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TEATRO COCCIA - Novara
VENERDÌ 28 OTTOBRE 2022 ORE 20:30
TEATRO COCCIA - Novara
STAGIONE 2022-2023
VALIGIE ... d'OCCASIONE
VALIGIE D'OCCASIONE
Musica di Joe Schittino
L'OCCASIONE FA IL LADRO
Musica di Gioachino Rossini
replica
DOMENICA 30 OTTOBRE 2022 ORE 16:00
PROGRAMMA e NOTE :
le foto sono di VENERDÌ 28 OTTOBRE 2022 ORE 20:30
VALIGIE D'OCCASIONE
Musica di Joe Schittino
Soggetto di Stefano Valanzuolo
Libretto di Vincenzo De Vivo
Maria Chiara Fiorani, soprano
Giobatta Semyon Basalaev, baritono
Lucia Maria Grazia Aschei, soprano
L'impresario Matteo Torcaso, baritono
Il maestro di musica Tianxuefei Sun, tenore
Il padrone di casa Davide Lando, tenore
L'OCCASIONE FA IL LADRO
Musica di Gioachino Rossini
Libretto Luigi Prividali
Don Eusebio Davide Lando, tenore
Berenice Chiara Fiorani, soprano
Conte Alberto Tianxuefei Sun, tenore
Don Parmenione Matteo Torcaso, baritono
Ernestina Maria Grazia Aschei, soprano
Martino Semyon Basalaev, baritono
Orchestra Sinfonica Carlo Coccia
Direttore Marco Alibrando
Regia Matteo Mazzoni
Allievi selezionati nel progetto RossiniLab-Cantelli
Docente preparatore e direttore RossiniLab-Cantelli Giovanni Botta
Scene Matteo Capobianco
Bozzetti dei costumi ideati da IPSAS Aldrovandi Rubbiani - Sezione Moda
Costumi Silvia Lumes
Maestro al cembalo Yirui Weng
Produzione Fondazione Teatro Coccia
in collaborazione con il RossiniLab-Cantelli e con il patrocinio del Rossini Opera Festival, Fondazione Rossini ed European Opera Academy
La cronologia delle prime opere liriche di Gioachino Rossini
Demetrio e Polibio (composta dall'autore tra il 1806 e il 1808 ma rappresentata al Teatro Valle, Roma, il 18 maggio 1812)
La cambiale di matrimonio (Teatro San Moisè, Venezia, 3 novembre 1810, sua prima opera rappresentata)
L'equivoco stravagante (Teatro del Corso, Bologna, 26 ottobre 1811)
L'inganno felice (Teatro San Moisè, Venezia 8 gennaio 1812)
Ciro in Babilonia, o sia La caduta di Baldassare (Teatro comunale, Ferrara, 14 marzo 1812)
La scala di seta (Teatro San Moisè, Venezia, 9 maggio 1812)
La pietra del paragone (Teatro alla Scala, Milano, 26 settembre 1812)
L'occasione fa il ladro, ossia Il cambio della valigia (Teatro San Moisè, Venezia, 24 novembre 1812)
Ieri sera, venerdì 28 ottobre 2022, al Teatro Coccia di Novara è andato in scena il progetto lirico che ha unito in un unicum due lavori molto distanti nel tempo delle loro composizione ma non tantissimo nello stile che li ha accumunati come personaggi, situazione e ambientazione. L'apertura della serata è stata affidata alla novità assoluta VALIGE D'OCCASIONE (2022) di Joe Schittino per proseguire con L'OCCASIONE FA IL LADRO (Il cambio della valigia 1812) del ventenne Gioachino Rossini.
La soluzione scenica di ridurre il palcoscenico con un altro palco ricostruito al suo interno e rialzato giustificafa la situazione del primo lavoro, che parlava di una compagnia alle prese con i disguidi per allestire una cantata e proseguiva con lo scambio di identità per conquistare una bella che troviamo nella operina di Rossini.
