Il barbiere di Siviglia (2 di 2)

 

Teatro Coccia - Novara

Venerdì 13 novembre 2015 – ore 20,30
Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia
 

Melodramma buffo in due atti
Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Cesare Stermini
da «Le barbier de Seville ou l’inutile precaution» di P.de Beaumarchais
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
Edizioni Casa Ricordi - Edizione critica della partitura a cura di
Alberto Zedda
Coproduzione Fondazione Teatro Goldoni di Livorno, Azienda Teatro del Giglio di Lucca,  Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Teatro Coccia Onlus di Novara

PERSONAGGI E INTERPRETI
Il Conte d’Almaviva (tenore) Bechara Moufarrej / Alfonso Zambuto
Don Bartolo (basso) Diego Savini / Davide Franceschini
Rosina (mezzosoprano) Laura Verrecchia / Alessia Martino
Figaro (baritono) William Hernandez
Don Basilio (basso) Eugenio Di Lieto
Berta (soprano) Simona Marzilli / Máriam Guerra Chamorro
Fiorello (basso) Lorenzo Malagola Barbieri / Federico Cucinotta
Ambrogio Andrea Gambuzza
Notaio Davide Franceschini / Diego Savini
Un ufficiale Massimiliano Svab

Regia di Alessio Pizzech
Direzione d’orchestra di Nicola Paszkowski
Scene e costumi Pier Paolo Bisleri – Luci Claudio Schmid
Assistente alla regia Antonio Ligas
OGI Orchestra Giovanile Italiana – Ensamble LTL Opera Studio

 

Recite:
Sabato 14 novembre 2015 - ore 20.30 - Turno A
Domenica 15 novembre 2015 - ore 16.00 - Turno B


Con Il barbiere di Siviglia, quattordicesima produzione del progetto LTL Opera Studio, i tre Teatri di Tradizione della Toscana (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca e Teatro di Pisa) con il Teatro Coccia di Novara, rafforzano il loro impegno per un progetto ormai divenuto momento centrale all’interno della loro programmazione. Il “Laboratorio Toscano per la Lirica” è un’esperienza unica nel panorama nazionale di perfezionamento ed alta formazione per i giovani cantanti e per le professioni legate al teatro musicale, a cui nel 2013 è stato tributato il prestigioso Premio della critica musicale “Franco Abbiati” per la categoria “migliore iniziativa”.
Oggi più che mai si conferma la volontà di investire su di un percorso progettuale che ha maturato negli anni risultati tangibili, con l’importante apertura di fronti coproduttivi nazionali e internazionali. Attraverso il “Laboratorio Toscano per la Lirica” è stato avviato un processo di scoperta e di valorizzazione di giovani talenti vocali tramite un lavoro accurato di selezione, formazione e preparazione legato alla dimensione di laboratorio e di teatro studio. I giovani sono selezionati ogni anno attraverso un percorso formativo sui temi del titolo prescelto, ma corredato da lezioni generali sul rapporto gestuale, interpretativo, sulla consapevolezza del rapporto artista lirico e spazio scenico.
Siamo convinti che l’opera lirica possieda ancora oggi una funzione culturale ed un linguaggio che la rende attuale per il pubblico dei nostri giorni. L’impegno per la cultura e per le nuove generazioni di artisti unisce le nostre città e siamo convinti che il pubblico saprà apprezzare questo nuovo allestimento de Il barbiere di Siviglia, un’edizione rispettosa della dimensione giocosa e del sapore spagnolo della partitura, che esalterà quell’idea di macchina musicale e teatrale che sta nel cuore stesso della drammaturgia musicale rossiniana.

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Seguono immagini della serata:

Atto PRIMO -- Atto SECONDO


 

Atto Secondo



SCENA PRIMA

Camera ad uso di studio in casa di Bartolo con sedia ed un pianoforte con
varie carte di musica. Bartolo, solo.

BARTOLO
Ma vedi il mio destino! Quel soldato,
per quanto abbia cercato,
niun lo conosce in tutto il reggimento.
Io dubito eh, cospetto!
Che dubitar? Scommetto
che dal conte Almaviva
e' stato qui spedito quel signore
ad esplorar della Rosina il core.
Nemmen in casa propria
sicuri si puo' star! Ma io


(Battono.)
Chi batte?
Ehi, chi e' di la' Battono, non sentite!
In casa io son; non v'e' timore, aprite.

SCENA SECONDA

Il Conte, vestito da maestro di musica, e detto.

CONTE
Pace e gioia sia con voi.

BARTOLO
Mille grazie, non s'incomodi.

CONTE
Gioia e pace per mill'anni.

BARTOLO
Obbligato in verita'. (Questo volto non m'e' ignoto,
non ravviso non ricordo
ma quel volto ma quell'abito
non capisco chi sara'?)

CONTE
(Ah, se un colpo e' andato a vuoto
a gabbar questo balordo,
un novel travestimento
piu' propizio a me sara'.)
Gioia e pace, pace e gioia!

BARTOLO
Ho capito. (Oh! ciel! che noia!)

CONTE
Gioia e pace, ben di core.

BARTOLO
Basta, basta. per pieta',
(Ma che perfido destino!
Ma che barbara giornata!
Tutti quanti a me davanti!
Che crudel fatalita'!)

