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Teatro Coccia - Novara
STAGIONE TEATRALE 2014-2015
OPERA E BALLETTO
Sabato 29 novembre 2014 ore 20.30 – Turno A
Domenica 30 novembre 2014 ore 16.00 – Turno B
Jacques Offenbach
I racconti di Hoffmann
LES CONTES D’HOFFMANN
Opéra fantastique in un prologo tre atti e un epilogo
Su libretto di Jules Barbier,
tratto da una pièce scritta
nel 1851 assieme a Michel Carr e da E.T.A. Hoffmann
Prima rappresentazione postuma 10 febbraio 1881,
Parigi (Théâtre dell’Opéra-Comique)
Orchestra Arché
Direttore Guy Condette
Regia Nicola Zorzi
Nuovo allestimento
Personaggi e Interpreti
Olympia, una bambola automa (soprano)
CLAUDIA SASSO (29) | ANNA DELFINO (30)
Antonia, una cantante (soprano)
MADINA SEREBRYAKOVA-KARBELI (29) | ERMINIE BLONDEL (30)
Giulietta, una cortigiana (soprano)
VALENTINA BOI (29) | ALICE MOLINARI (30)
Stella, una cantante (soprano) - Mimo
Hoffmann, poeta (tenore)
MAX JOTA (29) | GIOVANNI COLETTA (30)
Lindorf, consigliere municipale (baritono)
Coppelius, inventore (baritono)
Dr. Miracle, medico (baritono)
Dapertutto, stregone (baritono)
CARLO TORRIANI (29) | FEDERICO CAVARZAN (30)
Nicklausse, amico di Hoffmann (contralto)
ARIANNA RINALDI (29) | MARTA LEUNG KWING CHUNG (30)
Andrès, servo di Stella (tenore)
Cochenille, aiutante di Spalanzani (tenore)
Frantz, servo di Crespel (tenore)
Pittichinaccio, spasimante di Giulietta (tenore)
ANDREA SCHIFAUDO (29) | MASSIMILIANO SILVESTRI (30)
Crespel, liutaio e padre di Antonia (basso) - Luther,
taverniere (basso)
EUGENJI GUNKO (29) | LUKAS ZEMAN (30)
Spalanzani, inventore (tenore) - Nathanael, studente
(tenore)
CAN GÜVEM (29) | FABIO MARIO LA MATTINA (30)
La madre di Antonia (mezzosoprano) SOFIA JANELIDZE (29) | MIA YANIW
(30)
Hermann / Schlémil, studente/spasimante di Giulietta (basso)
VEIO TORCIGLIANI (29) | JUAN JOSÉ NAVARRO (30)
La scelta degli interpreti è il risultato del Laboratorio LTL Opera Studio
2013
Coproduzione Teatro Coccia di Novara, Teatro Verdi di Pisa,
Teatro Goldoni di Livorno e Teatro del Giglio di Lucca
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Seguono immagini della serata:
Prologo
Nella taverna di mastro Luther, Norimberga.
Atto I :
Olympia - Parigi.
Atto II: Antonia - Monaco.
Atto III: Giulietta
- Venezia.
Epilogo
Nella taverna di mastro Luther, Norimberga. |
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PROLOGO
È notte; nella taverna di mastro Luther,
rischiarata da un raggio di luna, gli spiriti del vino e della birra
intonano un inno festoso.
Les esprits du vin et de la bière (dans la
coulisse)
Glou! glou! glou! je suis le vin!
Glou!glou! glou! je suis la bière!
Ah!
Glou! glou! glou! nous sommes
les amis des hommes;
nous chassons d’ici
langueur et souci.
Glou! glou! glou!
Di lì a poco arriva il vecchio consigliere
Lindorf, corteggiatore di Stella, celebre cantante, seguito dal
servitore della diva, Andrès, da cui egli si fa consegnare,
offrendogli del denaro, una lettera d’amore indirizzata al poeta
Hoffmann.
