Alcuni scatti durante la preparazione 
scenica e le prove
 
  

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena I

 
 
Durante l'esecuzione della Sinfonia in scena si evoca 
l'uccisione del primo Conte di Walter
 
 
 

 
 
Ameno villaggio. Da un lato la modesta casa di Miller, dall'altro, rustico 
tempietto: in lontananza, ed a traverso degli alberi, le cime del castello di 
Walter. 
Un'alba limpidissima di primavera è sull'orizzonte: gli abitanti del villaggio 
si adunano per festeggiare il dì natalizio di Luisa. Laura è fra dessi.
LAURA, CONTADINI:
Ti desta, Luisa, regina de' cori; 
i monti già lambe un riso di luce: 
d'un giorno sì lieto insiem con gli albori 
qui dolce amistade a te ne conduce: 
leggiadra è quest'alba sorgente in aprile, 
ma come il tuo viso, leggiadra no, non è: 
è pura, soave quest'aura gentile, 
pur meno è soave, men pura è di te.
 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
Luisa, Miller e Detti
MILLER:
Ecco mia figlia.
LUISA:
O care amiche!
CONTADINI:
Il cielo a te sia fausto.
LAURA:
In breve 
ad invocarlo andrem uniti al tempio.
MILLER:
Il vostro affetto dal mio ciglio esprime 
pianto di tenerezza...
Al cor paterno è sacro
il dì che spunta....esso mi die' Luisa!
LUISA:
(Né giunge ancor! 
Da lui divisa non v'ha gioia per me!)
MILLER:
Figlia, ed amore, appena desto in te, 
sì vive fiamme già spande! 
Oh! mal non sia contanto amor locato! 
Del novello signor qui giunto nella Corte 
ignoto a tutti è questo Carlo. 
Io temo!
 
 
 

 
 
LUISA:
Non temer: 
più nobil spirto, 
alma più calda 
di virtù non mai vestì spoglia mortal. 
 
 
 

 
 
 

 
 
M'amò, l'amai. 
Lo vidi, e 'l primo palpito 
il cor sentì d'amore; 
mi vide appena, e il core 
balzò del mio fedel. 
 
 
 

 
 
Quaggiù si riconobbero 
nostr'alme in rincontrarsi 
formate per amarsi 
Iddio le avea in ciel!
 
 
 

 
 
LAURA, CONTADINI: 
(presentandole tutti, prima le donne, poi gli uomini, un mazzettino di fiori)
Luisa, un pegno ingenuo 
dell'amistade accetra.
LUISA:
Grata è quest'alma, 
o tenere compagne! 
(scorgendo un giovane cacciatore, che anch'esso fra gli altri le porge i suoi 
fiori) 
Ah!
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena III
Rodolfo e Detti
RODOLFO:
Mia diletta!
MILLER: (turbato, tra sé) 
Desso!
RODOLFO:
Buon padre!
LUISA:
Abbraccialo, 
t'ama qual figlio.
RODOLFO: (salutando i contadini) 
Amici . . . 
(a Luisa) 
Sei paga?
LUISA:
Di letizia colma son io!
 
 
 

 
 
LAURA, CONTADINI:
Felici appieno vi rende amore.
 
 
 

 
 
LUISA, RODOLFO:
Appien felici? È vero! 
A te dappresso il cuore 
non vive che al piacer. 
T'amo d'amor ch'esprimere 
mal tenterebbe il detto! 
Il gel di morte spegnere 
non può sì ardente affetto; 
ha i nostri cori un Dio 
di nodo eterno avvinti, 
e sulla terra estinti 
noi ci ameremo in ciel!
 
