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Mercoledì 2 giugno
2010
Villa dei Conti Barbavara
Festa
dell'arte 2010 - Gravellona Lomellina (PV)
III° Concerto ambientale
pomeriggio (ore
16-19)
"Ragione
e sentimento:impressioni musicali"
Quartetto Accademia
Fabio Baldina
(pianoforte)
Marco Varisco
(viola)
Kandis Davis
(violoncello)
Andrea Taio
(violino)
Introduzione all’ascolto di Mario Mainino
Il programma
comprenderà brani di:
W.A.Mozart, R.
Schumann,
C.Saint-Saens, R.Vaughan Williams, A.Dvorak e Carlos Gardel
Ingresso libero
PROGRAMMA
IN VERSIONE .PDF Alcune riprese video del
concerto le trovate a fondo pagina.
Seguono immagini
della serata
Programma:
Wolfgang A. Mozart
(1756
–1791)
Quartetto in Sol minore K 478
(Allegro, Andante, Rondo')
Quartetto Accademia
Robert Schumann
(Zwickau,
8/06/1810 – Bonn, 29/07/1856)
Dal Quartetto in Mi bemolle maggiore Op.47:
Andante cantabile
Quartetto Accademia
Camille Saint-Saens
(Parigi, 9/10/1835 – Algeri, 16/12/1921)
Dal Carnevale degli animali:
L'elefante
Il cigno
Kandis Davis, violoncello
Fabio Baldina, pianoforte
Ralph Vaughan Williams
(Down Ampney, 12/10/1872 – Londra, 28/08/1958)
Six studies in english folk-song
(Adagio, Andante sostenuto, Larghetto, Lento, Andante tranquillo, Allegro
vivace)
Marco Varisco, viola
Fabio Baldina, pianoforte
Antonin Dvorak
(Nelahozeves, 8/09/1841 – Praga, 1/05/1904)
Dalla Sonatina Op. 100 B. 183 in Sol maggiore per violino e piano: Allegro
risoluto e Finale
Andrea Taio, violino
Fabio Baldina, pianoforte
Carlos Gardel
(11/12/1890 o 1887 – 24/06/1935)
Pour una Caveza (Tango)
Quartetto Accademia |
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Introduzione all’ascolto di Mario Mainino
Mario Mainino con la violoncellista
Kandis Davis
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Seguiranno prossimamente alcune
riprese video del concerto ..
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Wolfgang A. Mozart
(1756 –1791)
Quartetto per
pianoforte e archi in Sol minore K 478
(Allegro, Andante,
Rondo' - 1785).
Quartetto Accademia
Il compositore aveva,
all'epoca, ventinove anni; dal 1781 si era coraggiosamente stabilito a Vienna e
si cimentava spesso come pianista, ragione per la quale, probabilmente, proprio
a quel periodo risalgono varie sue composizioni comprendenti il pianoforte. Il
Quartetto K478 costituisce la prima delle due opere che Mozart concepì su
commissione dell'editore Hoffmeister per questa particolare formazione, cui
sembrò attribuire, di fatto, una natura intermedia tra quella, più riservata,
della musica da camera, e quella più estroversa del Concerto. Si tratta,
infatti, di composizioni che si snodano in tre tempi, l'ultimo dei quali in
forma di Rondò, con un accentuato carattere virtuosistico nella parte del
pianoforte che, tuttavia, si alterna dialogicamente agli altri strumenti senza
sovrastarli. La complessità di scrittura del brano dovette suscitare perplessità
presso editori ed esecutori; l'editore Hoffmeister diede a Mozart la disdetta
per la composizione dei due Quartetti che avrebbero dovuto seguire per contratto
il K478. Il secondo, però il K493, che già Mozart aveva avviato, vide ugualmente
la luce e fu destinato all'editore Artaria. Questo Quartetto K478, già nella
scelta della tonalità di Sol minore, sembra indicare una diretta ed esplicita
partecipazione espressiva di Mozart. L'esordio all'unisono del primo tempo
Allegro, fa intravedere squarci di profondità con cui per tutto il brano, denso
di chiaroscuri, è in contesa uno spirito di garbata socievolezza che non riesce
a prevalere. Il secondo tempo Andante, in Si bemolle maggiore, pare anch'esso
appannato da una velata malinconia, mentre il Terzo, Rondò: Allegro moderato; in
Sol maggiore, esorcizza le ombre con uno spirito leggero di gaia amabilità. Quel
che colpisce, in questo capolavoro di fine settecento, è ormai l'assoluto
