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Cortile del Castello di Novara
P.za Martiri della Libertà, 28100 Novara NO
Venerdì 22 Luglio 2022 ore 21:00
Il Coccia d'estate al Castello
Gaetano Donizetti
DON PASQUALE
Dramma buffo in tre atti
Libretto Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
Personaggi ed interpreti:
Don Pasquale Michele Govi
Ernesto Yuxiang Liu
Dottor Malatesta Ranyi Jiang
Norina Yesol Park
Un Notaro Semyon Basalaev
Direttore Roberto Gianola
Regia Salvatore Sito
Costumi Silvia Lumes
Luci Ivan Pastrovicchio
Orchestra delle Alpi - Alpen Symphonie Orchester
Maestro del Coro Yirui Weng
Coro del Teatro Coccia
Coproduzione con Associazione Euritmus
(replica: Sabato 23 Luglio ore 21.00)
PROGRAMMA e NOTE :
Nel cortile del Castello a Novara è andata in scena la prima di Don Pasquale
di G.Donizetti, una "prova di fine anno" per i giovani che hanno frequentato la
accademia AMO del Teatro Coccia. Il Maestro Roberto Gianola ha condotto la
recita, che sarà replicata questa sera sabato 23 luglio ore 21.
Prima di partire ha illustrato il suo lavoro, non certo alla ricerca della
ennesima lettura filologica del lavoro donizettiano, ma come una vero e proprio
tutore dei giovani che devono essere sostenuti e non fustigati nel lavoro.
L'opera è partita con la favolosa introduzione che parte con il violoncello (Klaus
Broz) e che richiama il tema della bellissima aria che poi ascolteremo nel corso
dell'opera "Com'è gentil", così abbiamo conosciuto questa bella realtà della
Orchestra delle Alpi - Alpen Symphonie Orchester, in collaborazione con la quale
il M° Gianola porterà la produzione in Trentino.
I giovani sul palco hanno avuto un inizio molto timoroso, ma poi si sono
rinfrancati e questa sera saranno molto più sicuri dopo aver messo il debutto
dietro alle spalle.
Una medaglia la darei al coro che invece si è sentito subito che erano molto a
loro agio. Unici due "veterani" del palcoscenico il protagonista Michele Govi
come Don Pasquale e in un delizioso cammeo Semyon Basalaev che ha interpretato
"Il notaro".
Ma ascoltiamo le parole introduttive del M° Gianola nel video pubblicato su
Facebook.
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Seguono immagini della serata:
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Il tenore Giovanni Botta (preparatore musicale) e Salvatore Sito (regia)
Salvatore Sito (regia) e il direttore Roberto Gianola
Corinne Baroni direttore artistico del Teatro Coccia
Kurtz Borz, primo violoncello
Don Pasquale Michele Govi
Dottor Malatesta Ranyi Jiang
Ernesto Yuxiang Liu
Norina Yesol Park
Cercherò lontana terra ..
Un Notaro Semyon Basalaev
Il massacro delle zanzare
Coro del Teatro Coccia
La serenata dietro le quinte
Nella foto il Maestro del Coro signora Yirui Weng
Corinne Baroni con Alessandro Mormile
Nella foto il direttore Roberto Gianola con Mario Mainino
Nella foto il giovane baritono Semyon Basalaev con Mario Mainino
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Note dal comunicato stampa ufficiale del Teatro:
Primo appuntamento “d’Estate” per il Teatro Coccia di
Novara. Venerdì 22 e Sabato 23 Luglio 2022 alle 21 nel Cortile del
Castello Visconteo Sforzesco di Novara in scena Don Pasquale di Gaetano
Donizetti. Ù
Nel periodo estivo il palcoscenico passa nelle mani dei giovani allievi
dell’Accademia AMO affinché possano arricchire l’esperienza formativa
maturata nel corso dell’anno accademico vivendo il teatro musicale da
protagonisti. Concludono la prima parte del loro percorso formativo
impegnandosi nella produzione cantanti, maestri collaboratori, registi,
macchinisti, sarte. Il cast di giovani artisti è infatti quasi tutto
formato da Allievi del Corso di Canto dell’Accademia AMO, selezionati
tramite audizione: nel ruolo di Ernesto Yuxiang Liu, Dottor Malatesta
Ranyi Jiang, Norina è Minji Kim/Yesol Park , un Notaro è Semen Basalaev;
unico interprete non scelto tra gli allievi dell’Accademia è colui che
veste i panni del protagonista Don Pasquale, interpretato da Michele
Govi. Ogni progetto che coinvolge giovani interpreti è sempre supportato
e seguito da solidi professionisti allo scopo di arricchirne la
formazione, ma anche di assicurare quella qualità artistica degli
spettacoli che il Teatro Coccia garantisce ad ogni alzata di sipario.
