I racconti di Hoffmann

 

Teatro Coccia - Novara

STAGIONE TEATRALE 2014-2015
OPERA E BALLETTO
Sabato 29 novembre 2014 ore 20.30 – Turno A
Domenica 30 novembre 2014 ore 16.00 – Turno B
Jacques Offenbach
I racconti di Hoffmann
LES CONTES D’HOFFMANN
Opéra fantastique in un prologo tre atti e un epilogo
Su libretto di Jules Barbier, tratto da una pièce scritta
nel 1851 assieme a Michel Carr e da E.T.A. Hoffmann
Prima rappresentazione postuma 10 febbraio 1881,
Parigi (Théâtre dell’Opéra-Comique)


Orchestra Arché
Direttore Guy Condette
Regia Nicola Zorzi
Nuovo allestimento


Personaggi e Interpreti

Olympia, una bambola automa (soprano)
CLAUDIA SASSO (29) | ANNA DELFINO (30)
Antonia, una cantante (soprano)
MADINA SEREBRYAKOVA-KARBELI (29) | ERMINIE BLONDEL (30)
Giulietta, una cortigiana (soprano)
VALENTINA BOI (29) | ALICE MOLINARI (30)
Stella, una cantante (soprano) - Mimo
Hoffmann, poeta (tenore)
MAX JOTA (29) | GIOVANNI COLETTA (30)
Lindorf, consigliere municipale (baritono)
Coppelius, inventore (baritono)
Dr. Miracle, medico (baritono)
Dapertutto, stregone (baritono)
CARLO TORRIANI (29) | FEDERICO CAVARZAN (30)
Nicklausse, amico di Hoffmann (contralto)
ARIANNA RINALDI (29) | MARTA LEUNG KWING CHUNG (30)
Andrès, servo di Stella (tenore)
Cochenille, aiutante di Spalanzani (tenore)
Frantz, servo di Crespel (tenore)
Pittichinaccio, spasimante di Giulietta (tenore)
ANDREA SCHIFAUDO (29) | MASSIMILIANO SILVESTRI (30)
Crespel, liutaio e padre di Antonia (basso) - Luther, taverniere (basso)
EUGENJI GUNKO (29) | LUKAS ZEMAN (30)
Spalanzani, inventore (tenore) - Nathanael, studente (tenore)
CAN GÜVEM (29) | FABIO MARIO LA MATTINA (30)
La madre di Antonia (mezzosoprano) SOFIA JANELIDZE (29) | MIA YANIW (30)
Hermann / Schlémil, studente/spasimante di Giulietta (basso)
VEIO TORCIGLIANI (29) | JUAN JOSÉ NAVARRO (30)
La scelta degli interpreti è il risultato del Laboratorio LTL Opera Studio 2013
Coproduzione Teatro Coccia di Novara, Teatro Verdi di Pisa,
Teatro Goldoni di Livorno e Teatro del Giglio di Lucca


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Seguono immagini della serata:
Prologo

Nella taverna di mastro LutherNorimberga.

Atto I : Olympia - Parigi.

Atto II: Antonia - Monaco.

Atto III:  Giulietta - Venezia.

Epilogo
Nella taverna di mastro LutherNorimberga.

 

 

PROLOGO

È notte; nella taverna di mastro Luther, rischiarata da un raggio di luna, gli spiriti del vino e della birra intonano un inno festoso.

Les esprits du vin et de la bière (dans la coulisse)
Glou! glou! glou! je suis le vin!
Glou!glou! glou! je suis la bière!
Ah!
Glou! glou! glou! nous sommes
les amis des hommes;
nous chassons d’ici
langueur et souci.
Glou! glou! glou!

Di lì a poco arriva il vecchio consigliere Lindorf, corteggiatore di Stella, celebre cantante, seguito dal servitore della diva, Andrès, da cui egli si fa consegnare, offrendogli del denaro, una lettera d’amore indirizzata al poeta Hoffmann.

Aperta la lettera, Lindorf vi trova la chiave del camerino di Stella e medita di volgere la situazione a proprio favore.

 

Luther e i suoi aiutanti, intanto, allestiscono la sala per la serata. Si apre una porta sul fondo ed entra in scena una frotta di studenti che, al ritmo di una canzone beffarda, esigono vino e birra in quantità.

Dopo di loro compaiono anche Hoffmann e Nicklausse (in realtà la Musa del poeta che ne ha assunto le sembianze per proteggere Hoffmann e riconquistarne l’amore). Nicklausse (fredonnant) “Notte e giorno mal dormire...”

