Don Pasquale

 

Teatro Don Bosco - Pavia

Domenica 5 febbraio 2012 ore 16:30

Organizzato da Ass,Croma 2000

Gaetano Donizetti

Don Pasquale

opera buffa in due atti
Personaggi ed interpreti:
Don Pasquale - Giancarlo Tosi, baritono
Ernesto - Ricardo Mirabelli, tenore
Norina - Linda Campanella, soprano
Dottor Malatesta - Enrico Marabelli, baritono
Orchestra Mario Braggio di Torino
Direttore Gianluca Fasano
Regia Nadia Matteucci

Prosegue con questo titolo"InCAnto in Musica" stagione lirica prodotta da Croma 2000 Libertas sotto la direzione artistica di Malva Bogliotti.
L'opera di apertura, "La Traviata" di Giuseppe Verdi, è stata accolta da un pubblico numeroso (un bel tutto esaurito) ed entusiasta non solo della qualità degli artisti in scena, Tatiana Aguiar (Violetta), Carlo Giacchetta (Alfredo) e Alessandro Civili (Giorgio Germont) ma dalla messa in scena curata dalla regista Nadia Matteucci in un specie di flash back che parte da Violetta morente nella sua casa dove ormai è rimasta sola con la fedele Annina, ritornando nel corso dell'opera a rivivere i momenti della sua storia d'amore con Alfredo.
Citazioni visive ovviamente non potevano che essere tratte che dalla indimenticabile interpretazione della "dame delle camelie" lasciataci da Greta Garbo.
Molto efficaci i costumi e interessante l'aggiunta all'allestimento dell'ensemble della Orchestra Mario Braggio di Torino diretta dal M° Gianluca Fasano, un piccolo gruppo di archi, tre fiati e tastiera che hanno rinforzato la parte musicale ma ovviamente con i limiti numerici che impediscono la resa di tutto il tessuto musicale creato da Giuseppe Verdi.
Con "Don Pasquale " di Gaetano Donizetti "inCanto in Musica" vuole offrire agli spettatori uno degli esempi più preziosi e divertenti dell'opera buffa italiana. Un'opera ricca di colpi di scena ed ironiche trovate. Interpreti di questo capolavoro donizettiano quattro artisti di assoluto e rinomato valore.


Atto I - Atto II - Atto III


Seguono immagini della serata:

 


Gaetano Donizetti (1797 - 1848)
Don Pasquale

 

 

Atto primo
Sala in casa di Don Pasquale, con porta in fondo d'entrata comune,
e due porte laterali che guidano agli appartamenti interni.

Scena prima
Don Pasquale solo. Guarda con impazienza all'orologio.



DON PASQUALE
Son nov'ore; di ritorno
il dottore esser dovria.
(ascoltando)
Zitto!... Parmi... È fantasia...
Forse il vento che passò.
Che boccon di pillolina,
nipotino, vi preparo!

Vo' chiamarmi don Somaro
se veder non ve la fo.

MALATESTA
È permesso?

(Malatesta di dentro)

DON PASQUALE
Avanti, avanti.

Scena seconda
Il dottore Malatesta e detto.

DON PASQUALE
(con ansietà)
Dunque?...

MALATESTA
Zitto, con prudenza.

DON PASQUALE
Io mi struggo d'impazienza.
La sposina...?
 

MALATESTA
Si trovò.

DON PASQUALE
Benedetto!

MALATESTA
(Che babbione!)
Proprio quella che ci vuole.
Ascoltate, in due parole
il ritratto ve ne fo'.

DON PASQUALE
Son tutt'occhi, tutto orecchie,
muto, attento a udir vi sto.
 

MALATESTA
Bella siccome un angelo
in terra pellegrino,
fresca siccome il giglio
che s'apre in sul mattino,
occhio che parla e ride,
sguardo che i cor conquide.
Chioma che vince l'ebano
sorriso incantator.

DON PASQUALE
Sposa simile! Oh, giubilo!
Non cape in petto il cor.

MALATESTA
Alma innocente e candida,
che sé medesma ignora;
modestia impareggiabile,
dolcezza che innamora
ai miseri pietosa,
gentil, buona, amorosa.
Il ciel l'ha fatta nascere
per far beato un cor.

DON PASQUALE
Famiglia?

MALATESTA
Agiata, onesta.

DON PASQUALE
Casato?

MALATESTA
Malatesta.

