IL CONTE D'ALMAVIVA tenore
BARTOLO, dottore in medicina tutore di basso comico
ROSINA, ricca pupilla in casa di Bartolo contralto
FIGARO, barbiere baritono
BASILIO, maestro di musica dl rosina, ipocrita basso
FIORELLO, servitore d'Almaviva tenore
AMBROGIO, servitore di Bartolo basso
BERTA, vecchia cameriera di Bartolo soprano
UN UFFICIALE basso
CORI E COMPARSE:
un alcade, o magistrato - un Notaio
alguazil ( birri ) soldati - suonatori d'istrumenti
La scena si rappresenta in Siviglia.
Atto Primo
SCENA PRIMA
SINFONIA
Una piazza della citta' di Siviglia.
Il momento dell'azione e' sul terminar della notte. A sinistra e' la
casa
di Bartolo, con balcone praticabile, circondato da gelosia, che deve
aprirsi e
chiudersi - a suo tempo - con chiave. Fiorello, con lanterna nelle
mani, introducendo sulla scena vari suonatori di strumenti. Indi il
Conte avvolto in un mantello.
FIORELLO (avanzandosi con cautela)
Piano, pianissimo,
senza parlar,
tutti con me
venite qua.
CORO
Piano, pianissimo,
eccoci qua.
TUTTI
Tutto e' silenzio;
nessun qui sta
che i nostri canti
possa turbar.
CONTE (sottovoce)
Fiorello Ola'
FIORELLO
Signor son qua.
CONTE
Ebben! gli amici?
FIORELLO
Son pronti gia'.
CONTE
Bravi, bravissimi,
fate silenzio;
piano, pianissimo,
senza parlar.
CORO
Piano, pianissimo, senza parlar.
(I Suonatori accordano gli istrumenti, e il Conte canta accompagnato
da essi.)
CONTE
Ecco, ridente in cielo
spunta la bella aurora,
e tu non sorgi ancora
e puoi dormir cosi'?
Sorgi, mia dolce speme,
vieni, bell'idol mio;
rendi men crudo, oh Dio,
lo stral che mi feri'.
Oh sorte! gia' veggo
quel caro sembiante;
quest'anima amante
ottenne pieta'.
Oh istante d'amore!
Oh dolce contento!
Soave momento
che eguale non ha!
Ehi, Fiorello?
FIORELLO
Mio Signore
CONTE
Di', la vedi?
FIORELLO
Signor no.
CONTE
Ah, ch'e' vana ogni speranza!
FIORELLO
Signor Conte, il giorno avanza
CONTE
Ah! che penso! che faro'?
Tutto e' vano buona gente!
CORO (sottovoce)
Mio signor
CONTE
Avanti, avanti.
(Da' la borsa a Fiorello, il quale distribuisce i denari a tutti.)
Piu' di suoni, piu' di canti
io bisogno omai non ho.
FIORELLO
Buona notte a tutti quanti,
piu' di voi che far non so.
(I Suonatori circondano il Conte ringraziandolo e baciandogli la mano
e il vestito.
Egli, indispettito per lo strepito che fanno, li va cacciando. Lo
stesso fa
anche Fiorello.)
CORO
Mille grazie mio signore
del favore dell'onore
Ah, di tanta cortesia obbligati in verita'.
(Oh, che incontro fortunato!
E' un signor di qualita'.)
CONTE
Basta, basta, non parlate
Ma non serve, non gridate
Maledetti, andate via
Ah, canaglia, via di qua.
Tutto quanto il vicinato
questo chiasso svegliera'.
FIORELLO
Zitti, zitti che rumore!
Ma che onore? che favore?
Maledetti, andate via Ah, canaglia, via di qua!
Ve', che chiasso indiavolato!
Ah, che rabbia che mi fa!
(I suonatori partono.)
SCENA SECONDA
Il Conte e Fiorello.
CONTE
Gente indiscreta!
FIORELLO
Ah, quasi con quel chiasso importuno
tutto quanto il quartiere han risvegliato.
Alfin sono partiti!
CONTE (guardando verso la ringhiera)
E non si vede!
E' inutile sperar.
(Passeggia riflettendo.)
(Eppur qui voglio
aspettar di vederla. Ogni mattina
ella su quel balcone a prender fresco
viene sull'aurora.
Proviamo.) Ola', tu ancora
ritirati, Fiorel.
FIORELLO
Vado. La' in fondo
attendero' suoi ordini.
(Si ritira.)
CONTE
Con lei
se parlar mi riesce,
non voglio testimoni. Che a quest'ora
io tutti i giorni qui vengo per lei
dev'essersi avveduta. Oh, vedi, amore
a un uomo del mio rango
come l'ha fatta bella! Eppure, eppure
dev'essere mia sposa
(Si sente da lontano venire Figaro cantando.)
Chi e' mai quest'importuno?
Lasciamolo passar; sotto quegli archi,
non veduto, vedro' quanto bisogna;
gia' l'alba appare e amor non si vergogna.
(Si nasconde sotto il portico.)
SCENA TERZA
Figaro, con la chitarra appesa al collo.
FIGARO
Largo al factotum
della citta'.
Presto a bottega,
che' l'alba e' gia'.
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!
Ah, bravo Figaro!
Bravo, bravissimo;
fortunatissimo
per verita'!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno,
in giro sta.
Miglior cuccagna
per un barbiere,
vita piu' nobile,
no, non si da'.
