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Castello Visconteo Sforzesco
Vigevano
Giovedì 12 maggio 2021 – ore 21,00
Associazione Astrolabio presenta:
ROMA N5 - ALDO MORO: UN'ALTRA STORIA
dal libro di Stefano Bellati
Con le voci di:
Francesca Rifici, Beppe Bianchi, Fabrizio Orlandini
Per la regia di Salvatore Poleo
Sala del Duca del Castello di Vigevano (PV)
Ingresso consentito con mascherina
Ingresso dall'Arco Gotico corso Repubblica non da Piazza Ducale
DUE REPLICHE: Venerdì 13 e sabato 14 maggio 2022_05_14 ore 21.00
PROGRAMMA e NOTE :
ATTENZIONE: Le foto sono state scattate durante la prova generale del 12 maggio 2022 ore 21:00, pertanto posso differire dalla successiva serata di rappresentazione con il pubblico
Si è tenuta nella sala con accesso dalla sotterranea del Castello Visconteo Sforzesco - 27029 Vigevano (Pv)
Associazione Astrolabio presenta:
ROMA N5 - ALDO MORO: UN'ALTRA STORIA
A cura dell'Associazione Astrolabio | in collaborazione con ReteCultura Vigevano, Il Maggio dei Libri. Con il Patrocinio dell'Amministrazione del Comune di Vigevano Con il prezioso contributo di Assiservice 2.0 - Agenzia Unipol di Vigevano - C.so Garibaldi15
Come annunciato nella anteprima, arriva la versione completa del lavoro sviluppato da Stefano Bellati e Salvatore Poleo.
Rassegna Vigevano Estate
Domenica 12 settembre 2021 alle 18.00
Cortile del Castello di Vigevano
Appunti per una tragedia: vita e morte di un servo dello Stato
Note di presentazione della organizzazione:
Roma N5 - Aldo Moro è stato liberato, è vivo e ricopre la carica di Presidente della Repubblica Italiana.
Informazioni sull'evento
"Roma N5" è il titolo di un libro di Stefano Bellati che, come omaggio all’amato nonno, vecchia figura di integerrimo democristiano, ha voluto esplorare un’ipotesi controversa: poteva Aldo Moro essere liberato? Quale sarebbe stato il corso della storia sociale e politica del nostro Paese in questo caso?
Ma Aldo Moro chi è? Sembra una domanda oziosa se non provocatoria in realtà è la domanda fondamentale che dobbiamo farci: i giovani semplicemente non sanno, coloro che in quei giorni drammatici c’erano forse non vogliono ricordare, ancora sotto l’influsso di un trauma che ha segnato l’Italia.
Sono trascorsi decenni da quel nefasto 1978 eppure ancora oggi c’è chi sostiene vi siano lati oscuri, misteri inesplorati, complicità non emerse. Complotti di ogni genere sono stati intravisti dietro la fine del presidente democristiano. E’ questo, se non altro, il segno certo che si tratta di un evento scavato nel vivo della coscienza italiana, una di quelle ferite che si rimarginano solo a prezzo di cicatrici indelebili. Sembra quasi impossibile rassegnarsi a una ricostruzione lineare, alla “banalità del male”: deve esservi qualcosa che va oltre, un gioco più grande, una disfida metafisica, una summa di valori e passioni; il suo significato, la sua portata non possono che trascendere le contingenze; assume inevitabilmente i connotati di una tragedia.
Ed ecco che, inevitabilmente, la tragedia teatrale nasce, prende forma nei corpi di esseri umani viventi, ma una tragedia particolare che non è la mera trasposizione del testo di Bellati, ma una ideale prosecuzione di quella storia, ambientata nella stessa realtà “impossibile” in cui Aldo Moro è stato liberato, è vivo e ricopre la carica di Presidente della Repubblica Italiana.
Questo Moro, diverso da quello che vediamo nelle registrazioni filmate e televisive dell’epoca, diverso perché la prigionia e sette anni al vertice dello Stato lo hanno profondamente segnato, questo Moro cerca un contatto con due dei brigatisti che lo avevamo segregato per quasi due mesi: un confronto serrato in cui per dare voce alle emozioni che ribollono appena sotto la superficie delle parole si utilizzano anche brani di documenti “reali” articoli di giornale, brani di discorsi politici, la famigerata “Risoluzionen.1” delle BR.
Emerge chiara la tragedia di quest’uomo che ha sofferto il trauma del crollo dei suoi ideali di politica come servizio, ma anche la scellerata follia di chi voleva distruggere la fragile democrazia italiana a colpi di mitra; la democrazia è imperfetta, oggi come allora. Aldo Moro non lo nascondeva ai suoi carcerieri-giudici: a quel processo farsa aveva accettato di sottoporsi, seppure a suo modo. La democrazia è imperfetta, certo; arranca, sbanda, a volte marcia a passo lento, sembra indietreggiare. Non uccide a sangue freddo, però. Colpendo a tradimento.
Ed uno slogan non basta a spazzar via esitazioni, lutti, affetti. Ci sarà mai un mondo perfetto? Basterà la dittatura del proletariato per fare uomini integerrimi, infallibili? Soprattutto, quale sistema toglierà mai dalla Storia i dilemmi, le scelte morali laceranti? Se Moro fosse sopravvissuto saremmo più vicini a quella Utopia?
Non lo sapremo mai, questo è certo. Ma altrettanto certo è che non c’è stata pacificazione con la sua morte, rimane indelebile lo scandalo del suo Calvario. Questo affidiamo agli spettatori.
Note:
Le foto sono scattate con:
Panasonic LUMIX FZ1000 20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
Le foto e le riprese sono state effettuate con macchina fotografica e cellulare a mano, senza mai passare davanti ad un solo spettatore.
MI RACCOMANDO, COPIA PURE QUELLO
CHE VUOI
MA CITA DA DOVE LO HAI PRELEVATO
Foto Mario Mainino Concertodautunno.it |
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