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AMICI delle MUSICA -
Turbigo
presentano:
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti.
Milano, Teatro della Cannobiana 12 maggio 1832
Musica di Gaetano Donizetti (1797–1848)
Libretto di Felice Romani(1788-1865)
Fonti letterarie Le Philtre,di Eugène Scribe (1791-1861)
Epoca di composizione primavera 1832
Prima rappr. 12 maggio 1832
Teatro Teatro della Cannobiana, Milano
Personaggi ed interpreti
Adina, ricca e capricciosa proprietaria alberghiera
LUANA LOMBARDI (soprano)
Nemorino, giovane semplice cameriere m
a aspirante Chef, innamorato di Adina
PASQUALE CONTICELLI (tenore)
Belcore, amministratore società villaggio turistico
TIZIANO HAO TIAN (baritono)
il dottore Dulcamara, medico fasullo e testimonial elisir miracoloso
JAIME EDUARDO PIALLI (baritono)
Maestro concertatore al pianoforte
PAOLO BERETTA
Interruzioni vocali, commenti, riduzione drammaturgica e regia
Mario MAININO
Riprese video CLAUDIO OLDANI
PROGRAMMA e NOTE :
Grazie agli Amici della Musica di Turbigo nasce questo progetto musicale di
offerta a distanza #instreaming e che resterà disponibile anche per future
visioni. La collocazione è di grande prestigio, Hotel Villa Malpensa, una
struttura che si trova a pochi passi dal terminal 1 dell'aeroporto della
Malpensa. Una nobile villa ora struttura alberghiera, con possibilità di
accoglienza eventi nelle varie sale messe a disposizione, oltre ad alloggio e
ristorante. (Via Don Andrea Sacconago, 1, 21010 Vizzola Ticino VA)
Ma allora perchè non proviamo a pensare cosa succederebbe se la bella
“fittaiola” Adina ne fosse la proprietaria e lo sconosciuto giovanotto Nemorino
uno dei suoi dipendenti. Non potrebbe succedere comunque che scatti una fiamma
d’amore segreta prima, respinta e poi esplosa per entrambi i due protagonisti
che la coroneranno alla fine.
E il dottore Dulcamara? Ma ovvio …
… passano i virus, passano i guai, ma i Dulcamara non passano mai!
“Pronto,
si, si signor Donizetti sono l'impresario della Cannobiana. Sì ci conosciamo, ci
siamo già parlati insieme altre volte. Senta M°Donizetti io la disturbo per un
motivo, ho un problema, non ho più il titolo per andare in scena tra 15 giorni,
mi fa qualcosa, riesce a scrivere qualcosa per me:
Io avrei già contattato Felice. Sì Felice Romani lei lo conosce benissimo ci ha
appena fatto “Ugo, conte di Parigi” per la Scala.
Guardi gli ho proposto “Le Fltre” è una commediola di un francese certo Scribe,
la musicata anche un altro francese un certo Auber ma lasciamo perdere la loro
idea è facciamocene una nostra.
Se lei accetta di dare un'occhiata al libretto Felice è già pronto, vi metto
insieme e vediamo cosa ne viene fuori, ci sentiamo tra una settimana ..”
Non passa molto che l’impresario richiama
“Allora senta Le ho lasciato una settimana e Felice e mi ha detto che qualcosa
ha messo giù lei l'ha visto? …. Ah, l'ha sentito .. Ah vi siete già anche visti
.. bene bene ... E cosa le sembra … davvero lei mi dice che mentre leggeva i
versi già li sentiva con la musica, benissimo forza, forza allora maestro al
lavoro, che io aspetto i risultati .. dobbiamo conquistare i milanesi e … le
milanesi.”
Fu così nacque “L'elisir d'amore” che andò in scena il 12 maggio del 1832 al
Teatro della Cannobiana di Milano. Felice Romani elaborò un libretto traendolo
dall'opera “IL FILTRO” di Eugene Scribe e musicata da Daniel Auber. Gaetano
Donizetti volle dedicare questa composizione “al bel sesso femminile” e ne
capiremo il perché nel corso dell'opera.
Non vogliamo "modernizzare le vicende a tutti i costi" - siamo contrari alle
regie che buttano nel water l'opera che rappresentano - quindi niente scene di
violenza o di sesso, nessuna citazione politica, ma se ci pensiamo bene questa
storia può essere contestualizzata ai nostri giorni, e alla bella collocazione
che ne consente le riprese senza che perda nulla del suo messaggio sociale e
sentimentale.
in questo caso proviamo a pensare alla nostra bella Adina come la proprietaria
di un complesso alberghiero, alle sue dipendenze come cameriere ha un certo
Nemorino, già il nome dice che è un povero nessuno, infatti questo ragazzo non
viene molto considerato nemmeno dai colleghi.