Rasori e pettini,
lancette e forbici,
al mio comando
tutto qui sta.
V'e' la risorsa,
poi, del mestiere
colla donnetta
col cavaliere
Ah, che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualita'!
Tutti mi chiedono,
tutti mi vogliono,
donne, ragazzi,
vecchi, fanciulle:
Qua la parrucca
Presto la barba
Qua la sanguigna
Presto il biglietto
Figaro Figaro
Son qua, son qua.
Figaro Figaro.
Eccomi qua.
Ahime', che furia!
Ahime', che folla!
Uno alla volta,
per carita'!
Pronto prontissimo
son come il fulmine:
sono il factotum
della citta'.
Ah, bravo Figaro!
bravo, bravissimo;
a te fortuna
non manchera'.
SCENA QUARTA
Figaro, poi il Conte.
FIGARO
Ah, ah! che bella vita!
Faticar poco, divertirsi assai,
e in tasca sempre aver qualche doblone
gran frutto della mia riputazione.
Ecco qua: senza Figaro
non si accasa in Siviglia una ragazza:
a me la vedovella
ricorre pel marito: io, colla scusa
del pettine di giorno,
della chitarra col favor la notte,
a tutti onestamente,
non fo per dir, m'adatto a far piacere,
oh che vita, che vita! Oh che mestiere!
Orsu', presto a bottega
CONTE (avanzandosi)
E' desso, o pur m'inganno?)
FIGARO (scorgendo il Conte)
(Chi sara' mai costui?)
CONTE
(Oh, e' lui senz'altro!)
Figaro!
FIGARO
Mio padrone
(riconoscendo il Conte)
Oh, chi veggo! Eccellenza!
CONTE
Zitto, zitto, prudenza!
Qui non son conosciuto,
ne' vo' farmi conoscere. Per questo
ho le mie gran ragioni.
FIGARO
Intendo, intendo,
la lascio in liberta'.
CONTE
No no
FIGARO
Che serve?
CONTE
No, dico: resta qua;
forse ai disegni miei
non giungi inopportuno Ma cospetto,
dimmi un po', buona lana
come ti trovo qua? poter del mondo!
Ti veggo grasso e tondo
FIGARO
La miseria, signore!
CONTE
Ah birbo!
FIGARO
Grazie.
CONTE
Hai messo ancor giudizio?
FIGARO
Oh! e come Ed ella,
come in Siviglia?
CONTE
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d'un certo medico barbogio
che qua da pochi di' s'e' stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qua la notte e il giorno
passo girando a que' balconi intorno.
FIGARO
A que' balconi? un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato;
sui maccheroni il cacio v'e' cascato.
CONTE
Come?
FIGARO
Certo. La' dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo
botanico, spezial, veterinario,
i1 faccendier di casa.
CONTE
Oh che sorte!
FIGARO
Non basta. La ragazza
figlia non e' del medico. E' soltanto
la sua pupilla!
CONTE
Oh, che consolazione!
FIGARO
Percio' Zitto!
CONTE
Cos'e?
FIGARO
S'apre il balcone.
(Si ritirano sotto il portico.)
SCENA QUINTA
Rosina, poi Bartolo, e detti.
ROSINA (dal balcone)
Non e' venuto ancor. Forse
CONTE
Oh, mia vita!
Mio nume! mio tesoro!
Vi veggo alfine, alfine
ROSINA (estraendo un biglietto)
Oh, che vergogna!
Vorrei dargli il biglietto
BARTOLO (apparendo al balcone)
Ebben, ragazza?
I tempo e' buono. Cos'e' quella carta?
ROSINA
Niente, niente, signor: son le parole
dell'aria dell'Inutil Precauzione.
CONTE
Ma brava dell'Inutil Precauzione
FIGARO
Che furba!
BARTOLO
Cos'e' questa
Inutil Precauzione?
ROSINA
Oh, bella! e' il titolo
del nuovo dramma in musica.
BARTOLO
Un dramma! Bella cosa! sara' al solito
un dramma semiserio,
un lungo, malinconico, noioso,
poetico strambotto!
Barbaro gusto! secolo corrotto!
ROSINA (lasciando cadere il biglietto)
Oh, me meschina! l'aria m'e' caduta.
(a Bartolo)
Raccoglietela presto.
BARTOLO
Vado, vado. (Si ritira.)
ROSINA (verso il Conte)
Ps Ps
CONTE
Ho inteso. (Raccoglie il foglio.)
ROSINA
Presto.
CONTE
Non temete.
(Si nasconde.)
BARTOLO (uscendo sulla via)
Son qua.
Dov'e'?
ROSINA
Ah, il vento l'ha portata via.
Guardate.
BARTOLO
Io non la veggo.
Eh, signorina, non vorrei (Cospetto!
Costei m'avesse preso!) In casa, in casa,
animo, su! A chi dico? In casa, presto.
ROSINA
Vado, vado. Che furia!
BARTOLO
Quel balcone io voglio far murare
Dentro, dico.
ROSINA
Ah, che vita da crepare!
(Rosina si ritira dal balcone. Bartolo rientra in casa.)
CONTE
Povera disgraziata!
Il suo stato infelice
sempre piu' m'interessa.
FIGARO
Presto, presto:
vediamo cosa scrive.
CONTE
Appunto. Leggi.
FIGARO (Legge il biglietto.)