distacco da una concezione della musica intesa come passatempo, fatta
soprattutto per piacere agli "altri" : é Mozart davvero sempre in primo piano,
alla ricerca dei suoi misteriosi paradisi perduti, e quasi indifferente di
fronte alla "comprensione" dell'opera, che egli considerò fra i più alti
raggiungimenti nel campo della sua musica da camera. [note di Alice Gabbiani da
pubblicazione sul Web]
Robert Schumann (Zwickau,
8/06/1810 – Bonn, 29/07/1856)
Dal Quartetto in Mi
bemolle maggiore Op.47: Andante cantabile
Quartetto Accademia
Non è un caso che
tutti i primi 23 numeri d'opera del catalogo di Schumann, ovvero i suoi primi
dieci anni di attività, siano dedicati al pianoforte. Con le opere pianistiche
Schumann aveva tuttavia esplorato una sola delle molteplici possibilità
creative: l'aspetto più libero, dettato dalla fantasia, che trovava la sua
migliore espressione su uno strumento in continua evoluzione tecnica, per il
quale il compositore poteva continuamente inventare un linguaggio nuovo. Ma
nella musica per pianoforte soltanto una forma, quella della sonata, consentiva
di avvicinarsi all'altro aspetto compositivo profondamente sentito dai musicisti
romantici, ossia il confronto con le grandi forme classiche, sulle quali
incombeva l'imponente figura di Beethoven. Che Schumann, continuando la sua
carriera artistica, non potesse esimersi dall'affrontare le forme maggiori,
dalla sonata al quartetto d'archi alla sinfonia, lo certificano fra l'altro le
pressanti richieste e insistenze dei suoi stessi amici musicisti. In una lettera
del 1839 Franz Liszt riassumeva con queste parole un'opinione diffusa
nella cerchia dei novatori romantici: "Credo di aver già espresso in una
mia lettera precedente il desiderio che voi scriviate qualche brano d'insieme:
trii, quartetti, quintetti o settimini. Mi perdonate se insisto ancora su questo
punto? Mi sembra che il successo, anche il successo commerciale, non mancherà
certo loro".
Ma più che da Liszt o
dall'ombra di Beethoven, l'incoraggiamento più forte veniva a Schumann dall'influenza
di Mendelssohn(1809-1847), musicista per il quale sentiva una profonda
amicizia, non esente da un senso di ammirazione, a tratti anche reverenziale: "Mendelssohn
è colui al quale io mi rivolgo come a un'alta montagna. Egli è un vero Dio".
Mendelssohn evidentemente rappresentava per Schumann l'ideale della serenità e
dell'equilibrio non disgiunti, come dimostravano i suoi primi Quartetti op. 12 e
13, da una ferrea volontà di confrontarsi con i modelli beethoveniani. E proprio
a Mendelssohn, che li accoglierà con stupore e ammirazione, saranno dedicati i
tre Quartetti per archi op. 41, con i quali Schumann sentirà di aver finalmente
raggiunto il proprio scopo: convincere i contemporanei delle capacità creative
del loro artefice anche al di fuori del pianoforte e del Lied.
I motivi per i quali
Schumann, dopo un decennio quasi esclusivamente pianistico, decidesse di
dedicarsi dapprima ai Lieder (nel 1840 videro la luce praticamente tutti i suoi
grandi cicli, da Myrthen a Liederkreis a Dichterliebe, fino al magnifico
Frauenliebe und-Leben), poi alla musica da camera e alla sinfonia, possono
essere ricercati, oltre che in una maggiore o "diversa" necessità espressiva,
anche in una nuova condizione psicologica e spirituale: la gioia e l'esuberanza
suscitate nel suo animo della nuova vita familiare dopo l'agognato matrimonio
con Clara, sebbene alternandosi a improvvise crisi depressive, gli
facevano sentire il pianoforte e la voce quasi come "troppo ristretti". Ciò non
implicava affatto l'esclusione dello strumento prediletto dai suoi interessi, ma
anzi affidava ad esso nuovi compiti in una nuova, più alta destinazione nella
musica da camera: eccettuati i tre Quartetti per archi summenzionati, tutte le
altre composizioni schumanniane di questo genere comprenderanno infatti il
pianoforte.