IL VIDEO DELL'OPERA
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Seguono immagini della serata:
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ATTO PRIMO
PRELUDIO: allegro – larghetto – allegretto strumentale
La nostra bella Adina sinceramente un pensierino su Nemorino lo farebbe, però
vista la diversa posizione sociale non se la sente di impegnarsi con un
subalterno. Nemorino spasima per lei, quando la vede, nei momenti di pausa
concedersi una lettura, lui la osserva con occhi languidi sognando un giorno di
condividere con lei un cuore una capanna.
Paolo Beretta al Pianoforte
CAVATINA: “Quanto è bella, quanto è cara”
NEMORINO (tenore)
(osservando Adina, che legge)
Quanto è bella, quanto è cara!
Più la vedo, e più mi piace...
ma in quel cor non son capace
lieve affetto ad inspirar.
Essa legge, studia, impara...
non vi ha cosa ad essa ignota...
Io son sempre un idiota,
io non so che sospirar.
Chi la mente mi rischiara? Chi m'insegna a farmi amar?
Ma che cosa sta leggendo la nostra bella Adina?
Sta leggendo la storia della regina Isotta la quale si innamora di Tristano e
l'amore è ricambiato a causa di un “filtro magico” che la sua governante ha
messo nelle bevande che hanno condiviso; figurarsi se Adina crede a una cosa del
genere, per lei l'unica cosa che funziona è il proprio fascino, quello sì che è
capace di stregare. chi lei vuole.
CAVATINA: “Benedette queste carte” ADINA (soprano)
ADINA (legge)
«Della crudele Isotta
il bel Tristano ardea,
né fil di speme avea
di possederla un dì.
Quando si trasse al piede
di saggio incantatore,
che in un vasel gli diede
certo elisir d'amore,
per cui la bella Isotta
da lui più non fuggì.»
«Appena ei bebbe un sorso
del magico vasello
che tosto il cor rubello
d'Isotta intenerì.
Cambiata in un istante,
quella beltà crudele
fu di Tristano amante,
visse a Tristan fedele;
e quel primiero sorso
per sempre ei benedì».
Però il lavoro richiama e stanno arrivando alcuni importanti ospiti tra questi
il direttore di una grande catena alberghiera e di villaggi turistici sedi anche
a Dubai, il sig. Belcore che sarà ospite per qualche giorno in albergo.
CAVATINA e STRETTA: “Come Paride vezzoso”
BELCORE (baritono), ADINA, NEMORINO
BELCORE
Come Paride vezzoso
porse il pomo alla più bella,
mia diletta villanella,
io ti porgo questi fior.
Ma di lui più glorioso,
più di lui felice io sono,
poiché in premio del mio dono
ne riporto il tuo bel cor.
Belcore è un tipo spavaldo a lui nessuna ha mai detto di no
per cui con la bella Adina non sarà diverso che con le altre gli basterà
schioccare le dita e vedere Adina cadere ai suoi piedi.
BELCORE
Veggo chiaro in quel visino
ch'io fo breccia nel tuo petto.
Non è cosa sorprendente;
son galante, son Sargente!
Non v'ha bella che resista
alla vista d'un cimiero;
cede a Marte iddio guerriero,
fin la madre dell'amor.
BELCORE Or se m'ami, com'io t'amo,
che più tardi a render l'armi?
Idol mio, capitoliamo:
in qual d+ vuoi tu sposarmi?
ADINA Signorino, io non ho fretta:
un tantin pensar ci vo'.
NEMORINO (Me infelice, s'ella accetta!
Disperato io morirò.)
Nemorino ne resta sconvolto. Basta indugi deve decidersi a parlare con Adina e
rivelarle cosa prova per lei. Certo che sono proprio diversi lui fedele solo al
suo primo amore e la ragazza invece libera come una farfalletta che vola da un
amore all’altro.
SCENA e DUETTO: “Una parola, o ADINA” –
“Chiedi all’aura” NEMORINO, ADINA
NEMORINO Una parola, o Adina.
ADINA L'usata seccatura!
I soliti sospir! Faresti meglio
a recarti in città presso tuo zio,
che si dice malato e gravemente.
La struttura alberghiera è dotata di tanti bei saloni che vengono concessi per
meeting conferenze raduni. In uno di questi saloni sta per arrivare il famoso
dottor Dulcamara della AmorBioSir, è un esperto internazionale di scienza della
nutrizione (ovviamente fasullo come il suo prodotto) e verrà a pubblicizzare la
sua ultima creazione un distillato miracoloso che sembra abbia effetti in tutti
i campi della salute (e persino degli affetti).
CAVATINA: “Udite! Udite o rustici!”
DULCAMARA (baritono)
Udite, udite, o rustici
attenti non fiatate.
Io già suppongo e immagino
che al par di me sappiate
ch'io sono quel gran medico,
dottore enciclopedico
chiamato Dulcamara,
la cui virtù preclara
e i portenti infiniti
son noti in tutto il mondo... e in altri siti.
