Madama Cortese
(accorrendo con una lettera in mano)
Signori, ecco una lettera,
venuta da Parigi;
Prendete, sì leggete,
conforto vi darà.
Gli altri (a Don Profondo)
Prendete, sì leggete,
conforto ci darà.
Scena diciannovesima
I detti, Madama Cortese
(Don Profondo prende la lettera e legge.)
«A giorni il Re ritorna
gran feste si daranno,
rapidi qui verranno
stranieri in quantità.
Da quello che preparasi
a corte ed in città,
ben si può giudicare
che festa si farà;
Spettacol più giocondo,
mai visto si sarà;
chi a Reims non potè andare
qui si consolerà.
T’abbraccio, o mia dolcissima
amabile metà.»
(Gli altri personaggi ripetono alternativamente le frasi della lettera.)
Contessa di Folleville
Amici, ah! non tardiamo;
Parigi è la mia patria;
là v’offro alloggio e tavola,
e quanto occorrerà.
Tutti
Partiamo. - Ah! sì, il desio,
che ci divampa in seno,
in parte pago almeno
alfine si vedrà.
Tra dolci e cari palpiti,
or torno a respirar;
farà un vivace giubilo
quest’anima brillar.
Destino maledetto,
non ce la puoi ficcare,
e tutti, a tu dispetto,
andiamo a giubilar.
Madama Cortese
Destino maledetto
Zefirino
Non gliela puoi ficcare,
e tutti, a tuo dispetto
andranno a giubilar.
Barone di Trombonok
Come partire?
Contessa di Folleville
Nella diligenza,
che da Parigi vien regolarmente
ogni dì nei contorni.
Barone di Trombonok
Ella ha ragione.
Cavalier Belfiore
Dunque dimani?
Contessa di Folleville
Certo.
Barone di Trombonok
E questa borsa?
Don Profondo
S’ordini per stasera un bel convito,
publico sia l’invito.
Barone di Trombonok
E quel che resterà?
Cavalier Belfiore Per gl’indigenti.
Barone di Trombonok
E’ ognun d’accordi?
Tutti Sì.
Barone di Trombonok
(a Madama Cortese)
A voi Madama affido
la cura degli inviti.
Madama Cortese
Oh! è domenica appunto,
e tutti ci verran con gran piacere.
Don Profondo
Una cena squisita.
Madama Cortese
Non mancan provisioni.
(verso le quinte)
Ehi, mastro Antonio!
Scena ventesima
I detti, Antonio, Gelsomino
Antonio
Son qua, cosa comanda?
Madama Cortese
Una cena, una festa nel giardino,
e il più presto possibile.
Antonio
Ho capito, non dubiti,
qui avvezzi siamo ai colpi inaspettati,
e tutti resteran maravigliati.
Gelsomino
Madama, lo sapete,
già per l’anniversario del ritorno
dell’augusta famiglia
ch’ogni anno celebriamo, qui son pronte
le cose principali;
servir ce ne potremo.
Madama Cortese
A meraviglia.
Tua cura, o Gelsomino,
sia di suonar intorno il tamburino.
(Antonio e Gelsomino partono.)
Contessa di Folleville
E dimani, a Parigi,
la capital del mondo.
Cavalier Belfiore
D’ogni piacer l’asilo il più giocondo.
(Tutti partono, eccetto Melibea, Libenskof ed il Barone.)
Scena ventunesima
Melibea, Libenskof ed il Barone
Barone di Trombonok
Tutto va ben; ma come a entrambi è noto,
fervido amico ognor dell’armonia,
vorrei vedervi in pace; un lieve nembo
sol ne turbò il sereno; voi vi amate,
e l’un per l’altro fatti mi sembrate.
Conte di Libenskof
(al Barone con amarezza)
Ella per Don Alvaro...
Melibea
(troncandogli la parola)
Il torbi’occhio della Gelosia,
d’Erebo ignobil figlia, solo puote
traveder a tal segno.
Barone di Trombonok
Oh! non v’è dubbio.
Conte di Libenskof
Eppur poc’anzi...
Barone di Trombonok
Amico, a me credete,
siete in error, perdono le chiedete.