 
 

 
 
MILLER:
(Non so qual voce infausta 
entro il mio cor favella . . . 
Misero me, se vittima 
d'un seduttor foss'ella! 
Ah! non voler, buon Dio, 
che a tal destin soccomba . . . 
mi schiuderia la tomba 
affanno sì crudel!)
LAURA, CONTADINI 
Un'alma, un sol desio 
ad ambo avvia il petto! 
Mai non ssi vide affetto 
più ardente, più fedel!
(Odesi la sacra squilla)
TUTTI:
Udiste? I bronzi squillano; 
andiam, ne invita il ciel.
(Da questo momento tutti abbandonano la scena cantando, ed entrano a poco a poco 
nella chiesa, ad eccezione di Miller)
 
  
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena IV
Wurm e Detti
(Entra Wurm)
WURM:
Ferma ed ascolta.
MILLER:
Wurm!
WURM:
Io tutto udìa! 
Furor di gelosia m'arde nel petto! 
Amo tua figlia, 
eppure, un anno volge, 
io la sua man ti chiesi; 
non dissentisti, 
ed or che più fortuna 
a me spira seconda, 
or che il novello signor 
più che l'estinto 
m'è largo di favor, 
tu la promessa 
calpesti, ed osi!
 
 
 

 
 
 

 
 
MILLER:
Ah! cessa! 
Il mio paterno assenso promisi, 
ove la figlia t'avesse amato.
 
 
WURM:
E non potevi forse 
alle richieste nozze astringerla? 
Non hai dritto sovr'essa tu?
 
 
 

MILLER:
Che dici mai? 
Sacra la scelta è d'un consorte, 
esser appieno libera deve; 
nodo che sciorre sol può la morte 
mal dalla forza legge riceve. 
Non son tiranno, padre son io, 
non si comanda de' figli al cor. 
In terra un padre somiglia Iddio 
per la bontade, non pel rigor.
 
 
 

 
 
 

 
 
 

 
 
WURM:
Costarti, o vecchio debole, 
caro il tuo cieco affetto dovrà, 
ben caro!
MILLER:
Spiegati.
WURM:
Sotto mendace aspetto 
il preferito giovine 
si mostra a voi.
MILLER:
Fia vero! E tu conosci?
WURM:
Apprendilo: ei figlio è 
dell'altero Walter!
MILLER:
O ciel! Dicesti figlio?
WURM:
Del tuo signor. Addio.
MILLER:
Pur . . .
WURM:
M'intendesti.
(parte)
MILLER:
Ei m'ha spezzato il cor! 
(rimane silenzioso qualche momento, come oppresso dal dolore)
 
 
 

 
 
Ah! fu giusto il mio sospetto! 
Ira e duol m'invade il petto! 
 
 
 

 
 
 
D'ogni bene il ben più santo, 
senza macchia io vo' l'onor. 
D'una figlia il don solanto, 
ciel mi festi, e pago io son, 
ma la figlia, ma il tuo dono 
serba intatto al genitor.
(Parte)
 
  
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena V
Sala nel castello di Walter, con porta in fondo. 
Walter e Wurm. Alcuni familiari, che rimangono al di là della soglia.
WALTER: (inoltrandosi seguito da Wurm).
Che mai narrasti! 
Ei la ragione a dunque smarrì!
WURM:
Signor, quell'esaltato capo voi conoscete.
WALTER:
La Duchessa intanto mi segue! 
Digli ch'io lo bramo. 
(Wurm si ritira co' servi) 
 
 
 

 
 
Ah! tutto m'aride, 
tu, mio figlio, tu soltanto osi! 
La tua felicità non sai quanto mi costi! 
Oh! mai nol sappia, mai. 
Il mio sangue, la vita darei 
per vederlo felice, possente! 
E a' miei voti, agli ordini miei 
si opporrebbe quel cor sconoscente? 
Di dolcezze l'affetto paterno 
a quest'alma sorgente non è . . . 
Pena atroce, supplizio d'inferno 
Dio sdegnato l'ha reso per me.
 
 
 

 
 
 

 
 
(Entra Rodolfo)
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena VI
Rodolfo, e Detto
RODOLFO:
Padre . . .
WALTER:
M'abbraccia. 
Portator son io di lieto annunzio. 
Federica in breve sarà tua sposa.
RODOLFO:
(O cielo!)
WALTER:
Insiem cresciuti nel tetto istesso, 
più di te quel core apprezzar chi potria? 
Come l'offerta della tua man le feci, 
ebbra di gioia mi rivelò 
ch'ella per te nudria segreta fiamma, 
pria che il paterno comando 
al Duca la stringesse.
 
