Il barbiere di Siviglia (1 di 2)

 

Teatro Coccia - Novara

Venerdì 13 novembre 2015 – ore 20,30
Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia
 

Melodramma buffo in due atti
Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Cesare Stermini
da «Le barbier de Seville ou l’inutile precaution» di P.de Beaumarchais
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
Edizioni Casa Ricordi - Edizione critica della partitura a cura di
Alberto Zedda
Coproduzione Fondazione Teatro Goldoni di Livorno, Azienda Teatro del Giglio di Lucca,  Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Teatro Coccia Onlus di Novara

PERSONAGGI E INTERPRETI
Il Conte d’Almaviva (tenore) - Alfonso Zambuto
Don Bartolo (basso) - Diego Savini
Rosina (mezzosoprano) - Alessia Martino
Figaro (baritono) - William Hernandez
Don Basilio (basso) - Eugenio Di Lieto
Berta (soprano) - Simona Marzilli
Fiorello (basso) - Federico Cucinotta
Ambrogio - Andrea Gambuzza
Notaio - Davide Franceschini
Un ufficiale - Massimiliano Svab
il cast indicato ha sostenuto
la generale documentata in queste foto

Regia di Alessio Pizzech
Direzione d’orchestra di Nicola Paszkowski
Scene e costumi Pier Paolo Bisleri – Luci Claudio Schmid
Assistente alla regia Antonio Ligas
OGI Orchestra Giovanile Italiana – Ensamble LTL Opera Studio

 

Recite:
Sabato 14 novembre 2015 - ore 20.30 - Turno A
Domenica 15 novembre 2015 - ore 16.00 - Turno B


Con Il barbiere di Siviglia, quattordicesima produzione del progetto LTL Opera Studio, i tre Teatri di Tradizione della Toscana (Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca e Teatro di Pisa) con il Teatro Coccia di Novara, rafforzano il loro impegno per un progetto ormai divenuto momento centrale all’interno della loro programmazione. Il “Laboratorio Toscano per la Lirica” è un’esperienza unica nel panorama nazionale di perfezionamento ed alta formazione per i giovani cantanti e per le professioni legate al teatro musicale, a cui nel 2013 è stato tributato il prestigioso Premio della critica musicale “Franco Abbiati” per la categoria “migliore iniziativa”.
Oggi più che mai si conferma la volontà di investire su di un percorso progettuale che ha maturato negli anni risultati tangibili, con l’importante apertura di fronti coproduttivi nazionali e internazionali. Attraverso il “Laboratorio Toscano per la Lirica” è stato avviato un processo di scoperta e di valorizzazione di giovani talenti vocali tramite un lavoro accurato di selezione, formazione e preparazione legato alla dimensione di laboratorio e di teatro studio. I giovani sono selezionati ogni anno attraverso un percorso formativo sui temi del titolo prescelto, ma corredato da lezioni generali sul rapporto gestuale, interpretativo, sulla consapevolezza del rapporto artista lirico e spazio scenico.
Siamo convinti che l’opera lirica possieda ancora oggi una funzione culturale ed un linguaggio che la rende attuale per il pubblico dei nostri giorni. L’impegno per la cultura e per le nuove generazioni di artisti unisce le nostre città e siamo convinti che il pubblico saprà apprezzare questo nuovo allestimento de Il barbiere di Siviglia, un’edizione rispettosa della dimensione giocosa e del sapore spagnolo della partitura, che esalterà quell’idea di macchina musicale e teatrale che sta nel cuore stesso della drammaturgia musicale rossiniana.

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Seguono immagini della serata:

Atto PRIMO -- Atto SECONDO


 

IL CONTE D'ALMAVIVA tenore
BARTOLO, dottore in medicina tutore di basso comico
ROSINA, ricca pupilla in casa di Bartolo contralto
FIGARO, barbiere baritono
BASILIO, maestro di musica dl rosina, ipocrita basso
FIORELLO, servitore d'Almaviva tenore
AMBROGIO, servitore di Bartolo basso
BERTA, vecchia cameriera di Bartolo soprano
UN UFFICIALE basso
CORI E COMPARSE:
un alcade, o magistrato - un Notaio
alguazil ( birri ) soldati - suonatori d'istrumenti
La scena si rappresenta in Siviglia.


Atto Primo
SCENA PRIMA

SINFONIA



Una piazza della citta' di Siviglia.
Il momento dell'azione e' sul terminar della notte. A sinistra e' la casa
di Bartolo, con balcone praticabile, circondato da gelosia, che deve aprirsi e
chiudersi - a suo tempo - con chiave. Fiorello, con lanterna nelle mani, introducendo sulla scena vari suonatori di strumenti. Indi il Conte avvolto in un mantello.

FIORELLO (avanzandosi con cautela)
Piano, pianissimo,
senza parlar,
tutti con me
venite qua.

CORO
Piano, pianissimo,
eccoci qua.

TUTTI
Tutto e' silenzio;
nessun qui sta
che i nostri canti
possa turbar.

CONTE (sottovoce)
Fiorello Ola'

FIORELLO
Signor son qua.

CONTE
Ebben! gli amici?

FIORELLO
Son pronti gia'.

CONTE
Bravi, bravissimi,
fate silenzio;
piano, pianissimo,
senza parlar.

CORO
Piano, pianissimo, senza parlar.
(I Suonatori accordano gli istrumenti, e il Conte canta accompagnato da essi.)



CONTE
Ecco, ridente in cielo
spunta la bella aurora,
e tu non sorgi ancora
e puoi dormir cosi'?


Sorgi, mia dolce speme,
vieni, bell'idol mio;
rendi men crudo, oh Dio,
lo stral che mi feri'.


Oh sorte! gia' veggo
quel caro sembiante;
quest'anima amante
ottenne pieta'.


Oh istante d'amore!
Oh dolce contento!
Soave momento
che eguale non ha!
Ehi, Fiorello?

FIORELLO
Mio Signore

CONTE
Di', la vedi?

FIORELLO
Signor no.

CONTE
Ah, ch'e' vana ogni speranza!

FIORELLO
Signor Conte, il giorno avanza

CONTE
Ah! che penso! che faro'?
Tutto e' vano buona gente!

CORO (sottovoce)
Mio signor

CONTE
Avanti, avanti.
(Da' la borsa a Fiorello, il quale distribuisce i denari a tutti.)
Piu' di suoni, piu' di canti
io bisogno omai non ho.



FIORELLO
Buona notte a tutti quanti,
piu' di voi che far non so.
(I Suonatori circondano il Conte ringraziandolo e baciandogli la mano e il vestito.
Egli, indispettito per lo strepito che fanno, li va cacciando. Lo stesso fa
anche Fiorello.)

CORO
Mille grazie mio signore
del favore dell'onore


Ah, di tanta cortesia obbligati in verita'.
(Oh, che incontro fortunato!
E' un signor di qualita'.)