Gli allievi sono seguiti dai docenti Paoletta Marrocu, Giovanni Botta
(in collaborazione con Conservatorio Cantelli-RossiniLab) e Margherita
Colombo.
Fondamentale il ruolo del Coro nella produzione: 22 giovani voci
selezionate tra Accademia AMO e Conservatorio Cantelli, dirette dalla
guida di Yirui Weng iIn collaborazione con il Dipartimento di Canto del
Conservatorio G. Cantelli.
Anche la regia è affidata a un giovane e brillante studente AMO che sta
mettendo a frutto sempre più soventemente sul campo la sua esperienza
formativa, Salvatore Sito. Studente del corso tenuto dalla docente Deda
Cristina Colonna.
I costumi sono ideati da Silvia Lumes, le luci firmate da Ivan
Pastrovicchio.
La produzione di Don Pasquale consente di solidificare e rinsaldare un
rapporto importante neonato con l’Associazione Culturale Euritmus di
Rovereto, nata nel 2006 con l’intento di promuovere eventi culturali e
didattici legati principalmente all’ambito della musica classica, ma
anche aperti ad ogni forma di commistione ed espressione con altri
generi artistici.
Il Don Pasquale è coprodotto con l’Associazione Euritmus ed in autunno
approderà sul palcoscenico del Teatro Zandonai di Rovereto.
Coinvolta dunque nella produzione l’Orchestra Sinfonica delle Alpi
guidata da Roberto Gianola bacchetta nota al panorama nazionale ed
internazionale, considerato uno dei più giovani ed interessanti
direttori della nuova generazione, attualmente direttore stabile presso
il Teatro dell’Opera di Istanbul.
NOTE DEL DIRETTORE D’ORCHESTRA
Don Pasquale venne rappresentato con grande successo a Parigi il 3
gennaio 1843 e la storia narra che fu scritto in soli 11 giorni anche se
è più probabile che in quel lasso di tempo furono scritte le linee
vocali, passando molto più tempo sull'orchestrazione.
Donizetti poté godere in vita di grande successi, soprattutto grazie
alle straordinarie doti compositive e ad una vena romantica
difficilmente eguagliabile. Don Pasquale è sicuramente un'opera della
maturità dell’autore, e una di quelle che, a quel tempo, furono accolte
con maggior calore di pubblico.
Sicuramente si tratta di un'opera buffa ma con alcuni risvolti amari,
una riflessione lucida sulla vecchiaia e sul contrasto generazionale con
il desiderio di ringiovanire e di sposare una donna giovane con la quale
avere molti figli. In poche parole, un’opera attuale.
Dal punto di vista musicale sappiamo che, dopo Lucrezia Borgia del 1833,
Donizetti ottenne, non senza qualche difficoltà, una nuova disposizione
dell'orchestra, quella a cui si ricorre ancor oggi con gli archi
disposti a semicerchio davanti al podio. E fu una novità in quanto
precedentemente gli archi stavano da un lato, mentre la restante parte
dell’orchestra dall'altro.
