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Georg Friedrich Händel:
LE CANTATE ITALIANE CON
STRUMENTI E L’ORATORIO “LA RESURREZIONE”
Stagione 2006 – 2007
Società del Quartetto – autunno 2006
Primo concerto, soprano, oboe, 2 flauti dolci, 3 violini, viola, viola da gamba,
violoncello, contrabbasso, clavicembalo
IL DELIRIO AMOROSO - LE CANTATE PER IL CARDINAL PAMPHILI (1706-1707)
Figlio d’alte speranze
Il delirio amoroso (Da quel giorno fatal)
Tra le fiamme
Fondazione Arcadia – primavera 2007
Secondo concerto, soprano, 5 violini, violoncello, clavicembalo
ARMIDA ABBANDONATA - LE CANTATE PER IL MARCHESE RUSPOLI/1 (1707)
Tu fedel? Tu costante?
Armida abbandonata (Dietro l’orme fugaci)
Notte placida e cheta
Un’alma innamorata
Stagione 2007 - 2008
Società del Quartetto – autunno 2007
Terzo concerto, soprano, 2 oboi, 6 violini, viola, violoncello, contrabbasso,
clavicembalo
ERO E LEANDRO - LE CANTATE PER IL CARDINAL OTTOBONI (1707)
Ero e Leandro (Qual ti riveggio, oh Dio)
Ah, crudel nel pianto mio (forse per Ruspoli)
Clori, mia bella Clori (Ruspoli)
Società del Quartetto e Fondazione Arcadia – primavera 2008
Quarto concerto, 2 soprani, alto, tenore e basso, 2 trombe, 2 oboi, 2 flauti,
viola da gamba, arciliuto, archi e basso continuo
La Resurrezione
Stagione 2008 – 2009
Società del Quartetto – autunno 2008
Quinto concerto, 2 soprani, contralto, 2 oboi, 2 flauti dolci, 6 violini, viola,
arciliuto, violoncello, contrabbasso, clavicembalo
CLORI TIRSI E FILENO - LE CANTATE PER IL MARCHESE RUSPOLI/2 (1707)
Clori, Tirsi e Fileno (Cor fedele)
Pensieri notturni di Filli (Nel dolce dell’oblio)
No se emendara jamas (Ottoboni)
Fondazione Arcadia – primavera 2009
Sesto concerto, 2 soprani, 6 violini, viola, violoncello, contrabbasso,
clavicembalo
AMINTA E FILLI - LE CANTATE PER IL MARCHESE RUSPOLI/3 (1707-1708)
Aminta e Filli (Arresta il passo)
Alpestre monte (1708)
Stagione 2009 -2010
Società del Quartetto – autunno 2009
Settimo concerto, 2 soprani, contralto, tromba, 6 violini, violoncello,
contrabbasso, clavicembalo
IL DUELLO AMOROSO - LE CANTATE PER IL MARCHESE RUSPOLI/4 (1708-1709)
O come chiare e belle (Olinto, Il Tebro, Gloria)
Agrippina condotta a morire (Dunque sarà pur vero)
Il duello amoroso (Amarilli vezzosa)
Alla caccia (1707)
Fondazione Arcadia – primavera 2010
Ottavo concerto, soprano, baritono, basso, 2 oboi, flauto, flauto dolce,
fagotto, 6 violini, viola, violoncello, contrabbasso, clavicembalo
APOLLO E DAFNE
Apollo e Dafne
Spande ancor a mio dispetto
Cuopre talvolta il cielo
L’insieme delle cantate italiane con strumenti di Handel, una
ventina di composizioni dagli organici e dalle durate molto varie, venne
composto in circa quattro anni; tanto fu il tempo che Handel trascorse in
Italia, tra Firenze Napoli Venezia e, soprattutto, Roma.
Specie per le composizioni che ebbero origine nella città eterna, possediamo
molte informazioni che ci permettono di risalire agli aspetti legati alla loro
composizione e, frequentemente, alle loro prime esecuzioni.
La Risonanza, sotto la guida del suo direttore Fabio Bonizzoni, è il primo
ensemble ad impegnarsi nell’esecuzione e nella registrazione dell’intero corpus
di queste cantate e, al tempo stesso, a cercare di armonizzare nelle sue
esecuzioni l’insieme delle informazioni, per così dire, complementari che
possediamo su queste opere.
