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Stagione 2011/2012 al
Teatro Lirico
VIII edizione al Lirico
XII Stagione Sinfonica dell'orchestra
Città di Magenta
24 marzo 2012
Giuseppe Verdi
La Traviata
Personaggi ed interpreti:
Violetta Valéry Elena Monti
Flora Bervoix Lara Rotili
Annina Bianca Tognocchi
Alfredo Germont Davide Giusti
Giorgio Germont Valeri
Turmanov
Gastone Saverio Pugliese
Il Barone Douphol Mirko Quarello
Il Marchese D’Obigny Daniele Piscopo
Il Dottor Grenvil Marian Reste
Coro Elsa Galasio, Veronica Ghisoni
Valeria Letizia, Alessandro Mundula
Orchestra 1813
Direttore Francesco
Pasqualetti
Regia Fabio Ceresa
Scene Nicolas Bueno Belmonte
Costumi Alessandro Lanzillotti
Light designer Matteo Discardi
Coreografie Milena Bisacco
Nuovo allestimento
Produzione AsLiCo
Per informazioni, biglietteria del Teatro
Lirico: 02 97003255.
UNA VECCHIA FOTOGRAFIA SBIADITA (note di regia)
Ricordo che un giorno, ancora bambino, ero seduto al
grande tavolo di noce che al tempo mi arrivava al naso, e spiavo la
catasta di giornali che si andava accumulando tra la frutta e gli
argenti. Un periodico patinato presentava in copertina la soubrette del
momento, sapientemente sdraiata tra velluti rossi, i capelli sciolti, le
mani che coprivano il petto, completamente nuda. Mio nonno deve aver
giudicato l’immagine sconveniente per un bambino della mia età, perché
si era affrettato a far sparire la rivista scambiando con la nonna
un’occhiata maliziosa. «Nonna – avevo chiesto – chi era quella
signora?». «Diciamo – aveva risposto lei – diciamo che quella signora è
una ballerina». Il tono di voce che aveva usato era carico di
significato. Non sapevo che nel gergo della vecchia Milano ballerina era
il sinonimo convenzionale di un’altra parola, troppo cruda per le mie
piccole orecchie. Per quel giorno mi accontentai della riposta, finendo
col convincermi che la donna ritratta fosse una ballerina a tutti gli
effetti. Credo di non essere riuscito a guardare quella fotografia per
più di qualche istante, ma l'immagine dei velluti rossi mi ossessionò a
lungo. Nonostante l'ingenuità del ritratto - la posa artificiosa, la
bocca col suo delizioso broncetto, la gamba piegata ad arte per coprire
quello che non si poteva vedere - qualcosa mi colpì al cuore. Era come
se gli occhi della donna comunicassero uno spaventato imbarazzo, un
sussulto di pudore. Tutta l’espressione del volto era velata da un'ombra
di rimpianto. L'insieme era così stridente che l'effetto finale ne
risultava esaltato: quella che mi era balenata davanti agli occhi era
l'immagine stessa della bellezza. Non importava quanti altri sguardi si
fossero posati sulla sua pelle: io avevo intravisto tra le pieghe della
carta qualcosa che poteva essere l'anima. Un giorno senz'altro sarei
riuscito a incontrarla, da grande l'avrei sicuramente sposata. Quel
pomeriggio, per la prima volta, mi sono scoperto innamorato. Oggi mi
trovo a concepire un nuovo allestimento per La Traviata, e devo
ringraziare quel ricordo sfocato, perché è stato ripensando a quella
vecchia immagine che Violetta ha iniziato a vivere davanti ai miei
occhi. Improvvisamente intorno a lei hanno preso forma i velluti rossi,
e i velluti sono diventati piume, veli, gioielli, profumi, e grandi
specchi, lampadine sfavillanti, tavoli da trucco. Ho sbirciato nel
camerino dove si cambia tra un numero e l'altro. Nella mia testa sono
esplose le luci di un intero quartiere parigino, la frenesia dei
brillanti, le insegne dei café chantant, le mille ragazze che mostrano
le gambe, che ridono tra i boa di struzzo, e annegano i sogni nelle
bollicine dorate dello champagne; ed un bicchiere di cristallo sorretto
dalle piccole dita della donna più desiderata della capitale. Eccola la
mia Violetta, con i suoi occhi tristi. Ecco dove si era nascosta la
ballerina della mia infanzia; occhieggiando sinuosa, mi chiedeva di
raccontare sulla scena le emozioni di quel pomeriggio lontano. Mi piace
pensare che anche Alfredo si sia innamorato in un modo molto simile al
mio. Forse ha visto quella stessa immagine all’ingresso del teatro, un
ritratto in posa equivoca sulla locandina di uno teatro notturno. Anche
lui avrà riconosciuto in quegli occhi la tristezza che avevo notato
anch’io. E avrà deciso di salvare quella donna dal mondo, di proteggerla
con il palmo come si fa con la fiamma di una candela. Sarà tornato a
vedere tutti gli spettacoli nella speranza di incontrarla, aspettandola
all’uscita, corrompendo i portieri, avvicinando i suoi compagni di
lavoro, riuscendo a sgattaiolare nel suo camerino per poterle finalmente
parlare, e immagino che tutto questo accada nel preciso istante in cui
comincia l’opera. Fino al momento in cui, come per me, qualcuno di più
vissuto piomberà tra lui e quelle ridicole fantasticherie. Spero di non
rivedere mai la fotografia di quella rivista. Oggi conosco la parola che
la nonna non poteva dire, e arrossirei del mio candore; sorriderei di
quella pettinatura fuori moda, riconoscerei quella donna e saprei che è
invecchiata, in quel suo sguardo non leggerei che una goffa prova di
sensualità. Preferisco ricordarla secondo le sensazioni di allora.
Violetta è una donna che un bambino è meglio non guardi troppo a lungo.
Per quanto bella, agli occhi degli adulti rimane pur sempre una
ballerina.
Regista Fabio Ceresa
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