torna alla pagina precedentemente consultata







Passano i virus, passano i guai, ma i Dulcamara non passano mai..
AMICI delle MUSICA - Turbigo

presentano:
L’ELISIR D’AMORE

Melodramma giocoso in due atti.
Milano, Teatro della Cannobiana 12 maggio 1832

Musica di Gaetano Donizetti (1797–1848)
Libretto di Felice Romani(1788-1865)

Fonti letterarie        Le Philtre,di Eugène Scribe (1791-1861)

Epoca di composizione primavera 1832

Prima rappr. 12 maggio 1832

Teatro        Teatro della Cannobiana, Milano

Personaggi ed interpreti

Adina, ricca e capricciosa proprietaria alberghiera

LUANA LOMBARDI (soprano)

Nemorino, giovane semplice cameriere ma aspirante Chef, innamorato di Adina

PASQUALE CONTICELLI (tenore)

Belcore, amministratore società villaggio turistico

TIZIANO HAO TIAN (baritono)

il dottore Dulcamara, medico fasullo e testimonial elisir miracoloso

JAIME EDUARDO PIALLI (baritono)

Maestro concertatore al pianoforte
PAOLO BERETTA

Ideazione drammaturgica e regia
Mario MAININO

Riprese video CLAUDIO OLDANI


Grazie agli Amici della Musica di Turbigo nasce questo progetto musicale di offerta a distanza #instreaming e che resterà disponibile anche per future visioni. La collocazione è di grande prestigio, Hotel Villa Malpensa, una struttura che si trova a pochi passi dal terminal dell'aeroporto della Malpensa.  Una nobile villa e struttura alberghiera, con possibilità di accoglienza eventi nelle varie sale messe a disposizione, oltre ad alloggio e ristorante. (Hotel Villa Malpensa Via Don Andrea Sacconago, 1, 21010 Vizzola Ticino VA)

Ma allora perchè non proviamo a pensare cosa succederebbe se la bella “fittaiola” Adina ne fosse la proprietaria e lo sconosciuto giovanotto Nemorino uno dei suoi dipendenti. Non potrebbe succedere comunque  che scatti una fiamma d’amore segreta prima, respinta e poi esplosa per entrambi i due protagonisti che la coroneranno alla fine.

E il dottore Dulcamara? Ma ovvio …

… passano i virus, passano i guai, ma i Dulcamara non passano mai!

Immaginaria telefonata dell’Impresario della Cannobiana al compositore Gaetano Donizetti:

Pronto, si, si signor Donizetti sono l'impresario della Cannobiana. Sì ci conosciamo, ci siamo già parlati insieme altre volte. Senta M°Donizetti io la disturbo per un motivo, ho un problema, non ho più il titolo per andare in scena tra 15 giorni, mi fa qualcosa, riesce a scrivere qualcosa per me:
Io avrei già contattato Felice. Sì Felice Romani lei lo conosce benissimo ci ha appena fatto “Ugo, conte di Parigi” per la Scala.

Guardi gli ho proposto “Le Fltre” è una commediola di un francese certo Scribe, la musicata anche un altro francese un certo Auber ma lasciamo perdere la loro idea è facciamocene una nostra.

Se lei accetta di dare un'occhiata al libretto Felice è già pronto, vi metto insieme e vediamo cosa ne viene fuori, ci sentiamo tra una settimana ..

Non passa molto che l’impresario lo richiama

Allora senta Le ho lasciato una settimana e Felice e mi ha detto che qualcosa ha messo giù lei l'ha visto? …. Ah, l'ha sentito ..  Ah vi siete già anche visti .. bene bene ... E cosa le sembra  … davvero lei mi dice che mentre leggeva i versi già li sentiva con la musica, benissimo forza, forza allora maestro al lavoro, che io aspetto i risultati .. dobbiamo conquistare i milanesi e … le milanesi.”

Fu pressappoco così che nacque “L'elisir d'amore” che andò in scena  il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano. Felice Romani elaborò un libretto traendolo dall'opera “IL FILTRO” di Eugene Scribe e musicata da Daniel Auber. Gaetano Donizetti volle dedicare questa composizione “al bel sesso femminile”  e ne capiremo il perché nel corso dell'opera.

Non vogliamo "modernizzare le vicende a tutti i costi" - siamo contrari alle regie che buttano nel water l'opera che rappresentano - quindi niente scene di violenza o di sesso, nessuna citazione politica, ma se ci pensiamo bene questa storia può essere contestualizzata ai nostri giorni, e alla bella collocazione che ne consente le riprese senza che perda nulla del suo messaggio sociale e sentimentale.

in questo caso proviamo a pensare alla nostra bella Adina come la proprietaria di un complesso alberghiero, alle sue dipendenze come cameriere ha un certo Nemorino, già il nome dice che è un povero nessuno, infatti questo ragazzo non viene molto considerato nemmeno dai colleghi.

ATTO PRIMO 55’

PRELUDIO: allegro – larghetto – allegretto strumentale
solo pianoforte

La nostra bella Adina sinceramente un pensierino su Nemorino lo farebbe, però vista la diversa posizione sociale non se la sente di impegnarsi con un subalterno.

Nemorino spasima per lei, quando la vede, nei momenti di pausa concedersi una lettura, lui la osserva con occhi languidi sognando un giorno di condividere con lei un cuore una capanna.

Scena Prima

Sala dell’Hotel al momento non aperta al pubblico

Adina siede in disparte leggendo. Nemorino la osserva mentre sistema la tavola.

NEMORINO

(osservando Adina, che legge)

Quanto è bella, quanto è cara!

Più la vedo, e più mi piace...

ma in quel cor non son capace

lieve affetto ad inspirar.

Essa legge, studia, impara...

non vi ha cosa ad essa ignota...

Io son sempre un idiota,

io non so che sospirar.

Chi la mente mi rischiara?

Chi m'insegna a farmi amar?

Ma che cosa sta leggendo  la nostra bella Adina?
Sta leggendo la storia della regina Isotta la quale si innamora di Tristano e l'amore è ricambiato a causa di un “filtro magico” che la sua governante ha messo nelle bevande che hanno condiviso; figurarsi se Adina crede a una cosa del genere, per lei l'unica cosa che funziona è il proprio fascino, quello sì che è capace di stregare. chi lei vuole.

ADINA (ridendo) Benedette queste carte!

È bizzarra l'avventura.

COro Di che ridi? Fanne a parte

di tua lepida lettura.

ADINA È la storia di Tristano,

è una cronaca d'amor.

CORO Leggi, leggi.

NEMORINO (A lei pian piano

vo' accostarmi, entrar fra lor.)

«Della crudele Isotta

il bel Tristano ardea,

né fil di speme avea

di possederla un dì.

Quando si trasse al piede

di saggio incantatore,

che in un vasel gli diede

certo elisir d'amore,

per cui la bella Isotta

da lui più non fuggì.»

TUTTI Elisir di sì perfetta,

di sì rara qualità,

ne sapessi la ricetta,

conoscessi chi ti fa!

CORO Leggi, leggi.

ADINA «Appena ei bebbe un sorso

del magico vasello

che tosto il cor rubello

d'Isotta intenerì.

Cambiata in un istante,

quella beltà crudele

fu di Tristano amante,

visse a Tristan fedele;

e quel primiero sorso

per sempre ei benedì.»

TUTTI Elisir di sì perfetta,

di sì rara qualità,

ne sapessi la ricetta,

conoscessi chi ti fa!

Stanno arrivando alcuni ospiti tra questi il direttore di una grande catena alberghiera  e di villaggi turistici con sedi sparse per il mondo, anche a Dubai, il sig. Belcore che sarà ospite per qualche giorno in albergo.

Scena Seconda

Marcia di ingresso del Sig.Belcore ammirato dalla bellezza della sala, sc orge Amina e la saluta e porgendole un mazzo di fiori che ruba dal tavolo a fianco.

BELCORE Come Paride vezzoso

porse il pomo alla più bella,

mia diletta villanella,

io ti porgo questi fior.

Ma di lui più glorioso,

più di lui felice io sono,

poiché in premio del mio dono

ne riporto il tuo bel cor.

ADINA (È modesto il signorino!)

NEMORINO (Oh! mio dispetto!)

BELCORE Veggo chiaro in quel visino

ch'io fo breccia nel tuo petto.

Non è cosa sorprendente;

son galante, son Sargente!

Non v'ha bella che resista

alla vista d'un cimiero;

ADINA (È modesto!)

BELCORE cede a Marte iddio guerriero,

fin la madre dell'amor.

ADINA (È modesto!)

NEMORINO (Essa ride... Oh, mio dolor!)

Belcore è un tipo spavaldo a lui nessuna ha mai detto di no per cui con la bella Adina non sarà diverso che con le altre gli basterà schioccare le dita e vedere Adina cadere ai suoi piedi.

BELCORE Or se m'ami, com'io t'amo,

che più tardi a render l'armi?

Idol mio, capitoliamo:

in qual dì vuoi tu sposarmi?

ADINA Signorino, io non ho fretta:

un tantin pensar ci vo'.

NEMORINO (Me infelice, s'ella accetta!

Disperato io morirò.)

BELCORE Più tempo invan non perdere:

volano i giorni e l'ore:

in guerra ed in amore

è fallo l'indugiar.

Al vincitore arrenditi;

da me non puoi scappar.

ADINA Vedete di quest'uomini,

vedete un po' la boria!

Già cantano vittoria

innanzi di pugnar.

Non è, non è sì facile

Adina a conquistar.