Aperta la lettera, Lindorf vi trova la chiave del
camerino di Stella e medita di volgere la situazione a proprio
favore.
Luther e i suoi aiutanti, intanto, allestiscono
la sala per la serata. Si apre una porta sul fondo ed entra in scena
una frotta di studenti che, al ritmo di una canzone beffarda,
esigono vino e birra in quantità.
Dopo di loro compaiono anche Hoffmann e
Nicklausse (in realtà la Musa del poeta che ne ha assunto le
sembianze per proteggere Hoffmann e riconquistarne l’amore).
Nicklausse (fredonnant) “Notte e giorno mal dormire...”
Hoffmann è assorto nei suoi pensieri ma poi,
incalzato dagli altri a partecipare all’allegria generale mettendo
al bando la malinconia, racconta la buffa leggenda del
mostriciattolo Kleinzach.
Il était coiffé d’un colbac,
et ses jambes faisaient clic clac!
Clic clac! clic clac!
Voilà, voilà Kleinzach!
Clic clac!
Il avait une bosse en guise d’estomac..
... ses pieds ramifiés semblaient sortir d’un sac!
Son nez était noir de tabac,
et sa tête faisait cric crac!
Cric crac! cric crac!
Voilà, voilà Kleinzach!
Cric crac!
Voilà, voilà Kleinzach!
Il pensiero di Stella, però, brucia ancora dentro
di lui e presto egli si perde e divaga. Stuzzicato dagli amici, nega
di essere innamorato e inneggia alla libertà e ai piaceri della
vita.
Lindorf, che lo ha osservato attentamente, lo
provoca più volte.
Hoffmann continua a fingere distacco e cinismo su
donne e amore, ma alla fine si risolve a raccontarne il perché
attraverso tre storie che lo hanno coinvolto tragicamente.
Ma maîtresse?
Oui, Stella!...
trois femmes dans la même femme!
Trois âmes dans une seule âme!
Artiste, jeune fille et courtisane!
Hoffmann
Je commence!...
Nicklausse
Silence!
Étudiants
Silence!...
Lindorf (à part)
Dans une heure, j’espère, ils seront à quia.
Hoffmann
Le nom de la première était Olympia.
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Prologo
Nella taverna di mastro Luther, Norimberga.
Atto I :
Olympia - Parigi.
Atto II: Antonia - Monaco.
Atto III: Giulietta
- Venezia.
Epilogo
Nella taverna di mastro Luther, Norimberga.
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Note:
Atto I: Prologo
Nella taverna di mastro Luther, situata in prossimità del teatro
dell'opera di Norimberga, si parla della famosa cantante di nome
Stella la quale interpreta il ruolo di Donna Anna nel Don Giovanni. La
donna ha risvegliato l'amore di due personaggi: Hoffmann, un poeta la
cui passione per la cantante l'ha portato ad abusare dell'alcol, e il
consigliere municipale Lindorf, un uomo sposato che la corteggia.
Mentre i clienti ordinano le loro consumazioni, entra in scena Lindorf.
Il consigliere ha corrotto Andrea, un servitore di Stella, perché gli
consegni una lettera che la cantante ha inviato a Hoffmann, con la
chiave delle sue stanze. In questo modo, il consigliere potrà
sostituirsi al poeta.
Luther, il taverniere, entra seguito da vari camerieri e si accinge a
riordinare una parte della locanda prima che arrivino gli studenti.
Questi fanno il loro ingresso cantando, diretti da due di loro, Hermann
e Nathaniel. Gli studenti chiedono a Luther di Hoffmann, che giunge
proprio in quel momento accompagnato dal suo fedele amico Nicklausse.
Il compagno del poeta paragona la storia amorosa di Hoffmann con quella
di Don Giovanni, alludendo al testo dell'aria di Leporello "Notte e
giorno faticar". Il poeta sembra pensieroso al cospetto delle persone
riunite, però, cedendo alle richieste dei suoi amici, decide di
intrattenerli cantando un'aria comica su un nano di nome Kleinzach.