Inoltre il palco interno rialzato concentra l'azione che non prevede coro ne molti figuranti e crea delle immagini pittoriche da galleria ottocentesca. Un effetto pittorico assecondato dalla fattura dei bei costumi e dalle luci (un po scura) ma che davano l'idea di vecchi quadri di famiglia da tempo appesi alle pareti.
La compagni di canto si è giocata la scena ottimamente, con voci a loro agio nei ruoli e con movimenti scenici cosi ben studiati da sembrare - come sempre dovrebbe essere - naturali e spontanei, ps la regia era farina del sacco di Matteo Mazzoni.
L'orchestra Coccia ha eseguito il duo Schittino-Rossini sotto la guida di Marco Alibrando.
Uno spettacolo che ha funzionato e che merita gli applausi ricevuti alla prima, non solo dal pubblico ma da tante presenze di addetti ai lavori, e che domani, domenica 30 ottobre 2022 alle ore 16.00 è possibile ancora vedere per chi se lo fosse perso.
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Chiara Fiorani, soprano
Semyon Basalaev, baritono
Matteo Torcaso, baritono
Maria Grazia Aschei, soprano
Tianxuefei Sun, tenore
Davide Lando, tenore
Introduzione all'ascolto
Joe Schittino, compositore con Matteo Mazzoni, regista
VALIGIE D'OCCASIONE
Musica di Joe Schittino
Soggetto di Stefano Valanzuolo
Libretto di Vincenzo De Vivo
Maria Chiara Fiorani, soprano
Giobatta Semyon Basalaev, baritono
Lucia Maria Grazia Aschei, soprano
L'impresario Matteo Torcaso, baritono
Il maestro di musica Tianxuefei Sun, tenore
Il padrone di casa Davide Lando, tenore
L'OCCASIONE FA IL LADRO
Musica di Gioachino Rossini
Libretto Luigi Prividali
Don Eusebio Davide Lando, tenore
Berenice Chiara Fiorani, soprano
Conte Alberto Tianxuefei Sun, tenore
Don Parmenione Matteo Torcaso, baritono
Ernestina Maria Grazia Aschei, soprano
Martino Semyon Basalaev, baritono
BACKSTAGE
Il Direttore Marco Alibrando con Joe Schittino, compositore
Il regista Matteo Mazzoni con Silvia Lumes, costumi e Joe Schittino, compositore
Il sottoscritto Mario Mainino con Joe Schittino, compositore
Il sottoscritto Mario Mainino con Silvia Lumes, costumi
Molti i critici musicali presenti Marco Ubezio (in primo piano) poi Danilo
Boaretto, Alessandro Mormile, Pierachille Dolfini ...
Tra le presenze anche il regista Gianmaria Aliverta e il direttore Nicolò Jacopo
Suppa
Roberto Politi in conversazione con il regista Gianmaria Aliverta
Tra le presenze anche il regista Gianmaria Aliverta e il direttore Nicolò Jacopo
Suppa
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Note dal comunicato ufficiale del Teatro Coccia:
Progetto DNA Italia nel segno di Rossini
La nuova produzione L’occasione fa il ladro di Gioachino Rossini
e
Valigie d’occasione di Joe Schittino in prima mondiale
La programmazione dell’Opera della Stagione 2022 del Teatro Coccia riparte
Venerdì 28 e Domenica 30 Ottobre 2022 con una doppia rappresentazione
frutto del progetto DNA Italia: l’opera di Gioachino Rossini L’occasione
fa il ladro, preceduta dalla nuova composizione in prima mondiale a firma
di Joe Schittino, Valigie d’occasione. Nato a Dicembre 2021 con La
Cambiale di Matrimonio di Gioachino Rossini, il progetto quinquennale DNA
Italia dal 2022 prende il via nella sua forma completa. Il progetto ideato
dalla Fondazione Teatro Coccia di Novara porta in palcoscenico giovani
provenienti da ogni parte del mondo, con un format tutto Italiano: l’opera
buffa nel segno di Rossini.