(parte sorridendo)
Scena ventiduesima
Melibea, Libenskof
Conte di Libenskof
Di che son reo?
Melibea
D’un vil sospetto.
Conte di Libenskof
Ah! no...
Un eccesso d’amore
sol colpevol mi rese.
Melibea
D’alma grande
apprezzar tu non sai
il sacro e vivo ardor.
Conte di Libenskof
Ma l’apparenza...
Melibea
Nube tenebrosa,
del ver celando il volto risplendente,
d’opaco orror ingombra ognor la mente.
Conte di Libenskof
Qual sublime parlar! confuso io sono...
Eccomi ai vostri piè... Pietà! perdono.
D’alma celeste, oh Dio!
ch’arde di pura face,
turbar osai la pace
con insensato ardor.
Melibea
D’un puro amor verace,
l’indol t’è ignota ancora;
d’infedeltà capace
sol è un profano cor.
Conte di Libenskof
Pentito io son.
Melibea
Che speri?
Conte di Libenskof
Rendimi il cor.
Melibea
Tu osasti...
Conte di Libenskof
Il barbaro mio stato
ti desti almen pietà.
Melibea
Al pentimento, o ingrato!
credere il cor non sa.
Conte di Libenskof
(Qual barbaro rigore!
Dubbioso e incerto io resto...
Di speme e di timore
palpita in seno il cor.)
Melibea
(Il mio crudel rigore
dubbioso e incerto il rende;
di speme e di timore
palpita in seno il cor!
Già cessa il mio rigore,
per lui mi parla amor.)
Ah! regger non poss’io,
ecco la desta e il cor.
Conte di Libenskof
O gioia incomparabile!
O fortunato ardor!
Melibea e Conte di Libenskof
Ah! no, giammai quest’anima,
più cari e dolci palpiti
non ha provato ancor.
(partono)
Giardino illuminato, con tavola imbandita.
Scena ventitreesima
Antonio, Gelsomino, vari servi
Antonio
(mettendo I nomi sulle salviette)
Tutto è all’ordin. - Va’, corri, Gelsomino,
a dire a quei signor che son serviti;
ma pria ci vuol la riverenza, intendi?
Gelsomino
E per chi mai mi prendi?
Ho servito de’ principi,
de’ conti, de’ baroni,
altezze ed eccellenze in quantità,
e so d’ogn’altro al par quel che si fa. (parte)
Antonio
Oh! guarda che amor proprio!
Ma son tutti così;
soglion vantarsi assai,
e se a lor vi fidate,
in grand’impiccio spesso vi trovate.
Scena ventiquattresima
Antonio, Maddalena
Maddalena
Madama qui mi manda
per sapere da voi se tutto è pronto.
Antonio
Nulla manca, guardate...
Gelsomino ho spedito
ad avvertir la nobil compagnia.
Maddalena
Ma bravo mastr’Antonio
Far sì presto e si bene!
E’ un miracolo davvero.
Antonio Mille grazie.
Maddalena
Qui certo ancor veduta
non si sarà più bella festa.
Antonio
E’ vero.
Maddalena
Ma non sapete un’altra novità.
Antonio
Che cosa?
Maddalena
Nei contorni,
per caso di passaggio
v’è una truppa ambulante, ed il Barone
gran professore, dilettante insigne,
a dare qui un concerto l’ha invitata,
pendente il bel festino.
Antonio
Ottima idea!
Maddalena
Canteran, balleranno.
Antonio
(con stupore ed allegria)
Balleranno?
Maddalena
Sì, v’è un corpo di ballo.
Antonio Tanto meglio;
il ballo è sempre stata
la mia passione, e adesso ancor...
(fa dei moti colle gambe e vacilla)
Maddalena
(sostenendolo)
Badate:
Vo ad avvertir Madama, qui aspettate.
(parte)
Antonio
Presto verrà la bella comitiva.
(guardando fra le quinte)
Ma non m’inganno, no, ecco che arriva.
Scena venticinquesima
Sul ritornello entra la truppa ambulante, composta di virtuosi di
canto e di ballerini; i contadini, le contadine, le giardiniere;
indi tutti i personaggi che siedono a tavola; Maddalena, Zefirino
Coro
L’allegria è un sommo bene,
ond’a noi fe’ dono il cielo;
sani e freschi ci mantiene
nel bel grembo del piacer.