CONTE
Basta, basta, non parlate
Ma non serve, non gridate
Maledetti, andate via
Ah, canaglia, via di qua.
Tutto quanto il vicinato
questo chiasso svegliera'.

FIORELLO
Zitti, zitti che rumore!
Ma che onore? che favore?


Maledetti, andate via Ah, canaglia, via di qua!


Ve', che chiasso indiavolato!

Ah, che rabbia che mi fa!
(I suonatori partono.)

SCENA SECONDA

Il Conte e Fiorello.



CONTE
Gente indiscreta!

FIORELLO
Ah, quasi con quel chiasso importuno
tutto quanto il quartiere han risvegliato.
Alfin sono partiti!

CONTE (guardando verso la ringhiera)
E non si vede!
E' inutile sperar.
(Passeggia riflettendo.)
(Eppur qui voglio
aspettar di vederla. Ogni mattina
ella su quel balcone a prender fresco
viene sull'aurora.
Proviamo.) Ola', tu ancora
ritirati, Fiorel.

FIORELLO
Vado. La' in fondo


attendero' suoi ordini.
(Si ritira.)

CONTE
Con lei
se parlar mi riesce,
non voglio testimoni. Che a quest'ora
io tutti i giorni qui vengo per lei
dev'essersi avveduta. Oh, vedi, amore
a un uomo del mio rango
come l'ha fatta bella! Eppure, eppure
dev'essere mia sposa
(Si sente da lontano venire Figaro cantando.)


Chi e' mai quest'importuno?
Lasciamolo passar; sotto quegli archi,
non veduto, vedro' quanto bisogna;
gia' l'alba appare e amor non si vergogna.
(Si nasconde sotto il portico.)

SCENA TERZA

Figaro, con la chitarra appesa al collo.

FIGARO
Largo al factotum
della citta'.


Presto a bottega,
che' l'alba e' gia'.


Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!
Ah, bravo Figaro!


Bravo, bravissimo;
fortunatissimo
per verita'!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno,
in giro sta.
Miglior cuccagna
per un barbiere,
vita piu' nobile,
no, non si da'.


Rasori e pettini,
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.


V'e' la risorsa,
poi, del mestiere
colla donnetta
col cavaliere
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!


Tutti mi chiedono,
tutti mi vogliono,
donne, ragazzi,
vecchi, fanciulle:
Qua la parrucca
Presto la barba
Qua la sanguigna
Presto il biglietto
Figaro Figaro
Son qua, son qua.
Figaro Figaro.
Eccomi qua.
Ahime', che furia!
Ahime', che folla!
Uno alla volta,
per carita'!


Pronto prontissimo
son come il fulmine:
sono il factotum
della citta'.
Ah, bravo Figaro!
bravo, bravissimo;
a te fortuna
non manchera'.

SCENA QUARTA

Figaro, poi il Conte.



FIGARO
Ah, ah! che bella vita!
Faticar poco, divertirsi assai,
e in tasca sempre aver qualche doblone
gran frutto della mia riputazione.


Ecco qua: senza Figaro


non si accasa in Siviglia una ragazza:
a me la vedovella
ricorre pel marito: io, colla scusa
del pettine di giorno,
della chitarra col favor la notte,
a tutti onestamente,
non fo per dir, m'adatto a far piacere,
oh che vita, che vita! Oh che mestiere!


Orsu', presto a bottega

CONTE (avanzandosi)
E' desso, o pur m'inganno?)

FIGARO (scorgendo il Conte)
(Chi sara' mai costui?)

CONTE
(Oh, e' lui senz'altro!)
Figaro!

FIGARO
Mio padrone
(riconoscendo il Conte)
Oh, chi veggo! Eccellenza!

CONTE
Zitto, zitto, prudenza!
Qui non son conosciuto,
ne' vo' farmi conoscere. Per questo
ho le mie gran ragioni.

FIGARO
Intendo, intendo,
la lascio in liberta'.

CONTE
No no

FIGARO
Che serve?

CONTE
No, dico: resta qua;
forse ai disegni miei
non giungi inopportuno Ma cospetto,
dimmi un po', buona lana
come ti trovo qua? poter del mondo!


Ti veggo grasso e tondo

FIGARO
La miseria, signore!

CONTE
Ah birbo!

FIGARO
Grazie.

CONTE
Hai messo ancor giudizio?



FIGARO
Oh! e come Ed ella,
come in Siviglia?

CONTE
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d'un certo medico barbogio
che qua da pochi di' s'e' stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qua la notte e il giorno
passo girando a que' balconi intorno.

FIGARO
A que' balconi? un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato;
sui maccheroni il cacio v'e' cascato.

CONTE
Come?

FIGARO
Certo. La' dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo
botanico, spezial, veterinario,
i1 faccendier di casa.

CONTE
Oh che sorte!

FIGARO
Non basta. La ragazza
figlia non e' del medico. E' soltanto
la sua pupilla!

CONTE
Oh, che consolazione!

FIGARO
Percio' Zitto!



CONTE
Cos'e?

FIGARO
S'apre il balcone.
(Si ritirano sotto il portico.)

SCENA QUINTA

Rosina, poi Bartolo, e detti.



ROSINA (dal balcone)
Non e' venuto ancor. Forse

CONTE
Oh, mia vita!
Mio nume! mio tesoro!
Vi veggo alfine, alfine

ROSINA (estraendo un biglietto)
Oh, che vergogna!
Vorrei dargli il biglietto

BARTOLO (apparendo al balcone)
Ebben, ragazza?
I tempo e' buono. Cos'e' quella carta?

ROSINA
Niente, niente, signor: son le parole
dell'aria dell'Inutil Precauzione.

CONTE
Ma brava dell'Inutil Precauzione

FIGARO
Che furba!

BARTOLO
Cos'e' questa
Inutil Precauzione?

ROSINA
Oh, bella! e' il titolo
del nuovo dramma in musica.

BARTOLO
Un dramma! Bella cosa! sara' al solito
un dramma semiserio,
un lungo, malinconico, noioso,
poetico strambotto!
Barbaro gusto! secolo corrotto!

ROSINA (lasciando cadere il biglietto)
Oh, me meschina! l'aria m'e' caduta.
(a Bartolo)
Raccoglietela presto.

BARTOLO
Vado, vado. (Si ritira.)

ROSINA (verso il Conte)
Ps Ps

CONTE
Ho inteso. (Raccoglie il foglio.)

ROSINA
Presto.

CONTE
Non temete.
(Si nasconde.)

BARTOLO (uscendo sulla via)
Son qua.
Dov'e'?

ROSINA
Ah, il vento l'ha portata via.
Guardate.

BARTOLO
Io non la veggo.
Eh, signorina, non vorrei (Cospetto!
Costei m'avesse preso!) In casa, in casa,
animo, su! A chi dico? In casa, presto.