NEMORINO (Un po' del suo coraggio

amor mi desse almeno!

Direi siccome io peno,

pietà potrei trovar.

Ma sono troppo timido,

ma non poss'io parlar.)

Nemorino ne resta sconvolto. Basta indugi deve decidersi a parlare con Adina e rivelarle cosa prova per lei.  Certo che sono proprio diversi lui fedele solo al suo primo amore per lei e la ragazza invece libera come una farfalletta che vola da un amore all’altro.

Scena Terza Nemorino e Adina.

NEMORINO Una parola, o Adina.

ADINA L'usata seccatura!

I soliti sospir! Faresti meglio

a recarti in città presso tuo zio,

che si dice malato e gravemente.

NEMORINO Il suo mal non è niente

appresso al mio.

Partirmi non poss'io...

Mille volte il tentai...

ADINA Ma s'egli more,

e lascia erede un altro?...

NEMORINO E che m'importa?...

ADINA Morrai di fame,

e senza appoggio alcuno.

NEMORINO O di fame o d'amor...

per me è tutt'uno.

ADINA Odimi. Tu sei buono,

modesto sei, né al par di quel Sargente

ti credi certo d'ispirarmi affetto;

così ti parlo schietto,

e ti dico che invano amor tu speri:

che capricciosa io sono, e non v'ha brama

che in me tosto non muoia appena è desta.

NEMORINO Oh, Adina!... e perché mai?...

ADINA Bella richiesta!

ADINA

Chiedi all'aura lusinghiera

perché vola senza posa

or sul giglio, or sulla rosa,

or sul prato, or sul ruscel:

ti dirà che è in lei natura

l'esser mobile e infedel.

NEMORINO Dunque io deggio?...

ADINA All'amor mio

rinunziar, fuggir da me.

NEMORINO Cara Adina!... Non poss'io.

ADINA Tu nol puoi? Perché?

NEMORINO Perché! Perché!

Chiedi al rio perché gemente

dalla balza ov'ebbe vita

corre al mar, che a sé l'invita,

e nel mar sen va a morir:

ti dirà che lo strascina

un poter che non sa dir.

ADINA Dunque vuoi?...

NEMORINO Morir com'esso,

ma morir seguendo te.

ADINA Ama altrove: è a te concesso.

NEMORINO Ah! possibile non è.

No, No, non è

[Concertato]

ADINA

Per guarir da tal pazzia,

ché è pazzia l'amor costante,

dèi seguir l'usanza mia,

ogni dì cambiar d'amante.

Come chiodo scaccia chiodo,

così amor discaccia amor.

In tal guisa io rido e godo,

in tal guisa ho sciolto il cor.

NEMORINO

Ah! te sola io vedo, io sento

giorno e notte e in ogni oggetto:

d'obbliarti invano io tento,

il tuo viso ho sculto in petto...

col cambiarsi qual tu fai,

può cambiarsi ogn'altro amor.

Ma non può, non può giammai

il primero uscir dal cor.

La struttura alberghiera è dotata di saloni attrezzati che vengono concessi per meeting conferenze raduni. In uno di questi saloni sta per arrivare a tenere una conferenza il famoso dottor Dulcamara, è un esperto internazionale di scienza della nutrizione (ovviamente fasullo come il suo prodotto) e verrà a pubblicizzare la sua ultima creazione “Dulce e Amara”, un distillato miracoloso che sembra abbia effetto in tutti i campi della salute (e persino degli affetti).

Scena Quinta

Arriva in sala a presentare il suo prodotto il dr.Dulcamara

Il dottore Dulcamara entra avendo con la sua borsa e in mano carte anatomiche. Adina Belcore e Nemorino si apprestano a sentire questa presentazione .

DULCAMARA Udite, udite, o rustici

attenti non fiatate.

Io già suppongo e immagino

che al par di me sappiate

ch'io sono quel gran medico,

dottore enciclopedico

chiamato Dulcamara,

la cui virtù preclara

e i portenti infiniti

son noti in tutto il mondo...

e, e, eeee ….in altri siti.

DULCAMARA

Benefattor degli uomini,

riparator dei mali,

in pochi giorni io sgombero

io spazzo gli spedali,

e la salute a vendere

per tutto il mondo io vo.

Compratela, compratela,

per poco io ve la do.

È questo l'Odontalgico

mirabile liquore,

dei topi e delle cimici

possente distruttore,

i cui certificati

autentici, bollati

toccar vedere e leggere

a ciaschedun farò.

Per questo mio specifico,

simpatico mirifico,

un uom, settuagenario

e valetudinario,

nonno di dieci bamboli

ancora diventò.

Per questo "Tocca e sana"

in breve settimana

più d'un afflitto giovine

di piangere cessò.

O voi, matrone rigide,

ringiovanir bramate?

Le vostre rughe incomode

con esso cancellate.

Volete voi, donzelle,

ben liscia aver la pelle?

Voi, giovani galanti,

per sempre avere amanti?

Comprate il mio specifico,

per poco io ve lo do.

Ei move i paralitici,

spedisce gli apopletici,

gli asmatici, gli asfitici,

gl'isterici, i diabetici,

guarisce timpanitidi,

e scrofole e rachitidi,

e fino il mal di fegato,

che in moda diventò.

Comprate il mio specifico,

per poco io ve lo do.

DULCAMARA

L'ho portato per la posta

da lontano mille miglia

mi direte: quanto costa?

quanto vale la bottiglia?

Cento scudi?... trenta?... venti?

No... nessuno si sgomenti.

Per provarvi il mio contento

di sì amico accoglimento,

io vi voglio, o buona gente,

uno scudo regalar.

DULCAMARA

Ecco qua: così stupendo,

sì balsamico elisire

tutta Europa sa ch'io vendo

niente men di dieci lire:

ma siccome è pur palese

ch'io son nato nel paese,

per tre lire a voi lo cedo,

sol tre lire a voi richiedo:

(maestro musica …)

così chiaro è come il sole,

che a ciascuno, che lo vuole,

uno scudo bello e netto

in saccoccia io faccio entrar.

Ecco … avanti avanti ..

(musica)

Ah! di patria il dolce affetto

gran miracoli può far.

Nemorino ne resta affascinato. Ma che questo farmaco, prodotto da questo celebre dottore, possa essere pari al famoso Elisir della regina Isotta. Certo che se lo fosse, forse sarebbe possibile con quel farmaco riuscire a conquistare la bella Adina. proviamo a parlarci …

Scena Sesta

Nemorino e DULCAMARA.

NEMORINO (Ardir. Ha forse il cielo

mandato espressamente per mio bene

quest'uom miracoloso nel villaggio.

Della scienza sua voglio far saggio.)

Dottore... perdonate...

È ver che possediate

segreti portentosi?...

DULCAMARA Sorprendenti.

La mia saccoccia è di Pandora il vaso.

NEMORINO Avreste voi... per caso...

la bevanda amorosa

della regina Isotta?

DULCAMARA Ah!... Che?... Che cosa?

Povero sciocco, appena Dulcamara lo vede capisce subito che è una miniera d'oro. Il farmaco della regina Isotta lui non sa neanche che cosa sia, ma la prima bottiglietta un po’ estrosa che ha in borsa può andare benissimo, anche una di Bordeaux, che si può benissimo spacciare come filtro magico a questo sempliciotto. Anzi visto che Nemorino ha giusto giusto uno “Zecchino d'Oro”, unico tesoretto di famiglia, lo accetterà benissimo volontierissimo come pagamento.

NEMORINO Voglio dire... lo stupendo

elisir che desta amore...

DULCAMARA Ah! sì sì, capisco,

intendo. Io ne son distillatore.

NEMORINO E fia vero.

DULCAMARA Si. Se ne fa

gran consumo in questa età.

NEMORINO Oh, fortuna!... e ne vendete?

DULCAMARA Ogni giorno a tutto il mondo.

NEMORINO E qual prezzo ne volete?

DULCAMARA Poco... assai... cioè... secondo...

NEMORINO Un zecchin...

null'altro ho qua...

DULCAMARA È la somma che ci va.

NEMORINO Ah! prendetelo, dottore.

DULCAMARA Ecco il magico liquore.

[Concertato]

NEMORINO

Obbligato, ah sì, obbligato!

Son felice, son contento.

Elisir di tal bontà!

Benedetto chi ti fa!

DULCAMARA

(Nel paese che ho girato

più d'un gonzo ho ritrovato,

ma un eguale in verità

non ve n'è, non se ne dà.)

NEMORINO

Ehi!... dottore... un momentino...

In qual modo usar si puote?

DULCAMARA

Con riguardo, pian, pianino

la bottiglia un po' si scote...

Poi si stura... ma, si bada

che il vapor non se ne vada.

Quindi al labbro lo avvicini,

e lo bevi a centellini,

e l'effetto sorprendente

non ne tardi a conseguir.

NEMORINO Sul momento?

DULCAMARA A dire il vero,

necessario è un giorno intero.

(Tanto tempo è sufficiente

per cavarmela e fuggir.)

NEMORINO E il sapore?...

DULCAMARA Egli è eccellente...

(È bordò, non elisir.)

NEMORINO

Obbligato, ah sì, obbligato!

Son felice, son contento.

Elisir di tal bontà!

Benedetto chi ti fa!

DULCAMARA

(Nel paese che ho girato

più d'un gonzo ho ritrovato,

ma un eguale in verità

non ve n'è, non se ne dà.)

