NORMANNO Lucia fra poco a te verrà.
ENRICO Tremante
l’aspetto. A festeggiar le nozze illustri
già nel castello i nobili congiunti
di mia famiglia accolsi; in breve Arturo
qui volge...
ENRICO Sperai più lieta in questo dì vederti,
in questo dì, che d’imeneo le faci
si accendono per te. ~ Mi guardi, e taci!
LUCIA Il pallor funesto orrendo
che ricopre il volto mio
ti rimprovera tacendo
il mio strazio... il mio dolor.
Perdonar ti possa iddio
l’inumano tuo rigor.
ENRICO A ragion mi fe’ spietato
quel che t’arse indegno affetto...
ma si taccia del passato...
tuo fratello io sono ancor.
Spenta è l’ira nel mio petto
spegni tu l’insano amor.
ENRICO
(raffrenandosi)
Or basti.
(porgendole il foglio, ch’ebbe da Normanno)
Questo foglio appien ti dice,
qual crudel, qual empio amasti.
Leggi.
ENRICO Un folle ti accese, un perfido amore:
tradisti il tuo sangue per vil seduttore
ma degna dal cielo ne avesti mercé:
quel core infedele ad altra si diè!
ENRICO Spento è Guglielmo... a Scozia
comanderà Maria...
prostrata è nella polvere
la parte ch’io seguia...
ENRICO
(ritornando a Lucia, e con accento rapido, ma energico)
Se tradirmi tu potrai,
la mia sorte è già compita...
tu m’involi onore, e vita;
tu la scure appresti a me...
Ne’ tuoi sogni mi vedrai
ombra irata e minacciosa!...
Quella scure sanguinosa
starà sempre innanzi a te!
LUCIA (volgendo al cielo gli occhi gonfi di lagrime)
Tu che vedi il pianto mio...
tu che leggi in questo core,
se respinto il mio dolore
come in terra in ciel non è,
tu mi togli, eterno iddio,
questa vita disperata...
io son tanto sventurata,
che la morte è un ben per me!
RAIMONDO Di tua speranza
l’ultimo raggio tramontò! Credei
al tuo sospetto, che il fratel chiudesse
tutte le strade, onde sul franco suolo,
all’uom che amar giurasti
non giungesser tue nuove: io stesso un foglio
da te vergato, per secura mano
recar gli feci... invano!
Tace mai sempre... quel silenzio assai
d’infedeltà ti parla!
RAIMONDO Tu pur vaneggi! I nuziali voti
che il ministro di dio non benedice
né il ciel, né il mondo riconosce.
LUCIA Ah! cede
persuasa la mente...
ma sordo alla ragion resiste il core.
Oh, sventurato amore!
RAIMONDO
Deh, t’arrendi, o più sciagure
ti sovrastano infelice...
per le tenere mie cure,
per l’estinta genitrice
il periglio d’un fratello
ti commova; e cangi il cor...
o la madre nell’avello
fremerà per te d’orror.
RAIMONDO
Al ben de’ tuoi qual vittima
offri Lucia, te stessa;
e tanto sacrifizio
scritto nel ciel sarà.
Se la pietà degli uomini
a te non fia concessa;
v’è un dio, v’è un dio,
che tergere il pianto tuo saprà.
LUCIA Guidami tu... tu reggimi...
son fuori di me stessa!...
lungo crudel supplizio
la vita a me sarà!
ENRICO, NORMANNO E CORO
Per te d’immenso giubilo
tutto s’avviva intorno
per te veggiam rinascere
della speranza il giorno.
Qui l’amistà ti guida,
qui ti conduce amor,
qual astro in notte infida
qual riso nel dolor.
ARTURO
Per poco fra le tenebre
sparì la vostra stella;
io la farò risorgere
più fulgida e più bella.
La man mi porgi Enrico...
ti stringi a questo cor.
A te ne vengo amico,
fratello e difensor.
ARTURO Dov’è Lucia?
ENRICO Qui giungere
or la vedrem... se in lei
soverchia è la mestizia,
maravigliar non déi.
Dal duolo oppressa e vinta
piange la madre estinta...
ENRICO
Incauta!...
perder mi vuoi?
LUCIA (Gran dio.)
LUCIA (Me misera!...)
(piena di spavento, e quasi fuor di sé medesima, segna l’atto)
(La mia condanna ho scritta!)
TUTTI Qual fragor!...
Chi giunge?...
ENRICO (Chi trattiene il mio furore,
e la man che al brando corse?
Della misera in favore
nel mio petto un grido sorse!
È il mio sangue! io l’ho tradita!
Ella sta fra morte e vita!...
Ah! che spegnere non posso
un rimorso nel mio cor!)
ARTURO, RAIMONDO, ALISA, NORMANNO E CORO
(Qual terribile momento!...
Più formar non so parole!...
Densa nube di spavento
par che copra i rai del sole! ~
Come rosa inaridita
ella sta fra morte e vita!...
chi per lei non è commosso
ha di tigre in petto il cor.)
Tempo di mezzo
RAIMONDO
(in tuono autorevole)
(mettendosi in mezzo alle parti avversarie)
Rispettate, o voi, di dio
la tremenda maestà.
In suo nome io ve ’l comando,
deponete l’ira e il brando...
pace pace... egli aborrisce
l’omicida, e scritto sta:
chi di ferro altrui ferisce,
pur di ferro perirà.
EDGARDO
(dopo averlo rapidamente letto, e figgendo gli occhi in Lucia)
Tremi!... ti confondi!
(mostrando la di lei firma)
Son tue cifre? A me rispondi:
EDGARDO (soffocando la sua collera)
Riprendi il tuo pegno, infido cor.
EDGARDO Hai tradito il cielo, e amor!
(sciogliendo il freno del represso sdegno getta l’anello, e lo calpesta)
Maledetto sia l’istante
che di te mi rese amante...
stirpe iniqua... abominata
io dovea da te fuggir!...
Ah! di dio la mano irata
ti disperda...
Esci, fuggi il furor che ne accende
solo un punto i suoi colpi sospende...
ma fra poco più atroce, più fiero
sul suo capo aborrito cadrà...
Sì, la macchia d’oltraggio sì nero
col tuo sangue lavata sarà.
EDGARDO (gettando la spada, ed offrendo il petto a’ suoi nemici)
Trucidatemi, e pronubo al rito
sia lo scempio d’un core tradito...
del mio sangue bagnata la soglia
dolce vista per l’empia sarà!...
Calpestando l’esangue mia spoglia
all’altare più lieta ne andrà!
LUCIA (cadendo in ginocchio)
Dio lo salva... in sì fiero momento
d’una misera ascolta l’accento...
è la prece d’immenso dolore
che più in terra speranza non ha...
e l’estrema domanda del core,
che sul labbro spirando mi sta!
|