Hoffmann è assorto nei suoi pensieri ma poi, incalzato dagli altri a partecipare all’allegria generale mettendo al bando la malinconia, racconta la buffa leggenda del mostriciattolo Kleinzach.

Il était coiffé d’un colbac,
et ses jambes faisaient clic clac!
Clic clac! clic clac!
Voilà, voilà Kleinzach!
Clic clac!

Il avait une bosse en guise d’estomac..
... ses pieds ramifiés semblaient sortir d’un sac!
Son nez était noir de tabac,
et sa tête faisait cric crac!
Cric crac! cric crac!
Voilà, voilà Kleinzach!
Cric crac!
Voilà, voilà Kleinzach!

Il pensiero di Stella, però, brucia ancora dentro di lui e presto egli si perde e divaga. Stuzzicato dagli amici, nega di essere innamorato e inneggia alla libertà e ai piaceri della vita.

Lindorf, che lo ha osservato attentamente, lo provoca più volte.

Hoffmann continua a fingere distacco e cinismo su donne e amore, ma alla fine si risolve a raccontarne il perché attraverso tre storie che lo hanno coinvolto tragicamente.


Ma maîtresse?
Oui, Stella!...
trois femmes dans la même femme!
Trois âmes dans une seule âme!
Artiste, jeune fille et courtisane!

Hoffmann
Je commence!...
Nicklausse
Silence!
Étudiants
Silence!...
Lindorf (à part)
Dans une heure, j’espère, ils seront à quia.
Hoffmann
Le nom de la première était Olympia.

 

Prologo
Nella taverna di mastro LutherNorimberga.

Atto I : Olympia - Parigi.

Atto II: Antonia - Monaco.

Atto III:  Giulietta - Venezia.

Epilogo
Nella taverna di mastro LutherNorimberga.


Note:

Atto I: Prologo
Nella taverna di mastro Luther, situata in prossimità del teatro dell'opera di Norimberga, si parla della famosa cantante di nome Stella la quale interpreta il ruolo di Donna Anna nel Don Giovanni. La donna ha risvegliato l'amore di due personaggi: Hoffmann, un poeta la cui passione per la cantante l'ha portato ad abusare dell'alcol, e il consigliere municipale Lindorf, un uomo sposato che la corteggia.
Mentre i clienti ordinano le loro consumazioni, entra in scena Lindorf. Il consigliere ha corrotto Andrea, un servitore di Stella, perché gli consegni una lettera che la cantante ha inviato a Hoffmann, con la chiave delle sue stanze. In questo modo, il consigliere potrà sostituirsi al poeta.
Luther, il taverniere, entra seguito da vari camerieri e si accinge a riordinare una parte della locanda prima che arrivino gli studenti. Questi fanno il loro ingresso cantando, diretti da due di loro, Hermann e Nathaniel. Gli studenti chiedono a Luther di Hoffmann, che giunge proprio in quel momento accompagnato dal suo fedele amico Nicklausse.
Il compagno del poeta paragona la storia amorosa di Hoffmann con quella di Don Giovanni, alludendo al testo dell'aria di Leporello "Notte e giorno faticar". Il poeta sembra pensieroso al cospetto delle persone riunite, però, cedendo alle richieste dei suoi amici, decide di intrattenerli cantando un'aria comica su un nano di nome Kleinzach.
Tuttavia, durante la narrazione, lo spirito romantico dello scrittore lo porta ad allontanarsi da quel soggetto per trattare dell'amore. Poco dopo Hoffmann si incontra con Lindorf, che si burla del poeta. Questi, però, crede di riconoscere nel consigliere le forze del male che sempre l'hanno tormentato. La tensione fra i due personaggi sfocia in un reciproco scambio di insulti.
Dopodiché, Hoffmann torna a conversare con gli studenti e inizia a raccontare loro le sue esperienze con tre amori del passato, Olympia, Giulietta e Antonia, le cui caratteristiche si trovano riunite in Stella. I giovani si dispongono ad ascoltare il poeta trascurando l'avvertimento di Luther, che li informa che il sipario si sta alzando per il successivo atto dell'opera.