CONTE
(Il vecchion non mi conosce:
oh, mia sorte fortunata!
Ah, mio ben! Fra pochi istanti
parlerem con liberta'.)

BARTOLO
Insomma, mio signore,
chi e' lei si puo' sapere?

CONTE
Don Alonso,
professore di musica ed allievo
di Don Basilio.

BARTOLO
Ebbene?

CONTE
Don Basilio sta male, il poverino, ed in sua vece

BARTOLO (in atto di partire)
Sta mal? Corro a vederlo

CONTE (trattenendolo)
Piano, piano.
Non e' mal cosi' grave.

BARTOLO
(Di costui non mi fido.) Andiam, andiamo.
(risoluto)

CONTE
Ma signore

BARTOLO (brusco)
Che c'e'?

CONTE (tirandolo a parte)
Voleva dirvi

BARTOLO
Parlate forte.

CONTE (sottovoce)
Ma

BARTOLO (sdegnato)
Forte, vi dico.

CONTE (sdegnato anch'esso e alzando la voce)
Ebben, come volete,
ma chi sia Don Alonso apprenderete.
(in atto di partire)
Vo dal conte di Almaviva

BARTOLO (trattenendolo con dolcezza)
Piano, piano.
Dite, dite, v'ascolto.

CONTE (a voce alta e sdegnato)
Il Conte

BARTOLO
Piano, per carita'.

CONTE (calmandosi)
Stamane
nella stessa locanda
era meco d'alloggio, ed in mie mani


per caso capito' questo biglietto
(mostrando un biglietto)
dalla vostra pupilla a lui diretto.

BARTOLO (prendendo il biglietto e guardandolo)
Che vedo! e' sua scrittura!

CONTE
Don Basilio
nulla sa di quel foglio: ed io, per lui
venendo a dar lezione alla ragazza,
volea farmene un merito con voi
perche' con quel biglietto
(mendicando un ripiego con qualche imbarazzo)
si potrebbe

BARTOLO
Che cosa?

CONTE
Vi diro' s'io potessi parlare alla ragazza,
io creder verbigrazia le farei
che me lo die' del conte un'altra amante,
prova significante
che il conte di Rosina si fa gioco.
E percio'

BARTOLO
Piano un poco.
Una calunnia! Oh bravo!
Degno e vero scolar di Don Basilio!
(lo abbraccia, e mette in tasca il biglietto)
Io sapro' come merita
ricompensar si' bel suggerimento.
Vo a chiamar la ragazza;
poiche' tanto per me v'interessate,
mi raccomando a voi.

CONTE
Non dubitate.
(Bartolo entra nella camera di Rosina)
L'affare del biglietto
dalla bocca m'e' uscito non volendo.
Ma come far? Senza d'un tal ripiego
mi toccava andar via come un baggiano.
Il mio disegno a lei
ora palesero'; s'ella acconsente,
io son felice appieno.
Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno.

SCENA TERZA

Bartolo conducendo Rosina, e detto.

BARTOLO
Venite, signorina. Don Alonso,
che qui vedete, or vi dara' lezione.

ROSINA (vedendo il Conte)
Ah!

BARTOLO
Cos'e' stato?

ROSINA
E' un granchio al piede.

CONTE
Oh nulla:
sedete a me vicin, bella fanciulla.
Se non vi spiace, un poco di lezione,
di Don Basilio invece, vi daro'.

ROSINA
Oh, con mio gran piacer la prendero'.

CONTE
Che volete cantare?

ROSINA
Io canto, se le aggrada,
il rondo' dell'Inutil Precauzione.

BARTOLO
E sempre, sempre in bocca
l'Inutil Precauzione!

ROSINA
Io ve l'ho detto:
e' il titolo dell'opera novella.

BARTOLO
Or bene, intesi; andiamo.

ROSINA
Eccolo qua.

CONTE
Da brava, incominciamo.
(il Conte siede al pianoforte e Rosina canta accompagnata dal Conte;
Bartolo siede ed ascolta.)

ROSINA
Contro un cor che accende amore
di verace, invitto ardore,


s'arma invan poter tiranno
di rigor, di crudelta'.


D'ogni assalto vincitore
sempre amor trionfera'.


Ah Lindoro, mio tesoro,
se sapessi, se vedessi!
Questo cane di tutore,
ah, che rabbia che mi fa!
Caro, a te mi raccomando,
tu mi salva, per pieta'.

CONTE
Non temer, ti rassicura;
sorte amica a noi sara'.

ROSINA
Dunque spero?

CONTE
A me t'affida.

ROSINA
E il mio cor?

CONTE
Giubilera'.

ROSINA
Cara immagine ridente,
dolce idea d'un lieto amore,
tu m'accendi in petto il core,
tu mi porti a delirar.

CONTE
Bella voce! Bravissima!

ROSINA
Oh! mille grazie!

BARTOLO
Certo, bella voce,


ma quest'aria, cospetto! e' assai noiosa;
la musica a' miei tempi era altra cosa.
Ah! quando, per esempio,
cantava Caffariello
quell'aria portentosa la, ra, la
sentite, Don Alonso: eccola qua.


x Quando mi sei vicina,
amabile Rosina


l'aria dicea Giannina,
ma io dico Rosina


(Entra Figaro col bacile sotto il braccio, e si pone dietro Bartolo
imitando il canto con caricatura.)