La Sinfonia che apre l'opera presenta inizialmente un solo di
violoncello, la cui melodia verrà ripresa nel Terzo Atto con la
“Serenata” di Ernesto per poi passare sul frizzante motivo della
cavatina di Norina. Una Sinfonia geniale che è il simbolo e il leit
motiv di tutta l'opera, che rappresenta una completa maturità del
compositore e che fanno di lui uno dei maggiori operisti italiani del
primo Ottocento e sicuramente il maggior precursore di Verdi.
Se Donizetti era molto influenzato da Rossini, sicuramente troviamo
nelle prime opere di Verdi una forte influenza donizettiana.
Anche il secondo atto si apre con un preludio musicale e precisamente
con un solo della Tromba (curiosamente vi voglio svelare che sono
diplomato in Tromba e quindi tengo a sottolinearvi questo momento
musicale e il suo significato) In questo Preludio infatti, la Tromba
introduce lo sconforto di Ernesto e la melodia così bella ma triste,
cancella immediatamente la gioia del Finale del Primo Atto. In questo
Preludio, la Tromba dimostra di essere uno strumento nobile e che può
affrontare con grazia parti cantabili e di grande effetto. Il perché
Donizetti abbia affidato alla Tromba uno spazio così importante non lo
sappiamo ma sappiamo anche che la sua scrittura è sempre molto solistica
soprattutto per gli strumenti a fiato.
L'Atto Terzo invece si apre con un Coro di Introduzione ed è la prima
volta che vediamo il Coro durante quest'opera. Anche qui Donizetti si
dimostra moderno e innovativo anche perché la consuetudine, ai suoi
tempi, era quella di mettere sempre il Coro dopo la Sinfonia o Ouverture
per introdurre il pubblico nell'ambiente dell'Opera.
Bellissimo anche il successivo Coro dove troviamo un tempo di Valzer
(“Quel nipotino”) che era nato 20 anni prima a Vienna e che nel Don
Pasquale, Donizetti lo esalta in moltissimi momenti dell'opera e nel
Rondò Finale.
Una curiosità infine è il fatto che questa è la prima opera buffa dove
tutti i recitativi sono accompagnati sempre e solo dall'orchestra.
Insomma Donizetti è stato un genio innovatore e la sua scrittura va
considerata come il culmine della musica italiana nel suo momento di
passaggio dal romanticismo del secondo Rossini al romanticismo
appassionato che recherà i segni di Verdi.
Quest'opera contiene alcune tra le pagine più belle del repertorio
lirico di ogni tempo e rimane una delle più rappresentate nei teatri di
tutto il mondo.
Roberto Gianola
NOTE DI REGIA
Considero Don Pasquale un’opera straordinaria. Ammiro, tra le altre
cose, l’eleganza con cui sono mescolate sia in libretto che in partitura
l’ironia tipica della commedia italiana ed una struggente malinconia. La
dicitura “dramma buffo”, si può dire, ben sintetizza questo
caratteristico aspetto. I personaggi sono tracciati vividamente, ed
esprimono in modo diretto le proprie passioni. Quest’analisi mi ha
fornito suggestioni “romantiche”, tipicamente ottocentesche. Malinconia,
in effetti, è il titolo di un meraviglioso quadro di Francesco Hayez,
uno dei più grandi esponenti del romanticismo italiano in ambito
pittorico, al quale ho deciso di ispirare il mio allestimento. Il cuore
della tela (realizzata quasi in contemporanea alla composizione di Don
Pasquale) è il personaggio. Una giovane fanciulla manifesta uno stato
d’animo turbato. Ha gli occhi gonfi, le mani giunte, uno sguardo
penetrante e malinconico. Ad esaltare la sua figura la scelta di uno
spazio vuoto alle sue spalle un semplice muro bianco. Allo stesso modo,
al fine di sottolineare il carattere romantico dell’opera, ho pensato di
ambientare Don Pasquale in uno spazio neutro, nudo, isolando la vicenda
umana al centro della scena. Lo sviluppo diretto e immediato della trama