Tuttavia, durante la narrazione, lo spirito romantico dello scrittore lo
porta ad allontanarsi da quel soggetto per trattare dell'amore. Poco
dopo Hoffmann si incontra con Lindorf, che si burla del poeta. Questi,
però, crede di riconoscere nel consigliere le forze del male che sempre
l'hanno tormentato. La tensione fra i due personaggi sfocia in un
reciproco scambio di insulti.
Dopodiché, Hoffmann torna a conversare con gli studenti e inizia a
raccontare loro le sue esperienze con tre amori del passato, Olympia,
Giulietta e Antonia, le cui caratteristiche si trovano riunite in
Stella. I giovani si dispongono ad ascoltare il poeta trascurando
l'avvertimento di Luther, che li informa che il sipario si sta alzando
per il successivo atto dell'opera.
Atto II
L'atto II è dedicato a Olympia e si svolge a Parigi.
Il fisico e inventore Spalanzani si inorgoglisce della sua creazione,
una bambola meccanica chiamata Olympia. Entra in scena Hoffmann, che è
stato suo allievo ed è perdutamente innamorato della fanciulla, credendo
che si tratti di una donna vera. L'inventore dà istruzioni al suo
assistente Cochenille e lascia Hoffmann da solo.Il poeta è rapito dalla
visione, attraverso una tendina, della bella Olympia, che sembra
addormentata.
Appare quindi Nicklausse, che rivela al suo amico che l'unico interesse
di Spalanzani è la scienza, e aggiunge che l'inventore costruisce
bambole, fra cui la stessa Olympia, che sembrano vere. Tuttavia, il
contrariato Hoffmann si rifiuta di credere a questa affermazione.
Entra in scena Coppelius, un rivale di Spalanzani. Dopo aver fatto
pubblicità alle proprie invenzioni, il curioso scienziato vende a
Hoffmann alcune lenti che consentono una visione ideale degli oggetti.In
questo modo il poeta potrà godere, con i suoi nuovi occhi, di una
visione ancora più perfetta della bella Olympia.
Senza che Hoffmann se ne accorga, torna Spalanzani, al quale Coppelius
chiede di saldare il debito per la fabbricazione degli occhi di Olympia.Il
creatore della bella automa consegna al suo rivale un assegno.
Cominciano ad arrivare gli invitati alla festa organizzata da Spalanzani
per presentare la sua creazione. Fra questi vi sono anche Hoffmann e
Nicklausse, desiderosi di vedere Olympia. Finalmente lo scienziato
presenta, con grande piacere del poeta, la fanciulla e annuncia che lei
andrà ad interpretare un'aria di coloratura. Nel bel mezzo della
presentazione dell'automa, Spalanzani deve avvicinarsi precipitosamente
a lei per ricaricare il suo meccanismo e impedire che si interrompa la
finzione.
Però l'estasiato Hoffmann non sembra rendersi conto di quest'ennesima
prova dell'artificialità della sua amata. Quando Olympia ha terminato la
sua aria, il poeta cerca di invitare a cena la bambola meccanica, ma il
suo creatore inventa una scusa. Lungi dal rinunciare ai suoi propositi,
e mentre il resto degli invitati si dirige verso la sala da pranzo, il
poeta dichiara il suo amore all'automa. Tuttavia, quando prende fra le
sue la mano della fanciulla, Olympia si alza e, dopo essersi mossa in
varie direzioni, esce dalla sala. Torna in quel momento Nicklausse, che
insiste con il suo amico sulla natura meccanica dell'oggetto dei suoi
desideri: anche questa volta, Hoffmann si rifiuta di ammetterlo.