I programmi concertistici proposti sono sette e raggruppano le cantate seguendo
un duplice criterio: quello cronologico e quello delle famiglie, meglio, dei
mecenati per i quali furono composte. A Roma questi personaggi furono tre: il
Cardinal Pamphili, il Cardinal Ottoboni ed il Marchese Ruspoli.
Cronologicamente, probabilmente, le prime cantate con cui Handel si presentò al
pubblico romano furono commissionate dal Cardinal Pamphili ed è con un programma
a lui intitolato che il progetto dell’integrale si apre.
Tre sono le composizioni che vi spiccano: “Figlio d’alte speranze”, “Tra le
fiamme” ed il cosiddetto “Delirio amoroso”. La prima delle tre non è, in realtà,
associabile a Pamphili, e viene presentata in questo programma solo perché è
sicuramente una delle prime opere scritte in Italia, forse ancora prima
dell’arrivo a Roma di Handel, gli altri due capolavori, invece, furono
sicuramente scritte per il Cardinal Pamphili.
Si tratta di opere straordinarie. Entrambe per soprano, fanno ricorso ad un
organico strumentale non ampio ma molto vario e dai colori molto particolari.
“Tra le fiamme”, per esempio, ha un uso assolutamente straordinario della viola
da gamba. Handel utilizzò questo strumento in due occasioni nel corso del suo
soggiorno italiano: nell’oratorio La Resurrezione e, appunto, in questa cantata.
Sappiamo che in entrambi i casi il compositore scrisse per un esecutore
specifico, Ernst Christian Hesse nel caso de “La Resurrezione” ed un ignoto
Sciarli nel caso di “Tra le fiamme”. E’ interessante osservare la profonda
differenza della scrittura di queste due partiture: mentre, nell’oratorio, alla
viola da gamba - con ogni probabilità uno strumento di stile francese a 7 corde
- vengono affidate arie dal carattere elegiaco in cui la sonorità dello
strumento va a toccare le corde più intime della sensibilità, nella cantata “Tra
le fiamme” il violista – che suona uno strumento a 6 corde, verosimilmente di
liuteria italiana, è chiamato a gareggiare in virtuosismo con la voce. Scrittura
estroversa, giocosa, virtuosa, con continui intrecci tra i due solisti, sono le
caratteristiche salienti della prima aria, cui la presenza dei due flauti dolci
dà un colore strumentale particolare. Nella seconda aria, che acquista un colore
più tipicamente orchestrale per la presenza dell’oboe e dei violini unisoni,
sono i frequenti salti discendenti ad essere la caratteristica saliente mentre
la terza aria, che descrive il volo di un nuovo Icaro, è un puro azzardo. Voce e
viola da gamba si rincorrono con un virtuosismo senza pari affrontando
difficoltà tecniche al limite del possibile e che ben raffigurano, in musica, il
battere d’ali e piume di un inseperto volatile.
E veniamo alla più ampia delle cantate in programma, il cosiddetto “Delirio
Amoroso”. Aperta da un’ardita sinfonia, la cantata riprende, liberamente, alcuni
temi del mito di Orfeo ribaltandone però i ruoli essendo qui Clori che, in
sogno, scende agli inferi per cercare il perduto Tirsi. Trovatolo – sempre in
sogno – è questi stesso però a negarsi e a celarsi alla vista di lei che,
disperata, tenta di convincerlo a salire agli Elisi. Le prime due arie di questa
cantata sono, forse, le più rilevanti. La prima spicca subito per le dimensioni
e per il ruolo preponderante del violino solista cui sono affidati lunghi e
vituosistici “soli” che raffigurano i voli pindarici della mente di Clori che,
in preda appunto ad un delirio amoroso, si immagina di poter vincere
l’invalicabilità del confine tra regno dei vivi e dei morti. La voce, dal canto
suo, alterna audaci agilità a note tenute su cui il violino, e l’orchestra,
ricamano. L’aria successiva è invece di colore opposto e affida la descrizione
della disperazione di Clori, oltre che alla voce, al violoncello solista,
strumento da sempre usato per sottolineare i momenti più patetici per il suo
colore caldo e sensuale. Il flauto dolce partecipa all’aria successiva e
l’orchestra torna al completo per un’ulteriore breve sinfonia e per l’aria
finale.
