‘Erano tutti giovani e spensierati ... “
questa è la storia che vedremo, un ricordo bellissimo di un tempo
che è passato e che drammaticamente ha portato i protagonisti
all’inevitabile passaggio da una adolescenza povera, ma felice, alla
consapevolezza della durezza della vita.
Sarà Musetta, la più spensierata di tutti (forse!) ad aprire il
racconto. Il suo credo “Quando men vo‘ .. „ le torna in mente. Non
sapremo se la sua turbolenta storia d‘amore con Marcello si sia
consolidata o meno in un matrimonio borghese, forse si, forse no. Ma
ecco che, aprendo la scatola dei ricordi, si ritrova tra la mani una
cuffietta rosa ed un manicotto, basta sfiorarli per ritornare al tempo
della giovinezza, quando fece la conoscenza di Mimì, la giovane che il
poeta Rodolfo, un suo amico, aveva portato nella loro compagnia. Un
gruppo di amici “tutto maschile“ che si beava della propria libertà
ottenuta al costo di una indigenza cronica. Accanto ad un tavolo e due
sedie Rodolfo e Marcello, cercano invano di scrivere l‘uno e di
dipingere l‘altro, quando il caso vuole che l‘amico Schaunard arrivi
carico d‘oro e vivande che vuole condividere con tutta la compagnia e
li invita ad un pasto decente al ristorante.
A questo punto entra nella vita di Rodolfo la sua vicina di casa,
magari già intravista altre volte. Malata si, già da subito infatti
sviene solo per essere salita sino alla soffitta, ma piuttosto
sveglia, tanto da essere lei a proporre di uscire con lui per
raggiungere insieme gli amici [E poi, Al ritorno? Curioso!!].
L‘unico quadro di luce è il secondo atto, quando tutti sono felici in
mezzo alla folla, è la vigilia di Natale, ma tutta questa felicità
svanisce presto come declina la vita di Mimì.
Rodolfo, che ha scoperto la gravità della malattia, cercherà di
allontanarla fingendo una folle gelosia, ma invano.
Si lasceranno in primavera, Mimì troverà un amante ricco, ma non
ritroverà la salute.
Nei suoi ultimi istanti ritorna nella soffitta dove la sua storia
„profonda come il mare“ è iniziata, per morire tra le braccia del suo
grande ed unico amore.
Rodolfo il poeta |
La Bohème
Opera in quattro atti
di Giacomo Puccini
Venerdì 17 ottobre 2008
Teatro Lirico di Magenta
inizio ore 21
Mimì soprano - Margherita Tomasi
Rodolfo, poeta tenore -Tiziano Barbafiera
Musetta soprano - Elisa Maffi
Marcello, pittore baritono - Bruno Pestarino
Colline, filosofo basso - Marco Yu
Schaunard, musicista baritono - Park Dong Il
Benoît, padrone di casa basso - Andrea Dufaux
Alcindoro, consigliere di Stato basso - Andrea Dufaux
Parpignol, venditore ambulante tenore Gianni Granata
Altro venditore ambulante tenore -coro
Sergente dei Doganieri basso - Angelo Oldani
Un doganiere tenore – Massimo Gavardi
Un ragazzo - coro
Sachiko Yanagibashi, pianoforte
Schola Cantorum San Gregorio Magno
di Trecate
maestro del coro Mauro Rolfi
Idea scenografica e regia
di Mario Mainino
|
Un profilo dell’autore: Giacomo Puccini Nato a Lucca nel 1858
Giacomo ben presto si dedicò alla musica più o meno spontaneamente
per tenere alto il nome di una famiglia, i Puccini, che da tre
generazioni erano compositori affermati. Operò in un periodo difficile
di transito tra le sicurezze dell’ Ottocento e il futuro incerto di un
nuovo secolo dove tutto stava cambiando.
Nonostante difficoltà e ripensamenti, lunghi tempi di composizione e
raffinati inserimenti di musiche d’Oltreoceano, creò diversi titoli
che sono sempre rimasti in repertorio e la sua Bohéme, con la Traviata
di G. Verdi ed il Barbiere di Siviglia di G.Rossini, è l’opera più
rappresentata al mondo. |