Il cor mi brilla in petto,
mi balla il minuetto

SCENA QUARTA

Figaro e detti.

BARTOLO (avvedendosi di Figaro)
Bravo, signor barbiere,
ma bravo!

FIGARO
Eh, niente affatto:
scusi, son debolezze.

BARTOLO
Ebben, qui dunque
che vieni a fare?

FIGARO
Oh bella!
Vengo a farvi la barba: oggi vi tocca.

BARTOLO
Oggi non voglio.

FIGARO
Oggi non vuol? Domani
non potro' io.

BARTOLO
Perche'?

FIGARO
Perche' ho da fare
a tutti gli Ufficiali
del nuovo reggimento barba e testa
alla marchesa Andronica
il biondo parrucchin coi marone'
al contino Bombe'
il ciuffo a campanile
purgante all'avvocato Bernardone
che ieri s'ammalo' d'indigestione
e poi e poi che serve?
(riponendosi in tasca il libro)
Dornan non posso.

BARTOLO
Orsu', meno parole.
Oggi non vo' far barba.

FIGARO
No? Cospetto!
Guardate che avventori!
Vengo stamane: in casa v'e' l'inferno
ritorno dopo pranzo: oggi non voglio
( contraffacendolo)
Ma che? M'avete preso
per un qualche barbier da contadini?
Chiamate pur un altro, io me ne vado.
(Riprende il bacile in atto di partire.)

BARTOLO
(Che serve? a modo suo;
vedi che fantasia!)
Va in camera a pigliar la biancheria.
(Si cava dalla cintola un mazzo di chiavi per darle a Figaro, indi le ritira.)
No, vado io stesso.
(Entra.)

FIGARO
(Ah, se mi dava in mano
il mazzo delle chiavi, ero a cavallo.)
(a Rosina)
Dite: non e' fra quelle
la chiave che apre quella gelosia?

ROSINA
Si', certo; e' la piu' nuova.

BARTOLO (rientrando)
(Ah, son pur buono
a lasciar qua quel diavolo di barbiere!)
Animo, va tu stesso.
(dando le chiavi a Figaro)
Passato il corridor, sopra l'armadio
il tutto troverai.
Bada, non toccar nulla

FIGARO
Eh, non son matto.
(Allegri!) Vado e torno. (Il colpo e' fatto.)
(Entra.)

BARTOLO (AL CONTE)
E' quel briccon, che al Conte
ha portato il biglietto di Rosina.

CONTE
Mi sembra un imbroglion di prima sfera.

BARTOLO
Eh, a me non me la ficca
(Si sente di dentro un gran rumore come di vasellame che si spezza.)
Ah, disgraziato me!

ROSINA
Ah, che rumore!

BARTOLO
Oh, che briccon! Me lo diceva il core.
(Entra.)

CONTE (a Rosina)
Quel Figaro e' un grand'uomo; or che siam soli,
ditemi, o cara: il vostro al mio destino
d'unir siete contenta?
Franchezza!

ROSINA (con entusiasmo)
Ah, mio Lindoro,
altro io non bramo
(Si ricompone vedendo rientrar Bartolo e Figaro.)

CONTE
Ebben?

BARTOLO
Tutto mi ha rotto;
sei piatti, otto bicchieri, una terrina.

FIGARO (mostrando di soppiatto al Conte la chiave della gelosia che avra'
rubata dal mazzo)
Vedete che gran cosa! Ad una chiave
se io non mi attaccava per fortuna,
per quel maledettissimo
corridor cosi' oscuro,
spezzato mi sarei la testa al muro.
Tiene ogni stanza al buio, e poi e poi

BARTOLO
Oh, non piu'.

FIGARO
Dunque andiam.
(al Conte e Rosina)
(Giudizio.)

BARTOLO
A noi.
(Si dispone per sedere e farsi radere. In quella entra Basilio.)

SCENA QUINTA

Don Basilio e detti.

ROSINA
Don Basilio!

CONTE
(Cosa veggo!)

FIGARO
(Quale intoppo!)

BARTOLO
Come qua?

BASILIO
Servitor di tutti quanti.

BARTOLO
(Che vuol dir tal novita'?)

CONTE E FIGARO
(Qui franchezza ci vorra'.)

ROSINA
(Ah, di noi che mai sara'?)

BARTOLO
Don Basilio, come state?

BASILIO (stupito)
Come sto?

FIGARO (interrompendo)
Or che s'aspetta?
Questa barba benedetta
la facciamo si' o no?

BARTOLO (a Figaro)
Ora vengo!
(a Basilio)
E il Curiale?

BASILIO (stupito)
Il Curiale?

CONTE (interrompendo, a Basilio)
Io gli ho narrato
che gia' tutto e' combinato.
Non e' ver?

BARTOLO
Si', tutto io so.

BASILIO
Ma, Don Bartolo, spiegatevi

CONTE (c. s., a Bartolo)
Ehi, Dottore, una parola.
(a Basilio)
Don Basilio, son da voi.
(a Bartolo)
Ascoltate un poco qua.
(Fate un po' ch'ei vada via,
ch'ei ci scopra ho gran timore:
della lettera, signore,
ei l'affare ancor non sa.)

BARTOLO
(Dite bene, mio signore;
or lo mando via di qua.)