Entra quindi Coppelius, che ha verificato che l'assegno che gli ha dato
Spalanzani non è coperto. Con l'obiettivo di vendicarsi, il rivale del
fabbricante di automi, si nasconde nella stanza di Olympia.Al ritorno
degli invitati, ha inizio il ballo. Hoffmann comincia a danzare con
Olympia, ma la sua compagna meccanica volteggia sempre più velocemente,
con grande sorpresa del poeta, finché il suo inventore si vede obbligato
a darle un colpetto sulla spalla per farla smettere.
Da parte sua, Hoffmann perde gli occhiali, mentre la fanciulla si
allontana dalla stanza senza smettere di danzare. Una volta sparita
dalla vista si ode un grande fracasso provenire dalla sua stanza:
Coppelius ha compiuto la sua vendetta e ha distrutto Olympia, con grande
orrore di Hoffmann, che finalmente si rende conto di essersi innamorato
di una donna meccanica. Gli invitati si burlano del poeta afflitto,
mentre Spalanzani e Coppelius si insultano a vicenda.
Atto III
L'atto III ha come titolo il nome del nuovo amore di Hoffmann,
Antonia, e si svolge a Monaco.
Appare in scena l'amata del poeta, che canta, seduta al clavicembalo,
un'aria triste. Giunge il liutaio Crespel, suo padre, che rimprovera la
figlia di non avere mantenuto la promessa: la giovane ha giurato di non
cantare, poiché ha ereditato dalla madre non solo una bella voce, ma
anche la tubercolosi. Antonia assicura al padre che non canterà più ed
esce di scena. Sicuro che le insistenze del pretendente della figlia,
Hoffmann, ne avrebbero debilitato la salute, Crespel prende una
decisione: ordina al suo servitore sordo, Franz, che il poeta faccia
visita alla giovane inferma.
Dopo un numero comico del servitore, arrivano Hoffmann e Nicklausse, che
non trovano alcuna resistenza da parte del servo per entrare in casa di
Crespel. Ha luogo quindi l'incontro fra il poeta e la giovane malata:
Hoffmann dà l'avvio al duetto amoroso ed entra in scena Antonia, che si
getta appassionatamente fra le sue braccia. Una volta che Nicklausse ha
abbandonato la scena, la donna rivela a Hoffmann che il padre le ha
proibito di cantare a causa della sua malattia. Tuttavia, il suo
innamorato la incoraggia a sedersi al pianoforte e a intonare con lui il
loro duetto amoroso.
Alla fine del pezzo, la giovane si sente male e, avvertendo il
sopraggiungere del padre, si affretta a rifugiarsi nella sua camera
mentre Hoffmann decide di nascondersi. Torna Crespel al quale il
servitore Franz ha annunciato l'arrivo del dottor Miracle; tuttavia il
padre di Antonia non desidera che il dottore visiti sua figlia, temendo
che ciò aggravi le sue sofferenze, così come era stato per la sua
defunta moglie.
Per mezzo delle arti magiche, Miracle fa la diagnosi della malattia di
Antonia e desidera far cantare la giovane ma Crespel, in preda
all'indignazione, scaccia il medico da casa sua. Quando Antonia torna in
scena, si trova da sola con Hoffmann che, prima di andarsene, chiede
all'amata di abbandonare per sempre il sogno di diventare cantante; la
giovane promette di non cantare più.
Appena Hoffmann si allontana riappare Miracle che loda la bellissima
voce di Antonia e la convince che la attende un futuro straordinario
come cantante professionista; confusa, Antonia, si avvicina al ritratto
della madre. Con sua grande sorpresa, il ritratto prende vita e le
consiglia di cantare, mentre il losco dottor Miracle impugna con
entusiasmo un violino. Alla fine, il medico sparisce sotto il pavimento,
il ritratto torna ad assumere il suo aspetto normale e la povera Antonia
cade a terra, agonizzante.
Crespel torna appena in tempo per dare l'estremo saluto alla figlia.
Arriva in quel momento Hoffmann, che il liutaio accusa di essere la
causa della morte della figlia. Il poeta chiede a Nicklausse di chiamare
un medico. Stranamente torna il dottor Miracle, che alla fine constata
la morte di Antonia.
