Per la vendita dei biglietti, la biglietteria del 
        Cenacolo Francescano, sarà aperta, il mercoledì, il venerdì e il sabato 
        dalle 15.00 alle 18.30, e prima dell'inizio dello spettacolo. 
        BIGLIETTI INGRESSO: Prima platea: € 22,00 - Galleria: € 18,00 - Seconda 
        platea: € 15,00 
        ADDIO GIOVINEZZA! Nasce L’operetta all’italiana
        
        Con Addio giovinezza!, andata in scena, al Teatro Goldoni di Livorno, 
        nel febbraio del 1915, nasce ufficialmente il capitolo della “piccola 
        lirica” italiana, che pur tardivo e periferico rispetto ai grandi 
        capolavori mitteleuropei e francesi, portò alla ribalta più di un buon 
        prodotto. Un genere che, lasciati oltralpe i lussuosi saloni e le nobili 
        teste coronate, diviene più "verosimile". Si interressa della vita delle 
        persone semplici, ricalcando quanto veniva rappresentato in quei tempi 
        nell’opera “verista” ma con una venatura più leggera, e in definitiva, 
        forse, più “vera” che, ai tragici drammatici finali dell’opera, 
        contrappone epiloghi a volte lieti, a volte malinconici, caratteristici, 
        in definitiva, della normalità quotidiana. Giuseppe Pietri, che il 
        pubblico del Cenacolo Francescano ben conosce avendo già avuto modo di 
        applaudire ed apprezzare l’altra sua operetta di successo, L’acqua 
        cheta, si trovò per caso coinvolto nel mondo della “piccola lirica” 
        proprio con Addio giovinezza! che il compositore aveva denominato “scene 
        goliardiche” sulla falsariga della Bohème di Giacomo Puccini. Come nel 
        capolavoro pucciniano, anche Addio giovinezza! vuol cantare gli anni 
        della gioventù, della spensieratezza, degli amori semplici e 
        appassionati. Lo spartito è un rigoglio di buona musica, non pretenziosa 
        ma certamente ispirata. Il successo però non verrà dai teatri d’opera ma 
        dalle compagnie di operetta che daranno la giusta collocazione a questo 
        piccolo capolavoro portandolo con successo nei maggiori teatri. Con 
        Addio giovinezza! Pietri ha ben compreso che, per andare incontro al 
        pubblico, gli accenti tipicamente melodrammatici devono possedere il 
        dono del “cantabile”. Egli inventa duetti “leggeri” prendendo spunto 
        soprattutto dalle melodie popolari della sua Toscana. Tutto il tessuto 
        musicale appare adeguato all'ambiente: solenne è la marcia 
        d’introduzione degli studenti, più ritmati, quasi da Cafè Chantant altri 
        momenti quali il terzetto del primo atto e il duetto del cioccolato. 
        Tutto il resto è melodia. Ci si può trovare echi pucciniani o 
        mascagniani o forse è soltanto musica “alla Pietri”, con pregevoli 
        intuizioni in ogni brano, talvolta con doppio “refrain”, forse di 
        impronta operistica. Un’opera, però, di carattere leggero: un’ operetta 
        appunto.
        ADDIO GIOVINEZZA! Dal palcoscenico allo schermo
        
        La delicata commedia di Sandro Camasio e Nino Oxilia, rappresentazione 
        della vita studentesca nella Torino fin de siecle, sin dal suo primo 
        apparire nella sua versione in prosa il 27 marzo 1911, a Milano, 
        riscosse un grande successo. Le goliardie universitarie, i primi amori, 
        la spensieratezza degli anni verdi si suggellano con la fine del corso, 
        che conclude anche la breve stagione della gioventù. Lo studente e la 
        sartina, che s'erano amati, si lasciano con una commozione che coinvolge 
        lo spettatore, portato a condividere con questi personaggi il rimpianto 
        di una età perduta. Oltre all’operetta di Pietri ben quattro furono, 
        nella prima metà del secolo scorso, le versioni cinematografiche di 
        Addio giovinezza!. La prima del 1913 per opera di uno dei due autori, 
        Sandro Camasio, divenuto nel frattempo regista all'Itala Film di Torino. 