ROSINA
(Io mi sento il cor tremar!)

FIGARO
(Non vi state a disperar.)

BASILIO
(Ah, qui certo v'e' un pasticcio;
non l'arrivo a indovinar.)

CONTE (a Basilio)
Colla febbre, Don Basilio,
che v'insegna a passeggiar?
(Figaro ascoltando con attenzione si prepara a secondare il Conte)

BASILIO (stupito)
Colla febbre?

CONTE
E che vi pare?
Siete giallo come un morto.

BASILIO
Come un morto?

FIGARO (tastando il polso a Basilio)
Bagattella!
Cospetton! Che tremarella!
Questa e' febbre scarlattina!

CONTE (Da' a Basilio una borsa di soppiatto.)
Via, prendete medicina,
non vi state a rovinar.

FIGARO
Presto, presto, andate a letto

CONTE
Voi paura inver mi fate

ROSINA
Dice bene, andate, andate

TUTTI
Presto, andate a riposar.

BASILIO (c. s.)
(Una borsa! Andate a letto!
Ma che tutti sian d'accordo!)

TUTTI
Presto a letto.

BASILIO
Eh, non son sordo.
Non mi faccio piu' pregar.

FIGARO
Che color!

CONTE
Che brutta cera!

BASILIO
Brutta cera!

CONTE, FIGARO E BARTOLO
Oh, brutta assai!

BASILIO
Dunque vado

TUTTI
Vada, vada!
Buona sera, mio signore,
presto, andate via di qua.
(Maledetto seccatore!)
Pace, sonno e sanita'.

BASILIO
Buona sera ben di core
poi diman si parlera'.
Non gridate, ho inteso gia'.
(Parte.)

SCENA SESTA

Rosina, Conte, Figaro e Bartolo.

FIGARO
Orsu', signor Don Bartolo

BARTOLO
Son qua.
(Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo un asciugatoio disponendosi a
fargli la barba;


durante l'operazione Figaro va coprendo i due amanti.)


Stringi, bravissimo.

CONTE
Rosina, deh, ascoltatemi.

ROSINA
Vi ascolto; eccomi qua.
(Siedono fingendo studiar musica)

CONTE (a Rosina, con cautela)
A mezzanotte in punto
a prendervi qui siamo:
or che la chiave abbiamo
non v'e' da dubitar.

FIGARO (distraendo Bartolo)
Ahi! ahi!

BARTOLO
Che cos'e' stato?

FIGARO
Un non so che nell'occhio!
Guardate non toccate
soffiate per pieta'

ROSINA
A mezzanotte in punto,
anima mia, t'aspetto.
Io gia' l'istante affretto
che a te mi stringera'.

CONTE
Ora avvertir vi voglio,
(Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.)
cara, che il vostro foglio,
perche' non fosse inutile
il mio travestimento

BARTOLO (scattando)
Il suo travestimento?
Ah, ah! brava, bravissimo!
Ma bravi in verita'!
Bricconi, birbanti!


Ah, voi tutti quanti
avete giurato
di farmi crepar!
Su, fuori, furfanti,
vi voglio accoppar.
Di rabbia, di sdegno
mi sento crepar.

ROSINA, CONTE E FIGARO
L'amico delira,
la testa gli gira.
Ma zitto, Dottore,
vi fate burlar.
Tacete, tacete,
non serve gridar.
Intesi gia' siamo,
non vo' replicar.)


(Partono, meno Bartolo.)

SCENA SETTIMA

Bartolo solo, poi Ambrogio, indi Berta.

BARTOLO
Ah! disgraziato me! ma come! ed io
no mi accorsi di nulla! Ah! Don Basilio
sa certo qualcosa. Ehi! chi e' di la'?
Chi e' di la'?
(Comparisce Ambrogio.)
Senti, Ambrogio:
corri da Don Basilio qui rimpetto,
digli ch'io qua l'aspetto,
che venga immantinente
che ho gran cose da dirgli e ch'io non vado
perche' perche' perche' ho di gran ragioni.
Va' subito.
(Ambrogio parte ed entra Berta.)
(a Berta)
Di guardia tu piantati alla porta, e poi no, no
non me ne fido. Io stesso ci staro'.
(Parte.)

SCENA OTTAVA

Berta, sola.

BERTA
Che vecchio sospettoso! Vada pure
e ci stia finche' crepi


Sempre gridi e tumulti in questa casa;
si litiga, si piange, si minaccia


Non v'e' un'ora di pace
con questo vecchio avaro, brontolone!
Oh, che casa! Oh, che casa in confusione!


Il vecchiotto cerca moglie,
vuol marito la ragazza;
quello freme, questa e' pazza.


Tutti e due son da legar.
Ma che cosa e' questo amore
che fa tutti delirar?


Egli e' un male universale,
una smania, un pizzicore


un solletico, un tormento
Poverina, anch'io lo sento,


ne' so come finira'.
Oh! vecchiaia maledetta


Sei da tutti disprezzata
E vecchietta disperata


mi convien cosi' crepar.

(Parte.)

SCENA NONA

Camera con griglia come nel primo atto.
Bartolo e Don Basilio.

BARTOLO (introducendo Don Basilio)
Dunque voi Don Alonso
non conoscete affatto?

BASILIO
Affatto.