Si parte dalla produzione delle cinque farse rossiniane: La cambiale di
matrimonio, L’occasione fa il ladro (per l’appunto), L’inganno felice, La
pietra del paragone, Il Signor Bruschino, prodotte una all’anno per
attivare tutte le professioni che gravitano attorno al teatro d’opera:
cantanti, maestro collaboratori, registi, macchinisti, sarte e costumisti.
Tutti in palcoscenico per crescere sotto l’occhio attento di grandi
professionisti del settore.
Nulla è più internazionale dell’opera lirica italiana, riconosciuta e
cantata in tutto il mondo, da cantanti di ogni nazionalità, che spesso
apprendono la lingua italiana, proprio partendo dai libretti d’opera. La
farsa rossiniana e la figura di Rossini sono un tale valore nel patrimonio
nazionale che non solo meritano di essere portate in scena, ma per la loro
matrice, tramandate e rivitalizzate.
A rafforzare l’idea che l’opera buffa abbia ancora oggi una grande forza
comunicativa e che sia ancora un linguaggio attualissimo, ogni anno viene
commissionata dal Teatro Coccia una nuova opera buffa a compositore, messa
in scena prima della farsa rossiniana in serata unica, con lo stesso cast,
lo stesso organico orchestrale e con una connessione logica alla farsa che
segue nella drammaturgia.
Nel 2022 va in scena Valigie d’occasione di Joe Schittino, libretto di
Vincenzo De Vivo e soggetto di Stefano Valanzuolo, la regia di Matteo
Mazzoni, scene di Matteo Capobianco, la direzione d’Orchestra di Marco
Alibrando, Orchestra Sinfonica Carlo Coccia, Maestro al cembalo Yiruy Weng.
Il cast dei cantanti è selezionato all’interno del giovani allievi del
corso di RossiniLab - nato in seno al Conservatorio Cantelli di Novara
sotto la guida del Docente Coordinatore Giovanni Botta - come interpreti,
in collaborazione con l’Accademia dei Mestieri dell’Opera del Teatro
Coccia - AMO. In scena Chiara Fiorani nel ruolo di Maria in Valigie
d’occasione e Berenice in L’occasione fa il ladro; Semyon Basalaev è
Giobatta nell’opera di Schittino e Martino in Rossini; Maria Grazia Aschei
è Lucia in Valigie d’occasione e Ernestina ne L’occasione fa il ladro; il
maestro di musica in Valigie d’occasione è Tianxuefei Sun, interprete di
Conte Alberto ne L’occasione fa il ladro; Davide Lando è il padrone di
casa nell’opera di Schittino e Don Eusebio in quella di Rossini.
Il progetto si avvale della collaborazione di IPSAS Aldrovandi Rubbiani -
Sezione Moda per l’ideazione dei costumi, con la supervisione nello studio
di Silvia Lumes.
Fiore all’occhiello il patrocinio di Rossini Opera Festival.
Valigie d’occasione è ambientato ai principi dell’Ottocento. In casa di
un ricco signore.
La cantante Maria sta facendo una scenata di gelosia al baritono Giobatta,
suo fidanzato. Siamo nel camerino, allestito nel salotto di casa di un
ricco signore, prima che cominci la cantata seria encomiastica
commissionata dal padrone di casa, in onore di se stesso... Maria, al
colmo della rabbia, sbatte la porta e se ne va, decisa a non cantare più.
Sopraggiunge l’Impresario della piccola compagnia - che funge anche da
librettista d'occasione - e, disperato spiega a Giobatta che, senza più
Maria a soli due giorni dall’esibizione, non ci sarebbe modo di mantenere
l’impegno preso col Padrone di casa. Il rischio, cioè, che saltino la
soirée e, soprattutto, l’ingaggio promesso dal committente è serio. I due
uomini, allora, si industriano per trovare una soluzione alternativa.