DON PASQUALE
(con intenzione)
Sarà vostra parente?

MALATESTA
Alla lontana un po'...
È mia sorella.
 

DON PASQUALE
Oh gioia!
Di più bramar non so.
E quando di vederla,
quando mi fia concesso?

MALATESTA
Domani sul crepuscolo.

DON PASQUALE
Domani? Adesso, adesso.
Per carità, dottore!

MALATESTA
Frenate il vostro ardore,
quetatevi, calmatevi,
fra poco qui verrà.

DON PASQUALE
(con trasporto)
Da vero?

MALATESTA
Preparatevi,
e ve la porto qua.

DON PASQUALE
Oh caro!
(lo abbraccia)
Or tosto a prenderla..

MALATESTA
Ma udite...

DON PASQUALE
Non fiatate.

MALATESTA
Ma...

DON PASQUALE
Non c'è ma, volate,
o casco morto qua.
(gli tura la bocca e lo spinge via)

Un foco insolito
mi sento addosso,
omai resistere
io più non posso.
Dell'età vecchia
scordo i malanni,
mi sento giovine
come a vent'anni.
Deh! cara, affrettati,
dolce sposina!
Ecco di bamboli
mezza dozzina
veggo già nascere,
veggo già crescere,
a me d'intorno
veggo scherzar.
Son rinato. Or si parli al nipotino.
A fare il cervellino
veda che si guadagna.
(guarda nelle scene)
Eccolo appunto.

Scena terza

Ernesto e detto.

DON PASQUALE
Giungete a tempo. Stavo
per mandarvi a chiamare. Favorite.

ERNESTO
Sono ai vostri comandi.

DON PASQUALE
Non vo' farvi un sermone,
vi domando un minuto d'attenzione.
È vero o non è vero
che, saranno due mesi,
io v'offersi la man d'una zitella
nobile, ricca e bella?

ERNESTO
È vero.

DON PASQUALE
Promettendovi, per giunta
un buon assegnamento, e alla mia morte,
quanto possiedo?

ERNESTO
È vero.

DON PASQUALE
Minacciando,
in caso di rifiuto,
diseredarvi, e a torvi ogni speranza,
ammogliarmi, se è d'uopo?

ERNESTO
È vero.

DON PASQUALE
Or bene,
la sposa che v'offersi, or son tre mesi,
ve l'offro ancor.

ERNESTO
Non posso; amo Norina,
la mia fede è impegnata...

DON PASQUALE
Sì, con una spiantata,
con una vedovella civettina...

ERNESTO
Rispettate una giovine
povera, ma onorata e virtuosa.

DON PASQUALE
Siete proprio deciso?

ERNESTO
Irrevocabilmente.

DON PASQUALE
Or ben, pensate
a trovarvi un alloggio.

ERNESTO
Così mi discacciate?

DON PASQUALE
La vostra ostinatezza
d'ogni impegno mi scioglie.

Fate di provvedervi. Io prendo moglie.

ERNESTO
(nella massima sorpresa)
Prender moglie?

DON PASQUALE
Sì, signore.

ERNESTO
Voi?...

DON PASQUALE
Quel desso in carne e in ossa.

ERNESTO
Perdonate lo stupore...
La sorpresa... (Oh questa è grossa!)
Voi?...

DON PASQUALE
L'ho detto e lo ripeto.
(con impazienza)
Io, Pasquale da Corneto,
possidente, qui presente,
qui presente, in carne ed ossa,
d'annunziarvi ho l'alto onore
che mi vado ad ammogliar.

ERNESTO
Voi scherzate.

DON PASQUALE
Scherzo un corno,
lo vedrete, al nuovo giorno.
Sono, è vero, stagionato,
ma ben molto conservato,
e per forza e vigoria
me ne sento da prestar.
Voi frattanto, signorino
preparatevi a sfrattar.
 

ERNESTO
(Ci volea questa mania
i miei piani a rovesciar!
Sogno soave e casto
de' miei prim'anni, addio.
Bramai ricchezze e fasto
solo per te, ben mio:
povero, abbandonato,
caduto in basso stato,
pria che vederti misera,
cara, rinunzio a te.)

DON PASQUALE
(Ma, veh, che originale!
Che tanghero ostinato!
Adesso, manco male,
mi par capacitato.
Ben so dove gli duole,
ma è desso che lo vuole,
altri che sé medesimo
egli incolpar non può!)

ERNESTO
(dopo breve pausa)
Due parole ancor di volo.

