Il programma
THE GOLDEN AGE OF HOLLYWOOD
Campogrande The Expo Variations: Ungheria (prima assoluta, commissione
de laVERDI)
Max Steiner King Kong
Franz Waxman La sposa di Frankenstein
Franz Waxman Viale del tramonto
Miklos Rózsa Giorni perduti (suite)
Leonard Bernstein Fronte del porto
Bernard Herrmann Vertigo
Bernard Herrmann Psyco (per soli archi)
E. Bernstein I magnifici sette
A due anni dal successo con il cinema di Charlie
Chaplin, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi torna al
grande schermo e lo fa proponendo un caleidoscopico programma di
colonne sonore dell’età dell’oro di Hollywood, ovvero quell’irripetibile
stagione tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso che vide
impareggiabili invenzioni sinfoniche abbinate alla celluloide prodotta
negli studios di Los Angeles.
E ancora, come già nell’estate 2013, a guidare laVerdi in questa
speciale occasione sarà la bacchetta di Timothy Brock, americano di
Olympia (Washington State), tra i massimi esperti mondiali nel campo
della musica per film.
Appuntamento dunque per questo nuovo e imperdibile incontro musicale
con la lunga estate de laVerdi giovedì 20 (ore 20.30) e domenica 23
agosto (ore 18.00), all’Auditorium di Milano in largo Mahler.
In apertura di programma, le note della nona Expo Variation di Nicola
Campogrande, in prima esecuzione assoluta, dedicata all’Ungheria
(commissione laVerdi).
Introduzione al programma di Emilio Audissino
(Università di Southampton), autore del libro John Williams's Film
Music.
“Quando si parla di Golden Age s'intende il periodo tra la metà degli
anni '30 e i primi anni '50. In questa “età dell'oro” il cinema era
l'incontrastato intrattenimento di massa e Hollywood dominava sul
mercato mondiale. Gli studios erano fabbriche dei sogni suddivise in
departments che curavano, in sinergia tra di loro, le singole
componenti del film (sceneggiatura, costumi, scenografia, regia,
montaggio...). Col passaggio dal cinema muto a quello sonoro, la
musica diventò parte del processo produttivo e Hollywood reclutò
schiere di compositori e musicisti per i propri music department. I
primi compositori venivano dall'operetta, dall'opera, dalla musica
colta, dal cinema muto o dalla musica leggera. Molti giunsero
dall'Europa fuggendo dal nazismo per questioni razziali o politiche
(per esempio, Franz Waxman e Erich Wolfgang Korngold). Nei primi anni
del sonoro in alcuni casi si continuava a fornire i film di un
sottofondo musicale continuo come nei film muti, ma la tendenza
maggioritaria era quella di abolire del tutto la musica di commento
per questioni di realismo sonoro. Fu Max Steiner con King Kong (che
appropriatamente apre questo concerto) a dimostrare ai produttori
ostili quanto importante fosse la musica per la narrazione filmica. Di
conseguenza, sarà un modello opposto al realismo a consolidarsi,
grazie anche a storie fantastiche come La sposa di Frankenstein. La
tipica musica della Golden Age era onnipresente, l'azione musicale
imitava l'azione visiva (la cosiddetta tecnica del “Mickey-Mousing”:
se uno cadeva dalle scale si sentiva una scala discendente
dell'orchestra), era riccamente orchestrata e nettamente melodica,
basata sul linguaggio musicale del tardo-romanticismo europeo di fine
ottocento e su tecniche musico-drammaturgiche tratte dal dramma in
musica (prima fra tutte il leitmotiv di ispirazione wagneriana, per il
quale ogni personaggio o situazione narrativa nel film aveva un suo
tema musicale ben riconoscibile, ripreso ogniqualvolta detto
personaggio o situazione si ripresentava). Il linguaggio musicale si
fece più complesso e dissonante negli anni '40, specialmente nei noir
o nei drammi realistici (come in Giorni perduti). Anche compositori
“seri” capirono l'importanza del cinema e fecero occasionali capatine
a Hollywood: è il caso di Leonard Bernstein con Fronte del porto.
Ulteriore svecchiamento linguistico fu portato poi da Bernard Herrmann,
specialmente nei lavori che, a partire dagli anni '50, compose per
Alfred Hitchcock. Chiude il concerto, altrettanto appropriatamente, il
tema de I magnifici sette di Elmer Bernstein, uno degli ultimi esempi
di musica hollywoodiana “classica” alle soglie degli anni '60,
decennio in cui la musica pop e le canzoni (principalmente per motivi
commerciali) decretarono la fine della musica per film sinfonica,
considerata ormai fuori moda”.