Nemorino ne resta affascinato. Ma che questo farmaco,
prodotto da questo celebre dottore, possa essere pari al famoso Elisir della
regina Isotta. Certo che se lo fosse, forse sarebbe possibile con quel farmaco
riuscire a conquistare la bella Adina. proviamo a parlarci …
SCENA e DUETTO “Ardir!” – “Voglio dire” NEMORINO, DULCAMARA
NEMORINO
(Ardir. Ha forse il cielo
mandato espressamente per mio bene
quest'uom miracoloso.
Della scienza sua voglio far saggio.)
Povero sciocco, appena Dulcamara lo vede capisce subito che è una miniera d'oro.
Il farmaco della regina Isotta lui non sa neanche che cosa sia, ma la prima
bottiglietta un po’ estrosa che c'è in giro può andare benissimo, anche una
soluzione idroalcolica a base di Bordeaux, che si può benissimo spacciare come
filtro magico a questo sempliciotto. Anzi visto che Nemorino ha giusto giusto
uno “Zecchino d'Oro”, unico tesoretto di famiglia, lo accetterà benissimo
volontierissimo come pagamento.
Solo che occorre stare attenti alla società scientifica, l’Agenzia europea per
il farmaco lo tiene sott'occhio perché spacciare “Amore” è un affare pericoloso
assai in questi tempi, quindi a Nemorino consiglia di non dire niente a nessuno
e di attendere l'effetto, che ci sarà esattamente dopo un giorno, quando ormai
lui se ne sarà andato e il convegno sarà terminato.
DULCAMARA
(Nel paese che ho girato
più d'un gonzo ho ritrovato,
ma un eguale in verità
non ve n'è, non se ne dà.)
Giovinotto! Ehi, ehi!
Sovra ciò... silenzio... sai?
Oggidì spacciar l'amore
è un affar geloso assai:
impacciar se ne potria
un tantin l'autorità.
Nemorino è felice come una pasqua. Oltretutto il tasso leggermente alcolico di
questo Elisir lo mette anche in una certa euforia tale addirittura da
permettergli di figurare indifferenza di fronte alla bella Adina.
RECITATIVO: “Caro elisir, sei mio” NEMORINO, ADINA
NEMORINO
Caro elisir! Sei mio!
Sì tutto mio... Com'esser dêe possente
la tua virtù se, non bevuto ancora,
di tanta gioia già mi colmi il petto!
Scusatemi ma voi avete mai visto una donna che quando un uomo non la guarda non
si incavoli?
Ovviamente Adina poteva accettare di stuzzicare Nemorino e di farsi gli affari
suoi, prendersi magari un'amante al giorno come ha detto prima, ma quando è lui
a non guardarla allora le cose cambiano.
ADINA
(Chi è quel matto? Traveggo, o è Nemorino? Così allegro! E perché?)
SCENA e DUETTO: “Lallarallarà” – “Esulti per la barbara” NEMORINO, ADINA
NEMORINO
(Esulti pur la barbara
per poco alle mie pene:
domani avranno termine,
domani mi amerà.)
ADINA
(Spezzar vorria lo stolido,
gettar le sue catene,
ma gravi più del solito
pesar le sentirà.)
Così cosa pensa di fare Adina? Pensa di accettare in modo molto plateale
l'offerta di matrimonio del signor Belcore e creare così una collaborazione
internazionale. Ma neanche questo fa presa su Nemorino che se la ride
addirittura dietro i baffi tanto se si sposa tra sei giorni non c'è problema,
domani cadrà ai suoi piedi. Che rabbia che le fa Nemorino che non si adombra,
allora sposiamoci subito e qui Nemorino se la fa sotto: QUEST’OGGI? NO!.
Se lei si sposa oggi e gli effetti non si vedranno che domani, tutto quello che
lui ha investito, il suo capitale, il famoso Zecchino d'Oro che conservava da
parte per i momenti bui, non sarà servito a nulla.
TERZETTO: “In guerra ed in amore” Belcore, ADINA, NEMORINO
In guerra ed in amore
l'assedio annoia e stanca.
STRETTA DEL FINALE: “Sì sì domani te lo dirò” – “ADINA credimi” BELCORE, ADINA,
NEMORINO
Adina, credimi, te ne scongiuro...
Non puoi sposarlo... te ne assicuro...
Aspetta ancora... un giorno appena...
un breve giorno... io so perché.
Ah che brutto finale dell'atto le cose si mettono male Adina per ripicca sta
sposare il primo arrivato, che poi è un ottimo partito perché potrebbero unire
le loro attività commerciali, Nemorino invece si trova a non aver più un
centesimo in tasca e l'effetto dell’Elisir mirabile si vedrà talmente in ritardo
che sarà inutile
ATTO SECONDO
Grande festa del salone dell'hotel, la proprietaria si sta per sposare, tutti
sono riuniti, c’è il personale a farle le congratulazioni, l'unico che non
c'entra niente con tutto ciò è Dulcamara che pensa solo al suo convegno
scientifico o pseudo tale, ma essendo stato invitato propone alla bella padrona
di esibirsi con lui in una esilarante parodia canora.