DON PASQUALE
Son qui tutto ad ascoltarvi.

ERNESTO
Ingannar si puote un solo:
ben fareste a consigliarvi.
Il dottore Malatesta
è persona grave, onesta.

DON PASQUALE
L'ho per tale.

ERNESTO
Consultatelo.

DON PASQUALE
E già bello e consultato.

ERNESTO
Vi sconsiglia!

DON PASQUALE
Anzi, al contrario,
m'incoraggia, n'è incantato.

ERNESTO
(colpitissimo)
Come? Come? Oh, questa poi...

DON PASQUALE
Anzi, a dirla qui fra noi,
(confidenzialmente)
la... capite?... Ia zitella,
ma... silenzio... è sua sorella.

ERNESTO
Sua sorella!! Che mai sento?
(agitatissimo)
Del dottore?

DON PASQUALE
Del dottor.


ERNESTO
(Mi fa il destin mendico,
perdo colei che adoro,
in chi credevo amico
discopro un traditor!

D'ogni conforto privo,
misero! a che pur vivo?
Ah! non si dà martoro
eguale al mio martor?)

DON PASQUALE
(L'amico è bello e cotto,
in sasso par cangiato;
non fiata non fa motto,
I'affoga il crepacuor.

Si roda, gli sta bene,
ha quel che gli conviene.
Impari lo sventato
a fare il bello umor.)
(partono)


Stanza in casa di Norina.
Scena quarta
Entra Norina con un libro alla mano, leggendo.

NORINA
"Quel guardo il cavaliere
in mezzo al cor trafisse
piegò il ginocchio e disse:
son vostro cavalier!
E tanto era in quel guardo
sapor di paradiso,
che il cavalier Riccardo,
tutto d'amor conquiso,
giurò che ad altra mai
non volgeria il pensier."
(ridendo)

Ah, ah! Ah, ah!
So anch'io la virtù magica
d'un guardo a tempo e loco,
so anch'io come si bruciano
i cori a lento foco,
d'un breve sorrisetto
conosco anch'io l'effetto,
di menzognera lagrima,
d'un subito languor.

Conosco i mille modi
dell'amorose frodi,
i vezzi, e l'arti facili
per adescare un cor.
Ho testa bizzarra;
son pronta, vivace...
mi piace scherzar,
mi piace brillar.

Se monto in furore
di rado sto al segno,
ma in riso lo sdegno
(ridendo)
fo presto a cambiar.

Ho la testa bizzarra,
ma core eccellente.

E il dottor non si vede! Oh, che impazienza!

Del romanzetto ordito
a gabbar don Pasquale,
ond'ei toccommi in fretta,
poco o nulla ho capito, ed or l'aspetto...
(Entra un servo, le porge una lettera ed esce.
Norina guardando la soprascritta.)
La man d'Ernesto... io tremo.
(legge: dà cenni di sorpresa, poi di costernazione)
Oh! me meschina!

Scena quinta
Malatesta e detta.

MALATESTA
(con allegria)
Buone nuove, Norina,
il nostro stratagemma...

NORINA
(con vivacità)
Me ne lavo le mani.

MALATESTA
Come? Che fu?

NORINA
(porgendogli la lettera)
Leggete .

MALATESTA
(leggendo)
"Mia Norina; vi scrivo
colla morte nel cor". Lo farem vivo.
"Don Pasquale aggirato
da quel furfante..." Grazie!
"da, quella faccia doppia del dottore,
sposa una sua sorella,
mi scaccia di sua casa,
mi disereda infine. Amor m'impone
di rinunziare a voi.

Lascio Roma oggi stesso, e quanto prima
l'Europa. Addio. Siate felice. Questo
è l'ardente mio voto. Il vostro Ernesto."
Le solite pazzie!

NORINA
Ma s'egli parte!...

MALATESTA
Non partirà, v'accerto. In quattro salti
son da lui, della nostra
trama lo metto a parte, ed ei rimane,
e con tanto di cor.

NORINA
Ma questa trama
si può saper qual sia?

MALATESTA
A punire il nipote,
che opponsi alle sue voglie
Don Pasqual s'è deciso a prender moglie.

NORINA
Già mel diceste.