Atto IV
L'atto IV è dedicato a Giulietta ed è ambientato a Venezia.
L'azione si svolge in un grande palazzo, dal quale si vede il Canal
Grande. Nicklausse e una cortigiana di nome Giulietta cantano la celebre
barcarola alla presenza di numerose persone. Quando finisce, Hoffmann
intona un brindisi e lo dedica alla cortigiana della quale è
perdutamente innamorato. Giulietta presenta Hoffmann a altri due suoi
ammiratori, Schlemil, con il quale la giovane ha una relazione, e
Pitichinaccio, e propone loro di giocare una partita a carte.
Rimasti soli, Nicklausse consiglia a Hoffmann di non commettere
sciocchezze, spinto dalla passione per Giulietta, ma l'avventato
scrittore decide di non prestare attenzione agli avvertimenti
dell'amico. Quando entrambi i personaggi hanno abbandonato la scena
compare Dapertutto, uno stregone che si serve di Giulietta per
manipolare la volontà delle sue vittime. Lo strano personaggio, che è
già riuscito a rendere schiavo dei suoi poteri Schlemihl, adesso vuole
impadronirsi di Hoffmann.
Dapertutto esibisce sul palcoscenico il diamante con il quale circuirà
Giulietta perché segua i suoi ordini. In quel momento entra in scena la
cortigiana, alla quale lo stregone chiede di sedurre Hoffmann allo scopo
di rubargli l'anima catturando il suo riflesso in uno specchio. Una
volta che il malefico personaggio è uscito di scena, torna Hoffmann, che
dichiara appassionatamente il suo amore per Giulietta. Seguendo gli
ordini dello stregone, la sua amata gli fa sapere che i suoi sentimenti
sono corrisposti e lo mette in guardia dal carattere geloso del suo
amante, Schlemihl.
Dopodiché invita il poeta a guardarsi in uno specchio per conservare la
sua immagine riflessa una volta che se ne sarà andato; Hoffmann, un po'
sconcertato, acconsente al suo volere. Tornano in scena Schlemihl,
Pitichinaccio, Nicklausse e Dapertutto in compagnia di altri personaggi
e lo stregone mostra a Hoffmann uno specchio. Il poeta si accorge con
orrore che nello specchio non viene riflessa la sua immagine e manifesta
i suoi sentimenti contrastanti nei confronti di Giulietta, che ama e
odia al tempo stesso.
In seguito Hoffmann chiede a Schlemihl la chiave della stanza della
cortigiana, ma tale richiesta fa scoppiare una violenta lite fra i due
che si conclude con la morte di Schlemihl per mano di Hoffmann, che usa
la spada di Dapertutto per commettere il crimine. Dopo essersi
impossessato della chiave di Giulietta corre verso casa sua, per tornare
subito indietro perché si accorge che la giovane sta arrivando in
gondola lungo il canale. Il sopraggiungere della cortigiana da un
risultato sorprendente: lungi dall'accettare l'amore di Hoffmann,
Giulietta sceglie il terzo dei suoi pretendenti, Pitichinaccio. Hoffmann,
desolato, si allontana in compagnia del suo inseparabile Nicklausse.
Atto V: Epilogo
L'epilogo si svolge ancora una volta a Norimberga, nella taverna di
Luther.
Hoffmann ha terminato il suo racconto e Lindorf, vedendolo completamente
ubriaco, pensa di avere ormai partita vinta. Nel vicino teatro
dell'Opera, intanto, la rappresentazione del Don Giovanni è finita tra
gli applausi ed anche nella taverna tutti brindano al successo di
Stella.
Luther prepara il punch, mentre gli studenti riprendono uno dei cori del
primo atto. La prima donna fa la sua entrata nel locale e si dirige
subito verso Hoffmann ma il poeta è in uno stato tale di ubriachezza che
non può impedire a Lindorf di accompagnare la diva.