In vista dei suoi
primi lavori cameristici, che fiorirono tanto copiosi quanto notevoli già nel
solo anno 1842, Schumann si era dedicato diligentemente a uno studio sistematico
dei classici: particolarmente dei quartetti di Haydn, Mozart e Beethoven. Per
rafforzare la propria preparazione armonica e contrappuntistica si era rivolto
con nuova attenzione al Wohltemperiertes Klavier (Il clavicembalo ben temperato)
di J.Sebastian Bach, un'opera da lui già ben conosciuta fin dagli anni in cui –
allievo di Friedrich Wieck – aveva cercato di affinare le capacità alla
tastiera. Lo studio delle forme classiche e del contrappunto armonico
tradizionale sono egualmente riconoscibili sia nei Quartetti op. 41 che nel
Quintetto op. 44 e nel Quartetto op. 47 (quest'ultimo per pianoforte e
tre soli archi, violino, viola e violoncello); esiti fortunati di
un'ispirazione senza incertezze in un clima di fiducia incondizionato, pervaso
davvero da uno spirito rinnovato. Il grado di maturazione e di certezza al quale
Schumann era pervenuto per affrontare questi impegni cameristici è dimostrato
dalla strabiliante celerità dei tempi di composizione: i soli mesi di giugno e
luglio del 1842 per i tre Quartetti per archi, l'autunno dello stesso anno per
il Quintetto e il Quartetto con pianoforte.
Tra questi il
Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44, l'unico che riunisca il pianoforte e la
classica formazione del quartetto per archi, si erge come un lavoro superbamente
riuscito, tanto spontaneo e toccante nell'emozione quanto equilibrato e chiaro
nella tessitura. Clara, dedicataria e prima interprete dell'opera, lo giudicava
a ragione "magnifico, pieno di forza e di freschezza": giacché in queste pagine
Schumann sembra far rivivere tutta intera la vena vivace e la brillantezza delle
sue sperimentazioni pianistiche, impreziosite da una scrittura degli archi ora
tersa e levigata ora densa e impetuosa. La pienezza del sentimento che sembra
dominare da cima a fondo la partitura risveglia immagini di marcato senso
romantico ma si presta anche a un'indagine psicologica più minuta e
interiorizzata, oscillando tra esuberanti esplosioni di felicità e cupe
depressioni, in cui sembra riapparire tutta la tragedia della realtà.
I quattro tempi del
Quintetto sono articolati in modo così compatto che l'intreccio delle parti
mette in luce collegamenti riconoscibili e la struttura nel suo complesso segue
il corso di una logica fluente e continua, quasi naturale. Il primo tempo,
Allegro brillante, si apre con un terna ampio, energico e scattante, affidato ai
cinque strumenti, cui segue, con efficace contrasto, un secondo tema intimamente
lirico e cantabile, in sonorità leggere e delicate. Da questo contrasto nasce lo
sviluppo, basato sull'elaborazione di un frammento del motivo iniziale in
un'atmosfera infocata e sempre più appassionata, quasi inquieta.
Il secondo movimento
doveva intitolarsi inizialmente Marcia funebre, ma questo titolo fu cambiato poi
con quello di In modo d'una Marcia ("Un poco largamente"), forse per riportarlo
su un piano di maggior neutralità e nascondere la stretta dipendenza di questo
brano dall'analogo tempo lento dell'Eroica di Beethoven. Se la temperatura
espressiva qui s'innalza considerevolmente, la scrittura rimane di una
straordinaria essenzialità, sia nell'eleganza delle singole parti che nella
trasparenza dell'insieme; senza che venga mai meno la pregnanza dell'ambiguo
senso di fatalità del tema esposto dal primo violino nella progressiva
intensificazione drammatica delle variazioni (colta stupendamente in forma di
virtuale dissolvenza cinematografica da Ingmar Bergman nella citazione di questo
tema come Leitmotiv del suo ultimo capolavoro Fanne e Alexancler).