ROSINA
Vado, vado. Che furia!

BARTOLO
Quel balcone io voglio far murare
Dentro, dico.

ROSINA
Ah, che vita da crepare!
(Rosina si ritira dal balcone. Bartolo rientra in casa.)



CONTE
Povera disgraziata!
Il suo stato infelice
sempre piu' m'interessa.

FIGARO
Presto, presto:
vediamo cosa scrive.

CONTE
Appunto. Leggi.

FIGARO (Legge il biglietto.)
"Le vostre assidue premure hanno eccitata la mia curiosita' Il mio tutore
e' per uscir di casa; appena si sara' allontanato, procurate con qualche mezzo ingegnoso
d'indicarmi il vostro nome, il vostro stato e le vostre intenzioni. Io non posso giammai
comparire al balcone senza l'indivisibile compagnia del mio tiranno. Siate pero' certo
che tutto e' disposta a fare, per rompere le sue catene, la sventurata Rosina."

CONTE
Si', si', le rompera'. Su, dimmi un poco:
che razza d'uomo e' questo suo tutore?

FIGARO
E' un vecchio indemoniato avaro,
sospettoso, brontolone; avra' cent'anni indosso
e vuol fare il galante: indovinate?
Per mangiare a Rosina
tutta l'eredita' s'e' fitto in capo
di volerla sposare. Aiuto!

CONTE
Che?

FIGARO
S'apre la porta.
(Si ritirano in fretta. Bartolo esce di casa.)



BARTOLO (parlando verso la porta)
Fra momenti io torno;
non aprite a nessun. Se Don Basilio
venisse a ricercarmi, che m'aspetti.


(Le mie nozze con lei meglio e' affrettare.
Si', dentr'oggi finir vo' quest'affare.)
(Parte.)

SCENA SESTA

Il Conte e Figaro, poi Rosina.

CONTE (fuori con Figaro)
Dentr'oggi le sue nozze con Rosina!
Ah, vecchio rimbambito!
Ma dimmi or tu! chi e' questo Don Basilio?

FIGARO
E' un solenne imbroglion di matrimoni,
un collo torto, un vero disperato,
sempre senza un quattrino
Gia', e' maestro di musica;
insegna alla ragazza.

CONTE
Bene, bene;
tutto giova saper.

FIGARO
Ora pensate della bella Rosina a soddisfar le brame.

CONTE
Il nome mio
non le vo' dir ne' il grado; assicurarmi
vo' pria ch'ella ami me, me solo al mondo,
non le ricchezze e i titoli
del conte d'Almaviva. Ah, tu potresti

FIGARO
Io? no, signore; voi stesso dovete

CONTE
Io stesso? e come?

FIGARO
Zitto? Eccoci a tiro,
osservate: perbacco, non mi sbaglio.
Dietro la gelosia sta la ragazza;
presto, presto all'assalto, niun ci vede.
In una canzonetta,
cosi', alla buona, il tutto
spiegatele, signor

CONTE
Una canzone?

FIGARO
Certo. Ecco la chitarra; presto, andiamo.

CONTE
Ma io

FIGARO
Oh che pazienza!

CONTE
Ebben, proviamo.


Se i1 mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.


Io son Lindoro
che fido v'adoro,
che sposa vi bramo,
che a nome vi chiamo,


di voi sempre parlando cosi'
dall'aurora al tramonto del di'.

ROSINA (dentro la casa)
Segui, o caro; deh, segui cosi'!

FIGARO
Sentite. Ah! che vi pare?

CONTE
Oh, me felice!

FIGARO
Da bravo, a voi, seguite.

CONTE
L'amoroso e sincero Lindoro,
non puo' darvi, mia cara, un tesoro.


Ricco non sono,
ma un core vi dono,
un'anima amante
che fida e costante


per voi sola sospira cosi'
dall'aurora al tramonto del di'.
Rosina
L'amorosa e sincera
Rosina del suo core Lindo
(Si ritira dal balcone.)

SCENA SETTIMA

Il Conte e Figaro.

CONTE
Oh cielo!

FIGARO
Nella stanza
convien dir che qualcuno entrato sia.
Ella si e' ritirata.

CONTE (con enfasi)
Ah cospettone!
Io gia' deliro avvampo! Oh, ad ogni costo
vederla io voglio Vo' parlarle Ah, tu,
tu mi devi aiutar.

FIGARO
Ih, ih, che furia!
Si', si', v'aiutero'.

CONTE
Da bravo: entr'oggi
vo' che tu m'introduca in quella casa.
Dimmi, come farai? via! del tuo spirito
vediam qualche prodezza.

FIGARO
Del mio spirito
Bene vedro' ma in oggi

CONTE
Eh via! t'intendo.
Va la', non dubitar; di tue fatiche
largo compenso avrai.

FIGARO
Davver?

CONTE
Parola.

FIGARO
Dunque, oro a discrezione?

CONTE
Oro a bizzeffe.
Animo, via.

FIGARO
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che, ad appagare il mio signor Lindoro,
produce in me la dolce idea dell'oro.


All'idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
incomincia a diventar.

CONTE
Su, vediam di quel metallo
qualche effetto sorprendente
del vulcan della tua mente
qualche mostro singolar.

FIGARO
Voi dovreste travestirvi,
per esempio da soldato.

CONTE
Da soldato?

FIGARO
Si', signore.

CONTE
Da soldato? e che si fa?

FIGARO
Oggi arriva un reggimento.

CONTE
Si', e' mio amico il Colonnello.

FIGARO
Va benon.

CONTE
Eppoi?

FIGARO
Cospetto!


Dell'alloggio col biglietto
quella porta s'aprira'.
Che ne dite, mio signore?
Non vi par? Non l'ho trovata?

CONTE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,

FIGARO
Piano, piano un'altra idea!
Veda l'oro cosa fa.
Ubbriaco si', ubbriaco,
mio signor, si fingera'.

CONTE
Ubbriaco?

FIGARO
Si', signore.

CONTE
Ubbriaco? Ma perche'?

FIGARO
Perche' d'un ch'e' poco in se'
(imitando moderatamente i moti d'un ubbriaco)
che dal vino casca gia',
il tutor, credete a me,
il tutor si fidera'.
A DUE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,

CONTE
Dunque

FIGARO
All'opra.

CONTE
Andiam.

FIGARO
Da bravo.

CONTE
Vado Oh, il meglio mi scordavo!
Dimmi un po', la tua bottega per trovarti, dove sta?

FIGARO
La bottega? Non si sbaglia;
guardi bene; eccola la'.
(additando fra le quinte)


Numero quindici a mano manca
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina
sopra un cartello "Pomata fina",
mostra in azzurro alla moderna,
v'e' per insegna una lanterna
La' senza fallo mi trovera'.

CONTE
Ho ben capito

FIGARO
Or vada presto.