 
 

 
 
RODOLFO:
(O me perduto!)
WALTER:
Fra l'armi estinto quel guerrier canuto, 
il nome ed il retaggio a lei ne resta, 
a lei cui man d'amica 
porge l'augusta donna 
che preme il trono di Lamagna. 
Il varco s'apre a te della corte!
 
 
 

 
 
RODOLFO:
(O me perduto!)
WALTER:
Fra l'armi estinto quel guerrier canuto, 
il nome ed il retaggio a lei ne resta, 
a lei cui man d'amica 
porge l'augusta donna 
che preme il trono di Lamagna. 
Il varco s'apre a te della corte!
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena VII
La Duchessa con seguito di Damigelle: Paggi, Famigliari, Arcieri
I COMPAGNI DELLA DUCHESSA:
Quale un sorriso d'amica sorte, 
gentil, venite, fra queste porte. 
È senz'orgoglio in voi bellezza, 
è senza fasto in voi grandezza. 
La pudibonda romita stella 
è destinata a sfolgorar.
 
 
 

 
 
 

 
 
FEDERICA:
Congiunti! amici miei!
 
 
 

 
 
WALTER:
Nobil signora! 
Bella nepote, il mio Rodolfo implora 
l'onor di favellarti. 
Io la bandita caccia 
intanto affretterò. 
(piano a Rodolfo) 
M'udisti?
(Tutti partono, meno Federica e Rodolfo)
 
 
 

 
 
 

 
 
RODOLFO:
(È d'uopo al suo cuor generoso fidarsi appien. ) 
Duchessa . . .
FEDERICA:
Duchessa tu m'appelli! 
Federica son io; 
non ho cessato per te d'esserla mai! 
Se cangiò la fortuna, io non cangiai. 
Dall'aule raggianti di vano splendor 
al tetto natio volava il desir, 
là dove sorgea dal vergin mio cor 
la prima speranza, il primo sospir!
 
 
 

 
 
 

 
 
RODOLFO:
Degl'anni primieri le gioie innocenti 
con me dividesti, divisi con te.
Le pene segrete degl'anni più ardenti 
or deggio svelarti, prostrato al tuo piè.
 
 
 

 
 
FEDERICA:
Deh! sorgi, Rodolfo, 
tu sembri turbato!
RODOLFO:
Non giova negarlo, pur troppo lo sono.
FEDERICA:
Ah! parla!
RODOLFO:
M'astringe un padre spietato 
di fallo non mio a chieder perdono . . .
FEDERICA:
Che intendo!
RODOLFO:
Sì vaga, sì eccesla consorte a me destinata 
il cielo non ha . . .
 
 
 

 
 
 

 
 
FEDERICA:
Oh! spiegati.
RODOLFO:
Ad altra m'avvince la sorte . . .
FEDERICA:
Ad altra!
RODOLFO:
Pietà! 
Deh! la parola amara 
perdona al labbro mio! 
Potea seguiriti all'ara, 
mentir, dinanzi a Dio? 
Pria d'offiriti un core 
che avvampa d'altro amore, 
la destra mia traffiggerlo 
a' piedi tuoi saprà!
 
 
 

 
 
 

 
 
FEDERICA 
Arma, se vuoi, la mano, 
in sen mi scaglia il brando. 
M'udrai, crudele, insano, 
a te perdonar spirando; 
ma da geloso core 
non aspettar favore; 
amor sprezzato è furia 
che perdonar non sa.
(Partono)
 
 
 

 
  
 
 
ATTO PRIMO
Scena VIII
Interno della casa di Miller. Due porte laterali; una mette alla stanza di 
Miller, l'altra a quella di Luisa; accanto alla prima pende una spada ed una 
vecchia assisa da soldato: nel prospetto l'ingresso, ed una finestra, da cui 
scorgesi parte del trempio. Odonsi per le montagne e le vallate circostanti 
grida, e rimbombo di strumenti da caccia. 
 