BARCAROLA A DUE VOCI: “Io son ricco e tu sei bella”
DULCAMARA, ADINA
«La Nina gondoliera,
e il senator Tredenti,
barcaruola a due voci.»
«Io son ricco, e tu sei bella,
io ducati, e vezzi hai tu:
perché a me sarai rubella?
Nina mia! Che vuoi di più?»
Nemorino non si vede e allora Adina, che cosa lo sposa a fare questo Belcore se
Nemorino non è presente per fargli dispetto, così ritarda la firma del
contratto.
Belcore le donne non riesce proprio a capirle gli cascano tutte ai piedi e
questa invece fa un sacco di resistenze.
Ma guarda chi si vede Nemorino. Belcore ha saputo che questo cameriere in realtà
ha partecipato ad un concorso internazionale per MasterChef con premi favolosi.
Allora pensa bene di provare ad assumerlo per spedirlo immediatamente il più
lontano possibile magari a Dubai o in qualche posto turbolento.
Nemorino non ha più nulla da perdere, ma forse solo da guadagnare perché se
accetta il contratto avrà immediatamente un bel anticipo e con questo anticipo
potrà andare dal dottor Dulcamara a chiedere una supplemento di Elisir per
vedere di conquistare Adina.
E si perché dai Dulcamara non si ha nulla gratis!
SCENA e DUETTO: “La donna è un animale stravagante”
BELCORE, NEMORINO
BELCORE: La donna è un animale
stravagante davvero. Adina m'ama,
di sposarmi è contenta, e differire
pur vuol sino a stasera!
Ma la carta che tu vedi
pria di tutto dêi segnar.
Qua la mano, giovinotto,
dell'acquisto mi consolo:
in complesso, sopra e sotto
tu mi sembri un buon figliuolo
Qualcosa deve essere successo perché Adina ha notato che tutte le ragazze del
personale si sono messe improvvisamente a correre dietro a Nemorino.
Come mai improvvisamente il cameriere è diventato così appetibile? Beh cosa è
successo lo sappiamo solo noi perché ha vinto il concorso MasterChef e s'è
portato a casa 500.000 Euro.
Adesso potrebbe essere veramente un buon partito.
Or Nemorino è milionario...
è l'Epulone del circondario...
Dulcamara rimprovera Adina, se il suo cameriere ha firmato il contratto con
Belcore la colpa è sua, ma se le ragazze lo corteggiano il merito è del suo
elisir.
RECITATIVO e DUETTO: “Come sen va contento!” – “Quanto amore”
ADINA, DULCAMARA
ADINA Come sen va contento!
DULCAMARA La lode è mia.
Sì, tutte l'amano: oh, meraviglia!
Cara, carissima la mia bottiglia!
Sconsigliata! E avresti ardire
di negare il suo valore?
ADINA Io rispetto l'elisire,
ma per me ve n'ha un maggiore:
Nemorin, lasciata ogni altra, tutto mio, sol mio sarà.
Adina, Adina cosa devi fare? Facciamo così, basta una cipolla per far scendere
qualche lacrimuccia, fingiamo di nasconderci, ma facciamoci vedere da Nemorino,
con queste procurate lacrime. Nemorino ne rimane sconvolto, ma non è possibile
allora lei mi ama, piange per me, per la mia partenza.
NEMORINO ROMANZA: “Una furtiva lagrima”
Una furtiva lagrima
negli occhi suoi spuntò...
quelle festose giovani
invidiar sembrò...
Che più cercando io vo?
M'ama, lo vedo.
Un solo istante i palpiti
del suo bel cor sentir!..
Co' suoi sospir confondere
per poco i miei sospir!...
Cielo, si può morir;
di più non chiedo.
Ma sì dai mettiamo le carte in tavola Adina sto ragazzo se lo voleva tenere
comunque, s'è comprata il contratto, col cavolo che lo lascia andare via con
Belcore.
ADINA La tua persona… la tua vita ci è cara... Io ricomprai il fatale contratto
da Belcore.
NEMORINO Voi stessa! (È naturale: opra è d'amore.)
ADINA Prendi; per me sei libero:
resta nel suol natio,
non v'ha destin sì rio
che non si cangi un dì. (gli porge il contratto)
Qui, dove tutti t'amano,
saggio, amoroso, onesto,
sempre scontento e mesto no, non sarai così.
Belcore la sua vittoriosa impresa in guerra ed in amore è fallita!