MALATESTA
Or ben, io suo dottore,
vistolo così fermo nel proposto,
cambio tattica, e tosto
nell'interesse vostro, e in quel d'Ernesto,
mi pongo a secondarlo. Don Pasquale
sa ch'io tengo al convento una sorella,
vi fo passar per quella -
egli non vi conosce - e vi presento
pria ch'altri mi prevenga;
vi vede e resta cotto.

NORINA
Va benissimo.

MALATESTA
Caldo caldo vi sposa.
Carlotto mio cugino
ci farà da Notaro. Al resto poi
tocca pensare a voi.
Lo fate disperar: il vecchio impazza,
I'abbiamo a discrezione...
Allor...

NORINA
Basta. Ho capito.

MALATESTA
Va benone.

NORINA
Pronta son; purch'io non manchi
all'amor del caro bene:
farò imbrogli, farò scene,
so ben io quel ch'ho da far.

MALATESTA
Voi sapete se d'Ernesto
sono amico, e ben gli voglio,
solo tende il nostro imbroglio
Don Pasquale a corbellar.

NORINA
Siamo intesi. Or prendo impegno.

MALATESTA
Io la parte ecco v'insegno.

NORINA
Mi volete fiera?

MALATESTA
No.

NORINA
Mi volete mesta?

MALATESTA
No, la parte non è questa.

NORINA
Ho da pianger?

MALATESTA
No.

NORINA
O gridare?

MALATESTA
No, la parte non è questa.
State un poco ad ascoltar.
Convien far la semplicetta.

NORINA
Posso in questo dar lezione.

MALATESTA
Collo torto, bocca stretta.

MALATESTA e NORINA
Or proviam quest'altra azione.

NORINA
(con affettatura)
Mi vergogno... son zitella...

MALATESTA
Brava, brava, bricconcella!
Va benissimo così.
Collo torto.

NORINA
Cosi...

MALATESTA
Brava.
Bocca stretta.

NORINA
Mi vergogno.

MALATESTA
Oh, benedetta!
Va benissimo cosi.

MALATESTA e NORINA
Vado, corro
al gran cimento,
Sì corriam.
Pieno ho il cor d'ardimento.
A quel vecchio affé la testa
questa volta ha da girar.

NORINA
Già l'idea del gran cimento
mi raddoppia l'ardimento,
già pensando alla vendetta
mi comincio a vendicar.
Una voglia avara e cruda
i miei voti invan contrasta.
Io l'ho detto e tanto basta,
la saprò, la vo' spuntar.

MALATESTA
Poco pensa don Pasquale
che boccon di temporale
si prepari in questo punto
sul suo capo a rovinar.
Urla e fischia la bufera,
vedo il lampo, il tuono ascolto;
la saetta fra non molto
sentiremo ad iscoppiar.


Atto secondo
Sala in casa di don Pasquale.

Scena prima
Ernesto solo abbattutissimo.

ERNESTO
Povero Ernesto!
Dallo zio cacciato
da tutti abbandonato,
mi restava un amico,
e un coperto nemico
discopro in lui, che a' danni miei congiura.

Perder Norina, oh Dio!
Ben feci a lei
d'esprimere in un foglio i sensi miei.
Ora in altra contrada
i giorni grami a trascinar si vada.

Cercherò lontana terra
dove gemer sconosciuto,
là vivrò col cuore in guerra
deplorando il ben perduto.

Ma né sorte a me nemica,
né frapposti monti e mar,
ti potranno, o dolce amica,
dal mio seno cancellar.

E se fia che ad altro oggetto
tu rivolga un giorno il core,
se mai fia che un nuovo affetto
spenga in te l'antico ardore,
non temer che un infelice
te spergiura accusi al ciel;
se tu sei, ben mio, felice,

sarà pago il tuo fedel.
(esce)

Scena seconda
Don Pasquale in gran gala seguito da un servo.

DON PASQUALE
(al servo)
Quando avrete introdotto
il dottor Malatesta e chi è con lui,
ricordatevi bene,
nessuno ha più da entrar; guai se lasciate
rompere la consegna. Adesso andate.
(il servo parte)
Per un uom sui settanta...
(Zitto che non mi senta la sposina)
convien dir che son lesto e ben portante.

Con questo boccon poi
di toilette...
(si pavoneggia)

Alcun viene...
eccoli. A te mi raccomando, Imene.

Scena terza
Malatesta conducendo per mano Norina velata.

MALATESTA
Via, da brava.

NORINA
Reggo appena...
Tremo tutta...



