Maestro al Cembalo : GIORGIO MARTANO
ATTO PRIMO - Sinfonia
Fiorello con lanterna nelle mani introducendo nella scena vari Suonatori
di strumenti. Indi il Conte avvolto in un mantello.
(avanzandosi con cautela)
FIORELLO Piano pianissimo
senza parlar
tutti con me
venite qua.
CORO Piano pianissimo
eccoci qua.
FIORELLO Tutto è silenzio
nessun qui sta,
che i nostri canti
possa turbar.
CONTE
Ecco ridente in cielo
spunta la bella aurora,
e tu non sorgi ancora
e puoi dormir così?
CONTE Chi è mai quest'importuno?...
lasciamolo passar; sotto quegli archi
non veduto vedrò quanto bisogna;
già l'alba è appena, e amor non si vergogna.
FIGARO
Largo al factotum
della città.
Presto a bottega,
che l'alba è già.
La ran la lera
la ran la là.
A che bel vivere,
che bel piacere
per un barbiere
di qualità!
FIGARO Mio padrone...
Oh chi veggo!... Eccellenza...
Ultimamente si vedono diverse
messe in scena che "omettono" questa scena, peccato perché è di estrema
importanza. Le parole di Don Bartolo rivelano tutta l'autoironia che
Gioachino Rossini mette in questo lavoro e che lo pone ben più avanti
del suo pubblico e dei suoi colleghi. Non mettere questa scena fa si che
quando Bartolo dirà che è stanco di sentire nominare "l'inutile
precauzione" sarà la "prima" volta che la si sente nominare.
Inoltre il "carattere" di Bartolo, un conservatore, perde proprio questa
caratteristica. [mm]
Scena terza
Rosina, indi Bartolo sulla ringhiera, e detti.
ROSINA (guardando per la piazza)
Non è venuto ancor. Forse...
CONTE (uscendo dal portico)
O mia vita,
mio nume, mio tesoro.
Vi veggo alfine! alfine...
ROSINA Oh che vergogna!...
vorrei dargli il biglietto.
(cava una carta)
BARTOLO
(di dentro)
Ebben, ragazza...
(il Conte si ritira in fretta)
BARTOLO (esce)
Il tempo è buono?... cos'è quella carta?...
ROSINA Niente, niente, signor: son le parole
dell'aria dell'Inutil precauzione.
CONTE
(a Figaro)
Ma brava! dell'Inutil precauzione!
FIGARO
(al Conte)
Che furba!
BARTOLO Cosa è questa
Inutil precauzione?...
ROSINA O bella! è il titolo
del nuovo dramma in musica.
BARTOLO Un dramma?... bella cosa!
Sarà al solito un dramma semiserio;
un lungo malinconico noioso
poetico strambotto;
barbaro gusto! secolo corrotto!
ROSINA (si lascia cadere la carta in strada)
Ah me meschina! l'aria m'è caduta!...
raccoglietela presto...
BARTOLO Vado, vado.
(rientra)
ROSINA Ps, ps.
CONTE (fuori)
Ho inteso.
(raccoglie la carta)
ROSINA Presto.
CONTE
(sottovoce)
Non temete.
(si ritira)
BARTOLO (fuori)
Son qua: dov'è?...
(cercando)
ROSINA Ah il vento
la porta via...
(additando in lontananza)
guardate...
BARTOLO Io non la veggo...
eh signorina!... non vorrei!... (cospetto!
costei m'avesse preso!...) In casa, in casa,
animo su, a chi dico?... in casa, presto.
ROSINA Vado, vado: che furia!...
BARTOLO Quel balcone
voglio farlo murare.
Dentro dico.
ROSINA Oh che vita da crepare!
(rientra)
(Bartolo anch'esso rientra in casa)
Scena quarta
Conte e Figaro, indi Bartolo.
CONTE Povera disgraziata!
Il suo stato infelice
sempre più m'interessa!...
FIGARO Presto, presto,
vediamo cosa scrive. |
[Canzone]
CONTE Se il mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.
Io sono Lindoro
che fido, adoro,
che sposa vi bramo,
che a nome vi chiamo,
di voi sempre cantando così,
dall'aurora al tramonto del dì
ROSINA (di dentro)
L'amorosa sincera Rosina ..
FIGARO All'idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
già comincia a diventar.
Ubbriaco... sì, ubbriaco,
mio signor, si fingerà.
CONTE Ubbriaco?...
FIGARO Sì signore.
CONTE Ubbriaco?... Ma perché?..
FIGARO
Numero quindici a mano manca,
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina,
sopra un cartello «Pomata fina»,
mostra in azzurro alla moderna,
v'è per insegna una lanterna...
là senza fallo mi troverà.