"Le vostre assidue premure hanno eccitata la mia curiosita' Il mio
tutore
e' per uscir di casa; appena si sara' allontanato, procurate con
qualche mezzo ingegnoso
d'indicarmi il vostro nome, il vostro stato e le vostre intenzioni. Io
non posso giammai
comparire al balcone senza l'indivisibile compagnia del mio tiranno.
Siate pero' certo
che tutto e' disposta a fare, per rompere le sue catene, la sventurata
Rosina."
CONTE
Si', si', le rompera'. Su, dimmi un poco:
che razza d'uomo e' questo suo tutore?
FIGARO
E' un vecchio indemoniato avaro,
sospettoso, brontolone; avra' cent'anni indosso
e vuol fare il galante: indovinate?
Per mangiare a Rosina
tutta l'eredita' s'e' fitto in capo
di volerla sposare. Aiuto!
CONTE
Che?
FIGARO
S'apre la porta.
(Si ritirano in fretta. Bartolo esce di casa.)
BARTOLO (parlando verso la porta)
Fra momenti io torno;
non aprite a nessun. Se Don Basilio
venisse a ricercarmi, che m'aspetti.
(Le mie nozze con lei meglio e' affrettare.
Si', dentr'oggi finir vo' quest'affare.)
(Parte.)
SCENA SESTA
Il Conte e Figaro, poi Rosina.
CONTE (fuori con Figaro)
Dentr'oggi le sue nozze con Rosina!
Ah, vecchio rimbambito!
Ma dimmi or tu! chi e' questo Don Basilio?
FIGARO
E' un solenne imbroglion di matrimoni,
un collo torto, un vero disperato,
sempre senza un quattrino
Gia', e' maestro di musica;
insegna alla ragazza.
CONTE
Bene, bene;
tutto giova saper.
FIGARO
Ora pensate della bella Rosina a soddisfar le brame.
CONTE
Il nome mio
non le vo' dir ne' il grado; assicurarmi
vo' pria ch'ella ami me, me solo al mondo,
non le ricchezze e i titoli
del conte d'Almaviva. Ah, tu potresti
FIGARO
Io? no, signore; voi stesso dovete
CONTE
Io stesso? e come?
FIGARO
Zitto? Eccoci a tiro,
osservate: perbacco, non mi sbaglio.
Dietro la gelosia sta la ragazza;
presto, presto all'assalto, niun ci vede.
In una canzonetta,
cosi', alla buona, il tutto
spiegatele, signor
CONTE
Una canzone?
FIGARO
Certo. Ecco la chitarra; presto, andiamo.
CONTE
Ma io
FIGARO
Oh che pazienza!
CONTE
Ebben, proviamo.
Se i1 mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.
Io son Lindoro
che fido v'adoro,
che sposa vi bramo,
che a nome vi chiamo,
di voi sempre parlando cosi'
dall'aurora al tramonto del di'.
ROSINA (dentro la casa)
Segui, o caro; deh, segui cosi'!
FIGARO
Sentite. Ah! che vi pare?
CONTE
Oh, me felice!
FIGARO
Da bravo, a voi, seguite.
CONTE
L'amoroso e sincero Lindoro,
non puo' darvi, mia cara, un tesoro.
Ricco non sono,
ma un core vi dono,
un'anima amante
che fida e costante
per voi sola sospira cosi'
dall'aurora al tramonto del di'.
Rosina
L'amorosa e sincera
Rosina del suo core Lindo
(Si ritira dal balcone.)
SCENA SETTIMA
Il Conte e Figaro.
CONTE
Oh cielo!
FIGARO
Nella stanza
convien dir che qualcuno entrato sia.
Ella si e' ritirata.
CONTE (con enfasi)
Ah cospettone!
Io gia' deliro avvampo! Oh, ad ogni costo
vederla io voglio Vo' parlarle Ah, tu,
tu mi devi aiutar.
FIGARO
Ih, ih, che furia!
Si', si', v'aiutero'.
CONTE
Da bravo: entr'oggi
vo' che tu m'introduca in quella casa.
Dimmi, come farai? via! del tuo spirito
vediam qualche prodezza.
FIGARO
Del mio spirito
Bene vedro' ma in oggi
CONTE
Eh via! t'intendo.
Va la', non dubitar; di tue fatiche
largo compenso avrai.
FIGARO
Davver?
CONTE
Parola.
FIGARO
Dunque, oro a discrezione?
CONTE
Oro a bizzeffe.
Animo, via.
FIGARO
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che, ad appagare il mio signor Lindoro,
produce in me la dolce idea dell'oro.
All'idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
incomincia a diventar.
CONTE
Su, vediam di quel metallo
qualche effetto sorprendente
del vulcan della tua mente
qualche mostro singolar.
FIGARO
Voi dovreste travestirvi,
per esempio da soldato.
CONTE
Da soldato?
FIGARO
Si', signore.
CONTE
Da soldato? e che si fa?
FIGARO
Oggi arriva un reggimento.
CONTE
Si', e' mio amico il Colonnello.
FIGARO
Va benon.
CONTE
Eppoi?
FIGARO
Cospetto!
Dell'alloggio col biglietto
quella porta s'aprira'.
Che ne dite, mio signore?
Non vi par? Non l'ho trovata?
CONTE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,
FIGARO
Piano, piano un'altra idea!
Veda l'oro cosa fa.
Ubbriaco si', ubbriaco,
mio signor, si fingera'.
CONTE
Ubbriaco?
FIGARO
Si', signore.
CONTE
Ubbriaco? Ma perche'?