        Ne fu interprete Lydia Quaranta. Nel 1918 anche Nino Oxilia, avrebbe 
        dovuto cimentarsi nel cinema e realizzarne una seconda versione ma, la 
        sua morte avvenuta nel 1917 sul fronte nord-orientale, costrinse la 
        produzione ad affidare la regia a Augusto Genina con protagonista Maria 
        Jacobini, già compagna nella vita di Oxilia. Fu lo stesso Genina, nove 
        anni dopo, a rifare il film, in una coproduzione italo-tedesca. In 
        quella pellicola, Dorina fu interpretata da Carmen Boni. Nel 1940, 
        infine, Ferdinando Maria Poggioli ne diresse una nuova versione 
        riscuotendo un grandissimo successo grazie anche alla bella e brava 
        Maria Denis, sensibilissima Dorina.
        ADDIO GIOVINEZZA! Gli autori 
        SANDRO CAMASIO nacque a Isola della Scala nel 1886 e si trasferì 
        giovanissimo a Torino. Giornalista, poeta, drammaturgo e regista, morì 
        di meningite, a soli 27 anni, nel 1913. 
        NINO OXILIA nacque a Torino nel 1889. Fu drammaturgo, regista e poeta 
        fra i più popolari della sua epoca. Morì, combattendo nella Prima Guerra 
        Mondiale, sul fronte nord-orientale, a 28 anni, nel 1917. La loro breve 
        vita è rispecchiata e riassunta da questa commedia che scrissero 
        insieme, quasi per gioco, intorno al 1910 e che resta, a un secolo di 
        distanza, uno dei documenti più importanti del teatro e della società 
        dell’epoca. 
        ADDIO GIOVINEZZA! I personaggi 
        In Addio giovinezza le figure tipiche da operetta sono poche: MARIO 
        (tenore) è un giovane intelligente, ma un poco immaturo e voglioso di 
        nuove esperienze. Non si cura dei sentimenti di Norina, che pure ama, ma 
        che non esita a sacrificare per una nuova avventura. DORINA 
        (soprano) è invece sincera ed innamorata, una sorta di Mimì della 
        Bohème, sicuramente con una migliore salute. ELENA (soprano) 
        rappresenta la trasgressione, il sogno inconfessato di ogni giovane che, 
        all'improvviso, si realizza; la sensibilità che gli deriva dalla 
        maturità, induce Elena a rinunciare, dopo il colloquio con Dorina, al 
        capriccio di un effimero amore. LEONE (buffo), che in questa 
        edizione conosciamo sia nei panni di giovane studente che in quelli di 
        un attempato bidello, è certamente la figura più simpatica. Con la sua 
        bonomia e la disponibilità, sa rendersi utile agli amici e, lo 
        scopriremo alla fine, sposerà Dorina, della quale era innamorato sin dal 
        primo momento, anche quando la ragazza sembrava non aver occhi che per 
        Mario.
        ADDIO GIOVINEZZA! La trama 
        In un breve preambolo, a sipario chiuso, Leone, l’anziano bidello della 
        prestigiosa Università di Medicina di Torino, ci parla, con qualche 
        rimpianto, dei bei tempi andati, di quand’era studente proprio in quello 
        stesso Istituto e, all’alba della vita, sognava di diventare medico, pur 
        avendo una irriducibile avversione per il sangue. Leone ci racconta di 
        quei momenti irripetibili: delle amicizie più durature, dei primi amori 
        e della goliardia con le sue piccole trasgressioni. Uno squillo di 
        tromba fa aprire il sipario. Siamo a Torino, Mario, uno studente della 
        buona borghesia provinciale, frequenta la facoltà di Medicina, ha preso 
        in affitto una camera e, tra casa università e scorribande con gli 
        amici, trascorre gli anni felici della goliardia, mentre nasce il suo 
        primo amore per Dorina, una giovane sartina, figlia della sua padrona di 
        casa. I giovani vivono lietamente le loro prime tenere e ingenue 
        esperienze d’amore. Leone un poco sprovveduto, ma di grande bontà 
        d’animo, fa parte della allegra brigata; è innamorato di Dorina ma non 
        lo confesserebbe nemmeno a se stesso. È la vittima privilegiata delle 
        burle dei compagni, che ricambia con grande generosità e disponibilità. 