MALATESTA
V'inoltrate.
(nell'atto che il dottor fa inoltrare,
Norina accenna colla mano a Don Pasquale
di mettersi in disparte,
Don Pasquale si rincantuccia)

NORINA
Ah fratel, non mi lasciate.

MALATESTA
Non temete.

NORINA
Per pietà!

(appena Norina è sul davanti del proscenio
il dottore corre a Don Pasquale)

MALATESTA
Fresca uscita di convento,
natural è il turbamento,
è per tempra un po' selvatica.
Mansuefarla a voi si sta.

NORINA
(Sta a vedere, vecchio matto,
ch'or ti servo come va.)

DON PASQUALE
Mosse, voce, portamento,
tutto è in lei semplicità.
La dichiaro un gran portento
se risponde la beltà!

MALATESTA
Mosse, voce, portamento,
tutto è in lei semplicità.

NORINA
Ah fratello!

MALATESTA
Non temete.

NORINA
A star sola mi fa male.

MALATESTA
Cara mia, sola non siete,
ci son io, c'è don Pasquale...

NORINA
(con terrore)
Come? Un uomo! Ah, me meschina:
(agitatissima)
presto, andiam, fuggiam di qua.

DON PASQUALE
(vedendo che vuol partire)
Dottore, dottore!...

NORINA
(Sta a vedere, vecchio matto,
chi'io ti servo come va.)

DON PASQUALE
(Com'è cara e modestina
nella sua semplicità.)

MALATESTA
(Quella scaltra malandrina
impazzire lo farà.)
(a Norina)
Non abbiate paura, è Don Pasquale,
padrone e amico mio,
il re dei galantuomini.


(Don Pasquale si confonde in inchini.
Norina non lo guarda.)
( Norina:
Risponde al saluto.)

NORINA
(fa una riverenza senza guardar Don Pasquale)
Grazie, serva.

DON PASQUALE
(Che piè... che bella mano!)

MALATESTA
(E già cotto a quest'ora.)

NORINA
(Oh, che baggiano!)


(Don Pasquale dispone tre sedie;
siedono, dottore nel mezzo.)

MALATESTA
(a Don Pasquale)
(Che ne dite?)

DON PASQUALE
(È un incanto; ma, quel velo...)

MALATESTA
Non oseria, son certo,
a sembiante scoperto
parlare a un uom. Prima l'interrogate,
vedete se nei gusti v'incontrate,
poscia vedrem.

DON PASQUALE
(Capisco. Andiam, coraggio)
(a Norina)

Posto ch'ho l'avvantaggio...
(s'imbroglia)
Anzi il signor fratello...
Il dottor Malatesta...
Cioè volevo dir...

MALATESTA
(Perde la testa.)
(a Norina)
Rispondete .

NORINA
(facendo la riverenza)
Son serva, mille grazie.

DON PASQUALE
(a Norina)
Volea dir ch'alla sera
la signora amerà la compagnia.

NORINA
Niente affatto. Al convento
si stava sempre sole.

DON PASQUALE
Qualche volta al teatro?

NORINA
Non so che cosa sia, né saper bramo.

DON PASQUALE
Sentimenti ch'io lodo.
Ma il tempo, uopo è passarlo in qualche modo.

NORINA
Cucire, ricamar, far la calzetta,
badare alla cucina:
il tempo passa presto.

MALATESTA
(Ah, malandrina!)

DON PASQUALE
(agitandosi sulla sedia)
(Fa proprio al caso mio.)
(al dottore)
Quel vel per carità!

MALATESTA
(a Norina)
Cara Sofronia.
Rimovete quel velo.

NORINA
(vergognandosi)
Non oso... in faccia a un uom?

MALATESTA
Ve lo comando.

NORINA
Obbedisco, fratel.

(si toglie il velo)

DON PASQUALE
(dopo averla guardata, levandosi a un tratto
e dando indietro come spaventato)
Misericordia!

MALATESTA
(tenendogli dietro)
Che fu? dite...

DON PASQUALE
Una bomba in mezzo al core.
(agitatissimo)
Per carità, dottore,
ditele se mi vuole,
(con ansia)
mi mancan le parole,
sudo, agghiaccio... son morto.

MALATESTA
(Via, coraggio,
mi sembra ben disposta, ora le parlo.)
(piano a Norina)
Sorellina mia cara.
Dite... vorreste... in breve.
Quel signore...
(accenna Don Pasquale)
vi piace?