L’Impresario propone di trasformare la cantata a tre, originariamente
prevista, in un Intermezzo a due voci: quella di Giobatta, appunto, e
quella di Lucia, l’altra cantante, che sarebbe dunque promossa in fretta,
tenuto conto dell’emergenza, al rango di protagonista.
Se convincere Lucia, però, si prospetta impresa semplice (visto che la
ragazza non vede l’ora di strappare il ruolo di primadonna alla più matura
rivale), difficile potrebbe essere indurre il Maestro di musica a rivedere
una partitura già completata con qualche affanno. Del testo, invece, si
occuperà direttamente l’Impresario, con minime modifiche che – visti i
tempi a disposizione - non dovranno impegnarlo più di tanto. Sul luogo
delle prove giunge, allora, il Maestro che, dopo qualche timida protesta,
si lascia convincere - per cause di forza maggiore - a trasformare quella
che fu la Cantata in qualcosa d’altro; e dove c’era un terzetto, punto
forte della composizione, ci sarà un duetto con oboe obbligato. Sperando
che funzioni...
Mentre il Maestro si mette a scrivere per reinventarsi lo spettacolo e
ricavarne, alla meno peggio, una sorta di improbabile intermezzo
boschereccio a due voci, Maria la transfuga, colta da improvviso rimorso,
decide di tornare all’ovile, ossia alla casa del committente. Rabbonitasi
nel frattempo e soprattutto attratta dagli odori che provengono dalla
cucina, medita di chiedere scusa a Giobatta e di rimettersi al servizio
dell’Impresario e della compagnia, prefigurandosi vari momenti di gloria.
Non immagina di essere stata già sostituita né che la cantata, ormai, sia
stata stravolta. Ma lo scopre ben presto, osservando (da un angolo
nascosto del salotto) Giobatta e Lucia che, istruiti dal Maestro, si
preparano a provare il loro nuovo/vecchio intermezzo.
Lucia è eccitata all’idea di diventare protagonista del nuovo lavoro.
Giobatta, al solito, fa il galante con la sua partner. Infine, comincia la
musica, con un’aria (“Sol che desti dall’Oriente”) in origine destinata a
Maria e trasposta per la circostanza: è troppo, per la (ex) fidanzata di
Giobatta, che continua ad assistere, non vista, a tutti i preparativi in
corso! Come morsa da un serpente, Maria salta fuori dal nascondiglio e
prende a cantare la stessa aria, in un’altra tonalità, sovrapponendosi a
Lucia, come a ribadire il proprio diritto inderogabile sul brano e sul
ruolo. Scoppia presto un litigio a cinque voci – Maria, Lucia, Giobatta,
Impresario, Maestro – in cui le due donne si accapigliano tra eccessi di
gelosia professionale e sentimentale, Giobatta prova a proteggersi dagli
strali delle donne, il Maestro si sforza di difendere la propria opera e
l’Impresario cerca di tenere in piedi la barca, memore dell’anticipo già
versato dal committente e dell’ingaggio promesso.
È al culmine di questo bisticcio plateale che entra in scena l’ultimo
personaggio della storia, fino a questo punto evocato ma non ancora
palesatosi: il Padrone di casa, ovvero il committente. Mentre tutti si
profondono umilmente in scuse, lui, più annoiato che sdegnato per la
querelle, si mostra comunque generoso: spiega, cioè, al Maestro e
all’Impresario di avere apprezzato lo sforzo profuso per consegnare in
extremis un prodotto in qualche modo decoroso, e per questo motivo concede
a entrambi di tenere l’anticipo, senza nulla dover rendere indietro. Ma –
aggiunge – vuole che l’uno e l’altro lascino al più presto il palazzo e,
per accelerare le operazioni, gli fa consegnare dai lacchè le rispettive
valigie. I due, pur mortificati, si piegano al volere del nobile signore.