        Un pomeriggio, inaspettatamente, con una banale scusa, si introduce 
        nella stanza di Mario, Elena una misteriosa elegante signora velata, che 
        il giovane aveva già fuggevolmente incrociato sulle scale. Mario, 
        lusingato, corteggia galantemente la donna, sensuale e misteriosa, 
        offrendole i fiori con i quali Dorina, poco prima, gli aveva 
        amorevolmente adornato la cameretta. La signora invita lo studente, per 
        quella stessa sera, nel suo palco al Teatro Carignano.
        Torna Dorina, che, con intuito femminile, subito si accorge del 
        turbamento del suo innamorato il quale si sta segretamente preparando 
        all'incontro galante e approfitta della generosità dell'amico Leone per 
        farsi prestare lo smoking e anche un poco di danaro. Il giorno dopo 
        Mario ha un appuntamento con Elena e addobba vistosamente di fiori la 
        sua camera. Entra Dorina, alla quale lo studente vorrebbe far credere di 
        aver prestato la stanza a Leone per un incontro amoroso. Giungono alcuni 
        studenti, che gli ricordano un impegno precedentemente preso e lo 
        accompagnano all'Università. Intanto, l’atteggiamento impacciato di 
        Leone, fa intuire a Dorina che non lui ma proprio Mario doveva 
        incontrarsi con una donna. In assenza di Mario, Dorina decide di 
        affrontare la rivale e gli confessa il suo amore per il giovane 
        studente. Elena promette a Dorina che non lo rivedrà più. Mario, al 
        ritorno, non prende bene la cosa. Infuriato non vuole più saperne di 
        Dorina. Decide addirittura di abbandonare la camera e di trasferirsi in 
        un’altra abitazione. Sono trascorsi due mesi. Gli amici, ad eccezione di 
        Leone, che non ha completato gli studi, si sono laureati e si apprestano 
        a lasciare Torino per tornare alle loro case in provincia. Ricordano con 
        piacere, misto a malinconia gli anni spensierati trascorsi e guardano 
        con entusiasmo al loro avvenire. Giunge Dorina. Vuole donare a Mario un 
        portafoglio da lei stessa confezionato; un ricordo del loro ingenuo 
        amore. Intanto sono arrivati i genitori di Mario. Sono entusiasti e 
        orgogliosi del loro figliolo e intendono tornare al paese con il nuovo 
        “dottore”. Con un ultimo, commosso abbraccio, Dorina e Mario dicono 
        addio al loro amore e alla giovinezza. Mario come desiderano i suoi 
        genitori, sarà lo stimato medico del paese natio. E Dorina? Che fine 
        avrà fatto la piccola dolce sartina? Ce lo rivelerà, con orgoglio, Leone 
        alla fine della storia: Dorina l’ho sposata io!
        ANNA GIOVANELLI (comica caratterista) MAMMA ROSA/TERESA 
        Attrice caratterista di grande comunicativa, primadonna della 
        Compagnia dei Cincent di Milano, fa parte da sempre anche della 
        Compagnia di Operette del Laboratorio Lirico Europeo. Più volte sul 
        palcoscenico del Cenacolo Francescano, in personaggi spassosi quali 
        Principessa Anilde nella Pincipessa della Czarda, Pomerania nel Paese 
        dei campanelli, zia Grazia in Scugnizza, Claretta ne Il Cavallino 
        bianco, Carlotta ne La danza delle libellule. È apprezzata la sua rara 
        capacità di infondere umana simpatia ai personaggi, spesso stereotipati, 
        delle operette. 
        ARTE DANZA LECCO Nel 1990, dopo un’intensa e 
        proficua collaborazione con l’accademia di Luciana Novaro, Cristina 
        Romano fonda a Lecco una propria scuola di danza classica, moderna e 
        contemporanea. Nella sezione danza classica, a partire dai cinque anni, 
        le allieve apprendono il metodo di studio della Royal Academy of Dance 
        di Londra e sostengono alla fine di ciascun anno accademico specifici 
        esami, in cui le esaminatrici ne valutano le capacità tecniche e 
        artistiche rilasciando un diploma riconosciuto a livello internazionale. 