Solo che occorre stare attenti alla società scientifica, l’Agenzia europea per il farmaco lo tiene sott'occhio perché spacciare “Amore” è un affare pericoloso assai in questi tempi, quindi a Nemorino consiglia di non dire niente a nessuno e di attendere l'effetto, che ci sarà esattamente dopo un giorno, quando ormai lui se ne sarà andato e il convegno sarà terminato.

DULCAMARA Giovinotto! Ehi, ehi!

NEMORINO Signore?

DULCAMARA Sovra ciò... silenzio... sai?

Oggidì spacciar l'amore

è un affar geloso assai:

impacciar se ne potria

un tantin l'autorità.

NEMORINO Ve ne do la fede mia:

neanche un'anima il saprà.

[Concertato]

DULCAMARA

Va, mortale avventurato;

un tesoro io t'ho donato:

tutto il sesso femminino

te doman sospirerà.

(Ma doman di buon mattino

ben lontan sarò di qua.)

NEMORINO

Ah! dottor, vi do parola

ch'io berrò per una sola:

né per altra, e sia pur bella,

né una stilla avanzerà.

(Veramente amica stella

ha costui condotto qua.)

Nemorino è felice come una pasqua. Oltretutto il tasso leggermente alcolico di questo Elisir lo mette anche in una euforia tale addirittura da permettergli di figurare indifferenza di fronte alla bella Adina.

Scena Settima

NEMORINO Caro elisir! Sei mio!

Sì tutto mio... Com'esser dêe possente

la tua virtù se, non bevuto ancora,

di tanta gioia già mi colmi il petto!

Ma perché mai l'effetto

non ne poss'io vedere

prima che un giorno intier non sia trascorso?

Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso.

Oh, qual di vena in vena

dolce calor mi scorre!... Ah! forse anch'essa...

Forse la fiamma stessa

incomincia a sentir... Certo la sente...

Me l'annunzia la gioia e l'appetito

Che in me si risvegliò tutto in un tratto.

La rà, la rà, la rà.

Scusatemi ma voi avete mai visto una donna che quando un uomo non la guarda non si incavoli?
Ovviamente Adina poteva divertirsi a stuzzicare Nemorino e farsi poi gli amori suoi, prendersi magari un'amante al giorno come ha detto prima, ma quando è  lui  a non guardarla allora le cose cambiano.

scena Ottava

ADINA (Chi è quel matto?

Traveggo, o è Nemorino?

Così allegro! E perché?)

NEMORINO

Diamine! È dessa…

(Ma no... non ci appressiam. De' miei sospiri

non si stanchi per or. Tant'è... domani

adorar mi dovrà quel cor spietato.)

ADINA (Non mi guarda neppur! Com'è cambiato!)

NEMORINO La rà, la rà, la lera!

La rà, la rà, la rà.

ADINA (Non so se è finta o vera

la sua giocondità.)

NEMORINO La rà, la rà, la rà.

(Finora amor non sente.)

La rà, la rà, la rà.

La rà, la rà, la rà.

ADINA (Vuol far l'indifferente.)

NEMORINO (Finora amor non sente.)

NEMORINO

(Esulti pur la barbara

per poco alle mie pene:

domani avranno termine,

domani mi amerà.)

ADINA

(Spezzar vorria lo stolido,

gettar le sue catene,

ma gravi più del solito

pesar le sentirà.)

NEMORINO La rà, la rà...

ADINA (avvicinandosi a lui)

Bravissimo!

La lezion ti giova.

NEMORINO È ver: la metto in opera

così per una prova.

ADINA Dunque, il soffrir primiero?

NEMORINO Dimenticarlo io spero.

ADINA Dunque, l'antico foco?...

NEMORINO Si estinguerà fra poco.

Ancora un giorno solo,

e il core guarirà.

ADINA Davver? Me ne consolo...

Ma pure... si vedrà.

[Concertato]

NEMORINO

(Esulti pur la barbara

per poco alle mie pene:

domani avranno termine

domani mi amerà.)

ADINA

(Spezzar vorria lo stolido

gettar le sue catene,

ma gravi più del solito

pesar le sentirà.)

Così cosa pensa di fare Adina? Pensa di accettare in modo molto plateale l'offerta di matrimonio del signor Belcore e creare così una collaborazione internazionale. Ma neanche questo fa presa su Nemorino che se la ride addirittura dietro i baffi tanto se si sposa tra sei giorni non c'è problema, domani cadrà ai suoi piedi. Che rabbia che le fa Nemorino che non si adombra, allora sposiamoci subito e qui Nemorino se la fa sotto: QUEST’OGGI? NO!.

Se lei si sposa oggi e gli effetti non si vedranno che domani, tutto quello che lui ha investito, il suo capitale, il famoso Zecchino d'Oro che conservava da parte per i momenti bui, non sarà servito a nulla.

Scena Nona

Belcore di dentro, indi in scena e detti.

BELCORE (cantando)

Tran tran, tran tran, tran tran.

In guerra ed in amore

l'assedio annoia e stanca.

Io vado all’arma bianca

In guerra ed in amor..

Tran tran, tran tran.

ADINA (A tempo vien Belcore.)

NEMORINO (È qua quel seccator.)

ADINA Ebben, gentil Sargente

la piazza vi è piaciuta?

BELCORE Difesa è bravamente

e invano ell'è battuta.

ADINA E non vi dice il core

che presto cederà?

BELCORE Ah! lo volesse amore!

ADINA Vedrete che vorrà.

BELCORE Quando? Sarìa possibile!

NEMORINO (A mio dispetto io tremo.)

BELCORE Favella, o mio bell'angelo;

quando ci sposeremo?

ADINA Prestissimo.

NEMORINO (Che sento!)

BELCORE Ma quando?

ADINA (guardando Nemorino)

Fra sei dì.

BELCORE Cara.

NEMORINO (Si sì, domani

te lo dirò.)

Ah che brutto finale dell'atto le cose si mettono male Adina per ripicca sta sposare il primo arrivato e Nemorino invece si trova a non aver più un centesimo in tasca e l'effetto dell’Elisir mirabile si vedrà talmente in ritardo che sarà inutile.

BELCORE

Se a mantenerla tu sei disposta,

ché non anticipi? Che mai ti costa?

Fin da quest'oggi non puoi sposarmi?

ADINA (osservando Nemorino)

(Si turba, parmi.) Ebben; quest'oggi..

NEMORINO  Quest'oggi! oh, Adina!

Quest'oggi, dici?

ADINA E perché no?

NEMORINO Aspetta almeno fin domattina.

BELCORE E tu che c'entri? Vediamo un po'.

FInale dell’atto primo. [Concertato]

NEMORINO Adina! Quest'oggi ..no!

Adina, credimi, te ne scongiuro...

Non puoi sposarlo... te ne assicuro...

Aspetta ancora... un giorno solo...

un breve giorno... io so perché.

Domani, o cara, ne avresti pena;

te ne dorresti al par di me.

Domani, forse, ne avresti pena;

te ne dorresti al par di me.

BELCORE

Il ciel ringrazia, o babbuino,

ché matto, o preso tu sei dal vino.

Ti avrei strozzato, ridotto in brani

se in questo istante tu fossi in te.

In fin ch'io tengo a fren le mani,

va via, buffone, ti ascondi a me.

ADINA (con risoluzione)

Andiamo, Belcore, si avverta il notaro.

NEMORINO (smanioso)

Dottore! Dottore… Soccorso! riparo!

BELCORE È matto davvero.

ADINA (Me l'hai da pagar.)

A lieto convito, amici, v'invito.

BELCORE Giannetta, ragazze,

vi aspetto a ballar.

ADINA Fra lieti concenti - gioconda brigata,

vogliamo contenti - passar la giornata:

presente alla festa - amore verrà.

(Me l'hai da pagar.)

ATTO SECONDO

Grande festa del salone dell'hotel, la proprietaria si sta per sposare, c’è il personale a farle le congratulazioni, è invitato anche il dr.Dulcamara che pensa di animare la festa proponendo alla bella Adina di esibirsi con lui in una esilarante parodia canora.

ATTO II scena Prima

DULCAMARA

«La Nina gondoliera,

e il senator Tredenti,

barcaruola a due voci.»

Attenti.

Strofa I

DULCAMARA

«Io son ricco, e tu sei bella,

io ho ducati, e vezzi hai tu:

perché a me sarai rubella?

Nina mia! Che vuoi di più?»

ADINA

«Quale onore! un senatore

me d'amore supplicar!

Ma, modesta gondoliera,

un par mio mi vuo' sposar.»

[Concertato]

DULCAMARA

«Idol mio, non più rigor.

Fa felice un senator.»

ADINA

«Eccellenza! Troppo onor;

io non merto un senator.»

Strofa II

DULCAMARA

Silenzio, zitti...

«Adorata barcaruola,

prendi l'oro e lascia amor.

Lieto è questo, e lieve vola;

pesa quello, e resta ognor.»

ADINA

«Quale onore! Un senatore

me d'amore supplicar!

Ma Zanetto è giovinetto;

ei mi piace, e il vo' sposar.»

[Concertato]

DULCAMARA

«Idol mio, non più rigor.

Fa felice un senator.»

ADINA

«Eccellenza! Troppo onor;

io non merto un senator.»

(musica)

DULCAMARA Il dottore Dulcamara

in ogni arte è professor.

DULCAMARA ADINA .. in ogni arte è professor.

Nemorino non si vede e allora Adina, che cosa lo sposa a fare questo Belcore se Nemorino non è presente per fargli dispetto, così ritarda la firma del contratto.

Belcore le donne non riesce proprio a capirle gli cascano tutte ai piedi e questa invece fa un sacco di resistenze.