CONTE
Tu guarda bene

FIGARO
Io penso al resto.

CONTE
Di te mi fido

FIGARO
Cola' l'attendo.

CONTE
Mio caro Figaro

FIGARO
Intendo, intendo.

CONTE
Portero' meco

FIGARO
La borsa piena.

CONTE
Si', quel che vuoi, ma il resto poi

FIGARO
Oh non si dubiti, che bene andra'

CONTE
Ah, che d'amore
la fiamma io sento,
nunzia di giubilo
e di contento!
Ecco propizia
che in sen mi scende;
d'ardore insolito
quest'alma accende,
e di me stesso
maggior mi fa.

FIGARO
Delle monete
il suon gia' sento!
L'oro gia' viene,
viene l'argento;
eccolo, eccolo
che in tasca scende;
e di me stesso
maggior mi fa.


(Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)

SCENA OTTAVA

(Fiorello solo)

FIORELLO (entrando)
Evviva il mio padrone!
Due ore, ritto in pie', la' come un palo
mi fa aspettare e poi
mi pianta e se ne va. Corpo di Bacco!


Brutta cosa servire
un padron come questo,
nobile, giovinotto e innamorato;
questa vita, cospetto, e' un gran tormento!
Ah, durarla cosi' non me la sento!
(Parte.)

SCENA NONA

Camera nella casa di don Bartolo.
Di prospetto la finestra con gelosia, come nella scena prima.
Rosina, sola.

ROSINA
Una voce poco fa
qui nel cor mi risuono';
il mio cor ferito e' gia',
e Lindor fu che il piago'.


Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.


Il tutor ricusera',
io l'ingegno aguzzero'.
Alla fin s'acchetera'
e contenta io restero'


Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.


Io sono docile, son rispettosa,
sono obbediente, dolce, amorosa;
mi lascio reggere, mi fo guidar.


Ma se mi toccano dov'e' il mio debole
saro' una vipera e cento trappole
prima di cedere faro' giocar.


Si' si', la vincero'. Potessi almeno
mandargli questa lettera. Ma come?


Di nessun qui mi fido;
il tutore ha cent'occhi basta, basta;


sigilliamola intanto.


(Va allo scrittoio e suggella la lettera.)


Con Figaro, il barbier, dalla finestra
discorrer l'ho veduto piu' d'un'ora;


Figaro e' un galantuomo,


un giovin di buon core


Chi sa eh'ei non protegga il nostro amore.

SCENA DECIMA

Figaro e detta.

FIGARO
Oh buon di', signorina!

ROSINA
Buon giorno, signor Figaro.

FIGARO
Ebbene, che si fa?

ROSINA
Si muor di noia.

FIGARO
Oh diavolo! Possibile!
Un ragazza bella e spiritosa

ROSINA
Ah, ah, mi fate ridere!
Che mi serve lo spirito
che giova la bellezza
se chiusa io sempre sto fra quattro mura
che mi par d'esser proprio in sepoltura?

FIGARO
In sepoltura? ohibo'!
(chiamandola a parte)
Sentite io voglio

ROSINA
Ecco il tutor.

FIGARO
Davvero?

ROSINA
Certo, certo; e' il suo passo

FIGARO
Salva, salva; fra poco
ci rivedrem: ho a dirvi qualche cosa.

ROSINA
E ancor io, signor Figaro.

FIGARO
Bravissima.
Vado.
(Si nasconde, poi tratto tratto si fa vedere.)

ROSINA
Quanto e' garbato!
(Si ritira.)

SCENA UNDICESIMA



Bartolo, Rosina, indi Berta e Ambrogio.

BARTOLO
Ah, disgraziato Figaro!
ah, indegno! ah, maledetto! ah, scellerato!

ROSINA
(Ecco qua: sempre grida.)

BARTOLO
Ma si puo' dar di peggio!
Uno spedale ha fatto
di tutta la famiglia
a forza d'oppio, sangue e stranutiglia.
Signorina, il barbiere
lo vedeste?

ROSINA
Perche'?

BARTOLO
Perche' lo vo' sapere.

ROSINA
Forse anch'egli v'adombra?

BARTOLO
E perche' no?

ROSINA
Ebben, ve lo diro'. Si', I'ho veduto,
gli ho parlato, mi piace, m'e' simpatico
il suo discorso, il suo gioviale aspetto
(Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)
(Parte.)

BARTOLO
Vedete che grazietta!
Piu' l'amo, e piu' mi sprezza la briccona.
Certo, certo e' il barbiere
che la mette in malizia.
Chi sa cosa le ha detto!
Chi sa! Or lo sapro'. Ehi. Berta. Ambrogio!

BERTA(entrando e starnutendo)
Ecci'
(entra Ambrogio sbadigliando)

AMBROGIO
Ah! che comanda?

BARTOLO
Dimmi.

BERTA
Ecci'

BARTOLO
Il barbiere parlato ha con Rosina?

BERTA
Ecci'

BARTOLO
Rispondi almen tu, babbuino!

AMBROGIO (sbadigliando)
Ah, ah!

BARTOLO
Che pazïenza!

AMBROGIO
Ah, ah! che sonno!

BARTOLO
Ebben!

BERTA
Venne, ma io

BARTOLO
Rosina

AMBROGIO
Ah!

BERTA
Ecci'

BARTOLO
Che serve! Eccoli qua, son mezzo morti.
Andate.

AMBROGIO
Ah!

BERTA
Ecci'

BARTOLO
Eh, il diavol che vi porti!
(Berta e Ambrogio partono)

SCENA DODICESIMA

Bartolo, indi don Basilio

BARTOLO
Ah! Barbiere d'inferno
Tu me la pagherai

Qua, Don Basilio;
giungete a tempo! Oh! Io voglio,
per forza o per amor, dentro domani
sposar la mia Rosina. Avete inteso?

BASILIO (dopo molte riverenze)
Eh, voi dite benissimo
e appunto io qui veniva ad avvisarvi
(chiamando a parte)


Ma segretezza! E' giunto
il Conte d'Almaviva.

BARTOLO
Chi? L'incognito amante
della Rosina?

BASILIO
Appunto quello.
Bartolo
Oh diavolo!
Ah, qui ci vuol rimedio!

BASILIO
Certo; ma alla sordina.

BARTOLO
Sarebbe a dir?

BASILIO
Cosi', con buona grazia
bisogna principiare
a inventar qualche favola
che al pubblico lo metta in mala vista,
che comparir lo faccia
un uomo infame, un'anima perduta
Io, io vi serviro': fra quattro giorni,
credete a me, Basilio ve lo giura,
noi lo farem sloggiar da queste mura.

BARTOLO
E voi credete?

BASILIO
Oh certo! E' il mio sistema.
E non sbaglia.

BARTOLO
E vorreste?
Ma una calunnia

BASILIO
Ah, dunque
la calunnia cos'e' voi non sapete?

