Don Pasquale . Guarda con impazienza all'orologio.
Son nov'ore; di ritorno
il dottore esser dovria.
(ascoltando)
Zitto!... Parmi... È fantasia...
Forse il vento che passò.
DON PASQUALE
(con ansietà)
Dunque?...
MALATESTA
Zitto, con prudenza.
DON PASQUALE
Io mi struggo d'impazienza.
La sposina...?
MALATESTA
Si trovò.
DON PASQUALE
Benedetto!
MALATESTA
Bella siccome un angelo
in terra pellegrino,
fresca siccome il giglio
che s'apre in sul mattino,
occhio che parla e ride,
sguardo che i cor conquide.
Chioma che vince l'ebano
sorriso incantator.
DON PASQUALE
(con intenzione)
Sarà vostra parente?
MALATESTA
Alla lontana un po'...
È mia sorella.
MALATESTA
Preparatevi, e ve la porto qua.
DON PASQUALE
Un foco insolito
mi sento addosso,
omai resistere
io più non posso.
Dell'età vecchia
scordo i malanni,
mi sento giovine
come a vent'anni.
DON PASQUALE
Non vo' farvi un sermone,
vi domando un minuto d'attenzione.
È vero o non è vero
che, saranno due mesi,
io v'offersi la man d'una zitella
nobile, ricca e bella?
ERNESTO
Non posso; amo Norina,
la mia fede è impegnata...
DON PASQUALE
Sì, con una spiantata,
con una vedovella civettina...
ERNESTO
Rispettate una giovine
povera, ma onorata e virtuosa.
ERNESTO
Sogno soave e casto
de' miei prim'anni, addio.
Bramai ricchezze e fasto
solo per te, ben mio:
povero, abbandonato,
caduto in basso stato,
pria che vederti misera,
cara, rinunzio a te.)
ERNESTO
Ingannar si puote un solo:
ben fareste a consigliarvi.
Il dottore Malatesta
è persona grave, onesta.
DON PASQUALE
E già bello e consultato.
ERNESTO
Vi sconsiglia!
DON PASQUALE
Anzi, al contrario,
m'incoraggia, n'è incantato.
ERNESTO
(colpitissimo)
Come? Come? Oh, questa poi...
DON PASQUALE
Anzi, a dirla qui fra noi,
(confidenzialmente)
la... capite?... Ia zitella,
ma... silenzio... è sua sorella.
Stanza in casa di Norina.
NORINA
"Quel guardo il cavaliere
in mezzo al cor trafisse
piegò il ginocchio e disse:
son vostro cavalier!
Ah, ah! Ah, ah!
So anch'io la virtù magica
d'un guardo a tempo e loco,
so anch'io come si bruciano
i cori a lento foco,
d'un breve sorrisetto
conosco anch'io l'effetto,
di menzognera lagrima,
d'un subito languor.
Conosco i mille modi
dell'amorose frodi,
i vezzi, e l'arti facili
per adescare un cor.
Ho testa bizzarra;
son pronta, vivace...
mi piace scherzar,
mi piace brillar.
MALATESTA
(con allegria)
Buone nuove, Norina,
il nostro stratagemma...
NORINA
Pronta son; purch'io non manchi
all'amor del caro bene:
farò imbrogli, farò scene,
so ben io quel ch'ho da far.
MALATESTA
Voi sapete se d'Ernesto
sono amico, e ben gli voglio,
solo tende il nostro imbroglio
Don Pasquale a corbellar.
MALATESTA
No, la parte non è questa.
State un poco ad ascoltar.
Convien far la semplicetta.
NORINA
Posso in questo dar lezione.
MALATESTA
Collo torto, bocca stretta.
MALATESTA e NORINA
Or proviam quest'altra azione.
NORINA
(con affettatura)
Mi vergogno... son zitella...
MALATESTA
Brava, brava, bricconcella!
Va benissimo così.
NORINA
Mi vergogno.
MALATESTA e NORINA
Vado, corro
al gran cimento,
Sì corriam.
Pieno ho il cor d'ardimento.
A quel vecchio affé la testa
questa volta ha da girar.
MALATESTA
Brava.
Bocca stretta.
NORINA
Già l'idea del gran cimento
mi raddoppia l'ardimento,
già pensando alla vendetta
mi comincio a vendicar.
MALATESTA
Poco pensa don Pasquale
che boccon di temporale
si prepari in questo punto
sul suo capo a rovinar.
Urla e fischia la bufera,
vedo il lampo, il tuono ascolto;
la saetta fra non molto
sentiremo ad iscoppiar.
ERNESTO
Povero Ernesto!
Dallo zio cacciato
da tutti abbandonato,
mi restava un amico,
e un coperto nemico
discopro in lui, che a' danni miei congiura.
Cercherò lontana terra
dove gemer sconosciuto,
là vivrò col cuore in guerra
deplorando il ben perduto.
Ma né sorte a me nemica,
né frapposti monti e mar,
ti potranno, o dolce amica,
dal mio seno cancellar.