Ma guarda chi si vede Nemorino. Belcore  pensa bene di provare ad assumerlo per spedirlo immediatamente il più lontano possibile, magari a Dubai o in qualche posto turbolento.

Nemorino, perso l’amore, non ha null’altro da perdere, ma forse solo da guadagnare perché se  accetta il contratto avrà immediatamente un bel anticipo e con questo anticipo potrà andare dal dottor Dulcamara a chiedere un supplemento di Elisir per vedere di conquistare Adina. E si perchè dai Dulcamara non si ha nulla gratis!

BELCORE La donna è un animale

stravagante davvero. Adina m'ama,

di sposarmi è contenta, e differire

pur vuol sino a stasera!

NEMORINO (Ecco il rivale!

Mi spezzerei la testa di mia mano.)

BELCORE

(Ebbene, che cos'ha questo baggiano?)

Ehi, ehi, quel giovinotto!

Cos'hai che ti disperi?

NEMORINO Io mi dispero...

perché non ho denaro... e non so come,

non so dove trovarne.

BELCORE Eh! scimunito!

Se danari non hai,

fatti soldato... e venti scudi avrai.

NEMORINO Venti scudi!

BELCORE E ben sonanti.

NEMORINO Quando? Adesso?

BELCORE Sul momento.

NEMORINO (Che far deggio?)

BELCORE E coi contanti,

gloria e onore al reggimento.

NEMORINO Ah! non è l'ambizione,

che seduce questo cor.

BELCORE Se è l'amore, in guarnigione

non ti può mancar l'amor.

[Concertato]

NEMORINO

(Ai perigli della guerra

io so ben che esposto sono:

che doman la patria terra,

zio, congiunti, ahimè! abbandono.

Ma so pur che, fuor di questa,

altra strada a me non resta

per poter del cor d'Adina

solo un giorno trionfar.

Ah! chi un giorno ottiene Adina...

fin la vita può lasciar.)

BELCORE

Del tamburo al suon vivace,

tra le file e le bandiere,

aggirarsi amor si piace

con le vispe vivandiere:

sempre lieto, sempre gaio

ha di belle un centinaio.

Di costanza non s'annoia,

non si perde a sospirar.

Credi a me: la vera gioia

accompagna il militar.

NEMORINO Venti scudi!

BELCORE Su due piedi.

NEMORINO Ebben vada. Li prepara.

BELCORE Ma la carta che tu vedi

pria di tutto dei segnar.

Qua una croce.

Nemorino segna rapidamente e prende i venti scudi.

[Concertato]

BELCORE

Qua la mano, giovinotto,

dell'acquisto mi consolo:

in complesso, sopra e sotto

tu mi sembri un buon figliuolo,

sarai presto caporale,

se me prendi ad esemplar. Si!

(Ho ingaggiato il mio rivale:

anche questa è da contar.)

NEMORINO

Ah! non sai chi m'ha ridotto

a tal passo, a tal partito:

tu non sai qual cor sta sotto

a quest'umile vestito;

quel che a me tal somma vale

non potresti immaginar.

(Ah! non v'ha tesoro eguale,

se riesce a farmi amar.)

Qualcosa deve essere  successo perché Adina ha notato che tutte le ragazze del personale si sono messe improvvisamente a correre dietro a Nemorino.  Come mai improvvisamente il cameriere è diventato così appetibile? Beh cosa è successo perché ha vinto  il concorso MasterChef e s'è portato a casa 500.000 Euro.

Adesso potrebbe essere veramente un buon partito.

Or Nemorino è milionario...

è l'Epulone del circondario...

un uom di vaglia, un buon partito...

Felice quella cui fia marito!

Dulcamara rimprovera Adina, se il suo cameriere ha firmato il contratto con Belcore la colpa è sua, ma se le ragazze ora lo corteggiano il merito è del suo elisir.

Adina e Dulcamara entrano da varie parti, si fermano in disparte meravigliati a veder Nemorino corteggiato.

ADINA Come sen va contento!

DULCAMARA La lode è mia.

ADINA Vostra, o dottore?

DULCAMARA Sì, tutta.

La gioia è al mio comando:

io distillo il piacer, l'amor lambicco

come l'acqua di rose, e ciò che adesso

vi fa maravigliar nel giovinotto.

Tutto portento egli è del mio decotto.

ADINA Pazzie!

DULCAMARA Pazzie, voi dite?

Incredula! Pazzie? Sapete voi

dell'alchimia il poter, il gran valore

dell'elisir d'amore

della regina Isotta?

ADINA Isotta!

DULCAMARA Isotta.

Io n'ho d'ogni misura e d'ogni cotta.

ADINA (Che ascolto?) E a Nemorino

voi deste l'elisir?

DULCAMARA Ei me lo chiese

per ottener l'affetto

di non so qual crudele...

ADINA Ei dunque amava?

DULCAMARA Languiva, sospirava

senz'ombra di speranza. E, per avere

una goccia di farmaco incantato,

vendé la libertà, si fe' soldato.

ADINA

(Quanto amore! Ed io, spietata,

tormentai sì nobil cor!)

DULCAMARA

(Essa pure è innamorata:

ha bisogno del liquor.)

ADINA

Dunque... adesso... è Nemorino

in amor sì fortunato!

DULCAMARA

Tutto il sesso femminino

è pel giovine impazzato.

ADINA Ah

E qual donna è a lui gradita?

Qual fra tante è preferita?

DULCAMARA

Egli è il gallo della Checca

tutte segue; tutte becca.

ADINA

(Ed io sola, sconsigliata

possedea quel nobil cor!)

DULCAMARA (Essa pure è innamorata:

ha bisogno del liquor.)

DULCAMARA

Bella Adina, qua un momento...

più dappresso... su la testa.

Tu sei cotta... io l'argomento

a quell'aria afflitta e mesta.

Se tu vuoi?...

ADINA S'io vo'? Che cosa?

DULCAMARA

Su la testa, o schizzinosa!

Se tu vuoi, ci ho la ricetta

che il tuo mal guarir potrà.

ADINA

Ah! dottor, sarà perfetta,

ma per me virtù non ha.

DULCAMARA

Vuoi vederti mille amanti

spasimar, languire al piede?

ADINA

Non saprei che far di tanti:

il mio core un sol ne chiede.

DULCAMARA

Render vuoi gelose, pazze

donne, vedove, ragazze?

ADINA

Non mi alletta, non mi piace

di turbar altrui la pace.

DULCAMARA

Conquistar vorresti un ricco?

ADINA

Di ricchezze io non mi picco.

DULCAMARA

Un contino? Un marchesino?

ADINA

Io non vo' che Nemorino.

DULCAMARA

Prendi, su, la mia ricetta,

che l'effetto ti farà.

ADINA

Ah! dottor, sarà perfetta,

ma per me virtù non ha.

DULCAMARA

Sciagurata! E avresti ardire

di negare il suo valore?

ADINA

Io rispetto l'elisire,

ma per me ve n'ha un maggiore:

Nemorin, lasciata ogni altra,

tutto mio, sol mio sarà.

DULCAMARA

(Ahi! dottore, è troppo scaltra:

più di te costei ne sa.)

[Concertato]

ADINA

Una tenera occhiatina,

un sorriso, una carezza,

vincer può chi più si ostina,

ammollir chi più ci sprezza.

Ne ho veduti tanti e tanti,

presi cotti, spasimanti,

che nemmanco Nemorino

non potrà da me fuggir.

La ricetta è il mio visino,

in quest'occhi è l'elisir.

DULCAMARA

Sì lo vedo, o bricconcella,

ne sai più dell'arte mia:

questa bocca così bella

è d'amor la spezieria:

hai lambicco ed hai fornello

caldo più d'un Mongibello

per filtrar l'amor che vuoi,

per bruciare e incenerir.

Ah! vorrei cambiar coi tuoi

i miei vasi d'elisir.

(partono)

Adina, Adina cosa devi fare? Facciamo così, basta una cipolla per far scendere qualche lacrimuccia, fingiamo di nasconderci, ma facciamoci vedere da Nemorino, con queste procurate lacrime.

Nemorino ne rimane sconvolto, ma non è possibile allora lei mi ama, piange per me, per la mia partenza.

Scena Settima

NEMORINO

Una furtiva lagrima

negli occhi suoi spuntò...

quelle festose giovani

invidiar sembrò...

Che più cercando io vo?

M'ama, lo vedo.

Un solo istante i palpiti

del suo bel cor sentir!..

Co' suoi sospir confondere

per poco i miei sospir!...

Cielo, si può morir;

di più non chiedo.

Ma sì dai mettiamo le carte in tavola Adina sto ragazzo se lo voleva tenere comunque, s'è comprata il contratto, col cavolo che lo lascia andare via con Belcore.

ADINA Prendi

Prendi; per me sei libero:

resta nel suol natio,

non v'ha destin sì rio

che non si cangi un dì.

(gli porge il contratto)

Qui, dove tutti t'amano,

saggio, amoroso, onesto,

sempre scontento e mesto

no, non sarai così.

. . . .

NEMORINO Ebben, tenete.

(le rende il contratto)

Poiché non sono amato,

voglio morir soldato:

non v'ha per me più pace

se m'ingannò il dottor.

ADINA

Ah! fu con te verace

se presti fede al cor.

Sappilo alfine, ah! sappilo:

tu mi sei caro, e t'amo:

NEMORINO Io?

Oh, gioia inesprimibile!

ADINA

quanto ti féi già misero,

farti felice io bramo:

NEMORINO Oh, gioia

ADINA

il mio rigor dimentica,

ti giuro eterno amor.