BARTOLO
No, davvero.

BASILIO
No? Uditemi e tacete.
La calunnia e' un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.


Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.


Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola gia' di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.


Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione


come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.


E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.
Ah! che ne dite?

BARTOLO
Eh! sara' ver, ma intanto
si perde tempo e qui stringe il bisogno.
No: vo' fare a mio modo:
in mia camera andiam. Voglio che insieme
i1 contratto di nozze ora stendiamo.
Quando sara' mia moglie,
da questi zerbinotti innamorati
metterla in salvo sara' pensier mio.

BASILIO
(Vengan denari: al resto son qua io.)
(Entrano nella prima camera a destra.)

SCENA TREDICESIMA

Figaro uscendo con precauzione, indi Rosina.

FIGARO
Ma bravi! ma benone!
Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore!
Povero babbuino!
Tua sposa? Eh via pulisciti il bocchino.


Or che stan la' chiusi,
procuriam di parlare alla ragazza:
eccola appunto.


ROSINA (entrando)
Ebbene, signor Figaro.

FIGARO
Gran cose, signorina.

ROSINA
Si', davvero?

FIGARO
Mangerem dei confetti.

ROSINA
Come sarebbe a dir?

FIGARO
Sarebbe a dire
che il vostro bel tutore ha stabilito
esser dentro doman vostro marito.

ROSINA
Eh, via!

FIGARO
Oh, ve lo giuro;
a stender il contratto
col maestro di musica
la' dentro or s'e' serrato.

ROSINA
Si'? oh, l'ha sbagliata affe'!
Povero sciocco! L'avra' a far con me.
Ma dite, signor Figaro,
voi poco fa sotto le mie finestre
parlavate a un signore

FIGARO
Ah, un mio cugino,
un bravo giovinotto; buona testa,
ottimo cuor; qui venne
i suoi studi a compire
e il poverin cerca di far fortuna.

ROSINA
Fortuna? oh, la fara'.

FIGARO
Oh, ne dubito assai: in confidenza
ha un gran difetto addosso.

ROSINA
Un gran difetto

FIGARO
Ah, grande: e' innamorato morto.

ROSINA
Si', davvero?
Quel giovane, vedete
m'interessa moltissimo.

FIGARO
Per bacco!

ROSINA
Non mi credete?

FIGARO
Oh si'!

ROSINA
E la sua bella,
dite, abita lontano?

FIGARO
Qui! due passi.

ROSINA
Ma e' bella?

FIGARO
Oh, bella assai!
Eccovi il suo ritratto in due parole:
grassotta, genialotta,
capello nero, guancia porporina,
occhio che parla, mano che innamora

ROSINA
E il nome?

FIGARO
Ah, il nome ancora?
Il nome Ah, che bel nome!
Si chiama

ROSINA
Ebbene, si chiama?

FIGARO
Si chiama erre o rorosi Rosina.

ROSINA
Dunque io son tu non m'inganni?
Dunque io son la fortunata!
(Gia' me l'ero immaginata:
lo sapeva pria di te.)

FIGARO
Di Lindoro il vago oggetto
siete voi, bella Rosina.
(Oh, che volpe sopraffina,
ma l'avra' da far con me.)

ROSINA
Senti, senti ma a Lindoro
per parlar come si fa?

FIGARO
Zitto, zitto, qui Lindoro
per parlarvi or or sara'.

ROSINA
Per parlarmi? Bravo! bravo!
Venga pur, ma con prudenza;
io gia' moro d'impazienza!
Ma che tarda? ma che fa?

FIGARO
Egli attende qualche segno,
poverin, del vostro affetto;
sol due righe di biglietto
gli mandate, e qui verra'.
Che ne dite?

ROSINA
Non vorrei

FIGARO
Su, coraggio.

ROSINA
Non saprei

FIGARO
Sol due righe

ROSINA
Mi vergogno

FIGARO
Ma di che? di che? si sa!
(andando allo scrittoio)
Presto, presto; qua un biglietto.

ROSINA
(Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glielo da'.)
Un biglietto? eccolo qua.

FIGARO (attonito)
Gia' era scritto? Ve', che bestia!
Il maestro faccio a lei!


Ah, che in cattedra costei
di malizia puo' dettar.
Donne, donne, eterni Dei,
chi vi arriva a indovinar?

ROSINA
Fortunati affetti miei!
Io comincio a respirar.


Ah, tu solo, amor, tu sei
che mi devi consolar!
(Figaro parte.)

SCENA QUATTORDICESIMA

Rosina, indi Bartolo.

ROSINA
Ora mi sento meglio.

Questo Figaro
e' un bravo giovinotto.

BARTOLO (entrando)
Insomma, colle buone,
potrei sapere dalla mia Rosina
che venne a far colui questa mattina?

ROSINA
Figaro? Non so nulla.

BARTOLO
Ti parlo'?

ROSINA
Mi parlo'.

BARTOLO
Che ti diceva?

ROSINA
Oh! mi parlo' di cento bagattelle
Del figurin di Francia,
del mal della sua figlia Marcellina.

BARTOLO
Davvero! Ed io scommetto
che porto' la risposta al tuo biglietto.

ROSINA
Qual biglietto?

BARTOLO
Che serve! L'arietta dell'Inutil Precauzione
che ti cadde staman giu' dal balcone.
Vi fate rossa? (Avessi indovinato!)
Che vuol dir questo dito
cosi' sporco d'inchiostro?

ROSINA
Sporco? oh, nulla.
Io me l'avea scottato
e coll'inchiostro or or l'ho medicato.

BARTOLO
(Diavolo!) E questi fogli
Or son cinque eran sei.

ROSINA
Que' fogli? e' vero.
D'uno mi son servita
a mandar dei confetti a Marcellina.

BARTOLO
Bravissima! E la penna
perche' fu temperata?

ROSINA
(Maledetto!) La penna!
Per disegnare un fiore sul tamburo.

BARTOLO
Un fiore?

ROSINA
Un fiore.

BARTOLO
Un fiore. Ah! fraschetta!

ROSINA
Davver.

BARTOLO
Zitta!

ROSINA
Credete.

BARTOLO
Basta cosi'.

ROSINA
Signor..

BARTOLO
Non piu' tacete.
A un dottor della mia sorte
queste scuse, signorina!
Vi consiglio, mia carina,
un po' meglio a imposturar.
I confetti alla ragazza!
Il ricamo sul tamburo!


Vi scottaste: eh via! eh via!
Ci vuol altro, figlia mia,
per potermi corbellar.


Perche' manca la' quel foglio?
Vo' saper cotesto imbroglio.
Sono inutili le smorfie;


ferma la', non mi toccate!
Figlia mia non lo sperate
ch'io mi iasci infinocchiar.


Via, carina, confessate;
son disposto a perdonar.
Non parlate? Vi ostinate?
So ben io quel che ho da far.


