CASTEL SANT'ANGELO
Io de' sospiri.
Ve ne rimanno tanti
Pe' quante foje
Ne smoveno li venti.
Tu me disprezzi.
Io me ci accoro,
Lampene d'oro
Me fai morir!
E lucevan le stelle...
ed olezzava la terra...
stridea l'uscio dell'orto...
e un passo sfiorava la rena...
Entrava ella, fragrante,
mi cadea fra le braccia...
Oh! dolci baci, o languide carezze,
mentr'io fremente
le belle forme disciogliea dai veli!
Svanì per sempre il sogno mio d'amore...
L'ora è fuggita...
E muoio disperato!
E non ho amato mai tanto la vita!...
CAVARADOSSI
(guarda il foglio; ne vede la firma)
(guardando Tosca con intenzione)
Scarpia!...
Scarpia che cede? La prima
sua grazia è questa...
Io quella lama gli piantai nel cor.
N'ebbi le man
tutte lorde di sangue
ani elette a bell'opre e pietose,
a carezzar fanciulli, a coglier rose,
a pregar, giunte, per le sventure,
dunque in voi, fatte dall'amor secure,
giustizia le sue sacre armi depose?
Voi deste morte, o man vittoriose,
o dolci mani mansuete e pure!...
Amaro sol per te m'era morire,
da te la vita prende ogni splendore,
all'esser mio la gioia ed il desire
nascon di te, come di fiamma ardore.
Morto! Morto!
O Mario... morto... tu.. così... Finire
così!! Così?... povera Floria tua!
O Scarpia, avanti a Dio!
(Sciarrone ed alcuni soldati, saliti confusamente,
corrono al parapetto e guardano giù.
Spoletta rimane esterrefatto, allibito.)
F I N E
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