BARTOLO
Ah, certo
il Conte lo mando'.
Qualche gran tradimento
qui si prepara.

BASILIO
Io poi
dico che quell'amico
era il Conte in persona.

BARTOLO
Il Conte?

BASILIO
Il Conte.
(La borsa parla chiaro.)

BARTOLO
Sia chi si vuole amico, dal notaro
vo' in questo punto andare; in questa sera
stipular di mie nozze io vo' il contratto.

BASILIO
Il notar? siete matto?
Piove a torrenti, e poi
questa sera il notaro
e' impegnato con Figaro; il barbiere
marita sua nipote.

BARTOLO
Una nipote?
Che nipote! Il barbiere
non ha nipoti. Ah, qui v'e' qualche imbroglio.
Questa notte i bricconi
me la voglion far; presto, il notaro
qua venga sull'istante.
(Gli da' una chiave.)
Ecco la chiave del portone: andate,
presto, per carita'.

BASILIO
Non temete; in due salti io torno qua.
(Parte.)

SCENA DECIMA

Bartolo, indi Rosina.

BARTOLO
Per forza o per amore
Rosina avra' da cedere. Cospetto!
Mi viene un'altra idea. Questo biglietto


(Cava dalla tasca il biglietto datogli dal Conte.)
che scrisse la ragazza ad Almaviva
potria servir che colpo da maestro!
Don Alonso, il briccone,
senza volerlo mi die' l'armi in mano.


Ehi, Rosina, Rosina, avanti, avanti;
(Rosina dalle sue camere entra senza parlare.)
del vostro amante io vi vo' dar novella.
Povera sciagurata! In verita'
collocaste assai bene il vostro affetto!
Del vostro amor sappiate
ch'ei si fa gioco in sen d'un'altra amante.
Ecco la prova.
(Le da' il biglietto.)

ROSINA (con doloroso stupore)
(Oh cielo! il mio biglietto!)

BARTOLO
Don Alonso e il barbiere congiuran
contro voi; non vi fidate.
Nelle braccia del Conte d'Almaviva
vi vogliono condurre.

ROSINA
(In braccio a un altro!
Che mai sento ah, Lindoro! ah, traditore!
Ah si'! vendetta e vegga,
vegga quell'empio chi e' Rosina.) Dite
signore, di sposarmi
voi bramavate

BARTOLO
E il voglio.

ROSINA
Ebben, si faccia!
Io son contenta! ma all'istante. Udite:
a mezzanotte qui sara' l'indegno
con Figaro il barbier; con lui fuggire
per sposarlo io voleva

BARTOLO
Ah, scellerati!
Corro a sbarrar la porta.

ROSINA
Ah, mio signore!
Entran per la finestra. Hanno la chiave.

BARTOLO
Non mi muovo di qui.
Ma e se fossero armati? Figlia mia,
poiche' tu sei si' bene illuminata
facciam cosi'. Chiuditi a chiave in camera,
io vo a chiamar la forza;
diro' che son due ladri, e come tali,
corpo di Bacco! l'avrem da vedere!
Figlia, chiuditi presto; io vado via.
(Parte.)

ROSINA
Quanto, quanto e' crudel la sorte mia!
(Parte.)

(Scoppia un temporale. Dalla finestra di prospetto si vedono freguenti lampi, e si sente il rumore del tuono. Sulla fine del temporale si vede dal di fuori aprirsi la gelosia, ed entrano uno dopo l'altro Figaro ed il Conte avvolti in mantelli e bagnati dalla pioggia. Figaro avra' in mano una lanterna accesa.)

SCENA UNDICESIMA

Il Conte e Figaro, indi Rosina.

FIGARO
Alfin, eccoci qua.

CONTE
Figaro, dammi man. Poter del mondo!
Che tempo indiavolato!

FIGARO
Tempo da innamorati.

CONTE
Ehi, fammi lume.
(Figaro accende i lumi.)
Dove sara' Rosina?

FIGARO (spiando)
Ora vedremo Eccola appunto.

CONTE (con trasporto)
Ah, mio tesoro!

ROSINA (respingendolo)
Indietro,
anima scellerata; io qui di mia
stolta credulita' venni soltanto
a riparar lo scorno, a dimostrarti


qual sono, e quale amante
perdesti, anima indegna e sconoscente.

CONTE (sorpreso)
Io son di sasso.

FIGARO (sorpreso)
lo non capisco niente.

CONTE
Ma per pieta'

ROSINA
Taci. Fingesti amore
per vendermi alle voglie
di quel tuo vil Conte Almaviva

CONTE (con gioia)
Al Conte?
Ah, sei delusa! oh me felice adunque
tu di verace amore
ami Lindor rispondi

ROSINA
Ah, si'! t'amai purtroppo!

CONTE
Ah, non e' tempo
di piu' celarsi, anima mia; ravvisa
(S'inginocchia gettando il mantello che viene raccolto da Figaro.)
colui che si' gran tempo
segui' tue tracce, che per te sospira,
che sua ti vuole; mira, o mio tesoro,
Almaviva son io, non son Lindoro.

ROSINA (stupefatta, con gioia)
(Ah! qual colpo inaspettato!
Egli stesso? o Ciel, che sento!
Di sorpresa e di contento
son vicina a delirar.)

FIGARO
(Son rimasti senza fiato:
ora muoion di contento.