FIGARO
Perche' d'un ch'e' poco in se'
(imitando moderatamente i moti d'un ubbriaco)
che dal vino casca gia',
il tutor, credete a me,
il tutor si fidera'.
A DUE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,
CONTE
Dunque
FIGARO
All'opra.
CONTE
Andiam.
FIGARO
Da bravo.
CONTE
Vado Oh, il meglio mi scordavo!
Dimmi un po', la tua bottega per trovarti, dove sta?
FIGARO
La bottega? Non si sbaglia;
guardi bene; eccola la'.
(additando fra le quinte)
Numero quindici a mano manca
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina
sopra un cartello "Pomata fina",
mostra in azzurro alla moderna,
v'e' per insegna una lanterna
La' senza fallo mi trovera'.
CONTE
Ho ben capito
FIGARO
Or vada presto.
CONTE
Tu guarda bene
FIGARO
Io penso al resto.
CONTE
Di te mi fido
FIGARO
Cola' l'attendo.
CONTE
Mio caro Figaro
FIGARO
Intendo, intendo.
CONTE
Portero' meco
FIGARO
La borsa piena.
CONTE
Si', quel che vuoi, ma il resto poi
FIGARO
Oh non si dubiti, che bene andra'
CONTE
Ah, che d'amore
la fiamma io sento,
nunzia di giubilo
e di contento!
Ecco propizia
che in sen mi scende;
d'ardore insolito
quest'alma accende,
e di me stesso
maggior mi fa.
FIGARO
Delle monete
il suon gia' sento!
L'oro gia' viene,
viene l'argento;
eccolo, eccolo
che in tasca scende;
e di me stesso
maggior mi fa.
(Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)
SCENA OTTAVA
(Fiorello solo)
FIORELLO (entrando)
Evviva il mio padrone!
Due ore, ritto in pie', la' come un palo
mi fa aspettare e poi
mi pianta e se ne va. Corpo di Bacco!
Brutta cosa servire
un padron come questo,
nobile, giovinotto e innamorato;
questa vita, cospetto, e' un gran tormento!
Ah, durarla cosi' non me la sento!
(Parte.)
SCENA NONA
Camera nella casa di don Bartolo.
Di prospetto la finestra con gelosia, come nella scena prima.
Rosina, sola.
ROSINA
Una voce poco fa
qui nel cor mi risuono';
il mio cor ferito e' gia',
e Lindor fu che il piago'.
Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.
Il tutor ricusera',
io l'ingegno aguzzero'.
Alla fin s'acchetera'
e contenta io restero'
Si', Lindoro mio sara';
lo giurai, la vincero'.
Io sono docile, son rispettosa,
sono obbediente, dolce, amorosa;
mi lascio reggere, mi fo guidar.
Ma se mi toccano dov'e' il mio debole
saro' una vipera e cento trappole
prima di cedere faro' giocar.
Si' si', la vincero'. Potessi almeno
mandargli questa lettera. Ma come?
Di nessun qui mi fido;
il tutore ha cent'occhi basta, basta;
sigilliamola intanto.
(Va allo scrittoio e suggella la lettera.)
Con Figaro, il barbier, dalla finestra
discorrer l'ho veduto piu' d'un'ora;
Figaro e' un galantuomo,
un giovin di buon core
Chi sa eh'ei non protegga il nostro amore.
SCENA DECIMA
Figaro e detta.
FIGARO
Oh buon di', signorina!
ROSINA
Buon giorno, signor Figaro.
FIGARO
Ebbene, che si fa?
ROSINA
Si muor di noia.
FIGARO
Oh diavolo! Possibile!
Un ragazza bella e spiritosa
ROSINA
Ah, ah, mi fate ridere!
Che mi serve lo spirito
che giova la bellezza
se chiusa io sempre sto fra quattro mura
che mi par d'esser proprio in sepoltura?
FIGARO
In sepoltura? ohibo'!
(chiamandola a parte)
Sentite io voglio
ROSINA
Ecco il tutor.
FIGARO
Davvero?
ROSINA
Certo, certo; e' il suo passo
FIGARO
Salva, salva; fra poco
ci rivedrem: ho a dirvi qualche cosa.
ROSINA
E ancor io, signor Figaro.
FIGARO
Bravissima.
Vado.
(Si nasconde, poi tratto tratto si fa vedere.)
ROSINA
Quanto e' garbato!
(Si ritira.)
SCENA UNDICESIMA
Bartolo, Rosina, indi Berta e Ambrogio.
BARTOLO
Ah, disgraziato Figaro!
ah, indegno! ah, maledetto! ah, scellerato!
ROSINA
(Ecco qua: sempre grida.)
BARTOLO
Ma si puo' dar di peggio!
Uno spedale ha fatto
di tutta la famiglia
a forza d'oppio, sangue e stranutiglia.
Signorina, il barbiere
lo vedeste?
ROSINA
Perche'?
BARTOLO
Perche' lo vo' sapere.
ROSINA
Forse anch'egli v'adombra?
BARTOLO
E perche' no?
ROSINA
Ebben, ve lo diro'. Si', I'ho veduto,
gli ho parlato, mi piace, m'e' simpatico
il suo discorso, il suo gioviale aspetto
(Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)
(Parte.)
BARTOLO
Vedete che grazietta!
Piu' l'amo, e piu' mi sprezza la briccona.
Certo, certo e' il barbiere
che la mette in malizia.
Chi sa cosa le ha detto!
Chi sa! Or lo sapro'. Ehi. Berta. Ambrogio!