Il terzo tempo,
Scherzo (Molto vivace), è avviato dal pianoforte solo con una figura melodica
ascensionale di spumeggiante vivacità, con slancio nuovamente forte e marcato;
il primo Trio invece si ricollega tematicamente all'Allegro brillante iniziale
con la ripresa delle due prime battute a intervalli rovesciati (discendenti
anziché ascendenti), mentre il secondo si sviluppa come un incalzante moto
perpetuo. La volontà di conferire unità ciclica alla composizione viene ribadita
con ancora maggiore determinazione nell'ultimo movimento, Allegro ma non troppo,
allorché nel fugato della coda il tema del primo movimento viene combinato con
un controsoggetto che non è altro che il tema del finale stesso, a sua volta
strettamente imparentato con la figura enigmatica che al centro scandiva
l'incedere fatale della marcia. Sergio Sablic (1951-2005) 26 Maggio 1995
pubblicato in merito a: Hagen Quartett, Paul Gulda Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, Gestione autonoma dei concerti – Stagione di musica da camera 1994-95
http://www.sergiosablich.org
tratto da :
h ttp://www.sergiosablich.org/dettaglio.asp?L1=55&L2=228&L3=236&id_inf=896&cerca=oper
Camille Saint-Saens
(Parigi, 9/10/1835 – Algeri, 16/12/1921)
Dal Carnevale degli
animali: L'elefante Il cigno
Kandis Davis,
violoncello Fabio Baldina, pianoforte
Marcia reale del leone (Introduction
et marche royale du Lion)
Galline e galli (Poules
et Coqs)
Emioni (Hémiones (animaux
véloces))
Tartarughe (Tortues)
L'elefante (L'Éléphant)
*
Canguri (Kangourous)
Acquario (Aquarium)
Personaggi dalle
orecchie lunghe (Personnages à longues oreilles) **
Il cucù nel bosco (Le
coucou au fond des bois)
Voliera (Volière)
Pianisti (Pianistes)
Fossili (Fossiles)
Il cigno (Le Cygne) ***
Finale (Finale)
* Il goffo animale viene
descritto dal timbro grave del contrabbasso, che espone un valzer su
accompagnamento del secondo pianoforte. Anche qui la citazione di un tema
famoso, la Danza delle silfidi di Hector Berlioz, dà ironia al brano: le silfidi
erano creature mitologiche leggiadre e graziose, che contrastano con la
pesantezza dell'animale.
** Il brano riproduce
inequivocabilmente il raglio degli asini, con note acute dei violini succedute
da note basse (hi-ho). Il titolo del brano però allude anche ai critici musicali
del tempo e alla loro aria saccente, presi di mira da Saint-Saëns con questa
descrizione caricaturale
*** Sicuramente il più
celebre motivo di Saint-Saëns, conosciuto soprattutto per il balletto La morte
del cigno, di cui fa parte. Sugli arpeggi dei due pianoforti, il violoncello
espone il dolcissimo tema, in tempo 6/4 in sol maggiore.
Ralph Vaughan Williams
(Down Ampney, 12/10/1872 – Londra, 28/08/1958)
Six studies in english
folk-song Sei studi di Canto Popolare in inglese per violoncello e pianoforte
(1926) (Adagio, Andante sostenuto, Larghetto, Lento, Andante tranquillo,
Allegro vivace) Marco Varisco, viola Fabio Baldina, pianoforte
Lovely on the Water (The
Springtime of the Year) Adagio, Spurn Point Andante sostenuto, Van
Dieman’s Land Larghetto,,She Borrowed Some of Her Mother’s Gold Lento,
The Lady and the Dragon Andante tranquillo, As I Walked Over London
Bridge Allegro vivace.
