L’ISOLA CHE CANTA
Piccolo viaggio attraverso il Novecento coreano
Concerto con letture e performance
Won Jung Pae, soprano
Antonino Tagliareni, attore
Maurizio Carnelli, pianoforte
La cultura della Corea è poco conosciuta in Italia, ad eccezione forse
degli ambienti di cinefili che hanno amato i film di Kim Ki-Duk. Quando si
esplora un pianeta sconosciuto, bisogna trovare una porta d’accesso. Il
soprano Won Jung Pae e il pianista Maurizio Carnelli ci portano dentro un
mondo inesplorato di armonie gentili, caute ma all’occorrenza sorprendenti
e mai scontate. Il Novecento non è stato un fenomeno esclusivamente
europeo. Questo programma è una rassegna di composizioni che danno un’idea
di quel fertile laboratorio di sintesi fra canoni occidentali e tradizioni
asiatiche che è stato il secolo passato in Corea.
Il programma si articola intorno a tre temi – Memoria, Passione e
Nostalgia – e sette compositori del Novecento.
Programma:
Memoria
Doo Nam Cho (1912-1984)
Villaggio di montagna
Canzone di diversi uccelli
Yeon Joon Kim (1914-2008)
Andrò a vivere nelle Montagne blu
Passione
Hyo Kun Kim(1960)
Nevica
Soon Nam Kim(1917-1986)
Azalee
Nostalgia
Dong Jin Kim(1913-2009)
Shin Arirang (variazione su un tema popolare)
I Sang Yun(1917-1995)
Costume antiquato -
Young Sub Choi(1929)
Le nostre amate montagne Geum Gang
Ai brani musicali si alternano letture di poesie di Ko Un (1933), una
delle figure più rappresentative della scena letteraria e poetica della
Corea del Sud, più volte candidato al Nobel. Le ascolteremo in scena dalla
voce recitante di Antonino Tagliareni. Eccone un piccolo saggio.
Una nave
Nel profondo del mio cuore l’orizzonte.
È lì che ti custodisco.
Per sempre
fra te e me partirà una nave.
Parte una nave che non torna.
Non torna.
non torna
Alla finestra
Cos’altro potrei sperare
Esistono luoghi lontani.
Esistono luoghi vicini
Lo stretto di Cheju
Ora sei mare, onda dopo onda.
Un tempo non lo sei stato.
Un giorno
non lo sarai più.
Tu, onda, tante risposte prima ancora delle domande.
Ko Un, da L’isola che canta, antologia poetica 1992-2002, traduzione di
Vincenzo D’Urso, ed. Lieto Colle 2009.
Gli ospiti sono accolti nel foyer da un’installazione dell’artista coreano
Guemmuk Lee, che da anni risiede in Italia. Prima e dopo il concerto,
l’artista si relaziona con il pubblico in modo performativo,
coinvolgendolo in un piccolo rito del tè.
I primi germogli della pianta del
tè
cuciti a mano
cuciti a un fiore
secchi
acqua calda
la perla cucita a contatto con l’acqua
sboccia
sboccia il fiore del Gelsomino, sbocciano
le foglie
quindici minuti dedicati
alla contemplazione
all’ascolto
il tè bianco
Per la
realizzazione di questa proposta è necessario il pianoforte il loco.
Contattare il Presidente della Ass.
Acitko M°Maurizio Carnelli se interessati alla presente proposta.