(Nemorino si getta ai piedi di Adina)

Povero Belcore la sua vittoriosa impresa in guerra ed in amore è fallita! Allora vuol dire proprio che le sue pozioni funzionano, il dottor Dulcamara presenterà questo caso a conclusione del suo convegno dimostrando che i suoi straordinari farmaci hanno effetti portentosi in campo di salute, affetti e ...denari.

Scena Nona Finale dell’opera

BELCORE Alto!... Fronte!...

Che vedo? Al mio rivale

l'armi presento!

ADINA Ella è così, Belcore;

e convien darsi pace ad ogni patto.

Egli è mio sposo: quel che è fatto...

BELCORE È fatto.

Tientelo pur, briccona.

Peggio per te. Pieno di donne è il mondo:

e mille e mille ne otterrà Belcore.

DULCAMARA

Ve le darà questo elisir d'amore.

Prediletti dalle stelle,

io vi lascio un gran tesoro.

Tutto è in lui; salute e belle,

allegria, fortuna ed oro,

Rinverdite, rifiorite,

impinguate ed arricchite:

dell'amico Dulcamara

ei vi faccia ricordar.

TUTTI

Viva il grande Dulcamara,

dei dottori la Fenice!

BELCORE

Ciarlatano maledetto,

che tu possa ribaltar!

NEMORINO ADINA

Per lui solo io son felice!

Del suo farmaco l'effetto

non potrò giammai scordar.

TUTTI

Addio, Addio!

Fine ATTO II


William Ashbrook DONIZETTI Le Opere 1830-1835

Ugo, conte di Parigi

Può essere citato come il classico esempio di un'opera di questo periodo svantaggiata da "difetti di nascita" per il fatto che la volontà del compositore ebbe minor peso di quelle della censura, della primadonna e persino dell'amministrazione del teatro che aveva incluso quattro prime in una stagione di breve durata, l'ultima delle quali era Ugo, conte di Parigi.

Ma, se con questa partitura Donizetti sembra aver perso la partita, con il suo contributo alla stagione di primavera della Canobbiana, ad appena due mesi meno un giorno di distanza dalla prima di Ugo, conte di Parigi, egli riuscì a superare anche le aspettative più ottimistiche.

Ugo è l’opera che va in scena alla Scala appena prima di Elisir e sempre in collaborazione con Felice Romani come librettista.

L'elisir d'amore.
        Con questa opera comica - come l'ha intitolata l'autore -in due atti, Donizetti dimostrò per la prima volta la sua piena padronanza dello stile buffo.
Fu favorito dal più raffinato libretto che abbia scritto Romani nel genere comico: un testo chiaro e garbato, con personaggi nitidamente disegnati e, soprattutto, una vena profonda di sincero sentimento.

Consideriamo innanzitutto quest'ultimo elemento: brani come "Adina, credimi" nel primo finale e la famosa "Una furtiva lagrima" nel secondo atto sono momenti di pathos genuino, in cui Donizetti, anziché illustrare oggettivamente le emozioni del suo personaggio, presenta l'essenza stessa di queste emozioni.

Un confronto fra Il barbiere di Rossini e L'elisir di Donizetti sul piano dei sentimenti mostra che Il barbiere contiene una tale profusione di spirito, un tale turbinio ed esuberanza di inventiva da far passare sotto silenzio il fatto che i personaggi sono descritti nelle loro apparenze superficiali. Pur essendo una commedia magistrale, Il barbiere aderisce ad uno stile e ad un'impostazione in base ai quali le questioni di cuore sono date per scontate e non merita dilungarsi nell'evocarle. L'elisir è invece una romantica opera buffa in cui il conflitto è in definitiva risolto non attraverso l'inganno o qualche circostanza fortuita, bensì mediante il riconoscimento da parte di Adina del giusto valore della costanza di Nemorino.

Nell'Elisir d'amore l'introduzione comica dell'antica farsa napoletana - un ensemble fondato sulle entrate dei personaggi, generalmente a coppie, e comprendente un certo numero di movimenti contrastanti - è sostituito da un'introduzione costruita all'incirca sulla traccia di quella di Anna Bolena, sia pure su scala un poco più ridotta.

Il coro d'apertura contiene, come sezione centrale, la cavatina di Nemorino in un solo movimento “Quanto e bella”.

Questa è seguita immediatamente dall aria di Adina “Della crudele Isotta”, articolata in due strofe non esattamente uguali (Larghetto-Poco più), in tempo rispettivamente di valzer e mazurca.

Segue immediatamente una marcia che porta in scena Belcore e i suoi soldati e serve da preludio all'aria doppia dì Belcore "Come Paride vezzoso"; a differenza della convenzionale cabaletta, in cui entrambe le esposizioni sono affidate allo stesso personaggio, Belcore canta la prima e Adina la seconda (nella stessa tonalità) e il brano si sviluppa in un concertato conclusivo.

La superiorità dell'Elisir d'amore sulle precedenti opere comiche di Donizetti risiede nella sua vivida caratterizzazione melodica. A ciascuno dei personaggi corrisponde un linguaggio particolare: Dulcamara è tutto verbosità, Belcore tutto maschia vanità, mentre la civetteria di Adina non riesce mai a nascondere la sua innata tenerezza. Si consideri come essa progredisca melodicamente dalle frasi estremamente ornate e ammaliatrici del suo duetto con Nemorino "Chiedi all'aura" nel primo atto, alla sua ben più leale e schietta "Prendi per me sei libero", nel secondo, le cui fioriture sono per lo più integrate nelle cadenze.

Il linguaggio di Nemorino è caratterizzato dalla semplicità che non dissimula la profondità dei suoi sentimenti, ed è soprattutto a questo ritratto magistrale che si deve la costante fortuna dell'Elisir d'amore.

Un brano tipico come "Adina, credimi" nel finale del primo atto mostra come Donizetti usi frasi ben equilibrate e collegate, su armonie modulanti, per dare espressione alla assoluta sincerità di Nemorino.

Nel brano citato, la prima metà del periodo formato da otto frasi (a b a b c c d d1) passa, all'ottava battuta, dalla tonica di Fa minore a Do maggiore; Do maggiore, anticipato nell'accompagnamento della seconda e quarta frase, fornisce il perno per la modulazione a La bemolle per la seconda metà del periodo.

La quinta e sesta frase (sulla settima di dominante di Re bemolle) sono come rafforzamenti della prima nel momento in cui Nemorino fa di tutto per persuadere Adina ad aspettare un giorno (finché l'elisir possa produrre i suoi effetti) prima di sposare Belcore.

La seconda metà del periodo, nel relativo maggiore, è essenzialmente una variazione della prima. Questa estrema attenzione dedicata ai particolari è un esempio di arte che dissimula l'arte, infatti l'ascoltatore, messo di fronte a un brano come quello dell'esempio, che si sviluppa in modo tanto logico e spontaneo, lo trova convincente e di rado è indotto a chiedersene la ragione.

Nel commentare La Zingara si è osservato che, in un punto della cavatina di Argilla (es. 23), il carattere della protagonista viene splendidamente messo a fuoco, ma che il resto dell'aria degenera nello sfruttamento pressoché meccanico di formule, non essendo ancora Donizetti abbastanza abile nel 1822 per mantenere questa immediatezza di rappresentazione musicale. Tale abilità è invece manifesta in ogni punto di "Adina, credimi", che costituisce la pietra angolare del Larghetto del finale del primo atto dell'Elisir d'amore; dopo l’"a solo" di Nemorino, Adina ne riprende la melodia, alla quale fanno da contrappunto le minacce che Belcore mormora all'indirizzo del rivale, e a ciò si aggiunge la voce di Nemorino per completare le armonie.

La seconda parte di questo Larghetto è dominata da quattro frasi all'unisono del soprano e del tenore su testi nelle prime due identici e nelle ultime due diversi. L'intero movimento prolunga e porta a nuova espansione quelle emozioni che erano affiorate nell'implorazione di Nemorino.

L'aria di sortita di Dulcamara è una delle grandi arie per buffo della storia dell'opera italiana. Comincia con un segnale di tromba che riapparirà, come melodia principale, nell Allegro vivace finale. Mentre il coro si raduna per sapere che cosa annuncia la tromba, la musica di esso forma un crescendo, iniziando con frasi prese a prestito dal Castello di Kenilworth (in cui servivano ad annunciare Elisabetta) e sviluppandosi in una nuova ampia coda. Secondo il libretto, Dulcamara arriva in un landau aperto (alcuni allestimenti moderni lo fanno discendere da un pallone, ma in questo modo l'accenno del coro alla sua carrozza dorata si viene ad applicare ad una navicella). La sua aria è una glorificazione del discorso del ciarlatano e fornisce un compendio dei modi tradizionali di espressione del buffo: recitativo, declamazione uniforme su motivi di accompagnamento, frasi melodiche, libera declamazione e melodia non accompagnata con il sostegno del coro il tutto organizzato in modo da infondere all'aria il senso della struttura e da evitare quello della monotonia.

L'elemento principale dell'Andante è un periodo di venti battute che comincia con le parole "È questo l'odontalgico mirabile liquore” qui le figure di accompagnamento ornano la linea vocale senza raddoppiare la voce o interferire con le parole e conferiscono alle reiterazioni del solista l’impressione della varietà.

Queste figure si rafforzano finché il chiacchierio dei flauti in terze sui registri acuti segna il culmine dell’esuberante allegria. Il periodo si svolge in un calcolatissimo crescendo, che lascia sempre il testo in piena evidenza. Più avanti, il brano è ripetuto alla dominante con modifiche sia nella linea vocale sia nell'armonia.