Atto II
L'atto II è dedicato a Olympia e si svolge a Parigi.
Il fisico e inventore Spalanzani si inorgoglisce della sua creazione, una bambola meccanica chiamata Olympia. Entra in scena Hoffmann, che è stato suo allievo ed è perdutamente innamorato della fanciulla, credendo che si tratti di una donna vera. L'inventore dà istruzioni al suo assistente Cochenille e lascia Hoffmann da solo.Il poeta è rapito dalla visione, attraverso una tendina, della bella Olympia, che sembra addormentata.
Appare quindi Nicklausse, che rivela al suo amico che l'unico interesse di Spalanzani è la scienza, e aggiunge che l'inventore costruisce bambole, fra cui la stessa Olympia, che sembrano vere. Tuttavia, il contrariato Hoffmann si rifiuta di credere a questa affermazione.
Entra in scena Coppelius, un rivale di Spalanzani. Dopo aver fatto pubblicità alle proprie invenzioni, il curioso scienziato vende a Hoffmann alcune lenti che consentono una visione ideale degli oggetti.In questo modo il poeta potrà godere, con i suoi nuovi occhi, di una visione ancora più perfetta della bella Olympia.
Senza che Hoffmann se ne accorga, torna Spalanzani, al quale Coppelius chiede di saldare il debito per la fabbricazione degli occhi di Olympia.Il creatore della bella automa consegna al suo rivale un assegno.
Cominciano ad arrivare gli invitati alla festa organizzata da Spalanzani per presentare la sua creazione. Fra questi vi sono anche Hoffmann e Nicklausse, desiderosi di vedere Olympia. Finalmente lo scienziato presenta, con grande piacere del poeta, la fanciulla e annuncia che lei andrà ad interpretare un'aria di coloratura. Nel bel mezzo della presentazione dell'automa, Spalanzani deve avvicinarsi precipitosamente a lei per ricaricare il suo meccanismo e impedire che si interrompa la finzione.
Però l'estasiato Hoffmann non sembra rendersi conto di quest'ennesima prova dell'artificialità della sua amata. Quando Olympia ha terminato la sua aria, il poeta cerca di invitare a cena la bambola meccanica, ma il suo creatore inventa una scusa. Lungi dal rinunciare ai suoi propositi, e mentre il resto degli invitati si dirige verso la sala da pranzo, il poeta dichiara il suo amore all'automa. Tuttavia, quando prende fra le sue la mano della fanciulla, Olympia si alza e, dopo essersi mossa in varie direzioni, esce dalla sala. Torna in quel momento Nicklausse, che insiste con il suo amico sulla natura meccanica dell'oggetto dei suoi desideri: anche questa volta, Hoffmann si rifiuta di ammetterlo.
Entra quindi Coppelius, che ha verificato che l'assegno che gli ha dato Spalanzani non è coperto. Con l'obiettivo di vendicarsi, il rivale del fabbricante di automi, si nasconde nella stanza di Olympia.Al ritorno degli invitati, ha inizio il ballo. Hoffmann comincia a danzare con Olympia, ma la sua compagna meccanica volteggia sempre più velocemente, con grande sorpresa del poeta, finché il suo inventore si vede obbligato a darle un colpetto sulla spalla per farla smettere.
Da parte sua, Hoffmann perde gli occhiali, mentre la fanciulla si allontana dalla stanza senza smettere di danzare. Una volta sparita dalla vista si ode un grande fracasso provenire dalla sua stanza: Coppelius ha compiuto la sua vendetta e ha distrutto Olympia, con grande orrore di Hoffmann, che finalmente si rende conto di essersi innamorato di una donna meccanica. Gli invitati si burlano del poeta afflitto, mentre Spalanzani e Coppelius si insultano a vicenda.