deve dunque essere accompagnato da un lavoro di profonda analisi emotiva
dei personaggi, al fine di restituire allo spettatore ciò che la
partitura suggerisce. La tela di Hayez, inoltre, suggerisce un ulteriore
spunto che la mia regia vuole sottolineare. In primo piano, sulla
sinistra, vediamo uno splendido vaso di fiori composto in modo
particolare: osservandolo da sinistra a destra e dall’altro verso il
basso, si vedono dapprima fiori nuovi, freschi, ricchi di colore e di
vita. Man mano che lo sguardo si sposta verso destra e verso il basso,
però, i fiori appassiscono fino a cadere e morire sul freddo marmo in
primo piano che sorregge il vaso. Quest’immagine fortemente simbolica
appare perfetta per descrivere i personaggi di Don Pasquale. Il vaso
come metafora della vita, contiene allo stesso tempo uomini giovani e
vecchi, personaggi pieni di vita ed altri avviati sul viale del
tramonto. Questo forte contrasto è molto evidente sia dal punto di vista
scenico che musicale. Don Pasquale, infatti, pare appassire man mano che
l’opera si sviluppa, scontrandosi con una generazione che corre ad una
diversa velocità, che si esprime in un altro modo, che non sarà mai in
grado di conquistare. È proprio come se vedessimo quel fiore appassito
staccarsi e cadere sul marmo quando Norina in preda all’ira rifila al
suo anziano marito un doloroso schiaffo. Quella pesante umiliazione,
accompagnata in maniera straordinaria dall’orchestra, è come se
“spaccasse” il personaggio che da quel momento si rende conto della
propria caducità. Lo stesso lieto fine, infatti, contempla un fondo di
amarezza che ci spinge a provare compassione nei confronti di quest’uomo
costretto ad arrendersi allo svanire di tutti i propri sogni e delle
proprie aspirazioni. Se Malinconia ha ispirato la scena, infine, è
necessario che nei costumi sia presente la Commedia. Al fine di
realizzare la stessa ideale commistione presente nell’opera, infatti, ho
pensato in sintonia con la costumista Silvia Lumes di ispirare dal punto
di vista visivo i personaggi dell’opera alle maschere della commedia
dell’arte da cui sono derivati. Don Pasquale sarà dunque nel costume
ispirato a Pantalone, Norina a Colombina, Malatesta a Scapino, Ernesto a
Pierrot, lavorando di contrasto con l’utilizzo dei colori primari sulla
scena neutra.
Salvatore Sito
NOTE SUI COSTUMI
I costumi sono nati come una rielaborazione delle tradizionali maschere
della commedia dell’arte in quanto ogni personaggio dell’opera racchiude
le principali caratteristiche di alcune di esse.
Le linee rievocano gli anni intorno al 1830, contaminate per rimanere in
sintonia con le suggestioni romantiche della regia. I colori primari,
invece, creano un gioco di contrasti e fantasie divertenti all’interno
di una scenografia totalmente bianca.
Prendendo ispirazione dai lavori di De Chirico e Luzzati sono stati
pensati tessuti prevalentemente opachi decorati con pittura.
L’intenzione è quella di dare carattere ad ogni personaggio attraverso
materiali e decorazioni apparentemente poveri, ma che arricchiscono il
lavoro in maniera studiata e consapevole.
Le comparse sono state pensate riprendendo il bianco tinta unita della
scena, come fossero parte dello spazio emotivo del protagonista che
prende vita.
Silvia Lumes
Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ300 12 Megapixel, Zoom 0X, 1600 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
Le foto e le riprese sono state effettuate con macchina fotografica e cellulare a mano, senza mai passare davanti ad un solo spettatore.
MI RACCOMANDO, COPIA PURE QUELLO
CHE VUOI
MA CITA DA DOVE LO HAI PRELEVATO
Foto Mario Mainino Concertodautunno.it |
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