L'aria di Dulcamara costituisce una estensione dei procedimenti usati nell'episodio di Pappacione nella Zingara (es. 24), ma ciò che là appariva striminzito è qui divenuto così rigoglioso da suscitare complessivamente l'effetto di una marea di grandiloquenza.

Il duetto del secondo atto fra Adina e Dulcamara "Quanto amore" contrappone chiaramente i vari livelli di azione e di significato dell'intreccio. Dulcamara finisce per dover ammettere francamente che la grazia femminile è veramente più potente di qualsiasi elisir e, siccome la sua gaia impostura ha ceduto il posto all'onestà, Adina ha la chiara consapevolezza che ora tocca a lei usare tutte le sue astuzie per conquistare Nemorino.

Ancora una volta Donizetti da prova della sua abilità di caratterizzazione con il solo ausilio della melodia e dell'armonia. Al termine della parte mediana, subito prima dell'Allegro finale, la resa di Adina a Nemorino è accompagnata da una brusca modulazione a Do maggiore.  

Tratto da William Ashbrook DONIZETTI Le Opere edizione inglese 1982  edizione italiana 1987 presentata alla Stampa dal sottoscritto Mario Mainino a quell’epoca membro della Donizetti society di Londra e collaboratore presso la Fondazione Donizetti di Bergamo alla stesura del JOURNAL da cui è tratto il brano che ho riportato qui.

Quando le primedonne comandano loro.

E’ proprio vero che “L’elisir d’amore” è un omaggio al bel sesso milanese, e non solo, perchè sono le donne che non solo sanno conquistare senza bisogno di alcun elisir, ma quando poi sono “primedonne” nell’opera portano le loro “arie da baule” o se ne scrivono da loro stesse.

Una delle grandi interpreti di Adina fu il soprano Maria Malibran. Maria Malibran, (nata María Felicitas García Sitches (Parigi, 24 marzo 1808 – Manchester, 23 settembre 1836) figlia del grande tenore Manuel García, dal primo marito prese il cognome con il quale è conosciuta, un marito che andò bene finchè fu un ricco banchiere, ma che lasciò non appena le sue fortune economiche andarono in crisi. Conobbe poi un celebre violinista e compositore belga, Charles Auguste de Bériot, che sposò dopo ben sei anni di convivenza, durante i quali nel 1833 nacque un figlio, ma che potè sposare ufficialmente solo quando lui ottenne la separazione dalla moglie. Che cosa succede se uniamo i due nomi di Maria Malibran e di Charles de Bériot? Nasce “Un dolce incanto”.


Infatti è molto difficile attribuire la paternità della composizione di una cabaletta-valzerino aggiunta al termine del “Prendi per me sei libero” che mette in musica questi versi:

Nel dolce incanto

Di tal momento

Balzar mi sento

D'ebrezza il cor.

Ah! pria che all'estasi

Soccomba il core,

al seno stringimi

sgombra il timore

Immensa è l'estasi

Del mio piacer.

Questo brano permette al soprano protagonista di prendere il sopravvento sul tenore protagonista che ha appena cantato la sua “Furtiva lagrima” una pagina di straordinaria presa sul pubblico alla quale è difficile sovrastare pur con il lirico “Prendi per me sei libero” prima di chiudere con la stretta della esplosione di gioia del duetto con il tenore.
        Allora la Malibran si prende una rivincita inserendo questo passaggio funambolico tra il suo intervento ed il duetto, ovviamente mandando il pubblico in delirio e volgendo a suo favore l’attenzione del pubblico che rischiava di essere scemata.
        Diverse fonti la attribuiscono al suo secondo marito Bériot ma molti la danno scritta da lei stessa, cosa abituale anche ai nostri giorni quando una cantante è in grado di farlo, ad esempio con le cadenze della scena dalla pazzia da “Lucia di Lammermoor” dello stesso Donizetti.

La Malibran dopo New York, Parigi e Londra nel 1832 venne in Italia ma non fu lei la prima interprete di Adina, bensì  Sabine Heinefetter sulla quale Donizetti aveva molti dubbi.

Non fu una sorpresa, quindi, che quando la formidabile Maria Malibran affrontò Adina alla Scala nel 1835, considerò l'aria originale poco lusinghiera per lei; quindi, ha abilmente composto un suo  seguito al "Prendi" e vi ha aggiunto un allegro valzer "Oh dolce incanto", che suona molto poco come il Donizetti del 1832. (Il pezzo è spesso attribuito a suo marito, Charles de Bériot, ma Cecilia Bartoli, l'ha rivendicata definitivamente come composta dalla signora Malibran.) “    Tratto da :  It was no surprise, then, that when the formidable Maria Malibran took on Adina at La Scala in 1835, she deemed the original aria unflattering; hence, she cleverly composed a “Prendi” of her own and added to it a breezy allegro, “Oh dolce incanto,” that sounds very little like the Donizetti of 1832. (The piece is often attributed to her husband, Charles de Bériot, but Malibran’s latter-day champion Cecilia Bartoli has claimed it definitively as the lady’s.)

Due celebri soprano hanno eseguito la Cabaletta di "Prendi per me sei libero" ovvero "Nel dolce incanto di tal momento" perchè la stretta del duetto “non è una cabaletta”; Joan Sutherland abituata alle riscoperte di queste varianti, grazie alla collaborazione con il marito, il direttore Richard Bonynge, l’ha registrata ed è reperibile in disco e on-line, l’altra esecuzione, di cui solo il Metropolitan di New York ha le registrazioni è del soprano Diana Damrau nel 2012.

 Una particolarità che non sono riuscito a chiarire è come mai questo stesso valzer? cabaletta? rondò? finisca nel 1839 per entrare ne “L’Ajo nell’imbarazzo” in occasione della rappresentazione al Teatro Alfieri di Firenze, come documentato da un libretto a stampa di quell’epoca.

Gaetano Donizetti compose “L'Ajo nell'imbarazzo” Melodramma giocoso con librettista Jacopo Ferretti  nel 1824 per il Teatro Valle di Roma, ma non è presente nella sua prima edizione questo "Nel dolce incanto di tal momento” al termine del Atto II per Madama Gilda, sposa di Enrico (soprano) dopo il N. 14 - Rondò finale Gilda “Quel tuo sorriso o padre” (Gilda, Giulio, Gregorio, Enrico, Simone, Coro) che invece troviamo nella stampa fiorentina del 1839.

        Maria Malibran purtroppo era deceduta in breve tempo già nel 1836 per le complicazioni succedute ad una sua caduta da cavallo e quindi non riesco a comprendere il passaggio della sua variazione per Elisir all’altro titolo L’Ajo.

Ma la migrazione di questo brano non finisce qui perché se nel 1835 la Malibran canta così alla Scala in Elisir, nel 1839  diventa il finale de L'Ajo nell'imbarazzo e nel 1860 in Germania diventa il finale di "Maria ovvero la figlia del reggimento".

Racconto della Genesi di ELISIR

L’impresa della Canobbiana, il maggior teatro di Milano dopo la Scala, [ndr attualmente è il teatro lirico di Milano, in attesa di terminare i restauri e di destinazione, già teatro della Cannobiana, talvolta indicato anche come teatro della Canobbiana o La Cannobiana, sia con una “n” o con due “nn”] si trova in grande disappunto; un maestro compositore che aveva preso impegno per un’opera promessa al pubblico, manca alla parola, e non vi sono che due settimane per rimediare in qualche modo alla disgrazia.

L’impresario che ha l’acqua alla gola non sa a qual santo raccomandarsi all’infuori di Donizetti, e corre a pregarlo che alla meglio, e come gli è possibile, in quella distretta, gli raffazzoni uno spartito vecchio, e lo riduca presentabile al pubblico.

«– Che mi burli? – gli risponde il Maestro: – io non ho l’abitudine di rattoppare né del mio, né di quello d’altri mai. Sta piuttosto a vedere che mi basta l’animo di farti un’opera nuova di zecca in quattordici dì! Te ne do parola, se Romani mi asseconda però!… Parlerò con lui: – e subito andò a trovarlo. – Io mi sono obbligato – dice ridendo il Maestro al Poeta – a mettere in musica un poema entro quattordici giorni. Concedo a te una settimana per apparecchiarmelo; vediamo chi ha più coraggio di noi due. – E scherzando soggiunse: – bada bene, amico mio, che abbiamo una prima donna tedesca (l'Heinefelder: la donna ha bella voce ma ciò che dice lo sa solo lei), un tenore che balbetta (Genero), un buffo che ha voce da capretto (Frezzolini), un basso francese, e che val poco (Debadie) [sic], eppure dobbiamo farci onore… Caro Romani, coraggio e avanti». […]

E la conclusione è che quattordici giorni dopo, 12 maggio 1832, comparve sulla scena L’elisir d’amore. […] Il lombardo Maestro [Donizetti], tutto fuoco ed energia, quando ritirava dal Poeta i versi dell’Elisir, man mano che li leggeva li metteva mentalmente in musica, che poi subito traduceva sulla carta. Come rapidamente concepiva, così egli rapidamente scriveva, rarissime volte cancellando e correggendo lo scritto: somma facilità di mano ben rispondente alla non minore fecondità della fantasia.

La qualità del tenore, fece inserire a Donizetti “Una furtiva lagrima” in lotta con il librettista Romani che non era assolutamente favorevole ad inserire una momento così lirico e appassionato all’avvicinarsi del giocoso finale, ma Donizetti ricordando una sua composizione da camera scrisse una pagina che valorizzava appieno delle qualità del tenore protagonista aiutandolo così ad avere un ottimo successo nella sua interpretazione al debutto dell’opera.

