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atro Cagnoni

 

30 novembre 2003
13 dicembre 2003

20 dicembre 2003
ore 17.00

Ridotto Te

 

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 CIACCONE PASSACAGLIE E BASSI OSTINATI

gli Artisti - i Testi

Barbara STROZZI (Venezia XVII s.) L’amante segreto
   
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Sarabanda, ciaccona, Kapsberger basso
   

Girolamo FRESCOBALDI  (Ferrara 1583 – Roma 1643)

Così mi disprezzate
Se l'aura spira
   
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Toccata seconda
   
Benedetto FERRARI (Reggio Emilia 1597- Modena 1681) Amanti io vi so dire (balletto)
   
Claudio MONTEVERDI(Cremona 1567 – Venezia 1681) Quel sguardo sdegnosetto
  Sì dolce è il tormento
   
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Preludio
   
Benedetto  FERRARI (Reggio Emilia 1597- Modena 1681) Voglio di vita uscir
   
Giovanni Felice SANCES (Roma 1600 – Vienna 1679) Accenti queruli
bis :  
Claudio MONTEVERDI(Cremona 1567 – Venezia 1681) Sì dolce è il tormento
   

Elisa Franzetti Soprano
 

Marinella Di Fazio Tiorba

 

gli Artisti (inizio pagina)

ELISA FRANZETTI

Ha  studiato canto sotto la guida di Gabriella Ravazzi. Si è diplomata in prassi esecutiva barocca presso la civica Scuola di Musica di Milano con Roberto Gini e Cristina Miatello e in chitarra classica presso il conservatorio di Verona con Aldo Minella.

Nel 1992 si è classificata tra i vincitori del concorso Aslico per voci monteverdiane e ha iniziato un’intensa attività concertistica che l’ha portata a esibirsi in festival nazionali e internazionali e a collaborare con alcuni fra i più importanti complessi specializzati nel repertorio antico tra cui: Concerto Italiano di R. Alessandrini, ensemble Mala Punica di P. Memelsdorff, ensemble Concerto di Roberto Gini, I Madrigalisti Ambrosiani di G. Capuano, Akademia di F. Lasserre, La Risonanza di F. Bonizzoni, Le Parlement della Musica di F. Gester, Capella de ministrers di Carles Magraner.

Ha effettuato registrazioni discografiche per l’etichetta Opus 111, Stradivarius, Amadeus incidendo composizioni di Monteverdi, Banchieri, Frescobaldi, Cavalli, Jomelli, Carissimi.

Marinella Di Fazio

ha studiato chitarra presso il Conservatorio "Luisa D'Annunzio" di Pescara sotto la guida di Bruno Battisti D'Amario. Si è in seguito dedicata allo studio del repertorio e della prassi esecutiva rinascimentale sul liuto con Massimo Lonardi ed ha partecipato a corsi e seminari tenuti da Hopkinson Smith. Ha seguito un periodo di studi di chitarra barocca con Eduardo Eguez. Laureata in Architettura, svolge da anni attività di ricerca e personale approfondimento sull'estetica barocca a tutto campo. Ha collaborato con diverse formazioni musicali, tra la quali "Gli Affetti Musicali", "Cappella Artemisia", "Accademia degli Invaghiti" con le quali ha tenuto concerti in Italia e all'estero.
E' presidente dell'Associazione Culturale Accademia degli Imperfetti, per la quale ha ideato diverse produzioni, tra le quali "Turchi, Santi, Contadini & Viceré", "Dalle Amate Stanze di Margherita", "La Scena in Festa", presentate in diverse Rassegne italiane.
Ha partecipato a registrazioni per Cantus, Opus 111, Stradivarius.

i Testi (inizio pagina)

 CIACCONE PASSACAGLIE E BASSI OSTINATI

 