        Le allieve di tutti i livelli si esibiscono ogni anno nel saggio che si 
        tiene a giugno presso il Cenacolo Francescano. Le allieve dei corsi 
        professionali sono inserite nella compagnia del Laboratorio Lirico 
        Europeo e si esibiscono negli spettacoli di Lecco Lirica al Cenacolo 
        Francescano e in importanti teatri lombardi in produzioni di opere e 
        operette. Partecipano altresì a concorsi sia a livello individuale che 
        di gruppo; in questo modo hanno l’opportunità di esibirsi e di fare 
        esperienza di palcoscenico prima di affrontare il mondo professionale.
        CRISTINA ROMANO (Coreografa) La lecchese Cristina 
        Romano, ballerina e coreografa, ha studiato a Milano presso la 
        prestigiosa Accademia di Luciana Novaro. Si è poi perfezionata in 
        Francia al Paris Center di Parigi e al Cannes-Rosella Hightower di 
        Cannes e in America a New York al The Alvin Ailey American Dance Center, 
        al Luigi Dance Center e al Steps Dance Center dove ha vinto una borsa di 
        studio. Ha inoltre conseguito brillantemente un diploma alla Royal 
        Accademy of Dance di Londra. Per otto anni, ha insegnato all’Accademia 
        di danza di Luciana Novaro. Dal 1990, dirige la Scuola di Danza Arte 
        Danza Lecco. Col il balletto Arte Danza Lecco, Cristina Romano ha 
        collaborato all’allestimento di opere liriche e operette, con 
        l’Orchestra Virgilio Ranzato di Como e con il Laboratorio Lirico Europeo 
        di Milano al Teatro Rosetum di Milano ed in varie città della Lombardia, 
        con grande apprezzamento sia da parte del pubblico che della critica. Ha 
        firmato tutte le coreografie delle stagioni liriche del Cenacolo 
        Francescano 
        DEBORA MORI (Pianista e direttore d’orchestra) Nata a 
        Milano nel 1973, proviene da una famiglia di artisti lirici: il padre è 
        il famoso baritono cremasco Orazio Mori, mentre la mamma ha cantato nel 
        Coro dell'Arena di Verona. Diplomata in pianoforte nel 1995, ha seguito 
        corsi di letteratura pianistica con Piero Rattalino e di Organo, 
        clavicembalo, didattica pianistica, lettura della partitura e direzione 
        d'orchestra con Corrado De Sessa all'Accademia Filarmonica di Bologna. 
        Svolge intensa attività come accompagnatrice di cantanti lirici in 
        concerti, selezioni d'opera e preparazione spartiti. Ha lavorato, in 
        Italia e all'estero, come Maestro Collaboratore in molti teatri e 
        festival lirici (Teatro Coccia di Novara, Arena di Avenches, Teatro di 
        Barga, Neuchatel). Si è esibita con il quartetto Tactus Ensemble, 
        eseguendo musiche di Faurè, Brahms, Schubert, Beethoven, Mozart, Mahler. 
        Grande esperta della "piccola lirica", collabora con il Cenacolo 
        Francescano quale preparatrice dei cantanti e responsabile musicale 
        degli spettacoli di operetta, sin dalla prima stagione di Lecco Lirica.
        Associazione culturale “Il Cenacolo Francescano” 
        Piazza Cappuccini, 3 - 23900 Lecco – tel. / Fax 0341/372329 
        Web: 
        www.cenacolofrancescano.com 
        E-Mail: 
        info@cenacolofrancescano.com  
        Stampato in proprio - a cura di Angelo Cesana
        Il Cenacolo Francescano, ringrazia: 
        ORCHESTRA SINFONICA DI LECCO 
        CORO LIRICO SIMON MAYR - BERGAMO 
        SCUOLA DI BALLO “ARTE DANZA LECCO” 
        LABORATORIO LIRICO EUROPEO – MILANO 
        
        Amici di 
        Lecco Lirica