Il “Delirio Amoroso” è ritenuta da alcuni musicologi la prima cantata di Handel
eseguita a Roma, una sorta di biglietto da visita del compositore presso la
nobiltà e il clero romani: il giovane sassone non avrebbe potuto iniziare con
maggior splendore il suo breve soggiorno nella città eterna.
(Fabio Bonizzoni)
Il ventiduenne Händel a Roma
«È giunto in questa città un Sassone eccellente suonatore di cembalo e
compositore di musica, il quale oggi ha fatto gran pompa della sua virtù in
sonare l’organo nella Chiesa S. Giovanni con stupore di tutti». Così annotava
sul suo diario, il 14 gennaio 1707, Francesco Valesio. Il Sassone è Georg
Friedrich Händel, non ancora ventiduenne, che approda Roma dopo una breve tappa
a Firenze. Arriva per imparare lo stile italiano che domina la scena musicale e
che in quegli anni si incarna soprattutto in Corelli e Scarlatti, due fra i
molti musicisti che il giovane Handel conosce appunto a Roma; ma arriva già
agguerrito, come esecutore e compositore, e ben desideroso di farsi conoscere.
Fra il 1706 e il 1710, il giovane Sassone percorre con intelligenza e successo
l’Italia (altre tappe importanti Venezia e Napoli) e compone in abbondanza, fra
cui una ventina di cantate con strumenti, «repertorio eccezionale oggi
trascurato dal punto di vista esecutivo», come scriveva una ventina d’anni fa
Christopher Hogwood nella sua appassionata monografia su Handel. In questi due
decenni esecuzioni e studi si sono moltiplicati, ma solo ora, ad opera
dell’Ensemble la Risonanza e della sua guida musicale, Fabio Bonizzoni, nasce un
progetto articolato e mirato alla produzione musicale italiana di Handel, con
otto tappe concertistiche; la prima è dedicata alle Cantate con cui il giovane
compositore si presentò al pubblico romano, nate sotto l’egida del Cardinal
Pamphili, che fu uno dei tre (con il cardinal Ottoboni e il marchese Ruspoli)
protettori romani di Handel.
Tre sono le composizioni vocali in programma affidate all’intelligenza
interpretativa di Roberta Invernizzi: “Figlio d’alte speranze”, “Tra le fiamme”
ed il cosiddetto “Delirio amoroso” (la prima, in realtà, non associabile a
Pamphili, ma inclusa nel primo concerto perché sicuramente una delle prime opere
scritte in Italia, forse ancora prima dell’arrivo a Roma), tutte per soprano e
un sostegno strumentale volta a volta diverso, ridotto, poiché determinato dalle
disponibilità degli organici disponibili presso gli aristocratici romani, ma non
esiguo. E soprattutto usato con stupefacente abilità da Handel, per il quale
queste composizioni sono insieme palestra per un apprendimento sul campo di
tutto ciò che andava ascoltando in quegli stessi palazzi e occasione per
esibire, con la maestria, una propria originalità. E forse proprio le scelte
raffinate e teatralissime di strumentazione sono l’elemento più affascinante di
queste Cantate, che sono peraltro, anche quasi opere in miniatura (l’opera era
proibita a Roma in quegli anni e il gusto del teatro musicale si trasferiva
spudoratamente sui generi profani e sacri consentiti). Voce e strumento
gareggiano a più riprese, sollecitati dalle occasioni testuali: ecco allora che
«Tra le fiamme» l’inesperto Icaro vola per i cieli, come il cuore nel gioco
amoroso, rincorrendosi con la viola da gamba. O anche il “Delirio amoroso” della
bella Clori che affronta in sogno gli Inferi in cerca dell’amato Tirsi, ora
convinta di poter sconfiggere la morte sorretta dal virtuosisimo del violino,
ora dolente e accompagnata dal violoncello. Il “Delirio amoroso” è ritenuta la
prima eseguita a Roma fra le Cantate handeliane e certamente, come dice Fabio
Bonizzoni, «il giovane sassone non avrebbe potuto iniziare con maggior splendore
il suo breve soggiorno nella città eterna».
Per informazioni
Società del Quartetto www.quartettomilano.it
info@quartettomilano.it
Fondazione Arcadia www.fondazionearcadia.org
info@fondazionearcadia.org
La Risonanza www.larisonanza.com
info@larisonanza.com |