, nell'atto con cui perdona il marito: gesto immenso, di cui forse neppure lei sapeva di essere capace.

Laura Cosso

Le nozze di Figaro: dalla commedia di Beaumarchais all'opera dì Mozart

Le nozze dì Figaro furono rappresentate per la prima volta al Burgtheater di Vienna, il 1° maggio 1786.

E' dell'1 novembre 1785 una lettera, destinata alla figlia Nannerl, nella quale Leopold Mozart afferma di conoscere la "pièci' scelta come soggetto dell'opera e rivela la sua preoccupazione per le molte discussioni che precederanno la stesura del libretto: sa infatti che Wolfgang vorrà avere sotto controllo ogni sfumatura del testo.

La pièce di cui parla Leopold è La folle journée ou Le mariage de figaro di Pierre Augustine Caron de Beaumarchais, scritta nel 1780 e allestita a Parigi nel 1784. Secondo tassello, dopo Le barbier de Séville, di una trilogia che Beaumarchais concluse nel 1792 con La mère coupable, la commedia girò tutta l'Europa accompagnata dalla nomea di opera giacobina. Il soggetto di Beaumarchais è a tutti gli effetti rivoluzionario. Dalla prefazione al suo lavoro, sappiamo che il commediografo francese dovette affrontare ogni tipo di attacco dopo la presentazione dell'opera e che fu accusato di offendere la religione, il governo, tutte le classi della società e i buoni costumi. Le mariage de Figaro infatti condanna gli abusi di potere perpetrati dal Conte nei confronti dei suoi servitori, ma non solo: evidenzia gli assurdi privilegi (primo fra tutti lo ius primae noctis) di un'aristocrazia ormai bersagliata da tutti i fronti e criticata dai suoi stessi sottoposti. C'è un chiaro rovesciamento dei ruoli, un netto spostamento del punto di vista: il bene e il male si schierano con decisione a favore o contro una parte sociale.

Probabilmente fu proprio l'istanza politica della commedia di Beaumarchais ad attirare l'attenzione di un compositore attento, ricettivo e sensibile dalle spinte ideali del suo tempo come fu Mozart.

Un primo livello di lettura delle Nozze di Figaro mozartiane è dunque quello della critica sociale e politica.

Nelle sue Memorie il librettista Lorenzo Da Ponte ci rivela che l'idea di utilizzare Le mariage de Figaro fu dello stesso Mozart. Scelto il soggetto, si poneva un problema di non facile soluzione: Giuseppe II aveva proibito la diffusione del testo di Beaumarchais, in seguito alla censura posta già in Francia. Secondo un aneddoto riportato da Da Ponte nelle sue Memorie l'imperatore si sarebbe mostrato tollerante nei confronti della pièce grazie ad una serie di modifiche apportate dal librettista al testo originale.

In realtà, confrontando il libretto di Da Ponte con la commedia francese, risulta evidente la sostanziale fedeltà all'originale e si comprende come i pochi tagli apportati non abbiano eliminato le situazioni più graffianti del testo. La musica poi non smussa, anzi, amplifica l'atmosfera provocatoria di Beaumarchais. Basti pensare alla prima aria di Figaro, che non è qui il solito servo astuto e pronto ad imbrogliare il padrone, ma una personalità che si ribella a soprusi che reputa inammissibili: in Se vuoi ballare signor contino, infatti, sotto le movenze artefatte di una danza di corte, si sente crescere e pulsare il desiderio di Figaro quasi per uno scontro fisico con il Conte, esponente di una classe fino ad allora considerata intoccabile.

Ancora dalle Memorie di Da Ponte emerge l'atteggiamento di grande interesse e predisposizione che l'imperatore manifestò per la rappresentazione delle Nozze. Non solo consentì di utilizzare come soggetto una commedia censurata, ma permise anche l'introduzione di balli, che egli stesso aveva precedentemente vietato. Giuseppe II era infatti, come molti degli Asburgo, un appassionato di musica assai competente e prestava particolare attenzione al teatro musicale, che utilizzava spesso come mezzo politico per il suo programmatico attacco all'aristocrazia.

Il racconto di Da Ponte, secondo il quale bastarono pochi tagli alla commedia originale per convincere l'imperatore ad ammettere Le nozze di figaro al suo teatro, non sembra quindi fornire una spiegazione sufficiente. Fu invece il significato politico del testo a far in modo che Giuseppe II non solo permettesse, ma favorisse la rappresentazione di quest'opera, riconosciuta come un'arma utile alla sua battaglia antinobiliare.

Ma Mozart non sarebbe Mozart se si fosse limitato a dar voce ai contrasti sociali nella sua opera: vi è molto di più.

Una seconda e più profonda chiave di lettura è offerta dalla scena finale dell'opera. Essa, infatti, non rappresenta la vittoria di una classe su un'altra, ma la riconciliazione generale tra tutti i personaggi e tutte le classi sociali, la catarsi, innestata dal perdono richiesto dal Conte («Contessa, perdono») e magnanimamente elargito dalla Contessa, la cui risposta arriva, dolcissima, a colmare quel vuoto assetato lasciato dalla domanda del marito («Più docile sono e dico di sì»). Nel momento in cui il Conte si mette in ginocchio, la commedia cede per alcuni momenti il passo alla musica sacra: di colpo siamo trasferiti in un clima che non ha altra definizione se non religioso. La frase della Contessa viene ripresa, sottovoce, da tutti i personaggi, in un'armonizzazione a quattro parti («Ah tutti contenti saremo così »): è un corale, pieno di devozione, che rivela la commistione dei generi nella poetica mozartiana. Non esistono più i singoli personaggi, ma soltanto l'umanità la cui più profonda aspirazione, secondo Mozart, è la ricerca della felicità; ma la felicità è possibile solo se i contrasti e i conflitti sono - almeno momentaneamente - superati.

Che senso avrebbe la vita se non servisse a conseguire la felicità?

E questo, in fondo, il senso più profondo di quest'opera, al di là dei temi della politica, della società, del sesso. Questa musica è sublime e allo stesso tempo malinconica, perché contiene il senso dei limiti dell'umano, della sua fragilità e imperfezione. Proprio l'aver messo in musica la contentezza in questo modo così profondo e severo, ci fa intuire che per via della nostra fragilità il giorno dopo (inevitabilmente!) ricomincerà tutto daccapo. E allora con «Questo giorno di tormenti» (Allegro assai, re maggiore) può riprendere la frenesia dell'Ouverture: «Corriam tutti a festeggiar!». A festeggiare cosa? Ormai è chiaro: la consapevolezza, qui espressa in modo assoluto dalla musica, che la felicità è possibile nella capacità di riconoscerei fragili ed essere disposti ad accettare e quindi a comprendere, guidati dalla ragione, i nostri errori e le nostre debolezze, tema questo ripreso nell'ultima opera di Mozart, il Così fan tutte.

Giulia Ferraro

Studentessa del Corso di Musicologia

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