E' forse meglio
conosciuto per il suo lavoro per archi, la fantasia su Greensleeves. Tuttavia,
il catalogo delle opere di questo eminente compositore inglese comprende sei
opere liriche, balletti, colonne sonore, musica sacra, inni, opere corali,
partsongs, sinfonie, concerti, e molte canzoni. Ralph Vaughan Williams diceva
"La musica è come la vite, risente del terreno dove affonda la radici, per
questo il vino cambia di sapore secondo dove viene coltivato, Io credo
fermamente che le radici della propria arte debbano ispirarsi alla propria
terra, si può guardare al mondo intero ma senza perdere la propria anima. La
Musica da camera svolge solo una piccola parte nella sua produzione totale.
Tutte le sue opere mature sono inspirate dall’amore per la musica antica inglese
e il Canto Popolare. Forse il fatto che egli proveniva da una benestante
famiglia inglese (suo prozio era Charles Darwin), gli permise di astenersi dal
tentare una carriera nella musica (o qualsiasi altra) in netto contrasto con
compositori compagno Gustav Holst e Frank Bridge e si dedicò alla musica solo
dopo i 35anni. Il suo interesse nella musica popolare e quella dei Tudor, lo
aiutarono a trovare una sua specifica forma di espressione. Le sue ricerche lo
portarono a riscoprire le meraviglie della musica di H.Purcell e dell’epoca
Tudor (elisabettiana). I sei studi sono un suo omaggio alla violoncellista May
Mukle, scritti nel 1926, c’è anche una versione alternativa di questa opera per
violino, viola, clarinetto, fagotto, tuba, e baryton con pianoforte. Il suo
monito agli esecutori era che dovessero essere "trattati con amore", e quindi
ogni canzone suonata con gusto per rivelarne la bellezza "Brevità aumenta
l'effetto". (tratto da
http://www.fuguemasters.com/williams.html libera
traduzione italiana di Mario Mainino)
La violoncellista May
Mukle, nata nel 1880, è stata la prima strumentista ad conquistarsi una
reputazione internazionale tra gli artisti di primo rango. Era nata da una
famiglia di musicisti, il padre Leopold, costruttore di organi, fu il primo
inventore di una macchina musicale che funzionava con delle monetine,
praticamente il primo "juke box". May iniziò ad esibirsi in pubblico dall’età di
nove anni, ed alla età di tredici era alla Royal Accademy of Music, vincendo
tutti i premi disponibili per una cellista. Divenne ben presto così famosa da
essere definita dalla stampa "un Casals femmina". Con la sorella Anne (pianista)
e con il violinista americano Maud Powell creò un trio che fece tournée in
Amrica e Sud Africa. Fu la prima esecutrice in Gran bretagna di molti lavori per
cello di Ravel e Kodaly. Eseguì nel giugno del 19126 la prima dei "Sei pezzi"
allo Scala Theather di Londra (un teatro del 1772 che dal 1905 al 1969 portò
questo nome), suonava un violoncello del liutaio veneziano Domenico Montagnana.
Fu amica di Vaughan Williams, John Ireland, Ravel e Pablo Casals. A 79 anni ebbe
un incidente di auto nel quale si ruppe un polso e dovette smettere di suonare
per un certo tempo, ma non si rassegnò e riprese ancora a suonare. Morì nel 1963
all’età di 83anni, e la Royal Accademy of Music le dedicò un premio annuale per
studenti meritevoli.
(tratto da
http://www.cello.org/cnc/mukle.htm libera traduzione
italiana di Mario Mainino)
Antonin Dvorak (Nelahozeves,
8/09/1841 – Praga, 1/05/1904)
Sonatina Op. 100 B. 183
in Sol magg per violino e piano: Allegro risoluto e Finale Andrea Taio,
violino Fabio Baldina, pianoforte
vedi la biografia per
anno
http://www.flaminioonline.it/Biografie/Dvorak%20-%20biografia.html
nacque nel 1841 a
Nelahozeves vicino a Praga (allora nell'Impero Austriaco, ora Repubblica Ceca),
la città dove trascorse la maggior parte della sua vita. È stato battezzato come
cattolico nella chiesa di S. Andrea. Gli anni trascorsi a Nelahozeves
alimentarono la sua fede cristiana e il suo amore per l'eredità boema,
caratteristiche che hanno fortemente influenzato la sua musica.
