Introduzione di Daniele Rubboli
DUCA:
Della mia bella incognita borghese
Toccare il fin dell'avventura io voglio.
BORSA:
Di quella giovin che vedete al tempio?
DUCA:
Questa o quella per me pari sono
a quant'altre d'intorno, d'intorno mi vedo;
del mio core l'impero non cedo
meglio ad una che ad altra beltà.
La costoro avvenenza è qual dono
di che il fato ne infiora la vita;
s'oggi questa mi torna gradita,
forse un'altra, forse un'altra doman lo sarà,
un'altra, forse un'altra doman lo sarà.
La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo, qual morbo crudele;
sol chi vuole si serbe fidele;
non v'ha amor, se non v'è libertà.
De' mariti il geloso furore,
degli amanti le smanie derido;
anco d'Argo i cent'occhi disfido
se mi punge, se mi punge una qualche beltà,
se mi punge una qualche beltà.
DUCA: (alla Contessa di Ceprano movendo ad incontrarla con molta galanteria)
Partite?... crudele!...
CONTESSA DI CEPRANO:
Seguire lo sposo
m'è forza a Ceprano.
CONTESSA DI CEPRANO:
Calmatevi...
DUCA:
La fiamma d'amore
inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA DI CEPRANO:
Calmatevi, calmatevi...
DUCA:
Per voi già possente la fiamma d'amore
inebria, conquide,
distrugge il mio core.
RIGOLETTO: (al Conte Ceprano)
In testa che avete, signor di Ceprano?
Ei sbuffa! Vedete?
BORSA:
Il Duca qui pur si diverte!...
RIGOLETTO:
Così non è sempre? Che nuove scoperte!
Il giuoco ed il vino, le feste, la danza,
battaglie, conviti, ben tutto gli sta.
Or della Contessa l'assedio egli avanza,
e intanto il marito fremendo ne va.
MONTERONE: (entro la scena)
Ch'io gli parli.
Sì, Monteron... la voce mia
qual tuono vi scuoterà dovunque.
RIGOLETTO: Ch'io gli parli.
(con caricatura)
Voi congiuraste,
voi congiuraste contro noi, signore;
e noi, e noi, clementi in vero, perdonammo...
Qual vi piglia or delirio, a tutte l'ore
di vostra figlia a reclamar l'onore?
MONTERONE: (guardando Rigoletto con ira sprezzante)
Novello insulto!
(al Duca)
Ah sì, a turbare, ah sì, a turbare sarò vostr'orgie...
verrò a gridare fino a che vegga restarsi inulto
di mia famiglia l'atroce insulto;
e se al carnefice pur mi darete.
spettro terribile mi rivedrete,
portante in mano il teschio mio,
vendetta a chiedere,
vendetta a chiedere al mondo, al mondo, a Dio.
RIGOLETTO:
È matto!
MONTERONE: (al Duca e Rigoletto)
Ah, siate entrambi voi maledetti!
MONTERONE:
Slanciare il cane a leon morente
è vile, o Duca... e tu, serpente,
(a Rigoletto)
tu che d'un padre ridi al dolore,
sii maledetto!
RIGOLETTO: (da sè colpito)
(Che sento! orrore!)
RIGOLETTO:
(Quel vecchio maledivami!)
SPARAFUCILE:
Signor?...
RIGOLETTO:
Va, non ho niente.
SPARAFUCILE:
Né il chiesi... a Voi presente
Un uom di spada sta.
SPARAFUCILE:
La vostra donna è là.
SPARAFUCILE:
Senza strepito...
È questo il mio stromento,
(mostra la spada)
Vi serve?
RIGOLETTO:
No... al momento...
RIGOLETTO:
Pari siamo!... io la lingua, egli ha il pugnale;
L'uomo son io che ride, ei quel che spegne!...
Quel vecchio maledivami!...
O uomini!... o natura!...
Vil scellerato mi faceste voi...!
Oh rabbia!... esser difforme!... esser buffone!...
Non dover, non poter altro che ridere!...
Il retaggio d'ogni uom m'è tolto... il pianto!...
Questo padrone mio,
Giovin, giocondo, sì possente, bello,
Sonnecchiando mi dice:
Fa ch'io rida, buffone...
Forzarmi deggio, e farlo!... Oh, dannazione!...
Odio a voi, cortigiani schernitori!...
Quanta in mordervi ho gioia!..
Se iniquo son, per cagion vostra è solo...