 
 

 
 
Voci in lontananza.
CACCIATORI 
Sciogliete i levrieri, spronate i destrieri, 
allegra, gioconda la caccia sarà.
Si cingan le selve...- snidiamo le belve...-
La preda è sicura, guggir non potrà...
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena IX
Luisa, quindi Miller
LUISA: (accostandosi alla finestra) 
Nol veggo . . . allontanarsi dalla caccia 
e qui venir promise.
CACCIATORI:
Si cingan le selve 
snidiamo le belve, 
la preda è sicura, 
sfuggir non potrà.
(Entra Miller e si getta sopra una seggiola)
LUISA:
O padre mio! Che fu? Sembri agitato!
MILLER:
Il mio timore non era vano . . . 
sei tradita! 
LUISA:
Io? Come? Narra . . .
 
 
MILLER:
Sembianza e nome colui mentì!
LUISA:
Carlo? Fia ver?
CACCIATORI:
Sfuggir non potrà, ecc.
MILLER:
Del Conte di Walter figlio, 
qual comanda il padre, 
egli a stringer s'appresta splendide nozze.
LUISA:
Ria menzogna è questa. Esser non puote . . .
MILLER:
Dal castello io vengo, 
giunta è la sposa.
LUISA:
Taci! Uccider vuoi tua figlia?
MILLER:
Un seduttore accolse dunque il tetto mio? 
(aggirandosi per la stanza pieno d'ira, trovasi dinanzi alla sua vecchia divisa 
che pende dal muro) 
Per questa d'onore assisa, 
che il mio petto un giorno coprì, 
vendetta io giuro!
LUISA: (spaventata)
Padre!
 
 
 

 
 
ATTO PRIMO
Scena X
Rodolfo, e Detti
RODOLFO: (ancor sulla soglia, donde ha udito l'ultima parte del colloquio) 
Luisa, non temer. 
Non furo bugiarde le promesse di questo labbro. 
Il velo, ben veggo, è tolto; 
ma cangiato il nome, 
è sempre il cor lo stesso.
 
 
 

 
 
MILLER:
Che intendi?
LUISA:
Ahimè!
(Rodolfo pone Luisa in ginocchio a' piedi di Miller, e prostrandosi anch'esso 
stringe nella sua la destra di lei)
RODOLFO:
Son io tuo sposo! 
Il padre testimone e Dio 
chiamo del giuramento.
MILLER:
Ahi, sconsigliato! 
E chi sottarci all'ira potrà del Conte?
 
 
 

 
 
 

 
 
LUISA:
Io gelo!
RODOLFO:
A me soltanto e al cielo 
arcan tremendo è manifesto! 
Arcano che da me rivelato 
a piè cadermi farebbi il Conte! 
Alcun s'avanza . . . 
è desso! Mio padre!
 
  
 
 
(Entra Walter)
 
 
 

 
 
LUISA:
Ah! son perduta!
MILLER:
Egli? Egli stesso?
ATTO PRIMO
Scena XI
Walter e detti
RODOLFO:
Tu, signor, fra queste soglie! 
A che vieni?
 
 
 

 
 
WALTER:
A che? 
Nol rese lo spavento che vi coglie 
assai chiaro, assai palese? 
Del mio dritto vengo armato 
a stornar colpevol tresca.
MILLER, LUISA 
Che?!
RODOLFO:
L'accento scellerato 
più dal labbro mai non t'esca, 
puro amor ne infiamma il petto, 
oltraggiarlo ad uom non lice.
 
 
 

 
 
WALTER:
Puro amor l'amore abbietto 
di venduta seduttrice?
LUISA, RODOLFO, MILLER: 
Ah!
(Rodolfo snuda la spada)
RODOLFO:
La vita mi donasti! 
Lo rimembra . . . t'ho pagato ora il dono!
 
 
 
 

 
 
MILLER:
A me portasti grave insulto! 
Io fui soldato! 
Trema!
LUISA:
O Dio!
MILLER:
Mi ribollisce nelle vene il sangue ancor.
WALTER:
Ardiresti?
MILLER:
Tutto ardisce padre offeso nell'onor!
WALTER:
Folle, or or ti pentirai dell'audacia! 
Olà!
 