Signorina, un'altra volta
quando Bartolo andra' fuori,
la consegna ai servitori a suo modo far sapra'.
Ah, non servono le smorfie,
faccia pur la gatta morta.


Cospetton! per quella porta
nemmen l'aria entrar potra'.


E Rosina innocentina,
sconsolata, disperata,


in sua camera serrata


fin ch'io voglio star dovra'.


(Parte.)

SCENA QUINDICESIMA

Rosina, sola.

ROSINA
Brontola quanto vuoi,
chiudi porte e finestre. Io me ne rido:
gia' di noi femmine alla piu' marmotta
per aguzzar l'ingegno
e far la spiritosa, tutto a un tratto,
basta chiuder la chiave e il colpo e' fatto.
(Parte.)

SCENA SEDICESIMA

Berta, poi il Conte.

BERTA (ENTRANDO)
Finora i questa camera
mi parve di sentir un mormorio;
sara' stato il tutor, colla pupilla
non ha un'ora di ben

Queste ragazze
non la voglion capir.
(Si batte alla porta.)
Battono.

CONTE (di dentro)
Aprite.

BERTA
Vengo Ecci' Ancora dura;
quel tabacco m'ha posta in sepoltura.
(Corre ad aprire.)

SCENA DICIASSETTESIMA

Il Conte travestito da soldato di cavalleria, indi Bartolo.

CONTE
Ehi di casa! buona gente!
Ehi di casa! niun mi sente!

BARTOLO (entrando)
Chi e' costui? che brutta faccia!
E' ubbriaco! chi sara'?

CONTE
Ehi, di casa! maledetti!

BARTOLO
Cosa vuol, signor soldato?

CONTE
Ah! si', si', bene obbligato.
(Vedendolo, cerca in tasca.)

BARTOLO
(Qui costui che mai vorra'?)

CONTE
Siete voi Aspetta un poco
Siete voi dottor Balordo?

BARTOLO
Che balordo?

CONTE (leggendo)
Ah, ah, Bertoldo?

BARTOLO
Che Bertoldo? Eh, andate al diavolo!
Dottor Bartolo.

CONTE
Ah, bravissimo;
dottor barbaro; benissimo
gia' v'e' poca differenza.
(Non si vede! che impazienza!
Quanto tarda! dove sta?)

BARTOLO
(Io gia' perdo la pazienza,
qui prudenza ci vorra'.)

CONTE
Dunque voi siete dottore?

BARTOLO
Son dottore si', signore.

CONTE
Ah, benissimo; un abbraccio,
qua, collega.

BARTOLO
Indietro!

CONTE (Lo abbraccia per forza.)
Qua.
Sono anch'io dottor per cento,
maniscalco al reggimento.
(presentando il biglietto)
Dell'alloggio sul biglietto
osservate, eccolo qua.

BARTOLO
Dalla rabbia e dal dispetto
io gia' crepo in verita'.
Ah, ch'io fo, se mi ci metto,
qualche gran bestialita'!
(Legge il biglietto.)

CONTE
(Ah, venisse il caro oggetto
della mia felicita'!
Vieni, vieni; il tuo diletto
pien d'amor t'attendo qua.)

SCENA DICIOTTESIMA

Rosina e detti.

ROSINA
D'ascoltar qua m'e' sembrato
un insolito rumore
(Si arresta vedendo Bartolo.)
Un soldato ed il tutore!
Cosa mai faranno qua?
(Si avanza pian piano.)

CONTE
(E' Rosina; or son contento.)

ROSINA
(Ei mi guarda, e s'avvicina.)

CONTE (piano a Rosina)
(Son Lindoro.)

ROSINA
(Oh ciel! che sento!
Ah, giudizio, per pieta'!)

BARTOLO (vedendo Rosina)
Signorina, che cercate?
Presto, presto, andate via.

ROSINA
Vado, vado, non gridate.

BARTOLO
Presto, presto, via di qua

CONTE
Ehi, ragazza, vengo anch'io.

BARTOLO
Dove, dove, signor mio?

CONTE
In caserma, oh, questa e' bella!

BARTOLO
In caserma?.. . bagattella!

CONTE
Cara!

ROSINA
Aiuto!

BARTOLO
Ola', cospetto!

CONTE (a Bartolo, incamminandosi verso le camere)
Dunque vado

BARTOLO (trattenendolo)
Oh, no, signore,
qui d'alloggio non puo' star.

CONTE
Come? Come?

BARTOLO
Eh, non v'e' replica:
ho il brevetto d'esenzione.

CONTE (adirato)
Il brevetto?

BARTOLO
Mio padrone,
un momento e il mostrero'.
(Va allo scrittoio.)

CONTE (a Rosina)
(Ah, se qui restar non posso,
deh, prendete)

ROSINA
(Ohime', ci guarda!)

CONTE E ROSINA
(Cento smanie io sento addosso.
Ah, piu' reggere non so.)

BARTOLO (cercando nello scrittoio)
(Ah, trovarlo ancor non posso;
ma si', si', lo trovero'.)
(venendo avanti con una pergamena)


Ecco qui.
(Legge.)
"Con la presente il Dottor Bartolo, etcetera. Esentiamo"

CONTE (Con un rovescio di mano manda in aria la pergamena)
Eh, andate al diavolo!
Non mi state piu' a' seccar.

BARTOLO
Cosa fa, signor mio caro?

CONTE
Zitto la', Dottor somaro.
Il mio alloggio e' qui fissato
e in alloggio qui vo' star.

BARTOLO
Vuol restar?

CONTE
Restar, sicuro.

BARTOLO (prendendo un bastone)
Oh, son stufo, mio padrone;
presto fuori, o un buon bastone
lo fara' di qua sloggiar.

CONTE (serio)
Dunque lei lei vuol battaglia?
Ben! Battaglia le vo' dar.
Bella cosa e' una battaglia!
Ve la voglio qui mostrar.
(avvicinandosi amichevolmente a Bartolo)
Osservate! questo e' il fosso
L'inimico voi sarete
(Gli da' una spinta.)


Attenzion (giu' il fazzoletto.)
(piano a Rosina alla quale si avvicina porgendole la lettera)
E gli amici stan di qua.
Attenzione!
(Coglie il momento in cui Bartolo l'osserva meno attentamente. Lascia cadere il
biglietto e Rosina vi fa cadere sopra il fazzoletto.)

BARTOLO
Ferma, ferma!

CONTE
(rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera che raccoglie)
Che cos'e'? ah!

BARTOLO (avvedendosene)
Vo'vedere.

CONTE
Si', se fosse nna ricetta!
Ma un biglietto e' mio dovere
Mi dovete perdonar.
(Fa una riverenza a Rosina e le da' il biglietto e il fazzoletto.)

ROSINA
Grazie, grazie!