Ma in altr'uom qui mi cangio!...
Quel vecchio malediami!... tal pensiero
Perché conturba ognor la mente mia!.,.
Mi coglierà sventura?... Ah no, è follia.
RIGOLETTO:
Figlia...
GILDA:
Mio padre!
RIGOLETTO:
A te dappresso
Trova sol gioia il core oppresso.
RIGOLETTO:
Deh non parlare al misero
Del suo perduto bene...
Ella sentia, quell'angelo,
Pietà delle mie pene...
Solo, difforme, povero,
Per compassion mi amò,
Moria... le zolle coprano
Lievi quel capo amato...
Sola or tu resti al misero...
O Dio, sii ringraziato!...
RIGOLETTO:
Veglia, o donna, questo fiore
(a Giovanna)
Che a te puro confidai
Veglia attenta, e non sia mai
Che s'offuschi il suo candor.
Tu dei venti dal furore
Ch 'altri fiori hanno piegato
Lo difendi, e immacolato
Lo ridona al genitor
RIGOLETTO:
Alcuno è fuori...
(Apre la porta della corte e, mentre esce a guardar sulla strada, il Duca guizza
furtivo nella corte e si nasconde dietro l'albero, gettando a Giovanna una borsa
la fa tacere)
RIGOLETTO:
Se talor qui picchiano
Guardatevi da aprir...
GIOVANNA:
Nemmeno al duca...
RIGOLETTO:
Meno che a tutti a lui...
Mia figlia addio.
DUCA:
(Sua figlia!)
GILDA:
Addio, mio Padre.
GILDA:
Giovanna, ho dei rimorsi...
GIOVANNA
E perché mai?
GILDA:
Tacqui che un giovin ne seguiva al tempio.
GIOVANNA:
Perché ciò dirgli?... l'odiate dunque
Cotesto giovin, voi?
GILDA:
Signor né principe - io lo vorrei;
Sento che povero - più l'amerei.
Sognando o vigile - sempre lo chiamo.
E l'alma in estasi - gli dice t'a...
DUCA: (esce improvviso, termina la frase):
T'amo!
T'amo ripetilo - sì caro accento,
Un puro schiudimi - ciel di contento!
GILDA:
Chi mai, chi giungere - vi fece a me?
DUCA:
S'angelo o demone - che importa a te?
Io t'amo...
GILDA:
Uscitene.
DUCA:
Uscire!... adesso!...
Ora che accendene - un fuoco istesso!...
Ah inseparabile - d'amore il dio
Stringeva, o vergine, - tuo fato al mio! -
È il sol dell'anima, - la vita è amore,
Sua voce è il palpito - del nostro core...
GILDA:
(Ah de' miei vergini - sogni son queste
Le voci tenere - sì care a me!)
Una pur avvene - sola, divina,
È amor che agli angeli - più ne avvicina!
Adunque amiamoci, - donna celeste,
D'invidia agli uomini - sarò per te.
GILDA:
Il nome vostro ditemi...
Saperlo non mi lice?
DUCA (pensando):
Mi nomino...
Gualtier Maldè...
Studente sono... povero...
GILDA:
Gualtier Maldè!... nome di lui sì amato,
Scolpisciti nel core innamorato!
Caro nome che il mio cor
Festi primo palpitar,
Le delizie dell'amor
Mi dêi sempre rammentar!
BORSA (indicando Gilda al Coro): È là.
CEPRANO: Miratela...
CORO: Oh quanto è bella!
RIGOLETTO:
(Ah da quel vecchio fui maledetto!)
Chi è là?
MARULLO:
Ehi Rigoletto?... Di'?
Qui ne condusse ridevol cosa...
Torre a Ceprano vogliam la sposa.
MARULLO: Siam mascherati...
RIGOLETTO: Ch'io pur mi mascheri A me una larva?
MARULLO: Sì, pronta è già.
RIGOLETTO: Fitta è la tenebra...
MARULLO: (ai compagni): La benda cieco e sordo il fa.
TUTTI:
Zitti, zitti moviamo a vendetta,
Ne sia colto or che meno l'aspetta.
Derisore sì audace costante
A sua volta schernito sarà!...
Cheti, cheti, rubiamgli l'amante,
E la corte doman riderà.
RIGOLETTO:
Non han finito ancor!...
qual derisione!...
Sono bendato!...
vede la porta aperta, entra, ne trae Giovanna spaventata: la fissa con istupore:
Ah!... la maledizione!!