Mentre si allontanano, però, si accorgono che i bagagli sono stati
scambiati. Il Padrone di casa, che considera chiusa la faccenda, si
rivolge adesso ai tre cantanti rimasti, chiedendogli di proporgli - visto
che sono pagati per farlo - un altro pezzo di buona musica, meglio se
divertente.
Costretti a scegliere, i tre cantanti azzardano varie ipotesi: Farinelli?
Paisiello? Cimarosa?... Nessuno di questi nomi sembra però convincere il
Padrone di casa. Finché Maria tira fuori dal baule uno spartito di Rossini…
Si intitola “L’occasione fa il ladro” ed è su questo titolo, alla fine,
che cade la scelta di tutti, con l’approvazione del committente. Resta un
piccolo problema, soltanto: il pezzo da cantare sarebbe un quartetto, e le
voci sono tre. Problema risolto: il Padrone di casa si unirà volentieri
alla compagnia… Ma non prima di avere consumato, insieme alla compagnia,
un lauto pranzo al quale, per gentile concessione dell’anfitrione, vengono
invitati anche il Maestro e l’Impresario, ancora intenti a rimettere
ordine nelle proprie cose, gettate alla rinfusa nelle due valigie
scambiate.
Raccontano gli autori Stefano Valanzuolo e Vincenzo De Vivo sulla
scrittura
“Come si fa a mettersi in competizione con Rossini? Non si fa, appunto. Si
resta muti, dinanzi al miracolo teatrale, piccolo o grande che sia, e
all'invenzione musicale, scervellandosi intanto per trovare un appiglio
che rimandi rispettosamente al suo genio.
Come si fa - riproviamo testardamente a formulare la domanda - ad
affiancare un titolo nuovo a "L'occasione fa il ladro", senza arrossire e
mantenendo, intanto, una coerenza drammaturgica che leghi il progetto
contemporaneo a quello reso già solido e popolare da secoli di successi?
Nel nostro caso, la strada seguita è stata quella della dimensione, per
così dire, "ancillare", illuminata e niente affatto mortificata
dall'incontro ravvicinato con Rossini. "Valigie d'occasione", cioè, assume
per scelta una funzione quasi propedeutica rispetto all'exploit rossiniano:
un presupposto plausibile e moderno, insomma, per introdurre naturalmente
l'ascoltatore al piacere di esiti teatrali ben altrimenti consolidati.
Per ottenere questo scopo, abbiamo dovuto adeguarci alla medesima forma
narrativa privilegiata da Rossini, ovvero quella della "farsa",
apparentemente lontana, per mode e modi, da un sentire contemporaneo,
eppure miracolosamente efficace, oggi come allora, per quanto concerne i
mecanismi di interlocuzione con lo spettatore. D'altra parte, non hanno
scadenza i parametri drammaturgici ai quali docilmente si affida "Valigie
d'occasione": gelosia, ripicche, invidia, avidità, opportunismo... Sono
tutti archetipi teatrali celebrati, appunto, nella piéce rossiniana, dove
appaiono messi a frutto con verve incomparabile e sul filo ben teso
dell'equivoco. Senza sottrarsi - ché la tentazione diventa troppo ghiotta
- alla volontà di entrare nel gioco sempre attuale del teatro nel teatro,
ravvivata da riferimenti nobilissimi: da Il Maestro di cappella e
L'impresario in angustie per arrivare ad Ariadne auf Naxos di
Hoffmannstahl e Strauss, passando per L'Opera seria di Gassman e Le
convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti. Gli stimoli, come si
vede, sono molti e illustri.