NORINA
(con un'occhiata a Don Pasquale che si ringalluzza)
A dirlo ho soggezione...

MALATESTA
Coraggio .

NORINA
(timidamente)
Sì. (Sei pure il gran babbione!)

MALATESTA
(tornando a Don Pasquale)
Consente. È vostra.

DON PASQUALE
(con trasporto)
Oh giubilo!
Beato me!

NORINA
(Te n'avvedrai fra poco!)

DON PASQUALE
Or presto pel notaro.

MALATESTA
Per tutti i casi dabili
ho tolto meco il mio ch'è in anticamera
or l'introduco.
(esce)

DON PASQUALE
Oh caro!
Quel dottor pensa a tutto.

MALATESTA
(rientrando col notaro)
Ecco il notaro.

Don Pasquale e Norina seduti.
I servi dispongono in mezzo alla scena un tavolo
coll'occorrente da scrivere.
Sopra il tavolo un campanello.

Notaro saluta, siede e s'accinge a scrivere.
Dottore in piedi a destra del Notaro come dettandogli.

Scena quarta
Notaro e detti.

MALATESTA
Fra da una parte etcetera,
Sofronia Malatesta,
domiciliata etcetera
con tutto quel che resta;
e d'altra parte etcetera
Pasquale da Corneto etcetera.

NOTARO
...etcetera.

MALATESTA
Coi titoli e le formole
secondo il consueto.

NOTARO
...eto.

MALATESTA
Entrambi qui presenti,
volenti, e consenzienti

NOTARO
...enti.

MALATESTA
Un matrimonio in regola
a stringere si va.

DON PASQUALE
(al notaro)
Avete messo?

NOTARO
Ho messo.

DON PASQUALE
Sta ben.
(va alla sinistra del notaro)
Scrivete appresso.
(come dettando)
Il qual prefato etcetera
di quanto egli possiede
in mobili ed immobili,
dona tra i vivi e cede
a titolo gratuito
alla suddetta etcetera
sua moglie dilettissima
fin d'ora la metà.

NORINA
Sta scritto.

DON PASQUALE
E intende ed ordina...

NOTARO
...na.

DON PASQUALE
Che sia riconosciuta...

NOTARO
...uta.

DON PASQUALE
In questa casa e fuori...

NOTARO
...ori.

DON PASQUALE
Padrona ampia assoluta,
e sia da tutti e singoli
di casa riverita...

NOTARO
...ita.

DON PASQUALE
Servita ed obbedita...

NOTARO
...ita .

DON PASQUALE
Con zelo e fedeltà.

MALATESTA e NORINA
(a Don Pasquale)
Rivela il vostro core
quest'atto di bontà.

NOTARO
Steso è il contratto.
Le firme...

DON PASQUALE
Ecco la mia.

(sottoscrivendo con vivacità)

MALATESTA
(conducendo Norina al tavolo con dolce violenza)
Cara sorella, or via,
si tratta di segnar.

NOTARO
Non vedo i testimoni,
un solo non può star.


Mentre Norina sta in atto di sottoscrivere,
si sente la voce di Ernesto dalla porta d'ingresso.
Norina lascia cader la penna.

ERNESTO
(di dentro)
Indietro, mascalzoni,
indietro; io voglio entrar.

NORINA
Ernesto! Or veramente
mi viene da tremar!

MALATESTA
Ernesto! E non sa niente;
può tutto rovinar!
Ernesto senza badare agli altri
va dritto a Don Pasquale.

Scena quinta
Ernesto e detti.



ERNESTO
(a Don Pasquale con vivacità)
Pria di partir, signore,
vengo per dirvi, addio,
e come un malfattore
mi vien conteso entrar!



DON PASQUALE
(ad Ernesto)
S'era in faccende: giunto
però voi siete in punto.
A fare il matrimonio
mancava un testimonio.
(volgendosi a Norina)
Or venga la sposina!

ERNESTO
(vedendo Norina, nel massimo stupore)
(Che vedo? Oh ciel! Norina!
Mi sembra di sognar!)

(esplodendo)

MALATESTA
(Per carità, sta' zitto,
ci vuoi precipitar.)

(di soppiatto a Ernesto)



DON PASQUALE
(ad alta voce)
La sposa è quella.

ERNESTO
(Ma questo non può star.)

MALATESTA
(prende Ernesto in disparte)
(Figliuol, non mi far scene,
è tutto per tuo bene.
Se vuoi Norina perdere
non hai che a seguitar.
(Ernesto vorrebbe parlare)
Seconda la commedia,
sta cheto e lascia far.)