Hoffmann canta un'ultima strofa della storia di Kleinzach, prima di
crollare su di un tavolo. Rimasto solo, ha una visione nella quale gli
appare la musa della poesia che gli consiglia di dedicarle tutta la sua
vita; il poeta acconsente stregato. In lontananza le voci degli
studenti, che brindano di nuovo.
Su "I racconti di Hoffmann" s'è incentrato il lungo
lavoro di studio e preparazione di LTL Opera Studio, progetto che vede
insieme i tre Teatri di Tradizione della Toscana (Goldoni Livorno,
Giglio Lucca e Verdi Pisa) che nel 2013, grazie al più che decennale
intenso lavoro volto a promuovere e valorizzare i giovani cantanti e
maestri collaboratori attraverso accurati stage annuali mirati ad una
coproduzione finale, ha vinto il prestigioso Premio Abbiati per la
categoria "migliore iniziativa".
Un rigoroso e insieme affascinante percorso di perfezionamento e alta
formazione per i giovani cantanti a cui si è unito il Teatro Coccia di
Novara, per una coproduzione di grande qualità (nuovo allestimento del
Teatro di Pisa), con le coloratissime scene di Mauro Tinti ed i bei
costumi disegnati da Elena Cicorella, per la regia del giovane ed
affermato Nicola Zorzi che ha immaginato questi Racconti come uno spazio
sospeso che ci rimanda a un luogo dei divertimenti, un Luna Park della
mente.
Uno spettacolo immerso nelle atmosfere visionarie della Francia
dell'ultimo Ottocento, un periodo storico che in genere si identifica
nella Belle Epoque, dove si miscelano le più diverse forme di
spettacolo, dal teatro musicale da boulevard al circo e al nascente
cinema. Presupposti interpretativi che saranno esaltati
dall'appassionata lettura orchestrale dal Maestro francese Guy Condette,
Ordine al Merito in patria, un'intensa e vasta carriera sinfonica,
cameristica e operistica. Tra le molteplici versioni esistenti
dell'opera offenbachiana, a lui si deve la scelta di quella che vedremo
in scena al Goldoni, realizzata da Pierre Barbier nell'edizione Choudens
del 1907, ritenendola «la più chiara e comprensibile. L'opera è in
lingua originale con sottotitoli in italiano per favorirne lo svolgersi.
La scelta dei cantanti, tutti giovani e provenienti da diverse parti del
mondo, è frutto del Progetto LTL Opera Studio, secondo la cui prassi si
alterneranno di volta in volta nei diversi ruoli: Hoffmann la prima sera
sarà il tenore brasiliano Max Jota, già applaudito interprete di Turiddu
nella Cavalleria al Goldoni per il 150° anniversario della nascita di
Pietro Mascagni; a lui si alternerà Giovanni Coletta; gli altri
interpreti sono Federico Cavarzan / Carlo Torriani, Madina
Serebryakova-Karbeli / Erminie Blondel, Claudia Sasso / Anna Delfino,
Valentina Boi e Alice Molinari, Marta Leung Kwing Chung / Arianna
Rinaldi, Murat Can Güvem / Fabio Mario La Mattina, Sofia Janelidze / Mia
Yaniw, Evgenji Gunko / Lukas Zeman, Andrea Schifaudo / Massimiliano
Silvestri.
Molti di questi artisti sono già noti al pubblico labronico, essendo già
passati dall'esperienza di Opera Studio - come il soprano Claudia Sasso,
scoperta dalla produzione dell'Opera da tre soldi di Brecht-Weill che
nel 2012 vide la Fondazione Goldoni nelle vesti di teatro capofila - e
del Cantiere Lirico; è il caso del mezzosoprano Marta Leung Kwin Chung,
già apprezzata Dorabella nel Così fan tutte realizzato nel maggio del
2013. Da sottolineare la presenza di una giovane voce livornese, quella
del soprano Valentina Boi, emersa dalle ultime edizioni del Cantiere
Lirico "Pietro Mascagni".