Attualizzare il contesto e rendere contemporaneo il lavoro di ideazione e
scrittura di una farsa nel terzo millennio sono azioni che non passano,
naturalmente, attraverso lo smantellamento dei punti fondanti del genere
specifico, celebrati come inattaccabili e, non per caso, felicemente
percepibili nell'occasione. Semmai, invece, esse includono l'adozione di
un linguaggio che, pur alludendo nel ritmo e nella cornice, a quello
classicamente rossiniano risulti, invece, moderno nel rapporto tra termini
e situazioni, resti scherzoso e sfiori consapevolmente, nel raffronto tra
passato e presente, l'accento parodistico. Lo sforzo promosso, in
definitiva, impone la costruzione di una nuova sintassi, al cospetto del
medesimo alfabeto rossiniano. Ed è un gioco che coinvolge autori e
pubblico, tutto sommato, quasi un esercizio di stile regolato
dall'osservanza ovvia di certe convenzioni che appartengono, più in
generale, al melodramma italiano e, significativamente, al tesoro teatrale
e musicale accumulato da Rossini”.
Joe Schittino descrive così il lavoro di composizione
“La valigia è il simbolo stesso del viaggio, così come in fondo è la vita
stessa nel suo svolgersi lineare nei fatti, ma circolare e simultaneo
nella percezione e riorganizzazione della memoria. Lo stesso vale per
l’esperienza dell’ascolto, in cui dal singolo evento musicale germina e
fiorisce il successivo; ma nella rievocazione emozionale l’ascolto si
riorganizza, si modifica anche, modellandosi sul proprio vissuto: è il
destino consapevole dell’Arte, e un modo intelligente per tenerci ancorati
sulla terra con i piedi sulle nuvole. Così, le valigie che il Padrone di
casa fa consegnare al Maestro e all’Impresario, al di là del loro
misterioso contenuto e dell’essere cassa di risonanza per la valigia di
Maria, piena di inauditi spartiti e tesori nascosti, sono un invito a
mettersi senza indugio in cammino per le vie della Bellezza. La chiave di
lettura è una visione fortemente simbolica della Storia (non solo della
Musica), organizzata intorno alla restituzione di una panoramica del
patrimonio di memorie musicali che alla citazione preferisce la
sublimazione, alla decontestualizzazione il mutamento in quintessenza e in
archetipo, alla paratassi la sintassi; per cui l’intera esperienza della
musica, e del teatro in musica, è il pretesto scelto dal compositore per
una partitura che vuol contenere un tentativo di viaggio più profondo
intorno agli ingranaggi segreti dell’umana poesia nel momento in cui
diventa scena. Così la breve Sinfonia di Valigie d’occasione ne è anche
l’epitome estetica, con il suo inizio ben pomposo alla Gluck che subito
trasfigura in atmosfere jazz, modali, melodie da operetta, armonie e
timbri improvvisamente aspri, “casuali” settime di dominante e sfacciate
quinte dei corni, in un mercuriale cambio di caratteri che nella vita è
stranezza ma nel sogno, che della vita è quintessenza, è Alltagsleben.
Così il primo Ottocento, nella cui dolcezza un po’ Biedermeier è
ambientata la vicenda, nel progetto del compositore diventa una piccola
Wunderkammer della memoria teatrale musicale, piena di ricordi, danze,
cimeli e ospiti di riguardo, la cui lieve bizzarria (in realtà studiata e
innervata di costanti “esoteriche”: sliding tonali/atonali/modali,
proporzioni, ritmi, intervalli, numeri di battute, codici a intermittenza
e tanto altro), prevede la coabitazione di stili diversi che si sono
felicemente spogliati dai pesi morti di etichette ed etichettatori, per
tendere al comune fine del gioco e della libertà, e arrivare al pubblico
come un tutto quieto e unitario. Valigie d’occasione, oltre che omaggio al
genio rossiniano, è quindi una divertente conversazione di e sulla musica
con i suoi stessi “ferri del mestiere”, reali e ideali, per tramite di
strumenti, storia e personaggi, liberata da tutte le inattendibili e
inutili macchine del tempo”.