Barbara STROZZI (Venezia XVII s.) L’amante segreto
  Voglio morire
più tosto che il mio mal
venga a scoprire
o disgrazia fatale
quanto più mirano gli occhi il suo bel volto
più tien la bocca il mio desir sepolto.
Chi rimedio non ha taccia il suo mal
non resti di mirar chi non ha sorte,
né può da sì bel ciel venir la morte.
La bella donna mia sovente miro
ed ella a me volge pietosa il guardo
quasi che voglia dire: palesa il tuo martire,
ché ben s'accorge che mi struggo e ardo,
ma io voglio morire
più tosto che il mio mal
venga a scoprire.
L'erbetta ch'al cader di fresca brina
languida il capo china
all'apparir del sole lieta verdeggia
più di quel che suole,
tal io s'alcun timor mi gela il core
all'apparir di lei prendo vigore,
ma io voglio morire...
Deh getta l'arco poderoso
e l'armi amor
e lascia di saettarmi;
se non per amor mio fallo per onor tuo
superbo Dio
perché gloria non è d'un guerrier forte
uccider un che sta vicino a morte.
 
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Sarabanda, ciaccona, Kapsberger basso
   

Girolamo FRESCOBALDI  (Ferrara 1583 – Roma 1643)

Così mi disprezzate
 
  Aria di passacaglia

Così mi disprezzate?
Così voi mi burlate?
Tempo verrà, ch'amore
farà di vostro core
quel che fate del mio.
Non più parole, addio.
Datemi pur martiri,
burlate i miei sospiri
negatemi mercede,
oltraggiate mia fede,
ch'in voi vedrete poi
quel che mi fate voi.
Beltà sempre non regna,
e s'ella pur v'insegna
a dispregiar mia fé
credete pur a me,
che s'oggi m'ancidete
doman vi pentirete.
Non nego già ch'in voi
amor ha i pregi suoi
ma so che il tempo cassa
beltà che fugge e passa
se non volete amare
io non voglio penare.
Il vostro biondo crine,
le guance purpurine
veloci più che maggio
tosto saran passaggio
prezzategli pur voi,
ch'io riderò ben poi.
   
Girolamo FRESCOBALDI  (Ferrara 1583 – Roma 1643) Se l'aura spira
  Se l’aura spira tutta vezzosa
La fresca rosa ridente sta.
La siepe ombrosa di bei smeraldi
D’estivi caldi timor non ha.
A balli liete venite ninfe
Gradite fior di beltà
Orchè sì chiaro il vago fonte
Dall’alto monte al mar s’en va.
Miei dolci versi spiega l’augello
E l’arboscello fiorito sta.
Un volto bello ha l’ombra accanto
Sol si dia vanto d’aver pietà.
Al canto ninfe ridenti
Scacciate i venti di crudeltà.
   
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Toccata seconda
   
Benedetto FERRARI (Reggio Emilia 1597- Modena 1681) Amanti io vi so dire (balletto)
  Prima parte
Amanti io vi so dire
ch'è meglio assai fuggire
bella donna vezzosa
o sia cruda o pietosa
ad ogni modo e via
il morir per amor è una pazzia

Seconda parte
Non accade pensare
di gioir in amare
amoroso contento
dedicato è al momento
e bella donna al fine
rose non dona mai
non dona mai senza le spine

Terza parte
La speme del gioire
fondata è sul martire
bellezza e cortesia
non stanno in compagnia
son ben dir con mio danno
che la morte ed amor insieme vanno

Quarta parte
Vi vuol pianti a diluvi
per spegner i vesuvi
d'un cor innamorato
d'un spirto infiammato
pria che si giunga in porto
quante volte si dice
ohimé son morto

Quinta parte
Credetel a costui
che per prova può dir
io vidi io fui
se credere no'l volete
lasciate star che poco importa a me
seguitate ad amar
ad ogni modo chi dé rompersi il collo
non accade che schivi ad erta o fondo
che per proverbio sentii sempre dire
dal destinato non si può fuggire.

Ultima parte
Donna, so chi tu sei
amor so i fatti miei
non tresco più con voi
alla larga ambo i duoi
s'ognun fosse com'io
saria un balordo amor
e non un... dio!
   