L'orchestra è l'altrettanto giovane, ma ormai di rodata esperienza,
Orchestra Arché; il coro è l'Ensemble vocale di LTL Opera Studio 2013,
che vede tutti i solisti partecipare anche alle parti corali, in
collaborazione con Ars Lyrica, Maestro del coro Marco Bargagna; il
disegno luci è di Michele Della Mea.
Con Les Contes d’Hoffmann abbiamo vissuto una bella e
ricca avventura, una bella storia d’amore e umana assieme a tutta la
squadra di Opera Studio e dei Teatri coinvolti.
Un’avventura nata con il primo stage, a Lucca, nel settembre scorso, e
che ci ha visti affrontare, in questi mesi di preparazione,
l’interpretazione, la pronuncia in lingua francese, la precisione, il
rigore, la disciplina artistica, la disponibilità e il rispetto delle
differenti personalità artistiche.
Per me le buone relazioni umane sono molto importanti per lo spirito di
una realtà come Opera Studio e più in generale per la famiglia
artistica, e altrettanto importante è che viviamo con una passione
comune per la musica e per il teatro lirico.
Les Contes d’Hoffmann è indubbiamente un’opera molto difficile per tutti
(e forse anche per il pubblico). Ringrazio quindi Marcello?Lippi e i
direttori artistici degli altri teatri per l’idea e il coraggio di
coprodurre e programmare quest’opera.
Pensando al pubblico, abbiamo scelto la versione di Pierre Barbier del
1907 e l’edizione francese Choudens, per me la più chiara e
comprensibile, e la più corta, ma anche la più difficile, sopratutto per
il tenore.
Ritengo che il problema principale de Les Contes d’Hoffmann sia quello
delle tre protagoniste femminili (tre diversi registri sopranili), ma
con Opera Studio non si è posta la questione, avendo una diversa giovane
artista per ciascun ruolo.
L’ideale sarebbe una sola interprete, a rappresentare “la Musa” d’un
Hoffmann poetico e un po’ pazzo.
Sono comunque soddisfatto: i nostri Contes sono un spettacolo festoso,
una bellissima produzione, dalla regia originale, interessante, e se lo
vorrete potremo incontrarci dopo lo spettacolo per parlarne insieme.
Sarà con piacere.
Per finire, vorrei rendere omaggio alla memoria del Maestro Claudio
Abbado, per me il migliore per le sue qualità artistiche e umane al
servizio della musica e dell’arte in generale. Un eccellente direttore
d’orchestra, un artista impegnato, dalle grandi convinzioni, interprete
di genio ma anche dotato di grande semplicità e umilità. Davvero un
grandissimo Maestro.
Guy Condette
Quando Les Contes d’Hoffmann viene composto manca
circa un ventennio alla conclusione del XIX secolo. Siamo in piena
seconda rivoluzione industriale e l’avvento dell’energia elettrica
sconvolge la quotidianità. Nelle esposizioni universali e nelle fiere
cittadine, la fotografia, il cinema, gli automatismi musicali e
meccanici stupiscono la collettività in un misto di attrazione,
sconcerto e paura.
Abbiamo immaginato Les Conte d’Hoffmann come un distillato onirico di
quell’epoca, uno spazio sospeso che ci rimanda a un luogo dei
divertimenti, un Luna Park della mente, un luogo di fascinazione, a
tratti inquietante, capace di attirare a sé, come un magnete, la
curiosità del pubblico: la visione del mondo attraverso un “giro di
manovella”.
Un carillon meccanico che fonda in sé non solo la parte razionale e
quella fantastica della mente umana, tra invenzione meccanica e
intuizione creativa, ma anche tre generi musicali: opera comica,
operetta e dramma lirico, nei quali l’opera si compone-scompone.
Nicola Zorzi
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