Grazie alla Terza Sinfonia Dvořák ottenne
nel 1875 una borsa di studio statale, anche per l'interessamento di Johannes
Brahms e del famoso critico musicale Eduard Hanslick, entrambi allora residenti
a Vienna. Compose la prima delle due serie di Danze Slave
nel 1878, cui seguì la seconda nel . A New York dal 1892 al 1895 assunse la
direzione del Conservatorio Nazionale. Per accettare l'incarico Dvořák pose la
condizione che gli studenti nativi americani e afro-americani, dotati di talento
ma privi dei mezzi economici,
sarebbero stati ammessi gratis alla scuola. Nel 1893, mentre era a New York,
Dvořák scrisse la sua opera più celebre, la Sinfonia n. 9
detta appunto "Dal nuovo mondo". Tornò, infine, a Praga dove fu direttore del
Conservatorio dal 1901 fino all'anno della sua morte, il 1904. Alla fine della
sua vita si ritrovò in serie difficoltà finanziarie, poiché aveva venduto le sue
molte composizioni per così poco che a stento aveva qualcosa con cui vivere. È
sepolto nel cimitero Vyšehrad a Praga.
Carlos Gardel
(11/12/1890 o 1887 – 24/06/1935)
Pour una Caveza (Tango)
Quartetto Accademia
Cantante, compositore
e attore ha il suo nome legato alla storia del TANGO. Di incerte origini, visse
da giovani vicino al mercato di Abasto, a Buenos Aires (fu lì che gli venne dato
il soprannome di El morocho del Abasto, il brunetto di Abasto); ben presto
grazie alla sua bella voce di baritono, iniziò a frequentare i teatri e ad
incidere le sue prime canzoni, in formazioni diverse da trio a sestetto ed
ancora in duo, conoscendo anche il grande Enrico Caruso. Il suo primo tango lo
canterà nel 1917 e da allora ne inserì ben 900 nel suo repertorio. Nel 1929
arriva per la prima volta in Italia e gira il suo primo film cui ne seguiranno
altri. Muore carbonizzato in un incidente aereo in Columbia con altri membri del
suo complesso e con Alfredo La Pera che fu l’autore del testo di "Per una testa
– Per una incollatura del cavallo" composto, nel 1935, da Carlos Gardel. Il
testo della canzone parla di giocatore alle corse dei cavalli che compara la sua
dipendenza dal gioco con l'attrazione per le donne. (vedi
http://it.wikipedia.org/wiki/Por_una_cabeza )
Nel 2003 l'Unesco ha
dichiarato la voce di Carlos Gardel Patrimonio Culturale dell'Umanità. |
Por una cabeza
Música: Carlos Gardel
Letra: Alfredo Le
Pera
Por una cabeza de un
noble potrillo
que justo en la raya
afloja al llegar
y que al regresar
parece decir:
No olvides, hermano,
vos sabés que no hay que jugar...
Por una cabeza,
metejón de un día,
de aquella coqueta y
risueña mujer
que al jurar
sonriendo, el amor que está mintiendo,
quema en una hoguera
todo mi querer.
Por una cabeza
todas las locuras,
su boca que besa
borra la tristeza,
calma la amargura.
Por una cabeza
si ella me olvida
qué importa perderme,
mil veces la vida
para qué vivir...
Cuántos desengaños,
por una cabeza,
yo juré mil veces, no
vuelvo a insistir,
pero si un mirar me
hiere al pasar,
su boca de fuego,
otra vez, quiero besar.
Basta de carreras, se
acabó la timba,
un final reñido yo no
vuelvo a ver,
pero si algún pingo
llega a ser fija el domingo,
yo me juego entero,
qué le voy a hacer.
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Traduzione dallo
Spagnolo di Mario Mainino
Per la testa di un nobile destriero
che solo all'arrivo
rallenta
e sembra dir:
Non dimenticate,
fratello, lo sai che non dovresti scommettere ...