Atto III
L'atto III ha come titolo il nome del nuovo amore di Hoffmann, Antonia, e si svolge a Monaco.
Appare in scena l'amata del poeta, che canta, seduta al clavicembalo, un'aria triste. Giunge il liutaio Crespel, suo padre, che rimprovera la figlia di non avere mantenuto la promessa: la giovane ha giurato di non cantare, poiché ha ereditato dalla madre non solo una bella voce, ma anche la tubercolosi. Antonia assicura al padre che non canterà più ed esce di scena. Sicuro che le insistenze del pretendente della figlia, Hoffmann, ne avrebbero debilitato la salute, Crespel prende una decisione: ordina al suo servitore sordo, Franz, che il poeta faccia visita alla giovane inferma.
Dopo un numero comico del servitore, arrivano Hoffmann e Nicklausse, che non trovano alcuna resistenza da parte del servo per entrare in casa di Crespel. Ha luogo quindi l'incontro fra il poeta e la giovane malata: Hoffmann dà l'avvio al duetto amoroso ed entra in scena Antonia, che si getta appassionatamente fra le sue braccia. Una volta che Nicklausse ha abbandonato la scena, la donna rivela a Hoffmann che il padre le ha proibito di cantare a causa della sua malattia. Tuttavia, il suo innamorato la incoraggia a sedersi al pianoforte e a intonare con lui il loro duetto amoroso.
Alla fine del pezzo, la giovane si sente male e, avvertendo il sopraggiungere del padre, si affretta a rifugiarsi nella sua camera mentre Hoffmann decide di nascondersi. Torna Crespel al quale il servitore Franz ha annunciato l'arrivo del dottor Miracle; tuttavia il padre di Antonia non desidera che il dottore visiti sua figlia, temendo che ciò aggravi le sue sofferenze, così come era stato per la sua defunta moglie.
Per mezzo delle arti magiche, Miracle fa la diagnosi della malattia di Antonia e desidera far cantare la giovane ma Crespel, in preda all'indignazione, scaccia il medico da casa sua. Quando Antonia torna in scena, si trova da sola con Hoffmann che, prima di andarsene, chiede all'amata di abbandonare per sempre il sogno di diventare cantante; la giovane promette di non cantare più.
Appena Hoffmann si allontana riappare Miracle che loda la bellissima voce di Antonia e la convince che la attende un futuro straordinario come cantante professionista; confusa, Antonia, si avvicina al ritratto della madre. Con sua grande sorpresa, il ritratto prende vita e le consiglia di cantare, mentre il losco dottor Miracle impugna con entusiasmo un violino. Alla fine, il medico sparisce sotto il pavimento, il ritratto torna ad assumere il suo aspetto normale e la povera Antonia cade a terra, agonizzante.
Crespel torna appena in tempo per dare l'estremo saluto alla figlia. Arriva in quel momento Hoffmann, che il liutaio accusa di essere la causa della morte della figlia. Il poeta chiede a Nicklausse di chiamare un medico. Stranamente torna il dottor Miracle, che alla fine constata la morte di Antonia.

Atto IV
L'atto IV è dedicato a Giulietta ed è ambientato a Venezia.
L'azione si svolge in un grande palazzo, dal quale si vede il Canal Grande. Nicklausse e una cortigiana di nome Giulietta cantano la celebre barcarola alla presenza di numerose persone. Quando finisce, Hoffmann intona un brindisi e lo dedica alla cortigiana della quale è perdutamente innamorato. Giulietta presenta Hoffmann a altri due suoi ammiratori, Schlemil, con il quale la giovane ha una relazione, e Pitichinaccio, e propone loro di giocare una partita a carte.
Rimasti soli, Nicklausse consiglia a Hoffmann di non commettere sciocchezze, spinto dalla passione per Giulietta, ma l'avventato scrittore decide di non prestare attenzione agli avvertimenti dell'amico. Quando entrambi i personaggi hanno abbandonato la scena compare Dapertutto, uno stregone che si serve di Giulietta per manipolare la volontà delle sue vittime. Lo strano personaggio, che è già riuscito a rendere schiavo dei suoi poteri Schlemihl, adesso vuole impadronirsi di Hoffmann.
Dapertutto esibisce sul palcoscenico il diamante con il quale circuirà Giulietta perché segua i suoi ordini. In quel momento entra in scena la cortigiana, alla quale lo stregone chiede di sedurre Hoffmann allo scopo di rubargli l'anima catturando il suo riflesso in uno specchio. Una volta che il malefico personaggio è uscito di scena, torna Hoffmann, che dichiara appassionatamente il suo amore per Giulietta. Seguendo gli ordini dello stregone, la sua amata gli fa sapere che i suoi sentimenti sono corrisposti e lo mette in guardia dal carattere geloso del suo amante, Schlemihl.
Dopodiché invita il poeta a guardarsi in uno specchio per conservare la sua immagine riflessa una volta che se ne sarà andato; Hoffmann, un po' sconcertato, acconsente al suo volere. Tornano in scena Schlemihl, Pitichinaccio, Nicklausse e Dapertutto in compagnia di altri personaggi e lo stregone mostra a Hoffmann uno specchio. Il poeta si accorge con orrore che nello specchio non viene riflessa la sua immagine e manifesta i suoi sentimenti contrastanti nei confronti di Giulietta, che ama e odia al tempo stesso.
In seguito Hoffmann chiede a Schlemihl la chiave della stanza della cortigiana, ma tale richiesta fa scoppiare una violenta lite fra i due che si conclude con la morte di Schlemihl per mano di Hoffmann, che usa la spada di Dapertutto per commettere il crimine. Dopo essersi impossessato della chiave di Giulietta corre verso casa sua, per tornare subito indietro perché si accorge che la giovane sta arrivando in gondola lungo il canale. Il sopraggiungere della cortigiana da un risultato sorprendente: lungi dall'accettare l'amore di Hoffmann, Giulietta sceglie il terzo dei suoi pretendenti, Pitichinaccio. Hoffmann, desolato, si allontana in compagnia del suo inseparabile Nicklausse.