RECITATIVO: “Alto! Fronte!” BELCORE, ADINA, DULCAMARA
ARIA FINALE: “Ei corregge ogni difetto” BELCORE, ADINA, DULCAMARA, NEMORINO
Allora vuol dire proprio che le sue pozioni funzionano, il dottor Dulcamara
presenterà questo caso a conclusione del suo convegno dimostrando che i suoi
straordinari farmaci hanno effetti portentosi in campo di salute, affetti e
denari, per cui verrà lanciata una nuova campagna pubblicitaria che riscuoterà
sicuramente straordinari consensi.
DULCAMARA Ma quel che non sapete,
né potreste saper, egli è che questo
sovrumano elisir può in un momento,
non solo rimediare al mal d'amore,
ma arricchir gli spiantati.
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Note:
Curriculum artisti:
Vedi   Luana Lombardi, soprano
Vedi   Pasquale Conticelli, tenore
Vedi   Jaime Eduardo Pialli, basso, baritono
Vedi   Tiziano Hao Tian, baritono
Vedi   Paolo Beretta, maestro concertatore e accompagnatore al pianoforte
Caro ELISIR programma sala
Tratto da William Ashbrook DONIZETTI Le Opere 1830-1835
Ugo, conte di Parigi
Può essere citato come il classico esempio di un'opera di questo
periodo svantaggiata da "difetti di nascita" per il fatto che la volontà
del compositore ebbe minor peso di quelle della censura, della
primadonna e persino dell'amministrazione del teatro che aveva incluso
quattro prime in una stagione di breve durata, l'ultima delle quali era
Ugo, conte di Parigi.
Ma, se con questa partitura Donizetti sembra aver perso la partita, con
il suo contributo alla stagione di primavera della Canobbiana, ad appena
due mesi meno un giorno di distanza dalla prima di Ugo, conte di Parigi,
egli riuscì a superare anche le aspettative più ottimistiche.
Ugo è l’opera che va in scena alla Scala appena prima di Elisir e sempre
in collaborazione con Felice Romani come librettista.
L'elisir d'amore
Con questa opera comica - come l'ha intitolata l'autore -in due atti,
Donizetti dimostrò per la prima volta la sua piena padronanza dello
stile buffo. Fu favorito dal più raffinato libretto che abbia scritto
Romani nel genere comico: un testo chiaro e garbato, con personaggi
nitidamente disegnati e, soprattutto, una vena profonda di sincero
sentimento.
Consideriamo innanzitutto quest'ultimo elemento: brani come "Adina,
credimi" nel primo finale e la famosa "Una furtiva lagrima" nel
secondo atto sono momenti di pathos genuino, in cui Donizetti, anziché
illustrare oggettivamente le emozioni del suo personaggio, presenta
l'essenza stessa di queste emozioni.
Un confronto fra Il barbiere di Rossini e L'elisir di Donizetti sul
piano dei sentimenti mostra che Il barbiere contiene una tale profusione
di spinto, un tale turbinio ed esuberanza di inventiva da far passare
sotto silenzio il fatto che i personaggi sono descritti nelle loro
apparenze superficiali. Pur essendo una commedia magistrale, Il barbiere
aderisce ad uno stile e ad un'impostazione in base ai quali le questioni
di cuore sono date per scontate e non merita dilungarsi nell'evocarle.
L'elisir è invece una romantica opera buffa in cui il conflitto è in
definitiva risolto non attraverso l'inganno o qualche circostanza
fortuita, bensì mediante il riconoscimento da parte di Adina del giusto
valore della costanza di Nemorino.
Nell'Elisir d'amore l'introduzione comica dell'antica farsa napoletana -
un ensemble fondato sulle entrate dei personaggi, generalmente a coppie,
e comprendente un certo numero di movimenti contrastanti - è sostituito
da un'introduzione costruita all'incirca sulla traccia di quella di Anna
Bolena, sia pure su scala un poco più ridotta.
Il coro d'apertura contiene, come sezione centrale, la cavatina di
Nemorino in un solo movimento “Quanto e bella”. Questa è seguita
immediatamente dall'aria di Adina “Della crudele Isotta”, articolata in
due strofe non esattamente uguali (Larghetto-Poco più), in tempo
rispettivamente di valzer e mazurca.
Segue immediatamente una marcia che porta in scena Belcore e i suoi
soldati e serve da preludio all'aria doppia dì Belcore "Come Paride
vezzoso"; a differenza della convenzionale cabaletta, in cui entrambe le
esposizioni sono affidate allo stesso personaggio, Belcore canta la
prima e Adina la seconda (nella stessa tonalità) e il brano si sviluppa
in un concertato conclusivo.
La superiorità dell'Elisir d'amore sulle precedenti opere comiche di
Donizetti risiede nella sua vivida caratterizzazione melodica. A
ciascuno dei personaggi corrisponde un linguaggio particolare: Dulcamara
è tutto verbosità, Belcore tutto maschia vanità, mentre la civetteria di
Adina non riesce mai a nascondere la sua innata tenerezza. Si consideri
come essa progredisca melodicamente dalle frasi estremamente ornate e
ammaliatrici del suo duetto con Nemorino "Chiedi all'aura" nel primo
atto, alla sua ben più leale e schietta "Prendi per me sei libero", nel
secondo, le cui fioriture sono per lo più integrate nelle cadenze.