Guarda, guarda il mio talento
che bel colpo seppe far!)

CONTE
(Qual trionfo inaspettato!
Me felice! oh bel momento!
Ah! d'amore e di contento
son vicino a delirar.)

ROSINA
Mio signor! ma voi ma io

CONTE
Ah, non piu', non piu', ben mio.
Il bel nome di mia sposa,
idol mio, t'attende gia'.

ROSINA
Il bel nome di tua sposa
oh, qual gioia al cor mi da'!

CONTE
Sei contenta!

ROSINA
Ah! mio signore!

ROSINA E CONTE
Dolce nodo avventurato
che fai paghi i miei desiri!
Alla fin de' miei martiri
tu sentisti, amor, pieta'.

FIGARO
Presto andiamo, vi sbrigate;
via, lasciate quei sospiri.
Se si tarda, i miei raggiri
fanno fiasco in verita'.
(guardando fuori del balcone)
Ah! cospetto! che ho veduto!
Alla porta una lanterna
due persone! che si fa?

CONTE
Hai veduto due persone?

FIGARO
Si', signore.

ROSINA, CONTE E FIGARO
Che si fa?
Zitti, zitti, piano, piano,
non facciamo confusione;


per la scala del balcone
presto andiamo via di qua.

FIGARO (con angoscia)
Ah, disgraziati noi! come si fa?

CONTE
Che avvenne mai?

FIGARO
La scala

CONTE
Ebben?

FIGARO
La scala non v'e' piu'.

CONTE (sorpreso)
Che dici?

FIGARO
Chi mai l'avra' levata?

CONTE
Quale inciampo crudel!

ROSINA (con dolore)
Me sventurata!

FIGARO
Zitti zitti sento gente. Ora ci siamo.
Signor mio, che si fa?

CONTE
Mia Rosina, coraggio.
(Si avvolge nel mantello.)

FIGARO
Eccoli qua.
(Si ritirano verso una delle quinte.)

SCENA DODICESIMA

Don Basilio con lanterna in mano, introducendo un Notaro con carte.

BASILIO (chiamando alla quinta opposta)
Don Bartolo! Don Bartolo!
FIGARO (accennando al Conte)
Don Basilio.

CONTE
E quell'altro?

FIGARO
Ve', ve', il nostro notaro. Allegramente.
Lasciate fare a me. Signor Notaro:
(Basilio e il Notaro si rivolgono e restano sorpresi. Il Notaro si avvicina
a Figaro.)
dovevate in mia casa
stipular questa sera
il contratto di nozze
fra il conte d'Almaviva e mia nipote.
Gli sposi, eccoli qua. Avete indosso
la scrittura?
(I1 notaro cava la scrittura.)
Benissimo.

BASILIO
Ma piano.
Don Bartolo dov'e'?

CONTE (chiamando a parte Basilio, cavandosi un anello dal dito, e
additandogli di tacere)


Ehi, Don Basilio,
quest'anello e' per voi

BASILIO
Ma io

CONTE (cavando una pistola)
Per voi vi son ancor due palle nel cervello
se v'opponete.

BASILIO (Prende l'anello.)
Oibo', prendo l'anello.
Chi firma?

CONTE E ROSINA
Eccoci qua.
(sottoscrivono)

CONTE
Son testimoni
Figaro e Don Basilio. Essa e' mia sposa.

FIGARO E BASILIO
Evviva!

CONTE
Oh, mio contento!

ROSINA
Oh, sospirata mia felicita'!

FIGARO
Evviva!
(Nell'atto che il Conte bacia la mano a a Rosina, Figaro abbraccia goffamente
Basilio, ed entrano Don Bartolo e un Uffiziale con Soldati.)

SCENA ULTIMA

Bartolo, Un Uffiziale con Soldati, e detti.

BARTOLO (additanto Figaro ed il Conte all'Alcade ed ai soldati, e
slanciandosi contro Figaro)
Fermi tutti. Eccoli qua.


UFFIZIALE
Colle buone, signor.

BARTOLO
Signor, son ladri.
Arrestate, arrestate.
UFFIZIALE
Mio signore,
il suo nome?

CONTE
Il mio nome
e' quel d'un uom d'onor. Lo sposo io sono
di questa

BARTOLO
Eh, andate al diavolo! Rosina
esser deve mia sposa: non e' vero?

ROSINA
Io sua sposa? Oh, nemmeno per pensiero.

BARTOLO
Come? Come, fraschetta?
(additando il Conte)
Arrestate, vi dico e' un ladro.

FIGARO
Or or l'accoppo.

BARTOLO
E' un furfante, e' un briccon.
UFFIZIALE (al Conte)
Signore

CONTE
Indietro!
UFFIZIALE (con impazienza)
Il nome?

CONTE
Indietro, dico, indietro
UFFIZIALE
Ehi, mio signor! basso quel tono.
Chi e' lei?

CONTE
Il Conte d'Almaviva io sono.

BARTOLO
Il Conte! Ah, che mai sento!
Ma cospetto!

CONTE
T'accheta, invan t'adopri,
resisti invan. De' tuoi rigori insani
giunse l'ultimo istante. In faccia al mondo
io dichiaro altamente
costei mia sposa.
(a Rosina)
Il nostro nodo, o cara,
opra e' d'amore. Amore,
che ti fe' mia consorte
a te mi stringera' fino alla morte.
Respira omai: del fido sposo in braccio,
vieni, vieni a goder sorte piu' lieta.