BERTA(entrando e starnutendo)
Ecci'
(entra Ambrogio sbadigliando)
AMBROGIO
Ah! che comanda?
BARTOLO
Dimmi.
BERTA
Ecci'
BARTOLO
Il barbiere parlato ha con Rosina?
BERTA
Ecci'
BARTOLO
Rispondi almen tu, babbuino!
AMBROGIO (sbadigliando)
Ah, ah!
BARTOLO
Che pazïenza!
AMBROGIO
Ah, ah! che sonno!
BARTOLO
Ebben!
BERTA
Venne, ma io
BARTOLO
Rosina
AMBROGIO
Ah!
BERTA
Ecci'
BARTOLO
Che serve! Eccoli qua, son mezzo morti.
Andate.
AMBROGIO
Ah!
BERTA
Ecci'
BARTOLO
Eh, il diavol che vi porti!
(Berta e Ambrogio partono)
SCENA DODICESIMA
Bartolo, indi don Basilio
BARTOLO
Ah! Barbiere d'inferno
Tu me la pagherai
Qua, Don Basilio;
giungete a tempo! Oh! Io voglio,
per forza o per amor, dentro domani
sposar la mia Rosina. Avete inteso?
BASILIO (dopo molte riverenze)
Eh, voi dite benissimo
e appunto io qui veniva ad avvisarvi
(chiamando a parte)
Ma segretezza! E' giunto
il Conte d'Almaviva.
BARTOLO
Chi? L'incognito amante
della Rosina?
BASILIO
Appunto quello.
Bartolo
Oh diavolo!
Ah, qui ci vuol rimedio!
BASILIO
Certo; ma alla sordina.
BARTOLO
Sarebbe a dir?
BASILIO
Cosi', con buona grazia
bisogna principiare
a inventar qualche favola
che al pubblico lo metta in mala vista,
che comparir lo faccia
un uomo infame, un'anima perduta
Io, io vi serviro': fra quattro giorni,
credete a me, Basilio ve lo giura,
noi lo farem sloggiar da queste mura.
BARTOLO
E voi credete?
BASILIO
Oh certo! E' il mio sistema.
E non sbaglia.
BARTOLO
E vorreste?
Ma una calunnia
BASILIO
Ah, dunque
la calunnia cos'e' voi non sapete?
BARTOLO
No, davvero.
BASILIO
No? Uditemi e tacete.
La calunnia e' un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola gia' di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.
Ah! che ne dite?
BARTOLO
Eh! sara' ver, ma intanto
si perde tempo e qui stringe il bisogno.
No: vo' fare a mio modo:
in mia camera andiam. Voglio che insieme
i1 contratto di nozze ora stendiamo.
Quando sara' mia moglie,
da questi zerbinotti innamorati
metterla in salvo sara' pensier mio.
BASILIO
(Vengan denari: al resto son qua io.)
(Entrano nella prima camera a destra.)
SCENA TREDICESIMA
Figaro uscendo con precauzione, indi Rosina.
FIGARO
Ma bravi! ma benone!
Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore!
Povero babbuino!
Tua sposa? Eh via pulisciti il bocchino.
Or che stan la' chiusi,
procuriam di parlare alla ragazza:
eccola appunto.
ROSINA (entrando)
Ebbene, signor Figaro.
FIGARO
Gran cose, signorina.
ROSINA
Si', davvero?
FIGARO
Mangerem dei confetti.
ROSINA
Come sarebbe a dir?
FIGARO
Sarebbe a dire
che il vostro bel tutore ha stabilito
esser dentro doman vostro marito.
ROSINA
Eh, via!
FIGARO
Oh, ve lo giuro;
a stender il contratto
col maestro di musica
la' dentro or s'e' serrato.
ROSINA
Si'? oh, l'ha sbagliata affe'!
Povero sciocco! L'avra' a far con me.
Ma dite, signor Figaro,
voi poco fa sotto le mie finestre
parlavate a un signore
FIGARO
Ah, un mio cugino,
un bravo giovinotto; buona testa,
ottimo cuor; qui venne
i suoi studi a compire
e il poverin cerca di far fortuna.
ROSINA
Fortuna? oh, la fara'.
FIGARO
Oh, ne dubito assai: in confidenza
ha un gran difetto addosso.
ROSINA
Un gran difetto
FIGARO
Ah, grande: e' innamorato morto.
ROSINA
Si', davvero?
Quel giovane, vedete
m'interessa moltissimo.
FIGARO
Per bacco!
ROSINA
Non mi credete?
FIGARO
Oh si'!
ROSINA
E la sua bella,
dite, abita lontano?
FIGARO
Qui! due passi.
ROSINA
Ma e' bella?
FIGARO
Oh, bella assai!
Eccovi il suo ritratto in due parole:
grassotta, genialotta,
capello nero, guancia porporina,
occhio che parla, mano che innamora
ROSINA
E il nome?
FIGARO
Ah, il nome ancora?
Il nome Ah, che bel nome!
Si chiama
ROSINA
Ebbene, si chiama?
FIGARO
Si chiama erre o rorosi Rosina.
ROSINA
Dunque io son tu non m'inganni?
Dunque io son la fortunata!
(Gia' me l'ero immaginata:
lo sapeva pria di te.)
FIGARO
Di Lindoro il vago oggetto
siete voi, bella Rosina.
(Oh, che volpe sopraffina,
ma l'avra' da far con me.)