NORINA
(Adesso, veramente,
mi viene da tremar.)

MALATESTA
Questo contratto adunque
si vada ad ultimar.
Il dottore conduce a sottoscrivere prima Norina poi Ernesto;
quest'ultimo metà per amore, metà per forza.

NOTARO
(riunendo le mani degli sposi)
Siete marito e moglie.

DON PASQUALE
(Mi sento a liquefar.)

NORINAe MALATESTA
(Va il bello a incominciar.)
(appena segnato il contratto,
Norina prende un contegno naturale,
ardito senza imprudenza e pieno di disinvoltura)

DON PASQUALE
(facendo l'atto di volerla abbracciare)
Carina !



NORINA
(respingendo con dolcezza)
Adagio un poco.
Calmate quel gran foco.
Si chiede pria licenza.

DON PASQUALE
Me l'accordate?

NORINA
No.

(qui il notaro si ritira inosservato;
Don Pasquale rimane mortificatissimo)

ERNESTO
Ah! Ah!

(ridendo)

DON PASQUALE
(con collera) Che c'è da ridere,
impertinente?
Partite subito, immantinente,
via, fuor di casa...

NORINA
(con disprezzo) Ohibò!
Modi villani e rustici
che tollerar non so.

(ad Ernesto)
Restate .
(a Don Pasquale)
Altre maniere
apprender vi farò.

DON PASQUALE
(costernato)
Dottore !

MALATESTA
(imitandoli)
Don Pasquale!

DON PASQUALE
E un'altra!

MALATESTA
Son di sale!

DON PASQUALE
Che dir vorrai!

MALATESTA
Calmatevi,
sentire mi farò.

ERNESTO e NORINA
(In fede mia dal ridere
frenarmi più non so.)

NORINA
(a Don Pasquale)
Un uom qual voi decrepito,
qual voi pesante e grasso,
condur non può una giovane
decentemente a spasso.
Bisogno ho d'un bracciere.
(accennando Ernesto)
Sarà mio cavaliere.

DON PASQUALE
(con vivacità)
Oh! questo poi, scusatemi,
oh, questo non può star.



NORINA
(freddamente)
Non può star! Perché?

DON PASQUALE
(risoluto)
Perché nol voglio.

NORINA
(con ischerno)
Non lo volete?

DON PASQUALE
(come sopra)
No.

NORINA
(facendosi presso a Don Pasquale,
con dolcezza affettata)
Idolo mio, vi supplico
scordar questa parola.

Voglio, per vostra regola,
(con enfasi crescente)
voglio, lo dico io sola;
tutti obbedir qui devono,
io sola ho a comandar.

DON PASQUALE
Dottore...

MALATESTA
(Ecco il momento critico.)

ERNESTO
(Vediamo che sa far.)

DON PASQUALE
Ma... ma...

NORINA
Non voglio repliche.

DON PASQUALE
(accennando Ernesto)
Costui... Non può.
 

NORINA
(instizzita)
Che ma?... Taci, buffone.

DON PASQUALE
Io? Voi!

MALATESTA ed ERNESTO
(Vediamo che sa far.)

NORINA
Provato ho a prenderti
finora colle buone.
(facendoglisi presso con minaccia espressiva)
Saprò, se tu mi stuzzichi,
le mani adoperar.

(Don Pasquale dà indietro atterrito)

DON PASQUALE
(da sè) Ah!
(Sogno?... Veglio?... Cos'è stato?
Calci?... Schiaffi?... Brava! Bene!
Buon per me che m'ha avvisato.
Or vedrem che cosa viene!
Bada bene, don Pasquale,
è una donna a far tremar!)

MALATESTA
(È rimasto là impietrato
sembra un uom cui manca il fiato.)

NORINAed ERNESTO
(Vegli, o sogni, non sa bene
non ha sangue nelle vene.)

MALATESTA
(a Don Pasquale)
Fate core, don Pasquale,
non vi state a sgomentar.

NORINA
(Or l'amico, manco male,
si potrà capacitar.)

ERNESTO
(Or l'intrico, manco male,
incomincio a decifrar.)
Norina va al tavolo, prende il campanello,
e suona con violenza.
Entra un servo.

NORINA
(al servo)
Riunita immantinente
la servitù qui voglio.

(Servo esce.)