BARTOLO
Ma io

CONTE
Taci

BASILIO
Ma voi

CONTE
Ola', t'accheta.
Cessa di piu' resistere,
non cimentsr mio sdegno.
Spezzato e' il gioco indegno
di tanta crudelta'.
Della belta' dolente,
d'un innocente amore
l'avaro tuo furore
piu' non trionfera'.


E tu, infelice vittima
d'un reo poter tiranno,
sottratta al giogo barbaro,
cangia in piacer l'affanno
e in sen d'un fido sposo
gioisci in liberta', Cari amici

CORO
Non temete.

CONTE
Questo nodo

CORO
Non si scioglie,
sempre a lei vi stringera'.

CONTE
Ah, il piu' lieto, il piu' felice
e' il mio cor de' cori amanti;
non fuggite, o lieti istanti
della mia felicita'.

CORO
Annodar due cori amanti
e' piacer che egual non ha.

BARTOLO
Insomma, io ho tutti i torti

FIGARO
Eh, purtroppo e' cosi'!

BARTOLO (a Basilio)
Ma tu, briccone,
tu pur tradirmi e far da testimonio!

BASILIO
Ah, Don Bartolo mio, quel signor Conte
certe ragioni ha in tasca,
certi argomenti a cui non si risponde.

BARTOLO
Ed io, bestia solenne,
per meglio assicurare il matrimonio,
io portai via la scala del balcone.

FIGARO
Ecco che fa un'Inutil Precauzione.

BARTOLO
Ma e la dote? io non posso

CONTE
Eh, via; di dote
io bisogno non ho: va, te la dono.

FIGARO
Ah, ah! ridete adesso?
Bravissimo, Don Bartolo,
ho veduto alla fin rasserenarsi
quel vostro ceffo amaro e furibondo.
Eh, i bricconi han fortuna in questo mondo.

ROSINA
Dunque, signor Don Bartolo?

BARTOLO
Si', si', ho capito tutto.

CONTE
Ebben, dottore?

BARTOLO
Si', si', che serve? quel ch'e' fatto e' fatto.
Andate pur, che il ciel vi benedica.

FIGARO
Bravo, bravo, un abbraccio;
venite qua, dottore.

ROSINA
Ah, noi felici!

CONTE
Oh, fortunato amore!

FIGARO
Di si' felice innesto
serbiam memoria eterna;
io smorzo la lanterna;
qui piu' non ho che far.
(Smorza la lanterna.)

ROSINA
Costo' sospiri e pianti
un si' felice istante:
alfin quest'almsa amante
comincia a respirar.

CORO
Amore e fede eterna
si vegga in voi regnar.

FINE


 

 
 

Atto PRIMO -- Atto SECONDO

Note:

SCRIVERE SUL BARBIERE
Scrivere sul Barbiere è forse... più difficile che dirigerlo. Dirigere il Barbiere è indubbiamente una grande impresa, ci si trova a tu per tu con l’opera più eseguita e quindi più famosa al mondo, la sua “carriera” non ha conosciuto interruzioni da ormai duecento anni! Solo la data della sua creazione ci allontana dal Barbiere, opera modernissima senza tempo e per questo ancora capace di donarci emozioni e divertimento.
Il mio lavoro è partito (come sempre nel caso dell’opera) dalla lettura del libretto di Cesare Sterbini, usato per la prima rappresentazione. È nel libretto che nasce la prima spinta alla composizione rossiniana. È lì che il mondo di Beaumarchais filtrato sapientemente dallo Sterbini suggerisce al genio di Rossini la musica da partorire. Da questa attenta lettura accompagnata dallo studio sulla bellissima ultima edizione critica a cura di Alberto Zedda edita dalla Fondazione Rossini Pesaro - Ricordi del 2009, mi si sono presentati subito tre punti di grande riflessione.
Il primo: tagli sì o tagli no.
Come tutti sappiamo la vita del capolavoro rossiniano ebbe fin dall’inizio una molteplicità impressionante di “riletture” e questo soprattutto nei recitativi. Si pensi che a Napoli nel 1818 si usava sostituirli con dialoghi in prosa narrati da Bartolo in dialetto napoletano! Spesso e volentieri, probabilmente per via del fatto che il pubblico del tempo si distraeva immediatamente appena la musica si fermava, si tendeva (pare anche con l’avvallo del autore stesso) di ridurre drasticamente i recitativi. Questa “tradizione” la possiamo notare anche se si ascoltano le decine di registrazioni più o meno storiche, costatando tra l’altro che è molto difficile trovarne una simile all’altra. Ho studiato le varie alternative o meglio i vari tagli possibili e sono arrivato alla conclusione che per la comprensione reale e completa del testo originale usare la forbici non è consigliabile, quindi niente tagli nei recitativi! In fondo sono certo che si possano capire i Promessi Sposi anche se si salta qualche pagina, ma quale pagina saltare è il punto di domanda, e quindi...
Rimanendo nel mondo della tradizione e dei tagli (che strana coincidenza con i tagli alla cultura diventeranno mica di tradizione anche questi...?) chi studia il Barbiere si imbatte nel “grande” dilemma togliere o tenere la “grande aria”del tenore nel finale del secondo atto Cessa di più resistere. Questo ulteriore “dilemma” apre la porta al terzo mio personale punto di riflessione: Barbiere di Siviglia o Almaviva o sia l’inutile precauzione. Mi spiego: come sappiamo l’opera debuttò con il titolo Almaviva o sia l’inutile precauzione, pare però che già dalla seconda recita si iniziò a chiamare l’opera Il barbiere di Siviglia. Credo fortemente, che l’opera è stata scritta per il tenore il Conte d’Almaviva e l’aria in questione ne è la riprova. La figura del Conte vive all’interno dell’opera di un crescendo di carattere e di peso strutturale e musicale evidente, cosa che l’esuberante Figaro vive esattamente all’incontrario.
Notiamo che tutte le brillanti trovate di Figaro per aiutare il Conte naufragano tristemente una dopo l’altra, Figaro a un certo punto diventa spettatore dei voleri del Conte. Come dicevo l’opera è stata concepita sul tenore, ma forse è il caso di dire che Figaro ha preso di sorpresa lo stesso Rossini. È qui che avviene il “miracolo”: Rossini stesso “forse” non pensava che Figaro con la sua folle cavatina iniziale e con la sua esuberanza e simpatia viscerale potesse entrare così immediatamente nei cuori della gente, in maniera così irruenta fin dalla prima esecuzione. Figaro è colui che con successo o meno muove la scena, dà vita alle maschere della tradizione dell’opera buffa donando loro ombre e luci, così da suggerire forse a quel grandissimo uomo di teatro che era Rossini di cambiare subito il titolo all’opera e di dedicarlo al personaggio che rimane uno dei personaggi più attuali che il mondo dell’opera ci ha donato.
Nicola Paszkowski, Direttore d’orchestra