Tratto da Emanuele Senici “Le furtive lacrime di Giambattista Genero, primo Nemorino” fonte Emilia Branca “Felice Romani e i più riputati maestri di musica del suo tempo”

Gaetano Donizetti, di famiglia povera, a 9 anni trovò un insegnante generoso in Simone Mayr, il quale curò la sua educazione fino al 1815.  Perfezionatosi in seguito al Liceo musicale di Bologna con padre Stanislao Mattei, la sua prima opera fu rappresentata in teatro nel 1818 e nel '22 ottenne il primo successo di una certa consistenza, decisivo per la carriera.

Soggiornò poi a Napoli, a Palermo e di nuovo a Napoli, come direttore teatrale e insegnante del Reale Collegio di musica.

Nel frattempo cresceva la sua popolarità come autore di melodrammi. Dal '38 in poi lo troviamo più volte a Parigi, quindi a Vienna, con un'intensificazione straordinaria del lavoro.  Ottenne a Vienna le nomine di Maestro di Cappella e di Camera e di Compositore di Corte, fu però colpito nel '45, a Parigi, da grave malattia mentale. Dopo più di un anno di isolamento fu trasferito a Bergamo, dove morì. Compose oltre 70 Opere, numerose cantate, musica religiosa, sinfonica, vocale da camera. Il catalogo di musica strumentale da camera comprende 19 Quartetti per archi, Sonate e Variazioni per uno strumento e pianoforte, Quintetti, diversi pezzi per pianoforte a 4 mani.

I PERSONAGGI e LE VOCI

• tenore: di mezzo carattere, malinconico, tenero, appassionato (L.Pavarotti, L. Alva, T.Schipa, G.Di Stefano, E.Caruso, B.Gigli, C.Valletti Scala 1951)

• soprano: lirico leggero, soubrette, voce estesa agilità, dolce tenera e un po' civettuola (M.Carosio, J.Sutherland, R.Scotto, M.Freni, R.Carteri)

• buffo: primo buffo del '700, dizione perfetta esente o condita da gigionerie (S.Bruscantini il massimo)

• baritono: bass bariton ereditato dall'opera napoletana (Renato Capecchi, Rolando Panerai)

• coro,  qui con tanti interventi rispetto a Don Pasquale dove ha poco da fare, nella selezione non è presente

Paolo Beretta, maestro concertatore e accompagnatore al pianoforte

Dopo aver iniziato gli studi musicali nella città natale, si è laureato in pianoforte, direzione di coro e d’orchestra. Ha partecipato a diversi concorsi internazionali, sempre con lusinghieri piazzamenti ed ha iniziato la carriera concertistica nel 1981. Pianista e maestro collaboratore di sala e palcoscenico nelle Stagioni Liriche dei più grandi teatri italiani, è stato accompagnatore di diverse Scuole di Canto; al Teatro Coccia di Novara ha ricoperto la carica di Direttore Musicale di palcoscenico dal 1993 ed è stato Assistente alla Direzione Artistica.

Già Secondo Maestro del Coro dell’ente lirico Arena di Verona, ha inoltre diretto importanti organici corali italiani e stranieri; dal 1981 prepara e dirige il Coro de “Le Voci Bianche di Novara” con il quale si è esibito nei teatri italiani e all’estero e nelle televisioni nazionali. Come direttore d’orchestra collabora stabilmente con importanti organismi strumentali italiani; come pianista del ballo ha lavorato al Teatro alla Scala di Milano, all’Arena di Verona e presso l’Accademia Nazionale della Danza di Roma (con cattedra di ruolo dal 1998) e all’Aterballetto di Reggio Emilia. È pianista stabile presso il Teatro della Memoria di Milano.

Tiene spesso corsi di perfezionamento musicale e di direzione corale; ha al suo attivo diverse incisioni discografiche come solista, direttore, in formazioni da camera, con cantanti e strumentisti di fama. Compositore di colonne sonore per il cinema e la pubblicità, ha spesso collaborato artisticamente con importanti emittenti televisive nazionali.

Già pianista accompagnatore presso il Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara e docente presso il Liceo Artistico Coreutico “Felice Casorati” di Novara e coordinatore artistico del Centro Culturale Viaoxiliaquattro di Novara.

Luana Lombardi, soprano

Nasce nel 1991 a Cava de Tirreni (Sa) e comincia presto i suoi studi diplomandosi in Canto e Violoncello presso il Conservatorio Statale di Musica “G. Martucci” di Salerno. Si è specializzata presso il Conservatorio G. Verdi di Milano nella classe di canto di Cristina Rubin laureandosi con il massimo dei voti cum laude. E’ inoltre laureata in Discipline Arte, Musica e Spettacolo (DAMS). Ha seguito vari stage di perfezionamento avendo modo di studiare con i maestri Mariella Devia, Fiorenza Cedolins e Donato Renzetti. Come soprano è risultata primo premio al 3° concorso europeo di esecuzione musicale “Jacopo Napoli” di Cava dei Tirreni (Sa) sez. Canto.

Ha collaborato, dal 2005 al 2013, con l’ensemble stabile Coro Polifonico Alfonsiano – Orchestra Alfaterna, dove ha ricoperto il ruolo di soprano solista in numerosi concerti tenuti in Italia. Nelle stagioni concertistiche organizzate dall’Orchestra Sinfonica Ensemble Contemporaneo e dal Coro Collegium Vocale Salernitano è stata ospite fissa, dal 2009 al 2013, cantando più volte da solista. Tra il 2010 e il 2011 registra con la Prague Chamber Orchestra, per l’etichetta Rosso al Tramonto, alcuni lavori sacri di Alfonso Vitale sotto la direzione del maestro Paolo Saturno. Nel 2012 ha partecipato da solista alle prime assolute di due opere contemporanee Benjamin Button di Giulio Marazia e Fichi d’India di Nicola Samale nel Teatro Comunale S. Alfonso di Pagani (Sa) sotto la direzione Massimo Testa e Nicola Hansalick Samale.

Dal 2013 è invitata come soprano solista nelle stagioni concertistiche dell’Orchestra Filarmonica Campana. Nel marzo 2015 è stata soprano solista nella Passione di San Giovanni di Bach in due concerti a New York con la Brooklyn Metro Chamber Orchestra sotto la direzione del maestro Giulio Marazia. Nel 2017 ha debuttato nel ruolo di Adina nell’Elisir d’Amore di G. Donizetti nel Conservatorio di Milano con la regia di Laura Cosso,esibendosi nella prestigiosa Sala Verdi di Milano e al Teatro Coccia di Novara ottenendo ampi successi di critica e di pubblico. A seguire il debutto con la Venice Chamber Orchestra nel teatro di Mirano (Ve) dove ha interpretato Ah, perfido! di Ludwig van Beethoven e sempre nel 2017 esce il dvd della prima esecuzione assoluta della Sinfonia Abellana per soli, coro e grande orchestra di Oderigi Lusi con l’Orchestra Filarmonica Campana e pubblicato dalla Da Vinci Publishing. Nel 2018 è ritornata a New York per cantare arie di Mozart nella stagione della Brooklyn Metro Chamber Orchestra e a Milano in quella dell’Orchestra Pergolesi, dove è stata invitata anche l’anno successivo. Ha interpretato Adina nell’Elisir d’Amore in una produzione dell’Orchestra Antonio Vivaldi sotto la direzione di Lorenzo Passerini mentre nel 2019 ha cantato in Israele con l’Israeli Moshavot Chamber e in Cina con l’Orchestra Sinfonica Castelbuono Classica Orchestra. Ha debuttato il ruolo di Despina in Così fan tutte di Mozart con doppia recita, a Torino e a Milano, nella produzione a cura della SOI – Scuola dell’Opera Italiana, coordinata dal soprano Fiorenza Cedolins. Recentemente con l’Orchestra Filarmonica Campana è stata nuovamente in Cina per un tour di ben 28 concerti dedicati all’opera lirica italiana in alcuni dei più prestigiosi teatri e sale da concerto, toccando numerose città .

Pasquale Conticelli, tenore

Nato a Marsala (TP), intraprende gli studi di canto lirico presso il Conservatorio “A. Scontrino” di Trapani sotto la guida  del mezzosoprano M. Josipovic per poi proseguirli a Milano, presso il Conservatorio “G. Verdi” dove si diploma brillantemente sotto la guida del soprano C. Rubin.  Il suo esordio musicale avvenne nel coro di voci bianche dell' Ente Luglio Musicale Trapanese per poi esibirsi come solista nel ruolo di ‘Jaffet’ nell’opera “L’arca di Noè” di B. Britten.  Nel 2013 debutta nel mondo dell’opera ricoprendo i ruoli di ‘Ivan’ e ‘Il Cosacco’ nell’opera “Siberia” di U. Giordano presso Sala Verdi del Conservatorio di Milano diretto dal Maestro M.Pace. Successivamente si esibisce nel ruolo di ‘Tancredi’ ne “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” di C. Monteverdi dapprima rappresentato al Conservatorio di Milano e successivamente in Palazzina Liberty diretto dal Maestro C.Barbagelata.

Vince l’audizione per interpretare il ruolo de ‘L’innominato’ nell’opera “I promessi sposi” di A. Ponchielli  diretto dal Maestro M. Pace (Sala Verdi/Palazzina Liberty - Milano, Ottobre 2015)

Concertista attivo, si esibisce, nel maggio 2015, come tenore solista nel Requiem di C. Ferrari presso Sala Puccini del Conservatorio di Milano e al Teatro alle Vigne di Lodi diretto dal Maestro F.Dorsi.