ROSINA
Senti, senti ma a Lindoro
per parlar come si fa?
FIGARO
Zitto, zitto, qui Lindoro
per parlarvi or or sara'.
ROSINA
Per parlarmi? Bravo! bravo!
Venga pur, ma con prudenza;
io gia' moro d'impazienza!
Ma che tarda? ma che fa?
FIGARO
Egli attende qualche segno,
poverin, del vostro affetto;
sol due righe di biglietto
gli mandate, e qui verra'.
Che ne dite?
ROSINA
Non vorrei
FIGARO
Su, coraggio.
ROSINA
Non saprei
FIGARO
Sol due righe
ROSINA
Mi vergogno
FIGARO
Ma di che? di che? si sa!
(andando allo scrittoio)
Presto, presto; qua un biglietto.
ROSINA
(Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glielo da'.)
Un biglietto? eccolo qua.
FIGARO (attonito)
Gia' era scritto? Ve', che bestia!
Il maestro faccio a lei!
Ah, che in cattedra costei
di malizia puo' dettar.
Donne, donne, eterni Dei,
chi vi arriva a indovinar?
ROSINA
Fortunati affetti miei!
Io comincio a respirar.
Ah, tu solo, amor, tu sei
che mi devi consolar!
(Figaro parte.)
SCENA QUATTORDICESIMA
Rosina, indi Bartolo.
ROSINA
Ora mi sento meglio.
Questo Figaro
e' un bravo giovinotto.
BARTOLO (entrando)
Insomma, colle buone,
potrei sapere dalla mia Rosina
che venne a far colui questa mattina?
ROSINA
Figaro? Non so nulla.
BARTOLO
Ti parlo'?
ROSINA
Mi parlo'.
BARTOLO
Che ti diceva?
ROSINA
Oh! mi parlo' di cento bagattelle
Del figurin di Francia,
del mal della sua figlia Marcellina.
BARTOLO
Davvero! Ed io scommetto
che porto' la risposta al tuo biglietto.
ROSINA
Qual biglietto?
BARTOLO
Che serve! L'arietta dell'Inutil Precauzione
che ti cadde staman giu' dal balcone.
Vi fate rossa? (Avessi indovinato!)
Che vuol dir questo dito
cosi' sporco d'inchiostro?
ROSINA
Sporco? oh, nulla.
Io me l'avea scottato
e coll'inchiostro or or l'ho medicato.
BARTOLO
(Diavolo!) E questi fogli
Or son cinque eran sei.
ROSINA
Que' fogli? e' vero.
D'uno mi son servita
a mandar dei confetti a Marcellina.
BARTOLO
Bravissima! E la penna
perche' fu temperata?
ROSINA
(Maledetto!) La penna!
Per disegnare un fiore sul tamburo.
BARTOLO
Un fiore?
ROSINA
Un fiore.
BARTOLO
Un fiore. Ah! fraschetta!
ROSINA
Davver.
BARTOLO
Zitta!
ROSINA
Credete.
BARTOLO
Basta cosi'.
ROSINA
Signor..
BARTOLO
Non piu' tacete.
A un dottor della mia sorte
queste scuse, signorina!
Vi consiglio, mia carina,
un po' meglio a imposturar.
I confetti alla ragazza!
Il ricamo sul tamburo!
Vi scottaste: eh via! eh via!
Ci vuol altro, figlia mia,
per potermi corbellar.
Perche' manca la' quel foglio?
Vo' saper cotesto imbroglio.
Sono inutili le smorfie;
ferma la', non mi toccate!
Figlia mia non lo sperate
ch'io mi iasci infinocchiar.
Via, carina, confessate;
son disposto a perdonar.
Non parlate? Vi ostinate?
So ben io quel che ho da far.
Signorina, un'altra volta
quando Bartolo andra' fuori,
la consegna ai servitori a suo modo far sapra'.
Ah, non servono le smorfie,
faccia pur la gatta morta.
Cospetton! per quella porta
nemmen l'aria entrar potra'.
E Rosina innocentina,
sconsolata, disperata,
in sua camera serrata
fin ch'io voglio star dovra'.
(Parte.)
SCENA QUINDICESIMA
Rosina, sola.
ROSINA
Brontola quanto vuoi,
chiudi porte e finestre. Io me ne rido:
gia' di noi femmine alla piu' marmotta
per aguzzar l'ingegno
e far la spiritosa, tutto a un tratto,
basta chiuder la chiave e il colpo e' fatto.
(Parte.)
SCENA SEDICESIMA
Berta, poi il Conte.
BERTA (ENTRANDO)
Finora i questa camera
mi parve di sentir un mormorio;
sara' stato il tutor, colla pupilla
non ha un'ora di ben
Queste ragazze
non la voglion capir.
(Si batte alla porta.)
Battono.
CONTE (di dentro)
Aprite.
BERTA
Vengo Ecci' Ancora dura;
quel tabacco m'ha posta in sepoltura.
(Corre ad aprire.)
SCENA DICIASSETTESIMA
Il Conte travestito da soldato di cavalleria, indi Bartolo.
CONTE
Ehi di casa! buona gente!
Ehi di casa! niun mi sente!
BARTOLO (entrando)
Chi e' costui? che brutta faccia!
E' ubbriaco! chi sara'?
CONTE
Ehi, di casa! maledetti!
BARTOLO
Cosa vuol, signor soldato?
CONTE
Ah! si', si', bene obbligato.
(Vedendolo, cerca in tasca.)
