Teatro Donizetti Piazza Cavour, 15 - Bergamo
TEL. +39.035.4160.611
L'opera fu composta a Roma nel 1833, all'epoca de "Il
furioso dell'isola di San Domingo", e fu rappresentata per la prima
volta al Teatro Valle il 9 settembre del 1833. Il soggetto fu tratto dal
"Torquato Tasso" di Giovanni Rosini.
Personaggi e interpeti della prima rappresentazione
Eleonora, sorella di Alfonso d'Este (soprano) ADELINA SPECH
Eleonora, contessa di Scandiano (mezzosoprano) ANGIOLINA CAROCCI
Torquato Tasso (baritono) GIORGIO RONCONI
Roberto Geraldini, segretario del Duca (tenore) ANTONIO POGGI
Don Gherardo, cugino del Duca (basso buffo) FERDINANDO LAURETTI
Alfonso II d'Este, duca di Ferrara (basso) ANTONIO RINALDI
Ambrogio, servo di Torquato (tenore) LUIGI GAROFOLO
Fu rappresentata a Bergamo nel 1881 per l'ultima
volta prima di cadere in lunghi anni di oblio, l'opera ebbe una ripresa
a Savona nel 1985, con Simone Alaimo (Torquato), Luciana Serra
(Eleonora), Ernesto Palacio (Roberto).
LA TRAMA
La scena è nel palazzo di Ferrara nell'anno 1579 (Atto I), nella villa
ducale di Belriguardo nello stesso anno (Atto II) e nel carcere di
Torquato a Ferrara nell'anno 1586 (Atto III).
Atto I
Don Gherardo, cortigiano del duca di Ferrara, chiede ad alcuni cavalieri
del palazzo se Torquato Tasso sia innamorato di Eleonora d'Este,
promessa sposa al duca di Mantova, o di Eleonora di Scandiano di cui lui
è innamorato. Don Gherardo è uno dei personaggi più particolari di
quest'opera per il quale Donizetti riserva arie difficili con un
vorticoso declamato rossiniano per poi farlo mutare alla fine in
liberatori ariosi che ricordano "ah quella mano di sangue intrisa" dalla
più celebre Lucia.
Roberto Geraldini, segretario del Duca, poeta
anch'egli è invidioso della fama di Torquato Tasso che ha
l'apprezzamento del Duca di Ferrara. Roberto vuole di vendicarsi e
fingendosi amico del poeta si fa confidare i suoi tormenti ed il segreto
amore per Eleonora D'Este. Torquato trae da uno scrigno, dove conserva i
suoi appunti, le odi dedicate alla contessa Eleonora, sorella del Duca,
e la legge a Roberto. Roberto falsamente gli dice di porre attenzione
perchè qualcuno potrebbe venirne a conoscenza ed usaree a suo danno.
Roberto Geraldini non sa come fare, ma ha una idea geniale. rivela a
Gherardo che nello scrigno vi sono le odi compromettenti e sarà questi a
scassinare loscrigno del poeta, rubando una lettera per Eleonora d'Este,
che farà recapitare al Duca di Ferrara che non vuole in sua corte
intrighi amorosi e quindi nemmeno tresche tra Torquato e la presunta
amante, Eleonora da Scandiano.
Eleonora D'Este attende l'arrivo di Torquato "Fatal
Goffredo" e pensa ai versi che l'hanno fatta innamorare del loro autore.
Non sapendo di essere in procinto di sposarsi con il signore di Mantova
per volere del proprio fratello, Il Duca di Ferrara, incontra
Torquato che declama alcuni versi della sua Gerusalemme Liberata e,
colpita dalla loro bellezza, dichiara d'amarlo.
L'incontro viene interrotto dalla notizia della lettera trafugata.
Torquato si avventa su Roberto che si dice ovviamente innocente, ma
viene fermato dal Duca, che ferma la contesa ed invita tutti i presenti
ad una festa nel giardino di Belriguardo.
Atto II
A complicare la faccenda è la contessa di Scandiano, anche lei Eleonora
di nome che, credendo che i versi siano indirizzati a lei, si sente
innamorata di Torquato e rifiuta la corte di Don Gherardo: Intanto
Eleonora d'Este, credendo Roberto un amico, gli confida di volere
incontrare ancora una volta il poeta, in segreto, nei giardini del
palazzo. Eleonora D'Este attende per un ultimo incontro Torquato e gli
dichiara il suo amore; Torquato vorrebbe costringere con la violenza
l'amata a seguirlo, nonostante questa sia ormai rassegnata alle nozze
imposte dal fratello ma, respinto, in un impeto di violenza si avventa
su di lei folle di dolore cercando di trascinala seco, ma interviene il
Duca, informato del colloquio da Roberto, e fa incarcerare Torquato,
come malato di mente colto da follia.
Atto III
Torquato Tasso langue in solitaria prigione per sette lunghi anni e
attende il giorno della libertà, e finalmente arrivano i cortigiani del
Duca che gli comunicano la sua liberazione e l'incoronazione a "Maggior
Poeta" sul Campidoglio. Torquato spera ora che ha ottenuto anch'esso una
corona, seppur di alloro, di rivedere l'amata e di richiederle di
sposarlo, ma viene a sapere che la duchessa Eleonora è morta cinque anni
prima. Dolorosamente si avvia al Tebro per ricevere il suo alloro, e poi
alla sua tomba.