Claudio MONTEVERDI(Cremona 1567 – Venezia 1681) Quel sguardo sdegnosetto
  Quel sguardo sdegnosetto
lucente minaccioso
quel dardo velenoso
vola a ferirmi il petto,

bellezze ond'io tutt'ardo
e son da me diviso
piagatemi col sguardo,
sanatemi col riso.

Armatevi pupille
d'asprissimo rigore
versatemi su'l core
un nembo di faville

ma'l labbro non sia tardo
a ravvivarmi ucciso
feriscami quel sguardo
ma sanami quel riso.

Begli occhi all'armi,
io vi preparo il seno
gioite di piagarmi
in fin ch'io venga meno

e se da vostri dardi
io resterò conquiso
ferischino quei sguardi
ma sanami quel riso.
   
Claudio MONTEVERDI(Cremona 1567 – Venezia 1681) Sì dolce è il tormento
  Si dolce è il tormento
che in seno mi sta
ch'io vivo contento
per cruda beltà
nel ciel di bellezza
s'accreschi fierezza
et manchi pietà

che sempre quel scoglio
all'onda d'orgoglio
mia fede sarà.

La speme fallace
rivolgam'il piè
diletto né pace
non scendano a me.

e l'empia ch'adoro
mi nieghi ristoro
di buona mercé:

tra doglia infinita,
tra speme tradita
vivrà la mia fé.

Per foco per gelo
riposo non ho
nel porto del cielo
riposo haverò.

Se colpa mortale
con rigido strale
il cor m'impiagò

cangiando mia sorte
col dardo di morte
il cor sanerò.

se fiamma d'amore
giammai non sentì
quel riggido core
ch'il cor mi rapì.

se nega pietate
la cruda beltate
che l'alma invaghì

ben fia che dolente
pentita e languente
sospirami un dì.
   
J.H. KAPSBERGER (Venezia 1580 Roma 1661) Preludio
   
Benedetto  FERRARI (Reggio Emilia 1597- Modena 1681) Voglio di vita uscir
  Voglio di vita uscir
Voglio che cadan quest’ossa in polve
E queste membra in cenere
E che i singulti miei, tra l’ombre, vadano.
Già che quel piè ch’ingemma l’erbe tenere
Sempre fugge da me
Né lo trattengono i lacci oimè
Del bel fanciul di venere.
Miei sensi del sepolcro all’orlo vengono
E dalla vita quasi s’accongedano
Poi che un sol pegno di mercè non tengono
Vuò che gli abissi il mio cordoglio vedano
E l’aspro mio martir le furie piangano
E ch’i dannati al mio tormento cedano.
A Dio crudel gli orgoglio tuoi rimangono
A incrudelir con altri, a te rinunzio
Ne vuo più che mie spemi in te si frangano.
S’apre la tomba al mio morir
T’annunzio una lagrima spargi
E al fin domani di tua tarde
Pietà un solo nunzio?
E s’amando t’offesi homai perdonami.
   
Giovanni Felice SANCES (Roma 1600 – Vienna 1679) Accenti queruli
  Accenti queruli, spiegate all'aure
o augelletti garruli com'io lamenti
caldi sospiri, vital,
del cor respiri, vital,
mando dal seno ai venti
miei sospiri, miei respiri, o miei lamenti
andate languidi del duol sol lieti
alla mia Lidia dite ch'io spiro,
dite ch'io moro,
che forse placida qual pria fu rigida
ai pianti ai gemiti
vi darà pace, vi darà vita
né più sì audace dirà
non merta aita
ma, all'audace d'amor
do pace e vita;
ch'in sguardo rigido bellezze angeliche
furo dell'anima trasse l'ardore
squarciò il bel velo, rubbò l'onore
con finto zelo
o mio ardor, o mio onor
squarciato velo
dirà così la misera
e voi sospiri rispondete a lei
Lidia, se taci ancor vergine sei
che quando sfogai teco l'ardor mio
altri non fu che Lidia, Amor e io.
bis :  
Claudio MONTEVERDI(Cremona 1567 – Venezia 1681) Sì dolce è il tormento
  (inizio pagina)

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