BARTOLO
(Qui costui che mai vorra'?)
CONTE
Siete voi Aspetta un poco
Siete voi dottor Balordo?
BARTOLO
Che balordo?
CONTE (leggendo)
Ah, ah, Bertoldo?
BARTOLO
Che Bertoldo? Eh, andate al diavolo!
Dottor Bartolo.
CONTE
Ah, bravissimo;
dottor barbaro; benissimo
gia' v'e' poca differenza.
(Non si vede! che impazienza!
Quanto tarda! dove sta?)
BARTOLO
(Io gia' perdo la pazienza,
qui prudenza ci vorra'.)
CONTE
Dunque voi siete dottore?
BARTOLO
Son dottore si', signore.
CONTE
Ah, benissimo; un abbraccio,
qua, collega.
BARTOLO
Indietro!
CONTE (Lo abbraccia per forza.)
Qua.
Sono anch'io dottor per cento,
maniscalco al reggimento.
(presentando il biglietto)
Dell'alloggio sul biglietto
osservate, eccolo qua.
BARTOLO
Dalla rabbia e dal dispetto
io gia' crepo in verita'.
Ah, ch'io fo, se mi ci metto,
qualche gran bestialita'!
(Legge il biglietto.)
CONTE
(Ah, venisse il caro oggetto
della mia felicita'!
Vieni, vieni; il tuo diletto
pien d'amor t'attendo qua.)
SCENA DICIOTTESIMA
Rosina e detti.
ROSINA
D'ascoltar qua m'e' sembrato
un insolito rumore
(Si arresta vedendo Bartolo.)
Un soldato ed il tutore!
Cosa mai faranno qua?
(Si avanza pian piano.)
CONTE
(E' Rosina; or son contento.)
ROSINA
(Ei mi guarda, e s'avvicina.)
CONTE (piano a Rosina)
(Son Lindoro.)
ROSINA
(Oh ciel! che sento!
Ah, giudizio, per pieta'!)
BARTOLO (vedendo Rosina)
Signorina, che cercate?
Presto, presto, andate via.
ROSINA
Vado, vado, non gridate.
BARTOLO
Presto, presto, via di qua
CONTE
Ehi, ragazza, vengo anch'io.
BARTOLO
Dove, dove, signor mio?
CONTE
In caserma, oh, questa e' bella!
BARTOLO
In caserma?.. . bagattella!
CONTE
Cara!
ROSINA
Aiuto!
BARTOLO
Ola', cospetto!
CONTE (a Bartolo, incamminandosi verso le camere)
Dunque vado
BARTOLO (trattenendolo)
Oh, no, signore,
qui d'alloggio non puo' star.
CONTE
Come? Come?
BARTOLO
Eh, non v'e' replica:
ho il brevetto d'esenzione.
CONTE (adirato)
Il brevetto?
BARTOLO
Mio padrone,
un momento e il mostrero'.
(Va allo scrittoio.)
CONTE (a Rosina)
(Ah, se qui restar non posso,
deh, prendete)
ROSINA
(Ohime', ci guarda!)
CONTE E ROSINA
(Cento smanie io sento addosso.
Ah, piu' reggere non so.)
BARTOLO (cercando nello scrittoio)
(Ah, trovarlo ancor non posso;
ma si', si', lo trovero'.)
(venendo avanti con una pergamena)
Ecco qui.
(Legge.)
"Con la presente il Dottor Bartolo, etcetera. Esentiamo"
CONTE (Con un rovescio di mano manda in aria la pergamena)
Eh, andate al diavolo!
Non mi state piu' a' seccar.
BARTOLO
Cosa fa, signor mio caro?
CONTE
Zitto la', Dottor somaro.
Il mio alloggio e' qui fissato
e in alloggio qui vo' star.
BARTOLO
Vuol restar?
CONTE
Restar, sicuro.
BARTOLO (prendendo un bastone)
Oh, son stufo, mio padrone;
presto fuori, o un buon bastone
lo fara' di qua sloggiar.
CONTE (serio)
Dunque lei lei vuol battaglia?
Ben! Battaglia le vo' dar.
Bella cosa e' una battaglia!
Ve la voglio qui mostrar.
(avvicinandosi amichevolmente a Bartolo)
Osservate! questo e' il fosso
L'inimico voi sarete
(Gli da' una spinta.)
Attenzion (giu' il fazzoletto.)
(piano a Rosina alla quale si avvicina porgendole la lettera)
E gli amici stan di qua.
Attenzione!
(Coglie il momento in cui Bartolo l'osserva meno attentamente. Lascia
cadere il
biglietto e Rosina vi fa cadere sopra il fazzoletto.)
BARTOLO
Ferma, ferma!
CONTE
(rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera che raccoglie)
Che cos'e'? ah!
BARTOLO (avvedendosene)
Vo'vedere.
CONTE
Si', se fosse nna ricetta!
Ma un biglietto e' mio dovere
Mi dovete perdonar.
(Fa una riverenza a Rosina e le da' il biglietto e il fazzoletto.)
ROSINA
Grazie, grazie!
BARTOLO
Grazie un corno!
Qua quel foglio; impertinente!
(a Rosina)
A chi dico? Presto qua.
ROSINA
Ma quel foglio che chiedete
per azzardo m'e' cascato;
e' la lista del bucato.
(Entrano da una parte Basilio con carte in mano, dall'altra Berta.)
BARTOLO
Ah, fraschetta! Presto qua.
(Le strappa il foglio con violenza.)