Il linguaggio di Nemorino è caratterizzato dalla semplicità che non
dissimula la profondità dei suoi sentimenti, ed è soprattutto a questo
ritratto magistrale che si deve la costante fortuna dell'Elisir d'amore.
Un brano tipico come "Adina, credimi" nel finale del primo atto mostra
come Donizetti usi frasi ben equilibrate e collegate, su armonie
modulanti, per dare espressione alla assoluta sincerità di Nemorino.
Nel brano citato, la prima metà del periodo formato da otto frasi (a b a
b c c d d1) passa, all'ottava battuta, dalla tonica di Fa minore a Do
maggiore; Do maggiore, anticipato nell'accompagnamento della seconda e
quarta frase, fornisce il perno per la modulazione a La bemolle per la
seconda metà del periodo.
La quinta e sesta frase (sulla settima di dominante di Re bemolle) sono
come rafforzamenti della prima nel momento in cui Nemorino fa di tutto
per persuadere Adina ad aspettare un giorno (finché l'elisir possa
produrre i suoi effetti) prima di sposare Belcore.
La seconda metà del periodo, nel relativo maggiore, è essenzialmente una
variazione della prima. Questa estrema attenzione dedicata ai
particolari è un esempio di arte che dissimula l'arte, infatti
l'ascoltatore, messo di fronte a un brano come quello dell'esempio, che
si sviluppa in modo tanto logico e spontaneo, lo trova convincente e di
rado è indotto a chiedersene la ragione.
Nel commentare La Zingara si è osservato che, in un punto della cavatina
di Argilla (es. 23), il carattere della protagonista viene
splendidamente messo a fuoco, ma che il resto dell'aria degenera nello
sfruttamento pressoché meccanico di formule, non essendo ancora
Donizetti abbastanza abile nel 1822 per mantenere questa immediatezza di
rappresentazione musicale. Tale abilità è invece manifesta in ogni punto
di "Adina, credimi", che costituisce la pietra angolare del Larghetto
del finale del primo atto dell'Elisir d'amore; dopo l’"a solo" di
Nemorino, Adina ne riprende la melodia, alla quale fanno da contrappunto
le minacce che Belcore mormora all'indirizzo del rivale, e a ciò si
aggiunge la voce di Nemorino per completare le armonie.
La seconda parte di questo Larghetto è dominata da quattro frasi
all'unisono del soprano e del tenore su testi nelle prime due identici e
nelle ultime due diversi. L'intero movimento prolunga e porta a nuova
espansione quelle emozioni che erano affiorate nell'implorazione di
Nemorino.
L'aria di sortita di Dulcamara è una delle grandi arie per buffo della
storia dell'opera italiana. Comincia con un segnale di tromba che
riapparirà, come melodia principale, nell Allegro vivace finale. Mentre
il coro si raduna per sapere che cosa annuncia la tromba, la musica di
esso forma un crescendo, iniziando con frasi prese a prestito dal
Castello di Kenilwortb (in cui servivano ad annunciare Elisabetta) e
sviluppandosi in una nuova ampia coda. Secondo il libretto, Dulcamara
arriva in un landau aperto (alcuni allestimenti moderni lo fanno
discendere da un pallone, ma in questo modo l'accenno del coro alla sua
carrozza dorata si viene ad applicare ad una navicella). La sua aria è
una glorificazione del discorso del ciarlatano e fornisce un compendio
dei modi tradizionali di espressione del buffo: recitativo, declamazione
uniforme su motivi di accompagnamento, frasi melodiche, libera
declamazione e melodia non accompagnata con il sostegno del coro il
tutto organizzato m modo da infondere all'aria il senso della struttura
e da evitare quello della monotonia.
L'elemento principale dell'Andante è un periodo di venti battute che
comincia con le parole "È questo l'odontalgico mirabile liquore” qui le
figure di accompagnamento ornano la linea vocale senza raddoppiare la
voce o interferire con le parole e conferiscono alle reiterazioni del
solista l’impressione della varietà.
Queste figure si rafforzano finché il chiacchierio dei flauti in terze
sui registri acuti segna il culmine dell’esuberante allegria. Il periodo
si svolge in un calcolatissimo crescendo, che lascia sempre il testo in
piena evidenza. Più avanti, il brano è ripetuto alla dominante con
modifiche sia nella linea vocale sia nell'armonia.
L'aria di Dulcamara costituisce una estensione dei procedimenti usati
nell'episodio di Pappacione nella Zingara (es. 24), ma ciò che là
appariva striminzito è qui divenuto così rigoglioso da suscitare
complessivamente l'effetto di una marea di grandiloquenza.