 
ATTO PRIMO
Scena XII
Accorre un drappello d'arcieri, seguito da Laura e da molti Contadini
ARCIERI 
Signore?
LUISA:
Giusto ciel!
LAURA, CONTADINI:
Che avvenne mai?
RODOLFO:
E potresti, o genitore?
LAURA, CONTADINI:
Ei suo figlio!
WALTER:
Arretra, insano!
RODOLFO:
Odi prima . . . 
 
 
 

WALTER:
Udir non vo'. Ambo in ceppi.
LAURA, CONTADINI 
Ah!
MILLER:
Disumano!
 
 
 

 
 
LUISA: (cadendo alle ginocchia di Walter) 
Al tuo piè . . .
 
 
 

 
 
 

 
 
MILLER: (rialzandola) 
Prostrata! . . . No!
Fra'mortali ancora oppressa 
non è tanto l'innocenza, 
che si vegga genuflessa 
d'un superbo alla presenza. 
A quel Dio ti protra innante 
de' malvagi punitor, 
non a tal che ha d'uom sembiante, 
e di belva in petto il cor.
 
 
 

 
 RODOLFO:
Foco d'ira è questo pianto . . . 
cedi . . . cedi all'amor mio . . .
WALTER:
Tu piegarti, tu, non io, 
devi o figlio, cieco, ingrato.
RODOLFO:
Non voler quel nodo infranto, 
che tra noi formava Iddio.
WALTER:
Il mio cenno, il voler mio 
è immutabil come il fato! 
 
 
 

 
 
 

 
 
LUISA:
Ad immagin tua creata, 
o Signore, anch'io non fui? 
E perchè son calpestata 
or qual fango da costui? 
Perchè? perchè? 
 
 
 

 
 
Deh, mi salva . . . deh, m'aita . . . 
deh! non m'abbia l'oppressor! 
Il tuo dono, la mia vita 
pria riprenditi, Signor!
 
 
 

RODOLFO:
Cedi all'amor mio, 
ah padre, cedi! 
Negro vel mi sta sul ciglio! 
Ho l'inferno in mezzo al cor! 
Un istante ancor son figlio! 
Un instante ho padre ancor!
WALTER:
Piegarti devi, non io, 
o figlio ingrato. 
Fra il suo core e il cor paterno 
frapponeste un turpe amor. 
Non può il ciel, non può l'inferno 
involarvi al mio furor!
 
 
 

 
 
MILLER:
A quel Dio ti prostra innante, ecc.
 
 
 

 
 
LAURA, ALCUNI CONTADINI:
Il suo pianto al pianto sforza! 
Il suo duolo spezza il cor!
 
 
 

 
 
ARCIERI 
Obbedirlo a tutti è forza! 
Egli è padre, egli è signor!
WALTER:
I cenni miei si compiano.
RODOLFO: (mettendosi avanti a Luisa col ferro sguainato) 
Da questo acciar svenato 
cadrà chi temerario s'avanza.
WALTER:
Forsennato! 
(prende Luisa e la spinge fra gli arcieri) 
In me lo scaglia.
 
 
 

 
 
RODOLFO:
O rabbia! 
Se tratta è fra catene la sposa mia, 
nel carcere giuro seguirla.
WALTER:
Ebbene, la segui.
RODOLFO:
Ah! pria che l'abbiano quei vili in preda, 
il core io le trapasso.
(lanciandosi fra gli arcieri, e mettendo la punta della spada sul petto di 
Luisa) 
 
 
 
 

 
 
WALTER:
Uccidila. Che tardi?
 
 
 

 
 
RODOLFO:
O mio furor!
Ah! tutto tentai, non restami 
che un infernal consiglio 
se crudo, inesorabile 
tu rimarrai col figlio. 
Trema! Svelato agl'uomini 
sarà dal labbro mio 
come giungesti ad essere 
Conte di Walter!
(Esce rapidamente)
 
 
 

 
WALTER:
Dio! Rodolfo . . . 
m'odi . . . arrestati . . . 
costei lasciate, è libera!
LAURA, CONTADINI, ARCIERI: 
Fia ver! 
LUISA, MILLER:
Pietoso ciel! 
(Gli Arcieri partono: Luisa cade in ginocchio mezzo svenuta: gli altri le 
accorrono d'intorno).