Ah, che vedo! ho preso abbaglio!
E' la lista, son di stucco!
Ah, son proprio un mammalucco!
Ah, che gran bestialita'!
ROSINA E CONTE
(Bravo, bravo il mammalucco
che nel sacco entrato e' gia'.)
BERTA
(Non capisco, son di stucco;
qualche imbroglio qui ci sta.)
ROSINA (piangendo)
Ecco qua! sempre un'istoria;
sempre oppressa e maltrattata;
ah, che vita disperata!
Non la so piu' sopportar.
BARTOLO (avvicinandosile)
Ah, Rosina poverina
CONTE (minacciando e afferrandolo per un braccio)
Via qua tu, cosa le hai fatto?
BARTOLO
Ah, fermate niente affatto
CONTE (cavando la sciabola)
Ah, canaglia, traditore!
TUTTI (trattenendolo)
Via, fermatevi, signore.
CONTE
Io ti voglio subissar!
TUTTI (eccetto il CONTE e ROSINA)
Gente! Aiuto, soccorrete(mi/lo)
ROSINA
Ma chetatevi
CONTE
Lasciatemi!
TUTTI (come sopra)
Gente! aiuto, per pieta'!
SCENA DICIANNOVESIMA
Figaro entrando col bacile sotto il braccio. e detti.
FIGARO
Alto la'!
Che cosa accadde
signori miei?
Che chiasso e' questo?
Eterni Dei!
Gia' sulla piazza
a questo strepito
s'e' radunata
mezza citta'.
(piano al Conte)
(Signor, giudizio, per carita'.)
BARTOLO (additando il Conte)
Quest'e' un birbante
CONTE (additando Bartolo)
Quest'e' un briccone
BARTOLO
Ah, disgraziato!
CONTE (minacciando colla sciabola)
Ah, maledetto!
FIGARO (alzando il bacile e minacciando il Conte)
Signor soldato
porti rispetto,
o questo fusto,
corpo del diavolo,
or la creanza
le insegnera'.
(Signore, giudizio,
per carita'.)
CONTE (a Bartolo)
Brutto scimmiotto!
BARTOLO (al Conte)
Birbo malnato!
TUTTI (a Bartolo)
Zitto, dottore
BARTOLO
Voglio gridare
TUTTI (al Conte)
Fermo, signore
CONTE
Voglio ammazzare
TUTTI
Fate silenzio,
per carita'.
CONTE
No, voglio ucciderlo, non v'e' pieta'.
(Si ode bussare con violenza alla porta di strada.)
TUTTI
Zitti, che battono
Chi mai sara'?
BARTOLO
Chi e'?
UFFICIALE
Ola'!
CORO (di dentro)
La forza,
aprite qua.
TUTTI
La forza! Oh diavolo!
FIGARO E BASILIO
L'avete fatta!
CONTE E BARTOLO
Niente paura.
Venga pur qua.
TUTTI
Quest'avventura,
ah, come diavolo
mai finira'?
SCENA VENTESIMA
Un ufficiale con soldati, e detti.
CORO
Fermi tutti. Niun si mova.
Miei signori, che si fa?
Questo chiasso d'onde e' nato?
La cagione presto qua.
BARTOLO
Questa bestia di soldato,
mio signor, m'ha maltrattato.
FIGARO
Io qua venni, mio signore,
questo chiasso ad acquetare.
BERTA E BASILIO
Fa un inferno di rumore,
parla sempre d'ammazzare.
CONTE
In alloggio quel briccone
non mi volle qui accettare.
ROSINA
Perdonate, poverino,
tutto effetto fu del vino.
UFFICIALE
Ho inteso.
(al Conte)
Galantuom, siete in arresto.
Fuori presto,
via di qua.
(I soldati si muovono per circondare il Conte.)
CONTE
Io in arresto?
Fermi, ola'.
(Con gesto autorevole trattiene i Soldati che si arrestano. Egli
chiama a se'
l'Ufficiale,
gli da' a leggere un foglio:
l'Ufficiale resta sorpreso, vuol fargli un inchino,
e il Conte lo trattiene.
L'Ufficiale fa cenno ai soldati che si ritirano indietro, e anch'egIi
fa lo stesso. Quadro di stupore.)
BARTOLO, ROSINA, BASILIO E BERTA
Fredd(o/a) ed immobile
come una statua
fiato non restami
da respirar.
CONTE
Freddo ed immobile
come una statua,
fiato non restagli
da respirar.
FIGARO (RIDENDO)
Guarda Don Bartolo!
Sembra una statua!
Ah ah! dal ridere
sto per crepar!
BARTOLO (all'Ufficiale)
Ma, signor
CORO
Zitto tu!
BARTOLO
Ma un dottor
CORO
Oh, non piu'!
BARTOLO
Ma se lei
CORO
Non parlar
BARTOLO
Ma vorrei
CORO
Non gridar.
A TRE
Ma se noi
CORO
Zitti voi.
A TRE
Ma se poi
CORO
Pensiam noi.
Vada ognun pe' fatti suoi,
si finisca d'altercar.
BARTOLO
Ma sentite
A TRE
Zitto su!
Zitto giu'!
BARTOLO
Ma ascoltate..
A TRE
Zitto qua!
Zitto la'!
TUTTI
Mi par d'esser con la testa
in un'orrida fucina,
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l'importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.
E il cervello, poverello,
gia' stordito, sbalordito,
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.
FINE DELL'ATTO PRIMO
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