IL BARBIERE DI SIVIGLIA OVVERO COME COSTRUIRE “UNA FOLLIA ORGANIZZATA” COME EBBE A DIRE STENDHAL A PROPOSITO DEL CAPOLAVORO ROSSINIANO…

Come frammenti di un gioco i personaggi entrano in scena ed allo stesso tempo fanno la loro irruzione la porta, la finestra, il balcone, la sedia da barbiere, la scala: come un quadro astratto ed infantile, nel senso più alto di tale termine, questi elementi, oggetti e personaggi, ricostruiscono il racconto scenico. Ed ecco che Barbiere diventa un gioco preciso, ritmico, poetico fino a divenire una sublime partitura tra scena e musica, cercando una sincerità, un sorriso che nasca dalla meraviglia.
Con gli interpreti di Opera Studio sta nascendo uno spettacolo leggero, che faccia sognare, guidato dalla mano di Rossini che spinge sul palcoscenico le sue creature, beffando i vecchi rappresentanti di una società che sta morendo ed esaltando l’energia giovanile di un mondo che sta nascendo.
Un Barbiere di Siviglia, quindi, fatto di colori che si stagliano sulla scena a ridefinire abiti e parrucche che prendono forma dalla contaminazione tra lo stile del settecento e l’iconografia del mondo rock degli anni sessanta del novecento. Un Barbiere che vuole restituire alla scatola magica del palcoscenico la luce della fantasia, il gioco dell’abito/oggetto.
Un Barbiere giovane, fatto da giovani con gli occhi rivolti al futuro; un Barbiere intelligente ed elegante, fatto di sogni e di illusioni, capace di rivelare la macchina scenica ed allo stesso tempo restituirla nella sua potenza immaginifica.
Un Barbiere fatto di personaggi che sono pezzi di un carillon, istanti di un gioco scenico, personaggi/maschera che viaggiano funambolicamente tra l’essere guidati dalla mente del compositore ed una loro autonoma volontà di personaggio: marionette che si staccano dai fili immaginari del teatro ed impongono la loro intelligenza, il loro spudorato coraggio nell’opporsi al vecchio mondo oramai vuoto e finito. Certo si respira nel Barbiere di Rossini e prima nella piece di Beaumarchais, un mondo nuovo che però in Rossini è più raccontato dalla freschezza del gioco, del lazzo, di un teatro che, capace di affrancarsi dall’opera buffa del settecento, costruisce un paradigma del teatro comico che talora usa il grottesco ma che fa dell’intreccio della commedia la sua scoperta più grande. Come a dire che comici non sono gli uomini ma le situazioni che essi si trovano, più o meno consapevolmente ad agire; e queste situazioni (la lettera che cade/il fazzoletto che copre il biglietto/la lezione di musica/la fuga) sono il focus dello spettacolo, strappate dallo spartito, queste situazioni emergeranno con tutta la loro forza, con tutta la loro capacità di stupirci per la semplicità della narrazione e la compiutezza della forma. A noi non resta che ingigantirle queste situazione ed alla maniera “surrealista” metterle nello spazio.
Ho il desiderio di dare una lettura contemporanea di questo capolavoro, in quanto capace di restituire al racconto la sua verve, la sua forza: il piacere di regalare un sorriso e seduti nel buio della platea dare slancio al cuore per la gioia di una sera a teatro.
Alessio Pizzech, Regista

Le foto sono scattate con:
[ X Nikon Coolpix P520
18 Megapixel, Zoom 42X, 3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile
e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.

 
 


 
   

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