Il duetto del secondo atto fra Adina e Dulcamara "Quanto amore"
contrappone chiaramente i vari livelli di azione e di significato
dell'intreccio. Dulcamara finisce per dover ammettere francamente che la
grazia femminile è veramente più potente di qualsiasi elisir e, siccome
la sua gaia impostura ha ceduto il posto all'onestà, Adina ha la chiara
consapevolezza che ora tocca a lei usare tutte le sue astuzie per
conquistare Nemorino.
Ancora una volta Donizetti da prova della sua abilità di
caratterizzazione con il solo ausilio della melodia e dell'armonia. Al
termine della parte mediana, subito prima dell'Allegro finale, la resa
di Adina a Nemorino è accompagnata da una brusca modulazione a Do
maggiore.
Tratto da William Ashbrook DONIZETTI Le Opere edizione inglese 1982
edizione italiana 1987 presentata alla Stampa dal sottoscritto Mario
Mainino a quell’epoca membro della Donizetti society di Londra e
collaboratore alla stesura del JOURNAL
Quando le primedonne
comandano loro.
E’ proprio vero che “L’elisir d’amore” è un omaggio
al bel sesso milanese, e non solo, perchè sono le donne che non solo
sanno conquistare senza bisogno di alcun elisir, ma quando poi sono
“primedonne” nell’opera portano le loro “arie da baule” o se ne scrivono
da loro stesse.
Una delle grandi interpreti di Adina su il soprano Maria Malibran. Maria
Malibran (nata María Felicitas García Sitches) (Parigi, 24 marzo 1808 –
Manchester, 23 settembre 1836) figlia del grande tenore Manuel García.
dal primo marito prese il cognome con il quale è conosciuta, marito che
andò bene finchè fu un ricco banchiere, ma che lasciò non appena le sue
fortune economiche andarono in crisi. Conobbe poi un celebre violinista
e compositore belga Charles Auguste de Bériot, che sposò dopo ben sei
anni di convivenza, durante i quali nel 1833 nacque un figlio, ma che
potè sposare ufficialmente solo quando lui ottenne la separazione dalla
moglie. Che cosa succede se uniamo i due nomi di Maria Malibran e di
Charles de Bériot? Nasce “Un dolce incanto”. Infatti è molto difficile
attribuire la paternità della composizione di una cabaletta-valzerino
aggiunta al termine del “Prendi per me sei libero” che mette in musica
questi versi:
Nel dolce incanto
Di tal momento
Balzar mi sento
D'ebrezza il cor.
Ah! pria che all'estasi
Soccomba il core,
al seno stringimi
sgombra il timore
Immensa è l'estasi
Del mio piacer.
Questo brano permette al soprano protagonista di
prendere il sopravvento sul tenore protagonista che ha appena cantato la
sua “Furtiva lagrima” una pagina di straordinaria presa sul pubblico
alla quale è difficile sovrastare pur con il lirico “Prendi per me sei
libero” prima di chiudere con la stretta della esplosione di gioia del
duetto con il tenore.
Allora la Malibran si prende una rivincita inserendo questo passaggio
funambolico tra il suo intervento ed il duetto, ovviamente mandando il
pubblico in delirio e volgendo a suo favore l’interesse verso di lei che
rischiava di essere sminuito.
Diverse fonti la attribuiscono al suo secondo marito Bériot ma molti la
danno scritta da lei stessa, cosa abituale anche ai nostri giorni quando
una cantante è in grado di farlo, ad esempio con le cadenze della scena
dalla pazzia da “Lucia di Lammermoor” dello stesso Donizetti.
La Malibran dopo New York, Parigi e Londra nel 1832 venne in Italia ma
non fu lei la prima interprete di Adina, bensì Sabine Heinefetter sulla
quale Donizetti aveva molti dubbi.
“Non fu una sorpresa, quindi, che quando la formidabile Maria Malibran
affrontò Adina alla Scala nel 1835, considerò l'aria originale poco
lusinghiera per lei; quindi, ha abilmente composto un suo seguito al
"Prendi" e vi ha aggiunto un allegro valzer "Oh dolce incanto", che
suona molto poco come il Donizetti del 1832. (Il pezzo è spesso
attribuito a suo marito, Charles de Bériot, ma Cecilia Bartoli, l'ha
rivendicata definitivamente come composta dalla signora Malibran.) “
Tratto da : It was no surprise, then, that when the formidable Maria
Malibran took on Adina at La Scala in 1835, she deemed the original aria
unflattering; hence, she cleverly composed a “Prendi” of her own and
added to it a breezy allegro, “Oh dolce incanto,” that sounds very
little like the Donizetti of 1832. (The piece is often attributed to her
husband, Charles de Bériot, but Malibran’s latter-day champion Cecilia
Bartoli has claimed it definitively as the lady’s.)