FIGARO
Delle monete
il suon già sento!
L'oro già viene,
viene l'argento;
eccolo, eccolo,
che in tasca scende,
d'ardore insolito
quest'alma accende
e di me stesso
maggior mi fa.
CONTE
Ah che d'amore
la fiamma io sento,
nunzia di giubilo
e di contento!
Ecco propizia
che in sen mi scende,
d'ardore insolito
quest'alma accende
e di me stesso
maggior mi fa.
ROSINA
Una voce poco fa
qua nel cor mi risuonò,
il mio cor ferito è già
e Lindor fu che il piagò.
Sì, Lindoro mio sarà,
lo giurai, la vincerò.
ROSINA Buon giorno, signor Figaro.
FIGARO Ebbene che si fa?
ROSINA Si muor di noia.
FIGARO Oh diavolo! possibile!
Una ragazza bella e spiritosa...
BARTOLO
Signorina, il barbiere
lo vedeste?...
ROSINA Perché?
BARTOLO Perché! lo vo' sapere.
ROSINA Forse anch'egli v'adombra?
BARTOLO E perché no?
BARTOLO
Oh diavolo! Ah qui ci vuol rimedio.
BASILIO Certo: ma... alla sordina.
BARTOLO Sarebbe a dir?...
BASILIO Così, con buona grazia
bisogna principiare
a inventar qualche favola
che al pubblico lo metta in mala vista
BARTOLO E vorreste...
ma una calunnia...
BASILIO Ah dunque
la calunnia cos'è voi non sapete?
BASILIO
La calunnia è un venticello
un'auretta assai gentile
che insensibile sottile
leggermente dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra,
sotto voce, sibilando
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
FIGARO Ma bravi! ma benone!
Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore.
Povero babbuino!
Tua sposa?... eh via! pulisciti il bocchino.
FIGARO Oh bella assai,
eccovi il suo ritratto in due parole:
grassotta, genialotta,
capello nero, guancia porporina,
occhio che parla, mano che innamora.
FIGARO Sol due righe...
ROSINA Mi vergogno...
FIGARO Ma di che?... di che?... si sa?
Presto presto; qua un biglietto.
(andando allo scrittoio)
ROSINA Un biglietto?... eccolo qua.
FIGARO
(attonito)
Già era scritto!... oh ve' che bestia.
E il maestro io faccio a lei!
Ah che in cattedra costei
di malizia può dettar.
Donne donne, eterni dèi,
chi vi arriva a indovinar?
BARTOLO In somma, colle buone,
potrei sapere dalla mia Rosina
che venne a far colui questa mattina?
ROSINA Figaro? non so nulla.
BARTOLO Ti parlò?
ROSINA Mi parlò.
BARTOLO Che ti diceva?
ROSINA Oh mi parlò di cento bagattelle;
del figurin di Francia,
del mal della sua figlia Marcellina...
Non parlate? vi ostinate?...
so ben io quel che ho da far.
BARTOLO
A un dottor della mia sorte
queste scuse, signorina?...
vi consiglio mia carina
un po' meglio a imposturar.
I confetti alla ragazza?
Il ricamo sul tamburo?
Vi scottaste?... Eh via!... eh via!...
ci vuol altro figlia mia,
per potermi corbellar.
BERTA Finora in questa camera
mi parve di sentire un mormorio,
sarà stato il tutor. Colla pupilla
non ha un'ora di ben. Queste ragazze
non la voglion capir...
CONTE Ehi di casa... buona gente...
ehi di casa... niun mi sente!...
CONTE Siete voi... Aspetta un poco...
siete voi... dottor Balordo...
BARTOLO Che balordo?...
CONTE (leggendo)
Ah ah, Bertoldo.
BARTOLO Che Bertoldo? Eh andate al diavolo,
dottor Bartolo.
ROSINA Vado, vado, non gridate.
BARTOLO Presto presto via di qua.
CONTE Ehi ragazza vengo anch'io.
CONTE
(rivolgendosi, e fingendosi accorgersi della lettera, quale raccoglie)
Che cos'è? ah!
BARTOLO (avvedendosene)
Vo' vedere.
CONTE Sì, se fosse una ricetta!...
ma un biglietto... è mio dovere,
mi dovete perdonar.
ROSINA Ma quel foglio, che chiedete
per azzardo m'è cascato,
è la lista del bucato...
TUTTI
Mi par d'esser con la testa
in un'orrida fucina
dove cresce e mai non resta
delle incudini sonore
l'importuno strepitar.
Alternando questo e quello
pesantissimo martello
fa con barbara armonia
muri e volte rimbombar.
E il cervello poverello
già stordito sbalordito
non ragiona, si confonde,
si riduce ad impazzar.
|