Nel 2016 vince l’audizione per ricoprire il ruolo di ‘Don Basilio’ nell’opera “Le nozze di Figaro” di W.A. Mozart la cui rappresentazione avvenne in ‘Sala Verdi’ del Conservatorio di Milano e replicata presso il Teatro Sociale di Pinerolo diretto dal Maestro M.Beltrami. Unico tenore italiano a vincere il concorso per il ruolo di ‘Ferrando’ nel “Così fan tutte” di W.A. Mozart, debutta presso il ‘Daegu Opera House’ di Daegu (Corea del Sud) nel Marzo 2017 diretto dal Maestro M Zlabinger.  Infine, interpreta il ruolo di Nemorino ne “L’elisir d’amore” precedentemente a Milano e successivamente a Pisa presso Palazzo Blu. Nell'ottobre 2017 ricopre il ruolo di Trimalchio nell’opera Satyricon di B. Maderna diretto dal Maestro S.Gorli.

Nello maggio è stato Don Ramiro ne la Cenerentola di Rossini diretto dal Maestro M.Alibrando presso Teatro Spazio89 e al Castello Sforzesco di Milano con l’associazione Voce all’Opera.

Dal 2018 è corista aggiunto nel coro del teatro alla Scala e corista nel coro dell'accademia del teatro stesso. Da Marzo a Maggio 2019 è stato Tenore solista nella tournée svoltasi in Cina della OFC - Orchestra Filarmonica Campana.  È stato impegnato come corista aggiunto al Teatro alla Scala per Tosca G. Puccini.

Jaime Eduardo Pialli, Basso buffo

Inizia le sue prime lezioni di canto nel febbraio 2009 con la Maestra Alessandra Molinari di Varese. Viene poi ammesso al Conservatorio di Milano e inizia con la Maestra Cristina Rubin.   Nel maggio 2016 debutta il ruolo di Figaro ne “Le nozze di Figaro” al Conservatorio di Milano e lo interpreta al Teatro Sociale di Pinerolo. A luglio è Figaro presso il Palazzo di Caterina II a San Pietroburgo (Russia) diretto dal Maestro Fabio Mastrangelo.  Nel 2017 debutta nel ruolo di Giorgio Germont ne “La Traviata” di G. Verdi a Saronno con la collaborazione della Maestra Annamaria Pizzoli. Canta il ruolo di Dulcamara ne “L’Elisir d’amore” al Conservatorio G: Verdi di Milano, al Teatro di Verbania e al Teatro Coccia di Novara. Canta nel ruolo di Schaunard nella “La Boheme” di G. Puccini al Teatro di Bud Ems e come Leporello nel “Don Giovanni”. Debutta al Teatro di Busseto nel “Don Giovanni” come ruolo protagonista principale. Nel 2019 canta il ruolo di Marcello nella Boheme presso il Teatro Goldoni di Livorno,Teatro Verdi di Pisa e Teatro Del Giglio di Lucca, il ruolo del Principe Yamadori nella “Madama Butterfly” al Teatro Petruzzelli di Bari e i ruoli di Sharpless in “Madama Butterfly” e Wotan nel “Die Walkure” nelle Mattineè  al Teatro Petruzzelli di Bari. Inizia a studiare canto lirico con i M.° Patanè Francesca e M.° Chingari Marco. Canta prima il ruolo di Don Giovanni presso il Teatro di Villazzano a Trento e successivamente il ruolo di Germont presso il Teatro di Siracusa. Nel 2019 debutta presso due Teatri Greci all’aperto presso Atene nel ruolo di Amonasro in Aida e come Alfio nella “Cavalleria Rusticana” per gli spettacoli delle Mattineè presso il Teatro Petruzzelli di Bari. Nel 2020 ha debuttato nel ruolo di Renato di “Un ballo in maschera” per gli spettacoli delle Mattineè presso il Teatro Petruzzelli. Successivamente da febbraio ha interpretato nel ruolo protagonista di Rigoletto presso il Teatro Sociale di Como all’interno del progetto “Opera Domani” di AsLico.

Tiziano Hao Tian, baritono

Nato in Cina nel 1987.  Nel giugno del 2010 si è avvicinato alla musica da giovanissimo studiando canto lirico e si è diplomato a pieni voti presso il Conservatorio “XingHai” di Guangzhou in Cina affiancato dal maestro Yang Yan.  Nel 2016 si è diplomato presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano.  Ha vinto numerosi concorsi in Cina e in Italia.  Nel 2004 ha vinto il primo premio del Concorso della provincia Hei longjiang in Cina.  Quando si è trasferito in Italia nel 2015 ha vinto il secondo premio del concorso lirico internazionale Pietro Mongini. E anche stato il terzo premio del concorso lirico Alfredo Giacomotti. Nel 2016 ha vinto il premio Cesare Bardelli del 67’ concorso internazionale di musica G.B.Viotti.  Nel 2017 ha vinto il terzo premio del concorso lirico internazionale Teresa Belloc.   Nel 2018 ha vinto il primo premio del Concurs Josep Mirabent I Magrans in Spagna e ha vinto il primo premio al concorso Riccardo Zandonai.  Nel 2015 ha debuttato il ruolo del Conte Robinson in "Il matrimonio di segreto" di D. Cimarosa al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. A anche sostenuto il ruolo di Don Rodrigo in "I Promessi Sposi" di A.Ponchielli sempre al Conservatorio  Giuseppe Verdi di Milano. Nel 2017 ha debuttato il ruolo di Giorgio Germont in "La traviata" di G.Verdi al teatro Mancinelli ad Orvieto.  Ha studiato numerosi ruoli di Handel, Rossini, Mozart, Donizetti, Puccini, Verdi e altri.

Mario Mainino (Mario da Vigevano - Concertodautunno)

Nato a Vigevano il 3 settembre 1951, dove abita attualmente.

Presentatore, commentatore musicale, conduttore trasmissioni radiofoniche, collaboratore giornalistico, promotore culturale, ideatore dei vari siti di promozione culturale. Dopo il diploma di Elettronica Industriale, si è dedicato nella maggior parte del suo tempo libero dalla professione di "tecnico informatico", al suo grande amore la musica e il teatro.

Mario Mainino dal 2006 ha creato ed è titolare del sito "Concertodautunno" www.concertodautunno.it dove ha raccolto notizie ed immagini “Fotoservizi” dalle manifestazioni liriche estive 2001 al Castello Sforzesco di Vigevano fino al dicembre 2019. Mario Mainino è stato presente anche su Vigevano Web (www.vigevano.net/mariomainino) dove ha curato i calendari delle manifestazioni culturali in Vigevano, in provincia di Pavia e segnalazioni di importanti eventi culturali nazionali materiale ad oggi trasferito su "Concertodautunno" su cui ha presentato le edizioni quindicinali della raccolta di notizie di "artes et artificia” oltre agli articoli pubblicati su Informatore Vigevanese con il quale a collaborato per oltre due decenni.

E' stato membro della Donizetti Society di Londra, per la quale ha collaborato alla realizzazione del Journal 1999 pubblicato dalla Fondazione Donizetti di Bergamo, e per la quale ha realizzato il primo prototipo di sito Web.

Ha frequentato corsi di storia della musica tenuti tra gli altri da Giampiero Tintori, Daniele Rubboli.

Ha seguito corsi di preparazione "all'allestimento di opere liriche" dell'As.Li.Co con diversi insegnanti tra i quali i registi Francesco Micheli, Francesco Frongia ed Eleonora Moro.

Ha seguito i "master di regia" di Corrado D'Elia (Teatro Libero Milano 2011, e 2012). Ha seguito le Master class di interpretazione liederistica con i maestri Erik Battaglia e Gustav Kuhn.

Ha seguito il Corso di lettura ed analisi della interpretazione liederistica della prof. Ornella Bosatra (2007/2008)

Ha debuttato come regista in Bohème di G. Puccini al Teatro Lirico di Magenta nell'ottobre 2008 affrontando diversi titoli lirici.

Ha curato nel 1984 la prima edizione nazionale di "Filmopera" per la tappa vigevanese; nella stagione 2008/9 ha dato il via alla rassegna "Opera sul grande schermo" al Cinema Teatro Odeon di Vigevano, portando la sala al primo posto assoluto per presenza di pubblico tra tutte le sale italiane aderenti all'iniziativa.

Iniziativa che ha poi proseguito presso il Cinema Teatro Agorà di Robecco S/N (MI) sino al 2019, dove il discorso è stato approfondito allargando il repertorio alle opere in lingua straniera ed all'opera barocca, sempre con un ottimo successo di pubblico.

Sono stati inseriti balletti e grandi documentari d'arte di cui ha curato l'ideazione della stagione, la presentazione e il libretto di sala per ogni titolo per ben dodici anni.

Titolare dei seguenti Link ed altri:

http://www.concertodautunno.it

Unico esempio esistente sul WEB di Fotoservizi tematici.

http://concertodautunno.blogspot.com

Appuntamenti giorno per giorno in Italia e all'estero,

scrivi AAAA_MM_GG e trovi gli appuntamenti per quella data

http://concertodautunno-cur.blogspot.com

Migliaia di curricula artistici ricercabili per categorie

http://www.youtube.com/dautunno  Video riprese artistiche

http://www.youtube.com/concertodautunno Video riprese artistiche

torna alla pagina precedentemente consultata