Cinti ognor d’ameni fiori,
fra le danze, il riso e il gioco,
colle grazie e cogli amori
non pensiamo che a goder.
Presto imbianca il nero crine,
qual balen fugge la vita,
e a non perdere c’invita
un istante di piacer.
Barone di Trombonok
Ora secondo l’uso,
i brindisi facciamo. - Ecco la lista
che di far m’imponeste
con decente simmetrica armonia,
e spero che ad ognun ben grata sia.
(legge la nota)
Inno tedesco. - Tocca a me;
ma indulgenza vi chiedo; fra i cavalli,
le bombe ed i cannoni
io la metà lasciai de’ miei polmoni.
(Inno tedesco)
Or che regna fra le genti
la più placida armonia,
dell’Europa sempre fia
il destin felice appien.
Viva, via l’armonia
ch’è sorgente d’ogni ben.
Coro
Viva, via l’armonia
ch’è sorgente d’ogni ben.
Barone di Trombonok
Altro da dir avrei; ma sono stracco;
(a Melibea)
A voi, bella Marchesa, in stil polacco.
(Polacca)
Melibea
Ai prodi guerrieri
seguaci di gloria,
di cui la vittoria
compagna fu ognor,
ch’ovunque risplendere
fer l’alto valor,
che pronti ognor sono
col brando a difendere
la patria ed il trono,
la fede e l’onor.
Coro
Che pronti ognor sono
col brando a difendere
la patria ed il trono,
la fede e l’onor.
Barone di Trombonok
Libenskof, tocca a voi,
un’aria russa, ad libitum;
ven’ sono delle belle...
Conte di Libenskof
Una ne so a memoria
che udii cantar un giorno,
mentre il monarca a noi facea ritorno.
(Inno Russo)
Onore, gloria ed alto omaggio
d’Augusta donna al nobil cor,
ch’il più magnanimo coraggio
del fato oppose al reo furor.
Degli infelici al duolo, al pianto
ella sollievo offrendo va;
e i più bei vanti, in regio ammanto,
brilla sul trono un di farà.
Coro
E i più bei vanti, in regio ammanto,
brilla sul trono un di farà.
Barone di Trombonok
(a Don Alvaro)
Dal nord al mezzogiorno
bella è la transizion. Voi possedete
una sonora voce, e dell’Iberia
gustar i dolci canti or ci farete.
(Canzone Spagnola)
Don Alvaro
Omaggio all’augusto duce,
che d’alma sovrana luce
l’Iberia fe’ balenar.
Ei spense il civil furore
del soglio salvò l’onore,
da tutti si vide amar.
O grande invidiabil gloria!
Ah! dove di tal vittoria
l’esempio mai ritrovar?
Coro
Ah! dove di tal vittoria
l’esempio mai ritrovar?
Barone di Trombonok
(a Lord Sidney)
Milord, in tuon maggiore...
Lord Sidney
Io musico non sono;
non so che una canzone.
Barone di Trombonok
«God save the King?»
Lord Sidney
Appunto.
Barone di Trombonok
Va benone.
(Canzone inglese)
Lord Sidney
Del Grand’Enrico
il germe amato
proteggi o ciel!
Propizio il fato
ai voti sia
del fortunato
popol fedel.
Coro
Del fortunato
popol fedel.
Barone di Trombonok
Contessa, Cavaliere, a voi la scelta
lascia dell’aria; ma prescrivo il tuono;
in do; no, no, in UT. (Che bestia! obblio
che a due Galli indirizzo il parlar mio.)
(Canzone francese)
Contessa di Folleville e Cavalier Belfiore
Madre del nuovo Enrico,
dei Franchi speme e onor
ti colmi il cielo amico
degli almi suoi favor.
Di rari pregi splendi,
d’età sul fior,
e in ogni petto accendi
rispetto e amor.
Coro
E in ogni petto accendi
rispetto e amor.
Barone di Trombonok
Madama, Don Profondo,
voi terminar dovete,
in elafà coll’aria che volete.