DON PASQUALE
(al servo)
Quando avrete introdotto
il dottor Malatesta e chi è con lui,
ricordatevi bene,
nessuno ha più da entrar; guai se lasciate
rompere la consegna. Adesso andate.
MALATESTA
Via, da brava.
NORINA
Reggo appena...
Tremo tutta...
MALATESTA
V'inoltrate.
MALATESTA
Fresca uscita di convento,
natural è il turbamento,
è per tempra un po' selvatica.
Mansuefarla a voi si sta.
NORINA
Ah fratello!
MALATESTA
Non temete.
NORINA
A star sola mi fa male.
MALATESTA
Cara mia, sola non siete,
ci son io, c'è don Pasquale...
NORINA
(con terrore)
Come? Un uomo! Ah, me meschina:
(agitatissima)
presto, andiam, fuggiam di qua.
MALATESTA
(a Don Pasquale)
(Che ne dite?)
DON PASQUALE
(È un incanto; ma, quel velo...)
MALATESTA
Non oseria, son certo,
a sembiante scoperto
parlare a un uom. Prima l'interrogate,
vedete se nei gusti v'incontrate,
poscia vedrem.
NORINA
(si toglie il velo)
DON PASQUALE
(dopo averla guardata, levandosi a un tratto
e dando indietro come spaventato)
Misericordia!
MALATESTA
(tenendogli dietro)
Che fu? dite...
DON PASQUALE
Una bomba in mezzo al core.
(agitatissimo)
Per carità, dottore,
ditele se mi vuole,
(con ansia)
mi mancan le parole,
sudo, agghiaccio... son morto.
MALATESTA
(Via, coraggio, mi sembra ben disposta, ora le parlo.)
(piano a Norina)
Sorellina mia cara.
Dite... vorreste... in breve.
Quel signore... (accenna Don Pasquale) vi piace?
DON PASQUALE
Scrivete appresso.
(come dettando)
Il qual prefato etcetera
di quanto egli possiede
in mobili ed immobili,
dona tra i vivi e cede
a titolo gratuito
alla suddetta etcetera
sua moglie dilettissima
fin d'ora la metà.
NOTARO
Non vedo i testimoni, un solo non può star.
DON PASQUALE
(ad Ernesto)
S'era in faccende: giunto
però voi siete in punto.
A fare il matrimonio
mancava un testimonio.
(volgendosi a Norina)
Or venga la sposina!
DON PASQUALE
(facendo l'atto di volerla abbracciare)
Carina !
NORINA
(respingendo con dolcezza)
Adagio un poco.
Calmate quel gran foco.
Si chiede pria licenza.
ERNESTO Ah! Ah!
DON PASQUALE
(con collera) Che c'è da ridere, impertinente?
Partite subito, immantinente, via, fuor di casa...
NORINA
(con disprezzo) Ohibò!
Modi villani e rustici che tollerar non so.
NOTARO
Siete marito e moglie.
NORINA e MALATESTA
(Va il bello a incominciar.)
(appena segnato il contratto, Norina prende un contegno naturale,
ardito senza imprudenza e pieno di disinvoltura)
NORINA
(a Don Pasquale)
Un uom qual voi decrepito,
qual voi pesante e grasso,
condur non può una giovane
decentemente a spasso.
NORINA
(facendosi presso a Don Pasquale, con dolcezza affettata)
Idolo mio, vi supplico
scordar questa parola.
Voglio, per vostra regola,
(con enfasi crescente)
voglio, lo dico io sola;
tutti obbedir qui devono,
io sola ho a comandar.
NORINA (instizzita)
Che ma?... Taci, buffone.
NORINA
Provato ho a prenderti
finora colle buone.
(facendoglisi presso con minaccia espressiva)
Saprò, se tu mi stuzzichi, le mani adoperar.
DON PASQUALE Ah!
Sogno?... Veglio?... Cos'è stato? Calci?... Schiaffi?...
Brava! Bene! Buon per me che m'ha avvisato.
NORINA (ridendo)
Tre in tutto! Va benissimo, c'è poco da contar.
A voi. (al maggiordomo)
Da quanto sembrami
voi siete il maggiordomo.
(Maggiordomo s'inchina.)
Subito vi comincio la paga a raddoppiar.
NORINA
Non ho finito ancor.
(al maggiordomo)
Di legni un paio sia
domani in scuderia;
quanto ai cavalli poi,
lascio la scelta a voi.
DON PASQUALE
Ma dico... (Sto quasi per schiattar...) (i servi partono) Chi paga?
NORINA
Oh bella! Voi.
DON PASQUALE
A dirla qui fra noi
non pago mica.
NORINA
No?
DON PASQUALE
(riscaldato)
Sono o non son padrone?
NORINA
(con disprezzo)
Mi fate compassione.
(con forza)
Padrone ov'io comando?
DON PASQUALE
Son tradito, calpestato,
mille furie ho dentro al petto,
quest'inferno anticipato
non lo voglio sopportar.
DON PASQUALE
son vicino a soffocar.
Alcuni immagini della serata
Atto I e
Atto II |