Due celebri soprano l’hanno eseguita, la Cabaletta di "Prendi per me sei
libero" ovvero "Nel dolce incanto di tal momento"; una è Joan Sutherland
abituata alle riscoperte di queste varianti grazie alla collaborazione
con il marito, il direttore Richard Bonynge, e la sua esecuzione è
reperibile in disco e on-line, l’altra di cui solo il Metropolitan di
New York ha le registrazioni è del soprano Diana Damrau che eseguì nel
2012.
Una particolarità che non sono riuscito a chiarire è come mai questo
stesso valzer? cabaletta? rondò? finisca nel 1839 per entrare ne “L’Ajo
nell’imbarazzo” in occasione della rappresentazione al Teatro Alfieri di
Firenze, come documentato da un libretto a stampa di quell’epoca.
Gaetano Donizetti compose “L'Ajo nell'imbarazzo” Melodramma giocoso con
librettista Jacopo Ferretti nel 1824 per il Teatro Valle di Roma, ma non
è presente nella sua prima edizione questo "Nel dolce incanto di tal
momento” al termine del Atto II per Madama Gilda, sposa di Enrico
(soprano) dopo il N. 14 - Rondò finale Gilda Quel tuo sorriso o padre
(Gilda, Giulio, Gregorio, Enrico, Simone, Coro) che invece troviamo
nella stampa fiorentina del 1839.
Maria Malibran purtroppo era deceduta in breve tempo già nel 1836 per le
complicazioni succedute ad una sua caduta da cavallo e quindi non riesco
a comprendere il passaggio della sua variazione per Elisir all’altro
titolo L’Ajo.
Racconto della Genesi di ELISIR
L’impresa della Canobbiana, il maggior teatro di Milano dopo la Scala, [ndr
attualmente è il teatro lirico di Milano, in attesa di termine restauri
e di destinazione, già teatro della Cannobiana, talvolta indicato anche
come teatro della Canobbiana o La Cannobiana] si trova in grande
disappunto; un maestro compositore che aveva preso impegno per un’opera
promessa al pubblico, manca alla parola, e non vi sono che due settimane
per rimediare in qualche modo alla disgrazia.
L’impresario che ha l’acqua alla gola non sa a qual santo raccomandarsi
all’infuori di Donizetti, e corre a pregarlo che alla meglio, e come gli
è possibile, in quella distretta, gli raffazzoni uno spartito vecchio, e
lo riduca presentabile al pubblico.
«– Che mi burli? – gli risponde il Maestro: – io non ho l’abitudine di
rattoppare né del mio, né di quello d’altri mai. Sta piuttosto a vedere
che mi basta l’animo di farti un’opera nuova di zecca in quattordici dì!
Te ne do parola, se Romani mi asseconda però!… Parlerò con lui: – e
subito andò a trovarlo. – Io mi sono obbligato – dice ridendo il Maestro
al Poeta – a mettere in musica un poema entro quattordici giorni.
Concedo a te una settimana per apparecchiarmelo; vediamo chi ha più
coraggio di noi due. – E scherzando soggiunse: – bada bene, amico mio,
che abbiamo una prima donna tedesca (l'Heinefelder: la donna ha bella
voce ma ciò che dice lo sa solo lei), un tenore che balbetta (Genero),
un buffo che ha voce da capretto (Frezzolini), un basso francese, e che
val poco (Debadie) [sic], eppure dobbiamo farci onore… Caro Romani,
coraggio e avanti». […]
E la conclusione è che quattordici giorni dopo, 12 maggio 1832, comparve
sulla scena L’elisir d’amore. […] Il lombardo Maestro [Donizetti], tutto
fuoco ed energia, quando ritirava dal Poeta i versi dell’Elisir, man
mano che li leggeva li metteva mentalmente in musica, che poi subito
traduceva sulla carta. Come rapidamente concepiva, così egli rapidamente
scriveva, rarissime volte cancellando e correggendo lo scritto: somma
facilità di mano ben rispondente alla non minore fecondità della
fantasia.
La qualità del tenore, fece inserire a Donizetti “Una furtiva lagrima”
in lotta con il librettista Romani che non era assolutamente favorevole
ad inserire una momento così lirico e appassionato all’avvicinarsi del
giocoso finale, ma Donizetti ricordando una sua composizione da camera
scrisse una pagina che valorizzava appieno delle qualità del tenore
protagonista aiutandolo così ad avere un ottimo successo nella sua
interpretazione al debutto dell’opera.
Tratto da Emanuele Senici “Le furtive lacrime di Giambattista Genero,
primo Nemorino” fonte Emilia Branca “Felice Romani e i più riputati
maestri di musica del suo tempo”
Le foto sono scattate con:
DAL VIVO:
ASUS ZENPHONE 3
Panasonic LUMIX FZ1000 20 Megapixel, Zoom 42X, 1600-3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.
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Con PRINT-Screen, sembra facile ma non lo è vista la velocità che ci vuole a scattare, possibilmente evitando le didascalie, memorizzare e poi essere subito pronti.
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