(Tirolese)
Madama Cortese
Più vivace e più fecondo
l’aureo giglio omai risplende,
e felice ognuno rende
col benefico fulgor.
sacra pianta al ciel diletta,
che fedel la patria onora,
tu sarai de’ Franchi ognora
la speranza e il dolce amor.
Don Profondo
Un sì giocondo
ameno giorno
la gioia intorno
sol fa regnar.
Che lieta sorte!
Che bel contento!
In petto io sento
il cor balzar.
Barone di Trombonok
Corinna, or spetta a voi; così compita
sarà la festa.
Gli altri
Ah! sì.
Lord Sidney (a Corinna)
Come trovar un’occasion più bella
di far sentir i vostri dolci accenti?
Gli altri
E’ ver.
Corinna
Grande è il cimento,
e temo...
Don Profondo Di che mai?
Madama Cortese
Che amabile modestia!
Melibea
Ah! non tardate
ad appagar i nostri voti.
Corinna
Io cedo.
Il soggetto scegliete
e di farmi avvertir poi degnerete.
(si ritira)
(Tutti s’alzano da tavola. Un servo porta un’urna; Don Profondo distribuisce
carta e lapis ai diversi personaggi, i quali scrivono il soggetto e rimettono la
cartolina al sudetto, che la legge ad alta voce e pone dopo nell’urna.)
Melibea
Giovanna D’Arco.
Madama Cortese
Il Cittadino di Reims.
Cavalier Belfiore
Carlo X Re di Francia.
Conte di Libenskof
La battaglia di Tolbiac.
Don Profondo
Clodoveo.
Don Alvaro
Le tre stirpi reali di Francia.
Don Prudenzio
David e Samuele.
Barone di Trombonok
Il Crisma e la Corona.
Lord Sidney
Ugo Capeto.
Contessa di Folleville
San Luigi.
Barone di Trombonok
Melibea, di dritto
vi spetta estrar dall’urna or il biglietto,
che all’improvviso fornira il soggetto.
Estrae un biglietto Don Profondo
Carlo X, re di Francia
(Il Barone e Don Profondo vanno ad avvertire Corinna
che viene colla lira in mano, legge il soggetto ad alta voce, si
raccoglie, indi improvvisa.)
Corinna
All’ombra amena - del GIGLIO D’OR.
aura serena - innebbria il cor.
Di lieti giorni - più dolce aurora
sorger la Francia - non vide ancor,
e grata applaude, - ammira e adora
di tanto bene – l’augusto autor
Della corona - sostegno e onor,
Carlo le dona - novel splendor.
Dal maestoso - regal suo viso
traspar del core - la nobiltà.
Nunzio di gioia - è il bel sorriso,
pegno soave - d’alma bontà.
Se un dì, non lice - il bene oprar,
perduto il dice, - di Tito al par.
Da poche lune - in trono siede,
e ognun già gode - de’ suoi favor.
La gioia intorno - brillar si vede,
l’etra risuona - d’inni d’amor.
Appiè dell’are, - ei chiese al ciel,
che secondare - degni il suo zel;
non fia deluso - il bel desio,
figlio dell’almo - suo nobil cor.
Sacro il diadema - già rese Iddio,
né più del fato - teme il furor.
Al soglio accanto, - ch’egual non ha;
soave incanto - ognun godrà.
Cento anni e cento - ognor protetto
dall’immortale - divin favor,
viva felice - il prediletto
Carlo, de’ Franchi - delizia e amor!
(Appena finito l’improvviso, rischiarati da improvvisa luce, appariscono i
ritratti dell’augusta famiglia reale e de’ più celebri Re di Francia con vari
emblemi analoghi, palme, corone etc.)
Cavalier Belfiore
Viva il diletto
augusto regnator,
ond’è l’aspetto
forier di gioia e onor.
(Tutti ripetono la strofa. Ballo.)
Tutti
(con religiosa espressione)
Sul verde stelo,
fiorisca il giglio ognor;
lo colmi il cielo
degli almi suoi favor.
Cavalier Belfiore, indi Tutti
Con sacro zelo
da noi serbato ognor,
sul verde stelo
risplenda il Giglio d’Or:
Lo colmi il cielo,
degli almi suoi favor.
Viva la Francia
e il prode regnator.
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