DON PASQUALE
(Che vuol dalla mia gente?)

MALATESTA
(Or nasce un altro imbroglio.)


(Entrando due servi e un maggiordomo.)

NORINA
(ridendo)
Tre in tutto! Va benissimo,
c'è poco da contar.
A voi.

(al maggiordomo)
Da quanto sembrami
voi siete il maggiordomo.
(Maggiordomo s'inchina.)
Subito vi comincio
la paga a raddoppiar.
(Maggiordomo si confonde in inchini.)
Ora attendete agli ordini,
(al maggiordomo)
che mi dispongo a dar.
Di servitù novella
pensate a provvedermi;
sia gente fresca e bella,
tale da farci onor.

DON PASQUALE
(a Norina con rabbia)
Poi quando avrà finito...

NORINA
Non ho finito ancor.
(al maggiordomo)
Di legni un paio sia
domani in scuderia;
quanto ai cavalli poi,
lascio la scelta a voi.

DON PASQUALE
Poi, quando avrà finito...

NORINA
Non ho finito ancor.

DON PASQUALE
Bene.


MALATESTA
Meglio.

NORINA
La casa è mal disposta.

DON PASQUALE
La casa?

NORINA
La vo' rifar di posta;
sono anticaglie i mobili,
si denno rinnovar.
Vi son mill'altre cose
urgenti, imperiose,
un parrucchier da scegliere,
un sarto, un gioielliere.

DON PASQUALE
(con rabbla concentrata)
Avete mai finito?

MALATESTA
(a Ernesto)
Vedi... senti... meglio...
che te ne par?

DON PASQUALE
Ancora... Ebben... Che?...
Se... Io... Voi...
(con rabbia concentrata)
Avete ancor finito?

NORINA
Fate le cose in regola,
non ci facciam burlar.

MALATESTA ed ERNESTO
(Comincia a lampeggiar.)

DON PASQUALE
Ma dico... (Sto quasi per schiattar...)
(i servi partono)
Chi paga?

NORINA
Oh bella! Voi.

DON PASQUALE
A dirla qui fra noi
non pago mica.

NORINA
No?

DON PASQUALE
(riscaldato)
Sono o non son padrone?

NORINA
(con disprezzo)
Mi fate compassione.
(con forza)
Padrone ov'io comando?

MALATESTA
(interponendosi a Norina)
Sorella...

NORINA
(a Don Pasquale con furia crescente)
Or or vi mando...

ERNESTO
(Bene! Meglio!)

NORINA
Siete un villano, un tanghero.

DON PASQUALE
(con dispetto)
È vero, v'ho sposato.

NORINA
(come sopra)
Un pazzo temerario...

MALATESTA
(a Don Pasquale che sbuffa)
Per carità, cognato!

(interrompendo)

NORINA
Che presto alla ragione
rimettere saprò.

(Don Pasquale è fuori di sé, vorrebbe
e non può parlare, la bile lo affoga.)

DON PASQUALE
Io? Voi sola siete pazza!
Io sono qui il padrone...
Io... se... ma...
Son tradito, calpestato,
mille furie ho dentro al petto,
quest'inferno anticipato
non lo voglio sopportar.

NORINA
(piano ad Ernesto)
Or t'avvedi, core ingrato,
che fu ingiusto il tuo sospetto.
Solo amor m'ha consigliato
(accennando Don Pasquale)
questa parte a recitar.
Don Pasquale, poveretto!
È vicino ad affogar.

ERNESTO
(a Norina)
Sono, o cara, sincerato,
momentaneo fu il sospetto.
Solo amor t'ha consigliato
(accennando Don Pasquale)
questa parte a recitar.
Don Pasquale, poveretto!
È vicino ad affogar.

MALATESTA
(a Don Pasquale)
Siete un poco riscaldato,
mio cognato, andate a letto.
Son stordito, son sdegnato,
l'ha costei con me da far.
(a Ernesto)
Attenzione, che il poveretto
non vi vegga amoreggiar.

DON PASQUALE
(a Norina, ironico)
La casa è mal disposta,
son anticaglie i mobili...
Un pranzo cinquanta,
un sarto, un gioielliere...

NORINA
(con dispetto)
Sì.

(Ernesto e Malatesta ridono.)

DON PASQUALE
(sbuffando)
Son tradito, beffeggiato,
mille furie ho dentro il petto,
dalla rabbia, dal dispetto,
son vicino a soffocar.
 

 

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