Per una testa,
schiacciare un giorno,
di quella donna
civettuola e allegra
che giura amore con
un sorriso, mentre sta mentendo,
e brucia tutto il mio
amore in un incendio.
Per una testa
tutte le follie,
il bacio della sua
bocca
cancella la
tristezza,
lenisce l'amarezza.
Per una testa
se lei mi dimentica
che importa perdere
mille volte la vita
perché vivere ...
Quante trappole, per
una testa,
ho giurato mille
volte, di non insistere più,
ma se uno sguardo di
sfuggita mi colpisce,
ancora una volta,
voglio baciare le sue labbra di fuoco.
Basta con le corse,
non gioco più,
non voglio vincere al
fotofinish,
ma un straccio di
speranza mi seduce domenica,
io mi scommetto
tutto. Che ci posso fare.
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Andrea Taio (violino)
Nato a Milano nel
1971, inizia giovanissimo gli studi musicali sotto la guida del M° Zara prima
e del M° Oliveti successivamente, iniziando ben presto una intensa attività
concertistica in varie formazioni da camera, dal duo al quintetto, riscuotendo
ovunque successi di pubblico e critica. Attento studioso della musica barocca,
comprende nel suo repertorio la più importante produzione italiana del XVII e
XVIII secolo, con particolare riferimento alle opere di Vivaldi e Corelli.
Numerose le
esibizioni in duo, nelle quali ha interpretato tutti i più importanti autori:
da ricordare l’esecuzione integrale delle sonate per violino e pianoforte di
Mozart, Beethoven e Brahms.
Dal 1995 è
violinista stabile dell’Accademia Concertante d’Archi di Milano, partecipando
con essa alle stagioni concertistiche organizzate presso la prestigiosa Sala
d’Oro della Società del Giardino e proponendo un repertorio che spazia dal
barocco al romantico nelle più importanti basiliche e cattedrali italiane, tra
le quali spiccano la Basilica di San Marco a Venezia, il Duomo di Caserta e la
Chiesa di S. Agnese a Roma. Annualmente partecipa al grande Concerto Mariano
organizzato, su invito della Curia Arcivescovile, dall’Accademia Concertante
nel Duomo di Milano, nel quale sono state eseguite le più importanti pagine di
musica sacra con il coinvolgimento di un pubblico di migliaia di persone.
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Marco Varisco (viola)
Si è diplomato in
viola sotto la guida del maestro E. Poggioni presso il Conservatorio G. Verdi
di Milano. Ha successivamente frequentato i corsi di perfezionamento in viola
del maestro V. Maendelsshon presso la Scuola Internazionale di Perfezionamento
Musicale di Portogruaro ed il corso di musica da camera del maestro I.
Brussilovsky presso l'Accademia Musicale di Novara. Ha collaborato con diverse
formazioni orchestrali e cameristiche tra le quali: Orchestra RAI di Milano,
Camerata Ducale di Parma, Collegio dei Musicisti di Milano, Gruppo
Concertistico della Svizzera Italiana, Ensemble Nuova Cameristica,
Mediterranean Simphony Orchestra, Orchestra
Mozart & Milano,
Orchestra Rosetum, Orchestra Milano Classica, Ensemble Ambrosiano, Orchestra
Sinfonica Giovanile di Savona, Orchestra Sinfonica di Brescia, Collegio
Musicum di Bergamo (con il quale ha registrato in prima mondiale per la
Bayerischen Runfunk, l'Adagio per viola ed orchestra di S. Mair come viola
solista), Orchestra Brixia, Orchestra Pozzoli, Orchestra Bergamo musicfestival.
Collabora altresì con ensemble di musica barocca come la Cappella musicale di
S.Marco a Milano e l'ensemble il Demetrio di Pavia. Collabora con diverse
formazioni cameristiche e come viola del Quintetto Steyr, è stato premiato ai
concorsi nazionali di musica da camera F. Schubert di Tagliolo Monferrato e
concorso Città di Genova. È stato docente di viola e di musica da camera con
archi, presso la Scuola Civica di Trezzano sul Naviglio di Milano e collabora
come docente di violino e viola presso le Associazioni musicali Imparalarte di
Novate Milanese e Montessori di Milano.