Atto V: Epilogo
L'epilogo si svolge ancora una volta a Norimberga, nella taverna di Luther.
Hoffmann ha terminato il suo racconto e Lindorf, vedendolo completamente ubriaco, pensa di avere ormai partita vinta. Nel vicino teatro dell'Opera, intanto, la rappresentazione del Don Giovanni è finita tra gli applausi ed anche nella taverna tutti brindano al successo di Stella.
Luther prepara il punch, mentre gli studenti riprendono uno dei cori del primo atto. La prima donna fa la sua entrata nel locale e si dirige subito verso Hoffmann ma il poeta è in uno stato tale di ubriachezza che non può impedire a Lindorf di accompagnare la diva.
Hoffmann canta un'ultima strofa della storia di Kleinzach, prima di crollare su di un tavolo. Rimasto solo, ha una visione nella quale gli appare la musa della poesia che gli consiglia di dedicarle tutta la sua vita; il poeta acconsente stregato. In lontananza le voci degli studenti, che brindano di nuovo.


Su "I racconti di Hoffmann" s'è incentrato il lungo lavoro di studio e preparazione di LTL Opera Studio, progetto che vede insieme i tre Teatri di Tradizione della Toscana (Goldoni Livorno, Giglio Lucca e Verdi Pisa) che nel 2013, grazie al più che decennale intenso lavoro volto a promuovere e valorizzare i giovani cantanti e maestri collaboratori attraverso accurati stage annuali mirati ad una coproduzione finale, ha vinto il prestigioso Premio Abbiati per la categoria "migliore iniziativa".
Un rigoroso e insieme affascinante percorso di perfezionamento e alta formazione per i giovani cantanti a cui si è unito il Teatro Coccia di Novara, per una coproduzione di grande qualità (nuovo allestimento del Teatro di Pisa), con le coloratissime scene di Mauro Tinti ed i bei costumi disegnati da Elena Cicorella, per la regia del giovane ed affermato Nicola Zorzi che ha immaginato questi Racconti come uno spazio sospeso che ci rimanda a un luogo dei divertimenti, un Luna Park della mente.
Uno spettacolo immerso nelle atmosfere visionarie della Francia dell'ultimo Ottocento, un periodo storico che in genere si identifica nella Belle Epoque, dove si miscelano le più diverse forme di spettacolo, dal teatro musicale da boulevard al circo e al nascente cinema. Presupposti interpretativi che saranno esaltati dall'appassionata lettura orchestrale dal Maestro francese Guy Condette, Ordine al Merito in patria, un'intensa e vasta carriera sinfonica, cameristica e operistica. Tra le molteplici versioni esistenti dell'opera offenbachiana, a lui si deve la scelta di quella che vedremo in scena al Goldoni, realizzata da Pierre Barbier nell'edizione Choudens del 1907, ritenendola «la più chiara e comprensibile. L'opera è in lingua originale con sottotitoli in italiano per favorirne lo svolgersi.
La scelta dei cantanti, tutti giovani e provenienti da diverse parti del mondo, è frutto del Progetto LTL Opera Studio, secondo la cui prassi si alterneranno di volta in volta nei diversi ruoli: Hoffmann la prima sera sarà il tenore brasiliano Max Jota, già applaudito interprete di Turiddu nella Cavalleria al Goldoni per il 150° anniversario della nascita di Pietro Mascagni; a lui si alternerà Giovanni Coletta; gli altri interpreti sono Federico Cavarzan / Carlo Torriani, Madina Serebryakova-Karbeli / Erminie Blondel, Claudia Sasso / Anna Delfino, Valentina Boi e Alice Molinari, Marta Leung Kwing Chung / Arianna Rinaldi, Murat Can Güvem / Fabio Mario La Mattina, Sofia Janelidze / Mia Yaniw, Evgenji Gunko / Lukas Zeman, Andrea Schifaudo / Massimiliano Silvestri.
Molti di questi artisti sono già noti al pubblico labronico, essendo già passati dall'esperienza di Opera Studio - come il soprano Claudia Sasso, scoperta dalla produzione dell'Opera da tre soldi di Brecht-Weill che nel 2012 vide la Fondazione Goldoni nelle vesti di teatro capofila - e del Cantiere Lirico; è il caso del mezzosoprano Marta Leung Kwin Chung, già apprezzata Dorabella nel Così fan tutte realizzato nel maggio del 2013. Da sottolineare la presenza di una giovane voce livornese, quella del soprano Valentina Boi, emersa dalle ultime edizioni del Cantiere Lirico "Pietro Mascagni".
L'orchestra è l'altrettanto giovane, ma ormai di rodata esperienza, Orchestra Arché; il coro è l'Ensemble vocale di LTL Opera Studio 2013, che vede tutti i solisti partecipare anche alle parti corali, in collaborazione con Ars Lyrica, Maestro del coro Marco Bargagna; il disegno luci è di Michele Della Mea.