Matteo Mazzoni descrive così il suo lavoro di intreccio visivo tra le
due opere
“Il nostro progetto parte dall’ affascinante sfida di rappresentare
l’opera buffa contemporanea “Valigie d’ occasione” e la celebre farsa
rossiniana “L’occasione fa il Ladro” di seguito e senza interruzioni,
andando a creare un linguaggio comune, a metà fra realismo e surrealismo,
tra questi due mondi musicali così lontani, ma che allo stesso tempo
offrono spunti teatrali molto simili, tramite equivoci, travestimenti e
scambi d’ identità.
La scenografia è pensata da Matteo Capobianco proprio ad esaltare questo
“ludus teatrale”: una grande cornice che delimita un palcoscenico nel
palcoscenico, un secondo sipario dopo il primo, attraverso luoghi e tempi
diversi nel ritmo frenetico e frammentario del metateatro, oltre
l’illusione scenica e la realtà tangibile dal pubblico.
I costumi, realizzati sui bozzetti degli studenti dell’Istituto
Professionale Statale Aldrovandi Rubbiani e scelti dalla costumista Silvia
Lumes, contestualizzano entrambe le vicende nei primi del 1800,
restituendo all’ azione scenica la verità e nobiltà storica necessaria per
il racconto della realtà sociale sottostante”.
Così il Maestro Marco Alibrando:
“Sarà la mia valigia? Il dubbio che ti prende davanti al nastro che in
aeroporto ti restituisce i bagagli. Perché dentro c’è la vita. E dentro
potresti trovarci strane sorprese. Lo scambio di valigie de L’occasione fa
il ladro di Gioachino Rossini al quale Joe Schettino rende omaggio
scrivendo per il Teatro Coccia di Novara la sua prima farsa, Valigie
d’occasione, richiamando già nel titolo il legame con la «burletta» del
pesarese.
Soggetto e libretto, rispettivamente di Stefano Valanzuolo e Vincenzo de
Vivo, sono un riuscitissimo omaggio al genere della farsa rossiniana, un
esercizio di stile, ma anche un piccolo capolavoro di stile. Soggetto e
libretto sui quali Joe Schittino compone la sua prima farsa. Passando dai
ritmi serratissimi delle scene d’insieme a quelli più distesi nelle due
arie (rispettivamente del Maestro e di Maria), il linguaggio contemporaneo
di Schittino si fonde con quello del melodramma evocando – sempre per
necessità drammaturgiche – i mondi sonori mozartiani, rossiniani, ma anche
verdiani (echi di Falstaff) e pucciniani (provate a sentire i riferimenti
a La bohéme e a Turandot).
La Sinfonia, come da tradizione, contiene alcuni motivi portanti
dell’opera come i temi del Padrone di casa e del Maestro. Quest’ultimo
tema, poi, fa subito pensare alle grandi colonne sonore del cinema
italiano anni Sessanta dirette dal grande Franco Ferrara o addirittura a
Piero Umiliani che compone il tema d’apertura de Il vigile di Mario Riva,
pellicola interpretata da Alberto Sordi.
Forse un po’ un azzardo, ma a mio avviso un sottilissimo filo che collega
le farse rossiniane di inizio Ottocento fino alla commedia all’italiana
nata alla fine degli anni Cinquanta appare evidente. Musica e situazioni.
Come quelle tragicomiche che possono nascere… dallo scambio di una
valigia”.
Parlando di Rossini, prosegue Alibrando: “Fa sempre un certo effetto
vedere (o meglio, sentire) che gli amanti rossiniani non osano mai dirsi
«ti amo». Preferiscono, come in questa farsa, raccontarsi «quanto son
grate le pene in amore». Tanto più «se premio al dolore è un tanto
piacer». Eccola qui, la dichiarazione d’amore che si scambiano Berenice e
Alberto.