BARTOLO
Grazie un corno!
Qua quel foglio; impertinente!
(a Rosina)
A chi dico? Presto qua.

ROSINA
Ma quel foglio che chiedete
per azzardo m'e' cascato;
e' la lista del bucato.
(Entrano da una parte Basilio con carte in mano, dall'altra Berta.)

BARTOLO
Ah, fraschetta! Presto qua.
(Le strappa il foglio con violenza.)
Ah, che vedo! ho preso abbaglio!


E' la lista, son di stucco!
Ah, son proprio un mammalucco!
Ah, che gran bestialita'!

ROSINA E CONTE
(Bravo, bravo il mammalucco
che nel sacco entrato e' gia'.)

BERTA
(Non capisco, son di stucco;
qualche imbroglio qui ci sta.)

ROSINA (piangendo)
Ecco qua! sempre un'istoria;
sempre oppressa e maltrattata;
ah, che vita disperata!
Non la so piu' sopportar.

BARTOLO (avvicinandosile)
Ah, Rosina poverina

CONTE (minacciando e afferrandolo per un braccio)
Via qua tu, cosa le hai fatto?

BARTOLO
Ah, fermate niente affatto

CONTE (cavando la sciabola)
Ah, canaglia, traditore!

TUTTI (trattenendolo)
Via, fermatevi, signore.

CONTE
Io ti voglio subissar!

TUTTI (eccetto il CONTE e ROSINA)
Gente! Aiuto, soccorrete(mi/lo)

ROSINA
Ma chetatevi

CONTE
Lasciatemi!

TUTTI (come sopra)
Gente! aiuto, per pieta'!

SCENA DICIANNOVESIMA

Figaro entrando col bacile sotto il braccio. e detti.

FIGARO
Alto la'!
Che cosa accadde
signori miei?
Che chiasso e' questo?
Eterni Dei!
Gia' sulla piazza
a questo strepito
s'e' radunata
mezza citta'.
(piano al Conte)
(Signor, giudizio, per carita'.)

BARTOLO (additando il Conte)
Quest'e' un birbante

CONTE (additando Bartolo)
Quest'e' un briccone

BARTOLO
Ah, disgraziato!

CONTE (minacciando colla sciabola)
Ah, maledetto!

FIGARO (alzando il bacile e minacciando il Conte)
Signor soldato
porti rispetto,
o questo fusto,
corpo del diavolo,
or la creanza
le insegnera'.
(Signore, giudizio,
per carita'.)

CONTE (a Bartolo)
Brutto scimmiotto!

BARTOLO (al Conte)
Birbo malnato!

TUTTI (a Bartolo)
Zitto, dottore

BARTOLO
Voglio gridare

TUTTI (al Conte)
Fermo, signore

CONTE
Voglio ammazzare

TUTTI
Fate silenzio,
per carita'.

CONTE
No, voglio ucciderlo, non v'e' pieta'.
(Si ode bussare con violenza alla porta di strada.)

TUTTI
Zitti, che battono
Chi mai sara'?

BARTOLO
Chi e'?

UFFICIALE
Ola'!

CORO (di dentro)
La forza,
aprite qua.

TUTTI
La forza! Oh diavolo!

FIGARO E BASILIO
L'avete fatta!

CONTE E BARTOLO
Niente paura.
Venga pur qua.

TUTTI
Quest'avventura,
ah, come diavolo
mai finira'?

SCENA VENTESIMA

Un ufficiale con soldati, e detti.

CORO
Fermi tutti. Niun si mova.
Miei signori, che si fa?
Questo chiasso d'onde e' nato?
La cagione presto qua.

BARTOLO
Questa bestia di soldato,
mio signor, m'ha maltrattato.

FIGARO
Io qua venni, mio signore,
questo chiasso ad acquetare.

BERTA E BASILIO
Fa un inferno di rumore,
parla sempre d'ammazzare.

CONTE
In alloggio quel briccone
non mi volle qui accettare.

ROSINA
Perdonate, poverino,
tutto effetto fu del vino.

UFFICIALE
Ho inteso.
(al Conte)


Galantuom, siete in arresto.
Fuori presto,
via di qua.
(I soldati si muovono per circondare il Conte.)

CONTE
Io in arresto?
Fermi, ola'.
(Con gesto autorevole trattiene i Soldati che si arrestano. Egli chiama a se'
l'Ufficiale,

gli da' a leggere un foglio:
l'Ufficiale resta sorpreso, vuol fargli un inchino,
e il Conte lo trattiene.

L'Ufficiale fa cenno ai soldati che si ritirano indietro, e anch'egIi
fa lo stesso. Quadro di stupore.)

BARTOLO, ROSINA, BASILIO E BERTA
Fredd(o/a) ed immobile
come una statua
fiato non restami
da respirar.

CONTE
Freddo ed immobile


come una statua,
fiato non restagli
da respirar.

FIGARO (RIDENDO)
Guarda Don Bartolo!


Sembra una statua!
Ah ah! dal ridere
sto per crepar!

BARTOLO (all'Ufficiale)
Ma, signor

CORO
Zitto tu!

BARTOLO
Ma un dottor

CORO
Oh, non piu'!

BARTOLO
Ma se lei

CORO
Non parlar

BARTOLO
Ma vorrei

CORO
Non gridar.
A TRE
Ma se noi

CORO
Zitti voi.
A TRE
Ma se poi

CORO
Pensiam noi.
Vada ognun pe' fatti suoi,
si finisca d'altercar.

BARTOLO
Ma sentite
A TRE
Zitto su!
Zitto giu'!

BARTOLO
Ma ascoltate..
A TRE
Zitto qua!
Zitto la'!


TUTTI
Mi par d'esser con la testa
in un'orrida fucina,
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l'importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.


E il cervello, poverello,
gia' stordito, sbalordito,
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.
 

FINE DELL'ATTO PRIMO

 
Atto PRIMO -- Atto SECONDO
 

Note:

SCRIVERE SUL BARBIERE
Scrivere sul Barbiere è forse... più difficile che dirigerlo. Dirigere il Barbiere è indubbiamente una grande impresa, ci si trova a tu per tu con l’opera più eseguita e quindi più famosa al mondo, la sua “carriera” non ha conosciuto interruzioni da ormai duecento anni! Solo la data della sua creazione ci allontana dal Barbiere, opera modernissima senza tempo e per questo ancora capace di donarci emozioni e divertimento.
Il mio lavoro è partito (come sempre nel caso dell’opera) dalla lettura del libretto di Cesare Sterbini, usato per la prima rappresentazione. È nel libretto che nasce la prima spinta alla composizione rossiniana. È lì che il mondo di Beaumarchais filtrato sapientemente dallo Sterbini suggerisce al genio di Rossini la musica da partorire. Da questa attenta lettura accompagnata dallo studio sulla bellissima ultima edizione critica a cura di Alberto Zedda edita dalla Fondazione Rossini Pesaro - Ricordi del 2009, mi si sono presentati subito tre punti di grande riflessione.
Il primo: tagli sì o tagli no.
Come tutti sappiamo la vita del capolavoro rossiniano ebbe fin dall’inizio una molteplicità impressionante di “riletture” e questo soprattutto nei recitativi. Si pensi che a Napoli nel 1818 si usava sostituirli con dialoghi in prosa narrati da Bartolo in dialetto napoletano! Spesso e volentieri, probabilmente per via del fatto che il pubblico del tempo si distraeva immediatamente appena la musica si fermava, si tendeva (pare anche con l’avvallo del autore stesso) di ridurre drasticamente i recitativi. Questa “tradizione” la possiamo notare anche se si ascoltano le decine di registrazioni più o meno storiche, costatando tra l’altro che è molto difficile trovarne una simile all’altra. Ho studiato le varie alternative o meglio i vari tagli possibili e sono arrivato alla conclusione che per la comprensione reale e completa del testo originale usare la forbici non è consigliabile, quindi niente tagli nei recitativi! In fondo sono certo che si possano capire i Promessi Sposi anche se si salta qualche pagina, ma quale pagina saltare è il punto di domanda, e quindi...
Rimanendo nel mondo della tradizione e dei tagli (che strana coincidenza con i tagli alla cultura diventeranno mica di tradizione anche questi...?) chi studia il Barbiere si imbatte nel “grande” dilemma togliere o tenere la “grande aria”del tenore nel finale del secondo atto Cessa di più resistere. Questo ulteriore “dilemma” apre la porta al terzo mio personale punto di riflessione: Barbiere di Siviglia o Almaviva o sia l’inutile precauzione. Mi spiego: come sappiamo l’opera debuttò con il titolo Almaviva o sia l’inutile precauzione, pare però che già dalla seconda recita si iniziò a chiamare l’opera Il barbiere di Siviglia. Credo fortemente, che l’opera è stata scritta per il tenore il Conte d’Almaviva e l’aria in questione ne è la riprova. La figura del Conte vive all’interno dell’opera di un crescendo di carattere e di peso strutturale e musicale evidente, cosa che l’esuberante Figaro vive esattamente all’incontrario.
Notiamo che tutte le brillanti trovate di Figaro per aiutare il Conte naufragano tristemente una dopo l’altra, Figaro a un certo punto diventa spettatore dei voleri del Conte. Come dicevo l’opera è stata concepita sul tenore, ma forse è il caso di dire che Figaro ha preso di sorpresa lo stesso Rossini. È qui che avviene il “miracolo”: Rossini stesso “forse” non pensava che Figaro con la sua folle cavatina iniziale e con la sua esuberanza e simpatia viscerale potesse entrare così immediatamente nei cuori della gente, in maniera così irruenta fin dalla prima esecuzione. Figaro è colui che con successo o meno muove la scena, dà vita alle maschere della tradizione dell’opera buffa donando loro ombre e luci, così da suggerire forse a quel grandissimo uomo di teatro che era Rossini di cambiare subito il titolo all’opera e di dedicarlo al personaggio che rimane uno dei personaggi più attuali che il mondo dell’opera ci ha donato.
Nicola Paszkowski, Direttore d’orchestra

IL BARBIERE DI SIVIGLIA OVVERO COME COSTRUIRE “UNA FOLLIA ORGANIZZATA” COME EBBE A DIRE STENDHAL A PROPOSITO DEL CAPOLAVORO ROSSINIANO…

Come frammenti di un gioco i personaggi entrano in scena ed allo stesso tempo fanno la loro irruzione la porta, la finestra, il balcone, la sedia da barbiere, la scala: come un quadro astratto ed infantile, nel senso più alto di tale termine, questi elementi, oggetti e personaggi, ricostruiscono il racconto scenico. Ed ecco che Barbiere diventa un gioco preciso, ritmico, poetico fino a divenire una sublime partitura tra scena e musica, cercando una sincerità, un sorriso che nasca dalla meraviglia.
Con gli interpreti di Opera Studio sta nascendo uno spettacolo leggero, che faccia sognare, guidato dalla mano di Rossini che spinge sul palcoscenico le sue creature, beffando i vecchi rappresentanti di una società che sta morendo ed esaltando l’energia giovanile di un mondo che sta nascendo.
Un Barbiere di Siviglia, quindi, fatto di colori che si stagliano sulla scena a ridefinire abiti e parrucche che prendono forma dalla contaminazione tra lo stile del settecento e l’iconografia del mondo rock degli anni sessanta del novecento. Un Barbiere che vuole restituire alla scatola magica del palcoscenico la luce della fantasia, il gioco dell’abito/oggetto.
Un Barbiere giovane, fatto da giovani con gli occhi rivolti al futuro; un Barbiere intelligente ed elegante, fatto di sogni e di illusioni, capace di rivelare la macchina scenica ed allo stesso tempo restituirla nella sua potenza immaginifica.
Un Barbiere fatto di personaggi che sono pezzi di un carillon, istanti di un gioco scenico, personaggi/maschera che viaggiano funambolicamente tra l’essere guidati dalla mente del compositore ed una loro autonoma volontà di personaggio: marionette che si staccano dai fili immaginari del teatro ed impongono la loro intelligenza, il loro spudorato coraggio nell’opporsi al vecchio mondo oramai vuoto e finito. Certo si respira nel Barbiere di Rossini e prima nella piece di Beaumarchais, un mondo nuovo che però in Rossini è più raccontato dalla freschezza del gioco, del lazzo, di un teatro che, capace di affrancarsi dall’opera buffa del settecento, costruisce un paradigma del teatro comico che talora usa il grottesco ma che fa dell’intreccio della commedia la sua scoperta più grande. Come a dire che comici non sono gli uomini ma le situazioni che essi si trovano, più o meno consapevolmente ad agire; e queste situazioni (la lettera che cade/il fazzoletto che copre il biglietto/la lezione di musica/la fuga) sono il focus dello spettacolo, strappate dallo spartito, queste situazioni emergeranno con tutta la loro forza, con tutta la loro capacità di stupirci per la semplicità della narrazione e la compiutezza della forma. A noi non resta che ingigantirle queste situazione ed alla maniera “surrealista” metterle nello spazio.
Ho il desiderio di dare una lettura contemporanea di questo capolavoro, in quanto capace di restituire al racconto la sua verve, la sua forza: il piacere di regalare un sorriso e seduti nel buio della platea dare slancio al cuore per la gioia di una sera a teatro.
Alessio Pizzech, Regista

Le foto sono scattate con:
[ X Nikon Coolpix P520
18 Megapixel, Zoom 42X, 3200 ISO, LCD ad Angolazione Variabile
e rigorosamente non hanno subito nessuna post elaborazione.

 
 


 
   

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