Con Les Contes d’Hoffmann abbiamo vissuto una bella e ricca avventura, una bella storia d’amore e umana assieme a tutta la squadra di Opera Studio e dei Teatri coinvolti.
Un’avventura nata con il primo stage, a Lucca, nel settembre scorso, e che ci ha visti affrontare, in questi mesi di preparazione, l’interpretazione, la pronuncia in lingua francese, la precisione, il rigore, la disciplina artistica, la disponibilità e il rispetto delle differenti personalità artistiche.
Per me le buone relazioni umane sono molto importanti per lo spirito di una realtà come Opera Studio e più in generale per la famiglia artistica, e altrettanto importante è che viviamo con una passione comune per la musica e per il teatro lirico.
Les Contes d’Hoffmann è indubbiamente un’opera molto difficile per tutti (e forse anche per il pubblico). Ringrazio quindi Marcello?Lippi e i direttori artistici degli altri teatri per l’idea e il coraggio di coprodurre e programmare quest’opera.
Pensando al pubblico, abbiamo scelto la versione di Pierre Barbier del 1907 e l’edizione francese Choudens, per me la più chiara e comprensibile, e la più corta, ma anche la più difficile, sopratutto per il tenore.
Ritengo che il problema principale de Les Contes d’Hoffmann sia quello delle tre protagoniste femminili (tre diversi registri sopranili), ma con Opera Studio non si è posta la questione, avendo una diversa giovane artista per ciascun ruolo.
L’ideale sarebbe una sola interprete, a rappresentare “la Musa” d’un Hoffmann poetico e un po’ pazzo.
Sono comunque soddisfatto: i nostri Contes sono un spettacolo festoso, una bellissima produzione, dalla regia originale, interessante, e se lo vorrete potremo incontrarci dopo lo spettacolo per parlarne insieme. Sarà con piacere.
Per finire, vorrei rendere omaggio alla memoria del Maestro Claudio Abbado, per me il migliore per le sue qualità artistiche e umane al servizio della musica e dell’arte in generale. Un eccellente direttore d’orchestra, un artista impegnato, dalle grandi convinzioni, interprete di genio ma anche dotato di grande semplicità e umilità. Davvero un grandissimo Maestro.

Guy Condette


Quando Les Contes d’Hoffmann viene composto manca circa un ventennio alla conclusione del XIX secolo. Siamo in piena seconda rivoluzione industriale e l’avvento dell’energia elettrica sconvolge la quotidianità. Nelle esposizioni universali e nelle fiere cittadine, la fotografia, il cinema, gli automatismi musicali e meccanici stupiscono la collettività in un misto di attrazione, sconcerto e paura.
Abbiamo immaginato Les Conte d’Hoffmann come un distillato onirico di quell’epoca, uno spazio sospeso che ci rimanda a un luogo dei divertimenti, un Luna Park della mente, un luogo di fascinazione, a tratti inquietante, capace di attirare a sé, come un magnete, la curiosità del pubblico: la visione del mondo attraverso un “giro di manovella”.
Un carillon meccanico che fonda in sé non solo la parte razionale e quella fantastica della mente umana, tra invenzione meccanica e intuizione creativa, ma anche tre generi musicali: opera comica, operetta e dramma lirico, nei quali l’opera si compone-scompone.

Nicola Zorzi


 
 


 
   

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