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Fabio Baldina,
pianoforte
Nato a Vercelli nel
1971, inizia lo studio del pianoforte in giovane età presso il Civico Istituto
Musicale "F. Vittadini" di Pavia dove, nel ’90, vince una borsa di studio come
migliore allievo dell’Istituto.
Tra il 1988 e il
1993 studia Composizione Sperimentale con il M° Davide Anzaghi presso il
Conservatorio "G. Verdi" di Milano; qui si diploma in Pianoforte con il M°
Alfredo Gaudio. Dal ’92 ad oggi il pianista si è distinto come solista in
concorsi pianistici classificandosi sempre tra i primi tre posti nazionali.
Fra i concorsi si
ricordano: il "J. S. Bach" di Sestri Levante (Genova), il "Città del Barocco"
di Lecce, il "Città di Valentino" di Castellaneta (Taranto), la rassegna
all’Accademia delle Muse di Camaiore (Lucca), il "Telethon 95" e quello degli
"Amici della Musica" di Genova.
In campo
internazionale ha ottenuto nel ’98 un primo premio a Stresa nella sezione
"Musica d’insieme" ed un attestato di merito al Torneo Internazionale della
Musica, quest’ultimo conseguito nel gennaio del 2000, esibendosi nella
prestigiosa Sala Verdi del Conservatorio di Milano e ottenendo una menzione
sull’interpretazione mozartiana dalla prestigiosa società concertistica "Pro
Piano" di New York.
Ha seguito Corsi di
Perfezionamento Pianistico: nel ’96 all’Accademia Internazionale di Musica di
Piediluco (Terni) con il noto didatta M° Piero Rattalino, nel ’97 a Firenze
con il pianista e musicologo americano, grande studioso di Haydn, Mozart e
Beethoven, Charles Rosen.
Nel ‘98 ha inciso,
con la soprano coreana Seo Hyun-Jung ed altri giovani artisti, un CD prodotto
dalla società multinazionale Züst- Ambrosetti.
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Attualmente svolge
attività didattica e concertistica come: pianista solista e con orchestra (ha
collaborato con la Filarmonica di Trecate (Novara) e collabora tuttora con
l’orchestra dell’Università di Pavia, la Camerata de’ Bardi, diretta dal M°
Nicolas Bisson.
E’ accompagnatore
di cantanti (le soprano Yoko Noda, Miyako Jahana, Daniela Stigliano, il tenore
Ennio Bellani, il basso Matteo Mazzon).
E’ pianista in vari
insiemi cameristici (con il violinista Andrea Tajo, il violoncellista
Francesco Bossoni).
Dal 1997 è
ufficialmente direttore del Coro polifonico S. Stefano di Robbio (PV).
Ha collaborato,
inoltre, con la casa editrice milanese "La Spiga Languages" che gli ha
pubblicato nel 2001 il "Dizionario della Musica" per la scuola dell’obbligo e
nel 2003 il volume "Storia della Musica".
Dal 2002 è il
direttore artistico dell’Accademia Musicale di Gravellona Lomellina (Pavia) e
dal 2007 è stato chiamato a dirigere anche la Civica Scuola Musicale di Robbio
(Pavia).
Fra i suoi progetti
futuri: la realizzazione di un cd, che coinvolgerà alcuni suoi colleghi
docenti dell’Accademia Musicale di Gravellona Lomellina, l’esecuzione di
alcuni concerti per pianoforte e orchestra di W. A. Mozart, (con l’orchestra
Camerata de’ Bardi dell’Università di Pavia) e un progetto di musica e danza
con la scuola Hdemia dei coreografi Fabrizio Pio e Laura Cattaneo.
In campo
internazionale, ha ottenuto nel 1998 un primo premio a Stresa nella sezione
Musica d'insieme.Si è perfezionato nel ‘97 a Firenze con il noto pianista e
musicologo americano Charles Rosen.
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