Lo fanno, dopo appunto le loro molte «pene» nel finale de L’occasione fa
il ladro, «burletta per musica», come recita la partitura, composta da
Gioachino Rossini nel 1812 in soli undici giorni. E ispirata al
compositore pesarese dalla cosiddetta “decima musa”, ossia la fretta! Mi
hanno sempre affascinato la facilità e la velocità di scrittura del
giovane Rossini, specialmente a vent’anni quando ancora non aveva a
disposizione molto materiale per ricorrere all’auto imprestito.
In quei pochi giorni in cui lavora all’opera per il Teatro San Moisè di
Venezia Rossini ha tutto il tempo di esprimere il suo genio e ne
L’occasione riscontriamo tratti di grande novità e originalità, a partire
dal primo numero: Sinfonia ed Introduzione vengono concepite come un pezzo
unico che addirittura ingloba una Tempesta, marchio di fabbrica
inconfondibile di Rossini, dal Barbiere di Siviglia al Guglielmo Tell,
tempesta meteorologica, ma spesso tempesta dell’anima.
Non solo. Le citazioni mozartiane dal Don Giovanni, ma anche da Le nozze
di Figaro, sono la prova del fatto che Rossini avesse studiato
profondamente queste partiture, probabilmente quando era allievo di padre
Mattei a Bologna, padre Mattei già allievo di padre Martini, ovvero quell’uomo
che aveva corretto un’antifona di Mozart!
Una partitura complessa. Che ha in sé già l’architettura delle grandi
opere rossiniane. L’aria di Berenice Voi la sposa pretendente, è un’aria
molto estesa (addirittura quadripartita), anomala se si pensa che è
affidata ad un personaggio di una «burletta per musica», appunto. Ma per
fortuna a Rossini “sfugge la mano” nella scrittura e il compositore ci
regala un capolavoro che contiene un preziosismo di orchestrazione: la
sezione lirica Adagio viene introdotta da un’elegante melodia del
clarinetto raddoppiato dal corno all’ottava inferiore creando un timbro
misto molto originale con un effetto quasi straniante, inebriante.
E ancora L’ultimo numero, ovvero il Finale che si articola anch’esso in
quattro parti, contiene il dolcissimo duetto d’amore Oh quanto son grate
le pene in amore introdotto – come nelle serenate strumentali mozartiane –
dai soli fiati.
Col maestro Giovanni Botta e con i giovanissimi talenti del RossiniLab
abbiamo cercato di utilizzare con grande sobrietà tutti gli strumenti a
nostra disposizione per variare con grazia in stile rossiniano; pochissime
variazioni di note ed articolazioni, dolci appoggiature superiori,
inversioni tra le parti e niente di più.
D'altronde gli amanti rossiniani non osano mai pronunciare «ti amo».
L’amore sublimato che Rossini evoca supera i limiti dei sentimenti fragili
dell’uomo e si eleva a valore simbolico universale”.
La Stagione 2022 è realizzata con il contributo di Ministero della
Cultura, Regione Piemonte, Città di Novara, Fondazione Banca Popolare di
Novara, Fondazione DeAgostini, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT,
Fondazione Compagnia di San Paolo, Piemonte dal Vivo, Mirato. In
collaborazione con Agis - Associazione Generale Italiana Spettacolo,
Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Confcommercio Piemonte, Atl -
Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale Provincia di Novara,
Rest-Art, Novara Football Club, Novara Dance Experience, e la partnership
di Università del Piemonte Orientale UPO, STM- Scuola del Teatro Musicale,
Bösendorfer
Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ300 12 Megapixel, Zoom 0X, 1600 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
Le foto e le riprese sono state effettuate con macchina fotografica e cellulare a mano, senza mai passare davanti ad un solo spettatore.
MI RACCOMANDO, COPIA PURE QUELLO
CHE VUOI
MA CITA DA DOVE LO HAI PRELEVATO
Foto Mario Mainino Concertodautunno.it |
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